20 Ottobre 2010

Breve manuale di sopravvivenza a Trieste. Ovvero: le tre cose che uno studente universitario deve essere pronto ad affrontare

Ogni anno giungono da diverse regioni d’Italia centinaia di aspiranti studenti universitari, speranzosi ed ottimisti, pronti ad affrontare una nuova vita nel capoluogo giuliano.
Sebbene essi sappiano perfettamente che la loro esistenza triestina non sarà sempre rose e fiori, e partano quindi già preparati a difendersi, ci sono tre fattori che nemmeno i più combattivi tra loro potranno liquidare con facilità.

Punto numero uno, ossia il terrore di tutti i ragazzi del Sud e causa di odio profondo per la città da parte della maggior parte degli studenti: la Bora. Questo vento violento, freddo, che la mattina ti accoglie graffiandoti in faccia e facendoti pentire di essere uscito di casa, soprattutto se i minuti di cammino che separano l’appartamentino che sei riuscito a recuperare dalla scuola sono più di dieci (limite massimo di sopportazione in quella specie di uragano mattutino).
Non ti passa neanche per l’anticamera del cervello di sprecare ben 1,10 euro al colpo per cinque minuti di autobus, quindi abbassi la testa e subisci le ingiurie dell’aria maledetta, nel frattempo pregando che per lo meno d’inverno, l’Omino del Tempo si risparmi la fatica di portare la neve. Beh ragazzi, mi dispiace deludervi, ma scordatevelo: d’inverno qui nevica, e tira vento. La Bora non demorde, quindi a noi non resta che stipulare con essa un accordo di non belligeranza e sopportare pazientemente, riesumando magari dalle ceneri il culto del Dio Sole e pregandolo di rubare alla signora Bora il monopolio del clima di Trieste.

Punto numero due, il traffico. Probabilmente, per me sottospecie di Heidi proveniente dalle montagne dove ci si arrabbia se si sta in coda più di due minuti, il traffico di Trieste sembra più mostruoso di quello che in realtà sia, però c’è un fattore che nessuno può negare: i triestini sono aggressivi. Eh, sì. E quando guidano, graffiano (allegoricamente parlando) peggio della Bora. Non ti azzardare a passare con un semaforo rosso, nemmeno se la strada è vuota e all’orizzonte non si vede una singola auto, perchè appena lo farai puntualmente soggiungerà il mezzo automobilistico che ti maledirà strombazzando, e stai certo che l’autista ti regalerà una bella occhiataccia omicida, di quelle che-diavolo-ti-passa-per-la-testa-pirla, prima di accelerare in tua presenza, rombando sulla strada in segno di potere. E l’odio non converge solo sui pedoni, ma si espande da automobilista ad automobilista, per non parlare della faida interna presente tra automobilisti e motociclisti.
Personalmente, credo di non aver mai visto tanti motorini quanti quelli presenti qui a Trieste. Sono una marea abnorme e se ne trovano ovunque, parcheggiati nella maniere più fantasiose e spericolate, e se soltanto accade (evento quanto mai da scongiurare) che un malcapitato motociclista parcheggi il proprio mezzo, occupando anche solo di un poco un posto riservato alle auto, ecco che si scatena l’apocalisse. L’auto che voleva parcheggiare, ma si è ritrovata beffata da quella Vespa strafottente, inchioda in mezzo alla strada, prima delusa nel vedersi rubato lo spazio riservato a lei, poi imbestialita per il fatto di doversi levare di mezzo senza aver trovato parcheggio, ed infine resa non solo nervosa, ma addirittura isterica, nel venire incitata a muoversi dalle altre auto, bloccate dietro di lei in una coda che di minuto in minuto si fa sempre più lunga, e arrabbiata. Se poi scappa un colpo di clacson, è finita. Parte la gioia dello strombazzo collettivo e la quiete pubblica è persa per sempre, a meno che il proprietario del motorino incriminato non ritorni per miracolo e, dopo essere scampato al linciaggio verbale, non sposti finalmente il suo mezzo.
Ovviamente si tratta di un’eventualità ottimista, che non sempre trova riscontro nella realtà; certo è che, come spesso accade, il problema sta a valle: se a Trieste ci fossero più parcheggi, forse persino gli automobilisti sarebbero meno bizzosi. In fondo, appena scendono dall’auto, subiscono una mutazione quasi genetica; simpatici, alla mano, un po’ bruschi magari, ma disponibili. È proprio l’andare in macchina che li devasta, evidentemente.

