14 Luglio 2010

Scampoli di storia: la Brigata Proletaria

La Brigata “Proletaria” fu una brigata partigiana al comando di Camillo Donda, Ferdinando Marega, Giordano Tomasig e Vinicio Fontanot. Era costituita in massima parte da operai dei Cantieri Riuniti dell’Adriatico di Monfalcone ed aveva fra le sue staffette la diciottenne triestina Ondina Peteani.

Ferdinando Marega

Ondina a questo proposito scriveva: “Da parte del comando partigiano viene impartito l’ordine a Fontanot Vinicio (“Petronio”) di scendere a Ronchi per reclutare largamente fra i compagni del terreno. A Selz incontra Marega Ferdinando alla testa di un nutrito gruppo di operai del cantiere che si arruolano volontari tra i partigiani. Si forma così la prima brigata partigiana italiana che assume provvisoriamente il nome di Brigata “Triestina”, col compito di operare principalmente nella parte più avanzata del Carso, sopra Monfalcone fino a Gorizia”. Il 10 settembre il Comitato d’Azione del Cantiere di Monfalcone ha deciso: millecinquecento operai ancora con la tuta da lavoro si avviano verso Villa Montevecchio dove c’ è un centro di smistamento incaricato di inquadrarli in una unità partigiana.

Camillo Donda

Lungo la strada la colonna attacca il presidio dell’aereoporto di Ronchi e mette in fuga un corpo di guardia tedesco che sorveglia il cavalcavia. Nella notte gli operai raggiungono Villa Montevecchio. Le notizie non sono buone: i tedeschi riavutisi dalla sorpresa iniziale si avvicinano e si parla di carri armati e di artiglieria. In tutta fretta i nuovi arrivati vengono inquadrati in quella che provvisoriamente viene denominata Brigata “Proletaria”. Il compito che i partigiani si danno è di resistere su una linea che va da Merna a Valvocciano in modo da interrompere i rifornimenti via terra destinati ai tedeschi che combattono nei Balcani.

Giordano Tomasig

Fra l’ 11 e il 26 settembre 1943 si svolse così la “Battaglia di Gorizia”, primo importante scontro nell’Italia settentrionale tra resistenti italiani e l’esercito nazista. Nel corso della battaglia la brigata verrà rafforzata da un consistente gruppo di partigiani sloveni della brigata di Stojan Furlan. Due dei comandanti della brigata, Camillo Donda e Ferdinando Marega presi prigionieri morirono nei campi di concentramento nazisti, il terzo, Vinicio Fontanot, continuò a lottare contro i nazifascisti in regione, ricoprendo vari incarichi mentre Giordano Tomasig, comandante del 1° battaglione della Brigata “Proletaria” divenne il commissario politico della 24. Brigata Garibaldi “Fratelli Fontanot” intitolata a due dei familiari di Vinicio. La “Brigata Proletaria” fu praticamente annientata nel corso della battaglia. Il 3° battaglione, comandato da Vinicio Fontanot, che difendeva Monte Sagrato ebbe centinaia di caduti. Si combattè con ferocia per giorni: i tedeschi ricorsero anche all’ aviazione che bombardò le posizioni della “Proletaria” e verso il 21 settembre attaccarono nuovamente in forze sostenuti da un massiccio schieramento di carri armati.. Il 3° battaglione fu travolto e massacrato, ma gli operai continuarono a combattere sin quando rimasero munizioni. Quando i tedeschi completarono lo sfondamento, sul campo di battaglia rimasero i cadaveri di duecentocinquantasei operai di Monfalcone e di centonovantadue di Ronchi.

Bandiera Brigata Garibaldi

Alcuni dei superstiti confluirono, insieme a nuclei di antifascisti scarcerati, nella 14. Brigata “Garibaldi Trieste” operante nel Carso e nel Collio, mentre altri si unirono ai partigiani operanti nella zona del monte Corada guidati da Mario Modotti, nome di battaglia “Tribuno”, successivamente fucilato con Mario Foschiatti. Un certo numero di ex-appartenenti alla “Brigata Proletaria”, catturati dalla Wermacht, furono deportati. Quasi nessuno fece rientro in Italia. Un mese dopo, un comunicato dell’ Agenzia DNB (Agenzia ufficiale germanica, Berlino, del 12 ottobre 1943) afferma “… durante gli ultimi giorni, a conclusione delle operazioni sul Carso e nell’ Istria, sono stati contati 5.216 banditi caduti, altri 7.328 sono stati fatti prigionieri. Fra i morti e i prigionieri si trovano numerosi italiani …”

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255 commenti a Scampoli di storia: la Brigata Proletaria

  1. effebi ha detto:

    vedo molte stelle rosse e divise di foggia jugoslava. la brigata proletaria operava quindi in unn ottica di annesione della venezia-giulia alla jugoslavia ? non è specificato nell’articolo, come non è precisato se i combattenti si identificavano o meno in quello che era l’ideale comunista internazionalista sovietico.
    mi sembrano aspetti importanti

  2. effebi ha detto:

    La divisione Garibaldi-trieste è la stessa che, “non senza contrasti tra i capi, passa alle dipendenze operative del 9º Corpus sloveno che presidia l’alta valle del Natisone, il Cividalese, il Collio e il territorio a nord di Gorizia” quella dell’eccidio Porzus ?
    http://www.storiaxxisecolo.it/dossier/Dossier1a7.htm

  3. effebi ha detto:

    l’argomento mi appassiona, fornisco altre curiosità:

    “All’interno della popolazione italiana della Venezia Giulia gli operai di Trieste, Monfalcone, Fiume e delle cittadine costiere istriane diedero origine a formazioni quali la Brigata Proletaria e Delavska Enotnost-Unità Operaia che collaborano con la resistenza jugoslava nella prospettiva della rivoluzione socialista, prospettiva che le organizzazioni egemoni del movimento operaio italiano (Pci e Psi) non sostengono provocando grosse contraddizioni tra quadri e militanti comunisti. Il Pci infatti partecipava attraverso il Cln al Fronte popolare con i partiti borghesi (Dc, Pd’a, Monarchici, Liberali), e a questa alleanza subordina l’indipendenza di classe.

    In Jugoslavia il Pcj, pur aderendo alla politica dei Fronti popolari, in presenza di una borghesia nazionale legata al capitale straniero, tipica di un Paese semicoloniale, le cui forze politiche collaboravano con l’occupante o restano passive, è costretto dalla dialettica della rivoluzione a superare la fase democratico-borghese (unificazione ed indipendenza nazionale, riforma agraria) fino a liquidare una borghesia che queste esigenze non aveva risolto o risolto parzialmente.

    Un intreccio di contraddizioni nazionali e di classe che si riversano nel movimento partigiano della Venezia Giulia, provocando a Trieste rotture nel Cln, qui le forze borghesi, liberali e cattolici, si oppongono per ragioni di classe alla rivoluzione jugoslava, tale avversione porterà, come nel caso delle Brigate Osoppo, alla collaborazione con forze fasciste in funzione antislava e anticomunista.”

    fonte http://www.alternativacomunista.it/content/view/95/47/

  4. asem ha detto:

    effebi, non troverai mai le parti più “importanti” quando si parla di “liberatori rossi”…… non saprai mai cosa facevano, ci sarà sempre un alone di mistero, di enfasi , di romanzo……cmq ottimi i tuoi approfondimenti.

  5. marisa ha detto:

    Certo è curioso come “l’anti-comunismo viscerale” faccia dimenticare che i fascisti della RSI facevano il “lavoro sporco” per i nazisti. Dunque “collaborare” con loro (come pare facessero i partigiani della Osoppo ?)dovrebbe essere considerato un atto di colliberanza con il nemico. O no? Eppure c’è chi giustifica questa collaborazione nel nome dell’anti-comunismo. Anzi, sono considerati i partigiani “buoni” proprio per questo.

    C’è infatti la teoria, ben evidente anche nei commnenti di EFFEBI, che c’erano i partigiani “buoni” che difesero l’Italia dal comunismo (ad es. la Osoppo), e i partigiani “cattivi” (i partigiani della Garibaldi) che volevano trasforma l’Italia in una stato a dittatura comunista. Teoria fatta propria dalla destra italiana e che dimentica che nella Garibaldi non c’erano solo comunisti ma partigiani un po’ di tutte le idee politiche. Teoria che si è dimentica che l’Italia del Nord era occupata dalle truppe tedesche e dai fascisti della RSI a cui l’esercito tedesco aveva delegato il lavoro “sporco”. Teoria che si dimentica che gli inglesi per mesi sono rimasti fermi sotto la linea gotica senza avanzare di un centimetro mentre RSI e nazisti al Nord la facevano da padroni. Si giustifica, nel nome dell’anticomunismo, la delazione contro i partigiani della Garibaldi. Ma soprattutto si dimentica che osovani e garibaldini, in Friuli, collaboravano insieme contro i nazifascisti.

    Ultimamente ho avuto un breve e amichevole scambio di idee con un amico che ritengo la pensi come Effebi. Dunque, queste le idee del mio amico:

    1) i partigiani della Garibaldi volevano un’Italia a dittatura comunista: dunque bene hanno fatto i partigiani della Osoppo a collaborare con la RSI. Giustificata ogni loro delazione: era a fin di bene, volevano salvare l’Italia dai comunisti

    2) I partigiani in Italia del Nord dovevano rimanere inattivi: c’erano già gli inglesi che stavano “liberando” l’Italia.

    3) I partigiani in Italia del Nord sono responsabili delle rappresaglie dei nazifascisti contro la popolazione civile: lo sapevano che ci sarebbe stata una reazione dei tedeschi e dunque “loro” la responsabilità delle rappresaglie.

    4) ….dunque i partigiani “rossi” volevano trasformare l’Italia in una nuova Russia comunista. I partigiani della Osoppo hanno “salvato” il Friuli da un destino terribile, dunque sono da ringraziare e non da condannare per eventuali contatti con elementi della RSI….alleati dei tedeschi/nazisti e per i quali per mesi hanno fatto il “lavoro sporco”.

    E qui mi fermo. Solo una osservazione: la lettura di fatti storici fatta con la lente dell’anti-comunismo mi pare deformi moltissimo la realtà storica e faccia dimenticare cos’è stato il fascismo e il nazismo. Come fa dimenticare la realtà della classe italiana operaia e agraria fino a non molti decenni fa….

  6. sindelar ha detto:

    Io vedo una stella rossa in un tricolore italiano. La domanda del commento #1 mi pare retoricamente provocatoria.
    Ricordiamo all’amico quale fosse lo stato giuridico del Friuli Venezia Giulia alla data dell’8 settembre 43. O dobbiamo riportare la dicitura in tedesco per rinfrescargli la memoria?

  7. effebi ha detto:

    sindelar e marisa – ma che volete da me ?
    ho letto l’articolo sulla “brigata proletaria” e mi sono stupito nel non trovare espressa chiaramente la matrice ideologica nè la politica strategica di un gruppo armato operativo (il dopo resistenza… che avevano intenzione di fare dopo la sconfitta del nazifascismo insomma).
    nel testo non compare mai le parole comunismo o internazionalismo che erano alla base dello spirito (credo) della brigata.
    per non dare tutto per scontato ho postato alcuni cenni da siti della resistenza (non da quelli della RSI o irredentisti…).

    quindi che vi disturba ?

    l’articolo è un “monumento” o una base su cui dire delle cose ? strano atteggiamento il vostro… somiglia molto a… somiglia molto a … (non mi viene in mente… 🙂 )

    per altro apprezzo alcune precisazioni che anche voi avete voluto portare all’articolo che mi danno spunto per ulteriori ricerche.

    quello che non ho chiaro è lo spirito dell’articolo: celebrativo ? nostalgico ? documentaristico ? ( mi sembra che ci siano molti copia-incolla fatti poi dagli stessi siti da cui io stesso ho attinto quello che mi sembrava mancante)

    saluti

  8. matteo ha detto:

    probabilmente si vede solo i partigiani come la cosa negativa in italia, vogliamo parlare di cosa fecero gl’alleati? beh non comunisti

    prima cosa da ricordare è che era una guerra e che le mani zozze le hanno avute tutti, non si puo districare tra il buono liberatore e il cattivo liberatore, la linea è talmente sottile che farebbe passare qualsiasi per un omicida

    la verità è che si sono ammazzati tutti senza distinzioni, chi prima ammazzava veniva ammazzato dopo

    quanti vinti sono morti perche hanno ammazzato? tra questi come sempre ci sono quelli che non centrano nulla, ma non si puo pensare che chi prima uccideva depredava e faceva il suo sporco comodo dopo venga lasciato in pace, resta sempre l’odio dei vari parenti e della gente che ha subito quelle atrocita, questa non è una giustificazione ma un dato di fatto

  9. matteo ha detto:

    la cosa ideologica bisogna riportarla al tempo, cosi si vede che il partito irredentista a trieste prendeva pochi voti, questo perche la maggioranza era plebe e votava per il partito socialista (in au)

    l’ideologia non portava che speranze tra quelli che vivevano male, questo è logico, il fascismo (che è uguale al comunsmo per cui chi odia i comunisti deve odiare i fascisti e la destra è ugale alla sinistra) ha cavalcato il malessere e la condizione sociale dei lavoratori in italia

    ovvio che in luce negativa dopo vengono fuori i nazistie rsi, sono stati vinti, viceversa non ci sarebbero state celebrazioni pro liberazione e nessun sciavo

  10. matteo ha detto:

    sloveno o croato, perche roatta li avrebbe deportati

  11. effebi ha detto:

    marisa: mi sembra che la classe operaia e agraria dei paesi dell’est ridotta alla fame e impedita persino di muoversi dal proprio stato per una semplice vacanza abbia definitivamente voltato pagina

    qua mi sembra -con questo articolo- che la vogliamo aprire come fosse un libro di fiabe… presentando le azioni eroiche ma dimenticando di dire quale era lo scopo finale (quello intermedio -lotta al nazifascismo- credo sia chiaro a tutti essendo continuamente ripetuto)

    *smrt fasizmu (ok, ci siamo… anche se sindelar ci dice che questa zona aveva uno stato giuridico diverso…)
    *sloboda narodu (e qua mi sembra che le cose siano da chiarire almeno un minimo… lo volle fare persino Tito con Mosca… mi permetto di farlo anch’io, se è “permesso”)

  12. sindelar ha detto:

    Amico numero 7: stiamo parlando di operai in terlìs (s. m. Tuta da officina.) che combatterono una battaglia contro un esercito regolare (forse quello più forte in Europa all’epoca ) levati quella mania di persecuzione jugo-annessionistica di troppo dalla testa o temo che il discorso degenererà inevitabilmente.

  13. matteo ha detto:

    boh, zona carnia libera non mi sembra che centri con tito
    Pochi giorni dopo, il 12 settembre, a Gorizia, ha inizio la prima battaglia di grandi dimensioni della Resistenza italiana, sostenuta dalla Brigata Proletaria, un migliaio di partigiani in gran parte operai dei cantieri di Monfalcone, cui si unirono alcuni reparti di soldati italiani.

    Operai, militanti comunisti, alcuni dei quali già esperti essendo stati in clandestinità, e soldati dell’esercito regio in sfacelo (che intorno al confine con la Jugoslavia contava oltre 150.000 uomini) sono dunque i primi resistenti, (1) che inizialmente si organizzano in piccoli gruppi, non collegati fra loro.
    http://www.carnialibera1944.it/zonalibera/zonalibera_storia.htm

  14. matteo ha detto:

    magati si puo rispolverare l’anessione dei cosacchikosakenland in nord italien

  15. matteo ha detto:

    qua credo spieghi meglio la situazione del friuli

    Alla base doveva esserci quella vita democratica che per vent’anni era stata negata dal regime fascista, ma non si trattava semplicemente di definire un’architettura amministrativa, occorreva tener conto dell’eccezionalità della situazione: si era in una zona di guerra, con un invasore potente, spietato, al quale bisognava opporre un’azione coordinata ed efficace; le popolazioni erano stremate dalla fame, dai lutti, dalla paura; il fascismo contava ancora sui suoi sostenitori (il PNF aveva avuto molti iscritti in Friuli) ed era indispensabile un grande impegno politico per garantire democraticità e trasparenza nelle scelte di governo.
    Di qui la complessa relazione tra i soggetti protagonisti della Zona Libera: i patrioti armati, le nuove Giunte comunali elette dal popolo, i Comitati di Liberazione Nazionale.
    http://www.carnialibera1944.it/zonalibera/zonalibera_storia.htm

  16. effebi ha detto:

    amico numero 12 – quelli nella foto non mi sembrano in terliss…

    comunque è vero che all’inizio la brigata proletaria era prorpio ri-conosciuta per combattere in tuta da lavoro, da operaio, in tuta blu. poi evidentemente qualcuno ha fornito divise diverse.

    non ho bisogno di togliermi niente e il discorso sull’annessionismo non lo inventeremo noi “degenerando”, …è storia ( o mi vuoi dire che capodistria è -ancora- italiana !? o è una mia “degenerazioe” l’idea che qualcuno coltivava su un confine all’isonzo !? mah)

  17. Luigi (veneziano) ha detto:

    La “collaborazione” della Osoppo con la RSI è sostanzialmente una bufala, inventata dai partigiani comunisti per giustificare l’attacco frontale che portarono nei confronti del comando dell’Osoppo stessa, col conseguente massacro di Porzus. Ci furono dei contatti reciproci, ma nessuno ha oggi la possibilità di dimostrare un atto concreto di “collaborazionismo” dell’Osoppo con la RSI, se escludiamo qualche scambio di prigionieri, del resto effettuato anche dalle brigate Garibaldi.

    L’Osoppo in realtà venne attaccata frontalmente perché s’era rifiutata di mettersi agli ordini dell’Esercito di Liberazione Jugoslavo, cosa che invece venne fatta dai garibaldini su decisione autonoma del PCI.

    Non è un segreto per nessuno – per cui non vedo che ci sia da scandalizzarsi – che i garibaldini per un breve periodo accarezzarono l’idea – condivisa anche da pezzi grossi jugoslavi come Edvard Kardelj – di annettere alla Jugoslavia anche una bella fetta dell’Italia nordorientale. In tal caso, è assoutamente ovvio che l’ordine sociale di tali terre sarebbe stato esattamente quello che fu l’ordine sociale della Jugoslavia, per lo meno per i primissimi anni: una fotocopia dell’Unione Sovietica staliniana.

    Dall’URSS la Jugoslavia ricalcò fino al 1948/1949 perfino la propria costituzione, ma non solo: centinaia e centinaia furono gli jugoslavi che vennero spediti in Russia ad imparare i metodi di governo e pure i metodi polizieschi. Perfino un successivo presidente della Repubblica Socialista di Croazia, negli anni ’40 era stato a Mosca per un annetto come aggregato alla locale polizia segreta, tanto che l’OZNA e poi l’UDBA furono praticamente la copia dell’NKVD, il famigerato braccio armato di Stalin.

    I motivi per cui l’Osoppo venne attaccata vennero riconosciuti anni dopo dall’allora commissario politico della divisione Garibaldi-Natisone Giovanni Padovan, che scrisse quanto segue:

    “L’eccidio di Porzus e del Bosco Romagno, dove furono trucidati 20 partigiani osovani, è stato un crimine di guerra che esclude ogni giustificazione.
    E la Corte d’Assise di Lucca ha fatto giustizia condannando gli autori di tale misfatto. Benché il mandante di tale eccidio sia stato il Comando sloveno del IX Korpus, gli esecutori, però, erano gappisti dipendenti anche militarmente dalla Federazione del Pci di Udine, i cui dirigenti si resero complici del barbaro misfatto e siccome i Gap erano formazioni garibaldine, quale dirigente comunista d’allora e ultimo membro vivente del Comando Raggruppamento divisioni “Garibaldi-Friuli”, assumo la responsabilità oggettiva a nome mio personale e di tutti coloro che concordano con questa posizione. E chiedo formalmente scusa e perdono agli eredi delle vittime del barbaro eccidio”.

    La rottura del CLN nella Venezia Giulia, con la fuoriuscita delle forze legate ai comunisti, è una delle pagine più dolorose e vergognose della storia partigiana.

    Faccio anche notare che la bandiera con la stella rossa presentata in foto è sbagliata: quella dei partigiani italiani presentava una stella più piccola, senza il bordo giallo-oro. Ecco qua un’immagine della bandiera “giusta”: http://upload.wikimedia.org/wikipedia/it/e/ed/Partigiani_a_Pola.jpg

    La bandiera qui riportata in realtà è stata disegnata in seguito, assieme ad un restyling di tutte le bandiere jugoslave.

    Il tricolore con la stella venne adottato dall’Unione degli Italiani dell’Istria e di Fiume (UIIF), l’associazione della minoranza “governata” – di fatto – dal Partito Comunista Jugoslavo. In effetti, quando qualcuno andava in Istria ai tempi di Tito e diceva: “La bandiera italiana svetta sugli edifici pubblici” sbagliava, come sbaglia tuttora: quella NON ERA e NON E’ ufficialmente la bandiera della Repubblica italiana, ma è la bandiera dell’Unione Italiana! Non esiste nessuna norma interna slovena e croata che preveda l’esposizione della “bandiara italiana”: loro devono esporre la bandiera “della minoranza”. Quindi se per ipotesi l’Unione Italiana decidesse di cambiare la propria bandiera mettendo i colori blu, giallo e nero, sui balconi ci sarebbe il blu, giallo e nero!

    La cosa non è del tutto campata in aria, se si pensa che l’inno dell’UI (che viene eseguito dicendo che è “l’inno d’Italia”, ma non è così: è l’inno dell’UI) è stato scelto a maggioranza relativa. Una parte consistente dei delegati che presero la decisione sull’inno aveva infatti votato l’inno all’Istria. Il “canto degli Italiani” (Fratelli d’Italia) è stato votato – ripeto – a maggioranza.

    La bandiera con la stella venne sostituita negli anni ’90, alla caduta della Federativa, coll’attuale tricolore senza stelle.

    Leggere i discorsi degli anni ’40 dei principali “capoccia” dell’UIIF e dei giornali della minoranza fa venire i brividi.

    Singolarmente – poi – sembra che gli archivi dell’epoca dell’UIIF siano andati inspiegabilmente persi.

    Questo per ribadire che non è proprio vero che la storia di quelle terre sia oramai chiara e limpida in tutti gli aspetti.

    Luigi (veneziano)

  18. matteo ha detto:

    anche degenerazione che uno coltivava l’idea sul confine con ampi sino alla russia

    poi magari non si sa che in friuli operava il battaglione mussolini contro i partigiani italiani e il 9 corpus, a difesa del italia e del italianita

  19. matteo ha detto:

    ma se si erano messi anche a discutere una ipotetica alleanza tra i comunisti e i osovanni, infatti quelli che fecero questa proposta furono allontanati, inutile dire che erano due schieramenti opposti

  20. sindelar ha detto:

    amico 16: secondo me hai fatto confusione. I discorsi sull’annessionismo sono svincolati da quello che è stato probabilmente il primo vagito della resistenza italiana al nazismo (il fascismo era finito ufficialmente nel luglio dello stesso anno, lasciando il nord in mano a dei fantocci dei nazisti o ai nazisti stessi). Nel post si parla di quello chesecondo me è il primo atto della resistenza italiana (la battaglia di Cefalonia iniziò il 15 settembre , quella di Gorizia qui leggo qualche giorno prima) ma nessun presidente della repubblica è mai venuto da queste parti a commemorlarlo. Lo trovo semplicemente vergognoso che l’Italia nata dalla lotta antifascista si sia completamente dimenticata di quegli operai. E chiudo.

