26 Luglio 2010

Il monumento a Sissi come simbolo triestino dell’Unità d’Italia?


Il FAI – Fondo Ambiente Italiano – in partnership con Intesa Sanpaolo SpA, promuove la quinta edizione del censimento nazionale “I Luoghi del Cuore”, che per l’anno 2010 chiede ai cittadini di segnalare quei luoghi inconfondibilmente italiani – noti o sconosciuti, potenzialmente a rischio o da restaurare, visitati o da valorizzare – che custodiscono la nostra identità, rappresentano il nostro Paese e lo raccontano, luoghi legati alla tradizione e alle radici che esprimono l’immagine che l’Italia ha o che vorremmo avesse nel mondo.
Il censimento ha l’obiettivo di sensibilizzare i cittadini e le Istituzioni sui temi della tutela, della salvaguardia e della valorizzazione del patrimonio storico, artistico e ambientale italiano.
Questo il punto 1 del regolamento contenuto nel sito, nel quale è possibile esprimere la propria preferenza per il “luogo del cuore” preferito.
E a Trieste qual è il luogo del cuore più votato?
Ecco la lista dei luoghi con più di 3 voti:

Monumento Elisabetta 21
Kaiserin Elisabeth 12
Stazione ferroviaria di Trieste Campo Marzio del 1906 8
Fabbricato Viaggiatori della ex Stazione Ferroviaria di Campo Marzio con annesso Museo Ferroviario 7
Castello di miramare 6
Sentiero Rilke 4
Kaiserin Elisabeth – Monumento a Elisabetta 3
Monumento a Massimiliano D’Asburgo 3

Il monumento a Sissi compare ben 3 volte, addirittura sia al primo che al secondo posto.
Il punto 5 del regolamento dice: “Non verranno prese in considerazione le segnalazioni non pertinenti al tema (v. punto n.1)”. Facile prevedere che Sissi verrà esclusa, probabilmente in compagnia anche delle altre segnalazioni. Cosa ne pensate?

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84 commenti a Il monumento a Sissi come simbolo triestino dell’Unità d’Italia?

  1. ufo ha detto:

    Intanto desso xe 22

  2. Bibliotopa ha detto:

    Come socia del Fai, a cui perviene ogni anno questa richiesta sui “luoghi del cuore” vedo che si chiede soprattutto di indicare monumenti locali che si ritengono bisognosi di tutela: leggete bene: **noti o sconosciuti, potenzialmente a rischio o da restaurare, visitati o da valorizzare***. Sospetto che l’indicazione del monumento di Sissi voglia suggerire una maggior cura del giardinetto e tutela della statua .

  3. Srečko ha detto:

    Io invece sospetto che i triestini di storia in generale e di quella italiana in particolare ne sappiano pochino e che confondano i lustri asburgici per quelli savoiardi…

  4. Luigi (veneziano) ha detto:

    Faccio notare la classifica dei luoghi del cuore di Venezia:

    1. Forte Marghera – “Progetto orto botanico” (141 voti)
    2. Caserma G.Pepe Lido di Venezia (49)
    3. Conservatorio Musicale Benedetto Marcello (18)

    La Caserma Pepe sta a meno di un chilometro da casa mia, e credo che nessuno dei milioni di visitatori che Venezia ha accolto nel 2009/2010 l’abbia mai nemmeno vista (anche perché è chiusa da una decina d’anni), così come credo non l’abbia vista il 99% dei veneziani.

    Non so che considerazioni potremmo trarne…

    L.

  5. Luigi (veneziano) ha detto:

    …e i luoghi più segnalati di Milano?

    1. SCUOLA RINNOVATA PIZZIGONI in Via Castellino da Castello 10 (296 voti)
    2. PARCO TROTTER CASA DEL SOLE (126)
    3. VILLA LITTA AFFORI (65)

    L.

  6. ThaVampire ha detto:

    ma …segnalar montegrisa come MONTE in modo che vegni tirado via quel orendo brufolo de cemento??? magari mantenindo un terapien giusto per la vista….

  7. Srečko ha detto:

    Vampire

    Firmo la tua petizione!

  8. Fabio ha detto:

    Io invece credo che il monumento a Sissi sia stato indicato per far capire alla gente che Trieste non è una città italiana. Se vogliamo tutelare qualcosa di inconfondibilmente italiano ci ridurremmo a indicare la Questura, ex Casa del Fascio e fulgido esempio di architettura del regime. Francamente altro di notevole e di fattura italiana non mi viene in mente….a meno di voler considerare italiano il teatro romano.

  9. Srečko ha detto:

    Fabio

    ERRORE

    L’Universita’ Nuova e il Tribunale di Trieste con tanto di scritta “eretto nell’anno non ricordo quale dell’era fascista {STA ANCORA LA’}”. Il tutto in perfetto stile fascista. Questi due, se permetti, oltre la QVESTVRA, sono vero orgoglio dell’urbanistica e dell’architettura di TS.

  10. Macia ha detto:

    Be’, aggiungerei almeno il Faro.
    E, come esempio di architettura medievale, San Giusto.
    In realtà tutti i palazzi più importanti, sebbene ovviamente eretti in epoca asburgica, sono di archietti italiani: Sant’Antonio Nuovo (Pietro Nobile), la Borsa (Buttazzoni?), il Municipio (mi sembra Bianchi), ecc. ecc.
    Insomma, la vostra mi pare una polemica sterile.

  11. Srečko ha detto:

    Macia

    Sterile e’ cio’ che non figlia! Questa polemica ha perlomeno figliato il tuo commento!

