25 Agosto 2010

Scampoli di storia: la compagnia “Austro-Americana” (Unione Austriaca di Navigazione)

Molte delle notizie e le fotografie sono state tratte dal sito “nuovolitorale.org” che qui ringrazio. L’ “Austro-Americana” è stata una grande e famosa società di navigazione con sede a Trieste, quando questa era il principale porto dell’ Impero Austro-Ungarico. Venne fondata nel 1895 da Gottfried Schenker, August Schenker-Angerer e William Burell, spedizionieri e fondatori della “Schenker Spedition” (“Spedizioni Schenker”) con lo scopo di realizzare un collegamento marittimo per il trasporto delle merci tra l’ Austria-Ungheria ed il Nord America. Le prime quattro navi della società furono acquistate in Inghilterra. I primi viaggi collegarono Trieste a Brunswick, Charleston, Wilmington e Neuport News e, a seconda delle necessità, verso altri porti della costa orientale nordamericana. Nel 1902 William Burell si ritirò dalla società e la sua quota venne ceduta ai fratelli Cosulich, originari di Lussinpiccolo, un’ isola istriana del Quarnero, famosa per i suoi comandanti e marinai. Uno dei Cosulich, Antonio aveva fondato sull’ isola nel 1857 una società di navigazione che nel 1889 si trasferì a Trieste. Qui Callisto Cosulich assunse la direzione della “Società Cosulich”.
L’ “Austro-Americana” acquistò quattordici navi della “Società Cosulich e” nel 1903 assunse la denominazione di “Vereinigte Österreichische Schiffahrtsgesellschaften der Austro-Americana und der Gebrüder Cosulich” (“Unione Austriaca di Navigazione dell’ Austro Americana e dei Fratelli Cosulich – Società Anonima”). In effetti potevano dare alla nuova società un nome un po’ più corto ! La società aveva sede nel palazzo di fronte al Palazzo delle Poste nell’ attuale piazza Vittorio Veneto. Nel 1904 la flotta era costituita da diciannove navi. In questo stesso anno, per la prima volta, vennero organizzati dei viaggi per il trasporto dei passeggeri. Si trattava per lo più di emigranti che decidevano di partire per gli Stati Uniti d’ America.

Manifesto delle partenze

L’ attivazione di queste linee marittime per il trasporto di passeggeri mise l’ “Austro-Americana” in competizione con due formidabili concorrenti, il “Norddeutscher Lloyd” e la “Hamburg-America-Linie” che sino a quel momento avevano gestito il trasporto degli emigranti dai territori della monarchia asburgica. Nel 1905 la società ottenne un edificio a Trieste nel quale potè alloggiare 1.500 persone in attesa di emigrare che fu detto appunto “Casa dell’ Emigrante”. Dal 1906 l’ “Austro-Americana” ottenne il diritto di trasportare anche gli emigranti, cittadini del Regno d’ Italia, che partivano da Napoli e Palermo. Nel 1907 venne attivato il servizio marittimo verso il Sud America. Nel 1910 la società ottenne l’ incarico per il trasporto della corrispondenza sulle rotte del nord e sud dell’ Atlantico. Nello stesso periodo venne inaugurata, e sostenuta finanziariamente dallo stato, la linea Trieste-Rio de Janeiro-Santos-Buenos Aires.
Alcuni anni prima, a seguito di accordi finanziari con il governo austriaco, i Cosulich erano riusciti a concretizzare il progetto per la costruzione di un transatlantico che doveva essere la più grande, la più moderna e la più veloce nave di quante servivano il Mediterraneo. L’ obiettivo era ambizioso: emancipare la marineria adriatica dall’ industria cantieristica britannica dove sino ad allora venivano commissionate quasi tutte le navi. Ma non solo, il governo di Vienna concesse all’ “Austro-Americana” un prestito di quattro milioni di corone al 2 % per la costruzione di un cantiere nazionale. Ovvio che i Cosulich ne approfittarono. Acquistati i terreni a Monfalcone, ben presto cominciarono a delinearsi gli scali, a sorgere le prime tettoie, le prime officine e le prime case operaie. A un anno dall’ inizio dei lavori il “Cantiere Navale Triestino” potè dirsi ultimato. Era il 1908: due anni dopo vi fu il primo varo con il piroscafo “Trieste” per la società Dalmatia.

Kaiser Franz Joseph I

Nei primi mesi del 1909 ebbe inizio la costruzione di un nuovo transatlantico che venne chiamato col nome dell’ Imperatore per espresso desiderio della corte di Vienna: “Kaiser Franz Joseph I”. La crociera inaugurale venne riservata ai soci della Lega Navale. In coppia con il “Martha Washington” furono destinati al trasporto di passeggeri e merci al Brasile e all’ Argentina. Quale rappresentante della società armatrice fu mandato in Sud America Antonio Cosulich e il capitano Augusto Hreglich lo sostituì nell’ azienda, anche il fratello Giuseppe Cosulich lo raggiunse nel 1912. L’ ufficio passeggeri fu trasferito, a seguito dell’ acquisto dell’ immobile, al piano terra dell’ Hotel de La Ville sulle Rive di Trieste. Nel 1913 fu stipulato un accordo commerciale con la “Canadian Pacific” per l’ immissione di navi sulla linea da Trieste per il Canada; l’ esperimento durò soltanto sei viaggi, giusto il tempo per recepire la completa non convenienza economica della linea. Nel 1913, ultimo anno di pace, l’ “Austro-Americana” importò ed esporto merci pari al 95 % del traffico commerciale complessivo tra l’ Austria-Ungheria e il Sudamerica. L’ anno successivo l’ “Austro-americana” era la più importante compagnia marittima dell’ Adriatico, il capitale sociale era di 24 milioni di corone e la flotta contava 32 navi d’alto mare.

