18 Luglio 2010

Wwf: “Si prepara il terreno ad una centrale in Friuli Venezia Giulia. Perchè non nella Tolmezzo di Tondo?”

“Governo e Giunta regionale, con l’appoggio anche di alcuni “insospettabili”, preparano il terreno alla costruzione di una centrale nucleare in Friuli Venezia Giulia”. Questo il commento del WWF alle recenti esternazioni – durante l’incontro con Confindustria a Udine – del ministro Frattini e soprattutto del presidente Tondo, secondo il quale bisogna insistere con Lubiana affinché l’Italia (o l’Enel) partecipi al progetto di raddoppio della centrale di Krško “per verificare le condizioni di sicurezza ed evitare di essere costretti a costruire una centrale sul nostro territorio”.

“In questo modo – sostiene in Wwf – il presidente fa però tre importanti ammissioni: 1) Tondo rientra a pieno titolo tra le vittime della “sindrome di Nimby” (vuole il nucleare, purché a casa degli altri), dopo di che ammette 2) che il rischio che una centrale nucleare sia costruita in Friuli Venezia Giulia è reale, ma non ha il coraggio di opporvisi; 3) riconosce che la sicurezza della centrale di Krško non è garantita e non si fida della Slovenia (perché allora gli sloveni, già riluttanti, dovrebbero volere partner italiani?). Frattini e Tondo hanno poi ripetuto il consueto ritornello sui vantaggi economici del nucleare, accennando anche ad un presunto “deficit energetico” del Friuli Venezia Giulia. Affermazione priva di fondamento, poiché i dati di Terna mostrano nel 2009 un surplus di oltre il 6 per cento della produzione di elettricità rispetto ai consumi. Inoltre, se la capacità produttiva delle centrali esistenti, fosse sfruttata appieno, il surplus aumenterebbe di molto”.

Secondo l’associazione ambientalista “i favoleggiati vantaggi economici, in realtà sarebbero solo per chi le centrali le costruirà e le gestirà (scaricando i costi sugli utenti-contribuenti). Basti l’esempio dell’Austria, che ha rinunciato al nucleare nel 1978 – trasformando in museo una centrale già pronta ad entrare in funzione – dove l’elettricità costa circa il 15 per cento meno che in Belgio, il Paese più nuclearista d’Europa (dopo la Francia), dove il 55 per cento dell’energia elettrica è prodotto con l’atomo. Senza contare l’irrisolto, ovunque nel mondo, problema dello smaltimento delle scorie radioattive, i perduranti problemi di sicurezza (anche con le centrali cosiddette di “terza generazione”) ed il fatto che il ciclo del combustibile nucleare implica l’emissione di grandi – e crescenti nel tempo – quantità di anidride carbonica: altro che energia pulita”.

“L’insistenza di Tondo, Frattini & co a favore del nucleare può servire quindi soltanto ad acquisire benemerenze nel mondo industriale locale e a preparare nel contempo i cittadini ad inghiottire il rospo di una centrale in Friuli Venezia Giulia. Eppure lo stesso Tondo aveva detto e ripetuto che il nostro territorio “non presenta le condizioni adatte”. Tuttavia la nuova normativa statale, non contrastata dalla Giunta Tondo, permette di imporre centrali nucleari contro la volontà delle comunità locali e delle Regioni: dove sono i “federalisti” nostrani? Troppo impegnati con le ronde e altre amenità? Infine, se ritiene di poter essere costretto ad ospitare una centrale nucleare, perché Tondo non va fino in fondo e non indica anche, con coraggio, il sito o i siti possibili? Perché non la sua Tolmezzo?”.

Tag: , , .

175 commenti a Wwf: “Si prepara il terreno ad una centrale in Friuli Venezia Giulia. Perchè non nella Tolmezzo di Tondo?”

  1. Dario Predonzan ha detto:

    Chiedo scusa, ma la prima frase, con l’accenno agli “insospettabili”, non si comprende se si omette l’ultima parte del comunicato del WWF. Eccola:

    “A ingrossare il coro pro-nucleare non poteva mancare il sottosegretario all’ambiente, Menia, nel recentissimo convegno sulla sicurezza nucleare di Trieste (in occasione del quale l’elenco dei siti delle centrali italiane è stato però rinviato al 2011…), cui si è aggiunta perfino la benedizione del vescovo di Trieste, Crepaldi (chissà se le pecorelle del suo gregge sono d’accordo?).
    Che sia in atto un’”operazione vaselina”, pare confermato anche dall’inserto – sulla tariffa elettrica bioraria – allegato al PICCOLO del 16 luglio. Questo si chiude infatti con il capitolo “ultime notizie sul nucleare“, che riporta le dichiarazioni dell’amministratore delegato di ENEL, Fulvio Conti, il quale – senza ovviamente citare alcun dato – dichiara tra l’altro che il nucleare “permetterà di ridurre le bollette”. Incredibilmente, l’inserto è sponsorizzato dalla Lega Consumatori, che dovrebbe tutelare i consumatori-utenti anche dalle mistificazioni interessate dei venditori di elettricità, non quello di prestarsi a fare da sponsor ai loro spot ingannatori.”

  2. marisa ha detto:

    “Perchè non indica la sua Tolmezzo?”

    Credo che Tondo in “Carnia” abbia già un numero più che sufficiente di “rogne”:

    1) Comunità montane: ha avuto la “brillante” idea di commissariarle su pressione di Pietro Fontanini…..sostituendole con il nulla!. Non c’è Comune montano che non abbia vivacemente protestato per l’oscena proposta di legge presentata dalla Giunta Tondo. Risultato? Tondo ha recentemente ritirato la “sua” proposta di legge e istituito una Commissione di studio: tutto rimandato a dopo settembre. Ma intanto i territori delle ex-comunità montane stanno perdendo i finanziamenti europei perchè il commissario (nominato da Tondo !) porta avanti solo la ordinaria amministrazione. Le comunità montane sono state commissariate ben un anno e mezzo fa! In Carnia sono TUTTI “incazzati” con Tondo!

    2) Elettrodotto aereo in Carnia: i Comitati contro la soluzione “aerea” stanno preparando un autunno “molto caldo” al “sotan” Tondo.
    sotan = “zerbino” politico

    3)Problema Centrale di Somplago (Lago di Cavazzo): è meglio che Tondo non si faccia vedere da quelle parti…..

    4) autostrada Cadore-Carnia: è da un pò che non se ne parla ma i Comitati (friulani-veneti) vigilano più che mai…

    Può bastare?

  3. fabry ha detto:

    Forse è una cosa positiva; forse di fronte a un così evidente atto a favore della lobby del cemento e dei veleni e contro il buon senso e l’interesse della popolazione, forse il popolo bue finalmente si sveglierà e si radunerà armato di randelli e forconi davanti all’ingresso del castello dei signorotto locale..

  4. cagoia ha detto:

    ma figurite.
    I mostrerà qualche infime partida de balon per tv e il popolo bue troverà altro de far che intrigarse in ste robe.

  5. Luigi (veneziano) ha detto:

    Nessuno che faccia notare che il FVG è la regione italiana col più alto consumo di energia pro capite, con 7,3 kWh (Veneto 5,9 – Lombardia 6,3 – TAA 6,1 – Liguria 3,9 – Emilia Romagna 5,9 – Campania 2,9 – Puglia 4,0).

    Vogliamo spegnere quelle luci quando usciamo di casa, per favore?

    L.

  6. sindelar ha detto:

    Lascia stare le lampadine di casa e guarda le illuminazioni pubbliche delle strade.
    Non basterebbe un’enciclopedia per elencare le follie che si vedono in giro fatte con i soldi dei contribuenti.

  7. Luigi (veneziano) ha detto:

    @ sindelar

    Riformulo: vogliamo evitare gli sprechi pubblici e privati, per lo meno mettendosi a consumare pro capite come le altre regioni del nord Italia, invece d’essere i maggiori consumatori di tutto lo stivale?

    L.

  8. guidolino ha detto:

    ma Crepaldi (vescovo di TS) conosce i problemi della popolazione che vive nei pressi di una centrale di quel genere? li vorrebbe per i suoi fedeli?
    conosce le problematiche relative alla produzione/gestione di scorie?
    cosa ci guadagna Crepaldi dalla centrale nucleare?
    ma la chiesa non si dovrebbe occupare di anime
    (come ripeteva il mitico crocefisso di don Camillo)?
    con questo vescovo, non alla prima uscita discutibile, sto seriamente pensando di cambiare religione…

  9. sindelar ha detto:

    8: Il privato la bolletta se la paga di tasca sua. Che ci sia qualcuno che spreca non lo metto in dubbio, ma poi quello spreco se lo paga di tasca sua.
    Altra cosa sono i condizionatori accesi con le finestre aperte negli uffici pubblici.

  10. Luigi (veneziano) ha detto:

    @ sindelar

    Qua non è un discorso di spesa, ma di sprechi di risorse che sono di tutti.

    E’ sempre facile denunciare lo spreco pubblico, per poi girarsi dall’altra parte nei confronti del nostro vicino di casa (o di noi stessi) che innaffia alle due del pomeriggio o mette il riscaldamento a 23 gradi H24 o spara il condizionatore a 15 gradi o infine utilizza un bruciatore totalmente inefficiente.

    Una volta sono andato ad un consiglio di quartiere dove si parlava dei tumori derivanti dagli scarichi di Marghera. Nella sala d’accesso, una ventina di persone fumava allegramente. Ne conoscevo almeno la metà, e allora ho detto ad alta voce: “Io non so se qua a Lido arrivano i fumi di Marghera, ma so che adesso voi qua – e ce n’erano un paio del WWF – mi state facendo respirare una schifezza”. Una decina di questi paladini del mondo pulito hanno commentato che il fumo è una scelta individuale e quindi possono fumare quanto vogliono. Notare che nella sala era vietato fumare.

    Luigi (veneziano)

  11. sindelar ha detto:

    Rimango della mia idea. Gli sprechi nel pubblico sono la prima cosa da eliminare e ce ne sono troppi. Se in casa mia voglio girare nudo a 30 gradi sono affari (nel senso di costi economici) miei (non ti preoccupare non lo faccio).

    Non capisco cosa c’entri un gruppo di persone che violano la legge in un luogo pubblico con questo discorso.

  12. Diego Manna ha detto:

    mi concordo con luigi. se tuti gavessimo i condizionatori in piena e el riscaldamento d’inverno a manetta alora saria inutile lamentarse de centrali nucleari/rigassificatori, perchè i ne servissi.
    Se tuti comincemo a ridur i consumi alora podemo, dati ala man, afermar che a noi nuove fonti de energia no ne servi.
    tipo:
    se in italia tuti cambiassi 4 lampadine metendo quele a basso consumo e studassi i standby, gavessimo un risparmio equivalente al’energia prodota da una centrale nucleare.

    https://bora.la/2009/07/21/el-quel-dela-quela-el-partito-del-spritzeto/

    e questo lo podemo far noi subito. poi concordo anca mi sul risparmio publico necessario, ma su quel no gavemo un controllo cusì imediato, intanto iniziassi dale piccole cose, da quele che podemo far tuti assieme.

  13. Dario Predonzan ha detto:

    Ovviamente il WWF denuncia da anni il primato negativo del Friuli Venezia Giulia nei consumi di elettricità pro capite (e negli sprechi). Quindi non è vero che “nessuno” – come scrive il Luigi veneziano – lo fa.
    Vedere, per sincerarsene, quanto si trova nei vari documenti del sito http://www.wwf.it/friuliveneziagiulia (sezione “energia”).
    Bisognerebbe semmai chiedersi perché la classe dirigente locale – come la gran parte di quella nazionale – insiste sempre e solo sui vari modi per incrementare l’offerta (cioè la produzione) di elettricità e dimentica quasi sempre di parlare di come diminuire la domanda (cioè i consumi, e gli sprechi connessi).

  14. cagoia ha detto:

    El sparagno xe ‘l primo guadagno!

  15. sindelar ha detto:

    12 Dalle piccole cose la maggior parte delle persone che conosco ha già iniziato. E’ nelle medio/grandi che non succede niente. Ripeto: nel pubblico non esiste un reale interesse nel risparmio. Tanto meno in questo paese che non è un paese dove il pubblico è realmente sentito come tale.

  16. Luigi (veneziano) ha detto:

    @ sindelar

    I consumi degli edifici privati costituiscono oltre il 25% dei consumi energetici nazionali, e oltre il 30% degli scarichi di anidride carbonica.

    Oltre a ciò, se tu girassi nudo a 30° in casa violeresti la legge e saresti passibile di multa.

    Già, perché esiste una legge – che la grande maggioranza ignora totalmente – che indica quando posso aprire il riscaldamento (sia in termini di calendario, che per numero di ore giornaliere), nonché la temperatura massima.

    Oltre a ciò, anche le nostre caldaie devono rispettare tutta una serie di criteri.

    Quando due anni fa ho cambiato la caldaia di casa mia, ho scoperto molto concretamente che significava: 1.500 Euro per incamiciare con un tubo d’acciaio tutto lo scarico, da casa mia fino al tetto.

    E così ho iniziato ad interessarmi della questione, scoprendo che il mio condominio è completamente fuori norma, ad eccezione del mio appartamento.

    Non solo è fuori norma: se volessimo, potremmo abbattere gli sprechi energetici di almeno un 30%, ma ovviamente la cosa significherebbe dover affrontare una spesa immediata non indifferente.

    Morale della favola: durante l’assemblea di condominio solo io e un altro condomino abbiamo votato a favore dei lavori, e quindi ciccia.

    Tornando a te che giri nudo col riscaldamento a 30°, il problema che si pone è il seguente: chi è che vigila per irrogare le multe?

    Qui da me i vigili ti fermano mentre depositi il sacchetto delle spazzature nel cassonetto, e assieme ad un tizio della municipalizzata verificano se il contenuto rispetta le normative sulla raccolta differenziata (è successo a me, e le multe sono salatissime), ma nessuno ancora è venuto a controllare il condominio dove abita un mio carissimo amico, dove da novembre fino a marzo lui dorme con una finestra aperta perché col riscaldamento centralizzato la temperatura interna è di 23/25° H24.

    Luigi (veneziano)

  17. Luigi (veneziano) ha detto:

    @ dario predonzan

    La classe politica nicchia perché – come ho scritto – se facesse rispettare le norme per i privati scatenerebbe una rivolta.

    Basterebbe fare un controllo incrociato con le bollette sul gas: a Trieste il riscaldamento si può aprire dal 15 ottobre al 15 aprile, per non più di 14 ore al giorno, e quindi se c’è un innalzamento dei consumi in un periodo precedente o successivo, qua si mandano i vigili.

    Oltre a ciò, la temperatura massima consentita è di 20° (+2° di tolleranza), per cui anche qui dei vigili potrebbero/dovrebbero andare in giro con delle apparecchiature apposite per verificare, nonché col libretto delle multe.

    Cosa che in Svezia, tanto per dirne una, viene fatta direttamente dagli installatori degli impianti termici, che sotto la propria responsabilità devono anche quantificare lo spreco termico in kWh per metro quadro di un’unità immobiliare. Questo significa che ogni casa – sempre in Svezia – è certificata, e se non rispetti i limiti ti calano sul groppone una multa da toglierti la voglia.

    Immaginati tu quale sindaco in Italia potrebbe avere il coraggio di fare una cosa del genere, per avere i suoi elettori con le forche sotto il municipio.

    Morale della favola: finché si parla degli “altri” a me viene la bava alla bocca, se però toccano “me”…

    L.

  18. sindelar ha detto:

    16 Ti giuro che conosco gente che non ha più una vita perchè è convinta che coimbentando tutto risparmierà 10 euro all’anno.
    E ti giuro che ho visto uffici pubblici con l’aria condizionata a palla e le finestre aperte in estate e in inverno idem però con i radiatori del riscaldamento, strade di campagna illuminate come i Campi Elisi (quelli di Parigi), e periferie con lampioni da 40W ad incandescenza.

    “il riscaldamento centralizzato più ti scalda e più conviene” cantava quel tizio qualche anno fa.

    http://www.youtube.com/watch?v=s1SMb55koKk

  19. matteo ha detto:

    la certificazione delle case avviene anche in italia, il problema è il costo che si ha da noi, troppo proibitivo per un singolo, lo stesso vale per comprare caldaie nuove ecc

    Una parte importante della spesa di una famiglia o comunque di un privato per l’energia è costituita da tasse.
    Infatti, le tasse (o tributi vari) contano per circa il 45% dell’importo della bolletta del gas, per circa il 20% della bolletta dell’energia elettrica e attorno al 60% della spesa per carburante alle pompe.
    Così, ad esempio, una famiglia che spenda 2.000€ di riscaldamento gas in un anno, ne avrà in realtà versati 900 all’erario.
    Analogamente, una famiglia che spenda in un anno 800€ di corrente elettrica, ne corrisponderà in realtà 160 al fisco.
    Se invece per le automobili di casa si spendono in un anno complessivamente, sempre come esempio, 2.400€ di carburante, allora la parte trattenuta dallo Stato ammonterà suppergiù sui 1.440€.
    Facendo la media delle cifre sopra esposte (2.500/5.200), abbiamo un’incidenza di tasse/tributi sul costo del consumo energetico della nostra famiglia di esempio pari al 48%, in pratica quindi corrispondente alla metà della spesa totale.
    http://risparmio-energia.myblog.it/archive/2010/01/15/tassazione-consumi-energetici-privati.html

    dovrebbero darmele gratis le caldaie, i panelli solari ecc

  20. Luigi (veneziano) ha detto:

    @ sindelar

    Non ho problemi a credere al tuo giuramento, d’altro canto i dati sono quelli: in Italia esistono le norme per il risparmio energetico delle abitazioni rivate, ma non esistono di fatto sanzioni. Queste sanzioni non esistono, perché nessun amministratore pubblico è disposto a subire una sollevazione popolare.

    Riguardo alle lampadine ad incandescenza, il settore pubblico in Italia è nettamente più avanti rispetto al privato, nel senso che l’illuminazione pubblica con lampade ad incandescenza (dubito si tratti di 40W a incandescenza: la luce dal lampione non arriverebbe nemmeno a terra) è quasi del tutto eliminata.

    Non solo: quando un’amministrazione locale procede ad illuminare un qualsiasi luogo pubblico, deve accompagnare al progetto un parere di conformità energetica. Quindi se alcune strade sono illuminate come “i Campi Elisi” i casi sono due: o in realtà sono in regola con la legge, oppure sono fuori norma e il sindaco è passibile di querela.

    Il vero problema è invece – in Italia – l’utilizzo delle lampade ad incandescenza nelle abitazioni private.

    Questo utilizzo è tuttora legale per i privati, ma sappiamo che già oggi le lampade ad incandescenza sono in vendita solo fino ad esaurimento scorte. Il che significa per esempio che se andate all’IKEA non le troverete più.

    Riguardo poi al risparmio di “10 Euro” di cui parli, io ho fatto i lavori di coibentazione a casa mia, con la sostituzione di tutti gli infissi e della caldaia. Ho recuperato fiscalmente il 55% dei costi.

    Il risparmio solo per il gas è di circa 600 Euro annui.

    Tieni presente che prima avevo delle finestre in legno del 1951 con spiffero incorporato, adesso ho delle finestre in PVC a doppi vetri.