    Ovviamente un Max Fabiani non puo’ entrare nel novero dei tuoi eletti…

  12. Macia ha detto:

    Non ho nulla contro Max Fabiani, ci mancherebbe! Resta il fatto che dire che a Trieste non abbiamo palazzi di architettura italiana, è una mistificazione.
    Anche le seghe sono sterili, e questo sono i tuoi commenti.

  13. piero vis.ciada ha detto:

    http://www.flickr.com/photos/pierovis-ciada/4817396973/
    – me domando cossa che xe de dir sula questura de trieste e sul razionalismo.

    mah… me par che pur de parlar mal de l’italia perfin sulla pizza qualchidun troveria de dir…

  14. omo vespa ha detto:

    eh, ma la piza fa ingrasar…

  15. Macia ha detto:

    Per non arruolare indebitamente il ppvero Max Fabiani dall’una o dall’altra parte:
    http://it.wikipedia.org/wiki/Max_Fabiani

  16. Srečko ha detto:

    Macia

    Tutti quelli che non ballano al ritmo della tua musica sono segaioli….

  17. Flores ha detto:

    In effetti citare il monumento a Sissi e a Massimiliano tra i più significativi per l’ immagine dell’Italianità, mi appare risibile, quanto sacrosanto annoverarli tra i lughi più cari al cuore dei Triestini, al fine anche di metterli in evidenza per farli conoscere e conservare.

  18. Bibliotopa ha detto:

    Ripeto: chi conosce il FAI sa che i “luoghi del cuore” sono segnalazioni di siti di solito sconosciuti e malandati, per suggerirne restauro e conservazione ( che sono le principali attività del FAI),
    chi invece non conosce il FAI e legge solo queste notizie o fa fare una figura da ignorantini a coloro che come monumenti simbolo dell’unità d’Italia non sanno che indicare la statua di Sissi oppure si limitano a rinfocolare le solite polemiche antitaliane così care a tanti frequentatori di questo sito.

  19. Luigi (veneziano) ha detto:

    @ Bibliotopa 18

    Standing ovation!!!

    L.

  20. Srečko ha detto:

    Luigi

    Nei commenti 4 e 5 critichi o forse ridicolizzi anche tu il FAI e ora standing ovation… A meno che tu non stia ironizzando…

  21. marisa ha detto:

    No. …. LUIGI si era dimenticato dei commenti 4 e 5! SIC!

  22. Dalmatian ha detto:

    Il voto dimostra la forza dei social network. Vari gruppi su Facebook incentivano il voto per Sissi.

  23. Julius Franzot ha detto:

    Io continuo a chiedermi, se Sissi (oltretutto con la scritta sotto “ElisabeTTA”, e non Elisabeth or Erszebet) sia un simbolo adatto alla non-italianità di Trieste, poichè di questo si sta parlando. In Austria Sissi è vista dalle persone colte come “Schlechte Frau und schlechte Mutter” (cattiva moglie e cattiva madre) e la Monarchia non ha molti simpatizzanti nella repubblica austriaca. Se guardiamo poi le posizioni in Germania sul tema, siamo in presenza di un fastidio per tutto ciò che sia monarchico (ora è di moda demonizzare Kaiser Wilhelm II) e di una barriera mentale che concerne le frontiere ed i diritti delle minoranze (alloglotte, per non parlare di quelle che si definiscono minoranze e poi parlano solo qualche dialetto dell’ odiata maggioranza) in Europa. “Non abbiamo comunque più confini, la nostra Partia è l’ Europa, rivendicazioni territoriali e indipendentismo sono roba passata”. A Trieste dobbiamo renderci conto che viviamo in un mondo che ragiona nel futuro e non nel passato. Sono d’ accordo che per merito di Maria Theresia e Karl VI Trieste ha avuto secoli di invidiabile prosperità, distrutta dalle due guerre perse, ma chiediamoci onestamente: cosa sarebbe successo, se l’ Italia non avesse “vinto” la Prima Guerra? Intanto, l’ Italia non era sola ed i suoi alleati forse la avrebbero vinta comunque. L’ epoca degli stati multinazionali era finita, quindi, anche se Trieste fosse diventata Germania (l’ Austria non sarebbe più esistita, almeno non di fatto), Kaiser Wilhelm avrebbe imposto la germanizzazione di Trieste come Tolomei lo fece con il Sudtirolo. Forse Hitler non sarebbe mai arrivato al potere dopo una guerra vinta 8non avrebbe avuto i 6 Mio di voti dei disoccupati), ma ci sarebbe stata una ventata razzista comunque, se non altro in opposizione al Comunismo,che Lenin era costretto a missionare. I triestini avranno tante virtù, ma non me li vedo nè come eroi donchisciotteschi, nè come persone capaci di integrarsi in una cultura finora fondamentalmente estranea. Ci sarebbero stati moti, agistazioni, repressioni militari, alla fine comunque un avvicinamento o all’ Italia (ocio, fassismo!) o alla Jugoslavia.
    Beh, la storia fatta con i “se” è sempre stata una mia passione, ma con questo excursus volevo solo dire, che la nostalgia per l’ irripetibile non porta a nulla. Vie ragionevoli sarebbero, a mio avviso: commissariamento da parte dell’ EU, Euroregione (non occorre il GECT, fatto solo per “insempiar la gente”), lista civica unitaria di ispirazione mitteleuropea MODERNA, conseguente ricambio della classe politica, ma, prego, con controproposte serie! Sul tema TLT non mi esprimo, perchè non ho le idee chiare sulle possibilità pratiche di realizzazione, ma potrebbe non essere male, purchè siano esiliati gli attuali politici E LE LORO FAMIGLIE.

