22 Luglio 2010

Giù per i Balcani: Trogir, Mostar, Kotor, Dubrovnik e non solo

La miniatura di Capitan Harlock. Mai uscire senza.

Quest’anno ci siamo messi in viaggio con un bel po’ di anticipo sul periodo di ferie “standard”. Siamo scesi giù per i Balcani a fine maggio e si è rivelata un’ottima scelta temporale. La nostra macchina è stata per tutto il tempo la regina incontrastata dell’autostrada verso Split, vuota da far impressione e decisamente piacevole, escluse le lunghe gallerie a doppio senso di marcia, decisamente troppo strette, a causa dei lavori. Nessun problema vignetta, infatti come dicono i Sardoni Barcolani Vivi “no ‘coreva per ‘ndar Rijeka”.
Le prime tappe sono state Sebenico e Trogir, il cui nucleo storico è stato dichiarato addirittura patrimonio dell’umanità dall’Unesco nel 1997. Molto meno nota di Dubrovnik o altre tappe classiche della Croazia, secondo me il centro di Trogir è un gioiello da non perdere assolutamente. Sorge su una piccola isola ed è quasi completamente circondato da mura medievali e dal mare. Una stanza da due persone (volendo anche da 3) a 50 metri di distanza dall’isola l’abbiamo pagata 30 euro. Molto suggestiva anche l’atmosfera serale e ottima l’offerta mangereccia. Da Capo, ristorante di un vecchio pescatore (Capo po’) conoscitore di Opicina e Servola, l’ultima sera abbiamo mangiato la madre di tutte le scarpene e bevuto una grappa fatta in casa che resterà nella storia.
Da Trogir poi la via verso Spalato (Split) è molto breve. Immancabile la visita a quello che fu il palazzo di Diocleziano, per il resto la città non sembra offrire più di tanto, anche se la nostra visita è stata molto fugace. L’obbiettivo doveva essere Dubrovnik, per poi scendere fino alle bocche di Cattaro e risalire imboccando la via di Mostar, ma il prevedibilissimo sbaglio di strada ci ha portato a fare un giro decisamente più saggio: prima Mostar, poi le bocche di Cattaro, infine Dubrovnik. Tre tappe consigliate a tutti. Lungo la strada per Mostar, incuriositi, ci siamo fermati anche a Medjugorje, nella quale il turismo è al 100% italiano, almeno nel periodo in cui ci siamo stati noi. Interi pullman di italiani, e italiani pure i titolari dei bar e dei ristorantini (o forse siamo entrati proprio nell’unico posto gestito da un veneto, chissà). Subito dopo il panino siamo ripartiti per raggiungere Mostar in serata, tappa ricca di fascino.
Anche qua nessun problema per il posto letto, con parcheggio annesso. Ci sono moltissime persone che stanno lavorando alle proprie abitazioni prevedendo un posto auto per i turisti. Dal ponte di Mostar ci fanno i tuffi, noi però non ne abbiamo visto nemmeno uno perchè la stagione ancora non lo permetteva. La parte musulmana è sicuramente quella che più porta il segno delle ferite, dappertutto si possono vedere i fori dei proiettili o i segni delle granate. Qua ho bevuto per la prima volta la birra Sarajevsko, che mi ha fatto un’ottima impressione. Qualcuno ci aveva messo in guardia dal cenare dalla parte musulmana perchè i ristoranti non servirebbero le birre, ma si è rivelata un po’ una leggenda metropolitana.
Scesi verso il confine col Montenegro, abbiamo trovato una sorpresa ad attenderci: 10 euro di tassa ecologica. In un primo momento abbiamo pensato che fossero dei trapoleri, visto che vendevano la vignetta 20 metri prima del confine. Anzi, più che venderla, te la attaccano direttamente all’interno del parabrezza se fai l’errore di abbassare il finestrino. Comunque per entrare in Montenegro è sicuramente necessaria: una macchina di Lubiana che non aveva voluto la vignetta (ironia della sorte!) ha dovuto fare retromarcia e comprarla. Le bocche di Cattaro le abbiamo visitate in giornata, con tappa a Kotor, altra cittadina medievale veramente imperdibile, con delle mura inerpicate sul pendio di una collina che probabilmente valgono tutta la fatica che si fa per visitarle (“probabilmente” perche noi non l’abbiamo fatto). La città è, inoltre, il paradiso delle gattare. Qua comandano i felini, e non si spostano nemmeno se li calpesti.

