22 Giugno 2010

Udin&Jazz approda in città con Francesco Bearzatti e Claudio Cojaniz

Il festival Udin&Jazz 2010 – al suo ventesimo anno, organizzato come sempre dalla Associazione Euritmica – terminata la sezione itinerante approda domani, mercoledì 23 giugno, nel centro di Udine, e inaugura la sezione cittadina con un aperitivo “giocato in casa”: Francesco Bearzatti e Claudio Cojaniz (un “friulanissimo” duo), infatti, accolgono il primo pubblico udinese all’Osteria alla Ghiacciaia a partire dalle ore 12: al centro dell’aperitivo il progetto in duo, presentato al nuovo festival, e la produzione (firmata Euritmica) NION. Not In Our Name, ideata da Claudio Cojaniz, oggetto di una nuova incisione discografica e proposta live in anteprima a Udin&Jazz lo scorso anno, con grande successo in piazza Matteotti di fronte a un calorosissimo e numeroso pubblico.

Alle 16, nella Chiesa di San Francesco (per la prima volta sede suggestiva del festival) il primo degli Incontri Jazz, curati da Neri Pollastri: ospite d’esordio è Daniele D’Agaro, pluripremiata ancia della musica jazz nazionale e internazionale, che presenta per l’occasione Daniele D’Agaro Music Travelog, documentario in forma di note di viaggio attraverso concerti, interviste a musicisti, produttori, giornalisti, tra Europa e USA (il video è filmato e masterizzato da Francesco Montenero).
Alle 18, nella Corte di Palazzo Morpurgo l’insolito duo Bearzatti-Cojaniz (sax/clarinetto-pianoforte) si dispone agli strumenti per il primo dei concerti udinesi (a ingresso libero): Beat Spirit è il titolo del progetto che presentano i due artisti. Mattatori dell’invenzione jazz, istrionici sul palcoscenico, autentici nell’atto creativo, carismatici nelle loro personalità diverse e complementari: Francesco Bearzatti e Claudio Cojaniz fanno del jazz un modus vivendi, più che una semplice espressione artistica.
“Il jazz è per me cercare ciò che perdemmo nascendo ed è, come la vita, rivelazione gioiosa e dolorosa di ferite e verità: è la voglia di cambiare il mondo. Il resto è esercizio di stile o, peggio, arredamento sonoro”. Così spiega infatti lo stesso Cojaniz. Al suo essere carnale e sincero (ma non per questo estraneo alla tenerezza) si contrappone la poeticità dello strumento di Bearzatti, con la sua vena melodica visionaria e ai limiti del reale: è un dialogo tra i due, che si rigenera senza sosta, creando via via elementi diversi, che si costruiscono e mutano durante il cammino, che sorprendono ad ogni passo gli stessi esecutori. Tra improvvisazioni free e suoni ancestrali, tra riff di jazz tradizionale e intensi accessi blues, il progetto Beat Spirit di questi straordinari “spiriti liberi” è un lavoro di un’originalità quasi sconcertante. In occasione del concerto udinese ad accompagnare il duo è il pittore Roberto Taverna, che presta le sue performance pittoriche al discorso musicale.
Alle 19.30 il pubblico è invitato a spostarsi alla Chiesa di San Francesco dove lo attende il concerto di D’Andrea Three (Franco D’Andrea, pianoforte; Daniele D’Agaro, clarinetto; Mauro Ottolini, trombone). Franco D’Andrea è fuor di dubbio uno dei pianisti e compositori più riconosciuti sulla scena internazionale da oltre un trentennio: recentemente decretato miglior musicista dell’anno nella Top Jazz 2008 (Musica Jazz), D’Andrea ha ricevuto riconoscimenti unanimi dalla migliore critica italiana ed estera (da Down Beat, a Jazz Magazine, a Jazz Journal) per i diversi progetti dei quali è leader, dalle sue performance solistiche al quartetto. Dalle iniziali, innovative esperienze con il gruppo “Perigeo”, ai richiami africani, dagli stilemi classici, fino allo swing e alla più libera improvvisazione, il linguaggio di D’Andrea è del tutto fuori dal comune per la pulizia delle idee musicali e della loro realizzazione. Per questo i progetti d’insieme sui quali ha lavorato con altri musicisti sono stati in grado di trarre il meglio da ognuno dei collaboratori: a Udine D’Andrea si presenta con due strumentisti ben noti al pubblico friulano, anch’essi destinatari di importanti riconoscimenti di critica. D’Agaro è tra le ance più celebri e stimate nel panorama italiano (anch’egli in classifica per Musica Jazz, che nel 2007 e 2008 gli ha attribuito la vittoria come miglior sassofonista e clarinettista italiano) e con D’Andrea suona già in duo dal 2007: il suo suono riflessivo e corposo, le sue improvvisazioni immaginifiche si intersecano alla perfezione con gli input del pianista e con il suono vigoroso, irrefrenabile, emotivamente esplosivo del trombone di Ottolini, già partner di D’Agaro per numerosi progetti. Il trombonista veronese conferma una volta di più l’agilità stilistica che lo contraddistingue come punto d’arrivo obbligatorio per uno strumentista che voglia assimilare con disinvoltura i lati più diversi dell’universo jazzistico contemporaneo ed evidenzia con grande abilità la veracità dello strumento e, contemporaneamente, la sua straordinaria varietà timbrica.