Kaiserin Elisabeth in costruzione a Monfalcone nel 1913

Con lo scoppio della prima guerra mondiale non fu ovviamente più possibile percorrere le rotte internazionali e la costruzione della “Kaiserin Elizabeth” fu interrotta. Dopo la fine della guerra, l’ “Austro-Americana” andò incontro ad un destino simile a quello del “Lloyd Austriaco”. Le navi che si trovavano nei porti stranieri o in navigazione al di fuori delle acque territoriali vennero catturate o affondate dagli stati nemici. Un certo numero di navi venne requisito e destinato ad essere utilizzato come navi ospedale. Nel dopoguerra le dieci navi superstiti (sulle oltre trenta del periodo prebellico) ripresero a navigare nella società dei fratelli Cosulich. Ma questa è un’ altra storia che finirà nel 1931 quando il Gran Consiglio del fascismo nazionalizzerà la società.

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51 commenti a Scampoli di storia: la compagnia “Austro-Americana” (Unione Austriaca di Navigazione)

  1. Luigi (veneziano) ha detto:

    Aggiungo un paio di notizie: Gottfried Schenker in realtà non era austriaco, bensì svizzero. A soli 30 anni – nel 1872 – aveva fondato a Vienna con due soci la Schenker & Co., che in trent’anni divenne un vero e proprio colosso: Schenker fu in pratica l’antesignano dei grandi gruppi di spedizione, inventore del concetto stesso di “spedizione di gruppo” e dell’integrazione dei servizi di spedizione via nave, treno, strada e navigazione interna.

    Alla fine del XIX secolo, la Schenker era l’unica compagnia europea che poteva vantare linee di spedizione da Londra (estremo ovest) a Istanbul (estremo est), con propri centri logistici (come li chiameremmo oggi) in tutti i principali porti e in tutte le principali città europee.

    Non ebbe dei figli naturali, e alla sua morte (1901) l’impresa passò al figlio adottivo August Schenker-Angerer.

    Nell’articolo si parla della nazionalizzazione della Cosulich decisa dal Gran Consiglio del fascismo. Ad un lettore disattento, potrebbe sembrare che il regime – in modo rapace – abbia sottratto questa società alla famiglia Cosulich. La realtà però fu ben diversa: la spaventosa crisi della fine degli anni ’20 aveva messo totalmente in ginocchio i Cosulich, cosicché la nazionalizzazione della società in realtà non fu altro che un salvataggio ad opera dello stato.

    Singolarmente, la stessa identica cosa accadde anche alla Schenker tedesca, che era ripartita alla grande dopo la Prima Guerra Mondiale: crollata negli anni della grande depressione, venne nazionalizzata tramite l’acquisto da parte delle Ferrovie Tedesche (DB).

    C’è però una discrepanza nelle date in varie fonti: mentre la Schenker venne ceduta a DB nel 1931, non mi risulta che fu il 1931 l’anno della nazionalizzazione della Cosulich. Per meglio dire: i cantieri navali di Monfalcone – già di proprietà dei Cosulich – erano in crisi nera da anni, e vennero nazionalizzati per il tramite della Banca Commerciale Italiana nel 1930, mentre la Cosulich Società Triestina di Navigazione venne nazionalizzata nel 1928, secondo il catalogo della mostra “Sulla rotta dei Cosulich. Navi e cantieri tra l’Adriatico, Trieste e Genova”. Nella voce di WIkipedia si dice che ciò avvenne nel 1932. In un’altra fonte leggo invece che l’ultima assemblea generale della Cosulich Line si tenne a Trieste il 30 dicembre 1936.

    L.

  2. cagoia ha detto:

    MARTHA WASHINGTON – Costruita nel 1908 da Russell & co, il porto Glasgow, Scozia, per linea austro-americana, bandiera austriaca.

    8.347 tonnellate lorde; lunga 460 piedi; larga 58 piedi. Tre motori a vapore. Velocità di servizio 17 nodi. 2.190 passeggeri (60 in prima classe, 130 in seconda classe ottima, 2.000 in terza classe). Due alberi, due ponti e ponte di ricovero. Linea N. York-Trieste. Tra il 1914-1917, durante la prima Guerra Mondiale, venne ancorata a New York . Nel 1922 venne venduta a Cosulich Line, bandiera italiana con servizio di linea N. York-Algeri-Venezia-Trieste e più tardi anche l’America meridionale. Venne venduta a Lloyd Triestino, bandiera italiana, nel 1933 e rinominata Tel Avi. Venne bruciata e distrutta nel 1934.

    http://www.favara.biz/immagini/cognomi/navi/martha_washington.jpg

    da: http://www.favara.biz/cognomi/navi_viaggio.htm

  3. cagoia ha detto:

    ARGENTINA – Costruita nel 1907 da Russell & co, nel porto di Glasgow, Scozia.

    5.526 tonnellate lorde; lunga 390 piedi; larga 48 piedi. Triplo motore a vapore. Velocità di servizio 15 nodi. 1.450 passeggeri (45 in prima classe, 175 in seconda classe ottima e 1230 in terza classe). Due alberi e due ponti, oltre un ponte di ricovero. Costruito per linea austro-americana, con bandiera austriaca, nel 1907, fu chiamata Argentina. Nel 1918 venne utilizzata come nave ospedale. Venduta nel 1919 a Cosulich Line e nel 1926 a Florio Line, bandiera italiana. Venduto a Tirrenia Line, bandiera italiana in 1932. In disuso dal 1960.
    http://www.favara.biz/immagini/cognomi/navi/argentina.jpg

  4. cagoia ha detto:

    LAURA – Costruita nel 1907 da Russell & co, nel porto di Glasgow, Scozia, col nome di Laura.