A Dubrovnik a basket si gioca così

Da Kotor siamo risaliti a Dubrovnik, che credo non abbia bisogno di ulteriori incensamenti. La scelta per dormire è enorme. Noi abbiamo preso una stanza fuori dal centro storico, a 5 minuti a piedi. Anche qua le case sono attrezzate con uno spazio per il parcheggio. Il prezzo cambia nel giro di pochi metri, noi abbiamo trovato alloggio a 40 euro poco dopo aver rifiutato una stanza da 70.
Da lì poi la via del ritorno ci ha portato al parco della Krka, nel periodo in cui l’acqua era praticamente al suo massimo. Spettacolare. Nella prima parte si può anche fare il bagno. Mi ricordo che qualche anno fa si poteva fare il bagno anche dove c’erano le cascate, ma adesso vige il divieto.

Noi il giro lo abbiamo fatto in cinque giorni, ma probabilmente merita prendersela un po’ più comoda, i chilometri totali sono 2000. Mese consigliato? Fine maggio è passato, io credo che ad inizio settembre la situazione traffico-numero turisti sarà di nuovo l’ideale per una vacanza tranquilla.

Inviateci i vostri reportage o le vostro foto a redazione.trieste@bora.la e redazione.gorizia@bora.la

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26 commenti a Giù per i Balcani: Trogir, Mostar, Kotor, Dubrovnik e non solo

  1. Bibliotopa ha detto:

    Avendo visitato i posti negli anni scorsi, veramente,a Mostar c’ero un paio di settimane fa, non posso che confermarvi la loro bellezza. Io però nelle città di mare ci sono stata per nave, un paio di anni fa con la Dalmacija che purtroppo hanno appena disarmato. E vale ancor più la pena arrivarci dal mare. Mi permetto di ricordare, visto che avete scritto il pezzo in italiano, che in italiano si chiamano Traù ( anche se devo dire che Trogir è più vicino all’antico nome greco), Cattaro, come difatti avete scritto per le Bocche, Ragusa. e vi ricordo ancora Sebenico! Per le bellezze di Cattaro, che forse è la città che più mi ha colpito, visto che Ragusa la conoscevo bene da altre visite, vi raccomando i tesori della cattadrale di san Trifone, e la piccola chiesetta ortodossa, dove un simpatico pope invita a fotografare una stupenda iconostasi e il piccolo museo della marina, dove ci troverete gli ex voto dei capitani, con nomi che vi suoneranno forse familiari: Tripcovich, Dabinovich, Ivanovich, Sevastopoulo….in effetti la costa più che Balcani è Dalmazia, e quandosi vedono le montagne incombenti si capisce come il traffico andasse più speditamente via mare che via terra e come ci volesse un certo impegno per i collegamenti con l’entroterra. In Montenegro ed Erzegovina ( Mostar non è in Bosnia) l’euro è sovrano, in Croazia sarebbero obbligatorie le kune. Se passate per il Montenegro, una visita a Cettigne ( Cetinje) vale la pena e se vi capita, assaggiate i fichi sciroppati del posto: ve ne passerò la ricetta, visto che tramite un’amica ne ho provato a fare la versione domacia , chiamandola i fichi dei Njegos, visto che li ho mangiati nella regione che fu la culla della dinastia regnante del Montenegro.

  2. Antonio ha detto:

    Peccato non siate scesi anche più a sud, dove continua la costa dalmata e si trovano le bellissime Budua (Budva)diventata oggi il paradiso del turismo giovane, Santo Stefano (Sveti Stefan), un paesino/penisola molto suggestivo, e Antivari vecchia (Stari Bar), vera e propria città fantasma, in rovina ecompletamente abbandonata nel corso dei secoli. E perché no, giù giù fino al confine albanese a visitare l’antica Dulcigno (Ulcinj/Ulquini) con il suo castello/centro storico a picco sul mare dove l’antica Venezia cede il passo all’Impero Ottomano. Strano miscuglio Dulcigno, la parlata slava si affianca a quella albanese (maggioritaria), campanili e minareti, cevapcici e muezzin…e un caos che mai potrete trovare altrove in Montenegro, un fascino inaspettato!

