8 Novembre 2010

Acegas Trieste: i conti non tornano, la coperta è corta

Il filosofo sta sereno, il matematico si preoccupa
Filosofeggiare sulle sconfitte è un po’ come arrivare quarto alla finale dei 100 metri alle Olimpiadi, riempie di elogi ma non porta medaglie. La realtà post Omegna per l’Acegas Trieste è quella davanti agli occhi di tutti, cioè un eredità di lodevole carattere da parte di Busca e soci, una volontà ferrea di portare a casa il risultato ma ahimè anche una classifica che langue.
Lungi da noi fare i venali alla settima di campionato ma le cervellotiche gestioni dei campionati da parte della Lega con le prime otto nella “A3” e le altre retrocesse, non possono che veicolare il pensiero di tutti sul concreto valore della classifica e quindi dei due punti domenicali; per cui il matematico legato ai freddi numeri, guardando la classifica, si preoccuperebbe per una undicesima piazza (seppure l’ottavo posto è agli stessi punti dell’Acegas) con 6 punti frutto di 3 vittorie e 4 sconfitte e una difficile trasferta a Pavia domenica; chissà perché ma la sensazione è che sia più facile citare Indro Montanelli quando invitava gli elettori a “turarsi il naso” (ardito parallelismo del giocare male e vincere), piuttosto che l’esaltazione filosofica della volontà di Balzac o Schiller (vedi perdere ed essere elogiati).

Coperta corta, cortissima….la “garra” e la voglia non bastano
Parliamo di “garra” (grinta) non di Carra (incubo domenicale dei giocatori Acegas), cioè quel valore indiscusso presente nel DNA della squadra di Dalmasson, purtroppo non abbastanza per vincere partite contro quotate avversarie (seppure si parla di cadute figlie di “sfumature”). Le ultime due sconfitte parlano di una coperta cortissima a disposizione, un reparto lunghi che punge poco, 36 punti fra Benfatto, Colli e Magro in due partite (Brescia e Omegna) e quasi mai una pericolosità costante in area pitturata, un reparto guardie che spara a salve da oltre l’arco, 5/31 nelle due partite citate per un misero 16%, più una regia balbettante a margine.
Al di là quindi di discreti dividendi tratti da ottime soluzioni dai tre quattro metri, soprattutto di Raspino, Moruzzi e Maiocco, una certezza come la propensione a rimbalzo (quasi sempre vinta la battaglia sotto le plance), Dalmasson deve fare i conti con l’assenza del terminale più credibile come tiratore, quel capitan Bocchini che oggi come oggi rappresenterebbe un’aggiunta di cashmere alla coperta corta Acegas!

Mugugni rumorosi e concetrazione latente
Guardando l’Acegas fino a questo momento nelle uscite di campionato non si può certo dire che si respiri aria “inquinata” nello spogliatoio, che non ci sia una comunione di intenti e che tutti non remino dalla stessa parte. C’è però, e questo è un problema già ereditato dalla gestione Bernardi, una sottilissima linea rossa fatta di mugugni, atteggiamenti indolenti che ledono il principio di concentrazione e professionalità dei giocatori.
E qua probabilmente torniamo al discorso trito e ritrito societario, la mancanza di una presenza forte dei vertici a monitorare l’ambiente è elemento debole della Pallacanestro Trieste 2004 all’origine; a coach Dalmasson  non manca certo la personalità per tirare le fila, ma qua si parla proprio di ruoli e di una entità che funga da “terzo” allo stretto legame giocatori-allenatore. Il principio su cui si dovrebbe fondare la dedizione e il rispetto dei ruoli è intanto quello di seguire una guida per migliorarsi e migliorare il proprio prodotto per ambiziosi obiettivi, ogni alibi e lamentela è solo una perdita di tempo, di concentrazione utile e foriera di prestazioni incolori.
A buon intenditor…

Tre giocatori non fanno un regista
Busca deve trovare la condizione ideale, Lenardon oggettivamente sotto pressione e Contento in lenta fase di recupero dall’infortunio, fatto sta che uno dei problemi dell’Acegas contro Omegna è che i tre giocatori non hanno fatto la regia di Marco Carra, e se ci aggiungiamo che il mancino di Zanchi ha avuto a fianco un Saccaggi cinque stelle, allora la faccenda si fa dura.
Questa è la realtà di oggi, e calcolando che il basket si fonda sull’asse play-pivot…

Raffaele Baldini

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