  24. piero vis'ciada ha detto:

    ben bon, me par che qua la gente se contenta -come sonambuli- de ‘ndarghe drio a una galina con do teste batendo le man al ritmo dela marcia radeschi… e cussi anche la statua de una odiosa come sissi (che nianche l’imperator no la voleva vizin) diventa un simbolo de “chissacossa”… mah… veri tàndui, triesticoli…

    “viva l’à e po bon…” (un motto che da solo la disi tuta…) ala fine ghe toca al italia far i filmeti su sissi e mantignir la statua (multando el polaco de turno ghe pissa de sora)
    e per dirla tuta, no me par che nianche in slovenia i monumenti austro-ungarici gabi avudo ssai foruna… bon, evviva facebook ! che tutti disi che xe na memele… ma se in facebook se parla ben de sisssi… allora facebook ne diventa vangelo…

  25. Luigi (veneziano) ha detto:

    @ Srecko

    Standing ovation significa che approvo totalmente quanto ha sctitto Bibliotopa. Gli esempi che ho fatto io dimostrano oltre ogni ragionevole dubbio che qua non si sta rispondendo alla domanda “quali sono secondo te i simboli massimi della tua città” o – addirittura – “quali sono i simboli dell’italianità della tua città”.

    Solo un cieco non si accorgerebbe che di ben altro si sta parlando.

    A meno che – e parlo delle cose che conosco indubbiamente meglio, visto che si tratta di casa mia – non si ritenga che i veneziani considerano la Caserma Pepe del Lido di Venezia questo po’ po’ di simbolo.

    Oltre a ciò, se bastano venti voti per portare Sissi in cima alla classifica, allora volete vedere che in un paio di giorni faccio arrivare in prima posizione a Trieste i pergoli in ferro battuto della casa rosa di piazza Ponterosso?

    L.

  26. ThaVampire ha detto:

    continuo a pensar che, tra tute ste ciacole, l’idea de spianar montegrisa da quel oror, in pie per miracolo da tropi ani, sia la cosa più giusta de far architetonicamente per la nostra bela cità…meio dei pergoli de ponteroso e penso che tiro su più firme de gigi venesian

  27. Srečko ha detto:

    Vampire

    Dimmi dove devo votare 🙂

  28. dieffe ha detto:

    il tempio mariano ha una valenza soprattutto simbolica ed è comunque una peculiarità della nostra città. da spianare sarebbero molti orrendi edifici del centro città che sono un vero pugno nell’occhio: penso al mostruoso grattacielo di campo marzio e al casermone inail in teatro romano. ma gli esempi si sprecano.

  29. marisa ha detto:

    Ma la Chiesa di cui stiamo parlando….non è stata costruita sul Monte Grisa per motivi irredentistici (L’Istria è nostra!)?

  30. dieffe ha detto:

    no. il tempio è stato progettato da toni guacci negli anni 60, per dare corpo al voto fatto da santin (erigere appunto un tempio mariano in caso di liberazione dalle truppe di invasione) alla madonna in tempo di occupazione nazista.

  31. Macia ha detto:

    @Marisa: è stata costruita in seguito a un voto di mons. Santin alla Madonna, espresso poco prima di trattare la resa dei tedeschi. Aveva chiesto che la città fosse risparmiata dalla distruzione.
    Dopo la guerra più d’una “famea” istriana vi ha intitolato un altare al proprio patrono.
    Il tempio oggettivamente non è bellissimo, ma credo fosse il meglio che l’architettura religiosa degli anni ’60 fosse in grado di esprimere: voi come avreste progettato un santuario a quel tempo?

  32. piero vis'ciada ha detto:

    29 – el vero motivo ? …antifriulano !
    basta leger la targa drio dela porta de ingresso del tempio dedicado alla vergine che l’irredentista istriano santin ga espressamente voludo :

    “grazie a dio …no son furlana”

  33. Bibliotopa ha detto:

    per inciso, fra gli altari a Monte Grisa ce n’è pure uno dedicato ai SS Cirillo e Metodio ( scritti in sloveno). irredentisti anche quelli? 🙂

  34. Luigi (veneziano) ha detto:

    La cosa strana di Montegrisa è che anch’io avevo sentito raccontare che sarebbe stato costruito per motivi irredentistici… salvo poi leggere in varie parti la storia del voto di mons. Santin.

    Se posso permettermi un approfondimento sull’architettura all’epoca del regime, recentemente ho letto un interessante studio croato sugli interventi architettonico-urbanistici fra il 1925 e il 1940 in Istria e a Fiume.

    L’autore invita almeno una decina di volte all’interno del suo articolo a non “lasciarsi andare” ad apprezzare più di tanto delle opere che tutto sommato intendevano essere anche dei “segni politici”, in quanto tali da rifiutare in blocco, purtuttavia non può fare a meno di riconoscere il valore estetico/architettonico di certi interventi.

    La “riscoperta” della scuola architettonica italiana degli anni ’20 e ’30 del secolo scorso è cosa acquisita: Piacentini, Terragni, Libera, Pollini, Terracini, Pagano, Fasolo e vari altri sono oramai ampiamente sdoganati, anzi: alcuni di essi sono oramai considerati dei maestri di architettura a livello mondiale. Ricordo che proprio in pieno regime fascista – e precisamente nel 1928 – nacque la più importante rivista italiana di architettura, anch’essa ritenuta fra le migliori al mondo: “Casabella”. Sempre nel 1928 venne fondata da Gio Ponti “Domus”: un’altra rivista di altissimo livello.

