Quanti sono gli infermieri, a Trieste, in rapporto alle necessità effettive della popolazione, e al target così ‘anziano’ della città?
Intorno alla scottante questione, sulla quale nelle ultime settimane si sono avvicendate diverse dichiarazioni, interviene Flavio Paoletti, presidente degli oltre 2000 iscritti al Collegio Ipasvi di Trieste (che raggruppa Infermieri professionali, vigilatrici d’infanzia e assistenti sanitari) nonchè neoeletto presidente del coordinamento regionale Collegi Ipasvi, che raggruppa i 9380 infermieri professionali delle province di Gorizia, Pordenone, Udine e Trieste.
«La primavera triestina è stata segnata dal cambio dei vertici aziendali delle tre aziende triestine: Azienda per i servizi sanitari, Azienda Ospedaliero – Universitaria ed Istituto Burlo Garofalo. Molte altre saranno le modifiche che interesseranno migliaia di dipendenti della sanità pubblica e privata nei prossimi mesi: rivisitazione degli Atti Aziendali, revisione delle dotazioni organiche, modifica dei Piani Attuativi Locali, ridimensionamento dei budget per struttura operativa in conseguenza dei deficit di bilancio. Dal punto di vista delle risorse infermieristiche regionali – sottolinea Paoletti – si susseguono articoli che smentiscono le posizioni reciproche: a volte, in regione, mancano 500 infermieri, altre volte si dichiara che il Friuli Venezia Giulia è la seconda regione in Italia per numero di infermieri professionisti … dimenticando tuttavia di sottolineare che siamo una delle regioni, e Trieste è una delle città con il numero più elevato di anziani, e con presenza di patologie cronico-degenerative che vanno presi in carico per il resto della vita da parte dei servizi ospedalieri e territoriali. Si dimentica, inoltre, che siamo anche ben lontani dagli standard europei, quindi a poco dovrebbe giovare il paragone con la Liguria. Non si tratta di supportare un modello specifico di “assistenzialismo”, ma semplicemente di affermare il diritto alla salute dei cittadini che, come professionisti, gli infermieri devono garantire per norma e per credo etico».
Che gli infermieri siano pochi o troppi, in fondo, potrebbe essere desunto sulla base di indicatori predefiniti: «Basterebbe sedersi attorno ad un tavolo istituzionale e individuare con chiarezza i parametri – sostiene Paoletti – Proprio questa era la funzione dell’Osservatorio regionale istituito con l’innovativa legge regionale 10 del 2007, e che senza nessuna comunicazione ufficiale è stato attualmente soppresso. Certo, dopo invito formale di Ipasvi e degli altri professionisti, l’Assessore Kosic ha dichiarato alla stampa di volerlo riattivare ma siamo ancora in attesa che ciò accada. Del resto un altro indicatore, fondato sull’effettivo numero di ore infermieristiche erogate (qualsiasi sistema di programmazione moderno si basa sulle ore lavorate e non sul numero di operatori!), può essere desunto dal fatto che l’ Azienda Ospedaliero – Universitaria di Trieste è stata costretta a chiudere ed accorpare strutture e funzioni così da permettere al personale infermieristico, medico e di supporto di usufruire delle ferie estive come previsto dai CCNL. Evidentemente non siamo proprio così tanti: forse più semplicemente si tratta di un’analisi parziale, basata su un unico parametro e non su una serie di variabili che incidono sulle risorse e sulla “forza lavoro” reale. Per quanto possibile – conclude Paoletti – sarà mio compito sollecitare le forze politiche ed amministrative locali e regionali a far maggior chiarezza sulla programmazione che riguarda i professionisti infermieri ma non solo, e i diritti dei cittadini: due attori fondamentali nel sistema salute»..
Quanti infermieri e assistenti ha berlusconi? cosi’ si fa’ il paragone con gli anziani di Trieste!. La Liguria non ha anziani loro, ma tutti i lombardi piemontesi che in tarda etta’ si sono la’ residenziati per non pagare certe tasse.
c’è qualche infermiere di TS che può smentire o confermare questa notizia…sono al primo anno di infermierisitica e mi piacerebbe sapere cosa dovrò aspettarmi per il futuro. Grazie.