    Luigi (veneziano)

  21. matteo ha detto:

    a cmq per la centrale nucleare, sono favorevole, non vedo grossi problemi nel farla, probabilmente la popolazione non è informata che noi abbiamo cnetrali nucleari che producono radioattivita in continuazione senza venir usate

    il referendum poi non era abrogativo e si sa ce era indirizzato per agevolare altre fonti, per abbattere i costi e la produzione di petrolio si deve seguire una sola via, nucleare piu fotovoltaico piu panelli solari piu moto ondoso, metano bio, pellets legno ecc

    ovvio che fare parchi eolici non serve se non si atrezzano le case coambientandole, mettendo panelli solari su tuttui i tetti con il fotovoltaico e le turbine eoliche di piccole dimensioni

  22. Luigi (veneziano) ha detto:

    @ matteo

    Il ragionamento che fai tu è la classica giustificazione per la quale continuiamo a sprecare. Oltre a ciò, sia lo stato che la regione FVG ti garantiscono incentivi e scarichi fiscali.

    Informati meglio e vedrai che alla fine della fiera nel medio termine avrai un risparmio secco.

    L.

  23. matteo ha detto:

    le lampadine le detta l’eu come sprechi energetici e altro

    fa comodo perche paghiamo un sacco di tasse, piu si usa, piu si paga, semplice, nessuna altra cosa

  24. Luigi (veneziano) ha detto:

    @ matteo

    Il fotovoltaico di fatto ti viene a costare zero, se solo capisci come funziona il meccanismo.

    Tu vai in una banca e chiedi il finanziamento per i lavori, e per pagare la rata del mutuo gli cedi il contributo statale.

    In sette/dieci anni ti sei pagato il mutuo, l’impianto resta tuo e da quel momento i contributi arrivano nelle tue tasche.

    L.

  25. sindelar ha detto:

    20 diciamo che non è vero che sono ad incandescenza ma, e forse sparo un’altra sciocchezza, a vapori di mercurio (quelle a luce bianca per intendersi).
    Per quanto riguarda le strade immerse nel nulla, frequentate in media da un’auto ogni 2 ore e illuminate più degli Champs Elysees non posso fare altro che confermarne l’esistenza.

  26. Marcantonio ha detto:

    Io non capisco perche’ non si vogliono le centrali nucleari e non mi si venga a parlare di sicurezza, perche’ abbiamo quelle slovene a due passi.

  27. Dario Predonzan ha detto:

    Mi pare che il problema non sia solo quello – come dice il veneziano – dei sindaci che non hanno le palle per affrontare “gli elettori con le forche sotto il municipio”. Quando parlo di classe dirigente, mi riferisco anche agli esponenti di quella economico-industriale. I quali controllano ed orientano gran parte dell’informazione (uno di questi controlla anche il Governo…:-))) e pensano solo ad attaccarsi alla greppia delle commesse per le centrali nucleari. Così come fino a ieri pensavano solo a costruire centrali a ciclo combinato a gas.
    Il problema vero, in Italia, è l’attenzione pressoché esclusiva, dei media e di chi decide, agli interessi dei venditori-commercianti di energia e non a quelli dei consumatori. Perfino la Lega Consumatori si schiera per il nucleare!
    Certo rimane, per fortuna, ampio spazio per le inziative individuali dal basso (cioè quelle che ciascuno può fare a casa propria). Non a caso, però, nei condomini è più difficile: la bravura (relativa) degli italiani nel fare i propri interessi, crolla spesso e miseramente nella grettezza più ottusa, quando dal perimetro di casa propria e della propria famiglia, si passa a qualcosa di più ampio, sia pure un mero condominio. E Silvio vince.

  28. matteo ha detto:

    ma scusa mica tutti hanno soldi a disposizione e mica a tutti concedono un prestito

  29. matteo ha detto:

    ma se si danno sovvenzioni per centrali che producono energia dal petrolio, sono ecocompatibili

    invece di dare sovvenzioni ai industriali si dovrebbe sovvenzionare le case della gente, ma la gente non conta nulla

  30. Luigi (veneziano) ha detto:

    @ sindelar

    Mia cognata è stata assessore di un comune in provincia di Treviso, e ricordo che di questo fatto ne parlammo, anche perché lei si beccò in cinque anni una decina di querele (tutte finite nel nulla).

    Il comune deve garantire l’illuminazione pubblica secondo una sorta di tabellare, che prende in considerazione il tipo di strada, la sua frequentazione eccetera eccetera.

    Di conseguenza, io non posso far altro che ripetermi: nel caso delle strade illuminate come i Campi Elisi, o l’illuminazione è esattamente quella prevista dalla legge, oppure tu puoi querelare l’amministrazione comunale.

    Tieni presente che se tu decidi un’illuminazione inferiore a quella prevista dalla legge e poi ti scappa il morto in un incidente stradale, allora sono cavoli amarissimi…

    L.

  31. Luigi (veneziano) ha detto:

    @ matteo

    Mi ripeto: le sovvenzioni per i lavori che prevedono la riduzione dei consumi energetici di casa tua ESISTONO DA ANNI.

    Sarebbe il caso di conoscere le norme, prima di criticarle.

    L.

  32. Dario Predonzan ha detto:

    Sovvenzioni alle centrali a petrolio? Dove? Quali? Per scrivere su certi argomenti bisognerebbe prima informarsi. Almeno un po’.

    Centrali nucleari slovene a due passi? Intanto ce n’è (per fortuna) una sola, a poco più di 100 km in linea d’aria da Trieste. Poi gli ambientalisti, italiani, sloveni e austriaci chiedono da decenni di chiudere anche quella (lo chiedeva anche l’on Menia, fino a poco fa, perché era convinto che fosse “dello stesso tipo sovietico di quella di Chernobyl”, poi ha cambiato idea…).

    Del resto, che ci siano centrali nucleari relativamente vicine a noi, non significa che ce ne dobbiamo mettere per forza una in casa.

    Anche perchè non c’è solo il problema di un eventuale incidente, ma c’è pure quello delle scorie radioattive (nessun Paese al mondo ha risolto il problema di dove smaltirle), quello dei costi enormi, ecc.

    Di tutto ciò sarebbe bene, però, parlare a ragion veduta, dati alla mano. Cosa pressochè impossibile con gli anonimi di un blog.

  33. Marcantonio ha detto:

    Dari per un eventuale fall out 100 km sono niente, considera poi anche le centrali francesi.
    Comunque secondo me le si sta demonizzando troppo ed invece sono proprio loro il futuro, visto che il petrolio non durera’ in eterno

  34. Diego Manna ha detto:

    anche il combustibile delle centrali nucleari però non è eterno…
    e resta il problema delle scorie.

  35. sindelar ha detto:

    Se vogliamo fare i futurologi ti dico che per me il futuro sono le centrali solari orbitanti.
    I giapponesi ci stanno pensando e avranno il primo prototipo nel 2030. Noi saremo ancora qui a chiederci perchè abbiamo speso di più per delle centrali nucleari di vecchia generazione.

  36. marisa ha detto:

    1) @ SINDELAR
    “Uffici pubblici con aria condizionata a palla e le finestre aperte in estate”

    Sindelar, perchè non provi tu a lavorare con l’aria condizionata che ti arriva nella schiena o in testa, perchè l’uscita dell’aria condizionata (a soffitto) è posizionata senza tener conto del posizionamento delle scrivanie? Confesso, nel mio ufficio mettevamo “cartoni” tra il contro-soffitto e l’uscita dell’aria condizionata. O così…o ti beccavi la bronchite! Oppure aprivamo le finestre. Un’intera estate a lottare contro le bocchette dell’aria condizionata mal posizionate!

    2) @ Luigi
    “coimbentare casa e sostituire tutti gli infissi e la caldaia”

    Posto che la casa sia di proprietà (perchè se è in affitto non c’è storia!) ce li dai tu i tantissimi euro che servono per “coimbentare casa e sostituire tutti gli infissi e la caldaia”? Ma per favore….ma sai che devi chiedere un mutuo per avere i “schei” per fare quanto proponi tu?

    3) Vogliamo parlare di tutte quelle industrie che hanno un consumo spaventoso di energia elettrica perchè tecnologicamente sono ancora ferme agli anni 60? Non faccio nomi per non beccarmi una denuncia per diffamazione…..ma provata a fare il giro della regione….

  37. marisa ha detto:

    Ancora una cosa. I condizionatori sono normalmente la prima causa di litigi in un condominio perchè se posti vicino alle finestre di una vicino…..disturbano perchè fanno rumore! Conclusione, nel condominio dove abito io, (sei appartamenti) nessuno ha il condizionatore perchè è impossibile posizionare la parte esterna senza disturbare il vicino che ovviamente ha il diritto di dormire d’estate con le finestre aperte.

    Quindi andiamoci piano nel scrivere che i condizionatori sono i primi responsabili del consumo energetico…

  38. guidolino ha detto:

    per 33:
    guarda che l’uranio finisce prima del petrolio

  39. sindelar ha detto:

    marisa abbiamo messo il condizionatore in ufficio quest’anno. Tempo 1 giorno che a nessuno andava bene, c’è quello che ha freddo e quello che ha caldo. Dopo un po’ siamo riusciti a trovare un compromesso spostando le scrivanie e adesso nessuno si lamenta.
    Se nel tuo ufficio non ci si parla e non si cerca un compromesso che vada bene a tutti non credo ne verrete a capo.

  40. marisa ha detto:

    SINDELAR…..in quanti siete in ufficio? E immagino che vicino ad ogni scrivania ci sia un computer….con tanto di fili elettrici che finiscono in centraline posizionate sul pavimento!

    Dunque: centraline per il telefono, luce e computer posizionate sul pavimento; bochettoni per l’aria condizionata a soffitto sopra un contro-soffitto considerato dall’architetto di grido che lo ha progettato “una meraviglia” (in realtà le stecche di plastica del contro-soffitto sono sempre strapiene di polvere…..e difficili da pulire). A, dimenticavo, lo stanzone “aperto” dove convivono ben tre direzioni generali, si trova in un palazzo del 1500….

  41. Luigi (veneziano) ha detto:

    @ marisa

    Non ho mai detto che il risparmio energetico ti arrivi fra capo e collo gratuitamente. Ha un costo diretto ma un vantaggio diretto e indiretto.

    Il costo diretto è quello delle spese che devi sostenere per mettere per lo meno a norma casa tua. Se non lo fai, volere o volare sei fuori legge.

    Lo so che è tutta una questione di costi, eppure tu avrai bene cambiato l’auto perché non rispetta più le normative sulle emissioni! Ebbene: più tempo passa, più ti romperanno le scatole perché anche tu spenda i soldi per farti i lavori.

    Il vantaggio diretto è che casa tua ti costerà di meno. Verificato personalmente con le fatture di luce (non ho più lampade a incandescenza in nessuna parte) ed acqua. Fra l’altro, da quest’anno a casa mia non si usano più batterie usa e getta, ma solo a ricarica. Costano almeno dieci volte di più, ma ti permettono almeno un centinaio di cicli di ricarica, e quindi alla lunga risparmi.

    Il vantaggio indiretto è che avrai fatto qualcosa di concreto per l’ambiente.

    In conclusione ripeto: è sempre facile puntare sempre il dito contro gli altri, ma è anche sommamente ipocrita, se poi concretamente non si fa nulla di quello che si potrebbe fare.

    Luigi (veneziano)

  42. Luigi (veneziano) ha detto:

    Correzione: verificato con le fatture di luce e gas.

    Concretamente, dal 2009 ho una riduzione di queste spese di circa il 25%.

    L.

  43. sindelar ha detto:

    Guarda qui abbiamo le classiche prese a muro e comunque mi sposti con la scrivania riesco con una ciabatta e prolunga a fare tutto.
    Condivido un ufficio con un altro collega e non ho detto che la cosa sia semplice, ma con un po’ di buona volontà da parte di entrambi abbiamo risolto.

    PS. Non rischiamo di andare un po’ troppo OT?

  44. matteo ha detto:

    informarsi almeno unpo?

    perche, non è vero che in italia le centrali che bruciano gli scarti del petrolio non ricevono sovvenzioni? non è vero che sono definite rinnovabili?

    I Moratti producono elettricità a partire dagli scarti della lavorazione del petrolio.
    Per legge sono una fonte rinnovabile di energia, che lo Stato sovvenziona con i nostri soldi.
    Ecco come trasformare un rifiuto speciale in un ottimo affar

    Come sia possibile che una centrale che brucia scarti della lavorazione del petrolio sia pagata come fosse un impianto a energia solare lo dobbiamo al famigerato provvedimento Cip6 (comitato interministeriale prezzi) del 1992. All’epoca il governo decise di agevolare la costruzione di impianti rinnovabili garantendo di comperare (all’epoca attraverso Enel) elettricità a un prezzo più alto, il doppio e in alcuni casi il triplo, e destinando alla collettività, attraverso le bollette, l’onere del sostentamento dell’energia pulita. Ma poi allargò questa opportunità anche a un numero limitato di altre centrali che utilizzavano fonti che definì “assimilate”, e che di rinnovabile non avevano nulla: per la precisione gas, carbone, tar, rifiuti.
    http://www.altreconomia.it/site/fr_contenuto_detail.php?intId=927

    e per la cronaca una centrale nucleare non è il diavolo in terra

    poi il referendum abrogativo è una bufala, non si abrogavano le centrali nucleari ma le sovvenzioni alle regioni, possiamo costruirle anche domani, meglio quelle che centrali a petrolio

  45. matteo ha detto:

    I soldi per comprare i giocatori dell’Inter Massimo Moratti li prende da qui, da questo piccolo paese sulle coste sarde. Ma non sentitevi esclusi: anche voi contribuite a investire sulla squadra. Ogni volta che pagate la bolletta della luce.
    Sarroch è in provincia di Cagliari. Vi sorge lo stabilimento di raffinazione della Saras, la società di famiglia dei petrolieri Moratti, fondata nel 1962 da papà Angelo (già presidente dell’Inter). Dal satellite si vede che l’impianto è di gran lunga più vasto dell’agglomerato urbano. È sulla costa, per permettere l’attracco delle petroliere: un quarto del petrolio trasportato via nave nel mondo passa di qua, dal mare della Sardegna. È la più grande raffineria di petrolio del Mediterraneo per capacità produttiva: 15 milioni di tonnellate l’anno di petrolio grezzo trattato, che per la maggior parte viene da Libia e Mare del Nord. Tra i clienti Shell, Repsol, Total, Eni, Q8, Tamoil.

    I conti di Saras sono ottimi: 5,5 miliardi di euro di ricavi nel 2005, un bel più 48% rispetto al 2004, e utili per 332 milioni (ancora: più 47% sul 2004).
    E nei primi mesi del 2006 le cose marciano anche meglio, con risultati netti che raddoppiano rispetto allo stesso periodo del 2005. Saras dà lavoro a 1.600 persone. Ma il vero gioiello dell’azienda sta nell’angolo sudorientale dell’impianto: è la centrale elettrica Sarlux. La Sarlux è una società posseduta al 100% da Saras.
    La centrale produce energia elettrica bruciando gli scarti di lavorazione che la Saras produce raffinando il petrolio. Questo scarto si chiama tar, detto anche “olio combustibile pesante”, una pece semi solida che potrebbe essere utilizzata per fare bitume, e che per essere bruciata viene gassificata e irrorata di ossigeno.
    È un combustibile altamente inquinante, molto più del metano di solito utilizzato nelle centrali elettriche. L’impianto brucia 150 tonnellate di tar l’ora. Oltre a CO2, ossidi di azoto ed emissioni varie, a fine anno la combustione lascia in dote 1.400 tonnellate di scarti tra zolfo e concentrati di metalli, come il vanadio e il nichel.
    L’energia prodotta dalla centrale Sarlux viene tutta comprata da un ente pubblico, il Gestore del sistema elettrico (Grtn), che la paga il doppio di quanto varrebbe sul mercato. Questo accade perché per la legge italiana l’impianto Sarlux è un impianto “assimilato” alle fonti rinnovabili, e per tanto va incentivato come queste ultime.
    Come sia possibile che una centrale che brucia scarti della lavorazione del petrolio sia pagata come fosse un impianto a energia solare lo dobbiamo al famigerato provvedimento Cip6 (comitato interministeriale prezzi) del 1992. All’epoca il governo decise di agevolare la costruzione di impianti rinnovabili garantendo di comperare (all’epoca attraverso Enel) elettricità a un prezzo più alto, il doppio e in alcuni casi il triplo, e destinando alla collettività, attraverso le bollette, l’onere del sostentamento dell’energia pulita. Ma poi allargò questa opportunità anche a un numero limitato di altre centrali che utilizzavano fonti che definì “assimilate”, e che di rinnovabile non avevano nulla: per la precisione gas, carbone, tar, rifiuti.
    Da allora gli italiani pagano anche il 10% in più in bolletta pensando di contribuire alla diffusione di energia pulita. Invece l’80% di quei contributi finisce a impianti come quello dei Moratti. Per il 2005 parliamo di un totale di oltre 3,1 miliardi di euro (erano 2,3 miliardi nel 2004). Oggi il meccanismo Cip6 è stato superato da quello dei certificati verdi nato nel 1999, che non prevede fonti “assimilate”, ma le convenzioni stipulate nel passato sono ancora per la maggior parte attive.
    Sarlux non è l’unica a trarre vantaggio da questa situazione. L’elenco dei beneficiari non è pubblico, ma sappiamo che metà della torta Cip6 finisce a Edison, che appartiene ai francesi della Edf. Anche altri petrolieri, come i Garrone di Erg o i Brachetti Peretti di Api godono delle incentivazioni con impianti simili, che producono cioè elettricità bruciando scarti della lavorazione del petrolio (vedi box a destra).
    Ma l’impianto dei Moratti ha qualche particolarità interessante: la prima, è che è uno dei più grandi, con i suoi 575 megawatt di potenza e 4 miliardi di kilowattora prodotti l’anno. La seconda particolarità è che è tra gli ultimi ad aver avuto accesso agli incentivi, visto che la convenzione è partita l’8 gennaio 2001. Tra l’altro la convenzione di Sarlux dura 20 anni, cinque in più rispetto a quanto stabilito dal provvedimento Cip6. Stando alle analisi della società, il prestito di oltre un miliardo di euro stipulato nel 1996 con Banca Intesa e Banca europea per gli investimenti per costruire l’impianto dovrebbe essere ammortizzato entro il 2011. Poi saranno dieci anni di guadagno netto. Un paradosso ulteriore è che più cresce il prezzo del petrolio, lo stesso che i Moratti vendono pochi metri più in là, maggiore è il contributo che lo Stato riconosce all’impianto Sarlux in quanto fonte “assimilata” alle rinnovabili.
    Sarlux è strategica per i Moratti, tanto che anche nella fase di approvvigionamento del petrolio grezzo si tiene conto delle esigenze della centrale. È vero, rispetto al fatturato del gruppo i ricavi equivalgono solo a un decimo, ma gli utili di Saras sono per oltre il 36% riconducibili alla centrale elettrica (122 milioni di euro su 332). Senza gli incentivi produrre elettricità costerebbe moltissimo, molto più di quanto si guadagnerebbe vendendola (solo per l’ossigeno impiegato per la combustione Sarlux spende 50 milioni di euro l’anno). E se non vengono bruciati, gli scarti di lavorazione si tramutano, da fonte di guadagno, in un costo, perché sono rifiuti speciali e vanno smaltiti adeguatamente.

