Egregio Presidente Giorgio Napolitano,
Lei ritorna a Trieste a distanza di poco più di due anni da quel 27 marzo del 2008 dove fugacemente ebbi modo di incontrarLa per informarLa della drammatica situazione che uno stabilimento industriale di proprietà della russa Severstal, la Ferriera di Servola, un vetusto impianto siderurgico posto nel cuore della città, causava sulla salute di decine e decine di migliaia di triestini e muggesani, oltre che naturalmente sui 480 lavoratori, in una provincia che ha il più alto tasso di mortalità da tumori e da malattie respiratorie in Italia.
Le richiamo solo un dato: le emissioni di BenzoApirene, il più cancerogeno degli inquinanti al pari delle diossine, ha raggiunto medie annuali di 8.4 nanogrammi per metro cubo, contro un limite massimo tollerato di 1 per legge e con picchi che hanno spesso superato i 90/100 nanogrammi.
Oggi ovviamente la situazione si è vieppiù aggravata, nella colpevole assenza degli interventi, pur previsti per leggi, europee-italiane-regionali, delle istituzioni pubbliche preposte, a partire da quelle che i cittadini pagano per controllare e tutelare la loro salute.
Il comportamento di Regione, Provincia e Comune, signor Presidente, in questi ultimi dieci anni è stato assolutamente scandaloso per la loro inerzia ed omissività, arrivando a violare impunemente almeno quattro leggi dello Stato, senza patirne alcuna conseguenza.
Il sindaco di Trieste, Roberto Dipiazza, che il 13 luglio La accoglierà nella Sua visita in città è lo stesso che intervistato dalla stampa locale e nazionale, a seguito dell’inchiesta delle Procure di Grosseto e Perugia sul traffico e smaltimento nazionale di rifiuti tossici, che porterà agli arresti dei vertici triestini della Lucchini-Severstal, dichiarerà: “Nella vita non bisogna essere carogne. Quando l’altro giorno ho saputo quello che era accaduto al mio amico Francesco Rosato (l’Amministratore delegato della Lucchini spa arrestato per le indagini sugli smaltimenti rifiuti tossici, 350.000 tonnellate, della Ferriera di cui era anche direttore) mi sono rifiutato di parlare per non partecipare a questo sciacallaggio”.
Lo stesso comportamento della magistratura triestina nel merito è stato a volte stupefacente tanto da essere ripetutamente cassato, mi scusi la necessaria ripetizione, dalla Corte di Cassazione.
Un esempio per tutti: la sentenza emessa dal giudice Truncellito ove si attribuiva l’impressionante imbrattamento-inquinamento in uscita quotidiana dallo stabilimento alla responsabilità degli autisti dei camion che percorrevano a velocità troppo sostenuta le strade interne alla Ferriera determinando l’innalzamento delle polveri (?). O dove sistematicamente si riduceva il terrificante inquinamento di gas idrocarburi e di polveri sottili a semplice “imbrattamento” consentendo così per oltre un decennio ai vertici aziendali di cavarsela processualmente con ammende di pochissime migliaia di euro, pur in presenza della continuazione costante e ripetuta del reato.
Come ebbe a dire in un dibattito al Circolo Miani l’attuale Procuratore Capo di Tolmezzo, allora Procuratore Aggiunto a Udine, che aveva firmato, sulla base delle medesime imputazioni e violazioni di legge, il sequestro e la successiva chiusura della fabbrica chimica Caffaro di Torviscosa, Giancarlo Bonocore, “la legge è uguale per tutti, i giudici nell’applicarla forse no”.
Signor Presidente nel sostanziale silenzio, di cui prevediamo rimarrà parte anche questa lettera, della stampa locale, fatte salve rarissime e sporadiche eccezioni, e di un giornalismo che si è liberamente imposto da molti anni uno spontaneo bavaglio per non disturbare i manovratori della politica e i potentati economici, i cui confini oramai anche qui si sono persi da tempo, dopo aver trasformato per ventiquattro ore l’aula del Consiglio Comunale di Trieste (28/29 giugno u.s.) in una Assemblea aperta alla città.
Iniziativa impedita dalla amministrazione comunale che ha fatto sbarrare l’ingresso, anche ai giornalisti, dalla polizia municipale ed ha privato di acqua ed uso di servizi igienici per oltre venti ore i cittadini e le cittadine che avevano promosso la civile iniziativa ponendoli a condizione coercitiva dell’abbandono della sala consiliare, e dopo aver tentato di esprimere al Ministro degli Interni Maroni in visita alla Prefettura di Trieste (5 luglio u.s.) per la firma di un protocollo sulla sicurezza del territorio, una semplice domanda: se la tutela della salute e della vita di una comunità sia o meno sicurezza, abbiamo ritenuto, allo stato delle cose, inutile sollecitare un secondo incontro con Lei.
La lasciamo alla visione di una Trieste che purtroppo non rappresenta la città vera, come nei set di cartapesta dei vecchi films, circondato dall’attenzione di quei politici che sono i principali responsabili di questa situazione, della verticale perdita di fiducia dei cittadini nelle istituzioni e del degrado della nostra terra.
[…] Ecco signor Presidente, proprio per questo, e per l’incredibile, se purtroppo non fosse corrispondente al vero, comportamento di un presidente di Regione, mi consenta di usare la “p” minuscola, che deliberatamente sceglie di chiudere la più significativa realtà socioculturale del capoluogo regionale, quel Circolo Miani che porta il nome di uno dei protagonisti della Resistenza, perchè “non ha amici in Regione – fra i partiti”, facendo uso smaccatamente privatistico del pubblico denaro. Con il confessato scopo di privare i nostri concittadini del più partecipato strumento che si conosca a Trieste.
La nostra gente, noi, siamo stanchi e stufi di assistere alle sofferenze dei nostri cari, dei nostri figli e nipoti, di entrare ed uscire dagli ospedali, di accompagnare i funerali di persone costrette a morire in ancor giovane età.
Ecco perchè riteniamo inutile organizzare alcuna iniziativa, in occasione della Sua nuova venuta a Trieste per un concerto che appropriatamente si aprirà con un Requiem, nei confronti di uno Stato che Lei istituzionalmente rappresenta e riguardo al quale i cittadini si sentono sempre più estranei.
Maurizio Fogar
il solito brillante fogar.
massa longa no go voia de legger..cossa el disi? un riassuntin? gli italiani ancora no ga capì che scriverghe al presidente della Repubblica xe come scriverghe a Babbo Natale..ma d’altro canto lasciamogli la pia illusione so’ ragazzi