    6.125 tonnellate lorde; lunga 415 piedi; larga 49 piedi. Tre motori a vapore. Velocità di servizio 16 nodi. 1.480 passeggeri (130 in prima classe e 1.350 in terza classe ottima). Linea Trieste-N. York e Trieste-sud America. Nel 1917 cambiò il nome in Europa. Nel 1919 cambiò il nome in Braga, con linea N. York-Marsiglia. La nave è andata distrutta nelle isole greche nell’ ottobre 1926.
    http://www.favara.biz/immagini/cognomi/navi/braga.jpg

  5. cagoia ha detto:

    BELVEDERE – Costruita nel 1913 da Cantieri Navali Triestini, Monfalcone, Italia.

    7.420 tonnellate lorde; lunga 437 piedi; larga 51 piedi. Tre motori a vapore. Velocità di servizio 13 nodi. 1.544 passeggeri (144 in prima classe e 1.400 in terza classe ottima).A due alberi e due ponti, più ponte di ricovero. Costruito per Austro-Americana Line, bandiera austriaca, per servizio Trieste-sud America e York -Trieste. Venduto a Cosulich Line, bandiera italiana, nel 1919. Preso dal Governo degli Stati Uniti, nel 1941, cambiò il nome USS Audacious.
    http://www.favara.biz/immagini/cognomi/navi/belvedere.jpg

  6. cagoia ha detto:

    FRANCESCA – Costruita nel 1905 da Russell & co, al porto Glasgow, Scozia, per Austro-Americana Line, bandiera austriaca.

    4.946 tonnellate lorde; lunga 359 piedi; larga 48 piedi. Tre motori a vapore. Velocità di servizio 12 nodi. 1.580 passeggeri (30 in prima classe, 50 in seconda classe ottima e 1.500 in terza classe). Linea N. York-Triestee più tardi Trieste-sud America. Venne venduto a Cosulich nel 1919 e servì la linea N. York-Mediterraneo. Andò in disuso nel 1926.
    http://www.favara.biz/immagini/cognomi/navi/francesca.jpg

  7. cagoia ha detto:

    SOFIA HOHEMBERG – Costruita nel 1905 da Lloyd Austriaco cantiere navale, Trieste, Austria, per Austro-Americana Line, bandiera austriaca.

    5.491 tonnellate lorde; lunga 360 piedi; larga 48 piedi. Tre motori a vapore. Velocità di servizio 12 nodi. 1.630 passeggeri (30 in prima classe, 50 in seconda classe ottima, 1.550 in terza classe).Due ponti e un ponte di ricovero. Linea N. York-Trieste e più tardi Trieste-sud America. Venne venduta a Cosulich Line, bandiera italiana, nel 1919 e cambiò il nome in Sofia, con la nuova linea N. York-Mediterraneo (1919 -1921). Andò in disuso nel 1929.
    http://www.favara.biz/immagini/cognomi/navi/sofia_hohemberg.jpg

  8. sindelar ha detto:

    Si capisce anche un altro motivo dell’entrata in guerra dell’Italia contro l’Austria.

  9. arlon ha detto:

    Un altro articolo iperinteressante, grazie.

  10. Luigi (veneziano) ha detto:

    @ sindelar

    Posso sommessamente ricordare che fu l’Austria ad iniziare la Grande Guerra?

    L.

  11. matteo ha detto:

    e che centra?

    non centra se l’italia ne ha dichiarato guerra, la guerra fu dichiarata perche ai francesi e inglesi,serviva un terzo fronte da contrappore al au, probabilmente senza quel terzo fronte l’au non sarebbe stata sconfitta, in quanto combatteva su piu fronti contemporaneamente

  12. sindelar ha detto:

    Mah voi credete ancora alla storia dei popoli oppressi e del grido di dolore che si alzava da Trieste irredenta? Voi pensate che il Vittorio muoveva un esercito per quello?

    L’ anno successivo l’ “Austro-americana” era la più importante compagnia marittima dell’ Adriatico, il capitale sociale era di 24 milioni di corone e la flotta contava 32 navi d’alto mare

    Money talks dicono gli inglesi. E’ sempre stato così, da Cartagine a Bagdad.

  13. Luigi (veneziano) ha detto:

    Pensare che le guerre si facciano solo per i soldi mi pare molto riduttivo. Si pensi per esempio alla Germania nazista: Hitler se ne fregava dei soldi: lui parlava di “spazio vitale” riprendendo in modo brutale le teorie sulla selezione, che estendeva alle razze umane.

    La storia dei “popoli oppressi” (chiama la questione come vuoi) in realtà era costata già una guerra fratricida nel 1848 e dintorni, quando gli eserciti corsero in lungo e in largo l’Impero, e austriaci e croati si scannarono contro gli ungheresi e gli italiani.

    E sempre la storia dei “popoli oppressi” determinò alla fine della fiera la fine dell’impero di Carlo I, che disperatamente cercò le ultime settimane di tenere in piedi la baracca.

    E’ ovvio che l’Italia perseguisse nel 1915 una politica di potenza: era la stessa politica perseguita da tutti gli stati europei da secoli e secoli, e lei da buona ultima – e con le pezze al sedere che tutti elegantemente le ricordavano d’avere – cercava di accodarsi. Non s’era già scannata con l’Impero turco un paio di volte? E non aveva già tentato l’avventura coloniale in Africa?

    Ma volendo tornare un po’ indietro nel tempo, qualcuno si ricorda come l’Austria si portò a casa i territori della Repubblica di Venezia a Campoformido?

    Francia ed Austria avevano combattuto nei territori della neutrale Serenissima. La prima aveva vinto, poi in cambio dello sgombero delle truppe austriache dai Paesi Bassi regalò Venezia all’Austria.

    Così andavano le cose all’epoca…

    L.