    A maggio Massimo e Gian Marco Moratti, rispettivamente amministratore delegato e presidente di Saras, hanno messo in vendita le azioni della società che detenevano a titolo personale, facendo sbarcare l’azienda in Borsa. Oggi il 40% di Saras è in mano al mercato. I fratelli avranno comunque il controllo dell’azienda attraverso la finanziaria di famiglia Angelo Moratti s.a.p.a., che mantiene il 60% delle azioni.
    La vendita di azioni ha fruttato ai fratelli poco meno di un miliardo di euro ciascuno. Immaginiamo che parte di questi soldi verranno investiti su qualche buon giocatore. Le azioni, vendute a 6 euro l’una, per lotti minimi di 600 azioni, sono andate a ruba. Il giorno dopo il debutto a piazza Affari, però, il titolo è crollato del 10%. A fine luglio chi ha investito in Saras perdeva il 20% (un’azione era quotata 4,8 euro). Per gli 80 mila investitori che hanno creduto in Saras non resta che sperare nel campionato. [pagebreak]

    Gli altri nomi dei “debitori”
    Non solo Moratti. In Italia esistono almeno altre due centrali elettriche che bruciano scarti della lavorazione del petrolio e vengono incentivate come fossero fonti rinnovabili. La prima è a Priolo Gargallo (Siracusa), e appartiene alla IsabEnergy, a sua volta controllata dalla Erg della famiglia genovese dei Garrone. Anche in questo caso la centrale sorge accanto all’impianto di raffinazione. Nel 2005 IsabEnergy ha fatturato 522 milioni di euro (44 in più rispetto al 2004), almeno 300 dei quali derivanti dagli incentivi Cip6.
    Per la società significano 94 milioni di euro di utili, che forse serviranno a comprare giocatori alla Sampdoria, di cui Garrone è proprietario. L’altro impianto è a Falconara Marittima (Ancona), e appartiene alla Api della famiglia dei conti Brachetti Peretti che a Falconara hanno una raffineria da 3,9 milioni di tonnellate l’anno di petrolio.
    Per loro almeno 150 milioni in sovvenzioni Cip6, su un fatturato del gruppo di 2,7 miliardi di euro e utili (raddoppiati in un anno) di 96 milioni.

    In Francia metà della torta
    I veri protagonisti dell’affare Cip6 sono i francesi di Edison, ai quali finisce oltre la metà dei contributi italiani per le fonti cosiddette “assimilate” alle rinnovabili. Delle 27 centrali elettriche Edison operanti sul territorio italiano, ben 19 sono incentivate anche se bruciano combustibile fossile. L’unica (magra) consolazione è che si tratta di metano, che tra gli idrocarburi è il meno inquinante. Nel 2005 Edison ha fatturato circa 5 miliardi di euro (più 16% rispetto al 2004): di questi, almeno un miliardo e mezzo sono sovvenzioni.
    Dopo essere stata controllata da Montedison prima e da Fiat poi, oggi Edison è in mano ai francesi di Edf, il colosso energetico statale. Formalmente la proprietà è della società “Transalpina di energia” che detiene il 71% delle azioni Edison. A sua volta, Transalpina è per il 50% di Edf, e per la restante metà della Delmi, controllata al 51% dall’Aem di Milano. Il resto delle azioni Edison sono detenute direttamente da Edf (17%) e quotate sul mercato (12%).

    La vita elettrica di Sarlux
    1992: il Comitato interministeriale deiprezzi vara il provvedimento numero 6 per incentivare la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili e “assimilate”.
    1995: Sarlux nasce da una joint venture tra Saras ed Enron.
    1996: Sarlux ottiene dalle banche i finanziamenti (un miliardo di euro) necessari per la costruzione dell’impianto di Sarroch.
    1999/2000: la centrale elettrica entra in funzione.
    8 gennaio 2001: inizia la convenzione tra Sarlux ed Enel (cui subentrerà nel ‘99 il Grtn) per l’acquisto di energia incentivata Cip6. La convenzione durerà fino al 2021.
    18 aprile 2006: Saras vince un procedimento arbitrale con Enron e conferma il controllo del 100% di Sarlux.
    18 maggio 2006: Saras (che controlla il 100% di Sarlux) viene quotata in Borsa.

    I conti in tasca. Nostra
    L’80% della popolazione italiana paga una bolletta simile a quella riprodotta qui in basso. Tecnicamente si parla di “mercato vincolato” per i clienti “domestici”, perché le tariffe sono decise dall’Autorità per l’energia elettrica e il gas. Di solito la potenza di erogazione è di 3 kilowatt e la tariffa applicata è la cosiddetta D2, che prevede tre corrispettivi: uno fisso non legato né alla potenza impegnata né al consumo, uno legato alla potenza e l’ultimo, il più importante, legato a quanto consumato.
    Dal 1° luglio 2007 anche il mercato domestico sarà completamente libero.
    http://www.altreconomia.it/site/fr_contenuto_detail.php?intId=927

  46. matteo ha detto:

    bisogna avere anche eletrodomestici che usano poca energia

  47. marisa ha detto:

    LUIGI…se uno non ha i soldi per fare i lavori…possono rompere finchè vogliono!

    Io vivo in un condominio orizzontale composto da sei appartamenti, costruito nel 1978. E’ antisismico: il che significa che le pareti sono in cemento armato e piene di ferri. Subito sono stai messe le controfinistre e controporte che all’epoca erano il top, appunto…all’epoca! Cosa faccio butto via le mie controfinestre e controporte perchè all’epoca le costruivano senza la contro-battuta dal lato pavimento? Guarda….mi costa meno pagare d’inverno qualche euro in più di riscaldamento! La caldaia l’ho cambiato sei anni fa, mi è costata una fortuna…..e deve diventare vecchia con me!

  48. marisa ha detto:

    ….E questo io che ho un reddito sicuro e sufficente ogni mese. Figurati chi ha problemi economici perchè magari è in cassa-integrazione o in cerca di un lavoro perchè disoccupato! Se gli vai a parlare di “coimbentare la casa o cambiare gli infissi”…..sai come ti fa correre!

  49. sindelar ha detto:

    47: ad esempio i fornelli ad induzione. Risparmi ed eviti di ingrassare quelli che vogliono metterti i rigassificatori davanti casa 😉

  50. marisa ha detto:

    SINDELAR….allora io sono ancora più brava di te. In cucina, oltre ai fornelli a gas, ho anche una “cucina economica” a legna. Pensa un pò: non ingrasso chi vuole mettere i rigassificatori e anche riscaldo la cucina con la legna.

    Piccolo probema: c’è una legge che prevede che io in cucina (avendo una cucina a legna) deve avere nella parete un bel buco….per
    l’areazione! Da notare che la porta della cucina ha anche una contro-porta che a suo tempo mi è costata un bel pò. Ma tutto il risparmio energetico dovuto al riscaldamento a legna e alla contro-porta…..se ne va con il buco che sono obbligata ad avere sulla parete! Studia o acquista poi tu fornelli ad induzione…

  51. Luigi (veneziano) ha detto:

    @ marisa

    Sei anni fa la grande maggioranza delle auto circolanti in Italia era Euro 1 o Euro 2. Adesso queste auto non possono circolare nei centri abitati, e di fatto anche tu (se avevi un modello del genere) hai dovuto cambiarla.

    Qui non sto parlando di questioni generali, ma di questioni specifiche: la tua caldaia è a norma? E allora non hai nessun problema. Se però non è a norma, allora hai un problema: il giorno che un tuo condomino o uno qualsiasi ti segnalerà agli uffici comunali, il tuo problema diventerà assai grosso: potresti non avere la conformità o l’idoneità del tuo locale caldaia o degli scarichi o vattellapesca, e quindi ti arriverà una multa, accompagnata ad un invito a mettersi a norma entro tot di tempo. volere o volare.

    Rispetti la legge sul riscaldamento? E allora non hai nessun problema. Se però non la rispetti, allora hai un problema: più o meno stessa trafila di prima.

    Domani quando ti obbligheranno ad avere delle finestre o delle porte fatte così o cosà, tu potrai anche gridare al lupo al lupo, ma poi dovrai adeguarti.

    Per l’intanto, se per caso stai violando le norme in materia di risparmio energetico, sarebbe per lo meno il caso che tu eviti di accusare gli altri di sprechi: sarebbe inelegante.

    Infine, lo sai che chi una cucina a legna in casa non a norma e per caso subisce un danno da questa cucina a legna, non riceve alcun rimborso dall’assicurazione?

    Tanto per dirne una: basta che la sezione libera d’uscita della canna fumaria sia inferiore al doppio di quella interna del camino, e tu sei fuori legge.

    L.

  52. matteo ha detto:

    il problema mica è la casa singola, sono le industrie

  53. Luigi (veneziano) ha detto:

    Come già detto, le industrie sono sicuramente molto ma molto più avanti rispetto alle case, giacché sono soggette a innumerevoli verifiche in più. Ovviamente le normative per le industrie sono di tipo diverso.

    Comunque sia, è sempre comodo dire che “non sono io, ma gli altri”. Invece anche noi qui possiamo dare il nostro contributo. Interessa o non frega niente?

    L.

  54. matteo ha detto:

    allora hai letto che fanno energia rinnovabile dai scarti del petrolio e vengono sovvenzionate anche?

    che l’industria sia sotto controllo e tutto a norma bisogna prendere con le pinze, quei poveretti non bruciavano vivi se era a norma

  55. sindelar ha detto:

    matteo ha ragione da vendere purtroppo. Le industrie non investono in tecnologie pulite e lasciano che a risanare sia sempre la collettività. Caffaro docet.

  56. fabry ha detto:

    Nessun commento su come Moratti & c. si arricchiscono con le nostre bollette. ma ci sono solo tifosi dell’Inter qui?

  57. Luigi (veneziano) ha detto:

    Io non sto dicendo che le industrie sono delle mammolette, ma che sono molto, ma molto più controllate dei privati, che dovrebbero seguire delle regole per il beneficio di tutti ma che di fatto possono fare quel cavolo che vogliono.

    E l’atteggiamento di alcuni qua dentro è francamente sconcertante: se tu in Svizzera non hai la casa in regola, il primo a denunciarti è il tuo vicino (esperienza accaduta a un paio di miei conoscenti), in base alla regola per cui io devo essere il primo in ordine. Se venisse un vigile a controllare casa tua e ti elevasse una multa per mancato rispetto delle norme sugli scarichi del bruciatore, ti incazzeresti di brutto, gridandogli: “Va’ a controllare l’industria X o Y, invece che rompere i santissimi qui da me!”

    Bella coerenza.

    L.

  58. Dario Predonzan ha detto:

    @ l’anonimo Matteo

    Se uno scrive di “centrali a petrolio” si può immaginare che l’autore – specie se non padroneggia bene la lingua italiana – intenda quelle ad olio combustibile che per decenni in Italia, fino a non molti anni fa, hanno rappresentato la gran parte del parco elettrico.
    Quindi, prima regola: scrivere chiaro.
    E’ ovvio peraltro che il CIP 6 alle “assimilate” è uno scandalo, quei rompiballe di ambientaliste sono stati i primi a denunciarlo (inascoltati da quasi tutti i Governi e soprattutto, ovviamente, dalla Confindustria). Anche perché oltre agli scarti di raffinazione, il CIP 6 se lo beccano anche gli scarti delle cokerie (v. Ferriera di Servola), gli inceneritori di rifiuti (v. ACEAGAS di Trieste), ecc.
    Ma tutto ciò cos’ha a che fare con l’argomento iniziale? Perchè i nuclearisti alla Matteo cercano sempre di deviare il discorso su altro?
    Forse perché non sanno che dire su veri problemi del nucleare? I quali non sono solo, ovviamente, la dubbia sicurezza degli impianti, ma anche – e soprattutto – l’irrisolto problema delle scorie, il prossimo esaurimento delle riserve di uranio (prevedibile più o meno nello stesso orizzonte temporale del petrolio e del gas), i costi stratosferici, il fatto che anche il ciclo del combustibile nucleare emette quantità rilevanti – e crescenti – di CO2, ecc., ecc.

  59. sindelar ha detto:

    fabry: vale il commento 4 di cagoia? In politica l’ecologismo è autoimploso, i pochi movimenti che c’erano sono spariti e mi pare che mediamente durante le campagne elettorali certe questioni non siano proprio al centro del dibattito. Un po’ per incapacità o paura da parte dei candidati ma il più delle volte per una chiara scelta degli organi di informazione.

  60. marisa ha detto:

    @ LUIGI: COMMENTO 52

    da noi in regione c’è già da parecchi anni una norma per cui per legge, una volta all’anno, una società abilitata alla certificazione, viene in casa, controlla i locali della cucina e della sala terminaca. Controlla il funzionamento della caldaia e ti rilascia, al modico pagamento di circa 200 euro, la certificazione che è tutto O.K.

    Quindi…..tranquillo! Ho la certificazione annuale pronta da esibire in caso di un qualsiasi controllo. Compreso …il buco in cucina da cui in inverno entra aria fredda!

    Per quanto riguarda il riscaldamento ho un termostato che regola i termosifoni (temperatura massima e fascia oraria di riscaldamento). E questo….dal lontano 1978! Quindi tranquillo!

    Per quanto riguarda i miei vicini di casa….ho ottimi rapporti con loro e non vedo perchè dovrebbero segnalare a chicchesia qualcosa relativo al mio appartamento….

  61. sindelar ha detto:

    E se un vigile andasse in un’abitazione di Servola a controllare gli scarichi del bruciatore?

  62. Luigi (veneziano) ha detto:

    @ marisa

    …e allora le cose dalle tue parti vanno avanti già come da me. Anche qui a Venezia ogni anno devo far certificare l’impianto, i fumi di scarico e l’ambiente caldaia (che da me non viene certificato per il semplice motivo che ho spostato la caldaia in una terrazza, facendo installare un modello da esterni.

    Il resto – e cioè la coibentazione della casa – è una cosa in più, che permette a te di spendere di meno nel medio termine e all’ambiente di essere un pelino più pulito. Altrimenti il problema è solo rdemandato alle generazioni future.

    Oltre a ciò, se la tua casa è ecologicamente a posto, qui dalle mie parti il suo valore aumenta di almeno un 10%.

    Luigi (veneziano)

  63. marisa ha detto:

    Il POST e sulle centrali nucleari, ma da noi in regione c’è il grosso problema della non tutela dell’ambiente e del cedimento della politica regionale agli interessi societari privati. La società proprietaria della centrale di Somplago (lago di Cavazzo – Udine), con grande probabilità potrà accedere ai benefici di legge (certificati verdi – mi pare si chiamino) e ciò grazie ad una legge statale azssurda. Provate a leggere qua cosa sta succedendo :
    http://lagofriuli2.altervista.org/index2.html

    Non è fuori tema, anche se potrebbe sembrare, perchè siamo sempre in presenza di bussiness, appoggiato e protetto dalla politica regionale. Nemmeno la raccolta di oltre 8.000 firma pare scalfire la Giunta Tondo.

  64. Triestin - No se pol ha detto:

    El tema come ga dito Marisa xe el nucleare a Monfalcon, ma el problema vero xe anche la non tutela ambientale della region…(post 54 Luigi)No me risulta che le industrie sia più avanti rispetto alle case…basta informarse in rete come vien gestì a Servola la ferriera…per lori no esiti regole e leggi… altro che normative che con quelle te se pol forbir el…popòci

  65. Eros ha detto:

    Ecco cosa scrive Sgarbi su il Giornale di oggi:

    Eolico e solare, che pasticcio: il futuro è il petrolio
    Pannelli fotovoltaici e pale non sono solo inutili ma anche dannosi. Fanno male al paesaggio e bene ai clan mafiosi Uno scienziato russo ha aperto una nuova frontiera nella ricerca dell’oro nero, dimostrando che non è in esaurimento

    -di Vittorio Sgarbi
    Il cattivo e spregiudicato uso delle energie da fonti rin novabili, la cuccagna degli in centivi verdi che, trionfalisti camente, il ministro Stefania Prestigiacomo annuncia ri pristinati e invece – come ha scritto Mario Pirani – erano stati giustamente cancellati dall’implacabile Tremonti, hanno ridotto le iniziative im p­renditoriali per l’energia eo lica e fotovoltaica in materia criminale, interesse di faccen dieri e mafiosi. Quello per le energie rinnovabili si è rivela to un interesse speculativo. C’è corruzione, ignoranza, violenza al paesaggio: questi sono i veri nodi dell’energia alternativa. Per questo l’entu siasmo di Stefania Prestigia como è una forma di inconsa pevolezza pericolosa.
    I richiami all’articolo 9 del la Costituzione e alla difesa del paesaggio di Salvatore Set tis, Andrea Carandini, lo stes so Pirani, Italia Nostra, e ora anche il Fai, insieme alle mie continue denunce, indicano ormai una situazione patolo gica e pericolosa.
    Eppure, anche dopo avere fatto arrestare decine di ma fiosi, indicando per primo la natura criminale, in Sicilia e non solo, dei parchi eolici, e verificando, puntualmente, gli stessi interessi nelle dila ganti richieste per gli impian ti fotovoltaici con il pretesto della crisi dell’agricoltura (di recente anche a Salemi con l’iniziativa di un fantomatico comitato che nasconde inte ressi criminali), il problema è ancora più grave. È evidente infatti la necessità di interve nire dove sia dimostrata la corruzione ambientale (nel doppio senso, di natura e am­biente umano). Ma, è forse meno evidente, l’eolico e il fo tovoltaico sono dannosi in sé, oltre che inutili, sempre o dovunque. In italia dovevano essere messi al bando per la loro natura criminogena ri spetto ai parchi, e comunque rispetto a qualunque paesag gio, anche degradato, che non appare comunque né conveniente né opportuno ul teriormente degradare.
    Nelle altre nazioni d’Euro pa, in Germania, in Francia e in Spagna, mi pare che la mo bili­tazione dell’opinione pub blica, da Valéry Giscard D’Estaing a Der Spiegel , se gnali un malessere diffuso e una seppur tardiva presa di coscienza. E in questo conte sto si inseriscono le importan ti dichiarazioni di Vladimir Kutcherov, che ha smontato le teorie sulla fine delle risor se naturali terrestri e del pe trolio in particolare.
    Kutcherov, scienziato di ori gine russa e professore al Rea le Istituto di Tecnologia di Stoccolma, ha ribadito qual che giorno fa all’Esof di Tori no che il petrolio e il gas natu r ale non si creano solo da ma teriale organico fossile ma da reazioni chimico e meta fisi che in atto nella profondità del pianeta. Si tratta, sul pia no sperimentale, della conti nuazione della teoria abioge nica proposta nel 1877 dal Mendeleeev secondo cui il pe trolio e il gas non sono legati alla trasformazione di sedi menti e animali nel corso di migliaia di milioni di anni. Te oria che Kutcherov ha ripro dott o in laboratorio in un pro cesso ad alta pressione per ot tenere idrocarburi. Esperi menti, quelli dello scienziato russo, i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista Natu re Geoscience rovesciando dunque l’allarme che ha favo rito le energie alternative.
    Kutcherov ha dichiarato: «Oggi non c’è un’alternativa al petrolio capace di compete re in disponibilità, abbondan za, efficienza e sicurezza. Non lo possono certo essere il vento e il sole di cui tanto si favoleggia.
    Le profezie apocalittiche sull’imminente prosciuga mento dei giacimenti petroli feri, sono sbagliate. Invece proprio le rigorose indagini scientifiche sull’origine abio genica confermano che la pre senza degli idrocarburi sulla terra è ancora enorme e ine sauribile. Una teoria ben svi luppata negli ultimi 50 anni è ormai una certezza proprio grazie ai test di laboratorio. Questo ci consente di applica re un nuovo metodo nell’ esplorazione del greggio e del gas, riesaminando la strut tura, la taglia e la localizzazio ne dei vari giacimenti esisten ti nelle varie parti del mondo. Il magma della profondità della terra reagisce con l’idro geno generando idrocarburi. E i test hanno dimostrato che in condizioni estreme di calo re e di pressione, ossidi di fer ro, carbonato di calcio e ac qua si convertono in metano, una reazione chimica facilita t a da rocce come granito e pie tra a base di silicio. Abbiamo il petrolio in Basilicata, l’ab­biamo in Libia: è inevitabile che sia in Sicilia. Ciò che dob biamo identificare ora sono i canali di migrazione sotto la superficie terrestre; dove li scopriamo possiamo trivella re con certezza di sviluppare uno scenario nuovo per la produzione energetica del XXI secolo».
    Ho invitato Vladimir Ku tch erov con entusiasmo a Sa lemi per chiedergli di illustra re la sua teoria e offrire, in aree definite, concessioni per l’estrazione del petrolio, di scutibili nel Val di Noto e cer tamente realizzabili nel Val di Mazara con un impatto am bientale tecnicamente più modesto di quello dei parchi eolici. Mi sembra che la pro posta possa interessare petro lieri che conoscono Salemi e hanno, ahimè, interessi nell’ eolico- ma che potrebbero in vece rientrare nell’alveo della loro impresa primaria.
    La prima settimana di set tembre Vladimir Kutcherov sarà a Salemi. Egli, in verità, ritiene la Sicilia ricca di risor se energetiche, e che, in parti colare, a Salemi si possa pro cedere all’estrazione del gas, con risultati certi.
    Un futuro all’avanguardia nell’approvvigionamento di gas metano renderebbe Sale mi ricca e offrirebbe una ri s­posta a quanti hanno sfigura to il paesaggio con le pale eoli che e, non paghi, vogliono ul­teriormente umiliarlo con i pannelli fotovoltaici.
    Mentre il conformismo e l’affarismo hanno tradotto in crimine la sperimentazione sulle energie alternative, la posizione originale e fuori dal coro di Vladimir Kutche rov rappresenta una imprevi sta e concreta risposta a un problema mal posto e mal ri solto.
    RISORSA C’è il petrolio in Basilicata e in Libia?
    Ci sarà pure in Sicilia. E a Salemi troveremo il gas

