8 Settembre 2010

Scampoli di storia: i “boia” ucraini della Risiera di San Sabba (1943-1945)

La storia della Risiera di San Sabba ebbe inizio con l’ arrivo a Trieste di Globocnik e dell’ “Einsatzkommando Reinhard” (E.K.R.) che aveva gestito i quattro lager di sterminio in Polonia. Molti ufficiali di fiducia furono posti a capo dell’ E.K.R. o formarono i quadri della locale articolazione dello R.S.H.A. e cioè del servizio di sicurezza. L’ “Einsatzkommando Reinhard” composto da novantadue uomini era arrivato a Trieste a scaglioni fra il settembre e il novembre 1943. Questi reparti operanti nell’ est dell’ Europa, erano reparti di élite, politicamente scelti, che avevano il compito, non solo di garantire la sicurezza delle retrovie del fronte, ma soprattutto quello di eliminare fisicamente gli avversari politici del Reich e i gruppi etnici e “razziali ” pericolosi o indegni di sopravvivere nell’ Europa nazista. “Einsatzkommando” significa infatti “comando speciale” e Reinhardt è il nome di battesimo del generale SS Heydrich, primo capo della Gestapo e Protettore di Boemia e Moravia, ideatore della “soluzione finale” ucciso in un attentato a Praga nel 1942. L’ E.K.R. aveva una discezionalità di comportamento pressochè totale nelle rappresaglie, nei massacri, nelle operazioni contro gli avversari del Reich. Globocnik, “Comandante superiore delle SS e della Polizia” della zona operativa del Litorale Adriatico era perciò il capo di tutto l’ apparato repressivo locale dello R.S.H.A. di cui il reparto faceva parte. Himmler dava direttamente istruzioni a lui.
Inseriti organicamente nell’ “Einsatzkommando Reinhardt” operarono criminali di guerra alcuni dei quali non sono mai stati non dico condannati, ma nemmeno inquisiti. Un interessante articolo de “La Nuova Alabarda” ne identifica alcuni. “Dimenticati” o in parte protetti dalle autorità italiane, almeno nove importanti criminali di guerra hanno vissuto o forse ancora vivono in Italia. Un particolare agghiacciante: per rifarsi una vita, spesso protetti solo da una nuova identità , molti hanno scelto proprio le città dove nel 1944 e nel 1945 avevano commesso i loro crimini. Ecco le loro storie. Ecco nove misteri di cui anche l’ Italia dovrebbe rispondere. Raja, l’ imprenditore. Fino al 1963 abitava a Milano in corso Concordia 8. L’ ufficio era in via Bianca Maria 31. Aveva una bella villa a Melide, dintorni di Lugano. La sua coscienza, invece, aveva altri indirizzi: in Cecoslovacchia e in Olanda le deportazioni di migliaia di ebrei (compresa Anna Frank), poi il ghetto di Poznan in Polonia, poi Auschwitz, poi il lager di Nisko in Galizia dove era il comandante, infine la Risiera di San Sabba, dove nel 1944 venne chiamato come “specialista” in massacri. L’ ingegner Erico Raja, austriaco, titolare della società di import export “Enneri”, è stato per vent’ anni un facoltoso imprenditore di Milano, molto introdotto sui mercati dell’ Est. Il suo vero nome era Erich Rajakowitsch. Era stato un capitano delle SS, uno dei più stretti collaboratori di Eichmann. Raja scomparve da Milano il 6 aprile 1963. Poi la solita sequenza: arrestato in Jugoslavia, inspiegabilmente rilasciato. E morto a Graz alcuni anni fa da uomo libero. “Ha continuato a visitare l’ Italia per turismo e per affari. Ne aveva mantenuti molti a Trieste”, dicono due fonti diverse. I quattro della Risiera. Con quei nomi, si facevano passare per emigranti della vicina Jugoslavia. Josip Susanski, Jan Griska, Alexander Mihalic e Misha Komalsky, invece, erano ucraini. Di professione erano calzolaio, bracciante, operaio e impiegato in un salumificio. Ma a Trieste erano arrivati con una specializzazione ben diversa: “laureati” al lager di Treblinka insieme a John Demjanjuk, facevano parte di uno speciale squadrone di “macellai” che le SS del famigerato squadrone “Einsatzkommando Reinhard” nel 1944 trasferirono da Treblinka alla Risiera di San Sabba per sterminare più velocemente quattromila mila tra ebrei, partigiani e handicappati. “Hanno sempre vissuto tranquilli a Trieste, alcuni li ho interrogati come testimoni al processo della Risiera negli anni Settanta”, racconta un magistrato. Tranquilli e per nulla pentiti. Durante le prime udienze, Komalsky venne addirittura sorpreso a tracciare svastiche in città . Conseguenze ? Nessuna. I quattro non vennero nemmeno imputati. “Qualcuno in alto li proteggeva”, dice il magistrato. Poco dopo un paio scomparvero. Destinazione: USA e Australia. Mihalic, invece, è morto a Trieste nel 1985. Anche lui da uomo libero. Ma gli ucraini della Risiera erano decine, qualcuno è forse ancora vivo. Naturalmente a Trieste. Geng, il più spudorato, era arrivato a Trieste nel 1943 con lo stato maggiore delle SS. Per due anni, in Veneto e in Lombardia, Conrad Geng aveva lavorato per il T 4, uno speciale nucleo di SS incaricato dell’ “Operazione eutanasia” (eliminazione di deformati, handicappati e malati). Dove decise di rifarsi una vita un uomo così ? A Milano, senza neppure cambiare nome e stipendiato dal governo di Bonn. Fino a metà degli anni Settanta, infatti, Geng fu un impiegato del consolato tedesco di Milano. Quando partono le prime indagini Geng non viene licenziato o processato; venne solo trasferito a Nancy, in Francia. Poi andò in pensione in Italia dove morì ignorato dalle nostre autorità nel 1980 a Valdobbiadene vicino a Treviso. Malloth ha vissuto sempre a Merano, in una villetta in via Petrarca. Prima cittadino austriaco, poi italiano, infine tedesco, è stato espulso dall’ Italia due volte, nel 1965 e nel 1972. Ma in entrambi i casi fu una farsa: Anton Malloth, ex maresciallo delle SS, condannato a morte in Cecoslovacchia per crimini del lager di Litomerice e noto aguzzino a Theresienstadt (lager tedesco), è sempre rientrato in Alto Adige: nel 1968 il consolato tedesco di Milano gli rilasciò un passaporto e il comune di Scena gli diede una carta d’ identità. E si potrebbe continuare ……..

