4 Agosto 2010

Esercizi di stile: recensire Patti Smith senza usare la formula “sacerdotessa del rock” – il concerto di Grado del 3 agosto

Recensire un concerto di Patti Smith è un po’ come recensire una foto di Mapplethorpe. Sono passati 35 anni dalla storica copertina di Horses ma lei sembra sempre quella con la camicia bianca, il cravattino e la testa di una che si è appena svegliata. Anche la voce di Patti Smith ha quella grana pastosa delle vecchie foto in bianco e nero, sembra uscire da un nostro ricordo familiare, come la zia simpatica e anticonformista che ci era più complice nei pranzi di pasqua, peccato che nostra zia (la mia almeno, non so la vostra) non sputasse a terra come fa Patti fra il bridge e il ritornello di Gloria. Tra uno sputo e un sorriso la vediamo muoversi sul palco con grinta, imbracciare la chitarra nei pezzi più animati e duettare con Lenny Kaye, al suo fianco da sempre con la voce argentina della sua Collings.
La gente impazzisce per Patti e si capisce il perché: dietro le nostre spalle si sente rimbombare un temporale e Patti improvvisa una strofa di “My Blakean year” chiedendo ai fulmini di fermarsi e di aspettare la fine del concerto. Richiesta esaudita dal momento che le prime gocce arrivano proprio sul finale dell’ultimo bis, con la gente che in un repentino slancio d’entusiasmo ha lasciato le proprie sedie per stringersi sotto il palco ad ascoltare “Because the night” e “People have the power”.
La zia Patti e la sua Acoustic Band disegnano sulla sabbia di Grado un percorso fatto di ballate struggenti e proclami poetici, sostenuti da un affetto del pubblico quasi commovente. La musica di Patti Smith guarisce i malati (abbiamo visto una ragazza sventolare le stampelle reggendosi sulle sue gambe), scioglie i burberi e parla di ideali un po’ passé: “Be happy, be free!”, è con questo consiglio che Patti e i suoi si congedano dal palco dopo quasi due ore di emozioni. Fosse facile, zia, fosse facile.

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4 commenti a Esercizi di stile: recensire Patti Smith senza usare la formula “sacerdotessa del rock” – il concerto di Grado del 3 agosto

  1. Bibliotopa ha detto:

    oggi sul Piccolo la “sacerdotessa” c’è già..

  2. annerrima ha detto:

    insomma invece che sacerdotessa sui prossimi titoli la chiameranno zia

  3. titty twister ha detto:

    perche’ in italia tutto deve diventare melenso?

    da “jeanne darc” di patti smith (1972)

    i feel like
    i feel like shit
    i need a
    i need a drink
    and not vinegar neither
    i don’t want to die
    i feel like a freak
    don’t let me cut out
    i wasn’t cut out
    to go out virgin
    i want my cherry squashed man
    […]
    hour to death and i feel so free
    turnkey turnkey
    play with my pussy
    eick my little
    scull bait head
    get it get it
    get it in
    get the guard to
    beg the guard to
    need a guard to
    lay me
    get all the guards lay me
    if all the guards would lay me
    if one guard would lay me
    if one guard would lay me
    if one god would lay me
    if one god

  4. ale ha detto:

    Grande..io c’ero!!!!

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