  14. cagoia ha detto:

    @10
    posso ricordatre che l’italia nella vignetta della grande guerra no c’entrava una mazza fin che no la se ga intortà dopo il patto de Londra per gaver un vantaggio territoriale?

  15. sindelar ha detto:

    Hitler avrebbe dovuto erigere un monumento alla crisi economica degli anni 30. Senza il marco ridotto a carta igienica sarebbe rimasto solo un imbianchino di provincia buono a sbronzarsi nelle birrerie di Monaco.

  16. sindelar ha detto:

    Quando i soldi non ci sono (= crisi economica) si tenta di mungere sempre la solita vacca: lo stato. Stessa cosa nella Germania degli anni 30. C’era il folle che declamava lo ‘spazio vitale’, c’erano gli industriali che volevano ritornare a far soldi, c’era un popolo alla fame.

  17. Luigi (veneziano) ha detto:

    @ sindelar 15

    Ti confondi: Hitler non fece mai l’imbianchino, ma il pittore. In quel periodo però non era a Monaco, ma a Vienna. Egli poi notoriamente era astemio.

    Riguardo invece al tuo commento n° 16, dovresti sapere che all’epoca non esisteva nemmeno il concetto teorico di “intervento dello stato nell’economia”, anzi, era vero l’opposto: si riteneva – seguendo pedissequamente il dogma liberista – che lo stato dovesse immischiarsi il meno possibile in queste cose. Fu a seguito della crisi spaventosa di quegli anni che invece nacquero le teorie sull’intervento pubblico nell’economia.

    Per approfondire, va’ un po’ a leggere ciò che fece Franklin Delano Roosevelt negli USA.

    L.

  18. Luigi (veneziano) ha detto:

    @ cagoia

    Pensare che l’Italia non c’entrasse una mazza nella guerra fino al patto di Londra, mi pare un po’ eccessivo.

    Fin dall’ultimatum A/U alla Serbia iniziarono i contatti di tutti i principali governi europei con l’Italia, al fine di tirarla dalla propria parte.

    Uno offriva questo, un altro offriva quello, con la differenza che l’Austria poteva offrire del suo ma offrì pochetto, mentre gli alleati offrivano tutte cose altrui, e quindi poterono largheggiare, salvo rimangiarsi una parte di quanto promesso, nel 1919.

    Ho letto un interessante libro di Margaret MacMillan dal titolo “Parigi 1919”, nel quale si analizza tutto il periodo delle trattative di pace, con interessanti descrizioni dei vari protagonisti. Sembra che il primo ministro italiano Vittorio Emanuele Orlando nel corso degli incontri con le altre potenze vincitrici si comportasse come se fosse il protagonista di un’opera o di una tragedia, con lunghe perorazioni, singhiozzi, pianti, gesti teatrali e fazzoletti per detergere le lacrime e il sudore.

    Tutto per convincere il presidente americano Wilson ad avere sia Fiume che la Dalmazia.

    L.

  19. piero vis'ciada ha detto:

    regola n° 1:

    ” tuti pol far guere ( e ghe ne ga fate tante ) solo l’italia no pol e dopo (in ogni caso) ga sempre de vergognarse e de domandar scusa ”

    quindi “…viva l’a e po bon…” (l’impero austroungarico infatti pareria che se ga formado via via sulla base de locali e democratici referendum popolari e, ala fine, xe crollado solo per la vigliaccada dei traditori italiani …ovviamente)

  20. piero vis'ciada ha detto:

    ben bon, ma come se colega questo del “austro americana” con quel altro del siopero dei fuochisti del l.austriaco ?
    http://trieste.bora.la/2010/08/18/scampoli-di-storia-lo-sciopero-dei-fuochisti-del-lloyd-austriaco-del-1902/

    quei de cosulich no ga mai fato siopero ?

  21. cagoia ha detto:

    @19
    una batuda che girava in ambienti diplomatici…
    L’unico modo che l’italia ga de finir una guerra dalla stessa parte de dove la ga cominciada, xe che la guera duri abastanza tempo de poder cambiar schieramento 2 volte.

  22. matteo ha detto:

    mi sembra che nel mein kampf abbia dato sfogo alle sue idee economiche e altro, la guerra era per l’economia, infatti per lui la germania doveva diventare superindustriale, i paesi del est dediti al agricoltura, ecc

  23. Luigi (veneziano) ha detto:

    @ cagoia

    Quella battuta è falsa, e tanto più viene ribadita tanto più è falsa, nel senso che non venne mai detta.

    In realtà, l’unica vera battuta della quale si è certi è quella pronunciata dal cancelliere tedesco Bernhard von Bulow, che in un discorso al Reichstag dell’8 gennaio 1902 affermò che l’Italia – che pur inserita nella Triplice Alleanza con Germania e Austria aveva avuto degli abboccamenti con la Francia – si era concessa “un giro di valzer”.

    “Giro di Valzer” che – a volerla dire tutta – ogni grande potenza dell’epoca aveva compiuto decine di volte, nel corso della sua storia.

    L’Austria – per esempio – fu prima acerrima nemica della Francia, poi alleata, poi di nuovo nemica, eccetera eccetera.

    Battute sarcastiche sull’Italia si sprecarono e si sprecano tuttora con riferimento non tanto alla Grande Guerra, nella quale inopinatamente i ridicoli e traditori italiani ebbero la meglio sul plurisecolare impero austroungarico, onusto di gloria ed onori, ma con riferimento alla seconda guerra mondiale. Il comportamento deludente delle forze armate italiane, soprattutto se messo a paragone con le sbruffonate del regime, hanno contribuito a rinfocolare le tradizionali visioni razziste ed italofobiche, tipiche soprattutto del mondo tedesco e del mondo inglese.

