16 Settembre 2010

Turismo a Trieste: “Agli slogan di ‘gente unica’ bisogna far seguire atti concreti”

Alcuni giorni fa una novantina di imprenditori del turismo triestino si sono dati autonomamente appuntamento ad un evento pubblico al Savoy per discutere dei problemi del turismo in città. Abbiamo intervistato Aris Prodani, uno degli organizzatori.

Negli ultimi anni Trieste si è scoperta meta turistica. Puoi darmi alcuni dati?

I risultati in termini di presenze e arrivi segnalano un continuo aumento, spalmato su tutti i mesi dell’anno. Si tratta certamente di una ventata d’ossigeno in termini occupazionali ed economici per il settore, come per tutta la provincia. Nonostante il congressuale abbia subito, per una serie di fattori contingenti, un drastico ridimensionamento, la città nel complesso sta crescendo, frutto di un generale trend positivo delle città d’arte, di alcune campagne promozionali sia degli enti preposti che di molti singoli operatori, senza dimenticare il riflesso della vicinanza geografica ad aree intensivamente turistiche come Slovenia e Croazia.

Ha nominato la “città d’arte”. Che ne pensi?

Non intendevo certamente la delibera comunale sull’attribuzione dello status di città d’arte a Trieste risoltasi con una battaglia legale tra Comune e Regione relativamente alle aperture di certi esercizi commerciali. Se di arte bisogna parlare, e quindi di mostre, nonostante ci siano a disposizione dei contenitori meravigliosi, non è su quel settore che si è puntato: “ Mila e la notte” con 71 visitatori giornalieri di media al giorno o “Renata Tebaldi profonda e infinita “ con 33 sono dati difficilmente difendibili.

Nonostante le mostre, Trieste attira comunque, mi pare.

Questo è vero. Molte città come Treviso o Ferrara hanno puntato proprio su un certo tipo di mostre quale biglietto da visita. Ed ha funzionato. Trieste, invece, manca di una propria identità. Bisognerebbe decidere se vogliamo essere capoluogo di crociere, attrazione internazionale con un Parco del Mare, o puntare su altro. Una volta deciso questo punto fondamentale con le relative linee di prodotti, è necessario organizzare e coordinare le azioni a sostegno, non lasciare che siano proposte isolate.
Mancando una proposta unica, diventa complesso elaborare le necessarie strategie sul medio e lungo periodo, si naviga “a vista”. Se, come è stato fatto negli ultimi anni, vogliamo essere un po’ di tutto, il rischio è che si disperdano inutilmente tempo, energie e denari.

A me pare che la promozione di alcuni enti pubblici lasci un po’ a desiderare, però. Come lo spieghi?

E’ questo il punto. Il turistico non è un settore in difficoltà rispetto ad altri ed ha potenzialmente grandi margini di sviluppo, sopratutto a Trieste: non necessita di grandi investimenti ed infrastrutture, ma di maggior coordinamento tra gli operatori e tra operatori ed enti, ponendo come priorità delle azioni da parte delle istituzioni l’impulso alla creazione di una cultura dell’ospitalità, tutt’ora limitata. Già operando in questa direzione i risultati potrebbero essere di gran lunga più soddisfacenti. E Trieste, vista la profonda crisi in cui si trova, avrebbe la possibilità di crearsi un suo spazio e di trarre linfa vitale da un settore “nuovo”.

E’ vero che siamo in una regione “ospite di gente unica”? Che ne pensi della cultura dell’ospitalità di questo territorio?

Bisogna far seguire agli slogan le azioni concrete. Una cultura dell’accoglienza non si costruisce dall’oggi al domani, è un processo lungo, ma bisogna cominciare. Anche dalle cose piccole, di immediata realizzazione, che noi, vivendo in città non notiamo, ma che, per un turista, sono fondamentali.

Per esempio?