  21. Macia ha detto:

    La Brigata Osoppo e il CVL a Trieste hanno dimostrato – anche se avevano mezzi assai limitati – che era possibile proporre un antifascismo non comunista e contrario all’annessione alla Jugoslavia.
    Della Garibaldi riconosco il valore militare e la rettitudine ideologica, ma non posso condividerne il sostanziale tradimento nazionale. Che forse fu fatto solo per ingenuità, nell’illusione di poter vivere in un Paese, la Jugoslavia, a vocazione internazionalista.

  22. Marcantonio ha detto:

    Trovo che chi denigra l’Osoppo compia una bestemmia.
    D’accordo con Macia la Garibaldi compi’ un tradimento nazionale

  23. Luigi (veneziano) ha detto:

    @matteo

    La cosa che evidentemente non t’entra in testa è che “difesa dell’italianità” non è coincidente per forza di cose con fascismo e quindi IL MALE, mentre dall’altra parte c’è sempre stato IL BENE.

    I fascisti e in NAZISTI erano IL MALE, e su questo io non ho nulla da ridire.

    Ma la guerra partigiana negli allora territori orientali d’Italia fu condotta non solo come una guerra di liberazione, ma anche come una guerra di classicissimo nazionalismo espansionista. Nazionalismo sloveno e croato, per capirci. Non c’è nulla di strano in tutto ciò: è un dato talmente evidente che mi pare perfino idiota stare a discutere se sia vero o meno.

    Oltre a ciò, i signori partigiani di Tito contemporaneamente fecero un’altra guerra: quella rivoluzionaria, per cui eliminarono decine e decine di migliaia di persone in tutta la Jugoslavia, per il fatto che queste non volevano la dominazione straniera o fascista, ma contemporaneamente non volevano il comunismo.

    Ho già ricordato che due cugini di mio suocero – croati di Spalato di cognome Kovacevic – lottarono con Tito per due anni e poi alla fine della guerra vennero ammazzati dai loro compagni perché si espressero a favore del ritorno del re in Jugoslavia. Questi due non sono un raro e casuale esempio: all’epoca QUESTA era la regola.

    Insomma: dire che l’EPLJ fu solo e soltanto “liberazione” cozza contro la realtà storica, e le centinaia e centinaia di migliaia di morti ammazzati, arrestati, detenuti, perseguitati in tutti i modi nel nome del “bratstvo i jedinstvo” (fratellanza e unità) stanno lì a dimostrare che ad una dittatura si sostituì un’altra dittatura. La quale “altra dittatura” negli anni ’40 fu una roba assurda in quanto a violenza. Tanti anni fa io ho parlato coll’allora anziano parroco di Portole, che mi raccontò di come lui doveva battezzare i bimbi di nascosto, di notte. E Denis Visintin (che per un po’ di tempo fu uno dei dirigenti dell’Unione Italiana) raccontò di come i suoi genitori vennero malmenati dai compaesani perché s’erano sposati in chiesa!

    E le fucilazioni per “espatrio illegale”, che ancora vennero eseguite negli anni ’50? Nella Jugoslavia di Tito si fucilava la gente perché voleva andarsene via!

    E le condanne alle suore per “fanatismo religioso”? Cinque anni di lavori forzati!

    E i corsi di rieducazione marxista-leninista dell’intero corpo insegnanti? Perfino la quasi totalità degli insegnanti comunisti di Pirano se ne andò via!

    E gli anni di galera inflitti ad alcuni studenti fiumani nel 1946, perché si assentarono in massa dalle lezioni per festeggiare San Nicola, festa abolita dal regime?

    E l’ammasso obbligatorio di tutti i beni prodotti dagli agricoltori, che provocò la sostanziale sparizione di ortaggi e frutta a Fiume per tre anni?

    E le “brigate di lavoro d’assalto”, che spedirono decine di migliaia di rompiballe vari a costruire strade a mani nude o a spostare macerie di qua e di là?

    E la requisizione del negozio con annessa condanna a morte (poi trasformata in detenzione) di quel negoziante per “sottrazione di beni”, perché avevano trovato nei suoi magazzini una cinquantina di pettini?

    Tutti questi sono esempi concreti, reali, dimostrati da documenti, di cosa sarebbe potuto essere il “Friuli jugoslavo”. Ci sarebbe stato da stupirsi se poi magari anche da lì sarebbero scappati a centinaia di migliaia?

    Luigi (veneziano)

  24. matteo ha detto:

    la cosa che evidentemente non t’entra in testa è che “difesa della jugoslavia” non è coincidente per forza di cose con comunismo e quindi IL MALE, mentre dall’altra parte c’è sempre stato IL BENE.

  25. matteo ha detto:

    ovviamente non hai letto quello che ho scritto prima

  26. matteo ha detto:

    probabilmente si vede solo i partigiani come la cosa negativa in italia, vogliamo parlare di cosa fecero gl’alleati? beh non comunisti
    prima cosa da ricordare è che era una guerra e che le mani zozze le hanno avute tutti, non si puo districare tra il buono liberatore e il cattivo liberatore, la linea è talmente sottile che farebbe passare qualsiasi per un omicida
    la verità è che si sono ammazzati tutti senza distinzioni, chi prima ammazzava veniva ammazzato dopo
    quanti vinti sono morti perche hanno ammazzato? tra questi come sempre ci sono quelli che non centrano nulla, ma non si puo pensare che chi prima uccideva depredava e faceva il suo sporco comodo dopo venga lasciato in pace, resta sempre l’odio dei vari parenti e della gente che ha subito quelle atrocita, questa non è una giustificazione ma un dato di fatto

  27. Eros ha detto:

    Luigi dice:

    “I fascisti e in NAZISTI erano IL MALE, e su questo io non ho nulla da ridire.”

    ————

    Quindi erano il MALE anche quei repubblichini che invece vengono ogni anno riabilitati, e spesso decorati, perché in istria “RSI = DIFESA DELL’ITALIANITA'”?
    Cosa pensi della condanna per COLLABORAZIONISMO che si beccò UDOVISI?

  28. effebi ha detto:

    20 amico, non vedo la confusione in quello che ho scritto, … e non ho difficoltà a sottoscrivere quanto tu stesso chiaramente scrivi “I discorsi sull’annessionismo sono svincolati da quello che è stato probabilmente il primo vagito della resistenza italiana al nazismo”…

    e in effetti nel monfalconese come in tutti i centri maggiori dell’istria costiera i movimenti di resistenti comunisti erano formati in massima parte da italiani che guardavano all’internazionalismo (non si ponevano alcun problema di questa o quella nazione), poi, le cose cambiarono, quando… etc..etc..

    (ma non ci volle troppo tempo e non ci furono troppe difficoltà a far si che le cose cambiassero… dal “primo vagito” fino alle “annessioni” di cui sappiamo)

  29. Paolo Geri ha detto:

    Due sole precisazioni senza entrare nel dibattito:
    1.) la Divisione “Garibaldi-Trieste” non è la “Garibaldi-Natisone” che a fine 1944 passò alle dipendenze operative del IX. Corpus e nel maggio 1945 liberò Lubjana
    2.) la bandiera che commenta l’ articolo è la “bandiera ufficiale” delle Divisioni Garibaldi ed era uguale in tutta Italia dove le predette divisioni partigiane operarono

  30. Marcantonio ha detto:

    Eros Gorizia si salvo’ grazie alla x che punto’ le armi contro i tedeschi

  31. Luigi (veneziano) ha detto:

    @ matteo

    Io non sto discutendo dei massimi sistemi e delle teorie, ma di ciò che accadde.

    A partire dela 1945 lo jugoslavismo e la “difesa della Jugoslavia” ufficialmente fu SOLO e SOLTANTO identificabile col regime comunista di Tito.

    Tito fece la stessa identica appropriazione del nazionalismo che Mussolini condusse con successo a partire dagli anni ’20, tanto che per anni e anni il regime impose l’equazione Italia=Fascismo.

    Tito stesso si preoccupò di eliminare o di mettere a tacere i patrioti jugoslavi non comunisti.

    Tanto che come forse sai il PRIMO omicidio fuori dai confini nazionali compiuto dalla polizia segreta jugoslava non fu contro un criminale di guerra tedesco o italiano, ma fu il rapimento e l’omicidio del cattolicissimo anticomunista croato Ivo Protulipac, rapito a Trieste nel 1946.

    In pratica, il regime di Tito per circa cinque anni fece piazza pulita di tutte le reali o potenziali opposizioni interne, in nome della “fratellanza ed unità”.

    La cosa assolutamente sorprendente ai miei occhi è che ancor oggi ci sia qualcuno che giochicchi con questi concetti e con questi personaggi, come se Tito e Kardelj e il loro grande amico Rankovic (un brutale repressore, paragonabile ai peggiori criminali dei regimi stalinisti) fossero in definitiva qualcosa di diverso di ciò ch’essi furono, e cioè i massimi rappresentanti di un regime repressivo, che per anni e anni usò a destra e a manca il bastone su tutti i non allineati, ammazzando e mettendo in galera esattamente come fecero nello stesso periodo i cecoslovacchi o gli albanesi o i bulgari o i polacchi.

    E a Capodistria c’è ancora adesso piazza Tito: una cosa vergognosa, ai miei occhi.

    L.

  32. Macia ha detto:

    Difendere la Jugoslavia in sé non è certo un male, caro Matteo. Ma credo che gli antifascisti democratici fecero un atto di autentico patriottismo facendo sì che non fossero solo i fascisti a difendere l’italianità di Trieste: dimostrando che era possibile essere patrioti italiani e non fascisti e che non era necessario essere comunisti filojugoslavi per combattere il comunismo.
    L’Italia democratica di oggi è figlia dell’eroismo della Osoppo e del CVL, non di quello della Garibaldi, che purtroppo ha tradito.

  33. Macia ha detto:

    Errata corrige: “per combattereil nazifascismo”, of course.

  34. effebi ha detto:

    bene allora, garibaldi-trieste:

    « Chi parla è Armido Campo, figlio di Ribella e nipote di Vinicio Fontanot, famoso comandante della Brigata Garibaldi Trieste. Ora vive alla Spezia e, dopo circa cinquant’anni, si è deciso per primo a rompere il silenzio che la sua famiglia si era imposta per disciplina di partito. Racconta Armido: eravamo tutti comunisti dello zoccolo duro. Mia madre, Ribella, vedova di un deportato in Germania, si era risposata con Sergio Mori, il mio secondo padre, che era allora un quadro del Pci. Lasciammo Monfalcone all’inizio del 1947 per andare a vivere in Jugoslavia, dentro il comunismo reale, dal quale stavano fuggendo in massa gli italiani dell’Istria. Dopo la rottura fra Tito e Stalin la mia famiglia venne deportata a Zenica in Bosnia. C’erano con noi tre famiglie di monfalconesi: i Battilana, i Bressan, i Comar, i Babuder, i Gratton e Elsa Fontanot. In quel villaggio finimmo a contatto con i prigionieri tedeschi condannati ai lavori forzati. Ricordo la pietà di mia madre e di mia nonna Lisa le quali, dimenticando che i nazisti avevano ucciso i loro mariti, portavano tazze di brodo a quei prigionieri immersi nella neve. Anche noi, in verità, vivevamo come prigionieri, ma non portavamo le catene come i tedeschi. Restammo lì per più di un anno, completamente dimenticati dal Pci che non poteva ignorare quanto stava accadendo. Vittorio Vidali, certamente, sapeva tutto, ma nessuno fece nulla per noi. Per questo, Sergio Mori decise un giorno di fuggire da Zenica e riuscì a raggiungere Zagabria dove si mise in contatto con il console italiano. Poco tempo dopo, grazie all’intervento del governo italiano, fummo liberati, tornammo in Italia e cademmo dalla padella nella brace. Le nostre case di Monfalcone erano state assegnate ai profughi dell’Istria, i nostri posti di lavoro anche. Ci consideravano degli appestati. »

  35. sindelar ha detto:

    effebi Il post è incentrato sui fatti del settembre 1943. Qui noto discorsi su tutto quello che venne dopo e che derivò dalle degenerazioni della lotta di liberazione.
    Bisognava ammazzare l’orso e che qualcuno dal 45 (due anni dopo) pensasse già a chi vendere la pelliccia è cosa risaputa. Ma per favore non si usino i fatti degli anni a seguire per infangare la memoria di tutta la resistenza.

  36. sindelar ha detto:

    32 ma quale italianità di Trieste difendevano i fascisti se erano di fatto gli scagnozzi dei tedeschi!

  37. Marcantonio ha detto:

    Sindelar sbagli e grosso la X mas ha combattuto e duramente per difendere l’italianita’ anche contro i tedeschi che se ne dovettero andare da Gorizia

  38. matteo ha detto:

    non discuto di massimi teorie ma di cio che è accaduto, quelli che sono stati vessati nel periodo fascista si sono rpesi la rivinciata,

    piu vicino la storia del tigr (prima associazione antifascista in europa)

    beh, a trieste hanno dedicato una via a mario granbassi e in comune il sindaco ha messo un ritratto del’ultimo podesta fascista che collaborava con i tedeschi Bruno Coceani , vergognoso anche questo?

    Cesare Pagnini e, tramite quest’ultimo, a Carlo Schiffrer, uno dei massimi dirigenti del Comitato di liberazione locale, di unire i tutti i partiti italiani in funzione antislava per cercare di arginare con le armi l’avanzata di Tito, permettendo in tal modo agli Alleati di precederlo nell’occupazione di Trieste. Alcuni anni più tardi Bruno Coceani scrisse che il Duce in persona gli aveva dato ordine di agire in tale senso
    http://it.wikipedia.org/wiki/Bruno_Coceani

  39. sindelar ha detto:

    37 ma per favore!

  40. effebi ha detto:

    forse tornarono in italia, come sostiene Joze Pirjevec per gli esuli che “stavano fuggendo in massa”, perchè non volevano da italiani -quindi razza superiore- soggiacere allo slavo ritenuto inferiore.

    mi sa che i tre presidenti hanno sbagliato almeno uno dei due monumenti, ma questo nessuno lo ha mai nemmeno immaginato, quello alle vittime del “nazionalismo pseudo-comunismo jugoslavo” nella cui trappola mi sembra cadde anche Fredinando Marega, fondatore della brigata proletaria (poveri fioi…)

  41. Luigi (veneziano) ha detto:

    @ Paolo Geri

    1. La 14a (poi 20a) Brigata Garibaldi Trieste passò al comando del IX Korpus nel 1944.

    2. La bandiera che commenta l’articolo NON E’ quella delle Brigate Garibaldi. Quella delle Brigate Garibaldi aveva una stella più piccola, senza il bordo oro (vedi la foto che ho già segnalato). Oltre a ciò, non proprio tutte le Brigate Garibaldi in giro per l’Italia adottarono quella bandiera. Per esempio, la 63a Brigata Garibaldi “Bolero” aveva questa bandiera qui: http://www.auladellamemoria.it/img/percorsi_didattici/bolero01.jpg. Altro esempio: la bandiera della 11a Brigata Garibaldi “Torino” era il tricolore con al centro il disegno del busto di Garibaldi, senza stella rossa. Altro esempio ancora: la bandiera della 55a Brigata Garibaldi “Fratelli Rosselli” presentava al centro una stella rossa che a sua volta però conteneva un ritratto di Garibaldi. Qui (http://miles.forumcommunity.net/?t=16932807) scorrendo verso il basso trovi un’altra bandiera ancora: il tricolore dell’8a Brigata Garibaldi, con stella rossa molto piccola, circondata però da un cerchio molto probabilmente anch’esso rosso (la foto è in bianco e nero).

    Luigi (veneziano)

  42. effebi ha detto:

    38 TIGR antifascista ? “quindi Trieste Istria Gorizia e Fiume” a quali nobili ideali si ispirava ?
    oltre a essere “anti” erano anche “pro” qualcosa ? che modello economico e sociale era nella loro mente ? monarchici ? democratici ? liberali ? socialisti ? e durante la lotta al nazifascismo combatterono da soli o con il movimento di liberazione nazionale jugoslavo ?

  43. Macia ha detto:

    Il TIGR nasce come movimento irredentista negli anni ’30, poi i suoi membri confluirono nel Fronte di Liberazione jugoslavo, a stragrande maggioranza comunista. Nel nome del comunismo compirono azioni certo ben lontane dall’internazionalismo.
    Cosiccome erano confluiti nel fascismo tanti liberali e socialisti, i cui ideali erano notevolmente diversi da quelli degli squadristi.

  44. matteo ha detto:

    in nome antifascista,

    ma se furono eliminati e mal visti da tito

    ma effebi dimentichiamo le atrocita italiane?

  45. Luigi (veneziano) ha detto:

    @ matteo

    Io non capisco proprio perché tu ti ostini a difendere l’indifendibile.

    Io dico che è vergognoso qualsiasi ripescaggio di orpelli o personaggi compromessi col fascismo.

    E’ chiaro?

    Segnatelo, fatti un nodo, un appunto, qualcosa del genere.

    Ma a Capodistria non c’è una via dedicata al sottopancia del personaggio minore: la piazza principale porta il nome di Josip Broz Tito, e dalla tua bocca non esce un minimo di ripensamento o di rammarico per le porcate del regime comunista jugoslavo.

    Che fu un regime oggettivamente nazionalista rispetto ai popoli non jugoslavi, e comunista rispetto a tutti quanti.

    L.

  46. effebi ha detto:

    35 non credo di esser io a infangare la resistenza mettendo in evidenza i fatti che postarono poi al tradimento di quegli ideali.

    i ragazzi della la brigata partigiana combattevano per la “libertà” (che loro immaginavano) . da chi furono traditi ? dopo aver partecipato a sconfiggere il nazifascismo, da chi furono scontitti ed umiliati ?

    credo corretto che se si “ricorda” la brigata partigiana si ricordino tutti gli aspetti, in particolare quelli importanti dell’epilogo

  47. Luigi (veneziano) ha detto:

    @ sempre per matteo

    Le atrocità italiane sono A-TRO-CI-TA’ e sono da condannare senza se e senza ma, ma nemmeno senza mettersi le fette di prosciutto sugli occhi, e cioè senza voler riconoscere che l’Italia fu sicuramente irredentista, nazionalista, fascista, razzista, ma di fronte non c’erano gli angioletti del Paradiso.

    A Maribor/Marburgo nel 1919 non c’erano i cattivissimi fascisti e nemmeno i pessimi fascisti, ma i rappresentanti del popolo della città (all’80% tedeschi) che aspettavano l’arrivo di una delegazione americana.

    I soldati sloveni di Rudolf Maister aprirono il fuoco e fra morti e feriti ne lasciarono a terra oltre settanta!

    E gli sloveni DOPO la fine della Grande Guerra erano entrati con le armi in pugno e combattendo contro bande di civili tedeschi fino a Graz, che volevano annettere con la forza al nuovo stato nazionale.

    E DOPO che Maribor venne annessa al Regno dei Serbi, Croati e Sloveni, il monumento a Teghetthoff (nato proprio lì) non venne raso al suolo dai fascisti, ma dai locali nazionalisti sloveni, che ridussero i tedeschi dall’80% del 1910 al 25% del 1931.

    E gli ungheresi della Vojvodina subirono un vero e proprio processo di colonizzazione da parte serba, ben prima che arrivassero i fascisti o i nazisti da quelle parti.

    Tutto ciò, matteo, è semplicemente storia.

    Luigi (veneziano)

  48. effebi ha detto:

    qualcuo può fornire notizie su giordano tomasig ?
    grazie

  49. matteo ha detto:

    dove ho difeso tito e partigiani suoi sulle sue malefatte?

    mi semrba di esser stato chiaro su cosa ho detto

    ma puoi andare piu vicino che maribor, kocevje

  50. matteo ha detto:

    toh te lo ripropongo

    la verità è che si sono ammazzati tutti senza distinzioni, chi prima ammazzava veniva ammazzato dopo da chi si faceva amazzare

  51. matteo ha detto:

    tutto cio è storia ma bisogna raccontarla per intero, gli omicidi non iniziano con tito

    e i tedeschi del sudtirolo che vedevano in liberatore hitler?

  52. effebi ha detto:

    incongruenze o omonimie su ferdinando marega:

    ——————————–
    “I primi a muoversi furono gli operai italiani che lavoravano nei cantieri di Fiume e di Pola. Alimentati attraverso canali segreti dal Pci del territorio libero di Trieste, guidato da Vittorio Vidali, e dal Pci di Palmiro Togliatti, i «monfalconesi» costituirono per qualche tempo una «quinta colonna» cominformista cui era affidato il compito di riportare la Jugoslavia nell’orbita sovietica e liberarla dalla «cricca» di Tito diventato nel frattempo, sulla stampa comunista, il «lacchè dell’imperialismo. (…) Naturalmente, questa situazione non poteva durare. Verso la fine del 1948 entrò infatti in azione l’Ozna, la famigerata polizia politica, che organizzò vaste retate di «monfalconesi» che furono poi deportati nei lager dell’interno e nelle isole. Solo FERDINANDO MAREGA riuscì a non farsi prendere e, dopo avere operato per qualche tempo nella clandestinità, riuscì a rientrare in Italia. Qui giunto, informò immediatamente il partito di quanto stava accadendo in Jugoslavia. Raccontò delle persecuzioni, delle torture, delle deportazioni e dei «gulag» dentro i quali erano stati rinchiusi tanti compagni che non avevano voluto abiurare la fede. Ma non fu ascoltato. Anzi fu invitato, come lo saranno tanti altri «monfalconesi» sopravvissuti all’inferno jugoslavo, a mantenere il silenzio per «non danneggiare il partito». D’altra parte, in quel momento, se alla stampa comunista era consentito di diffamare Tito con ogni calunnia possibile, era invece proibito menzionare i «gulag» jugoslavi per non richiamare l’attenzione su quelli ben più numerosi che esistevano da tempo in Unione Sovietica. Di conseguenza, il Pci abbandonò i «monfalconesi» al loro tragico destino.
    ———————

    mentre nell’articolo proposto:

    “…Due dei comandanti della brigata, Camillo Donda e FERDI NANDO MAREGA presi prigionieri morirono nei campi di concentramento nazisti”

  53. matteo ha detto:

    effebi si vede che non sai dei italiani in crimea o di come venivano trattati gli italiani in russia

  54. Luigi (veneziano) ha detto:

    @ effebi

    Su Comar, che tu hai citato di passata, devo aggiungere che venne fatto fuori in quanto entusiasticamente a favore del cominform e contrario al comunismo in salsa jugoslava.

    In realtà, la storia dei cominformisti è interessantissima anche proprio per ciò che attraverso la loro storia viene fuori.

    Essi erano andati in Jugoslavia confidando nella creazione di uno stato nuovo, senza nazionalismi, veramente socialista.

