9 Agosto 2010

Acegas 2010/11: comincia l’avventura, tutti in riga agli ordini di coach Dalmasson

L’estate volge al termine, per meglio dire quella dei baskettari acegatini, l’autunno più cupo (ovviamente con il massimo dell’ironia) avrà i ritmi massacranti del preparatore atletico Paolo Paoli, ore passate a creare il “fondo” per una lunga stagione tutta di corsa, intervallato da sedute tecniche agli ordini di coach Dalmasson. Per fortuna i tempi moderni hanno abbracciato la filosofia del stancarsi con il pallone, per cui i “miraggi di toccare una palla a spicchi” degli anni addietro, perduranti per almeno due settimane, oggi si traducono “solamente” in mattinate di lavori forzati.

Parlare del roster costruito da Matteo Boniciolli per l’annata 2010/11 ha senso fino ad un certo punto in sede di apertura stagionale, i preconfezionati dogmi cestistici dei ruoli coperti, dei “punti nelle mani”, della chimica di squadra, rischiano di scadere nel pregiudizio critico, pericoloso in una città che strabuzzava gli occhi quando Tanjevic scelse come playmaker l’ala dell’anno prima (Pilutti ndr.) per guidare la squadra in A1, oppure mettendo in regia una taglia forte di 205 centimetri come Dejan Bodiroga; per cui, come diceva il grande Totò, è la somma che fa il totale, quindi tutto può essere opinabile ma il risultato del campo è giudice supremo, soprattutto in uno sport dove uno più uno non fa sempre due.
Neanche più ha un senso logico sostenere la bontà dell’età media molto bassa dell’Acegas, visto che i regolamenti federali costringono gioco forza ad adeguarsi, uniformando quindi le squadre; non bastasse, le rivoluzioni estive con sparizioni illustri (vedi Fortitudo o Budrio, qual dir si voglia), ripescaggi o acquisizioni di diritti, hanno fatto si che ad oggi il mercato non decolasse per certe squadre e quindi ogni giudizio sulla carta sarebbe parziale.

C’è un aspetto, ahimè negativo, che sembra tracciare consueti canovacci ogni stagione triestina di basket, più un suggerimento che un dato di fatto: il coinvolgimento fai da te!
Per i tanti amanti della palla a spicchi in città, la creatura bianco-rossa guidata da coach Dalmasson, dovrà essere scoperta con lo spirito di approfondimento degli appassionati, il motto “tanto la gente al Palatrieste ci va comunque” farà da padrone, nessun investimento fisico o monetario intaccherà la verginità mediatica, se non negli obbligati canali commerciali, vedi campagna abbonamenti (per fortuna sembra a prezzi bloccati).
La fortuna è che le risposte da questo punto di vista hanno sostanziato il dna cestistico del triestino medio, capacissimo di camminare senza “stampelle” o “ricostituenti” societari, riempiendo il Palatrieste, magari un po’ freddamente, ma  con la costanza mai venuta meno; chissà se anche la tifoseria più calda, auto-emarginatasi lo scorso anno per divergenze sostanziali con la Pallacanestro Trieste 2004, ritroverà l’habitat naturale e il necessario ruolo di trascinatrice.

Di certo un anno cestistico alle porte non può non essere dedicato a chi ha contribuito a far grande la pallacanestro in città, una città che spesso dimentica i profeti per poi rimpiangerli anni a venire….. grazie Nicola Porcelli!

Raffaele Baldini

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