    PROFESSORE
    Vladimir Kutcherov è russo ma insegna al Royal Institute of Technology di Stoccolma

  66. Dario Predonzan ha detto:

    Reazioni “chimico e metafisiche”? L’illustre critico d’arte, ora pro-tempore sindaco di Salemi, capisce cosa scrive? Anche ammettendo, per assurdo, che le teorie dell’illustre (?) scienziato russo abbiano qualche fondamento, rimane il fatto che bruciando petrolio e gas si produce CO2 e quindi si aumenta l’effetto serra, con annessi cambiamenti/sconvolgimenti climatici su scala planetaria. O anche questi si possono contrastare con qualche reazione “chimico e metafisica”?

    Magari occuparsi piuttosto di Tiziano, o di Caravaggio, o del Parmigianino? No, vero?

  67. ufo ha detto:

    Perfettamente in linea colla reputazione del personaggio… e della testata.

    Magari qualcuno gli regali dei pastelli e dei fogli bianchi, che lo tengano impegnato per un pò.

  68. lucatornatore ha detto:

    questa cosa del petrolio è interessante. più che altro perché permette alcune considerazioni..

    (1) innanzitutto, il dibattito sull’origine del petrolio – in generale degli idrocarburi – è molto ricco e data 150 anni. Non è che quell’articolo sia il sasso in uno stagno tranquillo. E, ovviamente, non si tratta di questioni semplici di cui possa scrivere Sgarbi su Il Giornale, traendone conclusioni sui futuri millenni dell’umanità.

    Il consenso generale è che gli idrocarburi abbiano un’origine biotica, ovvero siano il risultato della decomposizione di materiale organico (prevalentemente piante, ma anche animali) in condizioni abbastanza eccezionali.

    Del resto, l’articolo originale, il cui “abstract” (cioè un breve riassunto che negli articoli scientifici descrive il punto saliente della faccenda) trovate qui:
    http://www.nature.com/ngeo/journal/v2/n8/full/ngeo591.html
    dice testualmente:

    “L’ipotesi che il petrolio origini da processi biologici è supportata da un larga evidenza. Rimane tutt’ora incerto se gli idrocarburi possano essere formati a partire da molecole non biologiche alle condizioni di alta temperatura e pressione comuni nel mantello superiore. [..] I nostri risultati supportano l’ipotesi che gli idrocarburi più pesanti del metano possano essere prodotti da processio abiotici nel mantello superiore”.

    come si vede non dice affatto che è stato provato che il petrolio si forma in modo differente da quanto fin’ora pensato. Questa interpretazione è soltanto una grossa castroneria. Dice che c’è qualche ragione per ipotizzare che idrocarburi più pesanti del metano (CH4) possano *anche* formarsi da molecole non biologiche nel mantello supereiore.

  69. luca tornatore ha detto:

    questa cosa del petrolio è interessante. più che altro perché permette alcune considerazioni..

    (1) innanzitutto, il dibattito sull’origine del petrolio – in generale degli idrocarburi – è molto ricco e data 150 anni. Non è che quell’articolo sia il sasso in uno stagno tranquillo. E, ovviamente, non si tratta di questioni semplici di cui possa scrivere Sgarbi su Il Giornale, traendone conclusioni sui futuri millenni dell’umanità.

    Il consenso generale è che gli idrocarburi abbiano un’origine biotica, ovvero siano il risultato della decomposizione di materiale organico (prevalentemente piante, ma anche animali) in condizioni abbastanza eccezionali.

    Del resto, l’articolo originale, il cui “abstract” (cioè un breve riassunto che negli articoli scientifici descrive il punto saliente della faccenda) trovate qui:
    http://www.nature.com/ngeo/journal/v2/n8/full/ngeo591.html
    dice testualmente:

    “L’ipotesi che il petrolio origini da processi biologici è supportata da un larga evidenza. Rimane tutt’ora incerto se gli idrocarburi possano essere formati a partire da molecole non biologiche alle condizioni di alta temperatura e pressione comuni nel mantello superiore. [..] I nostri risultati supportano l’ipotesi che gli idrocarburi più pesanti del metano possano essere prodotti da processio abiotici nel mantello superiore”.

    come si vede non dice affatto che è stato provato che il petrolio si forma in modo differente da quanto fin’ora pensato. Questa interpretazione è soltanto una grossa castroneria. Dice che c’è qualche ragione per ipotizzare che idrocarburi più pesanti del metano (CH4) possano *anche* formarsi da molecole non biologiche nel mantello supereiore.

    (2) precisato quanto sopra, è interessante sottolineare almeno altri due punti. Supponendo che l’origine del petrolio possa essere anche diversa da quella che appare ora più solidamente provata, rimane comunque aperta una questione, ovvero:quanto velocemente si forma ? quanto velocemente lo consumiamo?
    Chiaramente, visto che abitiamo un pianeta finito e non infinito il rapporto fra queste due “velocità” è importante per capire se continuare a puntare sul petrolio sia intelligente oppure no.

    Attualmente le riserve stimate sono l’equivalente di altri ~50 anni, ipotizzando che il consumo rimanga quello attuale. Ciò, tuttavia, non tiene conto di due fattori.

    (a) che il consumo cresce: l’agenzia internazione dell’energia stima che la crescita sia di circa il 2% all’anno. Più sotto vediamo cosa questo significa.

    (b) che un pozzo di petrolio non è come un barattolo di marmellata: non si può svuotare fino all’ultima goccia. raggiungere il “picco del petrolio” non significa raggiunfere il punto al quale non ce n’è più, quanto il punto al quale non si è più in grado di estrarlo allo stesso ritmo di prima. Anzi, il punto in cui il ritmo di estrazione comincia a declinare, per quanti sforzi si facciano (una definizione un po’ imprecisa, ma passatemela). A questo punto nel giacimento ci sta circa ancora la metà del petrolio iniziale.

    Il picco, quindi, è un problema grave di estrazione, intanto, prima ancora che di approvvigionamento: la domanda cresce esponenzialmente e l’estrazione non può farlo. Anzi, decresce esponenzialmente. Ci sono pù che alide indicazioni del fatto che il picco è sostanzialmente raggiunto (notate che si tratta di situazioni che si definiscono come medie su un arco di 5-10 anni, non come scoccare dell’ora X)

    (3) ciò detto, supponiamo che invece il picco non sia stato raggiunto e che il petrolio si formi non solo per processi biologici (che significa con tempi lunghi). Il problema è capire cosa significa “crescita esponenziale”.

    significa, su base annua, che il consumo aumenta di una frazione fissata. supponiamo un aumento esponenziale del 2%: se quest’anno consumiamo 100, l’anno prossimo consumeremo 100+2% = 102. l’anni successivo consumeremo il 2% in più di 102, ovvero 104.04. L’anno successivo ancora 106.12, e così via.
    Può sembrare poca cosa, ma pensate che in soli 35 anni arriveremmo a consumare 200, cioè il doppio. All’anno, sempre. Se la crescita fosse il 7%, per dire, ci metteremmo 10 anni a raddoppiare.
    35 anni nel caso del 2% o 10 anni nel caso del 7% sono detti “tempo di raddoppiamento”: insomma, il tempo che ci mettiamo a raddoppiare il cosumo annuale.

    La cosa curiosa è che in questto tempo di raddoppiamento non solo raddoppiamo il consumo all’anno ma, sommando tutti i consumi aumentati di anno in anno (102+104.04+106.12+eccetera) scopriamo che nel frattempo abbiamo consumato il doppio di quanto avevamo consumato nel tempo di raddoppiamento precedente.

    un esempio chiarisce meglio. supponiamo di essere in due amici con una boccia di vino. sono le 11 e beviamo in modo esponenziale. Supponiamo che il tempo di raddoppiamento sia di un minuto e che alle 12 la bottiglia sia finita.
    Per definizione, alle 11.59 abbiamo metà bottiglia, alle 11.58 3/4, alle 11.54 abbiamo i 63/64.. insomma, la bottiglia alle 11.54 sembra piena, epperò alle 12 è vuota.
    Arriviamo alle 12 e a questo punto tiriamo fuori 2 bottiglie perché c’è venuta sete, ma alle 12.01 sono finite perché il consumo nel minuto tra le 12 e le 12.01 è raddoppiato. Alle 12.02 sono finite altre 4 bottiglie, alle 12.03 altre otto.

    in 3 minuti ci siamo fatti fuori 14 bottiglie. a parte che siamo ciucchi, in 3 minuti ci siamo fatti fuori 14 volte quello che ci siamo fatti fuori nell’ora prima.

    o, meglio, in 3 tempi di raddoppiamento (dalle 12 alle 12.03) ci siamo bevuti 28 volte quello che ci siamo bevuti nel tempo di raddoppiamento tra le 11.59 e le 12.00.

    quello che voglio dire è che se siamo alle 11.59 o anche alle 11.58, e supponendo che il consumo di petrolio cresca anche solo del 2, nei prossimi 35 anni ci faremo fuori il doppio di tutto il petrolio che abbiamo usato fin’ora, e nei 35 anni successivi, ammesso che ce ne sia, ce ne faremo fuori 4 volte tanto.

    ora, c’è davvero così tanto petrolio e nessuno l’ha mai trovato neanche per sbaglio? vanno a prenderselo 1 1550 metri sottoil golfo però non trovano quello a 10 km di profondità, quando da questo dipende l’80% dell’utilizzo di energia oggi? improbabile.

    ma in ogni cas, anche se ce ne fosse 4 volte tanto quello che conosciamo, durerebbe comunque assai poco, visto che, in ogni caso, biotico o abiotico, non si forma alla stessa velocità con cui lo consumiamo.

    è la crescita esponenziale baby.

  70. Cristina ha detto:

    No al nucleare.
    Sì al risparmio innanzitutto (coibentazione, caldaie più moderne ed efficienti, serramenti giusti), poi al solare, termico e fotovoltaico, all’eolico, alla geotermia.
    In poche parole: civilizzatevi.
    Per una stagione risparmiate sul cellulare nuovo e sulla it-bag e fatevi sta caldaia nuova! L’anno dopo di cellulari e di borsine ne comprate due con i soldi risparmiati …
    La mafia? Quella purtroppo in Italia c’è sempre, in tutti i campi, fosse solo l’eolico …
    Ipocrisia? Risparmio energetico? Ma quanti si son messi a riscaldare con l’energia elettrica perché sul fotovoltaico lo stato dà più incentivi e la banca lo finanzia gratis? Al di là di ogni logica, basta credere – come pecoroni – che una banca finanzi GRATIS! (ma sapete quante migliaia di euro di incentivi vanno nelle loro tasche e non nelle vostre?)e soprattutto incassare più incentivi statali, che all’uomo italico garba sempre assai.
    Comunque, non notate una certa coerenza?
    Siete italiani anche voi dopotutto, se foste “più in alto” fareste esattamente le stesse cose di quelli che ci stanno ora …

  71. matteo ha detto:

    si al nucleare per non dipendere dal petrolio, insieme bisogna fare fotovoltaico, biomassa, pellet, gas dal legno, metano in casa, eolico, motto ondoso ecc

    il strano è che nessuno poi vorrebbe impianti delle altre rinnovabili, si potrebbe benissimo tappezzare tutta la costa carsica con turbine di quel genere, ma credo che nessuno le vorrebbe, la plastica dal mais no perche si affama altri, la biomassa legnosa no perche tagliamo i boschi, anche se sul carso si potrebbe benissimo farla e sfruttare gl’ettari di pino nero e cosi fare una corretta conversione del bosco da pioniere e ceduo a fustaia e autoctono

    parlo perche conosco bene la materia non per sentito dire

  72. Sacrabolt ha detto:

    Due settiamne fa a Milano operai della Mangiarotti Nuclear sono stati manganellati perchè si opponevano al trasferimento (su ordine Areva) delle commesse in FVG, lamentando che la regione FVG ha regalato 27 milioni ai loro padroni. Perchè Areva (produttore della centrale nucleare EPR) vuole trasferire la produzione nello stabilimento di Monfalcone?

    Nota: a 200 metri dai nuovi capannoni Mangiarotti ci sono diversi acri liberi, con acqua dolce a flusso piuttosto costante (Timavo).

  73. luca tornatore ha detto:

    macchè si al nucleare, ‘ndemo dei.
    famo altri due conti, come dice il partito dello spritz.

    secondo una proiezione della ue (scrivo in fretta ma posso eventualmente indicare referenza) per il 2030 l’italia consumerà 450TWh all’anno.
    Contemporaneamente, un traguardo possibile, con un’econmia di mercato badate bene, è di risparmiare fino a ~80TWh all’anno.

    il che significa circa 12 centrali nucleari.

    allora, invece di buttare una marea di soldi in una tecnologia tanto assurda, conviene di gran lunga costruire un’economia di conversione tecnologica.

    guarda guarda,

  74. luca tornatore ha detto:

    “guarda guarda” prima non c’entrava, un rimasuglio da una frase modificata.

    qui argomento un po’ più diffusamente a proposito del capitale atomico..
    http://www.globalproject.info/it/in_movimento/Il-capitale-atomico/4547

  75. matteo ha detto:

    tecnologia assurda è anche ricavare energia dal antimateria o dal moto ondoso delle onde

    il problema non è mica si al nucleare o no al nucleare, il problema è come eliminare le centrali di carbone, gas, scarti del petorlio ecc

    non si possono mica installare mega centrali si solare, sarebbe da dirottarle sui tetti insiem alle mini pale eoliche, che nessuno vuole, insieme al teleriscaldamento biomassa che produce energia dal legno

    con il resto come produciamo il fabbisogno? con il nucleare, e in futuro senza il nucleare

  76. matteo ha detto:

    poi ce la quarta generazione

  77. sindelar ha detto:

    Ma in Austria che non ce le hanno e pagano di meno l’elettricità come faranno? Mah!

  78. luca tornatore ha detto:

    ‘sto classico argomento da nuclearisti che il nucleare darebbe autosufficienza energetica è proprio stancante oltre che ridicolo.

    (1) ha la stessa consistenza logica del dire che se ho mal di testa posso anche martellarmi il malleolo, l’importante è dimenticarmi il mal di testa

    (2) l’uranio utile non è affatto infinito. al momenot la concentrazione utilizzata è allo 0.1%, il che significa che bisogna scavare 160000 tonnellate di materiale da lavorare per ricavare il combustibile per una tipica centrale di 2^ generazione per un anno

    all’attuale ritmo di consumo le riserve note di uranio alla concetrazione 0.1 finiranno per il 2020 circa, poi c’è un salto di 1.5 ordini di grandezza, cioè si ha un minerale 30 volte meno concentrato.
    ovvero bisogna scavare 30 volte più minerale per avere la stessa quantità di combustibile.

    il che, per inciso, produce una quantità di c02 non trascurabile già ora.

    per il 2030 si andrebbe, con il consumo attuale, ad un altro fattore ~50 in meno di concentrazione.
    il che significa costi molto in aumento, fra l’altro e la stessa trappola di dipendenza del petrolio (che c’è già ora peraltro. l’uranio sta in 4-5 paesi).

    (3) la terza generazione è in realtà una 2+, con pochi accorgimenti di sicurezza in più. al momento la famosa 4^ generazione non esiste affatto. non c’è nemmeno un tentativo di progetto.

    (4) le centrali servono solo a fare energia elettrica che è circa il 20% dell’energia totale.

    basta dai con ‘sto nucleare.

  79. luca tornatore ha detto:

    sui costi poi.. altra bella storiella.

    il nucleare può essere conveniente solo se il costo di costruzione e di dismissione viene nascosto dalla fiscalità generale.

    sarà un caso se il nucleare in francia è di stato, e se negli stati uniti, l’altro grande paese nucleare (108 centrali), quando all’inizio degli anni ’80 hanno spento la partecipazione federale ai finanziamenti (fino al 100% del costo finale) hanno pure smesso di fare centrali.

    e ora obama ha dovuto stanziare 45 miliardi di dollari + il rischio di capitale (incognito) per convincere il famoso mercato a pensare a 18 centrali che dovrebbero sostiuire le più vecchie e fatiscenti

  80. matteo ha detto:

    sto classico argomento da antinuclearisti che il nucleare non darebbe autosufficienza energetica è proprio stancante oltre che ridicolo

    ma vedo che si va solo muro contro muso senza dialogo

    allora come si produce l’altro fabbisogno energetico?

  81. luca tornatore ha detto:

    infine, un argomento energetico.
    una centrale tipica ci mette circa 7 anni ad andare energeticamente in attivo: cioè per i primi 7 anni il suo budget energetico è più o meno pari a quello necessario per costruirla.
    poi altri 5-10 anni se ne vanno per produrre l’equivalente dell’energia che sevirà per dismetterla (a parte la faccenduola delle scorie, che è un capitolo completamente aperto ovunque)

    calcolando un ciclo nominale di 30 anni (poi spinti per ragioni economiche a 40), circa il 40% dell’energia prodotta se ne va solo per esistere.

    assomiglia tanto a una cazzata no?