    E già lì cascarono male, perché – come ricorda Giacomo Scotti – parecchi di loro vennero visti malissimo dai croati di Fiume. A più riprese vennero identificati come le quinte colonne dell’irredentismo italiano (pensa un po’ te!!!).

    Dopo di che, a Fiume non funzionava nulla di nulla, se non il bastone che piombava sul capo a tutta forza.

    Ancora nel 1947 le rive del porto erano praticamente inutilizzabili, e seguendo una decisione suicida del governo jugoslavo parecchi rimanenti macchinari delle industrie fiumane erano stati smontati e spostati verso l’interno, in Croazia o addirittura in Bosnia.

    Molto volgarmente: si pativa letteralmente la fame, ma fame nera.

    Quando ci fu la denuncia del cominform, i monfalconesi trovarono quindi un aggancio perfetto: non era il socialismo a non funzionare: tutto il disastro derivava dalle deviazioni che Tito aveva imposto al modello comunista sovietico!

    Paradossalmente, i monfalconesi arrivarono ad una presa di posizione che aveva ben poco di ideologico, derivando invece dalla propria esperienza pratica.

    Per cui ci fu per esempio una famosa riunione delle maestranze fiumane nell’allora Teatro La Fenice, con i dirigenti del partito che venivano da Zagabria a spiegare che bisognava stare con Tito, e la massa dei lavoratori che intonò l’Internazionale e se ne uscì in corteo per il Corso inneggiando a Stalin, fermandosi solo di fronte alla Fiumara.

    Comar era uno dei capi della “rivolta”, che ebbe luogo in modo assolutamente esplicito, chiaro, alla luce del sole.

    Le autorità jugoslave ci misero un po’ di tempo a prendere le contromisure, ma poi andarono giù pesante: deportazioni, galera, licenziamenti, espulsioni, ma anche Goli Otok.

    L’Unione degli Italiani dell’Istria e di Fiume subì all’epoca la prima delle varie epurazioni, decisa dal Partito Comunista con la fattiva collaborazione di alcuni dirigenti italiani, segnatamente Giusto Massarotto e Eros Sequi. Vennero fatti fuori Casassa, Sestan e altri ancora. Molti dirigenti dei Centri Italiani di Cultura furono epurati. Massarotto fu un vero personaggio negativo: accusato di aver collaborato agli infoibamenti del dopoguerra in Istria, usò il pugno di ferro con regolarità, tanto che in seguito epurò anche Sequi, oltre a Erio Franchi.

    In cambio, il regime gli diede il seggio al parlamento, in rappresentanza della minoranza italiana.

    Luigi (veneziano)

  55. Luigi (veneziano) ha detto:

    @ matteo

    Certo che gli omicidi non iniziano con Tito: quello che voglio farti notare però è che non iniziarono nemmeno con Mussolini!

    Per quello ho parlato di Maribor: l’anno è il 1919. Perché gli sloveni hanno fatto fuori la minoranza tedesca che viveva nel loro territorio, ed hanno iniziato ben prima della Seconda Guerra Mondiale? E perché volevano l’intera Carinzia, nel 1918? Questo come si chiama, se non irredentismo?

    L.

  56. matteo ha detto:

    ah beh certo in italia invece subito nel 47 si stava agiatamente, a parte che bisogna sapere che la jugo non ha ricevuto aiuti da nessuno sino a che non ha spostato l’aesse

    verita a meta

  57. Luigi (veneziano) ha detto:

    @ matteo

    Evidentemente non riesco proprio a farmi capire, o tu proprio ragioni per compartimenti stagni.

    Io non ho mai scritto che in Italia si viveva benissimo, ma da questa parte non ti mettevano in galera se commerciavi in proprio in scope di saggina! Qui non avevano abolito le feste come il Natale, perché si trattava di una cosa “borghese”! Qui non ti fucilavano se cercavi di emigrare! Qui non ti mettevano un delatore come vicino di ufficio, pronto a denunciarti se non andavi politicamente bene! Qui non ti prendevano a bastonate se non andavi a votare (elezioni jugoslave del 1950)!

    Queste cose accadevano in JUGOSLAVIA, e si accompagnavano ad una crisi alimentare drammatica.

    La riesci a notare la differenza oppure per te non c’è proprio?

    L.

  58. matteo ha detto:

    ma perche non sapevi la storia della baletta rossa e blu?

    la crisi alimentare in europa la hanno risolta gl’ammericani, i russi poi erano a zero, se gl’ammericani non invadevano l’europa allora a quest’ora non ci sarebbero jugoslavi

    cmq non è vero che anche in italia non si bastonavano, nel 1947 ci furono scontri assai duri sino a che la reppublica non fu ufficialmente fondata, ma era terribile per tutti, per trieste no, viveva agiatamente con gl’ammericani

  59. Paolo Geri ha detto:

    @52

    La fonte della avvenuta morte di Ferdinando Marega in combattimento è di Wikipedia che si basa a sua volta sui seguenti testi:

    – Memoria scritta di Giovanni Fiori , nome di battaglia , “Cvetko” , del 20 agosto 1976 consegnata all’ex comandante dei GAP dell’Isonzo e Basso Friuli, Vinicio Fontanot ,nome di battaglia “Petronio”.
    – Testimonianza di Ondina Peteani conservata presso l’Associazione Nazionale ex Deportati Politici nei Campi Nazisti di Milano, p. 1.
    – Testimonianza di Ondina Peteani conservata presso l’Associazione Nazionale ex Deportati Politici nei Campi Nazisti di Milano, p. 1
    – Giovanni Padoan “Un’epopea partigiana alla frontiera tra due mondi” Del Bianco 1984

    Quanto alla fonte sull’ “altro” Ferdinando Marega del dopoguerra so tratta del sito “www.controstoria.it”. Un sito che inneggia alla Repubblica Sociale di Salò e che parlando della Resistenza parla di “guerra civile” si commenta e si qualifica da se.

  60. matteo ha detto:

    «Così dal 1948 al 1954 si ebbero 148.269 arrestati o fermati (per motivi politici) di cui l’80 per cento comunisti, 61.243 condannati per complessivi 20.426 anni di galera (con 18 ergastoli) di cui il 90 per cento a comunisti. Nello stesso periodo in sole 38 province italiane vengono arrestati 1697 partigiani, dei 484 condannati a complessivi 5806 anni di carcere. Ma l’azione repressiva andava ben oltre: dal 1947 al 1954 in scontri di piazza tra forze di polizia e dimostranti, si contano almeno 5.104 feriti di cui 350 da armi da fuoco, un numero imprecisato di contusi e 145 morti (quasi quanti gli uccisi dalla “Strategia della tensione”) questi ultimi compresi in ottantuno episodi distribuiti su tutto il territorio nazionale. I morti fra le forze repressive sono nello stesso periodo, 19. Tutte queste sono cifre agghiaccianti, cha parlano da sole.».
    http://ita.anarchopedia.org/Il_secondo_dopo-guerra_in_Italia:_corpi_di_polizia_e_repressione_della_lotta_antifascista

  61. Luigi (veneziano) ha detto:

    @ matteo

    Ve bene: per te la Jugoslavia di Tito nella fine degli nani ’40 era come l’Italia dello stesso periodo.

    L’ideologia ti obnubila.

    L.

  62. sindelar ha detto:

    Siete tutti OT.

  63. Luigi (veneziano) ha detto:

    E vogliamo fare un po’ di numeri?

    In Italia fra il 1948 e il 1954 vi furono 62.000 condannati per motivi politici. Su un paese di circa 45 milioni di persone.

    Nella sola Slovenia, su 1,2 milioni di abitanti secondo le stime di Waddams e Rummel ci furono fra il 1945 e 1948 fra i 20 e i 30.000 imprigionati, e non sto parlando delle migliaia di morti ammazzati, che sono da conteggiare a parte!

    Secondo il “Borba”, nel 1948 vi furono in Jugoslavia 220.000 processi politici, e nel 1949 160.000. In due anni, sono già 380.000 processi.

    Si reputa che oltre 1 milione di persone in Jugoslavia passò un periodo di detenzione nelle carceri della polizia segreta.

    La conta dei morti nelle prigioni jugoslave (esclusi sempre gli eccidi indiscriminati) fra il 1945 e il 1963 è estremamente difficile e può essere solo stimata. Rummel indica una forbice da 60.000 a 200.000 persone.

    Nell’inverno 1948-1949 vi fu una quasi sconosciuta rivolta da parte del Partito Comunista a Bjelo Pole, guidata dall’eroe di guerra Ilija Bulatovic. Tito inviò i carri armati, e ordinò di non fare sconti a nessuno: tutti i capi vennero trucidati senza processo, alcuni di essi vennero snidati e uccisi da squadre speciali nei boschi, a distanza di giorni e giorni.

    Nel 1952 in Bosnia vi furono ribellioni per la fame in otto distretti in Bosnia: Markovski racconta che venne ordinata la distruzione di un numero imprecisato di villaggi, che vennero attaccati dall’esercito e messi a fuoco, esattamente come facevano i nazifascisti nel 1941/45. Queste distruzioni si accompagnarono al trasferimento forzato delle locali popolazioni, esclusi ovviamente i morti ammazzati, il cui numero tuttora è ignoto.

    Riguardo alle uccisioni di massa (ustascia, collaborazionisti eccetera), invece, esse sono stimate in circa mezzo milione di persone.

    Anche questa è storia.

    Luigi (veneziano)

  64. effebi ha detto:

    59 geri scusami se insisto ma la fonte non è quella che tu citi, io l’ho recuperata su

    Petacco Arrigo. L’esodo.
    La tragedia negata degli italiani d’Istria, Dalmazia e Venezia Giulia
    Mondadori (Milano, 2000), pagine 202.

    Quindi possiamo segnalare alla Mondadori l’errore ?

    Avevo chiesto poi anche notizie sulla vita di Giordano Tomasig, ne hai, oltre a quelle stringate del tuo articolo ? in rete non c’è molto di più.

  65. chinaski ha detto:

    provo a tornare in argomento, e allo stesso tempo ad allargare un po’ il campo visivo. per capire il contesto del settembre ’43, puo’ essere utile andare a vedere cosa succedeva a torino e milano in quei mesi, gia’ a partire da marzo.

    http://anpi-lissone.over-blog.com/article-15825648.html

  66. Paolo Geri ha detto:

    @64 effebi.

    1.)Evidentemente il sito riprende il libro di Arrigo Petacco, un libro da prendere “con le pinze”, ma pinze enormi come tutta l’ opera – in particolare quella più recente – del predetto autore approdato negli ultimi anni a posizioni storiche dichiaramente di destra. Nel suo sito testualmente dichiara “Da giovane ha creduto in tanti ideali, falsi ma suggestivi,
    che riempivano il cuore di speranza” facendo evidente riferimento a quando lavorava a Genova come giornalista avendo come direttore Sandro Pertini.
    2.) quanto alla tua seconda domanda forse c’ è qualcosa nel fondo Iaksetich presso l’Istituto Friulano per la storia del Movimento di Liberazione

  67. Luigi (veneziano) ha detto:

    @ chinaski

    Adesso dirò come la vedo io (echissenefrega ce lo metto da solo).

    Se c’è qualcosa di sostanzialmente diverso e particolare negli eventi del confine orientale non è tanto la vendetta in tempo di guerra o postbellica, sulla quale ci sono ampi motivi per analizzarla in modo relativo, e cioè in un contesto continentale di massacri e vendette varie.

    Ciò che proprio non mi sfagiola è il lungo periodo postbellico, in cui le nuove autorità jugoslave misero in opera una serie di misure che DI FATTO (dopo bisogna verificare la volontarietà di tutto ciò) spinsero la minoranza italiana all’esodo.

    Se la gran parte degli italiani fosse rimasta lì dove aveva vissuto per secoli, non ci sarebbe stata gran parte di quella montagna di polemiche che tuttora ci ammorbano, semplicemente perché non ci sarebbero stati gli esuli.

    C’è poi un’altra cosa che non mi sfagiola: quell’incredibile tentativo di rovesciare il concetto di causa/effetto per cui furono gli esuli i cattivoni che vollero andar via, sulla base delle sirene dei fascio-nazionalisti italiani (De Gasperi & Co.). E non si capisce proprio perché vollero andar via, visto che sostanzialmente in Jugoslavia si stava abbastanza bene: più o meno come in Italia.

    Ecco: ‘sta cosa è francamente insopportabile.

    Così come io personalmente considero insopportabile che ci siano strade, piazze, monumenti a uno come Tito, che addirittura solo con grande difficoltà viene riconosciuto come dittatore. Quando invece non accade l’opposto, come per esempio l’inaugurazione nel 2005 di un busto a Tito fatta a Pisino, con vergognoso discorso entusiastico dello zuppano Jakovcic.

    L.

  68. Macia ha detto:

    @Geri: il Fondo Iaksetich è depositato all’Istituto Regionale per la Storia del Movimento di Liberazione nel Friuli Venezia Giulia (Trieste, salita di Gretta 38), diverso dall’Istituto Friulano per la Storia del Movimento di Liberazione (Udine, viale Ungheria).
    Non capisco perché si debbano prendere con le pinze i libri di Petacco solo perché s’è pentito del suo passato a sinistra, mentre non si pone in dubbio il rigore di autori di sinistra (tipo Cernigoi). E’ solo una nota di metodo, non entro nel merito delle questioni, anche se a mio avviso le ricostruzioni più verosimili sono quelle di Pupo e Co. (e Pupo e vicepresidente del summenzionato IRSML FVG…).

  69. alpino ha detto:

    Ha ragione Marcantonio.
    Commemorate chi volete discutete su chi volete ma a Goriza non possiamo non commemorare il valore delle brigate della X MAS Fulmine, Barbarigo e Valanga che cercarono di tenere in tutti i modi le struppe Jugoslave lontane dalla città! 18 e 19 Gennaio 1944 questa è la data da commemorare per noi Goriziani..
    La forza delle compagnie a Tarnova era la seguente:
    1a compagnia tot. 71
    2a compagnia tot. 61
    3a compagnia tot. 82
    tot. 214

    4) Nelle operazioni di supporto alla brigata “Kosovel” vennero impiegate:
    30a divisione jugoslava:
    17a SNOB (brigata slovena di liberazione nazionale) “Simon Gregorcic”
    18a SNOUB (brigata d’assalto slovena di liberazione nazionale) “Basovitzka” divisione italiana “Garibaldi Natisone”
    156a brigata Bruno Buozzi
    157a brigata Guido Piccoli
    20a brigata Triestina
    31a divisione:
    3a SNOUB (brigata d’assalto slovena di liberazione nazionale) “Ivan Gradnik”2° btg.
    7a SNOUB (brigata d’assalto slovena di liberazione nazionale) “France Preseren”

    Poi ognuno ha la sua idea di chi deve liberare e da cosa deve liberare…

  70. effebi ha detto:

    66 pensavo che avedo tu predisposto l’articolo fossi informato almeno sui fondatori del battaglione, anche perchè ci sono altre confusioni.
    a me risulta che donda fu arrestato dopo un suo ricovero nel novembre del 43 e non nella battaglia di gorizia (con ferdinando marega, su cui già ci sono questi dubbi)

    il Donda poi, essendo stato scarcerato appena dopo l’8 settembre forse non riuscì nemmeno a partecipare alla battaglia di gorizia.

    poi non capisco i ben 4 comandanti dello stesso battaglione e, chi fu -dal racconto di ondina peteani- a dare l’ordine al fontanot di scendere a reclutare nuove forze ?
    fontanot aveva già un superiore ? e in che momento avviene questo ? prima dell’8 settembre ?

  71. sindelar ha detto:

    alpino ah si adesso che mi hai dato questo elenco mi hai proprio convinto. Che bravo che sei, usi degli argomenti veramente inattaccabili! Ringraziamo i caduti fascisti per il 3° Reich (di cui Gorizia era parte integrante) se adesso un gruppo di partigiani con il tricolore non abbevera i cavalli nella fontana di piazza vittoria.

  72. matteo ha detto:

    quale ideologia mi obnubila?

    ma se per me il fascismo e il comunismo sono uguali

    il problema è che non vedi la jugo come una dittatura ma come una democrazia e dopo il post bellico non poteva essere democratica se si voleva instaurare la dittatura del proletariato, impossibile da confrontare con l’italia ma altretanto non si puo dire che erano rose e fiori dapertutto

    magari ce la hai troppo con la jugo per vedere distaccato

    ma ti prego alpino, sarebbe come se a trieste si comemorasse il ix corpus

  73. ufo ha detto:

    @64 Quello stesso Arrigo Petacco secondo cui la Risiera non era un lager? Complimenti.

  74. chinaski ha detto:

    luigi

    sul periodo postbellico il mio giudizio sulla politica nazionalista jugoslava e’ assolutamente negativo.

    per quanto riguarda la resistenza (europea!) al nazifascismo, la penso cosi’. io personalmente non accetto la distinzione tra una resistenza buona e una cattiva. per me la resistenza va presa in blocco, con le sue pagine gloriose e con quelle vergognose. per me e’ abbastanza chiaro che senza i comunisti non ci sarebbe stata la resistenza. come e’ abbastanza chiaro che senza l’ alleanza tra roosvelt, churchill e stalin, difficilmente il nazismo sarebbe stato sconfitto. immaginare una resistenza “light”, o un’ alleanza antifascista “light”, mi sembra un gioco da salotto. l’ armata rossa che ha perpetrato la strage di katyn e’ la stessa che ha liberato auschwitz. e’ una contraddizione terribile, pero’ bisogna prenderne atto. per me la lezione da imparare e’ che la storia non e’ la geometria euclidea. io non ne ricavo pero’ un motivo per scegliere l’ agnosticismo. ne ricavo invece un motivo per avere sempre un atteggiamento (auto)critico nelle mie scelte di campo.

    aggiungo che per mia fortuna sono vissuto in un’epoca in cui le scelte di campo non sono questione di vita o di morte, per cui posso permettermi di fare mia la frase di russel: “non sono disposto a morire per le mie idee perche’ potrebbero essere sbagliate”

  75. Macia ha detto:

    Chinaski, condivido la tua opinione. Ammetterai però che la divisione del CLN giuliano e la presa di distanze dai comunisti fu, da parte degli antifascisti democratici, un atto meritorio, che in parte ha salvato la nostra Resistenza dall’accusa di collaborazione con una potenza formalmente alleata, ma dichiaratamente annessionista.

  76. matteo ha detto:

    a perche la francia non era annessionista?

  77. Macia ha detto:

    Non mi risulta di un movimento resistenziale italo-francese a cavallo delle Alpi Marittime. Se c’era, chiedo scusa. Comunque le pretese francesi sull’Italia si sono fermate, alla Conferenza di Parigi, a Briga, Tenda e la Val Roia.

  78. matteo ha detto:

    sicura che solo li? mi risulta che chiedevano di piu e gli fu dato, o non era annessionistico anche quello?

  79. matteo ha detto:

    Ottiene i piccoli comuni di Briga Marittima e Tenda e la frazione di Piena del comune di Olivetta San Michele dall’Italia e delle piccole modifiche al confine a suo favore (ospizio del Piccolo San Bernardo, Monte Chambeyron presso Sestriere, gran parte della Valle Stretta presso Bardonecchia, il Lago del Moncenisio e il Colle del Moncenisio, i territori di caccia sabaudi delle Alpi Marittime a sud dello spartiacque padano, una piccola modifica al confine presso Claviere
    http://it.wikipedia.org/wiki/Modifiche_territoriali_causate_dalla_seconda_guerra_mondiale#Italia

  80. chinaski ha detto:

    macia,

    per me, nel 43-45, era meritorio tutto cio’ che serviva a combattere piu’ efficacemente i nazifascisti. altro non saprei dirti, sul serio.

  81. Luigi (veneziano) ha detto:

    @ matteo

    “sarebbe come se a Trieste si commemorasse il IX korpus”.

    Io nel 2007 sono stato alle manifestazioni slovene di Basovizza, e il IX Korpus è stato commemorato in stralungo e in stralargo, alla presenza di vari sindaci italiani e presidentessa della provincia di Trieste!

    E nel 2009, in occasione della stessa manifestazione, prese la parola l’italiano di Capodistria Franco Juri, che tenne un bel discorso sull’impossibilità di omologazione delle due storie: fascismo e antifascismo non furono la stessa cosa. Benissimo: fino a qui nulla da dire.

    Peccato però che aggiunse le seguenti parole: “Per quanto mi riguarda, rimango più che mai fiero di essere figlio di un partigiano italiano garibaldino che combatté il fascismo e il nazismo a fianco dei partigiani sloveni”.

    E’ un grande peccato che Juri – che un passaggio prima aveva detto che i crimini di guerra non potevano essere comunque giustificati – abbia elogiato il padre Vittorio, visto che Vittorio Juri fu il braccio destro di Toffanin-Giacca nell’eccidio di Porzus, quando comandò le esecuzioni dei capi partigiani della Osoppo.

    Vittorio Juri venne condannato all’ergastolo in contumacia, giacché si era già rifugiato in Jugoslavia, dove visse fino alla morte senza mai pentirsi, anzi: sempre rivendicando la giustezza di quel massacro.

    Io direi che almeno un minimo di misura ci vorrebbe!

    L.

  82. Marcantonio ha detto:

    Sindelar conosci molto poco della X mas in primis si dichiaro’ sempre apolitica, ma ITALIANA, cosa che costo’ questo molte reprimende a Borghese da parte di Mussolini e fu l’unico reparto Italiano a cui gli americani resero l’onore delle armi quando si arresero a Gorizia

  83. Eros ha detto:

    Briga e Tenda erano compitamente francofone. Il Monte è Chaberton, non Chambeyron.

  84. Eros ha detto:

    A Claviere si parla patosi francofono, è una vergogna che quella località sia in Italia

  85. sindelar ha detto:

    82 Ma cosa cavolo dici. Vergognati! La X MAS era uno dei peggiori reparti delal Repubblica di Salò. Addirittura Mussolioni fece imprigionare Borghese “Per richiamarlo all’ordine, furono inflitti al Borghese 30 giorni di “arresto in fortezza”, per non aver saputo tenere la disciplina tra i suoi reparti.” (dal link di chinaski)
    Tra l’altro devono aver combinato talmente tante porcherie che alla fine della guerra Borghese fu uno dei rarissimi casi di ufficiale italiano processato.
    Basta e avanza per farsi un’idea.

  86. matteo ha detto:

    ma non erano occupatori?

    vediamo, combatterono a fianco della germania nazista e non mi sembravano apolitici, si macchiarono di crimini, fucilazioni omicidi ecc

  87. alpino ha detto:

    x te sindelar tutto ciò che non è tricolore con stella rossa è mxxa io non voglio essere inattaccabile, tu celebri le gesta di brigate partigiane italo/slavo-comuniste e le loro politiche annesionistiche alla Jugoslavia e mi va bene io che gli stessi TUOI DIRITTI di parola ed opinione invece ringrazio ad uno ad uno tutti e dico tutti i caditi e sporavissuti della X MAS per le loro gesta compiute nella battaglia di Tarnova e per ciò che esse hanno significato.
    Tra me e te c’è solo una ma grandissima differenza: nel tuo tricolore c’è una stella rossa di troppo!

  88. Paolo Geri ha detto:

    @70 effebi.

    In generale sui fatti della Divisione Proletaria la fonte principale è sicuramente data dalle memorie di Ondina Peteani.

