6 Ottobre 2010

Diario di un disoccupato. Cercasi lavoro in Friuli Venezia Giulia

Lo so. Quello che leggerete qui di seguito vi potrà sembrare, in alcuni casi, impossibile. Ma il mio intento è solamente quello di dare libero sfogo a quelle che, temo, sono le emozioni e le sensazioni di tanti che, come me, sono alla ricerca di un lavoro.
Eviterò dettagli su luoghi, nomi, persone, per ovvie ragioni.

Da circa un mese sono alla ricerca di un nuovo lavoro. Ambirei a un lavoro da impiegato, ma conoscendo già il mondo dei call center, mi potrei accontentare. In queste settimane ho setacciato i siti di annunci, ho fatto diversi colloqui, tra offerte buone o poco allettanti, datori di lavoro che onestamente mi spiegano chi e cosa cercano e altri che… “le faremo sapere”. Lo stimolo a scrivere – l’idea iniziale era di proporre, in collaborazione con Bora.La, un diario giornaliero delle mie avventure tra siti di annunci di lavoro e agenzie di collocamento e di selezione del personale – mi è arrivata dall’ultima vicenda che mi ha visto coinvolto.

Rispondo a un annuncio per la ricerca di un responsabile di un call center (con ruolo di coordinamento di quattro telefoniste) all’interno di una ditta che ha necessità di promuovere i propri servizi. L’offerta è di 700 euro al mese con un contratto a progetto a cui andrebbero a sommarsi delle provvigioni non particolarmente elevate. Lavoro a tempo pieno, no malattia, no ferie, no permessi quindi. Dovrei però effettuare un periodo di prova di 20 giorni al telefono, per fissare appuntamenti per gli agenti e dimostrare di saper svolgere il lavoro, senza retribuzione fissa ma semplicemente con pagamento a cottimo per appuntamento fissato. Ci penso e la selezionatrice mi dice che, per quanto la riguarda, avremmo potuto partire con la prova sin da due giorni dopo. Mi congedo.

Ci penso, ma la cosa non mi convince, ho altre offerte per le mani, oltre alla possibilità sempre aperta di tornare nel call center in cui ho già lavorato. Scrivo un’email alla responsabile in cui spiego che “i 20 giorni di prova non mi danno garanzie” per un impiego futuro e che “rimango a disposizione per ulteriori esigenze da parte dell’azienda”.
Non l’avessi mai fatto. La responsabile mi chiama e, inviperita, mi dice che era inutile inviare un’email: era sufficiente non presentarsi. Le spiego che secondo me è corretto avvisare. A questo punto mi spiega che io “non voglio mettermi in gioco e mi sto nascondendo dietro a scuse false”, che ho “paura di provare”, aggiunge che “nessun contratto può dare garanzie, ovviamente neanche un contratto a tempo indeterminato” e che io avrei piuttosto dovuto scriverle che “ho cambiato idea”.
Cerco di spiegare che ciò che ho scritto corrisponde a ciò che penso: “Ho già lavorato in un call center, non si tratterebbe per me di mettermi in gioco. Semplicemente non valuto positivamente i 20 giorni di prova a cottimo. Preferisco fare altro nel frattempo, anche in ottica di prospettive future”.
Nulla da fare, lei insiste. Continua per cinque minuti, poi altri cinque di paternale. Tanto da arrivare a chiederle se non avesse nulla di meglio da fare che restare con me al telefono. A questo punto sbotta e urla: “Ma lei l’ha mai visto un contratto a tempo indeterminato?!?!? Mi spieghi che garanzie in più può darle!”. Chiedo gentilmente se possiamo congedarci, mi dice di sì ma prosegue con le sue invettive. Interrompo la telefonata.
Avrei dovuto accettare?

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32 commenti a Diario di un disoccupato. Cercasi lavoro in Friuli Venezia Giulia

  1. capitan alcol ha detto:

    Non so, dico solo che il tuo modo di comportarti (l’invio della email) è stato fin troppo corretto.
    Quanti di quelli a cui invii il curriculum ti rispondono in media con una mail o una lettera:”Terremo presente il suo curriculum ma per ora siamo al completo” ?
    Per quanto mi riguarda ho capito che il livello di cafonaggine negli uffici risorse umane a cui ho inviato richieste è da mettersi le mani nei capelli.

