17 Novembre 2010

Manifestazione contro i tagli all’università. Perché partecipare

di Marlene Marchetti

Ho sbagliato.
Ieri, lunedì 15 ottobre 2010, in occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico, era stata organizzata una manifestazione per protestare contro i tagli all’università. Ed io non sono andata. Eppure, se i famosi tagli avverranno, le tasse scolastiche aumenteranno e saranno sempre meno le agevolazioni disponibili per gli studenti con maggiori difficoltà economiche; agevolazioni di cui io stessa ho usufruito.
Decine di volantini a scuola e persino un collaboratore dell’ERdiSU (Ente Regionale degli Studi Universitari) intervenuto durante un’assemblea informativa all’inizio dell’anno, ci hanno dichiarato che probabilmente l’anno prossimo quasi il 90% delle borse di studio non sarà più erogabile; io ho trovato alloggio in uno studentato grazie all’Ente, ho in mano una tessera della mensa che mi permette di mangiare a prezzo ridotto, eppure non sono andata a manifestare per mantenere i miei diritti. Perchè?
Oggi a scuola ho sentito il commento amareggiato di una ragazza seduta dietro di me: “Mamma mia, oggi sono stata su in centrale, c’era la manifestazione per protestare contro la riforma…una tristezza, c’era pochissima gente.”
Alcuni, gli irriducibili, hanno saltato delle lezioni per andarci. Io no. Sei pazza, saltare delle lezioni universitarie, allora è proprio vero che voi studenti cogliete ogni occasione buona per fare baldoria, tutto pur di non stare sui libri; il grillo parlante dentro di me si stava già sfogando in questo modo, e ha represso i miei istinti rivoluzionari. A me non andava di saltare delle ore, è una scuola impegnativa, meglio seguire le lezioni altrimenti poi si rimane indietro.
Ma poi mi domando: non è che a forza di esseri buoni e cari, qua ci facciamo tutti prendere dalla rete del ragno?
Riflettendoci, quello di non voler saltare delle ore è un discorso egoistico: facendo così infatti io penso al mio bene, il che al momento equivale a costruire delle buone basi per prendere dei buoni voti in un futuro mica tanto lontano, si tratta alla fine di pochi mesi.
Ma agli altri ragazzi che forse in un futuro più remoto, diciamo l’anno prossimo, non potranno frequentare l’università per i costi eccessivi, ci ho pensato? E ho ragionato sul fatto che, se le cose si metteranno davvero così male, nemmeno io potrò permettermi di tornare in quel di Trieste per le mie belle lezioncine che non mi va di saltare?
La risposta è chiara e semplice: no, non ci ho pensato. O meglio, sono tutte cose che so perfettamente, ma una specie di pigrizia insita mi ha incitato a soprassedere su piccolezze di questo tipo per adeguarmi al metodo di ragionamento dettatoci dal sistema attuale, ossia «voglio il meglio e lo voglio adesso». Del doman non v’è certezza, e quindi occupiamoci del presente che del futuro si occuperà qualcun altro.
Mi è venuta in mente una definizione di Oriana Fallaci, che chiunque potrà trovare leggendo il libro Niente e così sia; appena uscita dalla convalescenza dopo la strage della Piazza delle Tre Culture in Messico, anno 1968, passeggiava con l’amico Francois lungo le spiagge di Rio de Janeiro, parlando del Vietnam e osservando i turisti spaparanzati al sole, immobili, indifferenti a tutto ciò accadesse intorno a loro, immuni dai mali del mondo. Per loro esisteva solo quel bel caldo rassicurante, quel mare su cui fare surf, quel Gesù immenso che sembrava proteggerli dall’alto delle sue tonnellate. Lei li ha definiti lucertole. E leggendolo ti dici che schifo, io non voglio diventare così. Ma mentre ripeti a te stesso queste cose, ti rendi conto che in realtà tra te e quelle personcine indifferenti il passo è breve, anzi, sei praticamente come loro: perchè hai la possibilità di dire la tua e non lo fai, hai la possibilità di farti valere e non la sfrutti, hai la possibilità di partecipare anche solo simbolicamente ad una manifestazione e non ci vai.
Scrivo queste parole sentendomi presa in giro da me stessa, questo stato di cose non funziona, devo cercare di smuovere questa sonnolenza del cervello che mi porta a vedere solo ciò che ho al di qua del mio naso, il tutto e subito, l’immediato presente che mi possa dare soddisfazione materiale… questo torpore da favoletta del benessere mi fa pensare ai giornali che poco prima del terremoto all’Aquila urlavano sulle loro copertine va tutto bene, va tutto bene, sono solo delle scossette di assestamento, non succederà nulla. E che accadde invece, quell’aprile maledetto?
I tremolii che stanno facendo vibrare le fondamenta della nostra istruzione sono gli stessi che hanno insospettito gli abitanti dell’Aquila in quei quattro mesi prima del disastro; e i nostri giornali sono gli stessi loro, anche a noi dicono che niente è vero, che la riforma è buona, si occupa del merito e del miglioramento dell’università, andrà tutto bene.
Non è vero. Non fino a quando noi, noi giovani, noi uomini, noi comuni mortali, non la smetteremo di accettare passivamente le rassicurazioni dall’alto senza indagare di nostra iniziativa, senza avere il coraggio di saltare delle lezioni che forse domani non avremo più la possibilità di frequentare.
Magari non risolveremo molto, ma potremo per lo meno dire a noi stessi di averci provato, e di non essere rimasti a prendere il sole mentre il mondo intorno a noi crollava sulla spiaggia.