    Sul fatto che ci fosse un comando superiore a Fontanot la Peteani scrive: “Da parte del
    comando partigiano viene impartito l’ordine a Fontanot …….”. Può darsi si riferisse a Karis comandante della “Briski-Beneski Odred”.
    che da giugno d’ intesa con Mario Lizzero (“Andrea”)aveva costituto a Clap quella che veniva impropriamente chiamata “divisione Garibaldi”:il piccolo distaccamento era comandato da Mario Karis era composto fra gli altri da Giovanni Fiori, da Antonio Dettori e da Brunetto Parri. Può darsi si riferisse invece al responsabile della zona di Trieste – Monfalcone del PCI Vincenzo Marcon. Non credo si riferisse a Lizzero.

    Sui quattro comandanti. La “Brigata Proletaria” era organizzata – nei limiti del possibile – su quattro battaglioni da cui i quattro comandanti Camillo Donda, Ferdinando Marega, Giordano Tomasig e Vinicio Fontanot.

    Sull’ epoca dei fatti. Il 10 settembre gli operai escono in massa dai cantieri di Monfalcone, il giorno dopo inizia la battaglia di Gorizia che finisce con gli ultimi sporadici scontri fra nazisti e singoli gruppi di partigiani isolati ai primi di ottobre.

  89. marisa ha detto:

    MARCANTONIO, visto che nomini la X MAS (fascista !), puoi spiegare a Luigi (il veneziano) i rapporti che “pare” siano esistiti tra la X Mas (RSI) e la Osoppo?

    Da una lettera pubblicata sul Messaggero Veneto a firma di Claudio Zanier in data 7 luglio 2010: ” (…) i ben documentati contatti tra Osoppo e X Mas verificatisi a Udine e Cervignano (…)”

    Certamente fu un periodo complesso e molto difficile da indagare sul piano storiografico, ma è anche indubbio che i fascisti e i nazisti, furono vinti dai partigiani tutti, Garibaldi e Osoppo, che collaborarono assieme in Friuli. Certo non ci fu solo collaborazione, ma il momento era difficilissimo. Non è accettabile che oggi si strumentalizzi l’episodio di Porzûs per dividire in buoni e cattivi chi ha perso la sua vita per liberare il Nord Italiana dalla RSI fascista e serva dei tedeschi, e l’esercito nazi/tedesco.

  90. sindelar ha detto:

    88 (che strano numero che ti è capitato): Il tricolore per cui combatteva la X Mas era quello dell’NSDAP. Veditela tu qual è il tricolore giusto.

  91. matteo ha detto:

    alpino anche i tedeschi?

  92. Luigi (veneziano) ha detto:

    @ marisa

    E’ vergognoso che a sessant’anni di distanza ci sia ancora chi dà corda a queste menzogne, anche in presenza della confessione scritta da parte dell’allora commissario politico della Garibaldi Padovan, che ha indicato a chiare lettere i mandanti del massacro: il IX Korpus sloveno.

    Non sarebbe nemmeno una cosa unica, visto che i partigiani jugoslavi anche altre volte ammazzarono in Istria per motivi politici dei compagni d’arme italiani.

    Luigi (veneziano)

  93. matteo ha detto:

    beh ce anche la pista americana

    « lavorare per dividerci, anzi di sacrificarci per gettare l’ombra del discredito sulle formazioni comuniste, alle dipendenze di un esercito, quello jugoslavo, che ormai era visto come conquistatore e non più come alleato. Insomma gli Alleati erano preoccupati del loro futuro governo nella zona »
    (Dichiarazioni di monsignor Aldo Moretti a Famiglia Cristiana[7])

  94. Redazione ha detto:

    Ng è stato appena bannato per insulti agli altri utenti e al blog.
    Eros e Luigi sono pregati di moderare i termini. Gli insulti di qualsiasi genere non sono i benvenuti su Bora.La.
    Tutti sono pregati di tornare in topic, ovvero la brigata proletaria.

  95. Dalmatian ha detto:

    A chi si meraviglia che a Capodistria ci sia una Piazza Tito, ricordo che qua a San Paolo (Brasile) esiste una Avenida Marechal Tito.

  96. marisa ha detto:

    LUIGI, non sono menzogne. E’ documentato che i contatti ci furono. Non erano santi i partigiani della Garibaldi, ma neppure quelli della Osoppo. Tutto qua! I tempi erano difficili e spesso la scelta di combattere con la Osoppo o con la Garibaldi, era dovuta solo al caso e non a una scelta ideologica.

    La Osoppo e la Garibaldi hanno fatto tante azioni assieme contro i tedeschi e i fascisti….ma si sono anche contrastate.
    Oggi si “santifica” la Osoppo e si “demonizza” la Garibaldi: cosa che fai anche tu da bravo “patriota italiano”.

    Buona lettura!

    http://casarrubea.wordpress.com/2010/05/14/accordo-decima-masosoppo/

  97. Eros ha detto:

    Dalmatian, così come Pinochet ha dato stabilita e prosperità economica al Cile, perla del Sud America, Tito ha dato 50 anni di pace alla Jugoslavia, il periodo dimpace più lungo della storia per quella regione. Inoltre, negli anni 70 e nei primi anni 80, le diede anche benessere economico. E, Slovenia a parte, la gente stava meglio allora che non oggi.
    Per molti versi, Tito è stato uno dei più grandi statisti del secolo passato.
    Quanto ai contatti tra Osoppo e X Mas, sono documentatissimi.

  98. Luigi (veneziano) ha detto:

    Io non mi meraviglio che ci sia una Piazza Tito a Capodistria: mi indigno.

    Comunque sia, in Russia – a Beslan – esiste ancora una “Via Stalin”, così come vie tuttora dedicate a Stalin si trovano in Slovacchia, Cina, Georgia e perfino… in Gran Bretagna (due vie dedicate al dittatore georgiano)! Questo ovviamente non significa nulla: dittatore era Stalin e dittatore rimane.

    Idem con patate per Tito.

    Luigi (veneziano)

  99. Eros ha detto:

    Paragonare Tito e Stalin è assurdo, ma andremmo OT

  100. sindelar ha detto:

    97 altro bòn.

  101. Eros ha detto:

    100, cos te ga, sindelar?

  102. sindelar ha detto:

    101 niente se no finimò OT

  103. Eros ha detto:

    102, e bon ah, ne parlemo co se incontremo de Marino 🙂

  104. sindelar ha detto:

    Marino l’amigo del Pino ?

  105. Luigi (veneziano) ha detto:

    @ marisa

    Ma tu leggi quello che posti o no?

    Il documento che hai riportato è tratto da un blog, il cui autore fra l’altro – il Casarrubea – è uno studioso dilettante strachiacchierato.

    Ad ogni modo, si tratta di un rapporto dell’agosto del 1945, e già questa cosa dovrebbe farti venire qualche dubbio.

    Dopo di che, all’interno del documento c’è scritto comunque che non si riuscì ad arrivare a nessun accordo fra Osoppo e X Mas!

    Per cui, di che cavolo parliamo?

    Del nulla cosmico!

    Ripeto perché ti entri meglio in testa: non venne fatto NESSUN ACCORDO fra la Osoppo e la Xma Mas. Ci furono dei contatti, ma NESSUN ACCORDO.

    Vogliamo invece citare qualche accordo fra partigiani e Decima Mas, che ai sensi degli ordini sarebbero dovuti essere puniti con la fucilazione dei partigiani?

    Che dire dell’accordo fra il vicecomandante della Decima Bardelli e il capo partigiano piemontese Enrico Martini (Mauri), che liberò due marò a seguito della promessa che non sarebbero stati impiegati nella lotta antipartigiana?

    E quella sorta di “armistizio in armi” che di fatto evitò scontri aperti fra Decima e partigiani in Piemonte fino alla strage di Ozegna del luglio 1944? Borghese aveva fatto affiggere centinaia di manifesti, che sostanzialmente dicevano: se voi non ci attaccate, noi non vi attacchiamo. E così accadde.

    Non ho notizie di fucilazioni sommarie dei capi partigiani che furono protagonisti di questi episodi.

    E tu non fai altro che ripetere a pappagallo le vergognose accuse che i partigiani comunisti appiopparono alla Osoppo.

    Oltre a ciò, Padovan ha parlato chiarissimo. Lui c’era, era commissario politico comunista, ha visto, ha fatto e decenni dopo ha spiegato chiedendo scusa.

    Tu che parte vuoi giocare: l’ultima dei Mohicani?

    L.

  106. Luigi (veneziano) ha detto:

    …e tanto per chiarirci ancora meglio: la tua solita mania di appioppare la qualifica di “patriota italiano” o “irredentista italiano” – concedimelo – è un giochetto veramente stantio.

    Qui ci sono venti morti ammazzati dell’Osoppo da parte di partigiani comunisti passati agli ordini del IX Korpus. Ci sono le condanne passate in giudicato dei tribunali. C’è la confessione di cinquant’anni dopo di Padovan.

    E ci sei tu che ancora vergognosamente getti fango non sugli omicidi, ma sui trucidati!

    Sputare in testa ai morti ammazzati: un grandissimo sport, complimenti.

    L.

  107. marisa ha detto:

    LUIGI, NON BARARE! Vietati erano “I CONTATTI” e lo sai benissimo! E per “un contatto” con il nemico (fascisti, RSI, x Mas, tedeschi, nazisti) era prevista la fucilazione.

    E’ disgustoso come riesci a a modificare e stravolgere anche i documenti che ti si linkano…..

    Il documento è su un blog di uno storico che non ti piace? Leggi il documento, commenta quello e lascia perdere chi lo ha pubblicato.
    Ci sono stati SI o NO i contatti? E i contatti erano Si o NO proibiti? E non fare il giochino “Si però anche altri…”. Non me ne frega proprio niente se anche altri hanno fatto accordi o avuto contatti! Stiamo parlando della Osoppo e della X Mas.

    E comunque pare non ci siano stati solo contatti tra la Osoppo e elementi della RSI.
    Sempre dalla lettera publicata dal Messaggero Veneto a firma di Claudio Zanier (mercoledì 7 luglio 2010): “(…) Detto questo non si può dimenticare il tristemente famoso presidio di Ravosa, dove osovani e repubblichini presidiavano congiuntamente il territorio (…)”.

    Già, ma vuoi mai che un grande storico come te non sappia tutto e non abbia sempre ragione!

    L’ho già scritto che erano tempi terribili per tutti. Ma non santifichiamo una parte e demonizziamo l’altra….

  108. chinaski ha detto:

    per inquadrare meglio il contesto dell’ inverno 44-45 (e per aumentare la complessita’ del discorso) credo si debba tener presente anche il “proclama alexander”.

    http://anpi-lissone.over-blog.com/article-36024006.html

    cio’ che adesso sembra chiaro, immagino non lo fosse affatto per chi allora si trovava a fare la guerriglia sul campo. immagino che le scelte, individuali o di gruppo, di aderire a questa o a quella formazione, fossero dettate anche dalla situazione disperata in cui i partigiani si trovarono da un momento all’ altro.

  109. marisa ha detto:

    LUIGI, io non sto discutendo su come sono andati i fatti a Porzûs: in nessun commento l’ho fatto. Ma visto che non hai più argomenti, nel commento 106 ti permetti di scrivere che “getto fango sui trucidati”! Ma come ti permetti! Se non hai più argomenti non è colpa mia.

    Io mi sono sempre limitata a dire che oggi si strumentalizza quanto successo a Porzûs per santificare la Osoppo e demonizzare la Garibaldi. Un episodio è albitro di anni di storia della resistenza e serve a demonizzare tutta la guerra partigiana della Garibaldi. Oggi si vuol far credere che c’erano i partigiani “bravi e buoni” (l’Osoppo) e i cattivissimi (i garibaldini). Ecco su questo io non sono d’accordo. I tempi erano tremendi e si doveva liberare il Friuli, l’Istria e Trieste dai fascisti e dai nazisti…..e questo hanno fatto i partigiani, garibaldini o osovani che fossero!

  110. Luigi (veneziano) ha detto:

    @ marisa

    Ma va là, va là: i “contatti” erano vietati? Ma che razza di discorso è questo? Contatti fra Decima Mas e partigiani ve ne furono decine, copreso quello che poi degenerò nella strage di Ozegna (va’, va’ a leggerti cosa fu).

    E contatti e accordi locali ve ne furono anche con i nazisti, cara la mia sapientona: fino all’ultimo giorno!

    Lo sai o no per esempio che i partigiani lasciarono andare la colonna tedesca con Mussolini, a patto che lasciassero i gerarchi? Fu un accordo del campo partigiano preso direttamente col comandante della colonna, che era un ufficiale delle SS! Un comandante partigiano da fucilare seduta stante!

    Qua non si sta strumentalizzando proprio un fico secco, se non tu che giri il frittatone alla grande. Tu vergognosamente cerchi di giustificare l’omicidio a tradimento di venti partigiani dell’Osoppo, per difendere che cosa? Dei pluriomicidi? Il comandante Giacca? Vittorio Juri, che comandò i plotoni di esecuzione? Questi erano nel giusto? A queste vette arrivi?

    Bruttissima bestia, la lettura ideologica della storia: si arriva anche a giustificare venti cadaveri! E questo in presenza anche di un reo confesso!

    Luigi (veneziano)

  111. Luigi (veneziano) ha detto:

    Adesso vedo poi che mi citi anche il “tristemente famoso presidio di Ravosa”. Certo che tu pendi veramente dalle labbra di un raccontaballe professionista!

    Che cosa fu questo “presidio congiunto” di Ravosa?

    Quelle zone erano state messe a ferro e fuoco dai cosacchi, per cui le famiglie della zona (leggiti qualcosa di serio una volta tanto, Marisa!) decisero di creare una guardia civica d’autodifesa. A gennaio del 1945 la GNR repubblichina decise d’insediare un proprio presidio, e venne stretto un accordo con i partigiani (NON SOLO DELLA OSOPPO, MA ANCHE DELLA GARIBALDI!!!): questi 20 repubblichini della GNR avrebbero difeso la gente del luogo dai cosacchi, ma non avrebbero attaccato i partigiani, e in cambio i partigiani non li avrebbero molestati. Ritiratisi i militi fascisti, al loro posto rimasero i partigiani, in una formazione mista: osovari e garibaldini.

    Sai chi ha manipolato la vicenda? La fazione veterocomunista dell’ANPI, che voleva giustificare l’eccidio di Porzus. E sai chi l’ha ricostruita nuovamente, inquadrandola nel contesto più corretto? Una ricerca dei giovani dell’ANPI di Udine!!!

    Tu dovresti avere veramente più rispetto della storia e dei morti, mia cara!

    Luigi (veneziano)

  112. marisa ha detto:

    LUIGI…..oltre che un provocatore, quando non hai più argomenti diffami a piene mani mettendo nella penna di chi vuoi diffamare cose non sono state scritte.

    Una cosa sono gli accordi e i contatti AUTORIZZATI, altro quelli fatti di nascosto senza autorizzazione…

    E’ incredibile come stravolgi i commenti degli altri …..

  113. Luigi (veneziano) ha detto:

    Si legga qui l’ultima lettera di Guido Pasolini (fratello di Pierpaolo), prima di essere trucidato a Porzus: http://www.insmli.it/pubblicazioni/84/letguipas441127_or.pdf

    Si capisce benissimo quale fosse lo scontro.

    “Vanni”, da lui citato varie volte, è proprio il commissario politico Padovan che cinquant’anni dopo chiese scusa e affermò che la strage venne effettuata per ordine del IX Korpus. Ripeto: lui c’era.

    Luigi (veneziano)

  114. chinaski ha detto:

    a costo di andare ot, io pero’ non voglio lasciar passare in cavalleria gli elogi a pinochet senza che nessuno dica niente

    http://www.pisa.amnesty.it/Tortura/testimonianza.htm

  115. matteo ha detto:

    anche questo signore cera

    È di interesse a proposito delle motivazioni dell’eccidio la posizione assunta da monsignor Aldo Moretti, il partigiano “Lino”, Medaglia d’oro al valor militare, uno dei fondatori delle Divisioni Osoppo e colui che ritroverà nel giugno 1945 i corpi dei partigiani uccisi, espressa nel 1997 in un’intervista Famiglia Cristiana. Secondo Moretti gli Alleati, pensando già al dopoguerra, temevano la collaborazione tra i partigiani cattolici e partigiani comunisti e quindi cercavano di dividere questo fronte, arrivando a sacrificare la Osoppo per screditare le formazioni comuniste:

    « lavorare per dividerci, anzi di sacrificarci per gettare l’ombra del discredito sulle formazioni comuniste, alle dipendenze di un esercito, quello jugoslavo, che ormai era visto come conquistatore e non più come alleato. Insomma gli Alleati erano preoccupati del loro futuro governo nella zona »
    (Dichiarazioni di monsignor Aldo Moretti a Famiglia Cristiana[7])http://it.wikipedia.org/wiki/Eccidio_di_Porz%C3%BBs

  116. Luigi (veneziano) ha detto:

    @ marisa

    Io non stravolgo proprio nulla di nulla. I contatti di cui parlo io – compreso quello di cui ho parlato, con la colonna di SS nella quale si nascondeva Mussolini – sono stati presi da comandanti locali. E chi doveva autorizzarli, il CLN nazionale? Tito in persona? Ma di che parli?

    Tu hai scritto:

    “MARCANTONIO, visto che nomini la X MAS (fascista !), puoi spiegare a Luigi (il veneziano) i rapporti che “pare” siano esistiti tra la X Mas (RSI) e la Osoppo?
    Da una lettera pubblicata sul Messaggero Veneto a firma di Claudio Zanier in data 7 luglio 2010: ” (…) i ben documentati contatti tra Osoppo e X Mas verificatisi a Udine e Cervignano (…)””

    “Certo non ci fu solo collaborazione, ma il momento era difficilissimo. Non è accettabile che oggi si strumentalizzi l’episodio di Porzûs per dividire in buoni e cattivi chi ha perso la sua vita per liberare il Nord Italiana dalla RSI fascista e serva dei tedeschi, e l’esercito nazi/tedesco.”

    Queste parole sono vergognose: qui secondo te nemmeno si può dire che chi trucidò i partigiani osovari era un criminale?

    E io invece lo dico forte: Giacca, Juri & Co. furono dei cri-mi-na-li che si misero al servizio del IX Korpus sloveno per eliminare i capi partigiani della Osoppo, utilizzando in modo vergognosamente strumentale certe notizie di contatti e altre amenità del genere.

    Per decenni poi in Jugoslavia vennero nascosti proprio i criminali di cui sopra. Nessuno gli torse un capello.

    Ma io – permetterai – mi indigno se poi il figlio di Vittorio Juri a Basovizza viene a farmi un discorsetto nel quale esalta il padre, responsabile di venti omicidi a sangue freddo di compagni partigiani, ammazzati in modo vergognoso, condannato all’ergastolo e rifugiatosi – guarda un po’ te! – proprio in Slovenia.

    Luigi (veneziano)

  117. matteo ha detto:

    e ancora lo stesso signore

    « Secondo le direttive del Comando generale del Corpo volontari della libertà del Nord Italia, emanate nell’ottobre 1944, ogni tentativo di trattativa con i nazifascisti era da considerarsi tradimento e quindi, essendo in tempo di guerra, da punire con la condanna a morte per fucilazione, tuttavia nessuno dei supposti contatti della Osoppo con i fascisti e la Decima Mas di Borghese si concluse con un accordo e le direttive così estreme furono raramente applicate alla lettera »

    « Secondo (Monsignor Aldo medaglia d’oro Resistenza, nome battaglia Lino) Moretti gli inglesi, pensando già al dopoguerra, temevano la collaborazione tra partigiani cattolici e partigiani comunisti e quindi cercavano dividere questo fronte, arrivando a sacrificare la Osoppo per screditare le formazioni comuniste (“lavorare per dividerci, anzi di sacrificarci per gettare l’ombra del discredito sulle formazioni comuniste, alle dipendenze di un esercito, quello jugoslavo, che ormai era visto come conquistatore e non più come alleato. Insomma gli Alleati erano preoccupati del loro futuro governo nella zona”). Le denuncie di Radio Londra contro Elda Turchetti, fatte in base alle notizie raccolte dagli agenti inglesi, che saranno la motivazione scatenante della strage, rientrerebbero quindi in questa strategia atta alla creazione di attriti tra le formazioni comuniste e quelle cattoliche »

    « Gli inglesi conoscevano bene la forte collaborazione che c’era all’inizio tra partigiani cattolici e partigiani comunisti. Al punto da esserne preoccupati; al punto, secondo Moretti, di lavorare per dividerci, anzi di sacrificarci per gettare l’ombra del discredito sulle formazioni comuniste, alle dipendenze di un esercito, quello jugoslavo, che ormai era visto come conquistatore e non piu’ come alleato. Insomma gli Alleati erano preoccupati del loro futuro governo nella zona. »
    http://it.wikipedia.org/wiki/Aldo_Moretti

  118. Luigi (veneziano) ha detto:

    @ marisa

    Ma tu sei veramente in perfettissima malafede: citare solo quello che va bene è tipico dei disonesti!

    Cosa disse anche infatti Moretti?

    “Secondo le direttive del Comando generale del Corpo volontari della libertà del Nord Italia, emanate nell’ottobre 1944, ogni tentativo di trattativa con i nazifascisti era da considerarsi tradimento e quindi, essendo in tempo di guerra, da punire con la condanna a morte per fucilazione, tuttavia nessuno dei supposti contatti della Osoppo con i fascisti e la Decima Mas di Borghese si concluse con un accordo e le direttive così estreme furono raramente applicate alla lettera”.

    Quindi proprio la fonte che citi tu ti dà torto su tutta la linea!

    Marisa, guarda: è meglio se ti ritiri in un dignitoso silenzio.

    L.

  119. matteo ha detto:

    questa pista è interessante, probabilmente veritiera

  120. matteo ha detto:

    che furono rare non significa che non le facevano

  121. Luigi (veneziano) ha detto:

    @ marisa

    Ecco: anche Matteo t’ha tirato fuori tutti i passaggi da Wikipedia, per cui fatti una bella lettura e domandati ancora una volta: qualcuno può dire che il massacro di Porzus non fu un crimine, anzi: fu pure giustificato?

    Se per questo Toffanin/Giacca, intervistato dall’ineffabile Cernigoi, che lo venerava come fosse una vera icona di Gesù Cristo, ancora negli anni ’90 era certissimo d’essere stato nel giusto: criminale e pure mai pentito!

    L.

  122. Luigi (veneziano) ha detto:

    @ matteo

    Questa pista è un’ipotesi assai strampalata. A questo punto gli inglesi (che avevano anche un ufficiale di collegamento nella Osoppo, come probabilmente non sai) sarebbero i responsabili di tutto quanto, e alla fine pure i responsabili di Porzus?

    Questo perché temevano un fronte unico fra comunisti e cattolici?

    E a te questa cosa pare possa essere veritiera?

    Mamma mia, che giri mentali deve fare uno pur di non dare nessuna colpa ai garibaldini e al IX Korpus! Tutto colpa degli ammerikani!!!

    L.