  82. matteo ha detto:

    hum hum, dipende da tutto, come si prduce energia, pale no, panelli no, biomassa no ecc

  83. luca tornatore ha detto:

    io il dialogo lo sto usando caro matteo. mi sembra di argomentare molto.

    che ci sia un problema energetico è ovvio. che per distrarsi dal mal di testa sia intelligente martellarsi il malleolo è un po’ meno ovvio.

    qualcosa come “cambio di paradigma”?

  84. matteo ha detto:

    a si la finlandia sta costruendo 3+

  85. luca tornatore ha detto:

    finlandia dici? ottimo esempio. l’unico epr costruito fuori dalla francia

    Infatti, Areva ha appena perso un contratto da 20 miliardi di euro ad Abu Dhabi perché i possibili acquirenti hanno fatto prima un viaggio in Finlandia e hanno scoperto che il reattore EPR di Olkiluoto (commissionato sempre ad Areva) ha accumulato 44 mesi di ritardo 3.3 miliardi di euro di sovra-costo.

    e, ripeto, il 3+ non è una tecnologia nuova rispetto alla seconda generazione. sono schemi diversi più qualche procedura. la tecnologia è la stessa

    un po’ come windows. nomi altisonanti per un po’ di restyling dei bottoncini e delle icone

  86. sindelar ha detto:

    A me pale e pannelli non danno fastidio se nella giusta misura. Se danno fastidio a Sgarbi non so cosa farci.

  87. matteo ha detto:

    la cina anche

  88. matteo ha detto:

    allora la proposta ambientale per eliminare il petrolio quale sarebbe? come produciamo una quantita di energia dalle rinnovabili che possa soddissfare i nostri fabbisogni?

    il che è impensabile senza l’aiuto del nucleare

    ho chiesto piu volte

  89. luca tornatore ha detto:

    c’è una buona review tecnologica scritta da Angelo Baracca per medicina democratica, un numero di qualche anno fa, si recupera in rete.
    la III generazione è quello che ho scritto. punto. cerchiamo di non fare branding

    matte, io di cose quantitative e precise ne ho dette. o si va su questo piano di ragionamento oppure mi sembra che si va davvero sull’ideologia spicciola, ma personalmente ho altro da fare

  90. matteo ha detto:

    ma sul origine del petrolio un articolo e una serie di no al nucleare, ho chiesto un altra cosa

  91. sindelar ha detto:

    89:Da qualche parte nel mondo pare che abbiano esattamente il problema contrario: troppa energia dall’eolico

    http://www.oregonlive.com/business/index.ssf/2010/07/too_much_of_a_good_thing_growt.html

  92. matteo ha detto:

    precisamente non ho avuto risposta che ho chiesto nel ultima domanda e in quelle prima

  93. luca tornatore ha detto:

    matteo, il tuo argomento è drogato dall’assunto che sia assolutamente necessario (1) continuare a crescere esonenzialmente (2) avere lo stesso fabbisogno energetico

    entrambe gli assunti sono falsi.

    non solo, sono assurdi.

    il pianeta è finito non infinito. se questo non va d’accordo con i tuoi assunti, sono gli assunti ad essere sbagliati, non il pianeta.

    e, forse non hai capito, il nucleare comunque non assicura affatto una produzione millenaria di energia.
    può assicurare una pezza per qualche decennio, a patto di farci solo una piccola parte di energia elettrica.

    se tu volessi produrne il 30% worldwide con il nucleare dovresti costruire una centrale alla settimana per 15 anni. e prima d finire avresti finito l’uranio accessibile, per poi avere milioni di tonnellate di scorie che non sapresti dove mettere

    veramente ti pare una soluzione?

  94. matteo ha detto:

    sul oregon non mi interessa, mi interessa l’eu

    in cina hanno costruito da zero citta ecocompatibili (energia rinnovabile) grandi come milano e fanno un 50 reattori nucleari

  95. luca tornatore ha detto:

    cosa significa il tuo commento #95?

  96. matteo ha detto:

    uh, allora bisogna rleggere quello che scrivo ho scritto con rinnovabili e poi eliminare il nucleare per usare solo rinnovabili

    sono gia favorevole a non usare gas o metano, a usare pellet, biomassa, lengo, teleriscaldamento, moto ondoso ecc

    non ho detto che solo nuclear

  97. luca tornatore ha detto:

    gli stati uniti fanno circa il 20% dell’energia elettrica con il nucleare.
    il DOE (department of energy) nel 2005 stimava che circa il 25% dell’energia elettrica fosse “sprecata” nel senso tecnico che l’utilizzo di tecnlogie differenti avrebbe permesso semplicemente di non usarla. fai un po’ tu quanto è necessario il nucleare.

    la cina si fa iil nucleare perché il suo consumo energetico cresce di più del 10% all’anno.
    e allora?

    tu hai come obiettivo la bulimia?

  98. matteo ha detto:

    che quello è un problema degli stati uniti ed è differente l’oregon dal italia

    in cina si costruiscono citta autosufficenti con le rinnovabili grandi come milano e costruiranno un 50 centrali nucleari dove non possono usare rinnovabili

  99. matteo ha detto:

    allora parliamo delle rinnovabili, siccome parlavo di come le userei

    la bulimia di gran lunga non centra se si usa il cervello

  100. luca tornatore ha detto:

    nel 2003 un corposo lavoro del MIT (reperibile in rete, ho il pdf) stimava che con una crescita ragionevole del numero di centrali worldwide e con almeno 5 trilioni di dollari di investimento in ricerca e sviluppo sulla tecnologia, il rischio di incidenti tipo chernobyl – perdite ingenti di radiazioni e fall out di materiale radioattivo su tutto il pianeta – poteva “restringersi” ad uno ogni 50 anni.

    naturalmente, essendo la distribuzione del rischio gerarchica, questo significa un numero molto maggiore di incidenti più piccoli.

    sorti du nucleaire, un’assemblea di associazioni francesi, tiene un record dettagliato degli incidenti già avvenuti. è abbastanza impressionante. sta online.

    preferisco rivedere un po’ come funziona tutta la baracca, personalmente

  101. luca tornatore ha detto:

    certo che c’entra la bulimia. tu continui ad assumere che bisogna crescere il consumo esponenzialmente, ma questa è un’esigenza dell’accumulazione di capitale (per definizione, non è un’affermazione comunista), non nostra.

  102. matteo ha detto:

    che gli incideti succedono è logico, vedi seveso o altro

    sulle rinnovabili parliamo

  103. luca tornatore ha detto:

    con l’efficienza attuale dei pannelli basterebbe ricoprire lo 0.7% della superficie italiana per avere nominalmente in un anno la produzione di energia elettrica necessaria.

    ovviamente c’è il problema di continuità, ma è melgio investire in ricerca e sviluppo degli accumulatori, per esempio.

    in italia c’è una centrale geotermica all’avanguardia da 700MW, praticmante come una centrale nucleare tipica.

    un conto fatto per gli usa mostra che la geotermia lì produrrebbe circa 10 volte il loro fabbisogno attuale di energia elettrica.

    e noi siamo un territorio molto adatto per esempio.

  104. matteo ha detto:

    non ho detto esponenziale, ho detto fabbisogno energetico, puo essere uguale di oggi per miliardi di anni, non implica aumenti

    usare cervello son la bulimia

  105. Sacrabolt ha detto:

    In finlandia la Posiva sta costruendo un deposito sotterraneo che servirà a raccogliare le scorie nucleari. Conterrà il materiale prodotto da due (2) centrali fino all’anno 2100. Costo preventivato 3 miliardi di euro, già lievitato a 5. Nelle camere sta già percolando acqua a forte contenuto salino. Il contratto assicura la tenuta per un migliaio d’anni, come se per tale periodo un’azienda fosse ancora sul mercato a sostenerne i costi in garanzia. Non è tutto: le scorie prodotte dai “nuovi” EPR sono prevalenmtemete Iodio129, il cui dimezzamento è attorno ai sedici milioni (16.000.000) di anni… forse che alle Generali c’è qualcuno disponibile ad assicurare tale istallazione? Altra nota: sul sito Posiva si sottolinea che, una volta dismesso il deposito (nell’anno 2100), verranno tolte le istallazioni in superfice, ripristinando il paesaggio (SIC!). Così il buco mortale verrà definitivamente cancellato dalla storia documentata e riapparirà in superficie in tutta la sua “grandezza”, tra qualche era geologica, tra 16.000.000 in pieno vigore, o magare in 32.000.000 di anni un po’ provato ma sempre pericoloso foriero di mutazioni cancerogeniche.
    In sintesi: siamo degli idioti.

  106. matteo ha detto:

    il conto lo fanno anche le associazioni ambientaliste che fermano parchi eolici in mare

  107. luca tornatore ha detto:

    se gli incidenti è logico che succedano perché devo andarmeli a cercare? mi sembra veramente un ragionamento da kamikaze,
    siccome voglio avere i led dello stand by accesi allora vado incontro a una chernobyl ogni 50 anni.

    più la pletora di micro e macro incidenti diffusi che sono inevitabili, appunto.

    io pensavo che il progresso fosse imparare a riconoscere ed evitare limitare le cazzate, non a ficcarcisi in mezzo quando posso farne a meno tranquillamente

  108. matteo ha detto:

    non esiste che costruiamo mega centrali di eolico e fotovoltaico, si deve per forza puntare al fabbisogno energetico familiare cittadino e dotare le case di biomassa, fotovoltaioco, eolico ecc

    quanti sarebbero propensi a usare il moto ondoso?

  109. luca tornatore ha detto:

    matteo dì la verità: tu sei un troll.

    il fabbisogno di elettricità di oggi, e molto di più, può essere tranquillamtne prodotto senza nucleare.

    il problema in realtà è tutto il resto del ciclo produttivo (che nn c’entra con il nucleare), e che impiega gli idrocarburi.

    ripeto: elettricità=20% dell’energia, ma gli idrocarburi ne forniscono l’80%.

    in realtà alla radice c’è una scelta sociale precisa, quello che qualche tempo fa si chiamava “il modello di sviluppo”. una brutta espressione, ma forse rende ancvora l’idea

  110. matteo ha detto:

    la chernobyl non centra, quella era una centrale nucleare con tecnologia militare, una cosa da pazzi, potevi citare meglio three mile island

  111. matteo ha detto:

    boh, sai cosa, non sai dialogare e insulti, per cui non mi interessa dialogare

  112. luca tornatore ha detto:

    ecco matteo, sono molto d’accordo con il tuo commento #109

    io sono convinto che bisogna andare verso un concetto di energia come bene comune. una sorta di “fluido” (non dovrei dire ste robe essendo un fisico, ma è per capirsi) come l’acqua.
    presente sul territorio – sole, vento, geotermia, acqua – il cui accesso e preservazione sono un diritto di cittadinanza garantito proprio come bene comune.
    non dev’essere un fatto di mercato.

    e dev’essere un fatto “locale”, di bacino energetico diciamo così. bacini interconnessim certo, proprio come gli ecosistemi di inanellano in gerarchie successive

  113. luca tornatore ha detto:

    ho detto “incidente tipo chernobyl”, espressione usata dal mit, per indicare la portata. chernobyl comunque era civile.

    io non ti ho affatto insultato: “troll” è un termine tecnico di netiquette.

    se dialogo o meno, argomentando precisamente o meno, e quanto lo fa tu, è sotto gli occhi di tutti,
    non c’è bisogno di agitarsi

  114. luca tornatore ha detto:

    p.s. per un po’ non saro’ online. se divento silente non è perché mi sono pentito 😀

  115. luca tornatore ha detto:

    oops.. scusate. una merea di commenti. il 115 conteneva un refuso, “diventi” invece che “divento”, pensavo di aver corretto al volo, invece ho postato il doppio. e ora il triplo. scusate

  116. matteo ha detto:

    ma se sai solo insultare, da bulimia, sei un troll, non hai nemmeno letto quello che scrivevo

    ps se saro silente sara perche ho deciso di non intervenire per non essere insultato

  117. Dario Predonzan ha detto:

    Beh, Tornatore (senza nascondersi dietro l’anonimato) ha citato dati, riferimenti bibliografici, ragionamenti, ecc. L’anonimo Matteo (ma perché anonimo?), invece, ha fatto solo affermazioni – sgrammaticate – senza portare un solo dato, verificabile, a sostegno. Davvero non merita dialogare con gente come lui. Decisamente mi pare un troll e nient’altro.

  118. luca tornatore ha detto:

    hahahahaha, matteo, fare gli offesi è un gioco di altri ambiti.

    io non ho detto che sei bulimico.. tutti possono leggere quello che ho scritto.
    lo stesso dicasi per troll. Eccetera.

    Pazienza, del resto la conversazione stava diventando noiosa.
    Grazie a dario per aver sottolineato il perché.

  119. matteo ha detto:

    110luca tornatore
    20 luglio 2010, 15:42
    matteo dì la verità: tu sei un troll.

    definizione troll

    Troll – nel gergo di Internet, e in particolare delle comunità virtuali come newsgroup, forum, social network, mailing list, chatroom o nei commenti dei blog – è detto un individuo che interagisce con la comunità tramite messaggi provocatori, irritanti, fuori tema o semplicemente stupidi, allo scopo di disturbare gli scambi normali e appropriati.
    http://it.wikipedia.org/wiki/Troll_(Internet)

    a parte che non siete riusciti a rispondere alla mia domanda e non avete fornito nessun dato utile alla conversazione

  120. matteo ha detto:

    La risposta dell’Enel al questionario Ministeriale presentava e commentava le seguenti alternative:

    1. Soluzione A: Prosecuzione del Programma nucleare di cui al PEN ’85.
    2. Soluzione B: Realizzazione limitata a Montalto, Piemonte e Lombardia (6.000 MW).
    3. Soluzione C: Realizzazione limitata a Montalto e Piemonte (4.000 MW).
    4. Rinuncia totale al nucleare, compreso l’esistente.

    Il maggior costo dell’abbandono totale rispetto al proseguimento del programma veniva indicato in 60.000 e 121.000 miliardi delle vecchie lire nel caso di sostituzione del nucleare, rispettivamente, con carbone o con idrocarburi. Ma, allora, il petrolio costava 10 dollari al barile e non gli oltre 50 di oggi! Si può quindi presumere che il danno derivante dall’abbandono totale del nucleare sia costato al nostro Paese oltre 100 miliardi di euro. Minori extra-costi sarebbero derivati dalle soluzioni B (26.000 o 57.000 miliardi di lire con carbone o idrocarburi) e C (34.000 o 76.000 miliardi di lire con carbone o idrocarburi). Il combinato effetto dell’abbandono totale del nucleare e della grave crisi petrolifera dei primi
    anni 2000 è stato, per l’Italia, un evento drammatico.

  121. matteo ha detto:

    IL COSTO DELL’ABBANDONO DEL NUCLEARE
    Paolo FORNACIARI
    Presidente Comitato Italiano per il Rilancio del Nucleare
    Il costo dell’abbandono del nucleare da parte del nostro Paese fu valutato dall’Enel a fine ’86
    e su richiesta del Ministero dell’Industria, in previsione della Conferenza Nazionale
    sull’Energia che si svolse poi a Roma dal 24 al 27 febbraio dell’anno successivo. Il Piano
    Energetico Nazionale (PEN 85) indicava in 12.000 MW nucleari e in 12.000 MW policombustibili
    la necessità di nuove centrali elettriche, anche nell’ipotesi di un moderato
    sviluppo del Pil, allora pari al 3.5%. L’Enel valutava infatti un fabbisogno elettrico, all’anno
    2000, di 315-332 TWh, a fronte dei 195 TWh del 1986, mentre Verdi e ambientalisti
    predicavano uno sviluppo senza aumento dei consumi energetici. Gianni Mattioli e Massimo
    Scalia, alla Conferenza sull’Energia, prevedevano per l’anno 2000, con modeste azioni di
    risparmio, un fabbisogno di 225 TWh, valore già superato nel 1989! Il fatto che il fabbisogno
    al 2000 si sia rivelato leggermente inferiore (298.5 TWh) alle previsioni dell’Enel, è
    verosimilmente dovuto alla caduta del Pil a circa 1%, di cui l’abbandono del nucleare e il
    conseguente aumento del costo della produzione di energia elettrica sono i principali
    responsabili.
    La risposta dell’Enel al questionario Ministeriale presentava e commentava le seguenti
    alternative:
    1. Soluzione A: Prosecuzione del Programma nucleare di cui al PEN ’85.
    2. Soluzione B: Realizzazione limitata a Montalto, Piemonte e Lombardia (6.000 MW).
    3. Soluzione C: Realizzazione limitata a Montalto e Piemonte (4.000 MW).
    4. Rinuncia totale al nucleare, compreso l’esistente.
    «L’ipotesi di una rinuncia totale al nucleare – scriveva l’Enel – comprometterebbe seriamente
    la sicurezza dell’approvvigionamento energetico del Paese ed il necessario sviluppo e
    competitività del sistema produttivo nazionale, tenuto anche conto che i principali Paesi
    europei ed il Giappone hanno già raggiunto notevoli livelli di sviluppo della fonte nucleare e
    ne hanno annunciato recentemente ulteriori sostanziali sviluppi per i prossimi decenni». Il
    maggior costo dell’abbandono totale rispetto al proseguimento del programma veniva
    indicato in 60.000 e 121.000 miliardi delle vecchie lire nel caso di sostituzione del nucleare,
    rispettivamente, con carbone o con idrocarburi. Ma, allora, il petrolio costava 10 dollari al
    barile e non gli oltre 50 di oggi! Si può quindi presumere che il danno derivante
    dall’abbandono totale del nucleare sia costato al nostro Paese oltre 100 miliardi di euro.
    Minori extra-costi sarebbero derivati dalle soluzioni B (26.000 o 57.000 miliardi di lire con
    carbone o idrocarburi) e C (34.000 o 76.000 miliardi di lire con carbone o idrocarburi). Il
    combinato effetto dell’abbandono totale del nucleare e della grave crisi petrolifera dei primi
    anni 2000 è stato, per l’Italia, un evento drammatico.
    Nella primavera del 1999, eravamo reduci da un periodo eccezionale e fortunato
    durato oltre un anno (Gennaio ‘98 – Marzo ‘99) di petrolio a basso prezzo (10/13$/b) e i
    maggiori esperti ed analisti petroliferi internazionali, quali Neil Atkinson, Peter Davis, Robert
    Mabro, Peter Odell, Ken Koyama e il nostro Marcello Colitti, vagheggiavano una “nuova
    era” a bassi prezzi del greggio. A fine ’99 sembrava che non ci fossero problemi. Giuliano
    Amato, allora Presidente del Consiglio dei Ministri, sosteneva: «la ripresa è in corso;
    l’economia va, è tornata a tirare; secondo l’Istat l’Italia ha creato 250.000 posti di lavoro
    nel 1999, e se non siamo al paradiso terrestre nemmeno siamo troppo lontani». Il Segretario
    Ds Walter Veltroni affermava che «siamo usciti dal tunnel», arrivando a contagiare
    l’economista Giuseppe Turani, che su La Repubblica del 14 Novembre 1999 scriveva che
    «l’economia si appresta a regalare una stagione finalmente brillante e positiva, da vivere
    con gioia, addirittura forse con qualche mortaretto e qualche bottiglia di champagne» e che
    sarebbe stata in arrivo «una ripresa vigorosa e robusta».
    Nel corso degli anni Novanta il tasso di crescita dell’economia italiana «è stato il più
    basso dal Dopoguerra», e questo rallentamento ha interessato tutte le aree del Paese, anche se
    è stato più intenso nel Mezzogiorno: sono queste le considerazioni generali fatte da
    Bankitalia, contenute nelle sue Sintesi sull’andamento dell’economia delle Regioni italiane nel
    1999. «Servono riforme – affermava, a fine 2001, il Presidente di Confindustria Antonio
    D’Amato – che mettano il Vecchio Continente in grado di ricuperare in competitività», e
    indicava in particolare la riforma delle pensioni, la riduzione della eccessiva pressione fiscale,
    la riduzione della spesa pubblica, l’eccessiva ingerenza dello Stato nell’economia e la scarsa
    flessibilità del mercato del lavoro. Già così si era espressa Confindustria, presentando a
    Parma, il 16/17 Marzo 2001, il ponderoso studio di quasi 200 pagine dal titolo Azioni per la
    competitività, che classificava l’Italia, come già aveva fatto in precedenza il Rapporto World
    competitiveness yearbook della prestigiosa Business School svizzera Imd di Losanna, al 30mo
    posto per competitività, a livello di Grecia e Portogallo, mentre secondo la Società di
    consulenza internazionale National Utility Service (NUS), il prezzo dell’energia elettrica in
    Italia resta per le imprese italiane il più caro e classificava il nostro Paese per il “caro
    energia” al 44mo posto su 49 Paesi censiti. Poi la situazione è ulteriormente precipitata. Lo
    scorso anno, il World Economic Forum ha relegato l’Italia al 47mo posto nella classifica per
    competitività dietro la Cina e il Botswana.
    Possibile che nessuno si sia chiesto cosa di speciale è accaduto in questi ultimi tre
    anni? Eppure dovrebbe esser noto e chiaro a tutti che c’è stata una grave crisi energetica con
    conflitti e guerre in Cecenia e in Iraq. Non siamo in presenza dell’esaurimento delle risorse
    energetiche del pianeta, evocato 38 anni fa dal Club di Roma, ma come avevano previsto
    Colin J. Campbell e Jean H. Laherrere, nell’articolo “La fine del petrolio a buon mercato”
    (Le Scienze, n° 357 del Maggio 1998), all’inizio degli anni 2000, utilizzando a livello
    mondiale la teoria sviluppata cinquanta anni or sono dal geologo USA Martin King Hubbert,
    l’era del petrolio a bassi prezzi sta per finire, e forse è già finita.
    Quello che non si dice è che in questi ultimi cinque anni è intervenuto un drammatico
    cambiamento nel quadro energetico mondiale: ci sono state perfino delle guerre (Cecenia e
    Iraq); il prezzo del barile di petrolio è schizzato dai 18 dollari del dicembre 2001 ai 55 attuali;
    quello del gas, che al prezzo del barile è intimamente correlato, da meno di 2$/MBTU a
    6$/MBTU, con punte di 8-9$/MBTU; e noi che nella generazione di elettricità siamo
    eccessivamente dipendenti dagli idrocarburi (80% contro la media UE del 20%), ne subiamo
    le peggiori conseguenze con bollette elettriche che, per le utenze maggiormente significative
    (domestiche da 3500 kWh/anno e industriali da 2 GWh/anno), sono ormai doppie di quelle
    dei Paesi con cui dovremmo competere. Lo ha evidenziato con chiarezza il Presidente di
    Federacciai, Giuseppe Pasini, nel discorso pronunciato alla Assemblea Annuale della sua
    associazione, affermando che il costo dell’energia elettrica nella siderurgia incide sul prezzo
    del prodotto finito per il 35%; ciò spiega le recenti crisi alla Ast di Terni, all’Ilva di
    Cornigliano (GE) e alle industrie dell’acciaio del Bresciano. Lo ha pubblicizzato con un
    3
    avviso a pagamento su Il Sole 24 Ore, di sabato 19 febbraio 2005, Antonio Bonazzi,
    Presidente Tessili non lanieri di Assindustria (VI), lamentandosi con il Ministro Roberto
    Maroni perché «i nostri imprenditori sono pure impegnati a pagare l’energia 3 volte rispetto
    alla Francia, a pagare una tassazione più che doppia rispetto all’Irlanda». Eppure sia la
    maggioranza di Governo che l’opposizione continuano ad illudersi e ad illudere che
    liberalizzando e privatizzando si potrà ridurre il costo dell’energia elettrica: non è vero!
    Non è vero perché il problema della perdita di competitività non è un problema di
    competizione, ma di diversificazione delle fonti energetiche! Che sia il monopolista pubblico
    o l’imprenditore privato a gestire, poca differenza fa se si genera energia elettrica bruciando
    petrolio e gas naturale, le fonti energetiche più care in assoluto – e certo non le meno
    inquinanti – quando gli altri Paesi utilizzando nucleare e carbone la producono ad un costo
    metà o un terzo del nostro. Le bollette non scenderanno e sarà assai difficile per le nostre
    imprese competere.
    Il Governo vuole raggiungere la competitività con un decreto; decreto che, per quanto
    se ne sa, dovrebbe articolarsi su: pagamento degli stipendi ai forestali (ci sfugge la relazione
    tra competitività e foreste), finanziamento di ricerca e innovazione (nuovo slogan
    confindustriale) e agevolazioni fiscali alle imprese che investono e creano posti di lavoro.
    Non una sola parola sul “caro energia”!
    Qualche economista (Renato Brunetta) sostiene che «il caro del greggio ha un effetto
    modesto, quasi nullo sul Pil», altri (Pia Saraceno) che «l’inflazione italiana risente sì degli
    aumenti a monte dettati dall’energia, ma questi aumenti non si trasmettono a valle sui beni e
    sui servizi», e altri ancora (Fiorella Kostoris Padoa Schioppa) che «presto si tornerà sotto la
    soglia dei 25/28$/barile»; mentre il Ministro Antonio Marzano più correttamente dice: «Tutti
    sanno che l’energia è un bene pervasivo nel sistema economico, i cui aumenti di prezzo si
    propagano in maniera generalizzata sugli altri prezzi».
    Resto sbalordito e amareggiato nel leggere ciò che pur autorevoli amici, scrivono in
    questi giorni: Alberto Clò, già Ministro all‘Industria, scrive sulla Nazione, Carlino e Giorno:
    «Penso che, allo stato delle cose e nel breve termine, l’opzione nucleare non sia né possibile,
    né conveniente, né realistica per il nostro Paese». Edgardo Curcio, Presidente AIEE, sulla
    Staffetta Quotidiana del 12 febbraio 2005, scrive che la dichiarazione di Berlusconi sul
    nucleare «ha suscitato polemiche in tutto l’arco parlamentare, perché parlare di nucleare, si
    è detto, è una semplice velleità, in quanto il nostro Paese ha rinunciato a questa opzione
    venti anni fa ed ora è troppo tardi per ripartire». Marcello Colitti, sulla Staffetta Quotidiana
    del 27 febbraio 2005, scrive: «La soluzione a gas naturale è oggi di gran lunga la più
    economica […]. Per costruire una centrale nucleare da 1000 MWe ci vogliono circa 10
    anni». Il Ministro all’Economia (Siniscalco), come del resto il Governatore di Banca Italia,
    Antonio Fazio, auspica «più concorrenza», mentre per il Presidente di Confindustria, Luca
    Cordero di Montezemolo «la priorità delle priorità sono ricerca e innovazione».
    Non sarebbe il caso di fare chiarezza e spiegare che l’attuale fase di stagnazione
    economica e di declino competitivo, che tanto – e giustamente – preoccupa anche il Presidente
    della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, è dovuta al “caro energia” e che la crisi petrolifera
    non è un “incidente congiunturale”?
    Oggi si dice che “l’Italia ha rinunciato al nucleare” e che il referendum impedisce il
    riavvio delle attività nucleari nel nostro Paese. Non è assolutamente vero e per le seguenti
    ragioni:
    1) Il referendum, ai sensi dell’articolo 75 della nostra Costituzione – che non ammette
    referendum «per le leggi… di autorizzazione a ratificare trattati internazionali» –
    non era né poteva essere un referendum pro o contro il nucleare, avendo l’Italia 30
    anni prima, con gli Atti di Roma, assunto a livello di Comunità Europea il solenne
    impegno «a sviluppare una potente industria nucleare».
    2) Il Parlamento italiano, con la mozione del 18 dicembre 1987 deliberava una
    “moratoria” di 5 anni – ne sono passati 18 – per la costruzione di nuovi impianti
    nucleari.
    3) Inoltre l’ultimo Piano Energetico Nazionale approvato (PEN 88) invitava a
    sviluppare, nel quadro di una ampia collaborazione internazionale, progetti di reattori
    nucleari facenti largo impiego di sicurezze intrinseche o passive.
    Cosa – quest’ultima – che è stata fatta. Non c’è dunque bisogno di nessuna legge o
    referendum, come ha detto recentemente l’ex Presidente della Corte Costituzionale, Paolo
    Emilio Casavola, se si decide di ripartire.
    C’è chi ha detto del nucleare che «è una occasione persa ed è inutile piangere sul
    latte versato», o chi sostiene che «i tempi non sono maturi’» e l’opinione pubblica ‘«non lo
    accetterebbe», o che «le competenze sono ormai disperse» e che «anche altri Paesi
    starebbero per abbandonare l’energia nucleare». È diffusa convinzione, a livello politico,
    che gli italiani siano contrari all’uso dell’energia nucleare per la produzione di energia
    elettrica, mentre un recente sondaggio della UE (Eurobarometer 56) indica che la percentuale
    dei favorevoli al nucleare è del 57% in Francia e del 54% in Italia. Le competenze ci sono
    tuttora, perché i nostri tecnici, impediti di farlo in Italia, hanno continuato a lavorare
    all’estero: negli USA con il prestigioso Centro di Ricerca delle principali Società elettriche
    statunitensi, l’EPRI di Palo Alto in California; in Francia con la Framatome e la Siemens
    tedesca per il progetto del nuovo rettore nucleare europeo, l’EPR, che sarà costruito ad
    Okhiluoto in Finlandia e a Flamanville (Normandia) in Francia; in Romania, dove l’Ansaldo
    ha partecipato con l’AECL canadese alla costruzione della centrale nucleare di Chernavoda e
    la Sogin per il riavvio della centrale armena di Medzamor.
    Sostenere poi che c’è scarsa convenienza economica da parte delle attuali centrali
    nucleari, è risibile. Perché, allora, dovremmo acquistare energia elettro-nucleare non solo da
    Francia, Svizzera e Germania, ma perfino dalla Slovenia, da una centrale nucleare dello
    stesso tipo di quella che stiamo smantellando a Trino Vercellese, od acquistare una
    partecipazione nella Slowenske Elektrarne la Società elettrica della Slovacchia? Secondo
    Alberto Nagel, Direttore Generale di Mediobanca: «Mediobanca valuterebbe con favore un
    investimento nel settore energetico, se si trattasse di una iniziativa privata, se magari
    contemplasse, ove consentito dalla legge, il ricorso al nucleare, perché ritengo che in un
    sistema Paese come l’Italia, rinunciare a priori al nucleare sia una cosa su cui riflettere».
    Che cosa fare? Più che liberalizzare e privatizzare, occorre diversificare le fonti, usare
    più carbone nella produzione di energia elettrica e ritornare, in fretta, al nucleare. Occorre
    assumere alcune decisioni urgenti, di seguito richiamate:
    1. Predisporre una campagna informativa per spiegare alla pubblica opinione il nuovo
    contesto in cui ci troviamo e la necessità e l’urgenza di una drastica svolta in tema di
    politica energetica.
    2. Evitare di costruire centrali a gas sui siti nucleari, laboriosamente autorizzati,
    mantenendoli tali in vista di future realizzazioni nucleari.
    3. Richiedere al Governo di trasferire dalla Sogin ad una nuova Società – che potremmo
    chiamare Sorin (Società Riavvio Impianti Nucleari) – i siti nucleari di Caorso e Trino
    Vercellese, il personale di esercizio ed un numero limitato di ingegneri nucleari Sogin.
    5
    4. Trasferire a Sorin l’importo accantonato da Sogin per l’operazione di smantellamento
    delle due centrali, ammontante a circa 1500 miliardi di vecchie lire. Il costo del
    riavvio può essere stimato in circa 400 miliardi di lire.
    5. Costituire una “Task Force” con il compito di predisporre in poche settimane uno
    studio tecnico-economico sul riavvio delle centrali nucleari dismesse di Caorso e
    Trino Vercellese, indicandone tempi, costi e modalità.
    Cinquanta anni esatti or sono, l’allora Presidente degli Stati Uniti, Dwight D. Eisenhower, in
    un celebre discorso alle Nazioni Unite, proponeva il programma “Atoms for Peace”, divenuto
    poi, due anni dopo, il logo della prima Conferenza di Ginevra (agosto 1955) sull’uso pacifico
    dell’energia nucleare. Riportiamo di seguito alcuni passaggi di quel discorso:
    «Obiettivo del mio Paese è di aiutarci ad uscire dalla zona buia dell’orrore verso la luce,
    per consentire che le menti degli uomini, l’animo degli uomini, dovunque, possano muoversi
    verso la pace e la felicità e il benessere. Gli Stati Uniti vorrebbero ottenere più che una mera
    riduzione od eliminazione del materiale atomico per scopi militari. Non è sufficiente togliere
    queste armi dalle mani dei soldati. Devono essere messe nelle mani di coloro che sanno come
    trasformare i loro armamenti in strumenti di pace. Io sarei pronto a sottoporre al Congresso
    degli Stati Uniti – e con ogni aspettativa di approvazione – un tale programma, che dovrebbe
    incoraggiare un approfondimento generale nel più efficace uso pacifico del materiale fissile.
    Allo scopo di realizzare queste fondamentali decisioni, gli Stati Uniti impegnano davanti a
    voi, e perciò davanti al mondo, la propria determinazione ad aiutare a risolvere il terribile
    dilemma atomico – per dedicare tutto il proprio cuore e la propria mente a trovare il modo
    per cui la miracolosa fantasia dell’uomo non sia dedicata alla sua morte, ma consacrata alla
    sua vita».
    Concludo con il messaggio, quasi un testamento, lasciato da Enrico Fermi, nel 1954,
    pochi mesi prima della scomparsa, in occasione della sua ultima visita in Italia. Era già
    provato nel fisico da un male incurabile che lo prostrava, ma ciò non gli impedì di lanciare un
    augurio di pace e di speranza: «L’era atomica è sorta come risultato degli studi di vari
    scienziati in Italia, Francia, Inghilterra, Stati Uniti, Danimarca, Germania e in altri Paesi.
    […] L’era atomica ha solo 12 anni di età e noi siamo soltanto all’inizio. Siamo appena alla
    soglia dei benefici che ci verranno dall’opera di centinaia di migliaia tra scienziati e
    laboratori nel campo atomico. Si ritiene che i depositi di uranio ora conosciuti nel mondo ci
    potranno fornire energia sufficiente per parecchie migliaia di anni, energia che sarà a
    disposizione di tutti i popoli della terra perché l’atomo è internazionale: nessuna nazione o
    gruppo di nazioni detiene il monopolio dell’uranio, il monopolio della scienza atomica o il
    monopolio degli impianti atomici».
    http://www.fisicamente.net/SCI_SOC/NUCLEARE_fornaciari.pdf

  122. matteo ha detto:

    Appello di scienziati e intellettuali al segretario Bersani.

    Caro Segretario, chi ti scrive segue con attenzione l’esperienza del Partito democratico. Alcuni sono impegnati anche nella vita del Pd. E apprezzano il lavoro che stai facendo per dare al Pd concretezza e radicamento, ponendo al centro della sua iniziativa i temi del lavoro e della insufficiente struttura produttiva italiana. Oltre naturalmente alla questione più generale e importante delle regole della democrazia italiana. Vorremmo dare un contributo serio a questa discussione. Tornando ai fondamentali come si dice e cercando di approfondire le questioni con rigore intellettuale e scientifico. E con spirito concreto.