di Marlene Marchetti

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35 commenti a Manifestazione contro i tagli all’università. Perché partecipare

  1. alpino ha detto:

    va ben tutto, l’Aquila il Vietnam mettiamoci dentro anche la Crimea e la Baia dei porci se vi va, ma conti alla mano c’è qualcuno in grado di dimostrare l’aumento in termini di euro della retta universitaria e dei servizi (alloggi pasti ecc ecc) o continuiamo con mega slogan e cortei di studenti ai quali nessuno crede e nessuno da ascolto perchè risaputo essere a) poco seri b) nella maggior parte dei casi non sanno perchè manifestano.
    Non lamentiamoci se nessuno partecipa attivamente, sono anni che ci si riempie la bocca di parole come “Gelmini” “tagli” ecc ecc si bloccano le città con continui cortei dove la gente balla, oramai tutto è inflazionato, possibile che non ci sia uno e dico uno capace di scrivere su un papiro: Tassa scienze politiche AA 2010-2011 X EURO tasse post RIFORMA X+ TOT euro..
    Si può avere qualche dato concreto o continuiamo con la solita litania dei tagli, precari, ricercatori et similia oramai leit motiv della storia scolastica italiana? o per attirare attenzione parliamo del Viet Nam?..this is the end, beautiful friend. This is the end my only friend, the end…
    PS leggo l’articolo ma non capisco perchè partecipare…

  2. Luca Tornatore ha detto:

    a te dev’essere sfuggito qualche passaggio alpino. magari sulle vette, del pensiero o meno, le banalità contabili arrivano con difficoltà.

    di cosa hai bisogno in più di un tagli di 1400 milioni, che nonostante i confusi tira e molla si attesta sicuramente ad un taglio netto di 7-800 milioni?
    il che, tradotto, significa che l’università di trieste non ha formalmente i soldi per pagare gli stipendi.. guarda, non dico per fare ricerca, offrire servizi, aumentare o migliorare la didattica, aprire collaborazioni, invitare studiosi stranieri per periodi di studio e collaborazione, inviare i propri ricercatori per lo stesso motivo all’estero.. macché, proprio solo per gli stipendi e per pulire i cessi, per il riscaldamento o per tener accesi i computer.
    Chissà dove dovrebbe andare a prendere i soldi, vero?

    e cosa te ne pare di una riduzione del 90% (89,5) delle borse di studio (che già stiamo, come al solito, fra quelli che meno investono in questo)?
    vale a dire che circa 160000 “capaci e meritevoli” non potranno più andare all’università, perché 1-2-3000 euro all’anno gli fanno la totale differenza.

