18 Luglio 2010

Al Castello di Duino la mostra di strumenti musicali storici: c’è anche un Amati del 1669

La notizia dell’imminente vendita per la cifra record di 14,3 milioni di euro di uno degli ultimi violini costruiti nel 1741 dal grande
liutaio cremonese Giuseppe Guarneri del Gesù, sta riaccendendo l’interesse per la prestigiosa mostra di strumenti musicali storici della Fondazione Orpheon allestita nel Castello di Duino.

Nel corso degli ultimi giorni, infatti, sono stati numerosi i turisti italiani e stranieri attualmente in vacanza nelle più rinomate
località marine e montane del Friuli Venezia Giulia e del Veneto che hanno chiesto alla direzione del Castello di Duino (telefono
040/208120) informazioni proprio sulla mostra intitolata “Strumenti musicali storici al servizio di una tradizione vivente”.

Se il prezioso Guarneri che sarà messo all’asta nei prossimi giorni a Chicago, già ribattezzato la Monna Lisa dei violini è destinato a diventare lo strumento musicale più costoso mai esistito, molti degli strumenti storici esposti a Duino fino ai primi del prossimo mese di novembre, non sono certo da meno: fra i 150 fra violoni, viole da gamba, violini, viole, viole d’amore e violoncelli costruiti tra il 1560 e il 1780 (tutti di proprietà del professor José Vazquez dell’Università di Musica e delle Arti di Vienna, accuratamente restaurati e riportati allo stato originale, e perfettamente funzionanti, tanto che vengono messi a disposizione di professionisti e studenti di conservatorio che eseguono concerti, registrazioni, audizioni e concorsi in tutta Europa e nel mondo), figurano alcuni pezzi di valore inestimabile.
Come, per esempio, il violino realizzato nel 1669 dal celebre liutaio Nicolò Amati, che fu addirittura maestro non solo di Giuseppe Guarneri, ma anche di Alessandro Gagliano, Giovanni Battista Rogeri e, forse, anche di Jakob Stainer. Di quest’ultimo artigiano viennese, che fra il XVII e il XVIII secolo era considerato il migliore liutaio al mondo, tanto che i suoi violini costavano sette, otto volte più di uno Stradivari, nel Castello di Duino si può ammirare uno splendido esemplare di basso viola da gamba costruito nel 1671.

Da segnalare anche uno degli strumenti più significativi dell’intera collezione: una delle viole da gamba più antiche del mondo, l’unica restaurata e utilizzabile ancora oggi per essere suonata, senza dubbio fu costruita dal veneziano Ventura di Francesco Linarolo nel 1585, all’apice della creatività musicale della Serenissima, che all’epoca contava importanti laboratori di strumenti musicali frequentati da alcuni grandi maestri del Rinascimento, fra cui Gabrieli, Merulo e Monteverdi. Una curiosità: un accurato esame scientifico effettuato da due professori dall’Università di Amburgo ha rivelato che il legno usato per costruire questa viola da gamba risale ad un periodo che si estende fra il 1352 e il 1564.

“L’obiettivo che mi sono ripromesso di raggiungere con la mia collezione di strumenti musicali storici e la mia Fondazione Orpheon”, spiega il professor Vazquez, “è qualcosa di singolarmente meraviglioso, unico e, forse, anche miracoloso: collegare il nostro passato con il nostro presente e il nostro futuro. Un processo che, inizia più di quattro secoli fa su un semplice tavolo di lavoro in un modesto atélier, con un artigiano appassionato che dona a un semplice pezzo di legno una sua “voce” ed è proseguito poi grazie alla creatività dei compositori e all’abilità degli esecutori che si sono succeduti nel Rinascimento, nel Barocco e nel periodo Classico fino ad oggi, quando quello stesso strumento torna a far sentire
ancora la sua voce immortale”.

Commentando il rinnovato crescente interesse per la mostra, la principessa Veronique della Torre e Tasso afferma: “Siamo davvero orgogliosi di essere riusciti ad ospitare di nuovo dopo cinque anni, con la collaborazione del Comune di Duino-Aurisina, grazie al contributo della Fondazione CRTrieste, una collezione unica al mondo eletta a vera e propria “eredità culturale vivente” dai più illustri direttori e curatori di musei musicali del pianeta, dal Metropolitan Museum di New York, al Smithsonian Institute di Washington, al David Hill di Londra, solo per citarne alcuni”.

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