Il terzo ed ultimo punto, farà tirare un sospiro di sollievo a tutte le povere matricole alle prese con la burocrazia scolastica e la tanto temibile quanto terrificante informatizzazione delle pratiche universitarie. Tranquilli, non siete soli. Tutte le persone catapultate nel primo anno di università si sono strappate quasi tutti i capelli dalla testa, a partire dal momento dell’iscrizione agli esami di ammissione; va da sé che, una volta giunti all’immatricolazione vera e propria, stanno quasi tutti per piombare in una crisi isterica, momento critico superato soltanto dicendosi che, una volta iniziate le lezioni, tutto andrà meglio.
Ragazzi, rassegnatevi…non è così!
Consiglio caldamente ad una persona adulta, ormai esterna a tutti i gironi infernali del mondo universitario e magari in vena di farsi qualche risata, di avvicinarsi alle bacheche degli orari nei primi giorni di lezione. Vi troverà, ad ogni ora, ad ogni pausa possibile tra una riunione informativa e l’altra, un gruppetto di ragazzi disperati, alle prese con orari che si sovrappongono e altri che proprio non sono stati scritti, altri ancora che invece sono stati elencati ma riguardano corsi che inizieranno soltanto nel prossimo semestre, e quindi oddio ho scritto tutto per niente e mi sono dimenticata di quel corso là, e o mamma ma io ho tre corsi nelle stessa ora come faccio, e poi ancora cavoli ma io ho lezione già domani mattina ma non c’è scritta l’aula. Insomma, un panico generale, gente che sbatte letteralmente la testa sui muri, occhi che saettano in ogni direzione alla ricerca di un’illuminazione soave e persone che si allontanano gemendo con la testa bassa, avvilite.
Insomma, la vita si prospetta difficile, in questo freddo capoluogo giuliano, la Trieste della Bora e del traffico ringhioso; ma, forse proprio perchè consci delle difficoltà o delle stranezze a cui andranno incontro, gli studenti formano un fronte comune in opposizione al nemico, e così si sorridono, si salutano senza conoscersi, attaccano bottone con facilità e “i grandi” non esitano ad aiutare le povere matricole in caso di bisogno.
Quindi, cari primini, non disperate; un breve ma doveroso periodo di ambientamento sarà più che sufficiente per capire i meccanismi di questa nuova città, e una volta che ne avrete assorbito l’essenza, Trieste e il suo vento, il suo traffico, la sua università incasinata, diverranno di certo il sottofondo musicale degli anni più belli della vostra vita.
Si tratterà solo comprare una sciarpa in più! 😉

di Marlene Marchetti

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37 commenti a Breve manuale di sopravvivenza a Trieste. Ovvero: le tre cose che uno studente universitario deve essere pronto ad affrontare

  1. alpino ha detto:

    Però cari studenti dell’univ di TS potrete anche voi quale premio per le 3 fatiche succitate passare la vostra giovinezza sino ai 30 anni sui gradoni dell’università ad abbordare ragazze, prendere il sole e fumare sport preferito dai fuoricorso dell’univ di Trieste

  2. epicuro ha detto:

    Marlene

    Non so da dove tu venga, ma sulla bora hai proprio esagerato. Ma vuoi mettere l’aria frizzantina, i capelli al vento, tutto che fischia?
    Solo uno/a che viene dalle nebbie padane (o friulane) puo’ provare un odio cosi’ per questo venticello allegro…

  3. capitan alcol ha detto:

    Il lato positivo della bora è che non ti trovi quelle estati al vapore a imprecare per un condizionatore e gli inverni con quel fantastico umido che ti fa percepire i +4 °C come -40 °C a causa delle ossa bagnate come spugne.

  4. carlo ha detto:

    e inoltre nn siamo cosi tutti matti e skizzati come ci descrive daiii…. inoltre hai mai provato a vivere l’inverno a Torino o Milano????????????????

  5. MARCANTONIO ha detto:

    Anche sul traffico ci sarebbe molto da ridire, evidentemente qualcuno non si e’ mai fatto un giro a Roma o Napoli.

  6. carlo ha detto:

    infatti…bravo….

  7. annalisaturel ha detto:

    Io penso che l’esagerazione sia voluta…
    Però toccherà suggerire un’aggiunta: i triestini sono anche permalosi 😀

  8. Diego Manna ha detto:

    ah eco volevo giusto scriver mi desso 😉
    anche mi me par ironico, dai muli ciapemola con un poco de morbin, se no va finir che dopo i veci ne disi che no xe + el morbin de una volta.

    cmq i triestini NO XE permalosi! 😉

  9. matteo ha detto:

    a mi la bora me piazi

  10. Tergestin ha detto:

    Bel articolo! 🙂
    Me accodo a Diego e Annalisa: muli su, un poca de ironia…!

  11. talponer ha detto:

    Mi, pittosto che de la bora, metesi in guardia i muloni dele vecie crodighe in autobus! : )

  12. dimaco ha detto:

    la bora è fantastica. quando arriva ululando comeun treno a votpre e ti arriva addosso con tutta la potenza di un maglio.ma è un vento buono checon lesue folateti ripulisce l’anima. Io sto bene quando tira bora, mi sento vivo.