Di esempi ne abbiamo parecchi. Pochi sono gli esercizi pubblici con menù plurilingue, carenti sono gli stalli per la sosta dei pullman (dietro alla Tripcovich sono 11..), scarsa è la conoscenza di lingue straniere in molti esercizi commerciali, difficile il reperimento delle informazioni sia sul web dove non esiste un sito promozionale ufficiale relativo alla provincia che sia aggiornato e completo, sia all’info point di Turismo Fvg.
Lo spostamento di quest’ultimo, tanto per entrare ancor di più nel concreto, non è stato spiegato agli operatori ed agli esercizi commerciali; e, oltre tutto, non è raggiungibile da un turista che voglia seguire le indicazioni stradali: quest’ultime davanti alla stazione dicono di proseguire verso le Rive, poi si può arrivare fino a Rabuiese perchè non se ne trovano più. Questo fa la differenza tra una città ospitale e una che non invoglia un turista a ritornarci.

E le istituzioni?

Mi attengo ai fatti. L’esempio del Parco del Mare, di cui si parla dal 2004, credo possa rappresentare il metro di valutazione. Progetti faraonici, perchè è solamente l’ultimo di una lunga serie, he proiettano in un futuro indefinito la fantomatica soluzione dei mali della città, facendo si che il presente venga trascurato.
Ma si potrebbero citare i casi del colpevole ritardo nella realizzazione di un palacongressi moderno, di una Fiera che sopravvive in eterno passivo, di un settore crocieristico del cui reale ritorno economico o di immagine non è mai stato fornito un dato, di un numero imprecisato di fiere e manifestazioni ripetitive e decontestualizzate organizzate con i gazebo, di tavoli tecnici con gli operatori proclamati in tutte le salse ma mai organizzati. La risposta è venuta direttamente dagli operatori una decina di giorni fa, con il primo di una serie di incontri organizzati autonomamente. Le proposte concrete di “fare sistema” e di attivare una piattaforma di confronto tra gli stessi sono state salutate entusiasticamente dai presenti. E questo la dice lunga.

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4 commenti a Turismo a Trieste: “Agli slogan di ‘gente unica’ bisogna far seguire atti concreti”

  1. giorgio dp ha detto:

    ma in stazione marittima i congressi si facevano eccome ..poi collegamenti ferroviari e areoportuali deficitari forse non han fatto decollare la cosa … e anche vero che eran tempi diversi inizi 90..ben presto la crisi italiana e la fine del periodo delle vacche grasse han contribuito ..

  2. fluido ha detto:

    recentemente ho curato la parte tecnica della seconda edizione di wallpaper dance, un festival internazionale di videodanza, che quest’anno oltre alla mostra nella sala fittke (ex albo pretorio) ha creato un evento con la proiezione dei video sulla facciata di palazzo galatti (il palazzo della provincia). alla proiezione hanno partecipato alcuni autori provenienti dagli usa e dalla gran bretagna. la cosa che mi ha stupito è stata l’ammirazione per trieste, gli americani (di New York) pensavano di arrivare in una città industriale, grigia ed erano un po’ intimoriti da questo, invece mi hanno detto che hanno scoperto una città stupenda di cui non sapevano nemmeno l’esistenza, l’aggettivo + comune era “terrific” seguito da: sunset, view, city, place, square, building…, che in inglese vuol dire fantastico e non terribile 😉 L’inglese (di Nottingham) ne aveva sentito parlare nei libri di storia ed è rimasto “astonished” della città. Tra l’altro sono rimasti affascinati da piazza v.veneto ed effettivamente anch’io l’avevo sempre sottovalutata, in video poi viene benissimo…
    solo una testimonianza del potenziale che a mio avviso non viene sfruttato a dovere, da chi… ai posteri l’ardua sentenza 😉

  3. Bibliotopa ha detto:

    adesso non si distribuisce più, si spalma come la Nutella..

  4. unoperuno ha detto:

    Buon’idea mettere i bambini nelle foto di propaganda politica, fanno tenerezza e attirano consensi senza sforzo alcUno.

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