30 Agosto 2010

Menis: “I Cie sono già delle carceri”

Impossibile trasformare i Cie in carceri, perché lo sono già tempo. È l’opinione del consigliere regionale del Partito Democratico Paolo Menis sulla richiesta avanzata dall’assessore della Lega Nord Federica Seganti al ministro Maroni per un riadeguamento a livello strutturale e regolamentare delle strutture di accoglienza.

Su una cosa però l’assessore ha ragione – prosegue Menis – questi centri non sono più luoghi di accoglienza ma di detenzione, privi però delle garanzie giuridiche e di rispetto dei diritti umani che uno Stato civile dovrebbe sempre garantire. Sarebbe interessante piuttosto che l’assessore spiegasse ai cittadini perché sono diventati tali, ovvero che cosa ha fatto la sua Giunta per queste strutture in questi anni e perché il capogruppo regionale chiede altri soldi. Forse alla Lega non sono bastati i 32 milioni di euro spesi negli ultimi tre anni a trovare quelle poche risorse che sarebbero state sufficienti agli adeguamenti che oggi vengono evocati come la panacea di tutti i mali?

La realtà è che è tutto fumo negli occhi – rilancia il democratico – per distogliere l’attenzione dei cittadini dal fallimento della politica sull’immigrazione che fa acqua da tutte le parti e di cui i CIE non sono che l’ultimo simbolo.

Quando sono nati i centri di accoglienza – ricorda Menis – la loro esistenza era finalizzata esclusivamente all’identificazione delle persone e la presenza di un soggetto immigrato era consentita per un periodo massimo di trenta giorni proprio per evitare le conseguenze di una permanenza troppo prolungata. Il Governo dunque non può trasformare queste strutture in luoghi di detenzione, semplicemente perché l’ha già fatto, prolungando i tempi di soggiorno fino agli attuali 180 giorni e ignorando per anni le denunce delle varie associazioni per la tutela dei diritti umanitari. Medici senza Frontiere, Amnesty International e molti altri soggetti del privato sociale hanno cercato invano di evidenziare gli abusi di cui tali strutture si rendevano teatro invitando più volte a ripensarne la funzione. La soluzione non è certo nell’aumentare le strutture o renderle più impermeabili blindandole con nuove misure di sicurezza, ma interrogarsi sul loro significato. I Cie sono ormai dei non luoghi, in cui possono essere rinchiusi normali lavoratori colpevoli di un semplice illecito amministrativo (quale il mancato possesso di un documento) insieme a persone uscite da anni di carcere creando così ambienti fortemente conflittuali che accrescono le occasioni di delinquenza anziché creare i presupposti per diminuirla. Se la Lega Nord, e con essa la maggioranza che governa questa Regione avesse veramente a cuore la soluzione del problema immigrazione – conclude Menis – dovrebbe accettare il confronto a tutto campo, per lavorare a una legge organica sul tema, come il PD chiede da tempo.

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11 commenti a Menis: “I Cie sono già delle carceri”

  1. roberto ha detto:

    Dire che i CIE sono delle carceri vuol dire non avere alba di cosa si sta dicendo, il consigliere si è mai recato davanti ad un CIE? Bene, io ci passo spesso, e vedo “ospiti” uscire per andare a comprare sigarette o per elemosinare l’euro del carrello della spesa e, a fine giornata rientrare. Non è che facciamo confusione tra CIE ed Hotel???

  2. sergio ha detto:

