10 Settembre 2010

Mancano i bidelli: tre scuole primarie slovene rischiano di non poter accogliere i bambini

“Da quest’anno all’istituto professionale sloveno di Gorizia non ci sarà una prima classe.  Tre scuole primarie slovene a Dolina, Gorizia e Doberdò rischiano di non poter accogliere i bambini a causa della mancanza del personale. Molte classi di indirizzi diversi sono state accorpate… Non ricordo una situazione così critica”. Queste le parole di Peter Mocnik della Slovenska Skupnost- Unione Slovena, docente nelle scuole superiori di lingua slovena. “Su tutto questo – aggiunge – all’interno dei gruppi politici triestini regna il silenzio.”

Un pò in tutta Italia il nuovo anno scolastico è cominciato all’insegna dell’incertezza, della confusione e delle polemiche a causa delle nuove direttive del ministro Gelmini. Questo vale soprattutto per le scuole con lingua d’insegnamento slovena nel Friuli Venezia Giulia che rischiano di perdere la loro specificità: razionalizzazione dell’offerta didattica, tagli al personale docente, ma soprattutto al personale non docente. Di questo si è parlato venerdì 10 settembre durante la conferenza stampa indetta dalla Slovenska Skupnost nel palazzo del Consiglio regionale. Erano presenti alla conferenza alcuni giornalisti delle testate slovene locali e la sottoscritta.

Secondo l’Unione Slovena l’applicazione delle nuove direttive sul sistema scolastico della comunità slovena nel Friuli Venezia Giulia rischia di alterare in maniera irreversibile il già delicato equilibrio del sistema scolastico pubblico con lingua d’insegnamento slovena nelle provincie di Trieste e Gorizia, alla quale si aggiunge la scuola bilingue di San Pietro al Natisone in provincia di Udine. La riforma scolastica va a ridurre il livello di tutela della comunità slovena, sancito da trattati internazionali e dalla legislazione nazionale e regionale.

Il consigliere regionale Igor Gabrovec ha ricordato che la dirigente dell’Ufficio scolastico regionale ha fissato un limite inferiore di allunni per le scuole slovene, accorpando classi, creando classi doppie e addirittura triple, con notevole perdita di qualità e di concorrenzialità delle scuole slovene. Ciò è stato fatto senza alcuna norma giuridica e considerando il fatto che,al contrario, la Riforma Gelmini lascia libertà di parametri per le scuole della minoranza slovena  (per le quali dunque non vale il ponte di 25 studenti per classe). La dirigente scolastica ha inoltre affermato che le scuole italiane sono costrette ad avere 30 studenti per classe, perchè le scuole slovene possono permettersi di averne 10 per classe, come accade nelle località montanare.

Dunque, “per evitare catastrofi”, secondo la SSk, “le misure di riduzione e contenimento del personale non devono applicarsi alla scuola con lingua di insegnamento slovena nel Fvg. L’organico del personale docente delle scuole con lingua d’insegnamento slovena deve essere distinto da quello delle scuole con lingua di insegnamento italiana  della regione, rispondendo unicamente alla domanda di istruzione nella lingua slovena. Inoltre  nela scuola secondaria di secondo grado l’amministrazione deve assicurare, indipendentemente dal numero degli iscritti, la costituzione di classi autonome per tutti gli indirizzi esistenti”.

Terpin, Gabrovec e Mocnik hanno ricordato che alle regioni autonome Valle d’Aosta e Trentino Alto Adige è riconoscuta, grazie alla presenza dele minoranze linguistiche, piena autonomia nell’ organizzazione dell’ istruzione pubblica. E le cose funzionano meglio. Perchè non pensare ad un simile modello per il Fvg in virtù delle specificità linguistiche che ci caratterizzano?

Un sistema scolastico più autonomo gioverebbe non solo alla minoranza slovena, ma anche alla minoranza friulana e alla minoranza tedesca e rappresenterebbe una marcia in più per tutti i cittadini che risiedono nella nostra regione.

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6 commenti a Mancano i bidelli: tre scuole primarie slovene rischiano di non poter accogliere i bambini

  1. Luigi (veneziano) ha detto:

    Solo per aggiungere che è vero che la Valle d’Aosta e il Trentino Alto Adige hanno l’autonomia nell’organizzazione dell’istruzione pubblica, ma se la pagano con i propri soldi, senza attingere ai capitolati di spesa del bilancio dello stato.

    La regione FVG potrebbe quindi aprire collo stato un tavolo di discussione apposito sul tema, facendosi passare le competenze.

    Basta però che poi a pagare non siano sempre i soliti (e cioè le “famose” cinque regioni italiane che cacciano i soldi per tutte le altre).

    L.

  2. capitan alcol ha detto:

    E se fosse un bel dì fosse l’Italia a chiedere la secessione dal Lombardo Veneto e dal Piemonte?

  3. Luigi (veneziano) ha detto:

    Si realizzerebbero i più sfrenati ed allucinati sogni dei leghisti “duri e puri”.

    Dalle mie parti ce n’è una marea: non credere che se la siano messa via.

    L.

  4. capitan alcol ha detto:

    Ci credo, infatti dovremo andare a votare per la terza volta in quattro anni solo per tenerli buoni?
    Per quanto mi riguarda possono prendere la valigia e secessionarsi dall’umanità.

  5. Eros ha detto:

    Il Piemonte non ha niente a che fare con l’Italia. E’ una regione FRANCESCE transitoriamente occupata dall’Italia.

  6. capitan alcol ha detto:

    Ho incontrato questo:

    http://www.giornalettismo.com/archives/81092/adro-nelle-scuole-statali-simboli/

    e questo

    http://www.ilfattoquotidiano.it/2010/09/12/a-lezione-di-legaadro-la-scuola-statale-e-padana/59771/

    senza contare i video in giro.
    Ho pensato che se dovessi mandare i miei figli in una scuola simile allora sarebbe meglio la scuola sgarruppata di Marcello d’Orta.
    Questa gente dovrebbe starsene lontana dai nostri bambini, penso che i responsabili vadano isolati dalla società civile prima che questo cancro si espanda nel resto d’Italia.

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