    Qui mi piace poi rimarcare i nomi di due architetti dell’epoca, per motivi geografici: Francesco Pagano di Parenzo e Vincenzo Fasolo di Spalato.

    Luigi (veneziano)

  35. ThaVampire ha detto:

    sta di fatto che el formagin sta andando a tochi e la ciesa, con tuti i soldi che i magna, no ga intenzion de sborsar per meter in ordine el “concorente religioso del quadrilatero” mi sarò all’antica ma una ciesa come quela de basovizza me andava mejo (tegnindo conto che son ateo quindi parlo puramente per MIEI gusti estetici)

  36. ufo ha detto:

    El formagin el ga una “valenza sopratutto simbolica”: el simboleggia l’esproprio del 10% del territorio provinciale, ufficialmente per ‘pubblica utilità’…

  37. dieffe ha detto:

    non so in che provincia che te vivi ti. ssai picia me par.

  38. marisa ha detto:

    Un esule istriano mi ha raccontato che quando era piccolo, con la famiglia andava al santuario di Monte Grisa a guardare l’Istria….e quanto da me riferito è quanto si raccontava nella sua famiglia (esuli istriani di Capodistria): il LUOGO – Monte Grisa – è stato scelto perchè da lì si vede l’Istria….

    Altro è il PERCHE’ il santuario è stato costruito. Poteva essere costruito anche altrove, o NO?

  39. dieffe ha detto:

    se mia nona gaveva le riodele la iera una cariola

  40. Luigi (veneziano) ha detto:

    @ ufo
    Monte Grisa occupa il 10% del territorio provinciale? E da quando?

    @ marisa
    Fammi capire: poche ore fa il santuario per te era stato costruito per motivi irredentistici (per che altro, se no?), adesso viene fuori che una famiglia di esuli ti ha detto che è stato scelto quel posto perché da lì si vede l’Istria (ovviamente!)…

    Effettivamente avrebbero potuto costruirlo in una zona di Trieste dalla quale non si vede nemmeno un centimetro del suolo istriano: sotto terra, o con un bel muraglione davanti.

    L.

  41. marisa ha detto:

    DIEFFE, puoi fare lo spiritoso quanto vuoi. Per il mondo degli esuli, monsignor Santin, all’epoca vescovo di Trieste e ISTRIANO, scelse il Monte Grisa per costruire il santuario proprio perchè da lì si vedeva l’Istria.

    Chiedere conferma alle associazioni degli esuli istriani di Trieste….

  42. Paolo Geri ha detto:

    @8 Fabio.
    “Io invece credo che il monumento a Sissi sia stato indicato per far capire alla gente che Trieste non è una città italiana”.
    Perfettamente d’ accordo: l’ indicazione del monumento a Sissi è una “sana provocazione”. Comunque più che “non è” (visto che il dato oggettivo non si può smentire) direi “non si sente” e d’ altronde – aggiungo io – non si è mai sentita.

  43. marisa ha detto:

    Comunque ci sono stata al santuario di Monte Grisa…..sul piano architettonico è orrendo!
    E dentro in chiesa si gela anche nella giornata estiva più torrida. Oltre al fatto che deturpa la cima del Monte Grisa. Ma su questo ultimo punto mi risulta che all’epoca ci fuono moltissime polemiche a Trieste….

  44. matteo ha detto:

    sarebbe stato meglio costruire una chiesa tipo la chiesetta di s croce, in perfetto stile carsolino, si integrava nel paesaggio

  45. Luigi (veneziano) ha detto:

    @ Paolo Geri

    Io non generalizzerei in modo così certo. Fra il XIX° e il XX° secolo vi furono a Trieste varie e diversificate opzioni relative al “sentirsi” nazionale.

    Fra queste opzioni, è innegabile che vi fu anche quella “italiana”.

    Azzardo anche un’altra ipotesi, che ritengo ampiamente suffragata dalle fonti: la maggioranza assoluta dei triestini si sentiva “di nazionalità italiana”: non vedo proprio quale potesse essere una scelta nazionale alternativa maggioritaria. Slovena? Austriaca? Triestina-non italiana? Non credo proprio, o per lo meno non esiste alcuna indicazione così chiara in tal senso nelle fonti.

    Che poi questo “sentimento di appartenenza nazionale” si traducesse in una scelta di entrare a far parte del Regno d’Italia o della Repubblica Italiana, questo è un altro paio di maniche.

    Abbiamo un dato abbastanza probante, per il periodo del secondo dopoguerra: i risultati delle elezioni amministrative del 1949, nelle quali i vari partiti politici avevano espresso chiaramente la loro autoidentificazione nazionale.

    DC: 65.627 (39,04%)
    PCI del TLT: 35.548 (21,14%)
    Fronte dell’Indipendenza: 11.476 (6,83%)
    Partito socialista della Venezia Giulia: 10.747 (6,39%)
    Movimento Sociale Italiano: 10.171 (6,05%)
    Partito Repubblicano Italiano: 9.081 (5,41%)
    Blocco Italiano: 8.252 (4,91%)

    Via via gli altri partiti, fra i quali si nota l’1,79% dell’Unione Democratica Slovena e il 2,35% del Fronte Popolare Italo-Sloveno.

    Non so in base a quale fonte si possa dire che Trieste “non si è mai sentita italiana”: in base ai 20 e rotti voti (venti e poco più!!!) dati alla statua di Sissi?