  2. MARCANTONIO ha detto:

    Piu’ che cafonaggine e’ delirio d’onnipotenza e la mail e’ stata presa per lesa maesta’

  3. Giovanni ha detto:

    Come no? Avresti dovuto accettare.
    L’Italia è , culturalmente, la patria dei call center e della pubblicità spazzatura e dei prodotti di bassissima qualità.
    Non vorrai mica cercare di lavorare in settori campati in aria negli ultimi anni come il turismo, la cultura, la produzione e il commercio di prodotti di qualità, il design…?
    Questi settori devi lasciarli gestire ai più anziani che hanno esperienza da vendere e soprattutto quell’approccio fresco e libero che deve caratterizzare un professionista per approcciarsi ai nuovi metodi di comunicazione, di gestione e di creatività… Ricordati che i giovani devono imparare a fare le cose come si facevano trentanni fa, devono imparare a chiedere i favori e contraccambiarli a chi ha un peso onestamente conquistato nella società, per poter competere nel mondo del lavoro odierno.

  4. arlon ha detto:

    Giovanni: super commento 😀 quoto.

    A chi che ga scritto l’articolo, ghe diso solo de continuar a tignir la schena dritta, e ignorar i paiazi del genere.

  5. dimaco ha detto:

    io anni fa ho lavorato in un callcenter e ho giurato che non ci avrei messo più piede. poi il modo di comportarsi descritto mi ricorda molto il modo di fare dell’azienda dove ho fatto sia il telefonista sia il consulente

  6. matteo ha detto:

    questi contratti a progetto non andrebbero fatti, il problema come sempre lo ha creato la politica

    in primis perche non si abbassano le tasse e non alla busta paga e in seconda perche crea cose che non stanno ne in cielo e ne in terra

  7. Paolo Geri ha detto:

    Prima di commentare vorrei sapere il “mestiere” che ha la persona che scrive e le sue competenze. Parlo volutamente di “mestiere” e non di titolo di studio, anche se pure questo aiuterebbe a capire meglio.

  8. massimiliano ha detto:

    ma perchè nn l’hai mandata a cagare?
    nn ha nessun diritto su di te. ha solo perso tempo (scelta sua) a dirti cose inutili.
    tu sei stato fin troppo corretto e gentile.

    la gente bisogna mandarla a cagare.

  9. dimaco ha detto:

    Grazie alla crisi e al bisogno della gente di lavorare si applica la frase:
    “se ti va bene lavori a queste condizioni, altrimenti vai a crepare di fame”
    E’ questa la politica aziendale al giorno d’oggi. Molto semplice.

  10. matteo ha detto:

    una politica aziendale che dovrebbe essere eliminata dalla politica, senno a cosa servono i politici?

  11. dimaco ha detto:

    ma se la politica supporta questo tipo di politica aziendale, ovvero ci vaa braccetto(vedi marchionne) non c’è viad’uscita. si sarà costretti ad accettare tutto pur di mangiare e riuscire a pagare le bollette. Niente altro.

  12. MARCANTONIO ha detto:

    Stranamente almeno in questo mi trovo in accordo con Dimaco

  13. matteo ha detto:

    prima o dopo la gente si stufa, si sta gia stufando di andare a votare e lo sara sempre di piu

  14. arlon ha detto:

    Perchè per ti se la gente no vota (vedi USA e altri paesi del primo mondo), per chi che comanda cambia niente? 😀

  15. capitan alcol ha detto:

    La realtà dei fatti nel mondo del lavoro in Italia, oggi anno di grazia 2010 è il deserto.
    Si assume per discriminazione d’età, di sesso e di salute fisica.

    La politica in tutto questo non può più niente. Assieme ad essa la banda dei 4 (CGIL CISL UIL UGL) hanno dimostrato la tutta la loro inadeguatezza nei loro doveri.

    Il mondo del lavoro dipendente deve ripartire con le sue gambe da zero perchè a fare un’analisi appena appena onesta ci sarebbe da demolire tutto quello che è diventato istituzione del lavoro.