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15 commenti a Scampoli di storia: i “boia” ucraini della Risiera di San Sabba (1943-1945)

  1. famagosta ha detto:

    Che vergogna. Visto che questi bei personaggi sono oramai tutti morti, una domanda: Perche’ non si cerca di portare alla luce tutta la struttura sociale e politica di cui si servivano per poter tranquillamente fare i loro comodi nonostante il loro passato di criminali?
    Non penso che tutti i colpevoli di connivenza, personaggi in ombra che hanno facilitato o reso possibile questo schifo nel dopoguerra, che siano essi politici o funzionari pubblici minori, oppure esponenti della societa’ civile, siano altrettanto morti.
    Bisognerebbe portare almeno loro davanti alla giustizia.

  2. brancovig ha detto:

    molto interessante

  3. Amen ha detto:

    Secondo una storia (non so quanto attendibile) Erich Rajakowitsch faceva parte di quel gruppo di SS passate con gli alleati al termine della guerra… il suo lavoro d’affari dovrebbe essere stata una copertura, ma nessuno ha mai approfondito queste faccende come si deve. Spulciando nell’archivio del Time risulta nato a Trieste.

  4. Srečko ha detto:

    Il segreto e’ denso. Qui ci vorrebbe Luigi Veneziano, che da storico, linguista, economista,… perfetto, ci potrebbe aprire gli occhi sui misteri della Risiera e dintorni.

  5. dimaco ha detto:

    eh cià Srecko, ma non ti preoccupare arriverà tra poco a deliziarci con le sue elucubrazioni portando dati e statistiche. poi ci si domanda perchè si trovano fosse comuni piene di collaborazionisti. Il apsso del thread più inquetante è : -in parte protetti dalle autorità italiane-
    Uno fu adirittura catturato in Yugoslaviae mi stupisce che lo abbiano liberato e non fatto messo a “riposo” come meritava.

  6. Luigi (veneziano) ha detto:

    La cosa interessante è che due su quattro commenti sono dedicati al sottoscritto: è evidente che ragionare sui dati di fatto dà fastidio: alcuni preferiscono la chiacchiera da bar.

    Ebbene: per circa dieci anni ho fatto parte di un’associazione che si occupava della memoria della Shoah, per cui – accidenti per voi, che sfortunelli! – pure su queste cose qualcosa ne so: ho ancora qualche scheda non ancora pubblicata, sui criminali di guerra tedeschi e italiani.

    Volete un piccolo esempio?

    Erich Rajakowitsch.

    Era – come Globocnik – un triestino, per la precisione figlio di un ricco mercante triestino di lingua tedesca. Nato il 23 novembre del 1905, aveva iniziato le scuole proprio a Trieste, poi si era laureato in legge in Austria, e si era spostato a Vienna. Fu lì che conobbe Eichmann.

    Facciamo un salto di qualche decennio e cerchiamo di rispondere alla domanda: come aveva fatto Enrico Raja a diventare un introdotto imprenditore milanese?

    La risposta ce la dà il cacciatore di nazisti Simon Wiesenthal, che in un suo articolo-denuncia sul Corriere della Sera della fine di marzo del 1963 affermò che Raja dopo la guerra era entrato nei servizi segreti dell’Unione Sovietica, come molti ex SS.

    Perché non era stato mandato davanti ad una corte di giustizia? Da quanto si legge nell’articolo, sembra che la colpevole inerzia italiota l’abbia fatta da padrone. Magari c’era stata pure colpevole connivenza.

    Invece in questo caso la realtà è che il dr. Raja aveva la cittadinanza austriaca, e quando Wiesenthal chiese alle autorità austriache di chiedere l’estradizione del criminale dall’Italia, queste rifiutarono. Di conseguenza Wiesenthal fece quello che generalmente faceva in questi casi, e cioè andò a raccontare la storia ai giornali (l’articolo di fine marzo del 1963 di cui ho parlato). E quindi Raja fuggì ai primi di aprile.

    L’Austria non chiese l’estradizione nemmeno alle autorità jugoslave, che l’avevano arrestato sul proprio territorio, ma non solo: quando infine Raja andò ad abitare in territorio austriaco, le autorità austriache finalmente si attivarono per incriminarlo.

    Venne quindi condannato (cosa che Geri ignora) il 2 marzo 1965 dalla corte regionale di Vienna a 2 anni e mezzo di prigione (numero di condanna: LG Wien – 20 Vr 8896/61), che però grazie al clemente sistema giudiziario austriaco scontò da uomo libero.

    E quindi alla fine del 1967 il sig. Rajakowitsch era a tutti gli effetti un cittadino austriaco che aveva saldato i conti con la giustizia terrena, per cui potè andare dove voleva e quando voleva.

    Guarda un po’ te come si complica la storia, quando si gratta un po’ la scorza.

    L.

  7. Srečko ha detto:

    Veneziano

    Bravo! Continua cosi’! Bora.la ti assumera’ come storico e giornalista e forse ti dara’ delle prebende che ti permetteranno di passare ancora qualche ora in piu’ al giorno dietro il tuo PC…

  8. effebi ha detto:

    particolare macabro:
    apro questa pagina per leggere i commenti sulla risiera e le efferatezze dei nazisti e a fianco che pubblicità compare ?!
    “militaria” articoli nazisti & fascisti…

    per collezionisti…

  9. capitan alcol ha detto:

    effebi credo che le pubblicità vengano personalizzate sulla base dei tuoi gusti personali di navigazione.
    A me vengono fuori solo siti per “uomini soli” 😉

  10. dimaco ha detto:

    a me per donne sole.

  11. bubez goriziano ha detto:

    A me la pubblicità del viagra.

  12. dimaco ha detto:

    se vedi che te ga bisogno.

  13. capitan alcol ha detto:

    A dir la verità su questa pagina me vien quella dei prestiti.

    Ma non stavamo parlando d’altro?

  14. asem ha detto:

    molto interessante, anche la moderata risposta di venezian ai soliti scontati “commentini” di sinistroidi convinti.

  15. Srečko ha detto:

    asem

    Se io sono sinistroide, tu che sei?

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