    Ma lo sai che nel 2008 il luogo del cuore del FAI per Trieste è stato il viadotto della SS 13, nel 2004 il sentiero Rilke, nel 2004 la Rotonda dei Pancera, nel 2003 la Spiaggia e Costa dei Barbari? Che conclusioni trai da tutto ciò?

    Lo sai che nel 2004 il “luogo del cuore” più votato a Gorizia fu il monumento a Filippo Corridoni, morto volontario nella Grande Guerra sulle alture del Carso? Gorizia è una città di irredentisti sfegatati?

    Luigi (veneziano)

  46. Luigi (veneziano) ha detto:

    Un altra chicca: il luogo del cuore più votato per la provincia di Bolzano nel 2008 fu la cancellata del Monumento alla Vittoria di Bolzano (quello con i fasci littori ben in vista, notissimo per le enormi polemiche che tuttora suscita).

    Bolzano capitale dell’irredentismo italiota?

    L.

  47. dieffe ha detto:

    e brava marisa. facendo seguito alle tue osservazioni, mi sorge un’unica domanda: “e quindi?”. cosa stai cercando di dimostrare?

  48. marisa ha detto:

    Assolutamente nulla! Erano solo delle osservazioni sul santuario di Monte Grisa. Si può? O dobbiamo parlare solo della statua di Sissi?

  49. omo vespa ha detto:

    ecco…fogo, fogherelo…ancora qualche comento…e ‘riva le foibe e l otel balkan…

  50. sindelar ha detto:

    L’iniziativa non mi pare abbia alcun richiamo all’Unità d’Italia a parte la figura di Garibaldi con il bancomat di una nota banca in mano.

  51. Macia ha detto:

    Sono pochissimi i punti della costa dai quali non si vede l’Istria… ‘ndemo ‘vanti, sempre a far retropensiero…
    Quanto allo stile della chiesa: erigere negli anni ’60 una copia di una chiesetta rurale del Settecento sarebbe stato improponibile. Terribilmente kitsch. Non voglio difendere Guacci, ma costruire santuari era una cosa rara in quegli anni.

  52. omo vespa ha detto:

    a roma gnente?

  53. matteo ha detto:

    ma perche è cosi importante l’italianita di trieste?

    pero bisogna aggiungere che il partito irredentista prese pochi voti al contrario dei socialisti

  54. Eros ha detto:

    Monte Grisa è il simbolo della prepotenza vaticana anti-jugoslava

  55. Paolo Geri ha detto:

    @46. Luigi Veneziano.
    Citare il dato delle elezioni del secondo dopoguerra è assurdo. Trieste era già pesantemente stata “italianizzata” a partire dal 1918 quando da tutta l’ amministrazione, le scuole i servizi, i ferrovieri, ecc. erano stati cacciati tanti triestini per far posto ai “regnicoli”. Si stima che oltre 30.000 triestini (soprattutto quelli di madrelingua austriaca e slovena) persero il loro posto di lavoro. Molti emigrarono. Già nel 1921 la composizione della città era profondamente cambiata rispetto al 1918. Ma questo dato da fastidio alla “vulgata” storica che parla di Trieste “italiana” e “cara al cuore”. E non parla dei triestini costretti ad emigrare dopo il primo “arrivo” dell’ Italia, e poi di nuovo dopo il secondo. Fra il 1955 e il 1957 altri 20.000 triestini furono costretti ad emigrare prevalentemente in Australia, anche li per far posto oltre che agliesuli ad altri “‘taliani”. Il termine va letto senza offesa: a Trieste è questo il termine che designa chiunque sia nato oltre il Timavo, e questo fatto dovrà pur significare qualcosa. Se “oltre” sono italiani, io che sto di qua, italiano non sono.

  56. Bibliotopa ha detto:

    **‘taliani”. Il termine va letto senza offesa: a Trieste è questo il termine che designa chiunque sia nato oltre il Timavo**

    eh, no, chiariamo: quelli oltre il Timavo sono gli italiani “del resto d’Italia”, i triestini italofoni sono triestini italiani e ‘taliani con l’apostrofo è esattamente lo speculare di s’ciavi per gli Sloveni.

  57. Luigi (veneziano) ha detto:

    @ Paolo Geri

    Guarda che eri stato tu a scrivere:

    “l’ indicazione del monumento a Sissi è una “sana provocazione”. Comunque più che “non è” (visto che il dato oggettivo non si può smentire) direi “non si sente” e d’ altronde – aggiungo io – non si è mai sentita”.

    Potevi aggiungere: la cosa vale fino al 1918, per gli anni successivi il discorso è diverso.

    Ci sarebbero da aggiungere altre cose rispetto alla tua ricostruzione, ma ne dico solo una.

    Lo sapevi che nel 1910 vivevano a Trieste città quasi 30.000 italiani, cioè cittadini del Regno d’Italia, e che questi superavano il 20% del totale degli abitanti della città (all’epoca 160.993)?

    Fra di essi mi piace ricordarne uno, che è forse il poeta più noto fra i “triestini” e cioè Umberto Saba: uno sporco “regnicolo”.

    L.

  58. Luigi (veneziano) ha detto:

    Errore: “sfioravano” non “superavano”.

    L.

  59. ufo ha detto:

    @Luigi [42], 10% è il totale complessivo dei terreni espropriati nel dopoguerra in tutta la provincia rispetto alla superficie della stessa. Il formaggino istriano è parte di questo.