Esplosivo e super-energetico finale di serata al Teatro San Giorgio a partire dalle 22: la cantante statunitense Dana Fuchs è ospite del festival con la sua band (Dana Fuchs, voce; Jon Diamond, chitarra/armonica; Walter Latuperissa, basso; Carter McLean, batteria). Una presenza scenica prorompente, una voce profonda, piena e sanguigna, uno stile deciso che oscilla tra aggressività e sofferto struggimento: “Dana è stata benedetta da una voce incredibilmente calda, potente e versatile. I suoi testi sono diretti e realistici. Ha studiato in profondità i più grandi interpreti di soul, rock e blues, sintetizzandone le influenze in un suo proprio sound personale e in uno stile unico”. Così descrive l’impatto di questa grande musicista americana Jon Diamond, il chitarrista (che suona, tra gli altri, con Joan Osborne e Debbie Davies) e co-produttore conosciuto a New York, che con lei condivide da sempre le scelte artistiche e con lei ha fondato la Dana Fuchs Band. La Fuchs è nota al grande pubblico per la sua partecipazione al film Across the Universe, di Julie Taymor, dedicato ai grandi successi dei Beatles, dove interpreta il ruolo di Sadie, aspirante rock star: la sua voce eccezionale accompagna tutta la durata del film, nel quale Dana ripropone particolari interpretazioni di temi icona quali, Don’t let me down e Helter Skelter. Across the Universe ha ricevuto la nomination agli Academy Award e Oprah Winfrey, la famosa conduttrice americana, ha detto “Across the Universe è più che un film musicale, è un’esperienza!”. L’energico impatto dal vivo di questa grande artista ha indotto inoltre i produttori del musical di Broadway Love, Janis a convocarla per un’audizione: cantando Piece of my heart si guadagna il ruolo di Janis Joplin, che al parti di Across the Universe le restituirà un’enorme popolarità.

Come cantante e compositrice Lonely for a lifetime è il primo album che raccoglie le sue canzoni, e viene accolto entusiasticamente sia dalla stampa che dai fan: regnano le atmosfere degli anni Sessanta con sound di R&B e influenze di Lucinda Williams e dei Rolling Stones, mentre i testi seguono lo stile di Tom Waits e Bob Dylan.
“Ciò che volevo era catturare una vena soul e rock insieme … ma con un approccio realistico”. Le muse per la sua vocalità sono Etta James, Otis Redding, Bobby Bland, Aretha Franklin e Mavis Staples. Tra i suoi titoli migliori: Strung out, Lonely for a lifetime e Bible baby.
Spiega la Fuchs: “sono brani che trattano l’ipocrisia religiosa, e come tutte le tracce dell’album riguardano soggetti rispetto ai quali ho un’esperienza personale diretta. Per me è cruciale sentire un legame con quello che descrivo, in modo da creare una rappresentazione veritiera di me, della mia vita e di ciò che per me è importante”: a una vera “ragazzaccia” il compito di chiudere la prima, intensa giornata udinese della ventesima edizione di Udin&Jazz.

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