    Le reintegrazioni annunciate sono farlocche, perché riportano il livello del finanziamento al 50% rispetto all’anno scorso.. ma c’è un però.
    Eh si, perché là dentro ci sta anche la trappola del debito, ovvero non si tratta di borse ma di prestiti. E non è aspecificato quanto di quella somma è per le borse e quanto per l’indebitamento.
    Insomma per intenderci.. se non hai i soldi, per studiare di devi indebitare. Molto costituzionale.

    senza farla tanto lunga.. ti basta usare google per trovare tutte le cifre e i numeri che vuoi, elaborati da due anni di mobilitazioni di studenti e ricercatori.
    Sempre se e qualche segnale arriva sulle vette.

  3. Luca Tornatore ha detto:

    ah certo, poi naturalmente quei 2-300 milioni per le scuole e gli atenei privati li si trova. intanto nella riforma che dovrebbe essere discussa or ora, ci sta scritto che per l’università pubblica il tutto deve avvenire “senza oneri per lo stato”.
    Dev’essere un lapsus, perché questa dicitura, nella costituzione appare invece a proposito delle scuole private.
    Che stranezze che accadono. bizzarre proprio.

  4. Luca Tornatore ha detto:

    ah si, naturalmente nel frattempo quei 2-300 milioncini per le scuole e l’università private li si trova.
    Intanto nel progetto di riforma dell’università (pubblica) che dovrebbe essere discusso or ora ci sta scritto che tutta ‘sta popò di roba epocale dovrebbe avvenire “senza oneri per lo stato”.
    Che bizzarria. a me sembrava che questa dicitura nella costituzione si riferisse alla scuola privata.
    Bizzarro proprio.

  5. matteo ha detto:

    si, non ho mai capito perche si finanzia il settore privato, se è privato che si finanzi da solo

  6. Luca Tornatore ha detto:

    matteo, non vorrai turbare il libero mercato togliendoli la sua risorsa principale non è vero? bolscevico che non sei altro.
    (libero.. si intende libero di andare a prendersi i soldi)

  7. matteo ha detto:

    che poi i politici mandano i figli a scuola privata, questo bisognerebbe ricordarlo quando si va a votare, si preferisce votare per quel o quel altro schieramento, in sostanza sono uguali

  8. matcentro ha detto:

    Alpino sarà troppo impegnato a combattere e ad appoggiare chi investe palate di soldi negli armamenti militari, per comprendere l’importanza dell’istruzione pubblica, alla portata di chiunque abbia voglia di fare, non di un elitè abbiente.

    E spendendo tanto tempo nel campo di battaglia, ha dimenticato l’uso della Rete per documentarsi in merito ai dati che Luca ha linearmente accennato.

    Posa il fucile e documentati.

  9. Dario Predonzan ha detto:

    Senza dimenticare che scuole (e anche alcune università) “private”, in Italia significa quasi sempre gestite da preti. Il che, considerata la ventata di clericalismo codino che da qualche tempo pervade il ceto politico italiano (soprattutto la destra, PDL e Lega Nord in testa, ma anche settori del cosiddetto centro-sinistra), spiega come mai i soldi – non solo dello Stato ma anche delle Regioni – per i monsignori si trovano sempre…

  10. MARCANTONIO ha detto:

    ecco mo ce mancaveno solo li preti

  11. capitan alcol ha detto:

    #10 perchè? Ti pare giusto che lo stato elargisca soldi ad una confessione?
    Ti pare giusto che i professori di religione vengano nominati dal vescovo?
    Io tutto questo non lo trovo sensato e visto che il clero non sputa (e non pronuncia mezza parola di riprovazione) sui soldi che gli arrivano per gentile concessione, mi auguro che venga almeno messo in chiaro lo scempio perpetrato ai danni delle tasche collettive.