    Quando vado a Gradisca vedo parecchia gente di colore vestita bene che gira fra i banchi del mercatino delle pulci in piena libertà, , sono i famosi detenuti(??)del CIE che mangiano bene e che prendano infine anche qualche soldo) ,ci sono delle leggi che devono venir rispettate, se io entro in un qualsiasi stato senza documenti vado finire diritto in carcere, il tempo di 180 giorni per identificarew un clandestino è troppo, ma credo che tutto dipende dal clandestino , poi se lei signor Menis pensa che sono normali lavoratori colpevoli di un semplice illecito amministrativo (quale il mancato possesso di un documento) mi sembra un po’ strano, io se vengo fermato dalla polizia in Italia senza documenti finisco in questura per accertare chi sono, non vedo perche’ uno straniero che entra in Italia non possa avere lo stesso trattamento, chi lo conosce ? perchè è scappato? è un delinquente?, è una brava persona , è un terrorista, possiamo dargli del lavoro?, (con crisi disoccupazione di cui abbiamo in Italia)quanti milioni di euro ci costa l’immigrazione?, soldi nostri che vengono spesi con risultati pessimi, le pare giusto che queste persone(non tutte) che sono venute da noi in cerca di lavoro si comportano in questo modo distruggendo le strutture in cui vengono ospitati (e che sono costruite con i soldi nostri, che potrebbero essere impiegati per altri scopi migliori) , la persona che viene qui da noi e che scappa per problemi politici o altro viene con le carte d’identità del paese di provenienza, ma quelli che fanno i furbi e non vogliono dare la propria identità, è giusto che restino nei CIE dopo l’accertamento della loro nazionalità e identita , secondo lei e vorrei una risposta cosa bisogna fare? Siamo pieni di delinquenza quella locale e quella straniera, c’è troppa gente che non fa niente, come vive? rubando spacciando, o di carità. Bisogna intervenire alla fonte cercare di aiutare i paesi poveri, ma prima di tutto mandare via quei presidenti dittatori Africani che pensano solo a sfruttare, e mandare soldi sul proprio conto in qualche conpiacevole banca estera , saluti sergio

  3. zz top ha detto:

    cari Roberto e Sergio, perdonate ma siete vittima di profonda ignoranza in merito alla situazione gradiscana. quelli che voi vedete non sono i detenuti del CIE, am gli ospitio del CARA (Centro accoglienza richiedenti asilo). purtroppo a Gradisca convivono due strutture diametralmente opposte, da qui la vostra profonda confusione. dal CIE non esce nessuno (tranne quelli che riescono a scappare, ovviamente), appunto perchè è come un “carcere”, non si può quindi dire che lì siano ospitati…. per sergio: lo straniero (extracomunitario) che perde il lavoro ha sei mesi di tempo per trovarne un altro, altrimenti entra in clandestinità finen do nel girone dell’inferno CIE-carcere.non mi risulta che lo stesso trattamento valga per gli italiani. che poi i soldi venagno spesi male concordo..lo sapete quante eprsone vengono effettivamente rimpatriate? poche o nessuna, perchè si vede che fa comodo mantenere i vari CIE e tutta la macchina mangia soldi che ci ruota intorno…e comunque si a Gradisca ci sono 100 ospiti del cARA che se en esocno liebramente e spendono i pochi soldi che hanno sul territorio..anche quetsa è economia, non mi risulta che tabaccai, baristi o altri commercianti della zona rifiutino i soldi dei “negri” del CARA…e si dice “si comportino”, non “si comportano”

  4. sindelar ha detto:

    A parte i due interventi qui sopra completamente incomprensibili per esposizione dei fatti e delle lamentele, il parlamentare sbaglia.
    O sono carceri e allora ci spieghi il parlamentare dove sono gli agenti di polizia penitenziaria invece che ditte private o poliziotti che stanno lì invece di starsene a fare multe sulle strade. Senza contare che dovrebbero spiegarci per quale reato (Res = cosa che è oggetto del delitto per il quale sono incolpati i detenuti) stanno lì dentro.
    Oppure sono centri di identificazione nel vero senso di quello che le tre parole vogliono dire. Si arriva, ci si identifica e sui ritorna alla vita di tutti i giorni. La fornitura di false generalità ad un pubblico ufficiale è di per sè (nell’eventualità) un reato punibile con ammenda o carcere.
    Menis non ha il coraggio di dire che trattasi di abominio giuridico previsto da legge dello Stato che porta le firme di … ?