  3. effebi ha detto:

    Bella, Ragusa.

  4. Luigi (veneziano) ha detto:

    Aggiungo anche Perasto nelle Bocche di Cattato, e poi la fantastica salita verso il monte Lovcen.

    All’inizio della Grande Guerra le truppe serbo-montenegrine carcarono di scendere proprio dal Lovcen verso Cattaro (le Bocche erano territorio A/U), e da lì iniziarono un bombardamento cui la città non riusciva a rispondere causa assenza di cannoni di grosso calibro.

    Il comando A/U decise allora di inviare da Trieste la corazzata “Wien”, che giunse in loco ad agosto del 1914. All’ancora in rada, la “Wien” utilizzava i suoi cannoni navali di grandissima gittata, rimanendo sempre al di là della linea raggiungibile dai colpi nemici. In tre mesi la “Wien” ridusse al silenzio le batterie serbo-montenegrine.

    La sorte della “Wien” è nota: nelle prime ore del 10 dicembre 1917 venne affondata nella rada di Trieste da un MAS al comando di Luigi Rizzo, lo stesso che partecipò alla Beffa di Buccari (febbraio 1918) e che il 10 giugno 1918 affondò la corazzata “Szent Istvan” (Santo Stefano) al largo dell’isola di Premuda.

    Giungere a Cattaro fu il “sogno irredentista” dei montenegrini, tanto che esistono delle cartoline illustrate che inquadrano le Bocche di Cattaro dalle creste dei monti sovrastanti. Il mare viene indicato da un signore come obiettivo da raggiungere e sotto si leggono i versi dell’inno nazionale tradizionale del Montenegro “Onam Onamo!” (Lì, da quella parte!), scritto nel 1867 dal re Nicola I.

    Luigi (veneziano)

  5. omo vespa ha detto:

    per ragusa val andar in qualsiasi mese, ma evite luglio e agosto. prezi alti e marea de turisti. i pegiori quei dele corcere costa e msc, che i te intasa el stradon e no i sa moverse ne de qua ne de la.
    a ragusa peraltro i saluda ancor ain talian, per dir bongiorno o ciao i dise “adio”, ma col acento bosgnaco, acento sula A…belisimo.
    e se gave de far bagno, spagia de san giaocmo, sveti jakov. al tramonto. ti son in acqua, casomai bir ain man (che non manchi…), e ti vedi el sol tramontar drio la cita vecia. impagabile.

  6. omo vespa ha detto:

    ah, se me ricordo ben un par de ani fa ungheresi e croati ga meso una corona de fiori simbolica sula nave. se pol anche andar, per chi ghe piase ste robe, e el sa andar soto cole bombole, ma ghe vol el ok del ministero. non s esa mai, che qualchedun rubi un scampo dela Sent Istvan! sacrilegio…

  7. Luigi (veneziano) ha detto:

    @ Bibliotopa
    Uno potrebbe chiedersi: perché a Cattaro, che fa parte del Montenegro, e cioè di un paese di ampia maggioranza ortodossa, c’è una bellissima ed antichissima cattedrale cattolica (san Trifone) e una piccola e recente chiesa ortodossa (San Nicola)?

    Perché la cattedrale di san Trifone fu eretta prima dello scisma della chiesa ortodossa, e comunque fino al XIX secolo la maggioranza dei cattarini era costituita da cattolici.

    Solo negli ultimi cento-centicinquant’anni gli ortodossi hanno superato i cattolici nelle Bocche, e questo è anche il motivo per cui alcuni in Croazia affermano che in realtà le Bocche fossero abitate da croati, divenuti serbi e montenegrini solo di recente.

    La chiesa ortodossa di San Nicola è stata inaugurata nel 1909.

    Qua trovi una cartolina che rappresenta la posa della prima pietra di questa chiesa: http://www.istriadalmaziacards.com/html/pop_cart_dett.php?IDCart=1425

    L.

  8. sindelar ha detto:

    Mi pare che lo scisma d’Oriente si ebbe qualche annetto prima del XIX secolo

  9. Luigi (veneziano) ha detto:

    Esatto.

    Infatti io ho scritto: “Perché la cattedrale di san Trifone fu eretta prima dello scisma della chiesa ortodossa, e comunque fino al XIX secolo la maggioranza dei cattarini era costituita da cattolici”.

    Volendo approfondire l’argomento, dirò che molti studiosi croati descrivono le Bocche di Cattaro esattamente nello stesso modo in cui molti studiosi serbi descrivono la Repubblica di Ragusa, ovviamente a parti invertite (NB I serbi afermano che i ragusei erano in buona parte dei serbi cattolici).

    I croati affermano infatti che solo negli ultimi 50/60 anni le Bocche sono divenute a maggioranza montenegrina, mentre prima erano abitate da croati. Come si fa a stabilire che fossero croati? Quasi esclusivamente sulla base dell’affiliazione religiosa, secondo l’assunto per cui un cattolico non può essere serbo-montenegrino.

    Per cui sono “croati delle Bocche di Cattaro” Vicko Zmajevic (vescovo cattolico), Matej Zmajevic (militare), Andrija Paltasic (tipografo, visse prevalentemente a Venezia e da noi è noto come “Andrea Paltassich” o “Andrea da Cattaro”), Nikola Modruski (vescovo cattolico, da noi conosciuto come “Nicolò di Cattaro”), Karlo Mrazovic (costruì le prime mongolfiere nei Balcani), eccetera eccetera.

    Da notare che viene considerato croato anche Ivan Visin, che fu un famoso capitano marittimo. Nacque a Perzagno e visse parte della propria vita a Trieste, dove si faceva chiamare “Giovanni Visin”. Di Trieste Visin divenne anche cittadino onorario, e proprio a Trieste fece ritorno a bordo del suo vascello “Splendido”, col quale circumnavigò il globo fra il 1852 e il 1859.

    Secondo gli storici della letteratura croata, praticamente tutti gli autori precedenti al 1900 delle Bocche di Cattaro sono “croati delle Bocche”.

    L.

  10. Bibliotopa ha detto:

    Luigi veneziano, attenzione, io parlavo non della nuova chiesa ortodossa grande di san Nicola, ma della piccola chiesa ortodossa di san Luca, costruita nel 1195, che , nata cattolica, dal 1657 in poi era condivisa fra cattolici e ortodossi. Adesso è solo ortodossa.
    Traggo queste notizie da una guida ufficale della città di Stevan Kordic 2004. Una foto della chiesa di san Luca:
    http://www.flickr.com/photos/elisabetta2005/1164254244/in/set-72157601042761096/
    e la sua stupenda iconostasi settecentesca, di scuola veneto-cretese
    http://www.flickr.com/photos/elisabetta2005/1164252398/in/set-72157601042761096/

    sul nazionalismo di chi insiste su differenze fra croati, serbi, montenegrini, ricordo solo che in quelle zone per secoli, prima del risveglio dei nazionalismi, croati, serbi, etc erano soprattutto termini per indicare cattolici o ortodossi e assolutamente non voglio immischiarmi in tali polemiche..
    C’è anche da ricordare che Cattaro fa parte del Montenegro di recente, come sbocco al mare, avendo fatto parte della Dalmazia prima veneta e poi asburgica, anche se ovviamente aveva rapporti con l’entroterra montenegrino.

  11. Bibliotopa ha detto:

    E sulla storia di Cattaro sono stata un po’ stringata, se volete vi elenco tutte le date e i passaggi da uno stato all’altro..

  12. Bibliotopa ha detto:

    ah, per inciso, sì gli abitanti di Cattaro sono detti Cattarini, ma in genere è più diffuso il termine che riguarda genericamente gli abitanti delle Bocche, cioè i Bocchesi.

  13. Luigi (veneziano) ha detto:

    @ Bibliotopa

    Prova con Castelnuovo (Herceg Novi)…

    L.

  14. Bibliotopa ha detto:

    Luigi, per il libro, spero proprio di andare a visitare di persona fra un paio di mesi la chiesa in questione, che nel viaggio precedente non ero riuscita a visitare.. forse ci troverò qualche ex voto di qualche mio antenato..

  15. sindelar ha detto:

    Domanda per l’autore:
    ci si può andare anche senza passaporto?
    Vedo dalle mappe che non c’è continuità territoriale lungo la costa croata, bisogna fare un pezzo in Bosnia per forza.