  12. MARCANTONIO ha detto:

    Capitan semo pieni de scempi, ovunque e voi che me scannalizzi pe du sordi a li preti, armeno loro possono fa na preghiera e spera’ che cosi’ la tu anima rossa sbiadisca ‘n po’ ah ah ah

  13. capitan alcol ha detto:

    No la verità è che con la scuola che il tuo padrone vorrebbe diventeremo un paese pieno di SEMPI.

  14. MARCANTONIO ha detto:

    Captan mi non go padroni uso e sempre usero’ la mia testa

  15. capitan alcol ha detto:

    In un mondo di ignoranti siamo tutti servi.

  16. bubez goriziano ha detto:

    Certo che fa riflettere che l’Università, nella percezione di chi la frequenta, si sia ridotta a una scuola, magari impegnativa, ma pur sempre una scuola.

  17. maja ha detto:

    bubez

    probabilmente si parla della scuola per interpreti oppure di una qualche scuola di specializzazione.

  18. alpino ha detto:

    uuuu quanti commenti mamma mia e che squisitezza di pensieri, ora (scusate un attimo appoggio SC 70/90 elmetto e zaino tattico) io chiedevo solamente un breve conto della serva utile ad uno studente che si immatricola e re immatricola per vedere quanto spenderebbe in più e visto che sono stati citati i pasti ed i servizi capire se un pasto lo pagano 3 e dopo la riforma lo pagheranno 6 o similari, insomma concretezza, ma qui si continua a parlare di milioni, di cose fumose, di sicuro una cosa buona la fa la riforma, pulizia tra le i dottorati di ricerca, fatevi un giro nelle scuole di dottorato di alcune facoltà e leggete i titoli dei progetti e poi ditemi se meritano anche solo 1 euro di spesa, forse è ora che il sistema tagli un po’ di assistenzialismo universitario e di “falsi ricercatori”.
    Scusate ora devo rimontare sul mio Blindo leggero Puma sono in torretta a combattere l’invasore

  19. alpino ha detto:

    ps dimenticavo
    ci sono cittadini che pagano le tasse anche per l’Istruzione ma che non utilizzano perchè si affidano ad istituti privati quindi è in parte giusto che questi cittadini vedano riconosciuti ed investiti i loro tributi verso le scuole frequentate dai loro figli..ovvio ci vuole un sistema equo ma togliere del tutto il finanziamento alle private NO, anche perchè dovete uscire dal FVG per capire che significa frequentare un asilo pubblico o elementare pubblica in Veneto Lombardia o Piemonte…

  20. Luca Tornatore ha detto:

    caro alpino,
    il tuo pensiero ha la delicata acutezza di un elefante in una cristalleria.

    per non farla lunga, ti posto tre di considerazioni:

    (1) NON si sa quanto pochi soldi ci saranno, QUINDI non ti si può dare il numerino che chiedi. Se i numeri che ti ho dato, e che puoi trovare più estesamente con un piccolo sforzo personale, non ti sembrano sufficienti ancora per capire, temo di non avere comunque l’abilità di renderti chiara la faccenda.

    (2) certamente l’università che c’è ha i suoi notevoli problemi. punto, senza elaborarci più di tanto. credi che la “soluzione finale” sia una soluzione? lasciare macerie è un modo per dare più spinta alla qualità o è il sistema perfetto per lasciare in vita i potentati? chi soccomberà, secondo te? i tanti ricercatori e docenti che passano il tempo nella passione della ricerca e della didattica o i non pochi che lo passano nella passione del maneggiare e del creare situazioni di comando?