  60. Luigi (veneziano) ha detto:

    @ ufo

    Ho letto il libro di Sandi Volk sul tema. Lui parla di 1.027.505 metri quadrati espropriati in provincia (p. 319), e cioè 1,027 chilometri quadrati.

    In totale però la provincia di Trieste occupa 212 chilometri quadrati.

    Di conseguenza, in percentuale il totale espropriato è pari allo 0,48% del territorio complessivo.

    Luigi (veneziano)

  61. ufo ha detto:

    Caro Luigi, non dovresti fidarti così ciecamente della tua interpretazione. Nessuno mette in dubbio l’impegno che ci metti a consultare volumi e trattati, ma una seppur sommaria conoscenza concreta, sul posto, della materia ti avrebbe evitato questo strafalcione.

    Il volume che hai citato, “Esuli a Trieste” di S. Volk (Kappa Vu, Udine 2004), è la trasposizione in italiano di due volumi dello stesso autore, “Ezulski skrbniki” (Annales, Koper 1999) e “Istra v Trstu” (Annales, Koper 2003). La tabella contenente il dato di 1,027 km2 fa parte di quest’ultimo volume e vi è chiaramente titolata come ‘Terreni espropriati per i borghi dei profughi sul Carso’. É qui che la tua conoscenza solo cartacea ti ha fregato: non ti sei accorto di tutto quello che non è compreso nella tabella.

    Prima di tutto ci sono le terre sottratte per usi diversi dal costruirci ‘villaggi strategici’ a mo’ di Vietnam: il formaggino sulla Vejna, appunto, ma anche il Campo profughi di Padriče e, caso esemplare di quel che veniva fatto passare per ‘pubblica utilità’, tutto quanto il campo da golf della stessa località – espropriati.

    Poi nella tabella non c’è tutto quello che non sta in Carso: basti pensare a Borgo San Sergio (100% terre espropriate), che per estensione da solo fa con le ghost-towns della tabella la figura di Biancocemento coi sette nani, e via di seguito tutti gli altri espropri: Borgo San Pellegrino, Borgo San Servolo, Borgo Sant’Eufemia, Borgo San Giorgio, Borgo San Cristoforo e San Pietro (anche questi espropriati al 100%), tutta la zona una volta coltivata ad orto tra San Giacomo, Ponziana e Servola e tutta la distesa di Chiarbola (queste ultime parzialmente). Espropriata al 100% è anche l’intera parte Est della Zona industriale di Trieste. Giusto per fare qualche numero già il Parco serbatoi dell’oleodotto transalpino (927.322 m2) e l’area della Grandi Motori, ora Wärtsilä, (561.490 m2) superano da sole quello che tu ritieni essere il totale provinciale degli espropri.

    Infine tutto quello che esula dal periodo preso in esame dal Volk, quindi successivo al 1966. Il Sincrotrone di Basovizza? Le persone di buon senso suggerivano di farlo sull’ex-campo carri ormai degradato da decenni di giochi di guerra con mezzi cingolati, invece si è andati a espropriare i migliori terreni agricoli di Basovizza. Superstrada? Esproprio seduta stante.

    Luigi, non te la prendere. Per tua fortuna non abiti come me in un comune in cui è stato espropriato il 25% della superficie (su 24,5 km2), accuratamente prescelto tra i più fertili terreni pianeggianti – quindi il problema per te è alquanto astratto e certe sviste possono succedere. É giusto il 10%.

    Ed il fausto giorno che finalmente troveranno il coraggio di buttar giù quel candotto (trad. it: cesso) sulla Vejna mi troverete lì con carriola, pala e piccone per contribuire. E all’andata in carriola tre casse di Laško (di più non ci stanno) per festeggiare tutti assieme.

  62. Paolo Geri ha detto:

    @58 bibliotopa.
    “eh, no, chiariamo: quelli oltre il Timavo sono gli italiani “del resto d’Italia”, i triestini italofoni sono triestini italiani e ‘taliani con l’apostrofo è esattamente lo speculare di s’ciavi per gli Sloveni”.
    Siamo evidentemente nati e cresciuti in due Trieste “diverse”. D’ altronde la cosa non mi meraviglia. Quando sento parlare di “memoria condivisa” a Trieste (anche se il termine viene usato per le vicende del secondo dopoguerra) mi viene l’ orticaria. A Trieste si continuava sino a pochi anni fa a dire “vado in Italia” intendendo dire che si superava il vecchio confine del Territorio Libero di Trieste e non era un modo di dire scherzoso. Mia nonna materna, piranese istro-veneta, ma non esule – come amava sottolineare con orgoglio – ha sempre parlato di “‘taliani” per chiunque provenisse dal resto d’ Italia e il termine sottolineava la distanza e l’ appartenenza non condivisa non certo l’ offesa. Nel autunno 1954 (avevo tre anni) io non ero fra i bambini travestiti da improbabili bersaglieri che sventolavano bandierine tricolori. Mamma e papà non avevano nulla da “festeggiare” e li ringrazio per avermi insegnato questo.
    Il termine “‘talian” è tuttora diffusissimo in persone di mezza età (quelli per capirsi nati all’ epoca del Territorio Libero di Trieste) e più anziane. Il mio padrino di cresima, di origini siciliane, trapiantato a Trieste negli anni Trenta era chiamato in famiglia “el ‘talian” o anche “el cabibo”. Insisto che il tutto esprimeva ed esprime “distanza”, “differenza” non disprezzo.
    Diverso è l’ uso – dispregiativo e spesso razzista – che viene fatto qui da noi del termine “‘sciavo”. Comunque io parlo della “mia” esperienza, della “mia” formazione, della “mia” cultura che condivido con molti altri triestini Non pretendo sia l’ unica e so che ce ne sono di diverse che convivono a Trieste. Quello che mi da un po’ fastidio è la negazione di queste differenze.