  16. matteo ha detto:

    indica che xe la stesa roba chi che vien, piu che la forbice se amplia piu vien un disinteresse e piu i partiti che va su no ga potere verso sta gente, dopo vien un partito che inizia a cavalcar questi sin a che non degenera o el se sepelisi soto de lui

  17. dimaco ha detto:

    credo che sia difficile non essere d’accordo con me su questo tema MARCANTONIO. sono anni che attentano allo statuto dei lavoratori per distruggelo(fortunatamente con scarsi risultati), ma il mdo di fare di >marchionne è la psita che molti seguiranno molto volentieri. io non credo che tutta la faccenda non sia stata studiata a taavolino. Le proposte, il referendum, l’opposizione della FIOM e la conseguente dichiarazione che la produzione verrà spostata in Serbia. Non fai certi ccordi per telefono e in due giorni. ci vuole tempo. La politica in questo caso ha fatto orecchie da mercante e si è voltata dall’altra parte. cmesi è sempre voltata dall’altra parte quando le aziende chiudevano qui e aprivano in romania bulgaria e altri paesi dell’est. E questo perchè il governo al potere è supportato dalla classe imprenditoriale. Non appena ilgoverno si è insediato ha provveduto a cambiare la legge sugli infortuni sul lavoro. Qusto mi ha dato la piena visione e non solo a me, da che parte pende il governo. Non certo dalla parte dei lavoratori.

  18. dimaco ha detto:

    chinasky

    non vedo molte differenze con l’italia. anzisembra che stiamo seguendo la stessa strada

  19. chinaski ha detto:

    infatti, e’ per questo che lo trovo interessante.

  20. capitan alcol ha detto:

    Io trovo interessante anche l’idea che gli americani hanno di tutto quello che sta fuori dai loro confini.
    Da come vede l’Europa si direbbe che la identifica con tutto tranne che l’Italia.

  21. LUCKY BOY ha detto:

    per me hai fatto a non accettare, non si tratta mica dell’occasione della tua vita “un posto i call center”….dopo dipende da che aspettative hai della vita, personalmente piuttosto di lavorare in un call center vado a fare l’operaio….good luck!

  22. lavoratore in fuga ha detto:

    Avete mai preso in considerazione di andare a lavorare all’estero?
    se non sapete l’inglese: imparatelo, e poi trovare lavoro nell’UE é abbastanza facile, dato che siamo comunitari. Io l’ho fatto ed ho un contratto a tempo indeterminato dopo un mese di prova (comunque retribuito).
    Ovviamente bisogna fare le valigie ed andare lontano da casa, ma se in Italia il lavoro non é a condizioni dignitose…

  23. dimaco ha detto:

    io l’ho gia fatto tanti anni fa. oggi sono troppo vecchi per fare ste cose. poi ho famiglia.

  24. famagosta ha detto:

    La peculiarita’ degli USA, secondo me, per quanto riguarda le considerazioni di Bageant, sono le distanze geografiche. Limbi di societa’, che sembra rappresentino addirittura un abozzo di civilta’ a se stante, non sono possibili in Europa. E non e’ una questione di qualita’d’istruzione. A causa della conformazione geografica, gli scambi che determinano una civilta’ creativa e progressista, negli usa hanno luogo negli aglomerati urbani, che, proprio a causa delle distanze finiscono per diventare delle isole. Cosi’ negli anfratti della societa’ americana(quei 70 milioni presi in esame da Bageant) invece assistiamo ad un curioso e pericoloso fenomeno;ossia quello della commistione di una connotazione marcatamente arcaica, quasi da diciannovesimo secolo, dove nei paesi tutto l’universo comunicativo e di scambio, in assenza di mass media, possibilita di muoversi ecc. era molto circoscritto(una sorta di autismo), con il mondo postmoderno ridotto in immagini dai mass media. e ovvio, che una massa tale esposta autisticamente solamente al racconto per immagini, diventa una potenziale bomba elettorale. Con l’istruzione poco cambierebbe, perche gli aglomerati urbani, complici le grandi distanze continuerebbero a svolgere un ruolo centripeto, d’attrazione, relegando cosi’ la heart country al ruolo di serbatoio. Semplici distanze geografiche a volte creano inaspettati effetti.

  25. dimaco ha detto:

    comunque sempre preti o predicatori hanno un potere notevole nelle piccole comunità

  26. arlon ha detto:

    @famagosta: sì, xe interessante come che più se ipertecnologizemo, più gavemo el “potenzial” de far tuto a distanza.. ma nei fatti sucedi el contrario, tendemo a aglomerarse in mega aree urbane.

    No savesi se e quando a livel global questo posi invertirse.. forsi se la crisi pegiora in pien, e comincia a vignir fame (= me fazo un orto)..