  123. matteo ha detto:

    beh sulla pista alleata concordo con il moretti, dentro la guerra cera gia un altra guerra, questo è logico, probabilmente il terzo se la gode mentre i due se le battono di santa ragione, scopo arrivato, tutto pulito

  124. Luigi (veneziano) ha detto:

    @ matteo

    Questa pista invece è un’ipotesi assai strampalata. A questo punto gli inglesi (che avevano anche un ufficiale di collegamento nella Osoppo, come probabilmente non sai) sarebbero i responsabili di tutto quanto, e alla fine pure i responsabili di Porzus?

    Questo per screditare i comunisti?

    E a te questa cosa pare possa essere veritiera?

    Mamma mia, che giri mentali deve fare uno pur di non dare nessuna colpa ai garibaldini e al IX Korpus! Tutto colpa degli ammerikani!!!

    L.

  125. matteo ha detto:

    ma percvhe gli ammericani e inglesi non tessevano certe reti? maestri nel farlo da sempre

    non ho detto che non hanno colpe, ho detto che se uno tira i fili giusti puo sembrare pulito ma invece non lo è, gl’ammericani e alleati mica si comportarono benissimo con la popolazione, o credi il contrario?

  126. Luigi (veneziano) ha detto:

    @ matteo

    In storiografia vale un principio: l’ipotesi più valida è quella più ergonomica. Se questa non regge, allora si passa ad altro.

    In realtà, fin dagli atti del processo s’è capito il contesto generale e pure lo specifico.

    E la lettera di Pasolini è assolutamente esplicita. Leggila e impara qualcosa, altro che inglesi mestatori d’odio fra Osoppo e garibaldini!

    L.

  127. matteo ha detto:

    come probabilmente non sai ci furono vari eccidi perpetrati dai alleati

  128. matteo ha detto:

    beh impara anche che nella storia si sa solo la punta del iceberg e che muta in continuazione dopo che vengono a galla particolari che fanno capire meglio come vanno le cose

    in realta la storia non si basa su una sola versione, di solito ci sono piu versioni e una è ufficiale sino a che non si conoscono altre cose che portano ad arrichire quella versione

  129. Luigi (veneziano) ha detto:

    @ matteo

    Io dico che siamo di fronte ad una tesi smentita dai fatti e smentita pure dalla testimonianza di “Vanni”.

    Gli sloveni furono i mandanti e i garibaldini gli esecutori di un omicidio in massa. Il contesto è quello di una divisione partigiana – la Osoppo – che si rifiutava di mettersi al comando degli sloveni, mentre i garibaldini s’erano accodati.

    Sulla base di questo, venne deciso l’attacco omicida.

    Ripeto: la stessa identica cosa venne fatta anche in Istria: capi partigiani COMUNISTI italiani che si lamentavano della prepotenza croata e dei decreti d’annessione che avevano creato un sacco di problemi fra la popolazione italiana vennero fu-ci-la-ti dai loro compagni d’arme.

    Tutto quadra.

    Luigi (veneziano)

  130. Luigi (veneziano) ha detto:

    @ matteo

    Eccidi degli alleati? Ma per Giove, che c’entrano? Che c’entrano con la Osoppo?

    Complottismo allo stato brado, pur di non intaccare il “mito” dei partigiani sloveni e della Garibaldi!

    L.

  131. Luigi (veneziano) ha detto:

    @ matteo

    ‘sta storia poi della “storiografia ufficiale” è proprio tipica dei paesi totalitari. Secondo te esiste una “storiografia ufficiale” qui in Italia?

    E questa “storiografia ufficiale” da hci sarebbe composta? Un nome di uno “storico ufficiale” me lo sapresti fare?

    Poi ti racconto io cos’era la “storiografia ufficiale” (quella sì!) nell’Italia fascista o nella Jugoslavia di Tito…

    L.

  132. matteo ha detto:

    vediamo di capire, io non ho detto che gli sloveni non erano i mandatari io dico un altra cosa, puo darsi (e nessuno puo smentire il monsignore) che gl’alleati fecero credere che gl’osovani erano fascisti collaborzionisti, la mano materiale sono i garibaldini e magari la oscura idea sono gl’alleati

  133. Luigi (veneziano) ha detto:

    Può darsi anche che i marziani siano sbarcati a casa tua, e in realtà non ci sia un “matteo” che scrive dal tuo computer, ma un programma infilato da questi marziani che compone dei messaggi random.

    L.

  134. matteo ha detto:

    francamente me ne infischio perche so gia di mio

    cmq una storiografia ufficiale è quella sulla shoahm, come ben saprai ci sono alcuni che hanno altre tesi e li chiamano revisionisti

    di partigiani so bene come si comportavano e cosa facevano, non solo da libri ma di racconti

    cmq non capisco che hai tanto contro i jugo e slo, eppure gli italiani che vivevano a idrija furono mandati con un salvacondotto partigiano sino a gorizia, nessuno li uccise, mica tutti erano assassini

  135. matteo ha detto:

    hum, guerra del vietnam? come è iniziata. con un presunto attacco vietnamita alla nave americana

    vedi a volte non è bianco o nero, a volte ci sono sfumature grige

  136. matteo ha detto:

    a si, non nego lo sterminio, rudolf hoss non poteva inventarsi tutto

  137. Luigi (veneziano) ha detto:

    Può anche darsi (e questo è stato veramente detto!) che Tito in realtà si chiamasse “Giuseppe Broz” e fosse nato in un paesino del Trentino.

    Può darsi che Hitler non si sia sparato nel bunker della cancelleria, ma sia scappato con un sottomarino e abbia vissuto nella foresta amazzonica.

    Può darsi che la rivoluzione russa sia stata un’enorme macchinazione ebraica, finanziata con i soldi di Wall Street.

    Può darsi che le Torri Gemelle siano state buttate giù dalla CIA, e che nessun aereo in realtà si schiantò sul Pentagono, bensì un missile (scommetto 20 Euro che a questa tu in fondo in fondo credi…).

    Può darsi che l’attacco giapponese su Pearl Harbour fosse una mossa deliberata di Roosevelt, per trascinare il suo popolo recalcitrante nella guerra.

    Ne so una marea…

    L.

  138. marisa ha detto:

    LUIGI, dialogare con te è impossibile perchè travolgi completamente i commenti e le tesi degli altri e “inventi” cose non dette. Oltre che “diffamare” in maniera del tutto gratuita e in maniera pesantemente offensiva.

    Ti piaccia o no l’episodio di Porzûs oggi è usato per demonizzare TUTTI i gruppi partigiani della Garibaldi e per stravolgere la storia del movimento partigiano in Friuli. Si può dire senza essere diffamati da te? O solo la TUA verità e il “VERBO”?
    ù
    Sei il solito arrogante e maleducato.

  139. Luigi (veneziano) ha detto:

    Quello che tu chiami “episodio di Porzus” è stato un “massacro”, e così viene ricordato.

    Non ti smentisci mai.

    L.

  140. effebi ha detto:

    88… 52… (e altri numeri) PER GERI
    in questo marasma provo a darti alcune notizie che ho trovato su Ferdinando Marega

    ..quindi dopo la disfatta dopo la battaglia di Gorizia e in pratica lo scioglimento della proletaria i supersiti tra cui il nostro sembra si siano ritirati verso Boscomalo (“dove giunge anche l’anziano Camillo Donda”) appoggiandosi alle formazioni slovene:

    -dopo il 7 novembre-

    “Giungono funzionari del PCI da Trieste e si intrattengono in particolare con il Marega, discutono di problemi di orientamento politico e dei compiti di reparto…si viene così a sapere che il PCI triestino ha sconfessato le posizio ni politiche assunte dall’ex segrretario Marcon-Davilla e condivise da Marega in merito alla fusione del movimento partigiano italiano a quello sloveno della regione e quindi sotto l’egemonia del PCS… Le critiche turbano Marega e cerca di chiarire con i compagni confidando a chi gli è vicino che la posizione assunta a Montevecchio (vedi anche tuo articolo) era giusta e l’unica possibile… nella lotta partigiana si vedeva un movimento rivoluzionario, la conquista dell’emancipazione dei lavoratori per l’instaurazione di un potere di tipo sovietico… I soviet-potere popolare avrebbero risolto automaticamente tutti i problemi inclusi quelli nazionali…”

    dopodichè seguì un perido di difficoltà con gli approvigionamenti – sembra che qui con lui (che è ferito) ci fosse anche vinicio fontanot (degli altri comandanti continuo a non avere notizie)

    sulla battaglia di gorizia ho trovato commenti negativi sull’approccio e la strategia adottata dalla brigata nel assediare goriza, approccio che sembra causò il fallimento e le gravi perdite (troppo entusiasmo, sembra, e troppo assembramento frontale..fuori dalle logiche della guerriglia partigiana)

  141. effebi ha detto:

    sempre per GERI (no perditempo)

    ” nella notte tra il 18 e 19 dicembre 43 Marega con altri viene sorpreso a doberdò del lago, quando i nazifascisti irrompono solo un certo Alpino riesce a reagire con le armi e viene abbattuto… Marega viene catturato e portato in carcere a trieste” …qui sembra che i nazifascisti abbiano inscenato un suo voltafaccia ideologico… si salva anche quello che diventerà il “traditore” Blecchi, molto citato anche su vari siti dato il casino che provocò tra le formazioni partigiane (mi sembra sia stato finito in ospedale dopo essere sopravvissuto a un agguato)

  142. chinaski ha detto:

    allora, io provo ancora una volta a dire la mia, ammesso che a qualcuno freghi qualcosa.

    a partire dalla guerra in spagna nel 36, si formo’ in europa un ampio fronte antifascista, che andava dai comunisti, agli anarchici, ai repubblicani. questo fronte prefigurava, in un certo senso, l’ alleanza tra angloamericani e sovietici che si sviluppo’ nella seconda guerra mondiale. ma prefigurava anche le lotte fratricide e le vigliaccate che poi dilaniarono l’ alleanza antifascista durante la guerra. l’ eccidio di porzus ne e’ un esempio. ma io ci metterei anche i polacchi che non appoggiarono l’ insurrezione ebraica del ghetto di varsavia nel ’43, i sovietici che a loro volta non appoggiarono l’ insurrezione generale di varsavia nel ’44, gli inglesi che si rifiutarono di far sbarcare in palestina gli ebrei in fuga, e molti altri episodi poco edificanti.

    tuttavia, secondo me, questo non modifica il senso complessivo di cio’ che e’ accaduto. da una parte c’era hitler, coi suoi “gauleiter”, che voleva un mondo dominato da una “razza superiore”, in cui tutti gli altri dovevano essere resi schiavi o sterminati. dall’ altra un’ alleanza in cui non tutto era limpido, in cui molti lavoravano sottobanco per i propri disegni totalitari, o per i propri interessi geopolitici. ma che comunque, con la sua vittoria, avrebbe lasciato aperte delle strade per la liberta’. bene, questa vittoria alla fine e’ arrivata col contributo di tutti quelli che hanno partecipato all’ alleanza antifascista. questo non assolve nessuno dalle eventuali porcherie gratuite commesse durante e dopo la guerra. ma dovrebbe comunque essere sempre tenuto a mente da tutti. altrimenti si cade nel gioco di societa’ di inventarsi una specie di storia “light”. un gioco molto postmoderno, ma non molto onesto, secondo me.

  143. effebi ha detto:

    aboliamo la storia a scuola ?

  144. chinaski ha detto:

    scusa effebi, e’ tardi e non ho capito. davvero, senza polemica.

  145. Eros ha detto:

    Chinaski, sul mancato rispetto dei diritti umani non vedo differenze tra Tito e Pinochet

  146. Eros ha detto:

    138 e 139, credo che Marisa intendesse questo: nell’ambito dell’insieme della Resistenza in Friuli, quello di Porzus non è che un episodio che non può cancellare quanto di buono fece il Movimento Partigiano per la terra friulana e per il Paese intero.
    Detto questo, va aggiunto che gli osovani difendevano un confine INGIUSTO, che costringeva decine di migliaia di sloveni a vivere in un’Italia fascista che li odiava. Quindi la scelta della Garibaldi di collaborare con il Korpus fu sicuramente giusta dal punto di vista morale: avevano una visione internazionalista e non una – becera – nazionalista.

  147. chinaski ha detto:

    eros

    e infatti non mi piacciono ne’ l’uno ne’ l’altro. di tito pero’ riconosco il ruolo importantissimo che svolse dal punto di vista militare nell’ organizzazione della guerriglia contro i nazifascisti.

  148. chinaski ha detto:

    eros

    “ne’ l’ uno ne’ l’ altro” nel senso di “ne’ tito ne’ pinochet”. che poi non c’ entrano un cazzo uno con l’ altro, e’ come quando mio figlio grande mi chiede: chi vince tra achille (il pelide) e cannavaro?

  149. effebi ha detto:

    china che facciamo semplifichiamo tutta la storia, dall’origine del mondo in poi ?

    male da una parte e bene dall’altra ?
    se poi tra le “forze del bene” si nasconde il male… !? beh , nessuno è perfetto…

    non mi sembra granchè come ragionamento…

    ma poi, che ti turba ? io mi sto divertendo a sfogliare vecchi libri, testimonianze, ricordi… credo che anche Geri abbia fatto la sua ricerca con il piacere di testimoniare.
    Ottimo argomento che andrebbe allargato alle tante brigate-battaglioni italiani, incredibile quanti hanno operato qui attrorno nella “venezia giulia” un vero peccato che poi nessuno si sia ricordato di questo impegno e sacrificio…. al tavolo della pace tutti gli italiani sono risultati cattivi e fascisti (lo hanno deciso le forze del bene) 🙂

  150. effebi ha detto:

    …ah, sempre per GERI… il comandante Giordano Tomasig io lo trovo nei miei testi sempre come Tomasich

  151. chinaski ha detto:

    effebi

    non c’e’ niente che mi turba. e per me gli italiani non erano affatto tutti cattivi e fascisti. e’ per questo che ho ricordato gli scioperi del marzo ’43 a milano e torino. quel che non mi va tanto bene e’ che qualcuno pensi di poter arbitrariamente amputare pezzi del movimento antifascista, perche’ di questi tempi non vanno tanto di moda. (un esempio per tutti: benigni che fa liberare auschwitz dagli americani…)

  152. chinaski ha detto:

    Lyudmila Pavlichenko spent the first year of World War Two in constant combat as a front line sniper of Red Army. Wounded four times she survived the terrible sieges of Odessa and Sebastopol by taking some 309 axis soldiers with her rifle. In September 1942 she embarked with the Soviet Military Delegation to the United States, Canada and Great Britain. She was the first Soviet citizen to be received at the White House where she had dinner with President Roosevelt and his wife Eleanor who took very well to the Soviet soldier. She visited 43 North American cities and gave hundreds of speeches.

  153. chinaski ha detto:

    in usa le avevano persino dedicato una canzone:

    http://www.youtube.com/watch?v=SHKjOl9ocR0

  154. effebi ha detto:

    qua però andiamo OT… ma il rpimo anno di guerra !? questo ? il gioioso ?

    http://www.youtube.com/watch?v=PAPctERefgk&feature=related

  155. Lauro ha detto:

    Quando si chiacchera attorno ai fatti di Porzius c’è sempre un particolare che pochi evidenziano, o che forse pochi conoscono..
    Alla malga ogni anno, nella ricorrenza, tra le varie presenze spicca la corona inviata dall’Ambasciata inglese.
    E’ l’unico monumento alla resistenza della II guerra che riceve questo singolare e particolare omaggio…
    Alle volte la “coda di paglia” si manifesta nelle forme più strane. In questo caso attraverso una corona d’alloro.

  156. matteo ha detto:

    interessante è, che quando non si hanno argomenti si scherzi sopra e si cerca di far passare in ridicolo l’interlocutore

  157. Paolo Geri ha detto:

    @140 e 141 effebi.
    Grazie per le tue integrazioni e per essere ritornato a parlare del tema della “Proletaria”. Sulla questione dell’ organizzazione o meglio della disorganizzazione militare dei partigiani in quella battaglia ricordo quello che mi disse Ondina Peteani – che ho conosciuto personalmente – e che ti riassumo come concetto. “Cosa vuoi che facessero mille operai male armati che di strategia militare non capivano nulla contro i carri armati nazisti. Avevamo solo il nostro coraggio”.

  158. Paolo Geri ha detto:

    @150 effebi. “il comandante Giordano Tomasig io lo trovo nei miei testi sempre come Tomasich”. Credo che sulla grafia dei nomi qui nelle nostre terre ci si può ampiamente sbizzarrire dopo quanto avvenne nel ventennio con l’ italianizzazione forzata dei cognomi e non solo di quelli tipicamente slavi. Non ho elementi per affermare quale sia la grafia corretta ma tenendo conto della zona in cui ci troviamo (Ronchi e Collio goriziano) propendo per un “Tomasich” originale forse italianizzato in “Tomasig”. D’ altronde a livelli diversi è quanto accade a Trieste quando si parla di Giuseppe-Pino Tomazic (Pinko Tomažič).

  159. Eros ha detto:

    156Lauro
    16 luglio 2010, 05:55
    Quando si chiacchera attorno ai fatti di Porzius c’è sempre un particolare che pochi evidenziano, o che forse pochi conoscono..
    Alla malga ogni anno, nella ricorrenza, tra le varie presenze spicca la corona inviata dall’Ambasciata inglese.
    E’ l’unico monumento alla resistenza della II guerra che riceve questo singolare e particolare omaggio…
    Alle volte la “coda di paglia” si manifesta nelle forme più strane. In questo caso attraverso una corona d’alloro.

    ——-

    Lauro ha perfettamente ragione. Quello di Porzus non fu un “massacro”, come lo definisce in modo ideologico Luigi, ma un atto di guerra. Lo si può condividere o meno, ma atto di guerra rimane. L’Osoppo – ripeto – difendeva un confine assolutamente ingiusto e si stava opponendo al disegno internazionalista del PCI e riceveva gli aiuti degli anglo-americani, dai quali i garibaldini erano esclusi di default. Queste cose vanno dette, senza ipocrisie e senza paura di non risultare “politically correct”…

  160. Marcantonio ha detto:

    Eros quello di Porzus e’ stato omicidio premeditato, un’ onta che rimarra’ per sempre su chi l’ha commessa altro che atto di guerra.
    Un confine ingiusto? e chi lo stabilisce il PCI? quella zona e’ sempre stata italiana sin dal tempo dei romani se la vogliamo mettere su questo piano.
    Poi atto di guerra e’ contro nemici, non contro chi combatte dalla tua stessa parte.
    Tornando ad accordi vari la decima aveva un unico vero accordo con il suo equivalente nel nuovo regio esercito ed era quello di non scontrarssi mai tra loro.

  161. Eros ha detto:

    147chinaski
    15 luglio 2010, 22:22
    eros
    e infatti non mi piacciono ne’ l’uno ne’ l’altro. di tito pero’ riconosco il ruolo importantissimo che svolse dal punto di vista militare nell’ organizzazione della guerriglia contro i nazifascisti.

    —-

    Anch’io a Pinochet riconosco il ruolo importantissimo che svolse nell’evitare al Cile lo scempio del comunismo

  162. Luigi (veneziano) ha detto:

    @ Lauro

    Mamma mia! Adesso la deposizione di una corona d’alloro è il segno del fatto che furono LORO – gli inglesi – a fare in modo che la strage avvenisse!

    E se ti dicessi che ciò che hai scritto è una balla?

    Se ti dicessi che l’ambasciata inglese fa deporre una corona d’alloro anche per la divisione partigiana “Emilia”, visto che vi operava un battaglione di inglesi al comando del colonnello Clifford?

    Se ti dicessi che l’ambasciata inglese fa deporre una corona ogni anno anche sul Monte Grappa, a ricordo degli inglesi inquadrati nei reparti partigiani ivi operanti?

    Se ti dicessi infine che l’ambasciata inglese fa deporre una corona per l’Osoppo perché la riteneva una divisione partigiana collegata con gli alleati, tanto che nella zona operativa della Osoppo esisteva una missione militare inglese (cosiddetta “missione Nicholson-Bergenfield”), che addirittura aveva un proprio ufficiale di collegamento con la Osoppo?

    Il “Nicholson” in realtà era il maggiore del genio Thomas John Roworth. I suoi messaggi cifrati dell’epoca sono stati pubblicati. Ve n’è una serie che riporta l’ipotesi di congiunzione fra osovani e X MAS. Eccone uno: “Willie (nome in codice di Junio Valerio Borghese) formula precise promesse alla “Osoppo” di fornire le armi agli ex partigiani che dovessero entrare nella sua formazione. Intermediario è Piave (“Piave” è il nome in codice dell’ufficiale medico della divisione paracadutisti della RSI “Nembo” Cino Boccazzi), che comprendo e stimo. Borghese domanda colloqui diretti con me, giacché la “Osoppo” non fa niente senza il mio assenso, e in ogni caso desidera far proposte dirette agli Alleati. Il mio parere è di aprire colloqui preliminari a Roma, visto che non abbiamo nulla da perdere”.

    Successivamente, Borghese lasciò scritto che l’accordo non si fece “per colpa degli inglesi che, da parte loro, paventavano collusioni di carattere patriottico tra italiani, dato che era molto più facile mettere in ginocchio un’Italia divisa che un’Italia unita”.

    Come si vede, qui s’è detto tutto e il contrario di tutto, ma la cosa principale è che ci sono stati dei criminali e delle vittime. Giacca fu un capo partigiano E un criminale. Idem Vittorio Juri, il cui figlio l’anno scorso impudentemente venne qui ad esaltarlo.

    Riguardo a ciò che ha scritto chinaski, io dico che in linea di principio è corretto: in quel momento il principale obiettivo era quello di eliminare la “bestia”, e cioè il nazifascismo.

    Ciò premesso, oggi siamo in fase d’analisi, e quindi non ci vedo proprio nulla di strano a dire gli accordi di Yalta suddivisero l’Europa in modo da serrare una gran parte degli stati in una morsa dittatoriale di tipo comunista. Le centinaia e centinaia di migliaia di morti che derivarono da questo tipo di regime, oltre ai milioni e milioni di perseguitati fanno sorgere quindi un dubbio: non è che forse quest’Armata Rossa da un lato avanzava con le bandiere della fratellanza e della libertà, ma in verità la sua visione era puramente imperialista e della libertà se ne fregava, più o meno come i nazisti? Il nazismo in realtà aveva questo di qualitativamente diverso: il tuo stigma era originario e non redimibile. Tu dovevi essere eliminato non solo per i tuoi comportamenti, ma anche per il tuo stesso status: etnico, religioso, clinico eccetera eccetera. E quindi non potevi farci nulla: se eri un handicappato, come minimo dovevano sterilizzarti; se eri un ebreo dovevi morire anche paradossalmente se tu fossi stato un fervente hitleriano (ci sono stati casi paradossali in questo senso), e così via.

    Il comunismo sovietico per lo meno una via d’uscita te la dava: se amavi il Grande Fratello, più o meno tutto era a posto. Anche lì però ci furono delle notevoli eccezioni: le grandi purghe degli anni ’40 e ’50 in Polonia e Cecoslovacchia colpirono infatti in modo diretto gli ebrei rimasti, e una grande purga antiebraica fu di fatto il cosiddetto “complotto dei medici” del 1953.