    Già: questo perché fin dalla fine del XVIII secolo alcuni autori inglesi (Charles Dickens fu uno di questi) hanno dipinto gli italiani come un popolo di ladri, malfattori, sporchi, bugiardi, traditori eccetera eccetera eccetera.

    Ci sono anche dei recenti studi sociologici che lumeggiano l’atteggiamento italofobico di certa parte del mondo anglosassone, di fronte alle vittorie calcistiche delle squadre italiane.

    L.

  24. sindelar ha detto:

    Vabbè che stiamo svicolando OT ma devo spiegare proprio tutto? Sarà stato astemio ma
    tenne il primo discorso del suo partito in una birreria.
    http://www.mrbeer.it/approfondimenti-birra/hitler-birrerie.htm
    Tentò anche un colpo di stato che prese il nome di Putsch della birreria.
    http://it.wikipedia.org/wiki/Putsch_di_Monaco

    Il termine ‘imbianchino’ per definire il personaggio è ironico, e non mi pare che abbia avuto tutto questo successo come pittore ( http://digilander.libero.it/lacorsainfinita/guerra2/schede/pittore.htm )

    Bòn desso basta dèi.

  25. Luigi (veneziano) ha detto:

    @ matteo 22

    E’ vero e-sat-ta-men-te l’opposto: proprio nel Mein Kampf egli afferò che ritenere il nazionalsocialismo un movimento che si preoccupa della redistribuzione delle ricchezze o dell’economia significa non aver capito nulla.

    Il nazionalsocialismo, per Hitler, era un movimento che si rovolgeva all’anima del popolo e allo stato, e quindi non esiste un concetto di “economia” che sia separato dal concetto di “nazione”. Ma ciò che interessa non è l’economia, bensì la nazione.

    In realtà, la parola stessa “economia” appare poche volte nel “Mein Kampf”.

    L.

  26. Paolo Geri ha detto:

    @20.
    I Cosulich entrano nell’ Austro-Americana un’ anno DOPO lo sciopero dei fuochisti del 1902, sciopero che era collegato ad altre vertenze in Italia e in Europa. Si potrebbe chiedersi piuttosto se i fuochisti dell’ Austro-Americana scesero in piazza a fianco dei colleghi del Lloyd. Nella documentazione sullo sciopero del 1902 che è disponibile si parla ampiamente di “solidarietà” degli “operai” triestini verso i fuochisti e di “sciopero generale” ma non vi è mai menzionata una solidarietà per così dire “di categoria”. Si può presumere che vi fossero trattamenti e condizioni diverse anche perchè l’ attività marittima dell’ Austro-Americana era diversa da quella del Lloyd, ma non ho elementi precisi per affermarlo. Un altro elemento di differenza poteva essere un diverso dato di adesione al sindacato e al partito socialista fra gli addetti delle due compagnie, ma anche qui sono solo supposizioni.

  27. piero vis'ciada ha detto:

    dal finale del articolo sembra che i cosulich sia restadi vittime del italia e del fascismo, giustamente luigi ne conta un altra storia alla quale zonto questo episodio (http://www.ilterritorio.ccm.it/lib/index_boll.php?goto_id=1203)

    Orlando Inwnkl “Di fronte alla grande crisi del ’22-23, con centinaia di licenziamenti di operai dei Cantieri e centinaia di disdette fra i coloni, con i tanti episodi di violenza e rappresaglia da parte delle squadre fasciste, le organizzazioni operaie monfalconesi, ormai semi-clandestine, si orientano secondo le direttive comuniste. Alcuni vecchi compagni di Inwinkl emigrano, come Luigi Tonet; altri confluiranno nel PC per poi emigrare ugualmente, come Alberto Bassi. Il gruppetto degli ‘unitari’ di Monfalcone – Inwinkl, Pellaschier, Martincich appare così isolato e scarsamente attivo. Questo in ogni modo non lo salva dalla violenza fascista; abbiamo notizia di una bastonatura inflitta a Inwinkl dalle squadre che allora terrorizzavano l’Isontino con l’appoggio finanziario e logistico dei proprietari dei Cantieri, i fratelli Cosulich”

  28. Tergestin ha detto:

    Trieste iera un villaggio de pescatori de poche migliaia de persone, che parlava un dialetto affine al ladin e se xe diventada una citta’ prospera, multiculturale e famosa xe stado grazie al Porto Franco. Sotto l’A/U.
    El resto xe ciacole.

  29. omo vespa ha detto:

    dai venezian, l italia xe l unica che ga comncia guere d euna parte per dopo cambiar per tre volte. l austria no ghe vien neanche vicin.

    e mi de sta roba vado fiero – in guera no xe regole, miga che uno ga de svenarse solo per “onor” e altre monade. se ghe xe de far guera, tanto val farla de la parte che vince. vae victi o come diavolo diseva quei de roma.

  30. matteo ha detto:

    e-sa-tta-men-te il contrario di cio che hai detto

  31. matteo ha detto:

    beh piero, il vivante non aveva ragione?

  32. Luigi (veneziano) ha detto:

    @ omo vespa

    Mi fai qualche esempio di guerre iniziate dall’Italia da una parte per dopo cambiare per tre volte?

    L.

  33. omo vespa ha detto:

    venezian, dovevo scriver “per 3 volte ga cominica de una parte per cambiar”. semo forti, ma tanto forti no ancora de arivar far due giri de valzer…uno vien ben, due saria tropo.

  34. Bibliotopa ha detto:

    bah,una no la gavemo cominciada dela parte che ve gavessi piasso, una meno mal che i se ga inacorto de che parte sbagliada che qualchedun li gaveva ficcai ( meo tardi che mai) e la terza no go capido ben..

  35. omo vespa ha detto:

    gavessi piasso? a chi?

  36. Luigi (veneziano) ha detto:

    Omo vespa: hai le idee un po’ confuse.