  27. chinaski ha detto:

    il fatto e’ che in usa, se si esclude new york, san francisco e poche altre, questi agglomerati urbani non sono delle vere citta’, sono una specie di periferia senza centro (un paio di anni fa sono stato a dallas per lavoro, 80km per 80km di parcheggi, centri commerciali, drive in, uffici, piccole aziende e case da quattro soldi). ci si sposta di 10km e sembra di essere sempre nello stesso posto. gli americani hanno anche inventato una parola per esprimere questa sensazione: “sameness”. pero’ quello di cui parla bageant e’ ancora peggio: cittadine di poche migliaia di abitanti, che se sparissero non se ne accorgerebbe nessuno per anni.

    (detto questo, gli usa sono un mondo affascinante, e quando ne avro’ la possibilita’ ci tornero’ ancora)

    effettivamente in europa la situazione e’ diversa, per motivi storici e geografici. pero’ la proletarizzazione di intere fasce sociali che fino a pochi anni fa godevano di un certo benessere e’ un dato reale anche qui da noi. cosi’ come e’ un dato reale che proprio queste fasce sociali votino in massa proprio per chi taglia lo stato sociale e appoggia i mastini alla marchionne.

  28. capitan alcol ha detto:

    #28 mitico.

    Stand su stand. Una Xanadu tutta di paillette. Un misterioso pentolame che “non attacca”. “VI PULIAMO GRATIS GLI OCCHIALI”. Lo stand delle spugne anticellulite. Di nuovo “IL PUNTO FREDDO”, il gelato futuristico. Una donna con gli strap di velcro sulle scarpe toglie l’inchiostro di una stilografica da un telo di lino con uno smacchiatore tipo burro di cacao il cui striscione recita “VISTO IN TV A ‘SCOPERTE SCONVOLGENTI'”, un infomercial fuoriorario di cui in pratica sono un fan. Uno stand di compensato al quale, per $9.95, vi fanno una foto e poi vi sovrappongono la faccia o su un poster “Wanted” dell’FBI o su una copertina di Penthouse. Lo stand DISPERSI DI GUERRA – RIPORTATELI A CASA!, il cui personale sono tutte donne che giocano a rubamazzo. Uno stand antiabortista con su scritto “I SALVAVITA”, dove ti adescano con caramelle omaggio. L’Arte della Sabbia. L’Arte del Nastrino Sfilacciato. Le Finestre a Doppio Vetro Termosigillato. L’indescrivibile stand del “TRINCIAPELI NASALE ROTANTE DEL FUTURO”, dove c’è anche un’altra scritta che recita (giuro che non vi prendo in giro): “Strapparsi i peli del naso può causare infezioni letali”. Due stand diversi di cartoline da collezione con soggetti sportivi, “Il migliore investimento per gli anni Novanta”. E, infrattato ben bene su una curva dell’ellissi dell’ammezzato,: i quadretti di velluto nero, compresi quelli di Elvis in pose meditabonde.

    (David Foster Wallace – Tennis, tv, trigonometria, tornado e altre cose divertenti che non farò mai più)

  29. mrvanwinkles ha detto:

    Ciao. Sono “mrvanwinkles” … da Canada.

    No. Hai fatto giusto a NON accetare.
    Forse, se ti interessava neanche, pottevi fare una offerta tua (un “counter offer”) con le conditioni che andavano bene a te, per cominciare lavoro con questa compagnia.

    Cosi, si comincia una negotiatione. Non devi accetare proprio la prima cosa che ti offrano loro. Devi guardare le tue interessi – sempre. Sicuramente, loro guardano (solo) le loro interressi.

    Ho visto tante cose cosi … me … e avuto tante esperiense cosi – cercando lavoro in Nord America (Canada). Ho letto anche tanto sul sujetto.

    Essere forte nelle negotiationi. Sapere sempre il tuo valuto nel mercato.

    Attento cosa acceti – o cosa firmi. Podarsi deve vivere con questi conditioni per tanto tempo.

    Consultare privatemente con professionali prima di accetare lavoro o conditioni o firmare niente. Per esempio: Avocato specializato in sujetto di Lavoro e contrati/conditioni di lavoro (nella parte del lavoratore, “from the employee’s side”). Avocati Specializato in HR / RH (Human Resources, Ressources Humaines).

    E il meglio consiglio che posso dare.

    Stare attenti tutti. Non accetare stupidaggine. Essere ben informati.

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