  13. bonalama ha detto:

    e i veci rabiosi in autobus xe forsi mejo? la bora è bellissima, capelli elettrici a parte, piache sulle mani etc etc etciu’

  14. chinaski ha detto:

    trieste senza bora saria come trieste senza i muzikanti

  15. dimaco ha detto:

    perchè il commento mio è stato cancellato?

  16. dimaco ha detto:

    chiedo scusa ma non visulaizza correttamente

  17. Macia ha detto:

    Comunque: no “pirla”, ma “mona”.
    Una che “vien dai monti” se lamenta de la neve a Trieste?
    Altre xe le robe che no va, no la bora, dei.

  18. abc ha detto:

    A me piace fare le gare con la bora, è bello quando ti costringe a metterti in posizione obliqua per non cadere. Coprendosi bene non è per nulla fredda.

    Però in una giornata di pioggia e di bora in cui ero andato a Trieste con il treno, appena uscito dalla stazione ho aperto l’ombrello; mezzo secondo dopo me lo sono ritrovato tutto rotto.

    E’ poi caratteristico di questa città vedere tanti motorini ribaltati nei giorni di bora.

    Per me Trieste senza bora sarebbe come Roma senza colosseo.

  19. Erika ha detto:

    l’auto ci trasforma.Vero. Dovremmo imparare a lasciarla a casa e usare di più i piedini e biciclette, perchè in fondo la città è piuttosto piccola e tutto è piuttosto vicino 🙂

  20. Diego Manna ha detto:

    Trieste senza bora saria come
    l’Oktoberfest senza bira

  21. dimaco ha detto:

    diego manna : PIEN !!!!!!!!!!!!!

  22. čriček ha detto:

    La mula che ga scrito l’articolo xe de Milan. Solo la’ a un mona i ghe da del pirla.

  23. ufo ha detto:

    Bicicletta e bora no xe che vadi molto dacordo…

  24. davide ha detto:

    concordo con talponer!
    d

  25. capitan alcol ha detto:

    In un giorno di bora ho visto una musicista di strada cantare questa canzone e mi sono commosso.

    http://www.youtube.com/watch?v=DFvkhzkS4bw

  26. omo vespa ha detto:

    diego, mi dirio de piu – trieste senza bora saria come oktoberfest senza bira E LUGANIGHE.

  27. chinaski ha detto:

    @ capitan alcol

    preferisco questa versione

    http://www.youtube.com/watch?v=z3L81rE_yts

  28. Julius Franzot ha detto:

    Vi siete dimenticati di RADIOBABA che diffonde impietosamente pettegolezzi e fantasie perverse alle spalle di chiunque e della “casta” degli affaristi-nosepolisti e delle persone che li seguono ovunque nella speranza di farsi fotografare assieme a qualcuno di loro.

  29. fabry ha detto:

    Fastidiosa la bora? Ma quando mai?? quando che iero zovine me la fasevo a pìe dala stazion (il biglietto del 17 costava 800 lire) e se il marciapìe iera abbastanza iazà la brezza me sburtava su per la salita.. (tranne che in Vicolo delle Primule, anzi lì qualche volta iero de bolina e me tocava caminar)

  30. marisa ha detto:

    Non credo proprio che il problema principale degli studenti universitari che provengono da fuori sia la bora. Perchè non andate a dare un’occhiata agli appartamenti fatiscenti che vengono offerti agli studenti universitari e controllate quanto costano d’affitto?
    Alla bora ci si abitua, altri sono i problemi….

  31. marisa ha detto:

    (continua)

    1) i servizi della segreteria studenti sono da terzo mondo

    2) una burocrazia è da far paura….

    3) e una imbiancata ai muri dei corridoi e scale dell’edificio pricipale della così chiamata “università nuova” (l’altra “la vecchia”, dove ci sono le facoltà umanistiche, è collocata in vecchi palazzi del centro triestino) non ci starebbe male…

  32. LRS ha detto:

    Una descrizione abbastanza tragicomica. 🙂

  33. Macia ha detto:

    Per fortuna a Udine tutto funziona.

  34. LRS ha detto:

    Descrizione alquanto tragicomica. =)

  35. marisa ha detto:

    No….solo il commento relativo all’ultima recentissima volta che sono andata in segreteria studendi per mio figlio! L’atrio dell’università nuova è molto peggio messo di 30 anni quand’ero una matricola all’università triestina….

  36. bonalama ha detto:

    ueh marisa il pupo non ci può andare da solo o hai qualche asso da calre????

  37. Alessio ha detto:

    E’un sacco di tempo che non vado all’università, ci sono ancora quelli che giocano a volano sul piazzale di ingresso alla fine degli scalini?

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