7 Settembre 2010

Aldo Grasso, il Corriere della Sera e i finti tifosi triestini

“I tifosi finti, la fine degli stadi” è il titolo dell’articolo che Aldo Grasso dedica, oggi sul Corriere della Sera, ai finti spettatori sulle tribune dello stadio Rocco di Trieste.

Ecco l’articolo:

Domenica, allo stadio Nereo Rocco di Trieste, gli spettatori virtuali hanno superato quelli reali: le sagome dei tifosi, gigantografate su un enorme drappo, riempivano infatti la gradinata «Colaussi», quella ripresa dalle telecamere, mentre i tifosi «veri» (3.810 i paganti) erano disseminati un po’ ovunque.

Se questa è una tendenza, è curioso che sia stata inaugurata proprio a Trieste, la città dei «rosso-alabardati / da tutto un popolo amati», alla cui gloriosa squadra Umberto Saba ha dedicato più di una poesia, soffermandosi anche sul piacere del tifo. In «Goal» c’è un verso dedicato proprio agli spettatori, alla loro gioia nel momento in cui il pallone gonfia la rete: «La folla – unita ebbrezza – par trabocchi nel campo». Quell’unita ebbrezza rischia ora di essere solo un pallido ricordo letterario: la gente preferisce guardare la partita in tv e per non mostrare lo squallore degli spalti vuoti, ecco la trovata del backdrop, del fondale dipinto, già utilizzato in altri paesi per altri sport. Con le moderne tecnologie in 3D sarà un gioco da ragazzi riempire gli stadi di pubblico virtuale, più vero del vero, capace pure di esultare per un gol o di fischiare l’arbitro, come già succede nei videogame. Siccome la fantasia supera spesso la realtà, non è inutile ricordare che il grande scrittore argentino Luis Borges aveva già previsto tutto.

Nel 1967 ha scritto un racconto con Bioy Casares, dalle cronache di Bustos Domecq, in cui viene descritta l’ultima partita giocata in uno stadio «reale». Era il 24 giugno del 1937. Dopo quella data «il calcio, come tutta la vasta gamma degli sport, è un genere drammatico, interpretato da un solo uomo in una cabina o da attori davanti al cameraman». Se gli stadi non torneranno a essere un luogo sicuro e gioioso in cui poter esprimere le gioie più elementari della passione sportiva, il ricorso allo spettatore virtuale dilagherà ovunque. Tappeto d’erba sintetico, spettatori virtuali, manca solo la moviola in campo e il «paradosso Borges» sarà verità compiuta. Così imparano gli ultrà a credersi padroni assoluti degli spalti, a usare gli stadi per dispiegare violenza e inciviltà, a condizionare società e giocatori. La tessera del tifoso diventerà una semplice pay card, una di quelle da inserire nella feritoia di un televisore.

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1 commenti a Aldo Grasso, il Corriere della Sera e i finti tifosi triestini

  1. capitan alcol ha detto:

    Anche il corriere della sera ricorre spesso a giornalisti virtuali. Non riesco a trovarne uno che dica qualcosa di emozionante da anni. Un generatore di articoli li seppellirà?

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