    Glielo ricordo io: sono stati istituiti dall’articolo 12 della legge 40 del 1998

  5. jacopo ha detto:

    anche ammesso che sia catalogabile quale pseudocarcere mi pare un colabrodo… quale carcere conta evasioni settimanali? se secondo alcuni carcere è già, almeno i fondi x la sicurezza siano quelli. Qui si é realizzata una struttura di detenzione temporanea la cui durata dipende dalla propensione ad evadere dei detenuti.

  6. sergio ha detto:

    per zz top
    ti ringrazio delle precisazioni, che devo dire non sapevo, il problema resta lo stesso, se in Italia serve manodopera sono le fabbriche tramite stato che devono richiederlo, non si possono lasciare le frontiere aperte far entrare centinaia di migliaia di persone, chi darà lavoro, mangiare a tutti?, Con che soldi?, il nostro Stato è al fallimento, vedi bilancio sempre in aumento, purtroppo io la vedo così, ormai con questa situazione politica non mi vedo in nessun partito, tutti pensano ai loro interessi, di idealisti ne sono rimasti pochissimi, e anche loro debbono sottostare alla maggioranza, per quanto riguarda lo sbaglio del “si comportano”, quando mandi il commento hai la possibilità di leggerlo nel totale, ti accorgi di aver sbagliato non hai possibilità di correggerlo, ma anche tu non scherzi nello scrivere sbagliato, ecco i tuoi sbagli : am gli ospitio,soldi venagno spesi male , eprsone, se en esocno liebramente, quetsa, ti ringrazio della correzione e mi scuso, ma cerca di scrivere bene, mi viene in mente un proverbio “ma da che pulpito viene la predica? senza accredine ti ringrazio salutoni a tutti sergio

  7. roberto ha detto:

    Rispondo anche io a ZZTop e, ammettendo la mia ignoranza se ciò che dici è vero, ti chiedo, CIE e CARA sono quindi nella stessa struttura a Gradisca? Perchè ripeto, io passo spesso lì davanti e vedo gente di colore entrare ed uscire dal cancello principale, per tale motivo, credendo io che tutto il comprensorio fosse CIE è nata la mia lamentela. Grazie della precisazione

  8. AnoniMus ha detto:

    Un’altro Paolo Menis??
    Non sara’ per caso parente del Paolo Menis triestino aspirante politico?
    Dopo la “Trota” padana ci mancherebbe solo il “Sardon” barcolan…(alice di una nota localita’ balneare triestina) 🙂

  9. zz top ha detto:

    Cordiali Sergio e Roberto,
    sì a Gradisca nella stessa macrostruttura (l’ex caserma) convivono due macrostrutture diametralemnte opposte.
    CIE e CARA.
    il CARA è un centro di accoglienza per richiedenti asilo da cui (con dei limiti)
    possono entrare e usicre liberamente e in cui (almeno engli altri CARA d’Italia) anche
    la popolazione esterna potrebbe accedervi…
    quelli che vedete in giro sono richiedenti asilo.
    per sergio: la questione lavoro è più complessa di quanto credi. senza stranieri il nostro sistema economico si fermerebbe.
    anche quello meschino, mafioso, maledetto dei datori di lavoro che fanno lavorare in nero..da lì bisognerebbe partire, secondo me..scopriresti che gran parte del nero potrebbe essere convertito in lavoro a norma di legge e che i posti occupati sarebbero principalmente di stranieri.non ho dati alla mano, ma se li trovi li condivido.

  10. roberto ha detto:

    Grazie per la precisazione a ZZTOP

  11. alpino ha detto:

    potenziare i respingimenti, considerato che quel beduino di gheddafi viene a prenderci a pesci in faccia che almeno tale capo chino e reverenzialità diano i loro frutti.
    Perchè non attivare delle strutture extraterritoriali UE gestite a livello multiforze e con soldi UE, dobbiamo sempre sobbarcarci noi tutta sta gente…per il momento ritengo opportuno rinnforzare la strutture al fine di evitare ulteriori fughe poi allorquando Emergency Amnesty and co riusciranno a garantire casa, pane e lavoro ad ognuno di questi signori allora in quel momento potremmo pensare di abbandonare i CIE e se i CIE scoppiano ahimè dobbiamo metterli su un aereo e riportarli al paese natìo

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