11 Novembre 2010

Stop alla proliferazione dei mercatini a Trieste, raccolta firme di Confcommercio

“Regolare fiere e mercatini si può, si deve”. La Giunta esecutiva della Confcommercio ha deliberato una raccolta di firme su questo tema, da sottoporre all’Assessore comunale competente Paolo Rovis, specie “in previsione del periodo pre-natalizio, solitamente sovraccarico di iniziative. Si assiste impotenti – si legge in un comunicato – al proliferare di mercati, mercatini e fiere su aree pubbliche, senza una minima programmazione”.

“È opinione comune – prosegue la nota di Confcommercio – che tali manifestazioni dovrebbero essere organizzate di concerto con le associazioni di categoria, per poter valutare una adeguata pianificazione ed informazione agli operatori delle zone coinvolte, la valutazione dell’impatto delle manifestazioni sulle stesse attività commerciali, sui pubblici esercizi e sulla ristorazione, e valutare altresì la potenziale duplicazione di offerta, che spesso verifichiamo in queste occasioni. Non c’è alcuna contrarietà di fondo alle fiere ed ai mercati, e tanto meno nei confronti dei colleghi commercianti su aree pubbliche, che in alcuni casi portano animazione e movimento anche per il commercio stanziale, ed integrano l’offerta per il consumatore”.

Ecco le richieste formulate:

1. la fissazione, di concerto con le associazioni di categoria delle Imprese che sono maggiormente rappresentative, di un calendario annuale, predefinito ed immodificabile, di manifestazioni su aree pubbliche, ed in particolare per tutte quelle che comportano una vendita al pubblico;

2. limitare le manifestazioni su aree pubbliche alle seguenti:
a) Villaggio Barcolana (limitatamente ai prodotti strettamente attinenti con la nautica);
b) Piazza Europa;
c) Villaggio Bavisela (limitatamente ai prodotti strettamente attinenti al running ed al fitness);
d) Mittelciok;
e) Viale in Fiore;
f) “Solidarietà e Convivenza – SOTTO LO STESSO CIELO”;
g) Fiera di San Nicolò;
h) Fiera di San Martino;
i) Mercatino dell’Usato e dell’Antiquariato del Ghetto (ogni terza domenica del mese);

3. la condivisione degli aspetti organizzativi di tali manifestazioni con gli operatori commerciali e della ristorazione delle zone interessate dalle manifestazioni stesse;

4. la valutazione preventiva delle merceologie, delle modalità di vendita, dell’impatto sulla rete commerciale esistente, dei ritorni economici complessivi e dell’impatto sui parcheggi e sulla viabilità.

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7 commenti a Stop alla proliferazione dei mercatini a Trieste, raccolta firme di Confcommercio

  1. Paolo Geri ha detto:

    Ma chi si crede di essere la Confcommercio che arriva addirittura a proporre quali manifestazioni fare e quali no ? Su queste cose decide l’ amministrazione pubblica non una singola categoria fra l’ altro direttamente interessata. Vanno tenuti presenti gli interessi e i gusti di tutti i triestini e non solo quelli dei commercianti che fra l’ altro qui a Trieste offrono un servizio pessimo e arrogante e per dirla tutta hanno proprio rotto.

  2. massimiliano ha detto:

    quoto Paolo Geri
    mi sembra un’arroganza priva di qualsiasi giustificazione.
    oltretutto dovrebbero essere una categoria che “propone qualcosa” e non “proibisce qualcosa”, visti e considerati gli oramai pluridecennali risultati ridicoli del commercio triestino “post-jeansinari”.
    la lungimiranza è un’altra cosa, ragazzi,
    altro che prendersela con le bancarelle.

  3. arlon ha detto:

    Concordo anche mi con Geri.
    Sti qua fa una lista (???), come che ghe gira a lori, e via. E la cità dovesi dirghe “sì, grazie”? Fora de lori.

  4. Antonio ha detto:

    Ogni barriera all’entrata non fa altro che creare oligopoli e rendite di posizione. Medioevo.

  5. Dario Predonzan ha detto:

    Incredibile la miopia autolesionistica dei commercianti triestini (non tutti, sia chiaro, solo quelli della Confcommercio).
    Gli stessi che hanno sempre ostacolato, per esempio, “Bioest”, fiera dei prodotti naturali e biologici, ma anche dell’associazionismo ambientalista, culturale e del volontariato (fino a riuscire nel 2004 a convincere il Comune a farla sloggiare da Trieste – ed emigrare poi a Monfalcone – con assurdi pretesti politici: “troppe bandiere della pace”!). Ha funzionato benissimo per oltre un decennio, nella centrale piazza S. Antonio, attirando a Trieste un sacco di persone da ogni parte del Nord est e anche da oltre confine, senza neanche rappresentare una vera “concorrenza” per il commercio locale (visto che la maggior parte dei prodotti esposti non si trovavano nei negozi della città). Tutta gente che poi, ovviamente, si spargeva in giro per la città, specie la domenica … e magari trovava tutto il resto della rete commerciale chiuso. Forse è proprio questo che dava fastidio: far toccare con mano che la maggioranza dei commercianti triestini è fatta di incapaci.
    Quest’anno Bioest è tornato a Trieste, per iniziativa della Provincia, ma “esiliato” nel periferico Parco di S. Giovanni. L’ostracismo della Confcommercio però, evidentemente, dura ancora, visto che nella loro lista Bioest non compare…

  6. mutante ha detto:

    fuori da ogni logica moderna. dovrebbero occuparsi di gestire meglio i negozi all’interno, invece dell’esterno. proporre una detassazione delle attività che subiscono concorrenza serrata da gdo e paesi limitrofi, invece di correre dietro ai bancarellari.

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