  63. marisa ha detto:

    Gli zii triestini di mio marito, hanno sempre usato anche la parola “foresto” (forestiero in italiano) per indicare chiunque proveniva da fuori Trieste. Senza alcun significato dispregiativo, ma per indicare che “veniva da fuori”.

    In lingua friulana esiste il termine “talian – talians” che indica, esattamente come a Trieste, e senza alcun significato dispregiativo, chi è nato oltre il fiume Livenza.

  64. Bibliotopa ha detto:

    #64 condivido la tua osservazione che abbiamo vissuto, a Trieste, negli stessi anni, in mondi diversi: come tu dici che il termine ‘talian è usato senza alcun senso spregiativo, così posso dire che io ho sentito usare il termine s’ciavo come un termine di lingua veneta ( hai presente la Riva degli Schiavoni? quella h ha lo stesso significato dell’apostrofo) come dici tu, “senza disprezzo, ma come differenza”. Potrei ripetere le tue stesse parole, cambiando solo l’aggettivo, “Il termine “sc’iavo” è tuttora diffusissimo in persone di mezza età (quelli per capirsi nati all’ epoca del Territorio Libero di Trieste) e più anziane”, ma io, sapendo che come tale non è accettato, lo evito, però noi triestini di cultura italiana( beh, a casa mia il cappellino da bersagliere non solo lo mettevo io nel 54, ma pure mio padre a casa sua ai primi anni del Novecento: mio padre e mia madre, e pure i nonni, tutti triestini, nel 54 festeggiavano eccome ) l’aggettivo ‘talian lo sentiamo e lo vediamo- anche per esempio in tantissimi interventi qua in Bora.la- come offensivo. Aggiungo che “cabibo” io l’ho sempre sentito non come sinonimo di italiano, ma di meridionale, cioè l’equivalente del terùn.

    Noto che negli interventi di sopra il confine dell’Italia si sposta sempre più a ovest, dapprima all’Isonzo, poi al Livenza..

    Vi state affannando a spiegarmi che ‘talian non è offensivo, ma sono praticamente certa che se qualcuno volesse convincervi che nemmeno s’ciavo lo è, non accettereste la spiegazione.

  65. Andrea ha detto:

    Ho sempre sentito nella mia famiglia dire “Se stava meo soto l’austria”. Sarà stato anche un modo di dire, però quanto meno fa pensare. Vorrei aggiungere un’altra cosa molto importante e che spesso non viene menzionata. Prima del 1918 a Trieste la maggior parte dei triestini parlava l’italiano, ma di questi gli irredentisti erano meno del 10%. Spesso si confonde il parlare italiano con il sentirsi italiano sono due cose molto diverse.

  66. Bibliotopa ha detto:

    @ Andrea non va nemmeno confuso, prima del 1918, il sentirsi italiano- di lingua, di cultura ( italiani dell’impero, uno dei vari “popoli”) con l’irredentismo, cioè il cercare l’unione con l’Italia.

  67. piero vis'ciada ha detto:

    me domando, se qua restava el maresciallo… quanto el gaveria espropriado del teritorio provinciale (nazionalizado) !?

    e po, qua …ghe saria ancora el monumento a sissi ?!
    (quanti ghe ne xe nella ex-jugo dedicadi a sta “santadonna” ?)

  68. Paolo Geri ha detto:

    @66. Bibliotopa.

    1.) la Riva degli Schiavoni di Venezia ha tutt’ altro significato. Gli “Schiavoni” erano per così dire le truppe da sbarco (i “marines”) della Repubblica Veneta. In prevalenza dalmati e montenegrini, combattenti abilissimi e ferocissimi. Non mi risulta mi fosse nel termine “Schiavoni” alcun intento dispregiativo. Avevo letto che il termine derivava forse nel lessico comune da “grandi Slavi” anche perchè erano tutti bei pezzi di marcantonio.
    2.) “Il termine “sc’iavo” è tuttora diffusissimo in persone di mezza età”. Mi permetto di aggiungere: in coloro che avevano ed hanno un certo tipo di rapporto socio-politico con la comunità slovena di Trieste e con i popoli slavi in generale. Io – che non ho sangue sloveno nelle vene (solo il nonno materno era “ciccio”) – se usavo il termine “s’ciavo” mi pigliavo dai miei genitori un gran bel stramuson con relativa spoegazione sul carattere offensivo del termine.
    3.) nessuno ha mai dato nè da oggi del “‘talian” ai triestini italofoni. Sono triestini come quelli di origini, cultura e madrelingua austriaca e slovena. “‘talian” viene definito chi viene dall’ Italia (appunto oltre Timavo dopo l’ epoca del TLT). Non per la lingua parlata, ma perchè proveniente dall’ Italia (cioè da uno stato vissuto come estraneo e diverso da Trieste). Sono gli stessi numerosissimi triestini che ancora oggi – al di là di una purtroppo accettata “vulgata” nazionalista – non accettano il termine di prima e seconda “redenzione” ma parlano di prima e seconda “occupazione” da parte dell’ Italia.

  69. piero vis'ciada ha detto:

    70 – 3… menti sapendo di mentire ?