    Fra le grandi questioni irrisolte del nostro Paese vi è il problema energetico. I dati ti sono chiari: importiamo più dell’80 per cento dell’energia primaria di cui abbiamo bisogno, principalmente, da Paesi geopoliticamente problematici. Produciamo l’energia elettrica per il 70 per cento con combustibili fossili. Circa il 15 la importiamo dall’estero e prevalentemente di origine nucleare. Se non la importassimo la nostra dipendenza dai combustibili fossili (gas e carbone in primo luogo) salirebbe oltre l’80 per cento. Con le rinnovabili, se escludiamo l’idroelettrico, patrimonio storico del nostro Paese, ma praticamente non aumentabile, produciamo circa il 6 per cento. L’energia solare per la quale sono stati investiti fino a ora circa 4 miliardi, ben ripagati dai generosi incentivi concessi fino a oggi dal sistema elettrico italiano, contribuisce al nostro fabbisogno elettrico per lo 0,2 per cento.
    Risultato: emissioni di CO2 e di inquinanti atmosferici molto alte, costo delle importazioni molto elevate e continuamente esposto al rischio “prezzo del petrolio”, sicurezza energetica in discussione, come si è visto qualche anno fa con la crisi fra Russia e Ucraina, prezzi dell’energia elettrica mediamente più elevati del 30 per cento rispetto agli altri Paesi, in particolar modo europei.
    Una situazione che richiederebbe scelte ragionate, risposte strutturali “sostenibili” oltre che efficaci sia in termini di riduzione dello sbilanciamento strategico del mix energetico nazionale, sia in termini di miglioramento del suo impatto ambientale complessivo.
    Per definire tali scelte a nostro avviso tutte le opzioni dovrebbero essere considerate, nessuna esclusa, inclusa quella nucleare, non come “la” soluzione ma come “parte della” soluzione.
    L’energia nucleare, quasi ovunque, nel mondo industrializzato è vista come un’insostituibile opportunità che contribuisce alla riduzione del peso delle fonti fossili sulla generazione di energia elettrica, compatibile con un modello di sviluppo eco-sostenibile.
    Dal punto di vista ambientale non vi è programma internazionale accreditato per la riduzione della CO2 che non preveda anche il ricorso all’energia nucleare e non vi è un solo studio internazionale che affidi alle sole rinnovabili il compito di ridurre il peso dei combustibili fossili.
    Ed invece tutti gli accenti che sentiamo oggi nel Pd prescindono dall’analisi di questi dati e fatti.
    Come ha autorevolmente affermato il presidente americano Barack Obama: «Io credo che la creazione di lavori verdi sarà il traino della nostra economia per un lungo periodo. Per questo abbiamo destinato un grande ammontare di denaro per l’energia solare, quella eolica, il biodisel e tutte le altre fonti di energia pulita. Nello stesso tempo, sfortunatamente, per quanto velocemente crescano queste fonti avremo un enorme fabbisogno di energia, che non potrà essere soddisfatto da queste fonti. E la domanda è: “Da dove verrà quest’energia?” L’energia nucleare ha il vantaggio di non emettere gas serra e dobbiamo avere il coraggio di riconoscere che Paesi come la Francia e il Giappone e altri Paesi sono stati molto più aggressivi nel ricorrere all’energia nucleare e con molto più successo, senza alcun incidente. Siamo consapevoli dei problemi legati al combustibile esausto e alla sicurezza, ma siamo fermamente convinti che questa via sia da percorrere se siamo preoccupati per il cambiamento climatico».
    Ed è proprio, a nostro parere, dalla cooperazione fra le diverse opzioni, innovazione tecnologica ed efficienza energetica nella produzione e nel consumo, rinnovabili, fossili sempre più puliti e nucleare, che si può individuare la soluzione al duplice problema che abbiamo di fronte: disporre di energia elettrica e ridurre l’impatto ambientale. Senza preclusioni.
    Siamo l’unico Paese del G8 che non produce energia dal nucleare. L’Europa produce circa il 30 per ento della sua energia elettrica con il nucleare. Nell’Europa dei 27 ben 15 Paesi possiedono impianti nucleari, 12 (Gran Bretagna, Francia, Svezia, Polonia, Lituania, Romania, Bulgaria, Finlandia, Ungheria, Repubblica Ceca, Slovacchia, Slovenia) hanno annunciato nuovi piani di espansione nucleare. Paesi, un tempo considerati in via di sviluppo, come la Cina, l’India, il Brasile sono fra i primi investitori mondiali in nuovi impianti nucleari. Grandi Paesi produttori di petrolio stanno oggi lanciandosi convintamente nella costruzione di nuove centrali.
    Sebbene la legge che reintroduce la possibilità di utilizzo del nucleare contenga forzature e punti sbagliati e ci siano limiti nell’azione di governo per la realizzazione dell’annunciato programma nucleare, riteniamo che non sia in alcun modo giustificata l’avversione al reingresso dell’Italia nelle tecnologie nucleari .
    Gli errori del Governo meritano una puntuale sottolineatura da parte dell’opposizione e le prese di posizione dei gruppi parlamentari del Pd nelle sedi competenti si sono ispirate a una logica di contestazione di merito.
    È incomprensibile, invece, la sbrigatività e il pressapochismo con cui, spesso, da parte di esponenti del Pd, vengono affrontati temi che meriterebbero una discussione informata e con dati di fatto.
    Abbiamo nel Paese sentito parlare di “masserie fosforescenti” e altre falsità di questo genere, che cozzano contro il buon senso e ogni spirito di razionale e serio approccio al problema.
    Basterebbe attraversare il confine e visitare centrali nucleari francesi vicine ai castelli della Loira o quelle nelle vallate svizzere per capire l’enormità di tali affermazioni.
    O ancora per quel che riguarda i costi del programma nucleare: incomprensibile senza una discussione completa su tutti i dati di riferimento (costi di generazione del KWh, costo del combustibile, durata di vita delle centrali eccetera) e senza confronti con i costi delle alternative in caso di rinuncia al programma nucleare.
    Per non dire del tema della sicurezza che punta a sottacere il track record di sicurezza degli impianti nucleari che non ha paragoni con quello di ogni altra filiera energetica .
    Le tecnologie nucleari sono, ormai, essenziali e diffuse nel campo sanitario, industriale e della ricerca.
    Il tema dello smaltimento, del deposito e della sicurezza di tutti i rifiuti nucleari, ad esempio, ci riguarda indipendentemente dalla scelta di costruire nuove centrali. E costituisce un grande tema di ricerca e innovazione tecnologica.
    Infine. Crediamo che a te non faccia difetto la sensibilità di capire l’importanza per l’industria italiana di partecipare di nuovo a un processo internazionale di sviluppo del nucleare che significherà investimenti significativi in tecnologia, infrastrutture e servizi. E nello sviluppo di occupazione qualificata.
    Caro Segretario, occorre evitare il rischio che nel Pd prenda piede uno spirito antiscientifico, un atteggiamento elitario e snobistico che isolerebbe l’Italia, non solo in questo campo, dalle frontiere dell’innovazione. Ampi settori di intellettualità tecnica e scientifica, che un tempo guardavano al centrosinistra come alla parte più aperta e moderna dell’Italia, non ci capiscono più e guardano altrove. Noi ti chiediamo di prendere atto che il nucleare non è né di sinistra, né di destra e che, anzi, al mondo molti leader di governi di sinistra e progressisti puntano su di esso per sviluppare un sistema economico e modelli di vita e di società eco-compatibili: Brasile con Lula, Usa con Obama, Giappone con Hatoyama, Gran Bretagna con Brown.
    Noi ti chiediamo di garantire che le sedi nazionali e locali del Pd, gli organi di stampa, le sedi di riflessione esterna consentano un confronto aperto e pragmatico.
    Riterremmo innaturale e incomprensibile ogni chiusura preventiva su un tema che riguarda scelte strategiche di politica energetica, innovazione tecnologica e sviluppo industriale così critiche e con impatto di così lungo termine per il nostro Paese.
    Sen. Umberto Veronesi direttore scientifico Istituto Europeo di Oncologia, Giorgio Salvini presidente onorario Accademia Lincei Margherita Hack astrofisica, Carlo Bernardini professore emerito di Fisica Università di Roma – Direttore di “Sapere”, Enrico Bellone ordinario di Storia della Scienza, Edoardo Boncinelli professore di Biologia e Genetica, Gilberto Corbellini docente di Storia della medicina – Università di Roma, Marco Ricotti professore Politecnico di Milano, Ernesto Pedrocchi professore Politecnico di Milano, Roberto Vacca scienziato e scrittore, Franco Debenedetti economista, Emilio Sassoni Corsi presidente Unione Astrofili Italiani, Marco Carrai ad Firenze Parcheggi, Luigi de Paolis professore Università Bocconi, Chicco Testa imprenditore, Umberto Minopoli manager, On. Erminio Quartiani, On. Francesco Tempestini, Sen. Enrico Morando, Sen. Tiziano Treu, Sen. Pietro Ichino, Sen. Andrea Margheri, Amedeo Lepore professore Università di Napoli, Carlo Pedata professore, Mario Bianchi professore, Riccardo Casale professore, Marino Mazzini professore Università di Pisa, Bruno Neri, professore Università di Pisa, Giovanni Forasassi Professore Università di Pisa, Giorgio Turchetti docente Università Bologna, presidente Centro A. Volta,Carlo Artioli ingegnere nucleare Enea, docente Master Nucleare Bologna, Sandro Paci Università di Pisa – docente di Impianti Nucleari – presidente Corso di Laurea, Davide Giusti ingegnere nucleare Enea – docente Master Nucleare Bologna, Ettore Lomaglio Silvestri professore, Domiziano Mostacci ingegnere nucleare – docente Università di Bologna, Roberta Musolesi insegnante, Guido Fano fisico – docente Università di Bologna, Giorgio Giacomelli fisico – docente Università di Bologna, Vincenzo Molinari professore emerito di Fisica Università di Bologna, Marco Valenzi ricercatore, Paolo Mautino, Francesco Romano ingegnere, Aldo Amoretti sindacalista e consigliere Cnel, Fabrizio Rondolino giornalista, Maria Giovanna Poli giornalista, Myrta Merlino giornalista, Gianfranco Bangone direttore di “Darwin”, Anna Meldolesi giornalista scientifica, Vincenzo Rosselli imprenditore, Angelo Tromboni imprenditore, Antonio Napoli imprenditore, Maria Luisa Mello imprenditore e fisico, Giuseppe Gherardi ingegnere nucleare Enea, Francesco Pizzio ingegnere nucleare, Silvia De Grandis ingegnere nucleare e imprenditrice, Giuseppe Bolla ingegnere, Giulio Bettanini ingegnere elettrotecnico, Andrea Gemignani presidente Confindustria Livorno, Herman Zampariolo presidente Vona Energy, Giulio Valli dirigente Enea – Galileo 2001, Adolfo Spaziani direttore generale Federutility, Giovanni Bignami astrofisico, Massimo Locicero economista, Paolo Saracco fisico, Mauro Giannini direttore Dipartimento di Fisica Università di Genova, Fabrizio Candoni manager, Anna Ascani manager, Francesco Semino manager, Raffaella Di Sipio manager, Pietro Costantino manager, Silvio Simi manager
    http://www.francodebenedetti.it/%C2%ABun-pd-nucleare%C2%BB/

  123. matteo ha detto:

    ora, come facciamo energia dalle rinnovabili, io ho dato una soluzione, non mi sembra che da parte vostra sia arrivata una qualche proposta o dato certo, il dato certo non esiste, non abbiamo la tecnologia

    centrale a biomassa legnosa sul carso, favorevli o contrari

    parco eolico sul mare nel golfo o sul carso, fravorevoli o contrari

    moto ondoso con serpenti di mare, favorevoli o contrari

    parco fotovoltaico sul carso, favorevoli o contrari

    ecc

  124. Dario Predonzan ha detto:

    Il troll Matteo cita a mo’ di oracolo il presidente del club dei nuclearisti italiani, il quale a sua volta racconta balle.
    Ne basti una: “Si ritiene (chi ritiene? mistero – NdR) che i depositi di uranio ora conosciuti nel mondo ci
    potranno fornire energia sufficiente per parecchie migliaia di anni, energia che sarà a
    disposizione di tutti i popoli della terra perché l’atomo è internazionale: nessuna nazione o gruppo di nazioni detiene il monopolio dell’uranio”.
    Peccato che tutte le fonti accreditate concordino su una disponiblità di uranio limitata a qualche decennio e che i Paesi fornitori si contino sulle dita di due mani, con la maggior parte delle riserve mondiali concentrate in 8 (otto) Paesi: USA, Australia, Canada, Russia, Niger, Namibia, Kazakistan e Uzbekistan. Peggio che con il petrolio. Poi salta fuori anche il ridicolo appello di “scienziati e intellettuali” (ma tra i firmatari molti non sono nè una cosa nè l’altra, bensì politici e industriali) a Bersani.
    Allora tanto vale che citi me stesso, ovvero l’opuscolo “Nucleare, no grazie”, che si può scaricare dal sito http://www.wwf.it/friuliveneziagiulia (sezione “documenti”, sottosezione “energia”). Contiene anche una piccola bibliografia piuttosto interessante. Non per i troll, si capisce, ma per qualche altro forse sì.

  125. luca tornatore ha detto:

    ..matteo ce ne hai messo un bel po’ a trafficare con google eh?!

    si, sei un troll, come minimo perché dire che nei 100 post prcedenti non è stato detto niente di utile al dibattito è tipico di un troll. I post stanno tutti lì, chi li scorre si farà la sua idea. Né tu né io possediamo un linguaggio performativo.
    E nemmeno quelli che hanno scritto la “lettera degli scienziati”.
    Cominciamo proprio con il discutere gli argomenti scientifici di quella lettera.

    (1) fa molta impressione dire che 4 miliardi di euro nel solare hanno determinato una produzione dello 0.2%.. fa molta impressione.. bbrr che spreco. Vediamo invece quanto costa il nucleare. Nel 2009 il consumo elettrico dell’Italia è stato di 360000 GWh. Una centrale nucleare tipica da 1Gw con un fattore di carico dell’85% (cioè funziona l’85% del tempo, il resto è ferma per manuntenzione.. ed è già spinto come carico) produce 7446 GWh, ovvero il 2%.
    Costa tipicamente 6 miliardi (2000 euro al Kw + il 300% medio di rincaro.. okiluoto sta già oltre i 3 miliardi di sforamento).
    La centrale sarebbe pronta fra dieci anni a patto di cominciare domani. Fra dieci anni la frazione di energia prodotta sarebbe meno del 2%, visto che il consumo vogliamo farlo crescere, ma vabbè.
    Quindi con il nucleare, contando solo i costi di installazione, produci lo 0.3% per miliardo, mentre con il solare produci lo 0.05% per miliardo.

    Tuttavia non si conta che (a) la dimensione tipica dell’impanto fotovoltaico è di circa 1 o 2 KW, quindi i costi sulla potenza totale sono maggiori che non per i grandi
    impianti e (b) che il fotovoltaico non ha ancora raggiunto la stessa dimensione di scala e i costi sono in costante e forte diminuzione.

    Inoltre, nei “costi” del nucleare non si tiene affatto conto della dismissione e del piccolo problema delle scorie. Un problema su cui i geniali firmatari della lettera sorvolano, ma si capisce perfettamente che non possono negare che è un problema totalmente aperto. Però, dicono, ce l’abbiamo comunque perché le scorie le fanno gli altri. bel ragionamento.
    Questi costi sono totalmente nascosti e molto maggiori dei costi di costruzione. Il deposito di Yucca Mountain che negli usa doveva risolvere la questione è in lavorazione da 20 anni, raggiungerà persto i 100 miliardi di dollari e non si avvicina nemmeno a garantire un po’ di sicurezza.
    Quindi, il costo vero da contabilizzare è molto maggiore ed è all’infinito. Durerà molto di più di tutta la storia dell’umanità fino ad ora.

    Possiamo tranquillamente dire che come minimo già adesso fotovoltaico e nucleare costano uguale

    (2) la storia dell’energia importata è una panzana. L’italia compra energia dalla francia, principalmente, di notte per pompare di nuovo in quota l’acqua dell’idroelettrico e per utilizzarla in processi varii di servizio. Lo fa perché la Francia la svende a prezzo praticamente nullo, che quindi conviene rispetto a qualsiasi cosa. La svende perché le sue centrali nucleari producono elettricità di continuo. Le centrali nucleari hanno questo difetto: non puoi modulare la produzione in modo elastico, cioè nei tempi scala della domanda. Quindi funzionano sempre, anche di notte. La Francia butta via una gran quantità di energia che di notte non utilizza e quella che può la mette ai saldi.

    (3) la faccende della dipendenza è un’altra grossa cazzata. L’Europa non ha riserve di uranio. Con il nucleare saremmo comunque totalmente, e molto pericolosamente, dipendenti.

    (4) la faccenda della CO2 è un’altra sciocchezza. Non è vero che il nucleare non produce CO2. Fra le cose inutili che ti ho spiegato, c’era un numerino: circa 160000 tonnellate di materiale scavato per far funzionare un anno una sola centrale. Credi che il processo di scavo e raffinamento del minerale non produca CO2? certo che la produce. Così come tutto l’handling della dismissione e del trattamento delle scorie. Ma questo non è contabilizzato nei dati normali dei produttori, ad esempio perché scavo e molta parte del raffinamento avvengono fuori dai paesi (a parte i processi più sofisticati come la trasformazione dell’U in esafluoruro di uranio, che è il processo la cui tecnologia mancava all’Iran, tanto per la cronaca).
    C’è un gruppo di scienziati di cambridge (posso fornire referenze, evito qui per non appensatire) che ha calcolato che entro 10-15 anni una centrale nucleare produrrà tanta CO2 quanta una centrale a gas di pari potenza.

    E questo perché
    (5) fra le altre cose inutili che ho detto c’è il fatto che l’uranio è ben lungi dall’essere eterno. A giudicare dai dati ufficiali e verificabili dei giacimenti, entro pochi anni la concentrazione cadrà a picco, di circa 100 volte. ovvero bisognerà estrarre 16000000 di tonnellate di rocce per una centrale sola. Ed entro il 2040 ci sarà un’altro picco di altri 1 o 2 ordini di grandezza. Ciò aumenterà molto la produzione di CO2 e anche il costo del combustibile. modificando di molto i conti di cui sopra e aggravando la geopolitica dell’approvvigionamento.
    tutto ciò senza supporre nessuna crescita di produzione di energia da parte del nucleare, altrimenti, chiaramente, i tempi si abbreviano

    (6) anche i soldi per le centrali li mette la fiscalità generale, mica solo per il fotovoltaico.
    Di sicuro per quanto riguarda le scorie.
    Persino a okiluoto ci sono indagini in corso (dossier di sortir du nucleaire) perché alla fine salta fuori che i soldi ce li ha messi la bce. In italia chi li metterà? gli stessi capitani coraggiosi dell’alitalia? Marchionne?

    (7) diamo un’occhiata ai firmatari della lettera. gli scienziati non sono affatto preponderanti, tanto meno quelli con delle competenze specifiche. salta subito all’occhio, invece, il gran numero di “imprenditori” e di persone – ingegneri per lo più – già legati al nucleare. Interessante no?
    Ho cercato di combinare un dibattito pubblico a trieste con margherita (hack) ma non abbiamo trovato una data comune.. per me va bene in qualsiasi momento. ci sono anche diversi altri fisici dell’università disponibili. Conosco personalmente fisici che storicamente hanno condotto una preziosa battaglia di informazione molto rigorosa.. angelo baracca, guido cosenza, giorgio ferrari. tutti disposti ad esserci. se combinate, ne parliamo dal vivo.

  126. luca tornatore ha detto:

    by the way.. a proposito di “sviluppo senza aumento nei consumi di energia”. il caso della california è interessante. potrei mostrarti un grafico della IEA che confronta l’andamento del reddito procapite e del consumo di energia procapite della california e del resto degli usa.

    Ebbene, negli ultimi 30 anni il reddito della california è cresciuto come nel resto degli usa (anzi, un po’ di più) mentre il consumo energetico è rimasto piatto (mentre nel resto degli usa è cresciuto come si conviene a chi ha una Testa da Chicco).
    E parliamo pur sempre di ammmmericani, quelli per cui Bush padre disse “lo stile di vita non è negoziabile”.

    suggestivo, no?

  127. luca tornatore ha detto:

    fornaciari scrive cose molto interessanti, però sarebbe bene sapere da dove vengono quei 100 miliardi di costo in più. tutt’ora, ovunque nel mondo (a parte la francia), l’energia elettrica è fatta principalmente con gli idrocarburi perché costano di meno in tutte le fasi e hanno una resa energetica più alta (oggi: per il petrolio il rapporto tra energia ricavata ed energia spesa è di circa 30 a uno, per il carbone 80 a 1).

    mi piacerebbe tanto capire come l’enel tira fuori quella cifra. matteo, potresti googlare un altro po’?

    oltretutto che in europa lo share da idrocarburi siail 20% è una sciocchezza: secondo i dati terna è il 60% (http://www.terna.it/LinkClick.aspx?fileticket=PgmBzvheblE%3d&tabid=418&mid=2501).
    Se si guarda l’energy outlook dell’unione europea (googlare, pls) ci sono un sacco di dati.

    sul costo della bolletta: qui c’è il classico trucco della contabilità. I costi di costruzione assicurati dallo stato e i costi reali di storage delle scorie (virtualmente infiniti nelle centiniana di migliaia o milioni di anni a venire) non sono contabilizzati ma spalmati sulla fiscalità generale.
    capisco che agli industriali ciò faccia piacere

  128. luca tornatore ha detto:

    ah si, vorrei anche sapere quali a quali dati sui depositi di uranio si riferisce.
    quando si parla di migliaia di anni solitamente di nasconde il fatto che ci si riferisce all’uranio disciolto negli oceani…

  129. matteo ha detto:

    continuate a non rispondere alla mia domanda

    ora, come facciamo energia dalle rinnovabili, io ho dato una soluzione, non mi sembra che da parte vostra sia arrivata una qualche proposta o dato certo, il dato certo non esiste, non abbiamo la tecnologia
    centrale a biomassa legnosa sul carso, favorevli o contrari
    parco eolico sul mare nel golfo o sul carso, fravorevoli o contrari
    moto ondoso con serpenti di mare, favorevoli o contrari
    parco fotovoltaico sul carso, favorevoli o contrari
    ecc

  130. matteo ha detto:

    io sono favorevole al uso delle rinnovabili come fonte primaria, resta come sempre da coprire una certa percentuale che per ora la coprono i fossili

    anche il pc crea co2 costantemente

  131. sindelar ha detto:

    matteo hanno già stimato che basta ricoprire una superficie come la Lombardia di pannelli fotovoltaici nel deserto del Sahara per coprire il fabbisogno di tutta l’Europa.
    A me pare che per te una quota di nucleare sia irrinunciabile, un po’ come quelli che non si fanno mancare mai qualche vizio nella vita per paura di morire sani.