  16. Luigi (veneziano) ha detto:

    @ Bibliotopa

    Adesso ho capito! Tu parli di questa chiesetta qui: http://www.istriadalmaziacards.com/html/pop_cart_dett.php?IDCart=1520

    La chiesa con i due altari, che testimonia della possibilità di coesistenza fra cattolici e ortodossi anche nello stesso edificio sacro.

    L.

  17. Luigi (veneziano) ha detto:

    @ sindelar

    Solo carta d’identità, senza problemi: io ci sono stato due anni fa. Occhio però, perché un tizio che ho visto io al confine aveva la carta col timbro di rinnovo quinquennale e gli hanno piantato un casino micidiale. A dire la verità, non so nemmeno poi se l’hanno fatto passare.

    L.

  18. Bibliotopa ha detto:

    Proprio questa, Luigi, e se l’avessi visitata, come me, avresti visto appunto che non solo ha due altari , ma due navate, che per alcuni secoli erano una ortodossa ed una cattolica. Ed ora l’attuale prete ortodosso (almeno nel 2005) è gentilissimo, ci invita a visitarla e a fotografarla. Anche nel tesoro della cattedrale cattolica di san Trifone ci sono stupende icone ortodosse: quando non ci si mescola la politica o il fanatismo, la storia di questi posti mostra delle bellissime commistioni fra Oriente e Occidente, come d’altronde siamo abbastanza abituati anche a Trieste

  19. Bibliotopa ha detto:

    quella della carta quinquennale è un mistero: io sono stata un mese fa in Bosnia ed Erzegovina con la carta col rinnovo quinquennale, per via di terra, e nessuno mi ha detto nulla. Ma sul Piccolo parlavano di possibili interpretazioni diverse con risultati aleatori e brutte esperienze. Vabbè che io ero in viaggio di gruppo, e a quelli forse fanno meno storie.

  20. Diego Manna ha detto:

    @sindelar

    noi avevamo proprio una carta d’identità col timbro del rinnovo quinquennale e per fortuna non abbiamo avuto nessun problema.
    Ho sentito che in Croazia c’erano problemi per quelli che hanno la carta magnetica+foglio di rinnovo quinquennale, poi non so come si è risolto (e se si è risolto).

  21. Bibliotopa ha detto:

    @ Diego Manna . hanno poi finito i restauri del portale de Duomo di Traù? 5 anni fa era tutto impacchettato e non sono riuscita a rivederlo: è considerato uno dei capolavori della scultura gotica in Dalmazia. La piazza principale è dedicata a Giovanni Paolo II. Chissà a chi era dedicata prima.. (? ^-^ )

  22. Diego Manna ha detto:

    direi di si, io non ricordo di aver notato impacchettamenti

  23. omo vespa ha detto:

    a ragusa xe una roba interesante, i anunci mortuari i li intaca sui muri in cita; per i cristiani (catolici) corniceta nera e croce, per i musumlani corniceta verde e mezaluna. e, duclis in fundo ma sempre de meno…per i partizani e ex simpatiztanti conrinceta rosa, con stela rosa, ma no sempr,e non go capi de cosa dipende. personalmente me piase, peca che uno ga de morir per gaverlo – e poi magari qualche familiar mona te mete el color che ti no ti volevi :)))

  24. Luigi (veneziano) ha detto:

    @ bibliotopa

    Purtroppo – e onestamente non ricordo per quale motivo – nella chiesa di San Luca di Cattaro io effettivamente non sono entrato dentro.

    La storia dei due altari l’ho letta poi su una piccola guida cittadina in inglese che avevo trovato in albergo.

    Riguardo a Traù, il portale adesso è tutto pulito. Ecco qua una sua foto recente: http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/8/83/Trogir_cathedral_entrance.jpg

    La piazza principale di Traù al tempo di Venezia e fino al 1945 si chiamava colloquialmente “Piazza dei Signori”, mentre i croati la chiamavano anche “Glavni trg” (Piazza principale). Poi è stata chiamata “Narodni trg” (Piazza del popolo) ed infine “Trg Ivana Pavla II” (Piazza Giovanni Paolo II).

    L.

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