  70. omo vespa ha detto:

    piero- el te nazionalizava tuto, ma son bastanza sicuro che nol te faceva una ciesa.

    per la santadona, me par che no ghe sia, ma el mari ga qualche strada e el lungomar de abazia. cio, se vede che ai triestini ghe piasi piu la sissi e ale istriane el franz…

  71. cagoia ha detto:

    #69
    Ad Abazzia ghe xe el lungomare Franz Joseph

  72. piero vis'ciada ha detto:

    73 ad aBBaZia o opatja no i gaveva nianche un eroe popolare 🙂 ?
    bon, inveze sissi ?!

  73. piero vis'ciada ha detto:

    ma sissi frequentava el pedocin ?

  74. Paolo Geri ha detto:

    @71.

    A che proposito ?

  75. piero vis'ciada ha detto:

    “nessuno ha mai dato nè da oggi del “‘talian” ai triestini italofoni”

  76. arlon ha detto:

    Che mi sapi, no. Forsi ogni tanto a livel scherzoso (ma veramente, no per ciapar pel de drio), ma anche quel me par raro.

    Personalmente, se digo o penso ‘talian, intendo sempre qualchidun che vien da oltreconfin 😀 e se un xe fio de napoletani me xe indiferente, resta triestin esatamente come mi.

  77. Paolo Geri ha detto:

    @77. Confermo. “‘talian” è colui che “proviene da oltre Timavo” e di conseguenza “dall’ Italia”. Non ho mai sentito dare del “‘talian” ad un triestino a prescindere dalla sua madreligua. “‘talian” era un termine usatissimo dai miei nonni (classe 1891) e dai miei genitori (classe 1921)negli anni cinquanta e sessanta per definire chi triestino non era per nascita. “Foresto” era invece lo “straniero” per cui un austriaco o un istriano erano “foresti”. “Cabibo” era il meridionale, ma per i miei il sud iniziava sotto agli appennini.

  78. omo vespa ha detto:

    piero, el lungomar franz joseph cori paralelo ala via marescial tito.
    e perpendicolar ai due vien so via vladimir gortan, un mato istrian. lui el va ben come eroe o no?

  79. Paolo Geri ha detto:

    @80. Vladimir Gortan era un militante antifascista di Pisino: fu condannato a morte dal tribunale fascista nel 1930. In Istria è considerato un eroe.
    La prima, grande unità partigiana croata che operò in Istria nacque nell’estate del 1942 e che arruolava anche alcuni lavoratori italiani
    scelse il nome di Vladimir Gortan.
    Definirlo un “mato istrian” insomma mi psre un po’ così ….. diciamo poco gradevole.

  80. Bibliotopa ha detto:

    #79 sì, l’uso di italian, ma con la i iniziale fatta chiaramente sentire, l’ho sentito usare per chi veniva da oltre Timavo, e i miei genitori e nonni erano più o meno coetanei dei tuoi, ma c’era anche l’uso di definire un triestino “un bon italian” per indicare un triestino di lingua e cultura italiana, non necessariamente irredentista.
    Appena troverò nei prossimi post l’uso dispregiativo di ‘talian ( anche nella variante ‘taljan) non mancherò di segnalarvelo.

  81. arlon ha detto:

    Mi lo go sentido sul dispregiativo nel plural (= ragrupando, dando una categoria e gerarchia), a pensarghe ben.

    Ma me par due usi bastanza diversi, de cui un generico (singolare) e un spesso fortemente contestualizado (plural).

    p.s: dir “italian” per una persona xe per mi una italianizazion del triestin, quindi portada dai taliani. (uso plural :D)

  82. abc ha detto:

    @ bibliotopa 58

    Scrivi: “‘taliani con l’apostrofo è esattamente lo speculare di s’ciavi per gli Sloveni.”

    Ho ricercato su wikipedia la voce “lingua italiana” per poi tradurla automaticamente nei vari linguaggi elencati sulla sinistra della videata ottenuta.

    Ho riscontrato che salta la “i” inziale nella traduzione del termine “italiano” nei seguenti idiomi: croato, slovacco, somalo, maltese, corso, romancio, friulano, lombardo, napoletano, tarantino e siciliano.

    Ho inoltre consultato in biblioteca un vocabolario italiano-serbo/croato in cui risulta scritto sulla copertina “Talijanski”.

    Converrai quindi che si usa dire “italiano” senza la “i” iniziale in buona parte della ex-Jugo e dell’Italia (comprese da noi le regioni più popolose del nord e del sud).

    Io, che ho padronanza dell’italiano e del friulano ti posso assicurare che in questa seconda lingua è giusto dire “taliàn”, ma è un errore madornale dire “italiàn”, parola che assolutamente non esite.

    Come sai, “schiavo” in latino si dice “servus”. Allora come mai “servo” ha tutt’altro significato?
    Ti riporto quanto scrive a proposito Alessandro Barbero nel libro “Carlo Magno”. (L’autore, che partecipa alle trasmissioni tv di Angela come esperto storico, è stato anche piu volte a eStoria di Gorizia).

    In quei tempi, furono usati come manodopera servile i prigionieri di guerra sassoni e slavi. Ebbe così “inizio l’evoluzione semantica poi estesa a tutte le lingue dell’Occidente, per cui il nome etnico degli Slavi divenne sinonimo di schiavitù.”

    Nella lingua italiana attuale si denota una bella differenza fra i termini “schiavo” e “slavo”. “S’ciavo” a mio parere è la traduzione dialettale di “schiavo”.

    Dire “s’ciavo” a un nostro simile, verso il quale magari si vantano inesistenti superiorità, a mio modesto avviso può risultare offensivo.

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