    (3) sulla scuola pubblica / privata.
    leggiti questo scritto di calamandrei (è il primo link che trovi su google, ma ce ne sono molti) : http://www.19luglio1992.com/index.php?option=com_content&task=view&id=662&Itemid=43

    il filo logico è semplice.
    distruggo la scuola pubblica impedendole di funzionare. come si fa è sotto gli occhi di tutti, lo dici tu stesso. lo dici male perché per grande dignità e capacità di tanti cittadini e cittadine, la sucola non è totalmente il luogo di disperazione che tu dici (io vengo dal nord est).

    non ci sono le strutture e quelle che ci sono cascano a pezzi, non ci sono i mezzi e i materiali, non ci sono insegnanti sufficienti, né di ruolo né di sostegno, ci sono troppi alunni per insegnanti (e la gelmini ha aumentato ancora il limite) e diventa difficile fare una didattica di qualità.. eccetera, eccetera, eccetaera.

    allora si grida, come fai tu, all’allarme: la scuola pubblica fa schifo e quindi devo andare in quella privata che è meglio. E me la deve pagare lo stato.

    Ma se i soldi dello stato fanno, ipotizziamo, una buona scuola privata, perché non dovrebbero fare una buona scuola pubblica? l’unica ragione è perché NON la vuoi fare, perché così puoi dire che è meglio la privata.

    ma è una situazione che crei appositamente.

    la soluzione è investire nella scuola pubblica perché sia ottima, diffusa ovunque e di accesso veramente universale.
    A quel punto la scuola privata è un fatto privato e te la paghi.

    almeno fino a che non riuscirai a modificare la costituzione su questo punto.

    ma per quanto mi riguarda, mi troverai di traverso, con ogni mezzo necessario.

  21. Luca Tornatore ha detto:

    “L’operazione si fa in tre modi: ve l’ho già detto: rovinare le scuole di Stato. Lasciare che vadano in malora. Impoverire i loro bilanci. Ignorare i loro bisogni. Attenuare la sorveglianza e il controllo sulle scuole private. Non controllarne la serietà. Lasciare che vi insegnino insegnanti che non hanno i titoli minimi per insegnare. Lasciare che gli esami siano burlette. Dare alle scuole private denaro pubblico. Questo è il punto. Dare alle scuole private denaro pubblico”

  22. MARCANTONIO ha detto:

    Qualcuno mi spiega perche’ le universita’ private preparano molto di piu’?, una volta faccio un esempio la sapienza di Roma era un gioiellino adesso in maggioranza(specie in alcune facolta’) e’ un ricettacolo di asini
    Tanto di cappello a chi vuole studiare sul serio e sono molti, mi stanno sulle palle invece chi s’iscrive all’universita’ solo per passare il tempo e sono molti anche lip’
    Prima che i soliti noti si scateninofaccio un ersempio io ho due figli una e’ studiosa e l’universita’ l’ha fatta, l’altro non gli piaceva, ma ha conseguito il diploma e piuttosto che andare a perder tempo all’ateneo si adatta ai lavoretti piu’ disparati(non consoni quindi a quanto ha studiato visto che lavori veri non si trovano) pur di non gravare sul bilancio familiare

  23. chinaski ha detto:

    luca ha ragione. se le cose vanno in wakka e’ perche’ c’e’ la volonta’ precisa di mandarle in wakka. e cerchiamo per favore di comporre un quadro d’insieme: pomigliano, i precari della scuola e dell’ universita’, gli immigrati sulla gru a brescia, la giornalista precaria che fa lo sciopero della fame, i tentativi di privatizzare l’ acqua e gli ospedali, ecc. sono tutti tasselli dello stesso mosaico: la distruzione dei diritti dei lavoratori e di tutto cio’ che, essendo pubblico, contribuisce a riequilibrare le differenze sociali.

  24. capitan alcol ha detto:

    Giulio Natta: Politecnico di Milano.
    Franco Modigliani: Sapienza Roma.
    Enrico Fermi: Normale di Pisa.
    Emilio Segrè: Sapienza Roma.
    Carlo Rubbia: Normale di Pisa.
    Riccardo Giacconi: Università Statale di Milano.
    Giosuè Carducci: Normale di Pisa.
    Camillo Golgi: Università di Pavia.
    Salvatore Luria, Renato Dulbecco, Rita Levi Montalcini: Università di Torino.

    Si non c’è che dire, le università private hanno sfornato le migliori menti italiane del 900.