    Fu la presenza dell’Unione Sovietica e dei suoi alleati a far ritenere negli USA che fosse preferibile tenere in piedi Franco, accettare Salazar in Portogallo, chiudere gli occhi per i colonnelli in Grecia e fare fuori Allende in Cile.

    Questo criminale cinismo americano, giustificato dal fatto che si riteneva il comunismo il nemico numero uno, in alcuni casi si ritorse e si ritorce tuttora contro gli USA, se è vero – come è vero – che furono proprio gli USA i primi finanziatori dei mujaheddin afghani, visti con tanta benevolenza che perfino in uno dei film di Rambo sono i combattenti islamici afghani ad aiutare il muscoloso Stallone contro i perfidi sovietici!

    Ricapitolando: sì alla guerra contro i nazisti, no a qualsiasi regime sanguinario. Sì alla lotta di liberazione, no ai partigiani criminali.

    Luigi (veneziano)

  163. Luigi (veneziano) ha detto:

    @ Paolo Geri

    Ti prego, non confondere cose diverse.

    E’ vero che gli italiani italianizzarono i cognomi slavi, ma la cosa venne fatta in modo molto diversificato da provincia a provincia su impulso del prefetto locale, per cui per esempio a Pola si italianizzò molto di più che a Fiume, ove i casi di italianizzazione forzata furono addirittura una minoranza.

    A parte questo, la finale -ich o -ig non è per nulla un segno di italianizzazione, anzi: è vero proprio l’opposto!

    Fino alla metà del XIX secolo, non esistendo una maniera condivisa di scrittura della finale -ic nelle parole slave, gli stessi autori sloveni e croati utilizzavano la finale -ich, seguendo una tradizione secolare.

    Questa finale venne considerata in seguito “italiana” (pensa un po’ te!!!), e quindi si cercò una maniera diversa di scriverla, soprattutto negli atti battesimali compitati da sacerdoti sloveni e croati. I secondi preferirono la finale -ic, seguendo le regole dettate dal Gaj, mentre i primi in molti casi preferirono utilizzare la finale -ig. Ed ecco quindi i vari “Topatig”, “Cencig”, “Tomasig” eccetera eccetera. L’italianizzazione di questi cognomi sarebbe evidente – per esempio – se ci trovassimo di fronte da una parte “Tomasig” e dall’altra “Tommasi”.

    Insomma: una finale -ig non è assolutamente segno di italianizzazione di un cognome.

    Luigi (veneziano)

  164. matteo ha detto:

    non dimentichiamo che anche i friulani furono italianizzati, anche gli istriani che non parlavno la lingua italiana

  165. matteo ha detto:

    muscli in muscoli

    pasian schiavomnesco – origini slave in basiliano

    ecc

  166. Eros ha detto:

    Scrive Luigi (164):
    A parte questo, la finale -ich o -ig non è per nulla un segno di italianizzazione, anzi: è vero proprio l’opposto!

    —-

    Luigi, mi pare tu non conosca la materia. L’aggiunta dell’H finale, o la trasformazione dell’-IC in -IG è, invece, proprio un’ITALIANIZZAZIONE.
    Sotto il “terribile” Impero Austro-Ungarico veniva concesso agli italiani di scrivere i cognomi slavi con l’aggiunta dell’-H finale.

  167. Luigi (veneziano) ha detto:

    TUTTI furono italianizzati in un qualche modo, in tutti i posti d’Italia.

    All’epoca si bocciava chi parlava in dialetto a scuola, e dalle mie parti tutti parlavano in dialetto.

    L.

  168. Eros ha detto:

    166 – non dimentichiamo, infatti, che gran parte dei toponimi della bassa friulana sono di origine slava.

  169. Luigi (veneziano) ha detto:

    @ eros

    Per cortesia, parla solo di cose che conosci.

    L.

  170. Eros ha detto:

    168Luigi (veneziano)
    16 luglio 2010, 07:43
    TUTTI furono italianizzati in un qualche modo, in tutti i posti d’Italia.
    All’epoca si bocciava chi parlava in dialetto a scuola, e dalle mie parti tutti parlavano in dialetto.
    L.

    —-

    e allora?

  171. Eros ha detto:

    170Luigi (veneziano)
    16 luglio 2010, 07:44
    @ eros
    Per cortesia, parla solo di cose che conosci.
    L.

    La materia dell’italianizzazione la conosco molto bene. l’-ICH finale con l’H era una scelta delle genti non slave dell’Impero Austro-Ungarico.
    Con l’occasione, inoltre, ti invito per l’ennesima volta ad assumere un tono più cortese nei miei confronti. Tengo molto ai modi educati.

  172. matteo ha detto:

    eros teoria della continuita di allinei? vengono fuori tremila post

    ma io lo ripeto perche molti non sanno

    la verita finale pero non viene a galla, non si sapra mai

  173. Luigi (veneziano) ha detto:

    @ eros

    Ciccio: fino a Ljudevit Gaj non esisteva nemmeno un modo di scrivere codificato, accettato da quelle che chiami “genti slave dell’Impero Austroungarico”.

    Tanto che il Cattalinich (che era croato, ma si firmava proprio “Cattalinich”) nel 1843 scrisse in questo modo alcune frasi in croato:

    “Moi dragi Dalmatinci, virnost vassa, i vassa rabrenost jessustarinske vasse kriposti. Pod Krilo od obrane moga i Vassega milostivoca Cessara i Kraglia, rastichie svami, svassim unicim i naslidnicim iste kriposti (…)”.

    Perché scrisse in questo modo? Perché NON SAPEVA in quale altro modo scrivere, visto che esisteva la grammatica “illirica”, ma non esisteva un’ ORTOGRAFIA croata, che venne “inventata” dal Gaj nel 1830, con la pubblicazione del libro “Kratka osnova horvatsko-slavenskog pravopisanja”. Tanto per chiarire come andavano all’epoca le cose, il signor Gaj viveva invece nella Croazia continentale, ove i nomi nei registri battesimali venivano scritti anche dai preti croati nella forma “tedesca”, non essendoci una forma alternativa accettata. Di conseguenza, l’atto battesimale di Gaj riporta come nome “Ludwig Gay”.

    Il cognome con la finale -ich (-ic) era scritto praticamente sempre con la finale -ich, sia dagli italiani che dagli slavi croati, sia in Istria che in Dalmazia, ove gli atti battesimali venivano compitati in netta prevalenza in latino.

    Questo fino più o meno alla metà abbondante del XIX secolo.

    L.

  174. Luigi (veneziano) ha detto:

    @ Eros

    I toponimi della bassa friulana sono spesso di radice slava. Vero.

    Perché non racconti a tutti di quando credevi che “Grado” derivasse da “Grad” e “Trieste” fosse un toponimo di derivazione slava?

    Metti in comune le tue dotte conoscenze, ciccio.

    L.

  175. matteo ha detto:

    eheh qui pero caschi luigi, non è mica vero che non lo hanno una radice, puo benissimo darsi, chi lo puo dimostrare che non è vero?

    san pieri da sclavons

  176. Luigi (veneziano) ha detto:

    @ matteo

    Forse non te ne sei accorto, ma io ho scritto che è vero che alcuni toponimi sono di matrice slava.

    E’ cosa abbastanza nota.

    Ciò che è singolare, è che Eros riteneva un tempo che Grado e Trieste fossero due toponimi slavi.

    Fattelo raccontare da lui, così ci facciamo quattro risate.

    L.

  177. Eros ha detto:

    Ciò che è singolare, è che Eros riteneva un tempo che Grado e Trieste fossero due toponimi slavi.
    Fattelo raccontare da lui, così ci facciamo quattro risate.
    L.

    —–

    Mai scritto questo! Prego il Sig. Luigi di smetterla di provocare.

    SEGNALO L’ENNESIMA PROVOCAZIONE ALLA MODERAZIONE.

  178. Luigi (veneziano) ha detto:

    Esempi di toponimi di radice slava in FVG:

    Gorizia, Lestizza, Sclavonicco, Glaunicco, Dolegnano, Dolegna, Giassico, Crauglio, Redipuglia, Doberdò, Visco, Poiana, Gomila, Patocco eccetera eccetera.

    L.

  179. Macia ha detto:

    Sull’origine del nome “Tergeste” si usa dire che derivi dalla radice slava “trg”, “mercato”, tant’è che ancor oggi sloveni e croati chiamano “trg” la piazza.
    Ma non è vero: Tergeste fu fondata circa 600 anni prima che arrivassero slavi da queste parti! La verità è che la radice “terg” è antecedente sia alla latinizzazione che alla slavizzazione, ed è presente in molte lingue europee.
    Mercato: “targ” in polacco, “tirgis” in lettone”, “turg” in estone…
    Quanto all’origine slava di molti toponimi in Friuli, è un fenomeno che si spiega facilmente con le invasioni del 6-700 d.C: ovviamente molti slavi s’insediarono sul territorio, venendo nei secoli assimilati. Cosa che avvenne con molta meno forza in Istria, perché i latini in buona misura si ritirarono sulle coste.

  180. Eros ha detto:

    TRG è una radice illirica

  181. Luigi (veneziano) ha detto:

    @ macia

    Esatto: “terg” è una radice indoeuropea col significato di “mercato”, per cui si ipotizza che “Tergeste” – il nome originale di Trieste – derivi dalla radice indoeuropea “terg” e dalla parola paleoveneta “este”, col significato di “città”.

    Questo fra l’altro sarebbe rafforzato dal fatto che i primi insediamenti in loco sono proprio di paleoveneti.

    L.

  182. effebi ha detto:

    158… GERI

    proviamo a ritornare dopo un ventina di (quasi OT) alla proletaria.

    quindi come “archiviamo” Ferdinando Marega ? come vedi a me risulta anche ben in dettaglio la sua presenza in vita (speriamo sia stato così) anche dopo la battaglia di gorizia.

    battaglia che peraltro fu quindi l’unico momento guerreggiato dalla brigata proletaria (come tale) e forse leggendo bene alcuni testi la denominazione fu quasi un “soprannome” con qui la polazione riconoceva in qualche modo l’origine dei combattenti e le loro “divise” le tute blu da lavoro.

    resta sempre da capire perchè e chi diede ordine di richiamare verso gorizia un gruppo così disorganizzato e mal armato, mandandolo praticamente al massacro.
    forse scelsero male i tempi o non si immaginò l’efficenza organizzativa tedesca.
    di certo tanti combattenti italiani morirono e i superstiti si ricongiunsero a formazioni già “coordinate” dagli sloveni.

    sarebbe da indagare il ruolo del comandante Stojan Furlan (definito italo-sloveno, comunista-cattolico !?) che sembra abbia partecipato all’organizzazione ma non ai cobmattimenti. E’ un nome che compare in vari testi ma senza che se ne capisca bene il coinvolgimento.
    Furlan è ricordato peraltro come uno dei primi a operare nella resistenza in questa area assieme a Janko Premrl – Voiko (giovanni premoli italianizzato) fin già dal 1942- credo poi entrambi morti in combattimenti.
    http://www.google.it/imgres?imgurl=http://www.rtvslo.si/_up/photos/2009/03/01/u54406-80756_premoli_thumb.gif&imgrefurl=http://www.rtvslo.si/slike/photos/10217/%3F%26page%3D8&usg=__dj3favLcMAJdBwuxXtvHYX5VpJY=&h=110&w=145&sz=4&hl=it&start=19&um=1&itbs=1&tbnid=rJugdVjC2PyN0M:&tbnh=72&tbnw=95&prev=/images%3Fq%3DJanko%2BPremrl%2B-%2BVojko%26um%3D1%26hl%3Dit%26sa%3DN%26tbs%3Disch:1

    (parliamo di ragazzi ventenni)

  183. effebi ha detto:

    Janko Premrl – Vojko (giovanni premoli):
    sulla cui uccisione alcuni forniscono versioni davvero particolari, e non solo sulla sua.

    http://www.goriski-panterji.com/Mesta.html

  184. effebi ha detto:

    187 di solito il “lavoro sporco” è quello che si porta a termine attraverso dei crimini, sennò sarebbe pulito…

  185. Lauro ha detto:

    @effebi

    Appuno effebi, appunto..

  186. Paolo Geri ha detto:

    @186 effebi. Credo che alcuni dettagli resteranno con un bel punto di domanda, almeno che non si scoprano altre testimonianze dirette, ma mi sembra difficile a distanza di tanti anni. Fra l’ altro come ru stesso hai opportunamente rilevato anche nelle menorie di diretti protagonisti vi sono differenze. E questo fatto non riguarda solo la “Proletaria” ma le vicende di tante brigate partigiane delle nostre terre (penso alle vicende del “Battaglione Alma Vivoda” per esempio).
    La vicenda della “Proletaria” a me sembra emblematica per tre ragioni: 1.) siamo pochi giorni dopo l’ 8 settembre e già si verifica un’ adesione di massa alla lotta partigiana (prima che in altre parti d’ Italia)confermando quello che parecchi storici affermano e cioè che a livello “popolare” l’ opposizione al fascismo era profondamente radicata qui da noi; 2.) sono gli operai, non altre classi sociali, ad essere in prima fila e lo fanno in forma organizzata (è ll Comitato del cantiere a decidere per tutti, non si tratta di adesioni individuali se pur numerose); 3.) pur essendo i promotori e i comandanti tutti iscritti al Partito Comunista non è la “componente politica” a decidere la costituzione della “Proletaria” ma in sostanza un moto di popolo

  187. Luigi (veneziano) ha detto:

    @ lauro

    Guarda che sbagli ancora. La corona inglese viene deposta sul Grappa ai piedi del monumento al partigiano di Murer.

    L.

  188. Lauro ha detto:

    @ (veneziano)

    Si.. ma in quel caso è come deporla a Redipuglia 🙂

  189. Luigi (veneziano) ha detto:

    @ effebi

    Vuoi saperne una veramente particolare?

    Uno dei capi dell’epoca fu Remo Lagomarsino, che appena dopo l’8 settembre era andato in bosco coi partigiani.

    La cosa particolare è che Lagomarsino precedentemente era uno degli ufficiali del campo di Gonars, dove trovarono la morte parecchie centinaia di sloveni.

    Fatte le debite differenze, sarebbe come se fra i partigiani polacchi si fosse inserito come comandante un ex SS della Totenkopf.

    L.

  190. Luigi (veneziano) ha detto:

    @ lauro

    Evidentemente tu non sei mai stato sul Grappa.

    Il monumento di Murer sta più o meno a un paio di centinaia di metri a valle del ciglione dove c’è il rifugio/ristorante.

    Cima Grappa col sacrario della Grande Guerra è invece a circa mezzo chilometro in linea d’aria a monte.

    Qindi sono proprio due luoghi completamente diversi.

    L.

  191. Lauro ha detto:

    @(veneziano)

    Non mi dire che ti sfugge la differenza tra una corona al monumento dedicato Al Partigiano, ed una invece dedicata ad un fatto preciso e circostanziato. Non lo credo..

  192. effebi ha detto:

    1) tenuiamo conto che con l'( settembre vengono scarcerati tutti i prigionieri politici che si riattivano immaediatamente (vedi camillo donda)
    2) questo è un limite visto che le altre classi (non operaie) parteciperanno poco, anzi saranno anche preoccupate da certo “attivismo”
    3) questa del “moto di popolo” non te la passo… 🙂 è na filastrocca di altri tempi…

  193. Luigi (veneziano) ha detto:

    @ lauro

    Tu hai scritto che quella di Porzus (cito le tue parole esatte) “è l’unica corona ad un monumento alla resistenza”.

    Adesso siccome io ho dimostrato che ciò non è vero, ti arrocchi su un altro ordine di ragionamento: questa sarebbe l’unica corona “dedicata ad un fatto preciso e circostanziato”.

    In pratica la prima che hai scritto è una falsità, ma tu non demordi, pur di dare corda alla tesi complottarda per cui la responsabilità dell’eccidio di Porzus è da attribuire agli inglesi.

    Complimenti.

    L.

  194. Bibliotopa ha detto:

    “parecchi storici affermano e cioè che a livello “popolare” l’ opposizione al fascismo era profondamente radicata qui da noi;”

    ma non leggo anche che tanti ci raccontano invece che Trieste era una città fascistissima, anzi protofascista?

  195. chinaski ha detto:

    per quel che vale, racconto due episodi, che mi ha raccontato mio padre (all’ epoca aveva quattro anni).

    primo episodio: a gradisca, nel 43-44, tra i bambini girava questa filastrocca:

    colonnello non voglio il piombo
    voglio il pane pei miei bambini
    quel vigliacco di mussolini
    tutto il mondo ga’ rovina’

    secondo episodio. estate ’44, sulla riva dell’ isonzo, una pattuglia di tedeschi si imbatte in un gruppo di donne che fanno il bucato. a pochi metri i bambini fanno il bagno nel fiume. le donne, tutte insieme, cominciano a gridare insulti e bestemmie contro i tedeschi. i tedeschi se ne vanno.

  196. chinaski ha detto:

    adesso pero’ sono in partenza per le ferie. saluti a tutti.

  197. chinaski ha detto:

    ri-posto, perche’ e’ scomparso.

    sono in partenza per le ferie, saluti a tutti.

  198. Paolo Geri ha detto:

    @195 bibilotopa.

    “parecchi storici affermano e cioè che a livello “popolare” l’ opposizione al fascismo era profondamente radicata qui da noi”. Forse il mio termine “da noi” non è felice. Basta capirsi.
    Bisogna distinguere fra Trieste città dove il livello di collaborazionismo con i nazisti raggiunse livelli tali da “schifare” persino alcuni alti ufficiali tedeschi e le aree contigue a Trieste. Già s fine 1943 operavano nella periferia cittadina, nella zona di Bagnoli e nell’ altopiano est gruppi partigiani di “Unità Operaia”. Nell’ autunno del 1943 si costituisce con l’ adesione di numerosi muggesani il battaglione “Alma Vivoda”. In Istria già l’ 8 settembre 1943 “tutta Rovigno era in armi” e si costituisce quello che poi diverrà il Battaglione “Pino Budicin” forte di centinaia di partigiani. Infine se parliamo della vicenda della “Proletaria” non parliamo di Trieste ma di Ronchi, Monfalcone, Collio goriziano. Va ricordato che per tutto il ventennio nei Cantieri di Monfalcone, che già contavano una classe operaia fra le più politicizzate e di sentimenti antifascisti di tutta Italia, era rimasto attivo, pur fra arresti e mille difficoltà un nucleo del Partito Comunista che nel 1943 assunse la guida del Comitato interno del cantiere.

  199. Paolo Geri ha detto:

    @193 effebi. Punti di vista …… se la pensassimo uguale su tutto – e vale per noi come per gli storici di professione (cosa che io ovviamente non sono) – non ci sarebbe nemmeno discussione. Sai che noia ?!

  200. Lauro ha detto:

    @(veneziano)

    Se per “dimostrato che non è vero” intendi che hai raccontato delle cose che non hanno nulla a che fare con ciò di cui si discuteva, allora hai ragione, nessun problema ad ammetterlo.

    Quì da noi siamo pieni di monumenti alla resistenza, non dobbiamo andare sul Grappa a cercarli.. Ed i monumenti alla resistenza che stanno qui da noi non sono monumenti “generalgenerici”. Sono tutti situati in luoghi dove è successo davvero qualcosa di concreto. Come nel caso in questione. Ed alcuni ricordano fatti anche più pesanti o più strategici di Porzius, in termini di guerra. Ma la corona inglese c’è solo a Porzius.

    In quanto alle tesi complottarde alle quali darei corda.. beh.. è evidente come la pensi e non ho la minima intenzione di redimerti. Non ho nessuna “missione” da compiere, io.

    Mi limito ad osservare come la tesi che l’eccidio sia stato compiuto con il fine preciso di debellare fisicamente chi era contrario alla politica espansionista Yugoslava, sia semplicemente ri-di-co-la.
    A meno che non si dimostri che le 20 o 25 persone in questione, armate di tutto punto, sarebbero state in grado di fermare “l’invasione”.

    Che invece il fatto abbia comportato ricadute più “politiche”, rompendo definitivamente il fronte della resistenza e mettendo maggiormente in cattiva luce i “rossi” alleati agli “slavi” appare in tutta evidenza. Ed è in questo che si sviluppa il vero “freno” all’espansione. Val pure una corona d’alloro.

  201. effebi ha detto:

    195 199… bilblio e geri

    sappiamo bene che se vogliamo dare un significato al “popolare” entriamo negli aspetti di certa propaganda ideologica che aveva (ed ha) bisogno di dimostrare di avere dalla propria parte il POPOLO… poi che sia vero o meno…
    che sia stato vero o meno lo si è visto dalle prime elezioni del dopoguerra, da quelle successive e ancora oggi quando “certi” non trovano di meglio che cercare di portare in piazza il POPOLO… che poi spesso se ne sta a casa avendo di meglio da fare.

    per quanto riguarda la “proletaria” sicuramente fu “anche” espressione popolare spontanea ma teniamo conto che dalla rivoluzione d’ottobre in poi il tempo di preparare qualcosa c’è stato… e le prove per farlo pure (guerra di spagna).

    non riesco ad immaginare un migliao di persone che alla mattina dell’8 settembre se ne vanno a lavorare (co la gamela) e al pomeriggio muovono fieri ed orgogliosi alla liberazione di Gorizia (ma perchè poi Gorizia e non Monfalcone stessa? mah)
    …forse tra il “popolo” c’era gia qualcuno più “popolare” che decideva su che dare da fare al popolo.

    così, …la vedrei meno “romanticamente”, anzi, tanto romanticismo che si vuole spargere sulla “proletaria” alla fine puzza di copertura per una disfatta-massacro annunciato (per come era stato preparato e condotto)

    …ma gli eroi (spece dei vincitori) vanno incensati

  202. sindelar ha detto:

    Di POPOLO erano piene ben altre piazze di altra ispirazione fino a pochi mesi prima del settembre 43.
    Fosse vero quello che dici la brigata si doveva chiamare ‘popolare’ e non proletaria.

  203. sindelar ha detto:

    Senza contare, ad esempio, i ministeri per la cultura POPOLARE che tanto seguito continuano ad avere ancor oggi.

  204. Lauro ha detto:

    @effebi

    ..ma probabilmente la cosa va inquadrata meglio. Anche nei tempi.

    La brigata non si mobilita per liberare Gorizia. Siamo all’8 settembre.. è il ’43.

    I tedeschi si sentono traditi ed invadono, la brigata si forma per difendere il territorio dall’invasione.

    E’ evidente che quelli che partono dal cantiere sono antifascisti che col regime in piedi non potevano manifestarsi, ma che si organizzavano candestinamente.

    Ci sono anche ufficiali e militari dell’esercito italiano in rotta che si aggregano.

    La battaglia di Gorizia è una battaglia contro l’invasione tedesca appena iniziata.. sta qui la sua particolarità.
    Piuttosto sarebbe da chiedersi cosa faceva e pensava il resto della popolazione che vedeva il proprio esercito arrendersi ed un altro che arrivava ad occupare..

  205. effebi ha detto:

    203 – 204 appunto, uguali

    205 – qualcuno si arruolò nei domobrani infatti… 🙂 o rimase nella decima

    insomma tutti quelli che vedevano nel soviet un possibile occupatore…

    e poi lauro, ci fu anche chi provò a “resistere” anche in modo “impopolare”… o no !?

  206. Lauro ha detto:

    @ Geri

    Sul collaborazionismo della città di Trieste probabilmente influiva il fatto che molti pensassero di aver finalmente ritrovato i padri fondatori. In fondo parlavano tedesco..

    Durante i mondiali di calcio ad un triestino è stato detto che quel giorno giocavano Austria-Ungheria.. E lui ha chiesto: Ah si?! E contro chi? 🙂

  207. Lauro ha detto:

    @effebi

    Certo “tutti quelli che vedevano nel soviet un possibile occupatore…”.
    E cioè gli stessi che fino al giorno prima combattevano la “perfida Albione”.
    Nella danza si chiama “piroetta”, il romanesco ha un’altra definizione.

  208. Paolo Geri ha detto:

    @207 Lauro.

    “Durante i mondiali di calcio ad un triestino è stato detto che quel giorno giocavano Austria-Ungheria.. E lui ha chiesto: Ah si?! E contro chi?”. Bellissima battuta che esprime perfettamente il ricordo che a Troeste permane della “Defonta”.
    Sul collaborazionismo diffuso a Trieste – su cui non esistono studi organici – non credo dipendesse da quanto tu dici. Il triestino si rendeva perfettamente conto che chi arrivava non erano gli eredi di Francesco Giuseppe. Ci sono altre cose di cui tenere conto. Fu l’ intero “establishment” della città a schierarsi a fianco dei nazisti. Tieni conto che Coceani fu nominato da Rainer prefetto della provincia di Trieste con autorità sugli altri prefetti della regione e tale Coceani rimase fino al termine del conflitto. La nomina fu motivata non solo dalla lunga militanza politica del deputato all’ interno del partito fascista, ma anche, e soprattutto, dalle ottime relazioni che il gerarca intratteneva con i massimi rappresentanti del mondo imprenditoriale cittadino e giuliano. Va a tale proposito ricordato che Coceani ricopriva, da oltre un decennio, l’ incarico di vicepresidente dell’ Unione industriali della Venezia Giulia. A Trieste Rainer aveva blandito, fin dalle prime settimane di occupazione, i ceti imprenditoriali triestini per garantire in primo luogo il funzionamento delle imprese industriali e di servizi in una zona di operazioni militari e in secondo luogo, il futuro inserimento, al termine del conflitto, della città e del suo hinterland all’ interno di uno spazio economico, se non politico, appartenente alla grande Germania. Sembra che i grandi capitani d’ industria della città e della regione non fossero rimasti insensibili a tali lusinghe e lo stesso Rainer ne era cosciente, indicando come figure chiave di tale politica Coceani, Cosulich ed Economo.
    Il fenomeno del collaborazionismo a Trieste assunse dei livelli talmente vasti da disgustare persino Christian Wirth, “der wilde Christian”, il primo “organizzatore” del lager della Risiera: “i collaboratori superstiti… hanno ben riferito del compiacimento e del disgusto espressi dal Wirth per avere trovato in Trieste ed in Fiume tanta gente disposta a concretamente favorire, per motivi il più delle volte non politici, la realizzazione dei suoi piani nell’ eliminazione degli Ebrei”. Racconta Giuseppe Piemontese che s’era trovato a lavorare durante l’ occupazione tedesca, presso l’ ufficio traduzioni della cassa di malattia dell’ amministrazione germanica di “aver visto spesso lettere anonime indirizzate a Rainer (e non erano poche, a disonore della città), nelle quali si denunziavano cittadini, solitamente per bassi rancori personali”. Piemontese passava i nominativi dei denunciati ad altri impiegati della cassa di malattia che provvedevano a mettere sull’ avviso gli interessati, salvandone così diversi dalla deportazione e dall’ arresto. Ma purtroppo non tutti i triestini erano come questi. Trieste era zeppa di delatori di ebrei, che per ogni ebreo consegnato ricevevano un “premio” di 10.000 lire, di quelli che “vendevano” partigiani, di vari bottegai che, sentendo di sfuggita nei loro negozi parole “critiche” nei confronti del regime, si adoperavano per far arrestare gli incauti che avevano parlato troppo… Ma oltre a questa “collaborazione diffusa”, c’erano anche quelli che si applicavano seriamente a lavorare coi nazisti.

  209. Lauro ha detto:

    @geri

    Beh.. sicuramente anche in questo caso gli apparati politici, industriale e commerciale, si erano messi a disposizione con il nobile fine di arrestre l’avanzata bolscevica..

  210. effebi ha detto:

    mi sembra che le piroette le hanno fatti in molti in quella danza che nazisti & bolscevichi hanno cominciato a danzare assieme

  211. effebi ha detto:

    209 tra i collaboratori si potrebbero ricordare quegli sloveni che tradirono lo sloveno boris pahor che fu quindi arrestato dai nazisti e deportato in germania (come lui ricorda…raramente)

    (ma credo che da un pò siamo andati OT)

  212. Luigi (veneziano) ha detto:

    @ lauro

    Tu affermi che è ridicola la tesi per cui il massacro di Porzus ebbe come obiettivo diretto l’eliminazione di chi si opponeva alle mire espansionistiche jugoslave.

    Io dico invece che:

    1. I rapporti fra Osoppo e garibaldini erano assai tesi proprio su questo specifico punto, e cioè sul fatto che gli osovari dovevano mettersi agli ordini del IX Korpus. Abbiamo decine di documenti scritti e testimonianze in tal senso. Quindi il contesto generale è fuori discussione. Nessuno può permettersi di affermare che ciò non sia vero, senza rendersi ridicolo.

    2. Già una volta erano stati fatti fuori i capi della Osoppo (Bolla & Co.), mettendo al loro posto personale più malleabile. I partigiani stessi fecero una sorta di “controgolpe” rimettendo gli epurati al loro posto. Questo esacerbò gli animi.

    3. Il comandante Vanni ebbe vari abboccamenti con i comandanti della Osoppo, nei quali a più riprese cercò di convincerli di nuovo a fare il passo. Senza ottenere soddisfazione.

    4. Il comandante Giacca affermò in varie interviste che i motivi per cui vennero ammazzati gli osovari erano riconducibili ad un concetto: tradimento per connivenza col nemico, al fine di rivolgere le armi contro gli sloveni. Questa è di fatto un’esplicita confessione.

    5. Il comandante Vanni cinquant’anni dopo avallò la stessa idea: l’omicidio venne deciso su mandato del IX Korpus.

    6. Anche in altri teatri – e precisamente in Istria – i partigiani croati fucilarono alcuni comandanti partigiani italiani che si erano lamentati per i decreti di annessione dell’Istria alla Croazia e per la catena di comando tutta a favore dei croati stessi.

    Tutto ciò premesso, io ritengo quindi assolutamente concordi le fonti: movente, dinamica immediata e fatti successivi dimostrano “ad libitum” che la lettura più corretta è proprio quella che gli stessi protagonisti indicarono.

    E’ invece puro fumo senza il minimo di arrosto pretendere che una corona d’alloro (!!!) sia invece – come affermi tu – una “prova” della cattiva coscienza degli inglesi sul tema.

    Siccome tu non hai nulla di nulla di concreto cui appigliarti (nessun documento, nessuna testimonianza coeva, addirittura Borghese che afferma esattamnente l’opposto!), devi correre dietro proprio a questi fili di fumo, scrivendo anche cose palesemente non vere pur di dare fiato al complottismo più spinto.

    Di fatto, se tu dovessi scrivere un articolo sul tema s’una rivista storica, non avresti nemmeno il materiale per compitare un paio di note e una bibliografia un minimo decente.

    E la cosa, evidentemente, ti rode…

    L.

  213. Luigi (veneziano) ha detto:

    @ effebi

    Un argomento da trattare con molta attenzione, quello dei collaborazionisti sloveni. Ho letto una volta che semplicemente conteggiando gli sloveni eliminati dai partigiani durante e dopo la guerra, più tutti quelli che vennero colpiti da misure repressive di qualche tipo, si arriverebbe ad un numero talmente esagerato da far risultare difficilmente comprensibile la teoria della Slovenia che “come un sol uomo” si alzò in piedi contro il fascismo, in nome degli ideali di Tito e Kardelj.

    Fra l’agosto del 1945 e il settembre del 1946, l’Armata Popolare Jugoslava schierò cira 50.000 soldati e reparti speciali per debellare il residuo ribellismo sloveno. Questo DOPO gli omicidi di massa di circa 10.000 collaborazionisti in armi dell’aprile/maggio 1945.

    Furono circa 5.000 gli sloveni che si diedero alla macchia, assaltando di tanto in tanto degli obiettivi militari jugoslavi. Ebbene: i rapporti della stessa Armata Jugoslava affermano che 2.900 vennero eliminati in combattimento o fucilati seduta stante. Degli altri s’ignora la sorte, ma si ritiene che vennero uccisi anch’essi in grandissima maggioranza.

    Stiamo parlando di un popolo di poco più di un milione di abitanti, che quindi solo fra Domobranci ammazzati immediatamente dopo la guerra e resistenti nel 1945/46 vide 15.000 morti. Come se in Italia avessimo avuto oltre 700.000 morti ammazzati fra il 1945 e il 1946!

    E non ho conteggiato i civili ammazzati, né i collaborazionisti morti durante la guerra, né quelli che non vennero uccisi ma si salvarono!

    Ripeto: è un argomento assai complesso, che secondo alcuni storici è da inquadrare nell’ambito del tentativo di Tito di “coprire” tutti i fenomeni di collaborazionismo e gli odi etnici fra i popoli jugoslavi sotto una massiccia coltre di patriottismo partigiano.

    Da ciò tutta la costruzione di una “mitologia partigiana”, con le varie “battaglie vittoriose” eccetera eccetera.

    Qui – sia chiaro – io non sto per nulla disprezzando o sminuendo l’apporto dell’EPLJ alla lotta di liberazione: sto semplicemente cercando di sfrondare quanto di vero e quanto di costruito ad arte ci fu.

    L.

  214. Srečko ha detto:

    Luigi

    Dalla Brigata Proletaria sei passato a scrivere della collaborazione tra gli sloveni. Non ti sembra un po’ fuori tema? So che e’ un tuo pallino fisso mostrare col dito i difetti altrui, quando ti si fanno vedere i peccatucci italiani, ma non ti sembra di esagerare?
    Anche gli Storici come te dovrebbero darsi dei limiti di buon gusto!

  215. sindelar ha detto:

    Quoto Srecko. Su 200 commenti 180 riguardano fatti che non hanno nulla a che fare con il post.

  216. Luigi (veneziano) ha detto:

    @ Srečko

    Ti prego di notare che non ho mai – e dico mai – negato o minimizzato alcuno dei crimini compiuti dai miei connazionali verso gli sloveni e i croati. Credo di essere l’unico qua dentro che è andato a deporre un fiore e a dire una preghiera sia a Visco che a Gonars che in Risiera che nei due memoriali di Basovizza (anche quello dei patrioti sloveni fucilati).

    La mia predisposizione è sempre stata la seguente: rispetto per la storia, ovunque ci conduca.

    Anche se – come palesemente ti urta – intacca quell’aura di sacralità dei combattenti partigiani e del grande maresciallo che fu il loro comandante.

    MAI dalla parte dei dittatori o dei criminali.

    Luigi (veneziano)

  217. Luigi (veneziano) ha detto:

    Lapsus: ho scritto Pavelic, ma intendevo Stepinac.

    @ matteo
    Se hai dei dubbi sulla veridicità di quanto ho scritto, mandami un messaggio in posta privata e ti do tutti gli estremi.

    L.

  218. matteo ha detto:

    mo ho i miei dubbi sulla battuta, non la ho mai sentita

  219. sindelar ha detto:

    Beatificare Pavelic? Sei sicuro?

  220. Luigi (veneziano) ha detto:

    Per tornare IT, ricorderò che su questo tema è stato scritto da Enrico Cernigoi “Scelte politiche e identità nazionale. Ai confini orientali d’Italia dalla Resistenza alla guerra fredda” (Gaspari 2006).

    Libro che non riflette il suo titolo, giacché non si parla dei confini orientali dell’epoca – come io credevo – ma dei confini orientali attuali, e quindi non dell’Istria o di Fiume, ma di Monfalcone e zone immediatamente limitrofe.

    Oltre a ciò questo libro non è di facilissima lettura, dato che presenta in modo abbastanza scoordinato e senza filtri introduttivi una serie di interviste a testimoni dell’epoca. E’ quindi più un saggio di fonti orali trascritte che altro, anche con tutte le contraddizioni tipiche di questa tipologia di fonti.

    Ad ogni modo, interessante: credo che Geri l’abbia letto, giusto?

    L.

  221. Lauro ha detto:

    @(veneziano)

    1. Quello che affermo io, lascialo dire a me.

    2. Gli esercizi di rettorica non mi appassionano. Io per campare non devo vendere niente e

    tantomeno persuadere nessuno.

    3. I rapporti fra Garibaldini e Osoppo erano assai tesi. Infatti abbiamo decine di documenti

    scritti e testimonianze, tra le quali le accuse alla Osoppo di trattenere per se i materiali

    bellici che gli alleati mandavano ad ambedue. E che sarebbero serviti maggiormente ai

    garibaldini, visto che la Osoppo aveva deciso di “attendere”.

    4. Il comandante Giacca affermò in varie interviste che i motivi per cui vennero ammazzati

    gli osovari erano riconducibili ad un concetto: tradimento per connivenza col nemico.
    Dimostrato a suo parere anche dal fatto che non avessero condannato la spia che egli stesso

    aveva consegnato loro e che gli stessi inglesi attraverso radio londra avevano denunciato.
    Piu confessione di così… non ha mai negato.

    5. Proprio a fronte delle ripetute e puntuali dichiarazioni di Giacca, con piena assunzione

    di responsabilità, si continua pervicacemente a tentare di imbastire un’altra storia.

    6. Il comandante Vanni – che a Cormons ho incontrato personalmente più volte – ha

    sicuramente tentato di portare gli Osovani ad una linea diversa dall’attendismo. Quando

    Vanni disse che fu il IX Korpus a dare l’ordine, disse anche che quello era un suo parere e

    per questo ricevette pesanti critiche anche da suoi compagni.

    7. Vero è invece il fatto che il IX Corpus non aveva nessuna intenzione di aspettare

    chicchessia e voleva espandere il più possibile l’area sotto il suo controllo. Si era alla

    conferenza di Yalta (dal 4 all’11 febbraio ’45) e si stava già trattando per i nuovi

    confini. L’eccidio avviene il 7 febbraio.

    8. Quale mente contorta può pensare che far fuori fisicamente gli Osovani in quel preciso

    momento, spaccando il fronte della resistenza, possa servire ad espandere l’area di

    influenza? E non invece compromettere gravemente proprio questo obiettivo? Giacca, oltre che

    feroce doveva essere anche stupido… Ed il IX Corpus ancora peggio. 20 alleati ammazzati

    per Stalin da portare al tavolo di trattativa. Di certo gli angloamericani di colpo

    trovatisi senza esercito nel friuli non potevano respingere le pretese espansionistiche…

    9. Ci son cose non dette, per troppo tempo. Perfino lo Stato Italiano non le ha mai dette

    chiaramente. Nemmeno durante il periodo più duro della caccia al cominista. Nemmeno Scelba.
    Eppure i morti ammazzati erano democristiani. Quando succede così, è perchè la verità è

    scomoda ed alle volte non si può raccontarla tutta. meglio lasciarla dov’è..

    10. Ci ha provato Famiglia Cristiana con questa bella intervista.. ma anche qui si dice e

    non dice.. però diventa più leggibile la presenza della corona inglese.

    http://www.sanpaolo.org/fc97/3697fc/3697fc102.htm

    11. Tra i materiali che ti “sfuggono” c’è anche l’intervista del Corriere ad Aldo Bricco. Di

    certo saprai che è l’unico sfuggito all’eccidio. Ma nonostante sia scappato descrive con

    particolari ciò che è successo dopo. Interessante la citazione di Edgardo Sogno.. da quasi

    ragione a Giacca. Del resto è poi storia ciò che è avvenuto dopo, dai Nasco a Gladio.

  222. sindelar ha detto:

    La storia temo non sia solo timbri e carte bollate.

  223. effebi ha detto:

    215 216 è strano che si inizi ad accorgersi che si va OT solo quando si affrontano certi argomenti

    è dall’inizio che io (e Geri) cerchiamo di parlare della proletaria e tutti se ne vanno di qua e di la… poi, adesso…

  224. effebi ha detto:

    per quanto riguarda osoppo e garibaldi forse non ha senso discutere molto, basta dare un occhiata alla carta con la richiesta di ridefinizione confinaria fatta dalla jugoslavia, poi credo non ci siano molte incertezze nel dare un giudizio all’episodio di porzus… (pulivano l’arma ed è partito un colpo !?)

    (http://img69.imageshack.us/i/cartinab.jpg/

    chissà dove Muti avrebbe organizzato il concerto !? forse a Udine… e dell’ospoppo si sarebbe già perso il ricordo…traditori fascisti

  225. Luigi (veneziano) ha detto:

    @ Lauro

    Va bene: credo che entrambi abbiamo espresso le nostre idee, motivandole con ciò che abbiamo letto.

    Ti faccio solo notare che mai nelle trattative di pace – e ovviamente mai a Yalta – si parlò di Porzus.

    A Yalta non se ne parlò per un motivo molto semplice: l’eccidio iniziò il 7 febbraio e durò quattro giorni, la conferenza di Yalta terminò l’11 febbraio, e la notizia del massacro di Porzus non venne confermata per circa una decina di giorni, fino più o meno al 20 del mese.

    In conclusione, ecco cosa scrisse Pierpaolo Pasolini, il cui fratello venne trucidato:

    “La Venezia Giulia è al confine tra l’Italia e la Jugoslavia: così, in quel periodo, la Jugoslavia tendeva ad annettersi l’intero territorio e non soltanto quello che, in realtà, le spettava. È sorta una lotta di nazionalismi, insomma. Mio fratello, pur iscritto al Partito d’Azione, pur intimamente socialista (è certo che oggi sarebbe stato al mio fianco), non poteva accettare che un territorio italiano, com’è il Friuli, potesse esser mira del nazionalismo jugoslavo. Si oppose, e lottò. Negli ultimi mesi, nei monti della Venezia Giulia la situazione era disperata, perché ognuno era tra due fuochi. Come lei sa, la Resistenza jugoslava, ancor più che quella italiana, era comunista: sicché Guido, venne a trovarsi come nemici gli uomini di Tito, tra i quali c’erano anche degli italiani, naturalmente le cui idee politiche egli in quel momento sostanzialmente condivideva, ma di cui non poteva condividere la politica immediata, nazionalistica”.

    Ripeto: sono parole di Pierpaolo Pasolini, pubblicate sulla rivista “Vie Nuove” il 15 luglio 1961.

    Luigi (veneziano)

  226. marisa ha detto:

    Pierpaolo Pasolini è stato un grande della letteratura italiana, un grande registra, un grande intellettuale…ma non per questo ogni sua affermazione è IL VERBO!

    Suvvia LUIGI, non puoi continuare ad avvallare la tua tesi solo con quanto porta “acqua al tuo mulino”. Per favore!

    Abbiamo ampiamente capito la tua posizione, ora basta!

  227. Luigi (veneziano) ha detto:

    @ marisa

    Mai detto che Pasolini sia “il verbo”, d’altro canto se tu leggi la lettera che suo fratello Guido gli scrisse qualche giorno prima d’essere ammazzato, trovi dentro esattamente gli stessi identici concetti.

    E come forse sai, qualche mese prima Kardelj aveva scritto una famosa lettera a Vincenzo Bianco, nella quale ordinava che si adoperasse con i partigiani che operavano in Friuli, giacché non sarebbero state tollerate forze partigiane che non fossero integrate nel IX Korpus.

    In due parole: quella che riporto non è una “tesi”, ma la ricostruzione che quasi tutti gli storici riportano come probante, sulla base di tonnellate di fonti.

    Se qualcuno è invece capace di trovarmi UNA fonte coeva che parla della responsabilità inglese sul massacro di Porzus, può trascriverla qui dentro.

    Ripeto: non mi servono caterve di roba, ma solo UNA fonte coeva.

    UNA.

    Luigi (veneziano)

  228. fabio27 ha detto:

    Consentitemi qualche precisazione. Nel settembre del 1943 era un po’ difficile avere la prospettiva del giugno 45, o del 1947, o del 2010. Gli operai di Monfalcone avevano un’idea prioritaria: basta con i fascisti, basta con i nazisti. E certo che avrebbero preferito una Trieste jugoslava, perché per loro allora questo significava una Trieste comunista e internazionalista. Questa era l’ottica di allora. Oggi è facile dire che storicamente avevano torto (c’è tanta gente che storicamente ha avuto torto: anche i craxiani, anche i democristiani, anche i repubblicani/mazziniani). Il problema è: quale alternativa avevano in quel momento? Nessuna, mi pare, solo il movimento comunista aveva una penetrazione nella classe operaia.
    Una precisazione, a proposito di presenze fasciste al confine orientale alla fine di aprile 1945. I capi sparirono tutti, e non ce ne fu uno che rimase a combattere per l’Italianità. Ma, con varie scuse, anche la X MAS se l’era filata da qualche mese. A combattere le battaglie di Basovizza e Opicina furono soldati tedeschi e un po’ di collaborazionisti jugoslavi. Ma i prodi difensori italiani del confine orientale erano in Lombardia e in Veneto, impegnati ad ammazzare partigiani per conto dei tedeschi (non dimentichiamolo, quanto patrioti erano). Rimasero incastrati, e abbandonati a loro stessi, i soldati volontari della Mussolini, dimenticati su per l’Isonzo e per la Beka. Quelli che non riuscirono a raggiungere Cividale e arrendersi al CLN friulano furono deportati, e fecero una brutta fine. Ma quando qualche ufficiale inferiore della X MAS propose di accorrere al confine orientale i capi risposero che le strade erano impraticabili e non si poteva fare.

  229. marisa ha detto:

    LUIGI….mi trovi UN SOLO documento da cui risulti che Tito voleva arrivare fino al fiume Tagliamento? Non esiste nessun documento, eppure è passata la leggenda metropolitana che il Friuli, fino al fiume Tagliamento, era rivendicato da Tito….

    Voglio di dire che la storia si ricostruisce con i documenti e non certo con le “opinioni”, oppure “mi ha detto Tizio che gli ha detto Caio…”.

    Io ti ho già linkato un documento recentemente ritrovato nell’archivio degli angloamericani. Non hai neppure preso in considerazione questo documento. Anzi, probabilmente infastidito della lettura di questo documento che metteva in discussione la tua “ferrea” tesi su Porzûs, sei diventato offensivo oltre il lecito. Quindi finiamola qua.

  230. Eros ha detto:

    MARISA, un’altra leggenda metropolitana è quella della “pulizia etnica”, come se Tito avesse ucciso solo italiani… In realtà, gli italiani sono un’esigua parte rispetto ai tanti sloveni, croati, serbi, bosniaci, macedoni, tedeschi ed ungheresi eliminati da Tito…

    Ma, si sa, dopo le guerre jugoslave degli anni ’90, la destra italiana ha cercato di creare un mito da usare come clava contro la Resistenza: quello della “pulizia etnica” titina appoggiata dal PCI di Togliatti.

  231. marisa ha detto:

    OTTIMO il commento 237 di FABIO27.

  232. Eros ha detto:

    EFFEBI, la cartina che hai postato dice due cose:

    1. nessuna rivendicazione fino al Tagliamento
    2. le rivendicazioni di Tito erano più che giuste e legittime, avendo lui vinto la guerra e noi persa.

    Quando ti dico: l’Osoppo difendeva un confine INGIUSTO, intendo dire che le popolazioni slave arrivavano fino alle zone che Tito rivendica in quella cartina. Grazie di averla mandata.

  233. Luigi (veneziano) ha detto:

    @ marisa 241

    Non so se noti l’intrinseca contraddizione nelle tue parole. Tu dici che la storia si fa sui documenti, dopo di che non trovi nessun documento coevo che parli di questa fantomatica responsabilità inglese riguardo a Porzus.

    Il documento che tu hai postato non afferma nulla al riguardo. Non c’entra nulla. Dice solo che ci furono degli abboccamenti fra Osoppo e X Mas, che non portarono ad alcun accordo. Ma tu – ripeto per l’ennesima volta – LEGGI le cose che indichi, o no?

    Per fare ancor più fumo attorno a tutto ciò, tiri fuori l’ennesima cosa che non c’entra nulla: mi sfidi a trovare un documento che parli della volontà di Tito di arrivare al Tagliamento! Ripeto: TUTTO CIO’ NON C’ENTRA NULLA!!!

    Però siccome continui a pendere dalle labbra di quel tizio che ha scritto una lettera al Mwssaggero Veneto e che risponde al nome di Claudio Zanier, allora rivolgi il dito minacciosa a me, come se io fossi chissà che assertore di questa tesi.

    Non attacca, ragazza mia: se non c’è il documento o una testimonianza probante è una balla quest’ultima, così come è una balla la responsabilità inglese su Porzus.

    Eros poi è fantastico, col suo fastidioso saltabecco che arriva a giustificare le pretese jugoslave fino alla laguna di Grado.

    Nemmeno i sovietici pretendevano il confine dove avrebbe voluto piazzarlo il nostro ciccio.

    Luigi (veneziano)

  234. Redazione ha detto:

    La discussione rientri in topic o verrà chiusa.
    Luigi (veneziano) per le ripetute offese (e se non offese sicuramente provocazioni) e off-topic è invitato
    a: a non postare più in questa discussione oppure
    b: restare rigorosamente in topic, evitando di provocare gli altri utenti

  235. abc ha detto:

    Ci sarebbe tanto da dire. Intanto mi limito a fare alcune precisazioni sui nomi delle località che compaiono nell’articolo:
    – Villa Montevecchio è l’attuale Vogrsko
    – Valvocciano corrisponde a Val Volciana (Volcja Draga)
    – Monte Sagratto è il Monte San Grado sopra Merna ed è quella bassa collina in cima alla quale si trova quella chiesetta con due campanili.

  236. effebi ha detto:

    233
    2 quindi la venezia giulia dopo la prima guerra mondiale… !?

    ma l’episodio della osoppo fu solo uno dei tanti, forse il più eclatante e il più conosciuto…

    -testimonianza-
    “..i rapporti con la popolazione slovena sono buoni, nel nostro battaglione circa 70% italiani e 30% sloveni…
    …in questo quadro comincia la crisi… verso le 2 di notte viene Maslo con 40 uomini: la sua intenzione è fagocitare la nostra formazione. stavano per spararci perchè non accettiamo. Maslo arresta Darko, Dorini ed il modenese (i comandanti)…
    Al mattino sembra che si arrivi ad un compromesso, alcuni delle vecchie province vengono spediti verso il Friuli, Maslo porta via quelli di origine slovena (una quarantina) e restimo un centinaio…
    nonostante l’accordo il giorno dopo Maslo fa fucilare i tre comandanti…
    Così da battaglione rivoluzionario – salutavamo con il pugno – diventiamo un altra cosa…”

  237. ILoveGO ha detto:

    Sarebbe ora di condannare qualsiasi totalitarismo o dittatura, comunismo, fascismo o nazismo che sia. Hanno portato troppe disgrazie, crimini e dolore nelle nostre terre. Italia, Slovenia, Croazia o chicchessia dovrebbero una volta per tutte condannarli all’unanimita’, ammettere le colpe del passato , chiedere scusa e ripartire guardando ad un futuro migliore, di comune amicizia per affrontare insieme le difficili prove che ci riservera’ questa nuova epoca.

  238. effebi ha detto:

    basterebbe almeno non postare le imprese degli aspiranti totalitaristi come fossero romanzi d’avventura…
    per me non c’è problema: dittature rosse o nere …queste o quelle pari sono.. e ci metto sopra anche i nazionalismi che, anche se liberi da idologie, fanno i loro bei danni per altri vedo che non è così…

    quindi siamo qua , alla 240° …quasi

  239. effebi ha detto:

    me la faccio io a sto punto la 240… per ricordare che a trieste qualcuno ha anche pensato ad un monumento ai “totalitarismi”…
    continuano a prenderlo per il culo con la storia del “porta cd” …e proviamo ad indovinare da dove gli arrivano le critiche…
    forse poteva pensarci lui a portare i presidenti in piazza goldoni (e stop).

    ma il fatto è che tutti e tre i presidenti sono figli di un totalitarismo…

  240. Eros ha detto:

    239, sottoscrivo EFFEBI

  241. abc ha detto:

    A completamento dell’articolo direi qualcosa di più sulla battaglia di Gorizia, per capire meglio i movimenti della “Proletaria” in quei giorni.

    La divisione “Torino” dell’esercito italiano di stanza a Gorizia subito dopo l’armistizio dell’8 settembre ’43 riesce per alcuni giorni a bloccare l’arrivo in città dei tedeschi provenienti dal valico ferroviario della Transalpina di Piedicolle (Podbrdo) dove si erano scontrati con la Guardia di Frontiera e reparti della divisione “Julia”.

    Immediatamente a nord di Salcano, nella gola fra il Sabotino e il Monte Santo i soldati della Torino riescono a tener fermi i tedeschi aiutati dall’artiglieria piazzata sul Monte San Gabriele.

    Le truppe dell’esercito al comando del Generale Malaguti resistono fino al 12 settembre allorquando il comandante del 24° corpo d’armata Licurgo Zannini ordina ai reparti di cessare i combattimenti e permette ai tedeschi di entrare in città da Salcano e Via Montesanto.
    I soldati e i comandanti della Torino vengono fatti prigionieri e spediti nei campi di concentramento in Germania.

    Va detto però che nella stessa giornata Gorizia è occupata da altri reparti tedeschi provenienti da Udine.

    Riepilogando, la battaglia di Gorizia per quanto riguarda l’esercito italiano dura dall’8 al 12 settembre, mentre per quanto riguarda la “Proletaria” inizia la notte fra l’11 e 12 con l’ccupazione della stazione centrale FS e dell’aeroporto di Merna (ora duca d’Aosta). Nella sera del 12 carri armati e artiglieria tedeschi bombardano la stazione. Si contano 4 morti e un ferito grave.

    Ma ora torniamo indietro ai cantieri di Monfalcone. la mattina del 9 settembre gli operai proclamano lo sciopero. Il 10 in un comizio il dirigente comunista Ferdinando Marega invita i cittadini a salire sul Carso.
    Coloro che accettano si recano a Selz dove, dopo aver incontrato una delegazione partigiana slovena, vengono inviati a Vogrsko dove la stessa notte viene costitutita la “Brigata Proletaria” e la notte successiva si collocano sul monte San Grado di Merna e nella parte sud della città con il compito di bloccare il traffico ferroviario e stradale con Trieste.
    Le formazioni slovene invece si collocano sulle colline più a nord San Marco, Castagnavizza, Kecec (santa Caterina), Monte santo, Sabotino, Collio.

  242. abc ha detto:

    Ferdinando Marega viene arrestato il 19 dicembre 1943 e deportato. Camillo Donda, fini i suoi giorni a Mauthausen dove vienne fucilato il 5 aprile 1945.

    I dati citati provengono da libro di Luciano Patat “Percorsi della memoria civile. La Resistenza nella Provincia di Gorizia” Istituto Friulano per la Storia del Movimento di Liberazione.

    Il Patat, attuale sindaco di Cormons, ha scritto parecchi libri riguardanti la storia del ns territorio nell’ultimo secolo, a mio parere con obiettività e completezza.

    A pag 63 c’è una foto dell’incontro fra gli alleati e le truppe partigiane al ponte di Pieris avvenuto il 1° maggio 1945 dalla quale risulta che la stella rossa sul tricolore è molto più piccola di quella che appare sulla bandiera nell’articolo.
    E’ uguale a quella che si vede nella foto di Pola postata da Luigi Ve.
    La stella rossa grande e bordata di giallo appare successivamente sulla bandiera della Jugoslavia, delle 6 repubbliche e della minoranza italiana in Jugoslavia.

    Non saprei quale delle due fosse proposta per la settima repubblica della Jugoslavia, ventilata da chi auspicava l’annessione di parte della ns regione.

  243. abc ha detto:

    Alta puntualizzazione: secondo la fonte citata, i morti della “Proletaria” nella battaglia di Gorizia furono oltre un centinaio fra caduti in combattimento e deceduti nei lager tedeschi, quindi molti di meno di quanti si indicano nell’articolo..

  244. Luigi (veneziano) ha detto:

    I primi partigiani monfalconesi raggiunsero i reparti sloveni sul Collio fra il 25 luglio e l’8 settembre 1943: erano gli operai Mario Valcovich (catturato, sopravvisse al Lager), Luigi Quinto di Ronchi (catturato, morì in seguito ad Auschwitz), Romano Grillo di Staranzano, Lucio Andrian di Aquileia e Luigi Floreani.

    A Monfalcone l’8 settembre ci furono delle vere e proprie manifestazioni di piazza: una delegazione operaia andò perfino ai comandanti militari di organizzare una difesa ad oltranza contro i tedeschi, armando i lavoratori. La risposta fu delatoria e sostanzialmente negativa, ma una massa di operai s’era già formata sotto la direzione del Partito Comunista, e nella notte fra l’11 e il 12 si diresse verso Gorizia. Divisi su tre battaglioni, gli uomini si accordarono con gli sloveni e vennero subito impiegati nella zona della stazione, dove già erano presenti delle forze tedesche.

    Le forze tedesche che affluirono in zona in realtà all’inizio erano abbastanza raccogliticce ed eterogenee.

    Quella che poi venne chiamata “battaglia di Gorizia” fu combattuta da 5/8.000 tedeschi (il numero aumentò giorno dopo giorno) e circa 2.000 partigiani, di cui 1/1.500 monfalconesi.

    Lo stato d’animo e la preparazione alla guerra degli operai monfalconesi è ben tratteggiato dalla testimonianza del partigiano Luigi Pasqualini: “L’8 settembre pensavamo di andare in montagna per tre, quattro giorni e buttare fuori i tedeschi dall’Italia, pensavamo che la guerra stesse per finire. La maggioranza degli italiani erano contro la guerra, ma erano obbligati, per paura di perdere il lavoro o essere arrestati, a stare zitti. Così l’8 settembre lasciammo il cantiere: era un momento particolare, era facile prendere contatti e decisioni e andammo, la maggior parte, con i partigiani. Prima andammo al campo di aviazione per vedere se c’erano armi, trovammo bombe a mano, alcune non valevano niente ma con altre qualcuno perse la mano; mio fratello, nella battaglia di Gorizia, tirò la linguetta e gli scoppiò in mano. Una volta tirai la bomba a un fascista e lo presi alla schiena però non gli feci niente. Il 9 settembre ci trovammo all’inizio della salita di Doberdò, eravamo seduti su un muretto, io e i miei fratelli salutammo la mamma e verso sera iniziammo la marcia verso Opacchiasella. Lì trovai Vinicio Fontanot con altri sloveni, parlammo e ci consegnarono un fucile e andammo verso Loquiza. Saremmo stati 150/200, quasi tutti di Ronchi. Eravamo sulla strada del Vallone: prima ci appostammo a Merna, dopo vicino a un ex cimitero austroungarico, eravamo tutti distesi perché si aspettava che passassero i tedeschi e così fu, passarono quattro camion venivano da Gorizia e andavano verso Trieste. Con noi c’erano dei militari italiani che avevano delle mitragliatrici Breda pesanti. Mi ricordo che il mitragliere, che era uno della bassa, buttò una raffica sul primo camion e accadde il finimondo. Impallidii a vedere dal camion venire giù dei rivoli di sangue, c’era qualcuno su ancora vivo, e qualcuno che gridava “heil Hitler”, c’era un partigiano sloveno che gli tirò un colpo in testa, vidi lo zampillo di sangue uscire dalla tempia destra. Queste cose mi impressionarono, anche perché fino a qualche anno prima giocavamo con le pistole di legno invece ora quella era la realtà non era più un gioco. Vedevo la gente che barcollava e la finivano con un colpo di grazia, nei primi momenti non si facevano prigionieri, noi come loro, uccidevamo. Furono le nostre prime esperienze importanti. Noi giovani ci conoscevamo quasi tutti, specie quelli di Ronchi. Lì imparammo a conoscerci anche con quelli di Monfalcone e di S.Canziano, purtroppo c’era anche qualche spia. (…) Noi italiani all’inizio non eravamo ben visti dai partigiani jugoslavi perché si diceva che eravamo tutti fascisti. Tutto questo perché i fascisti avevano commesso eccidi, bruciavano le case con la gente dentro. Non c’era tanta simpatia nei nostri riguardi, anche se poi qualcuno gli spiegò che noi non c’entravamo”.

    Luigi (veneziano)

  245. Paolo Geri ha detto:

    Ogni Divisione Garibaldi aveva una sua bandiera spesso profondamente diversa. Vi sono bandiere di Divisioni Garibaldi (la 63a.) con l’ effigie di Garibaldi racchiuso in una stella dorata mentre la bandiera è di colore rosso….. Bandiera della XI Brigata Garibaldi “Torino”
    E ancora ……”Bandiera tricolore a ricamo e applicazione dipinta. Recto: sulla banda bianca centrale il volto di Garibaldi dipinto a olio e applicato. Presenta le iscrizioni ricamate con filo colore paglierino “XI BRIGATA” (sopra il disegno) e “TORINO” (sotto il disegno). Verso: tricolore con l’iscrizione “XI BRIGATA / TORINO” – Dimensioni: 60 cm x 84 cm.) Continuando … la bandiera della 121 brigata è rutta tricolore con scritte in oro:
    http://www.flickr.com/photos/27844310@N02/3533387845/.
    Di fronte a tante e tali differenze da reparto a reparto fu decisa – mi risulta nell’ immediato dopoguerra – l’ adozione di una bandiera “ufficiale” delle Divisioni Garibaldi da utilizzare unitamenbte a quelle da combattimento nelle menifestazioni. Quella raffigurata nell’ articolo è pertanto quella considerata come “ufficiale” ad esempio da Wikipedia “Brigate Garibaldi” che attinge ad una ricchissima bibliografia e il cui contenuto mi risulta avere avuto il “placet” da parte dell’ A.N.P.I. nazionale.
    Solo nel dopoguerra questa bandiera – a prescindere dalla grandezza della stella -divenne poi anche il simbolo ufficiale della comunità italiana in Jugoslavia.

  246. effebi ha detto:

    243- grazie abc, da una altra fonte un altra conferma che il comandante marega non morì nella battalgia ( è strano che fonti “ufficiali” partigiane si confondano prorpio su un comandande di una cocì rappresentativa formazione che qui si vuole ricordare)
    quindi potrebbe essere lo stesso marega che rientrato dal campo di concentramento ritornò a casa per proseguire per la jugoslavia con i “monfalconesi” (e subire infine la persecuzione di Tito)

    storia emblematica, ma in effeti poco conosciuta ai più (storie scomode a destra come a sinistra…gente dimenticata)

    beh, almeno la soddisfazione di essere arrvivati quasi alla 250 per qualcosa 🙂

  247. effebi ha detto:

    forse una discrepanza così andrebbe segnalata alle fonti “in confusione”

  248. effebi ha detto:

    quindi, riepilogando (fadigononon…) i primi ad impegnarsi contro i tedeschi a Gorizia sono quelli dell’esercito italiano, poi arriva la brigata proletaria -formata lì per lì e non prima di aver incontrato le formazione slovene che però (queste ultime) non si impegnano nella battaglia di gorizia (o solo marginalmente).
    brigata proletaria assolutamente impreparata, assolutamente inferiore nel numero, assolutamente mal armata.
    ci siamo !?

    (forse servivano un pò di morti, un pò di eroi… e 250 post nel 2010…)

  249. Luigi (veneziano) ha detto:

    @ effebi

    Scusami, ma non avevo letto bene quanto avevi scritto.

    Ferdinando Marega morì nel 1964 in Italia, quindi è assolutamente da escludere la sua morte in battaglia.

    All’interno del Fondo Gasparini depositato presso l’Istituto Regionale per la Storia del Movimento di Liberazione Nazionale (IRSML) del Friuli Venezia Giulia sono contenuti tre fascicoli di ricordi e testimonianze su Ferdinando Marega, catturato a Doberdò nella notte fra il 18 e il 19 dicembre 1943.

    La storia di Marega è estremamente complessa, giacché venne trattenuto nel carcere di Trieste, dove i tedeschi se ne servirono per inscenare un suo voltafaccia ideologico, dai microfoni di una radio locale.

    Dopo un iniziale sconcerto, la federazione giuliana del Partito Comunista smentì che Marega fosse iscritto al partito, dichiarando invece che ne venne espulso nel 1936 per comportamento immorale ed ubriachezza.

    Marega venne in seguito spedito in prigionia in Germania. I compagni arrestati assieme a lui vennero tutti spediti in Germania, tranne Walter Gherlaschi (Bechi), che divenne una spia dei tedeschi e causò dei danni enormi al movimento partigiano, quali la cattura e la fucilazione del comandante Armando Miniussi.

    Bisogna ricordare che Marega aveva avuto dei fortissimi contrasti con i comandi sloveni, in quanto egli rifiutava l’impostazione ideologico-nazionalista di questi ultimi. Per Marega la lotta partigiana era (cito) “un movimento rivoluzionario, un’occasione per trasformare la lotta di liberazione nazionale in una conquista per l’emancipazione dei lavoratori e per l’instaurazione di un potere di tipo sovietico. I soviet o il potere popolare (avrebbero) risolto automaticamente tutti gli altri problemi, compreso quello nazionale e della convivenza di popolazioni diverse solo per la lingua” (Enrico Cernigoi, “Scelte politiche (…)”, p. 119).

    Questi fortissimi contrasti – unitamente alla massa di catture, tradimenti, strani e ripetuti spostamenti in zone interne dei reparti partigiani italiani – hanno fatto ritenere ad alcuni che in realtà Marega potesse essere stato tradito dagli sloveni.

    Dopo l’arresto e lo scandalo per l’apparente tradimento di Marega, i suoi fedelissimi al comando del battaglione “Triestino” vennero allontanati o addirittura arrestati dagli sloveni.

    Marega – tornato dalla Germania – riprese contatto con alcuni suoi compagni monfalconesi, decidendo insieme di andare in Jugoslavia a costruire il socialismo. Giacomo Scotti ne parla abbastanza diffusamente nel suo libro su Goli Otok. Egli – secondo i servizi segreti jugoslavi – capeggiò il gruppo dei fedelissimi di Vittorio Vidali, ma fu l’unico che riuscì a scampare all’arresto dopo la denuncia del Cominform e la repressione titina.

    Nei fascicoli dell’IRSML si descrive un uomo politicamente e – purtroppo – anche personalmente distrutto, abbandonato dal partito dopo il periodo jugoslavo e la sua denuncia delle brutture del regime di Tito.

    Luigi (veneziano)

  250. Eros ha detto:

    Certo, che sogno di fratellanza e di unità al di là della nazionalità che fu la stagione della Resistenza sul confine orientale! Peccato che poi quel sogno non si sia realizzato.
    Anche l’idea di una VII Repubblica era geniale, e avrebbe dato a Trieste molto più slancio economico. Sarebbe stata, insieme a Fiume e Capodistria, un importante porto per la Jugoslavia multietnica. E oggi farebbe parte della Slovenia, molto più avanzata culturalmente ed economicamente dell’Italia.
    Rimanendo, invece, con l’Italia, Trieste ha perso tanto.

  251. abc ha detto:

    247 effebi, sono ben contento di aver chiarito sulla sorte di Ferdinando Marega. Le successive informazioni di Luigi completano il quadro.

    251 Eros, io personalmente invece sono contento di aver vissuto tutti questi anni di qua del confine e di non aver subito la dittatura di Tito.

  252. Eros ha detto:

    abc, ti ho risposto in un altro thread. Te lo linko a seguire. In soldoni: quella di Tito, dagli anni ’70 in poi, era tutto meno che una dittatura.

    Ecco la risposta:

    https://bora.la/2010/07/14/concerto-dellamicizia-si-poteva-fare-di-piu-levento-e-stato-lontano/comment-page-5/#comment-186388

  253. abc ha detto:

    @ Marcantonio 30

    “Gorizia si salvo’ grazie alla x che punto’ le armi contro i tedeschi.”

    Puoi per cortesia indicare in quale occasione ciò avvenne?

  254. Texas ha detto:

    #150 Effebi. A meno che non sia un caso di omonimia, credo che Giordano Tomasig (come riportato in questo articolo) sia Giordano Tomasi/Tomasich. Nato nel 1912 da Santo Tomasich, Pola.
    Ecco un estratto da “Liberation by Emigration: Italian Communists, the
    Cold War, and West-East Migration from Venezia Giulia, 1945-1949.” che lo cita.

    79 The most enduring legacy of the late-1930s organizational push came in the form of the Party cell among the CRDA’s pipefitters (tubisti), consisting of Giordano Tommasi/Tomasig, Vittorio Buttignon, Vittorio Cernigoi (Gip), Spartaco Padovan (Diego), Mario Fantini (Sasso), and Vittorio Vanon. This cell would give the anti-Fascist and, later, pro-Yugoslav movements much of their top leadership, Fantini as the commandant of Italy’s largest partisan unit, the Divisione Garibaldi-Natisone, Padovan as the head of the partisan police, and Buttignon and Cernigoi as leading
    postwar workplace agitators. Fogar, L’antifascismo operaio monfalconese, 212.

    Giordano Tomasich aveva seguito la brigata Fontanot come commissario politico (secondo l’articolo sopra) nelle azioni di guerriglia nell’area di Postumia, Slovenia meridionale. Il fratello Nevio anch’egli partigiano mori’ in un’azione di guerra nei pressi di Fiume nel 1944. Dopo la guerra con altre migliaia di operai dei cantieri di Monfalcone era andato a lavorare nei cantieri navali di Fiume fino all’espulsione della Yugoslavia dal Cominform, 1948. Rientrato in Italia subito dopo.

    Se qualch’uno avesse piu’ informazioni sui Tomasi/Tomasich mi farebbe molto piacere riceverle.

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