    La prima guerra immagino sia quella 1915-1918: l’abbiamo iniziata e finita dalla stessa parte. Certo: non era la parte della Triplice Alleanza, d’altro canto vediamo se sai dirmi quali alleanze erano state firmate da Russia, Austria, Germania, Inghilterra, Francia e Turchia dal 1870 al 1913: dài, che ci divertiamo un po’ a fare i conti di quanti giri di valzer ci sono stati.

    Capisco però che tu sei rimasto ancora al proclama “Ai miei popoli” di Francesco Giuseppe, nel quale accusava l’Italia di tradimento. E’ interessante trovare uno che ha le stesse idee di chi ha allegramente scatenato la guerra che doveva affossare il suo impero.

    Riguardo alla seconda guerra mondiale, ti faccio notare i seguenti fatti:

    1. 13 ottobre 1943: l’Italia – precedentemente alleata – dichiara guerra alla Germania.

    2. 20 agosto 1944: la Romania – precedentemente alleata – dichiara guerra alla Germania.

    3. 31 dicembre 1944: l’Ungheria – precedentemente alleata – dichiara guerra alla Germania.

    4. 3 marzo 1945: la Finlandia – precedentemente alleata – dichiara guerra alla Germania, ed afferma nella sua dichiarazione che in realtà essa è in guerra a far data dal 15 settembre 1944.

    In pratica, tutti i principali alleati della Germania durante la Seconda Guerra Mondiale ad un certo punto le dichiararono guerra. A questo punto delle due l’una: o sono tutti quanti dei traditori farfalloni, oppure bisogna ritenere che l’interpretazione da darsi dev’essere un’altra.

    A meno che tu non la pensi come i repubblichini di Salò o come Adolf Hitler, che si scagliarono contro il “tradimento” italiano. Hitler addirittura affermò che senza l’Italia lui la guerra l’avrebbe vinta. Vediamo se anche in questo sei d’accordo col Fuehrer.

    L.

  37. omo vespa ha detto:

    orco cio, cosa ghe c’entro mi col franz jo e el adolfo?!

    go deto che gavemo cambia piu dei altri, e che gavemo fato ben de cambiar a la ggher com a la gher. tuto qua. se poi te me vol meter in canton con sti due, proprio…

  38. ufo ha detto:

    Sarà, ma alla fine della prima guerra del golfo avevo letto su Newsweek che quella era la prima guerra che l’Italia aveva finito dalla stessa parte con cui l’aveva iniziata…

    Certo che era una battuta, e non va presa in senso letterale, ma certamente è di quelle che restano impresse.

    @19 Piero, come al solito ci hai azzeccato! Basta con questa vetusta convenzione secondo cui è l’agressore a scusarsi: è finalmente ora che Libia, Etiopia ed Eritrea chiedano formalmente scusa all’elmo di Scipio per aver ostacolato il corso dell’italico destino… Giusto bene che il buon Gheddafi è a Roma – secondo me sarà venuto apposta per seguire il tuo saggio consiglio e, anzi, chiedere di tornare colonia.

  39. matteo ha detto:

    mica è cosi facile

    ALTRE NAZIONI SI UNISCONO ALL’ASSE
    Nel luglio del 1940, poche settimane dopo la sconfitta della Francia, Hitler decise che, nella primavera successiva, la Germania Nazista avrebbe attaccato l’Unione Sovietica. Per assicurarsi l’aiuto per l’invasione da parte delle nazioni simpatizzanti – in termini di materie prime, di diritto di transito per le forze tedesche e anche di rifornimento di truppe – la Germania cominciò a lusingare e a fare pressione sugli stati dell’Europa sudorientale affinché si unissero all’Asse. Ad esempio, i Nazisti offrirono aiuto economico alla Slovacchia e protezione militare e territori sovietici alla Romania, allo stesso tempo avvertendo l’Ungheria che il recente appoggio della Germania all’annessione ungherese di territori rumeni e cecoslovacchi poteva cambiare a beneficio della Slovacchia e della Romania.
    Il fallimento degli sforzi italiani per conquistare la Grecia nell’autunno e nell’inverno 1940-1941 aumentò le preoccupazioni tedesche di poter difendere efficacemente il proprio fianco sudorientale nei Balcani. L’entrata in guerra della Grecia e le vittorie nel nord del paese e in Albania avevano infatti permesso agli Inglesi di aprire un fronte contro l’Asse nei Balcani; tale fronte rappresentava una seria minaccia ai campi petroliferi in Romania, che erano vitali per i piani di invasione tedeschi. Per sottomettere la Grecia e respingere gli Inglesi sul continente, la Germania nazista a quel punto aveva bisogno di poter trasportare le proprie truppe attraverso la Yugoslavia e la Bulgaria.
    Dopo l’apertura del fronte italo-greco il 28 ottobre 1940, la pressione della Germania sull’Ungheria e sugli stati dei Balcani si intensificò. Sperando in un trattamento economico preferenziale, l’Ungheria si unì all’Asse il 20 novembre 1940, anche in considerazione dell’appoggio ricevuto poco tempo prima dalla Germania per l’annessione della Transilvania settentrionale e con l’intento di assicurarsi in futuro l’appoggio dell’Asse per annettere anche il resto di quellla regione. Avendo già richiesto e ottenuto una missione militare tedesca nell’ottobre del 1940, i Rumeni si unirono all’alleanza il 23 novembre dello stesso anno. Essi speravano che l’appoggio leale all’invasione tedesca dell’Unione Sovietica e la consegna puntuale del petrolio avrebbero distrutto la minaccia sovietica e restituito alla Romania le province che i Russi avevano annesso nel giugno del 1940; inoltre, speravano di guadagnare l’appoggio tedesco nella riconquista della Transilvania settentrionale. La Slovacchia, infine, che dipendeva sia economicamente che politicamente dalla Germania per la propria esistenza di stato indipendente, seguì l’esempio delle altre nazioni il 24 novembre dello stesso anno.
    La Bulgaria, i cui leader erano riluttanti a farsi coinvolgere in una guerra contro l’Unione Sovietica, e la Yugoslavia, che ufficialmente era un’alleata della Grecia, decisero invece di prendere tempo, resistendo alle pressioni della Germania. Alla fine, però, anche la Bulgaria si unì all’Asse il primo marzo 1941, dopo l’offerta da parte dei Tedeschi del territorio della Tracia (in Grecia) e l’esenzione dal partecipare direttamente alla guerra contro i Russi. Anche la Yugoslavia, seppure riluttante, si unì all’Asse il 25 marzo 1941, dopo che i Tedeschi accettarono di riconoscere la sua neutralità nella guerra contro la Grecia e rinunciarono anche a richiedere il diritto al transito per le truppe dell’Asse. Due giorni dopo, però, ufficiali serbi rovesciarono il governo che aveva firmato il Patto Tripartito. Dopo la conseguente invasione e lo smembramento della Yugoslavia da parte di Germania, Italia, Ungheria e Bulgaria, in aprile, venne costituito il nuovo cosiddetto Stato Indipendente Croato che si unì all’Asse il 15 giugno 1941.
    Il 26 giugno successivo, quattro giorni dopo l’inizio dell’invasione dell’Unione Sovietica da parte delle forze dell’Asse, la Finlandia, nel tentativo di riconquistare i territori persi durante la Guerra d’Inverno del 1939-40 contro i Russi, entrò in guerra contro l’URSS come co-belligerante. La Finlandia, però, non firmò mai il Patto Tripartito.
    Dopo l’attacco a sorpresa sferrato dal Giappone contro la flotta degli Stati Uniti a Pearl Harbour, nelle isole Hawaii, il 7 dicembre 1941, e la conseguente dichiarazione di guerra contro la potenza americana da parte della Germania e delle altre potenze europee dell’Asse nella stessa settimana, le due guerre nell’Atlantico e nel Pacifico diventarono definitivamente un unico conflitto a livello mondiale.
    http://www.ushmm.org/wlc/it/article.php?ModuleId=10005177

  40. matteo ha detto:

    la finllandia non era alleata

  41. Bibliotopa ha detto:

    #39
    http://en.wikipedia.org/wiki/Co-belligerence
    paragrafo
    Finland as co-belligerent with Germany in World War Two

  42. Bibliotopa ha detto:

    e faceva parte del Patto Anticomintern, se ho ben capito..

  43. matteo ha detto:

    la finlandia era sicura che l’unione sovietica era ben peggiore della germania nazista, poi cera il patto molotov che spartiva ecc

    mica si unirono a hitler perche credevano che un migliaio di morti gli avrebbe fatto avere enormi introiti al tavolo delle trattative, erano paurose e siccome la francia che a quel tempo aveva un esercito di rispetto fu sconfitta insieme alla sconfitta degli inglesi a dunkurk, beh è logico che erano sicuri che li avrebbero eliminati velocemente senza pieta

  44. Luigi (veneziano) ha detto:

    @ matteo

    La Finlandia fu alleata dei tedeschi, ma non dichiarò guerra agli USA, bensì solo all’URSS.

    Dovresti però sapere che la Finlandia ritenne quella contro l’URSS una “guerra di continuazione” (così proprio la chiamano ancor oggi), giacché ci fu una prima guerra russo-finlandese nel 1939-1940.

    Tornando al discorso più generale, con la parola “Asse” s’intende formalmente quel complesso di stati che aderirono al Patto Tripartito del 27 settembre 1940, definito – appunto – “Asse Roma-Berlino-Tokio”.

    Ci furono adesioni che previdero la firma del trattato, come fece per esempio la Croazia di Ante Pavelic, ma anche altri tipi di adesioni, come per esempio la firma del patto Anti-Comintern (come t’ha detto Bibliotopa).

    Alcuni paesi firmarono il patto Anti-Comintern ma non entrarono in guerra (Spagna).

    Altri paesi poi non firmarono né il Patto Tripartito né il patto Anti-Comintern, ma furono alleati “de facto” dell’Asse nel momento stesso in cui dichiararono guerra ad uno dei paesi Alleati. La Thailandia è uno di questi casi, dal momento in cui concluse un’alleanza col Giapppone ed entrò in guerra contro gli anglo-americani.

    Mi permetto cordialmente di invitarti a leggere qualche libro di storia della Seconda Guerra Mondiale, per approfondire la tua conoscenza rispetto alle alleanze in corso nella Seconda Guerra Mondiale.

    L.

  45. abc ha detto:

    @ Luigi (ve) 36

    “Capisco però che tu sei rimasto ancora al proclama “Ai miei popoli” di Francesco Giuseppe, nel quale accusava l’Italia di tradimento. E’ interessante trovare uno che ha le stesse idee di chi ha allegramente scatenato la guerra che doveva affossare il suo impero.”

    A me non risulta che Francesco Giuseppe fosse stato personalmente favorevole a tutti i punti dell’ultimatum alla Serbia, né che fosse stato favorevole alla guerra, vista anche la sua veneranda età, ma furono i falchi ad avere il sopravvento, contro il suo parere.

  46. omo vespa ha detto:

    no abc, magari nol voleva andar cosi lontan, ma no podemo scarigar sui falchi le colpe. se ti son imperador, ti son imperador. miga ti fa el camerier. comunque el venzian voleva solo sparar per veder che efeto che fa, no xe de cior leteralmente.

  47. Boroevic ha detto:

    nel 1915 un noto personaggio inglese, non faccio nomi, mentre l Ítalia trattava con Inghilterra e Francia l éntrata in guerra al loro fianco, le appioppó il titolo di “Puttana d`europa” perché voleva approppiarsi anche di territori che etnicamente non erano assolutamente abitatre da etnie italiane

  48. matteo ha detto:

    Mi permetto cordialmente di invitarti a leggere qualche libro di storia della Seconda Guerra Mondiale, per approfondire la tua conoscenza rispetto alle alleanze in corso nella Seconda Guerra Mondiale.

    no, grazie, respingo e mi permetto cordialmente di farti notare un articolo sulle alleanze del asse che ho postato

    in tutti i casi è scritto pressioni dalla germania la quale ha sconfitto i francesi (a quel tempo un esercito di tutto rispetto in europa) e gli inglesi a dunkerk (sbaglio abissale fu di hitler che diede a goering il permesso di usare la luftwaffee non i carri armati e la fanteria)

  49. abc ha detto:

    @ 46 omo vespa

    Francesco Giuseppe era stato letteralmente raggirato dal suo ministro degli esteri Berchtold, sul quale pendono pesanti responsabilità per aver concorso a causare la prima guerra mondiale con i suoi milioni di morti.

    Scrive infatti Eugene Bagger in “Francesco Giuseppe” traduzione di C.Baseggio, editore dall’Oglio, a pag.384:

    “…il 27 luglio, il conte Berchtold sottoponeva all’imperatore l’abbozzo della dichiarazione di guerra. Era accluso un memorandum in cui il ministro degli esteri spiegava comme la risposta all’ultimatum soddisfacesse nella formma, ma non affatto nella sostanza; ad ogni modo, proseguiva il memorandum, la Triplice Intesa poteva ancora intaprendere un tentativo di mediazione ‘se la dichiarazione di guerra non creerà una situazione chiara’.

    Secondo un rapporto del comando del quarto corpo d’armata (di Budapest) le truppe serbe il giorno precedente, da alcuni battelli sul Danubio, avevano fatto fuoco sulle truppe austro-ungariche; poiché dunque le ostilità erano effettivammente aperte, sembrava indispensabile accordare all’esercito quella libertà di azione di cui, secondo il diritto internazionale, esso non poteva godere se non con l’inizio dello stato di guerra.

    L’abbozzo della dichiarazione di guerra, così come fu presentato all’imperatore, conteneva l’affermazione che il governo ungherese si sentiva forzato a prendere le armi, tanto più che ‘truppe serbe avevano già attaccato un reparto dell’esercito imperial-regio presso Temes-Kubin.

    Il 28 luglio Francesco Giuseppe firmava la dichiarazione di guerra. Questa venne immediatamente trasmessa dal conte Berchtold a Belgrado: immediatamente, ma con una piccola modificazione; non cioè in quella forma sotto cui Francesco Giuseppe aveva posto il suo nome.

    Il 29 luglio – 24 ore dopo – il conte Berchtold mandava all’imperatore una nota in cui scriveva. ‘Poiché le notizie di un combattimento presso Temes-Kubin non hanno ricevuto conferma, mi sono assunto la responsabilità, nella speranza dell’augusta approvazione di Vostra Maestà, di eliminare dalla dichiarazione di guerra la frase sull’attacco delle truppe serbe presso Temes-Kubin.’

    La notizia dell’attacco serbo presso Temes-Kubin non poteva essere confermata per l’unica ed importante ragione che l’attacco non aveva assolutammente avuto luogo: era stata una trovata del conte Berchtold per indurre più facilmente l’imperatore a firmare la dichiarazione di guerra”.

    Inoltre a pagina 380:

    “Oltre ad alcuni liberali e antimilitaristi … vi era ancora un uomo nell’impero che non desiderava la guerra: l’imperatore.

    Nei giorni della crisi balcanica del 1913 un loquace ministro del consiglio della corona prospettò la guerra come unica via di scampo. Francesco Giuseppe lo guardo freddamente … e gli domandò: ‘è mai stato in guerra lei? io ci fui e so cosa vuol dire’.

    Desiderava chiudere il suoi giorni in pace.”

    Ci sono altri spunti che tralascio per non farla troppo lunga.

  50. piero vis'ciada ha detto:

    @47
    “nel 1915 un noto personaggio inglese, non faccio nomi, mentre l Ítalia trattava con Inghilterra e Francia l éntrata in guerra al loro fianco, le appioppó il titolo di “Puttana d`europa” perché voleva approppiarsi anche di territori che etnicamente non erano assolutamente abitatre da etnie italiane”

    italia “puttana d’europa” perchè voleva appiopparsi territori che etnicamente non erano abitate da etnie proprie !?

    ma dai ! un noto personaggio inglese ?! …inglese ? cioè dell’inghilterra che ancora oggi ad esempio “occupa” l’irlanda e gibilterra ? o l’inghilterra che possedeva mezzo mondo di colonie ? ..ahahahaa….

    fenomenali gli inglesi… hanno sempre voluto essere loro la maitresse del casino europeo preoccupandosi di bacchettare le puttane più intraprendenti.

    complimenti a boroevic per aver voluto citare questo “noto personaggio inglese”…

    da wiki:
    -L’Impero Britannico fu la prima superpotenza mondiale; nel 1921 dominava su una popolazione di oltre 500 milioni di persone (circa un quarto della popolazione mondiale) e misurava circa 36 milioni di km², circa il 40% delle terre abitabili, fu il più grande impero della storia dell’uomo…-

    (…gran puttanoni mondiali!)

  51. piero vis'ciada ha detto:

    collegato al tema proposto:
    http://www.webalice.it/cherini/Tragedie/Beethoven.pdf
    la tragedia del Beethoven (e del suo equipaggio di cadetti) veliero scuola della “soc. anomina nave scuola” nata per iniziativa dei cosulich e con il concorso dell’austro-americana.

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