  25. alpino ha detto:

    dalle vette alla cristalleria passando per le trincee care a Matcentro, leggo con interesse il tuo intervento un po’ generalista e poco concreto.
    Invece di perdere del tempo a ripetere concetti generali, per l’appunto, che tanti altri prima di te e senza successo hanno gia espresso, ti invito a postare una tua idea di come si potrebbe recuperare il carrozzone “istruzione”
    Io, se si legge bene, non attacco la “riforma” non l’ho per il momento, in questa sede giudicata, mi sono limitato ad analizzare le forme di dissenso, protesta e loro espressione sul campo, constatando la forte inerzia contro le quali si infrangono (da anni aggiungerei, anzi decenni).
    Ripeto, così magari il concetto si fa sia più chiaro sia più spazio tra il rindondare dei proclami, perchè non c’è seguito a tali proteste? perchè, come avviene nel mondo del lavoro e relative proteste dopo i proclami arrivano anche le proposte? voi ne avete? se si quali?
    Finita la bagarre di piazza cosa vi resta in mano concretamente? il movimento studentesco (lo siete? vi sentite tali?) al momento non ha voce, non ha potere, non ottiene risultati, ecco su cosa, caro Tornatore voglio farti riflettere, non me ne frega nulla della solita minestra sui tagli, sulla diatriba pubblico/privato, andava di moda gia quando all’uni ci andavo io, chiedo solamente un po’ più concretezza di dati e proposte altrimenti fate come i manifestanti di Napoli, che non vogliono le immondizie ma se chiedi loro “..e allora dove le buttiamo” non sanno risponderti.

  26. alpino ha detto:

    OT
    Esce anche a voi il banner del PD in cima alla pagina?

  27. capitan alcol ha detto:

    #20 io conosco questa:
    Novembre 1991
    «Newsweek» definisce la scuola dell’infanzia comunale «Diana» di Reggio Emilia come l’asilo migliore del mondo. Un riconoscimento che premia l’opera educativa di Loris Malaguzzi e del Comune di Reggio

    http://quotidianiespresso.repubblica.it/gazzettareggio/speciali/speciale20anni/1991/h6101.htm

  28. capitan alcol ha detto:

    “andava di moda”? Già con il lessico che utilizzi si capisce che tu a scuola ci andavi per fare sfilate invece che studiare caro mio.

  29. capitan alcol ha detto:

    #26 quando ti fanno una multa qualcuno ti chiede come si potrebbe fare per risolvere il problema della mancanza di parcheggi? Chi chiede ai napoletani che protestano cosa fare per risolvere il problema dell’immondizia vuol dire che non sa nemmeno dove andare a cercare le cause del problema.

  30. capitan alcol ha detto:

    Ma per tornare al nostro argomento.
    Dice: avete delle proposte?
    Si magari recuperiamo un po’ di soldi dalle spese militari. Cossamai! Pacifisti! Antimilitaristi! Comunisti con la kefiah!
    Allora smettiamo di dare soldi alle private. Cossatevadixendo! Mi mando mio fìo dove voio e se lo mando in una privata devo poter detrarre dalle tasse!
    Allora comincio ad auspicarmi che gli studenti finiscano di essere troppo condiscendenti. Tanto qualcuno disposto ad ascoltare le loro proposte non lo troveranno facilmente.

  31. alpino ha detto:

    Capitan mi sembri in lotta con te stesso

  32. capitan alcol ha detto:

    Meglio in lotta con se stessi che con la coda di paglia.

  33. alpino ha detto:

    avrei la coda di paglia??

  34. brancovig ha detto:

    La descrizione fatta da Luca Tornatore è la pura e semplice verità.

    Si taglia il sistema pubblico ma non si taglia o meglio si foraggia con soldi pubbblici il sistema “privato”.

    Il 99% dei più famosi scienziati italiani che lavorano con estremo successo in realtà accademiche europee o statunitensi di prestigio sono prodotti del sistema d’istruzione pubblico.

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