“No alla centrale elettrica” da parte del Pd triestino. Ecco le ragioni illustrate dal consigliere comunale Fabio Omero.
Il Pd ha votato contro la centrale elettrica, perché è solo la foglia di fico della carenza di una concreta politica industriale, energetica e ambientale per Trieste.
Dal punto di vista occupazionale, nell’ottica della dismissione della ferriera, la centrale della Lucchini come pure il rigassificatore sono solo residuali. Non sono infatti attività industriali, ma energetiche, non sufficienti per la ricollocazione dei lavoratori, se non sono collegate a un serio programma di sviluppo industriale, che abbia come prioritaria la bonifica del sito industriale inquinato.
E poi una politica complessiva dovrebbe puntare come priorità allo sviluppo delle energie alternative. Guardiamo a Terni, dove lo sviluppo di settori innovativi e la riconversione in chiave ecosostenibile di un comparto tradizionale dell’industria italiano ha fatto dell’ex centro siderurgico un polo nazionale dell’economia verde, garantendo proprio così la ricollocazione degli operai.
Ma il Pd ha votato no, anche perché i tre impianti – rigassificatore, metanodotto e centrale elettrica – hanno seguito, in contrasto con le norme, tre procedure di Valutazione di impatto ambientale distinte. Ha votato no, perché i 15-20 impianti termoelettrici autorizzati e/o realizzati in Italia negli ultimi dieci anni sono ubicati in territorio pianeggiante e nessuno in centro città come quello proposto a Trieste. No, perché il nodo di Redipuglia, sul quale già afferiscono Torviscosa, Monfalcone, Divaccia e Padriciano, risulta elettricamente congestionato. La stessa centrale di Monfalcone infatti, da quando è entrata in servizio Torviscosa, tende a funzionare a mezzo servizio e quindi, finché non si realizzano i nuovi elettrodotti, è inutile inserire nuovi grandi impianti. Ma anche sostenere che con la nuova centrale si potrebbe esportare energia elettrica oltre frontiera non regge, visto che l’interconnessione elettrica con la Slovenia funziona a pieno regime, ma solo per importare in Friuli Venezia Giulia l’energia elettrica prodotta a costi nettamente inferiori.
E infine il Pd ha votato no, perché è evidente dalla stessa Via che la centrale elettrica senza rigassificatore non si farà. E sul rigassificatore la città tutta e un’Ente, la Provincia, anche su input del Pd, hanno chiesto a Gasnatural di aprire il dialogo per risolvere dubbi e preoccupazioni, per fornire risposte, per discutere soluzioni. Ma l’azienda ha opposto solo il silenzio e in questo è stata aiutata dal Sindaco, che invece di pungolarla per ottenere magari maggiori investimenti per ridurre l’impatto, si è speso solo in un improbabile mercato delle royalties. Per questo motivo il Pd oggi afferma serenamente che a queste condizioni un insediamento così impattante e così problematico come il rigassificatore e di conseguenza la centrale elettrica non hanno da essere realizzati dentro il golfo di Trieste.
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