  132. matteo ha detto:

    ma se ho detto che bisognerebbe utilizzare solo rinnovabili in fututo, irrinunciabile non so dove lo hai letto, probabilmente non hai letto quello che ho scritto

  133. matteo ha detto:

    invece di fare (e ho gia detto) superfici che non servono a un tubo, è piu pensabile (e ho gia detto) di dare fabbisogno energetico a singole case con biomassa legnosa fotovoltaico, panelli solari, eolico sul tetto, la tecnologia ha un costo e non è per tutti

  134. Luigi (veneziano) ha detto:

    @ sindelar

    Quel “basta ricoprire una superficie come la Lombardia per coprire il fabbisogno di tutta l’Europa” è bellissimo.

    La Lombardia – leggo su Wikipedia – ha un’estensione di 23.853 chilometri quadrati.

    Una robetta da nulla…

    L.

  135. sindelar ha detto:

    135 Ci sono tante cose dannose e inutili nelle quali si sono sperperati fiumi di danaro negli ultimi decenni che quel ‘basta’ ha una sua ragione.

  136. matteo ha detto:

    decrescita?

  137. Luigi (veneziano) ha detto:

    Stavo pensando semplicemente al costo mostruoso dell’operazione.

    Notoriamente ad oggi il solare costa di più del petrolio, i pannelli durano dai 25 ai 30 anni ed hanno un tasso di diminuzione delle prestazioni più che proporzionale nel tempo, infine ipotizzando un tasso di guasto del 2/3% annuo (4/500 chilometri quadrati all’anno di pannelli da rinnovare), mi chiedevo semplicemente chi potrebbe essere quell’imprenditore o quello stato finanziariamente suicida che si mette a fare una cosetta del genere.

    In due parole: è un’ipotesi puramente teorica, di scuola.

    L.

  138. sindelar ha detto:

    Per ora. Ma parlando di costi (esclusivamente economici, non umani): quanto è costata la riappropriazione dei pozzi petroliferi iracheni fino ad oggi?

  139. matteo ha detto:

    la germania?

    sta sovvenzionando il fotovoltaico, che poi sovvenzionano anche studi su panelli che durano il doppio e che sono piu sottili (meno costosi) e gia in produzione

  140. matteo ha detto:

    poco se si conta quanto costa il barile e quanti barili hanno venduto

  141. Luigi (veneziano) ha detto:

    @ sindelar

    Ammetterai che c’è un filiiiino di differenza fra le due cose, nevvero?

    L.

  142. sindelar ha detto:

    Come per il petrolio il discorso è simile per l’uranio. Fabrizio Gatti aveva scritto tempo fa:

    “Areva, il colosso statale del nucleare francese, ha bisogno di nuovi clienti. Perché dal 2012 la società avrà così tanto uranio a disposizione che, per ammortizzare un investimento iniziale di 1,2 miliardi di euro, deve trovare subito qualcuno disposto a comprarlo. Altrimenti rischia di pagare cara la crisi finanziaria in cui è caduta. Tutto quell’uranio, però, non è ancora arrivato in Francia. Per il momento è in Niger, vicino ad Agadez: a Imouraren, sotto la sabbia nel mega-giacimento che comincerà a produrre fra tre anni”

    http://espresso.repubblica.it/dettaglio/la-nuova-ondata/2076172//0

    Che la cosa abbia un fondamento lo si può dedurre direttamente da qui

    http://areva.com/EN/operations-623/a-topranked-deposit-for-longterm-mining.html

  143. luca tornatore ha detto:

    @luigi, #138

    cosa significa che i pannelli hanno “un tasso di diminuzione delle prestazioni più che proporzionale nel tempo”?

    significa che non è nemmeno lineare, addirittura è non lineare?

    cioè non è diminuzione = coefficiente x anni ma addirittura coefficiente x anni^qualche_potenza?

    ma dove hai trovato questa cosa? e quale sarebbe la relazione temporale? per quale tecnologia solare?

    il “tasso di guasto” dove l’hai pescato? perché nn lo 0,5% o il 5%? oltretutto, nel sahara non grandina molto.

    cmq, paradossalmente l’efficienza del trasferimento elettronico diminuisce con la temperatura ambientale, quindi il sahara potrebbe anche non essere il posto più adatto, meglio climi più temperati.

    e continuo ad essere d’accordo con matteo sulla questione della località.

    lo scenario migliore è costruire indipendenza energetica quanto più possibile, spingendo molto sulla ricerca (invece di incentivare con miliardi l’industria dell’auto.. che poi fa gli scehrzi che sappiamo, oltretutto).

  144. sindelar ha detto:

    142: E’ vero la pratica val più della grammatica diceva qualcuno, ma 100 anni fa chi avrebbe immaginato lo sviluppo dell’aviazione?
    Tra i fratelli Rusjan e la RyanAir quel filino di differenza si vede eccome.

  145. luca tornatore ha detto:

    @matteo 141: perché i costi delle guerre li paga la fiscalità generale, mica stanno nel costo del barile, per esempio.

  146. matteo ha detto:

    perche i costi delle compagnie in un clima di guerra è 0?

  147. Sacrabolt ha detto:

    @138

    prova ad immaginare il MTBF (mean time between failure) di tutti i componenti di una centrale nucleare e vedrai che i costi dell’alternativa fotovoltaica sono zero, zero virgolaqualcosa nel caso di impianti solari termici, dove c’è qualche parte in movimento.

    Considera ora i guasti di una termonucleare: il costo esorbitante del trattamento delle centinaia di parti in movimento e delle migliaia di parti statiche: condotti, pompe, saracinesche, vasche… molti di questi manufatti nel circuito primario a contatto con il materiale fissile o nel secondario comunque irradiato, hanno hanno una probabilità di guasto molto più alta di un pannello od un inverter FV.

    Un pannello FV lo costruisci e, nella remota ipotesi che si guasti, lo sbircioli, isoli i componenti e lo ricostruisci, mentre per una pompa che perde a Krsko devi chiamare diverse suqadre di specialisti per l’isolamento, la pulizia, la separazione delle parti radioattive, l’impermanente smaltimento del tutto (ed incrociare le dita che nel frattemo non si sia sversato quelcosa nel fiume o in vapori).

    Un pannello fotovoltaico lo può scollegare, maneggiare, impallare e rispedire alla Hitachi una persona da sola, senza nemmeno l’aiuto di un muletto, al limite terminata l’operazione hai bisogno di sapone per lavarti le mani.

    Cosa credi che costi di più?

  148. matteo ha detto:

    a parte che un singolo panello produce meno energia di una centrale nucleare

    il silicio poi è il problema

  149. luca tornatore ha detto:

    (inciso: basta googlare ad esmepio oil price history. fra i primi, http://www.zmetro.com/archives/crude.jpg)

  150. luca tornatore ha detto:

    e daje. anche l’uranio è il problema. con la differenza che il silicio lo puoi riprocessare e riutilizzare, il coacervo di rifiuti tipici di una centrale un tantino meno.

  151. matteo ha detto:

    si pensa di fare centrali nucleari anche con le centrali nucleari chiuse e riutilizzarlo, ma costa troppo

  152. Luigi (veneziano) ha detto:

    @ luca tornatore

    Hai ragione sulla questione tecnica: i pannelli fotovoltaici hanno una decadenza delle prestazioni lineare.

    Riguardo al tasso di guasto, lo ricavo dalle tabelle delle assicurazioni per gli impianti, in base alle quali vengono calcolate le tariffe.

    Io poi non sto mettendo a confronto i costi del fotovoltaico col nucleare (personalmente sono contrario al nucleare), ma con una normale centrale termoelettrica.

    Se qualcuno dimostra che si guadagna di più a ricreare nel deserto una Lombardia di pannelli fotovoltaici che non fare business con una centrale a carbone o a petrolio, sarà semplicissimo andare da un qualsiasi Moratti e dirgli: “Sai che c’è di nuovo? Se investi sul fotovoltaico guadagni una frega di soldi in più che continuare col tuo tran tran”.

    L.

  153. sindelar ha detto:

    156: io credo che arriverà quel momento. Anche se quelli del petrolio-che-si-ricrea-per-magia-nel-mantello ci diranno di no.

  154. matteo ha detto:

    io ho detto che si potrebbe benissimo fare una centrale a biomassa legnosa sul carso e riutilizzare i boschi di pino nero e facendo cosi una politicca selviculturale di riforestazione del carso con le piante autoctone

    il legno è il materiale il piu a impatto zero che si consoca e praticamente è la soluzione migliore per produrre energia e riscaldamento

    una centrale a biomassa legnosa non fa solo energia elettrica ma produce anche acqua calda , il che d’inverno aiuta ad abbattere i costi del uso di gas e del petrolio carbone ecc, una centrale del genere sarebbe appropriata per mantenere il bosco e per utilizzare un metodo silviculturale nella decisone dei tagli, infondo il legno cresce velocemente se vengono usate appropriate tecniche di mantenimento del manto forestale alla fine di mantenere un giusto equilibrio che vada dal fabbisogno nostro al fabbisogno della foresta e dei animali che la abitano

    una tale centrale porterebbe profitto non solo al bosco che verrebbe rivalutato ma anche agli animali, in quanto si cerca sempre di mantenere un possibile rinnovo che in natura avviene solo con catastrofi naturali. questo rinnovo a volte non avviene anche perche le piante non riescono a crescere data l’impossibilita nel cercare la luce e l’acqua – concorenza tra le varie specie

    il bosco del carso cosi come si trova è in una fase intermedia di stallo che non ha sviluppi e non è sviluppata, si potrebbe portare finalmente al completamento della riforestazione inizata nel 1800 dai austriaci – unico caso in europa cosi vasto.

  155. Luigi (veneziano) ha detto:

    Scusatemi, ma a questo punto mi viene spontanea una domanda: quanti di voi hanno messo il fotovoltaico sul proprio tetto?

    Io c’ho provato, ma quattro proprietari su sei del mio condominio hanno votato contro.

    Per i costi certi e immediati, anche se dopo ho cercato in tutti i modi di spiegargli che nel tempo avrebbero guadagnato.

    Mi dispiace dirlo, ma credo che questa sia una perfetta metafora della natura umana.

    L.

  156. Luigi (veneziano) ha detto:

    @ sindelar 157

    Certo che arriverà quel momento, ma potrebbe anche venire il momento in cui scopriranno come sfruttare il calore del nucleo interno della terra, oppure il momento in cui verrà fuori un nuovo Nikola Tesla a dimostrarci che effettivamente si possono creare dei motori che utilizzano come energia il campo magnetico terrestre.

    Sei sicuro per che saremo vivi per vedere questo momento?

    In realtà, credo che fino ad allora l’essere umano continuerà ad ammorbare il creato. Io ho visto la tanto decantata Cina della quale si parla qui ed ovunque: dal punto di vista ecologico è un disastro, e qui da noi invece è il paradiso terrestre. Basti dire che io a Pechino – parola mia! – non sono mai riuscito a vedere chiaramente il sole in quattro giorni, a causa della cappa di smog permanente.

    L.

  157. matteo ha detto:

    se ne vedono sempre di piu ingiro di fotovoltaico sul tetto

    proponi una mini ventola da installare sul tetto

    L’energia eolica è sempre fonte di accesi dibattiti, ed anche Ecoblog non è stato risparmiato. Mentre si continua a discutere dove posizionare un generatore eolico senza deturpare il paesaggio c’è chi punta sull’eolico fai-da-te. Dei mini generatori da piazzare magari sul tetto di casa. Si parte dal modello 913 che costa “solo” 660 euro: il rotore dal diametro di un metro inizia a rendere con una velocità del vento di appena 2,5 metri al secondo (5 nodi). La potenza massima in uscita è di 250W (tensione da 12 o 24V). Ha una protezione automatica in caso di vento troppo forte e necessita di un regolatore di carica.
    Per ulteriori informazioni: http://www.marlec.co.uk
    http://www.ecomotori.net/rete-distribuzione/5-metano/2074-in-pieno-di-metano-nel-garage-di-casa-calderoli-propone-la-semplificazione-delle-normative.html

    secondo me dovrebbe essere fatta piu pubblicita a queste ventole

  158. sindelar ha detto:

    Ad esempio: perchè devo tenere l’auto parcheggiata tutto il giorno sotto al sole (la uso solo per andare e tornare dal lavoro) senza che si ricarichi un po’ le batterie?
    L’unico modello che conosco dotato di tetto a pannelli è la Prius e costa tanto (oltre a non essere un’auto per le mie esigenze).

  159. sindelar ha detto:

    157 è la stessa sensazione che provo quando approdo dalle parti di Mestre. Una cappa di smog da togliere il fiato. 😉 Se lo dici tu che vivi a Venezia non esito a credere che la situazione in Cina debba essere veramente drammatica!

  160. matteo ha detto:

    no lo faceva la audi molto tempo prima

  161. Luigi (veneziano) ha detto:

    @ sindelar

    Non sto parlando di “bazzecole” come l’aria di Mestre, ma per esempio di una città come Canton: 10,5 milioni di abitanti e impianto di depurazione delle acque per 0,5 milioni, che la guida passando sull’autostrada ti presenta come grande conquista.

    Sto pensando a Pechino, che oramai non ha più acqua per dar da bere a tutti gli abitanti tanto che stanno progettando un mostruoso acquedotto dal Tibet fino alla capitale, nella quale circolano due milioni di autoveicoli che aumentano a botte di duecentomila all’anno.

    Sto pensando a Shanghai, dove ogni sera fanno un incredibile spettacolo di luci che illumina tutta la nuova parte direzionale della città lungo il fiume/porto, e che – come ci hanno spiegato con orgoglio (!) – in venti minuti consuma in energia elettrica quanto una cittadina di 5.000 abitanti in un giorno intero.

    Parlo poi di un andazzo tipicamente cinese, per cui l’aria condizionata è ovunque, in ogni luogo aperto al pubblico, e mai superiore a 18/19 gradi. In pratica ad agosto in tutte le grandi città al chiuso ti viene da indossare un maglioncino, poi esci fuori e trovi un muraglione d’aria a 35 gradi e umidità a tassi improponibili.

    Sarà questo il nostro futuro?

    L.

  162. Dario Predonzan ha detto:

    L’anonimo Matteo insiste sull’utilizzo energetico delle biomasse. Chissà se sa che bruciando biomasse legnose si emettono, tra l’altro, diossine e idrocarburi policiclici aromatici in notevoli quantità?

  163. matteo ha detto:

    chissa se si sa che dal legno si produce metano?

    magari sono esperto del settore perche è il mio settore

    si demonizzano anche le pale eoliche, uccidono uccelli

    si demonizza tutto, come produciamo energia?

  164. matteo ha detto:

    Finchè sono pochi, pazienza. Ma cosa potrebbe succedere in un futuro in cui l’utilizzo dei pannelli solari diventasse massiccio? Ci sarebbero diversi ordini di problemi: Ad esempio l’università del Michigan fa notare che la biodiversità sarebbe in pericolo. Le superfici delle celle solari, che al buio riflettono la luce, vengono scambiate dagli insetti per superfici d’acqua dove depositare le loro uova e perciò più di 300 specie sarebbero a rischio per fallimento riproduttivo. Utilizzando una vernice bianca per le griglie delle celle solari si può ridurre in parte questa minaccia senza diminuirnel’efficienza. Anche la tecnologia migliore nasconde aspetti controversi, ogni modifica all’ambiente va studiata con attenzione.
    http://www.giornalettismo.com/archives/67520/pannelli-fotovoltaici-linquinamento/

  165. matteo ha detto:

    poi ci sono i panelli solari al cadmio

  166. matteo ha detto:

    tutto inquina in qualche modo, la praticita delle centrali a biomassa è che non occorre avere enormi centrali ma piccole per il fabbisogno familiare condominio o via

    il legno lega il C

  167. luca tornatore ha detto:

    “Anche la tecnologia migliore nasconde aspetti controversi, ogni modifica all’ambiente va studiata con attenzione.”

    oh matteo, sono molto, molto d’accordo con questa considerazione.

    il fatto mi pareva così eclatante da meritare un post 😀

  168. Dario Predonzan ha detto:

    Certo che le pale eoliche (non dappertutto però) possono uccidere gli uccelli.
    Nessuna fonte di energia è priva di impatti sull’ambiente.
    Solo che alcune ne hanno di maggiori di altre, specie se non se ne pianifica l’uso, si scelgono male i siti e si progettano male gli impianti. Ecco perchè parlare di ciò sempre in termini general-generici, come fa l’anonimo Matteo (sì o no alle biomasse, sì o no all’eolico, al fotovoltaico, ecc.), non ha alcun senso.
    Bisognerebbe confrontarsi su cose concrete: piani, progetti, dati e numeri. Per farlo occorrerebbe però un’occasione pubblica di confronto, ma allora gli anonimi dovrebbero svelarsi. E qui casca l’asino, vero?

  169. matteo ha detto:

    guarda che la cosa non è eclatante per me che lavoro a diretto contatto con la natura e i suoi meccanismi, ogni variazione in natura puo portare sia benefici che malefici, tra questi bisogna scegliere il meno peggio, in questo caso il meno peggio risulta essere la fonte energetica tratta dal legno, in quanto la salute del pianeta non ne sarebbe svantaggiata globalmente, se poi si sa che un albero non funziona solo da filtro del lria ma anche del suolo e del acqua si puo ben capire che è meglio utilizzarlo per creare meno danni in natura

  170. matteo ha detto:

    volete una cosa pratica da me, progetto di termovalizzatori di biomassa legnosa con filiera corta dal bosco carsico a produrre energia elettrica e acqua calda. entro un raggio di 100 km, utili a sfruttare i pini neri che sono pionieri e a riqualificare la zona carsica che risulta essere in stallo evolutivo di riconversione boschiva

    utilizzazione di turbine sottomarine nel golfo di trieste per ricavarne energia elettrica

    utilizzazione di serpenti di mare che sfruttano l’energia delle onde (Peleamis)

    ovviamente in particolare quella che mi sta a cuore (la prima) non verra mai realizzata, non occorrono dibattiti pubblici ma cose concrete e a breve termine

  171. Dario Predonzan ha detto:

    Bravo, allora continua così, a buttare frammenti di idee nel blog e ad evitare qualsiasi approfondimento e dibattito serio: vedrai quante “cose concrete” ne ricaverai “a breve termine”!

  172. matteo ha detto:

    non si avranno cose concrete a breve termine perche non ho soldi e finanziamenti da adoperare, non ho appoggi politici che mi aiutino a trovare il posto per poter costruire la centrale ecc

    non sono nessuno

  173. Dario Predonzan ha detto:

    E allora che scrivi a fare nel blog? Solo perché hai del tempo da perdere e una tastiera davanti? Il blog è lo sfogatoio delle frustrazioni (domanda retorica)?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *