11 Giugno 2010

E alla sagra di Forza Nuova si servono i cevapcici


La sagra è “tricolore”, ma il piatto forte sono i tutt’altro che italici cevapcici.  Si tratta dell’evento organizzato da Forza Nuova dal 18 al 20 giugno all’Ippodromo di Montebello, a Trieste.

Curiosa la scelta delle pietanze da servire: invece di pollo o spiedini nostrani, i balcanicaci cevapcici “a 2 euro, contro la crisi”.

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38 commenti a E alla sagra di Forza Nuova si servono i cevapcici

  1. enrico maria milic ha detto:

    kebab (pei turchi), cevapi (pei serbi), cevapcici (pei croati, i sloveni, i triestini)…
    el piato del’associazion “identità e tradizione” di forza nuova.
    : )

  2. francesca ha detto:

    Enrique non confondere i turchi con gli slavi. Il kebab non c’entra niente. I musulmani non mangiano il maiale. Per i Serbi, come sai, l’insulto “turco” è onnicomprensivo di tutti gli insulti esistenti possibili.
    I cevapcici sono diffusi in tutti i Balcani fino alla Romania dove si chiamano mititiei volgarmente detti mici.
    http://lacucinadicrista.blogspot.com/2006/08/mici-o-mititei-piccole-polpette-forma.html

  3. alpino ha detto:

    podemo girarla e voltarla come volemo, xe da beoti metter civpcici come piatto forte per una sagra tricolore, quei de forza nuova a volte i ga una testa ne gnanca el porco ghe la magna…che figura de M…a

  4. Eros ha detto:

    Il kebab c’entra e i cevapcici originali (cevap deriva appunto da kebab) non hanno carne di maiale, ma misto montone e manzo.
    Non risulta in lingua serb la parola ‘turco’ come un’offesa.

  5. Walter Sobchak ha detto:

    Anche il WWW andrebbe sostituito con un GRM (Grande Ragnatela Mondiale da http://it.wikipedia.org/wiki/World_Wide_Web )

  6. Walter Sobchak ha detto:

    Ammesso che il sito interrete di cui sopra abbia i biscotti abilitati.

  7. matteo ha detto:

    li ga compradi in slovenia?

    no perche nei cevapcici va la paprica

    Si presentano come polpettine cilindriche del diametro di un paio di centimetri e della lunghezza di 7/8 centimetri. Sono solitamente composti di carne di maiale, manzo e agnello, cipolla tritata finemente, pepe e paprika dolce. Vengono generalmente serviti cotti al barbecue, sulla griglia o alla piastra. Solitamente si gustano con cipolla tagliata a dadini o anelli, ed ajvar, una salsa piccante preparata con peperoni rossi macinati e spezie. Una variante li vede infarinati e rosolati in padella.

    Secondo quanto riporta Branislav Nušić, i ćevapčići vennero serviti per la prima volta a Belgrado intorno al 1860 nella trattoria “Da Tanasko Rajic” nei pressi del Grande Mercato (oggi Piazza degli Studenti). Il proprietario della trattoria, il padrone Živko (che si suppone abbia avuto origini dalla regione di Leskovac), secondo le parole di Nušić, si era così arricchito che con il guadagno riuscì a costruire una chiesa nella sua regione d’origine.http://it.wikipedia.org/wiki/%C4%86evap%C4%8Di%C4%87i

    pero guardando ho trovato anche questo

    Prodotto tradizionale friulano diffuso nelle province di Gorizia e Trieste, denominato anche “salsiccia jugoslava” a indicazione dell’origine.
    http://www.ars-alimentaria.it/schedaProdotto.do?idProdotto=155705&siglaRegione=&tipologia=

  8. matteo ha detto:

    si ma xe dificile servir piatti tipici de altri posti dove de tipo de noi xe

    La cucina triestina porta con sé influenze austriache, ungheresi, ebraiche, slave e orientali, soprattutto per il largo uso di spezie e aromi.
    Tra i piatti tipici ricordiamo:
    la Jota, una minestra con fagioli e crauti;
    gli Gnocchi di susini, un primo agrodolce in cui si incontrano patate e prugne;
    gli Gnocchi di pane, preparati con pane, uova e prosciutto;
    la Porzina con capuzi, che non è altro che carne di maiale lessata e servita con crauti, senape e kren (ossia la radice del rafano);
    il goulash, una minestra di chiara derivazione araba preparata con cipolla, carne e peperoncino.

    Tra i dolci tipici di Trieste abbiamo:
    lo strudel di mele, derivato dalla cultura austriaca, che viene preparato con mele e pinoli;
    la putizza, un dolce di pasta sfoglia ripiena di frutta secca;
    i Kipfel di patate, cioè dei piccoli dolci di patata che vengono fritti in olio bollente;
    le favette, a base di mandole bianche pelate, farina di riso, miele e maraschino.
    http://www.paesionline.it/trieste/cucina_e_vini/consigli_utili.asp

  9. matteo ha detto:

    Piatti tipici[1] [modifica]

    Primi piatti [modifica]
    Particolare importanza rivestono, nella cucina triestina, i primi piatti, in massima parte costituiti da minestre e zuppe, gnocchi di vario tipo, riso e risotti e alcune paste ripiene.
    Fra le minestre e le zuppe particolarmente apprezzate sono:
    La jota, a base di crauti, pancetta , fagioli e patate. Alcune costolette di maiale e un pezzo di salsiccia completano gli ingredienti necessari per confezionare tale piatto
    La minestra de’ bobici con fagioli (possibilmente borlotti), mais (ovvero i bobici), prosciutto affumicato e una spolverata di pepe
    La minestra d’orzo e fagioli sempre molto popolare e diffusa in città
    Il brodeto (brodetto). Tale piatto, diffuso dall’Abruzzo fino all’Istria (ed oltre), assume forme e varietà diverse a seconda del luogo in cui viene cucinato. Il brodetto triestino (brodeto) viene generalmente preparato con pesci di piccola dimensione ( la minudaia) cui vengono aggiunti molluschi e crostacei, e non va confuso con quello gradesano, in cui l’utilizzo del rombo è d’obbligo
    Prelibati gli gnocchi e gnocchetti di vario tipo, fra cui:
    Gli gnocchi giganti, che hanno come ingredianti di base il pane raffermo rosolato in un intingolo al prosciutto
    Gli gnocchi di fegato, diffusi anche in Istria e in Friuli. Sono questi di probabile origine centro-europea, anche se i lussignani ne rivendicano talvolta la paternità
    Gli gnochi de’ susini, preparati con prugne snocciolate, patate lesse, uova, cannella e un pizzico di zucchero. L’uso di albicocche secche in luogo delle prugne è sconsigliato
    Una certa diffusione hanno anche risi e risotti:
    Il riso alla greca (con peperoni e cipolle) non è solo monopolio dell’unico ristorante ellenico locale ma è servito anche in numerosi punti di ristoro cittadini
    Il riso e fagioli è un piatto piuttosto comune in tutta l’Italia nordorientale. A Trieste è preparato con lardo (oppure pancetta), sedano e alloro
    Fra le paste ripiene consumate in città vi sono
    I Cialzons, (tipici della cucina carnica) lontanamente imparentati agli agnolotti, dal ripieno normalmente composto da spinaci e formaggi invecchiati, o, al posto di questi ultimi, ricotta. Nel composto si suole aggiungere anche un pizzico di cannella per aromatizzarlo
    Secondi piatti [modifica]
    Pietanze di pesce [modifica]
    La preparazione del pesce si ricollega a Trieste, come si è già accennato, alla tradizione culinaria dell’Adriatico italiano e più in generale a quella del mondo mediterraneo e trova i suoi punti di forza in alcuni piatti particolarmente gustosi, fra i quali:
    Il baccalà al pomodoro, cotto al forno con acciughe e abbondante prezzemolo
    Il branzino guarnito, cotto al forno con l’aggiunta di un frullato di gamberetti, cozze, vongole e cappe
    Le canocie in busara, ovverosia canocchie accompagnate da un preparato costituito da pan grattato, pomodori, pepe e vino. Ricordiamo che la busara, che dà il nome al piatto, è un recipiente generalmente di coccio usato nelle navi
    I sardoni in savòr (alici marinati nell’aceto, ricetta sembrerebbe dalle antichissime origini), piatto di origine veneta che viene confezionato stendendo uno, o più strati, di alici frittei su altrettante cappe di cipolle (queste ultime cotte con l’aggiunta di aceto alloro e aglio a piacere). Il tutto deve essere lasciato macerare per almeno un paio di giorni (in frigorifero) prima di venir consumato
    Pietanze di carne [modifica]

    Gulash
    Le famiglie triestine sono anche notevoli consumatrici di pietanze a base di carne, non solo suina e bovina ma anche ovina. Fra i piatti più diffusi vi sono:
    I cevapcici, polpette generalmente molto speziate e moderatamente piccanti, cotte alla griglia. La ricetta è di origine serba
    Il goulash, tradizionale pietanza ungherese a base di spezzatino di manzo e con l’eventuale aggiunta di patate, diffusissimo in città. Sovente vengono utilizzati anche pezzi di prosciutto in aggiunta o talvolta anche in sostituzione delle patate. Se la salvia è facoltativa, l’uso della paprika è d’obbligo
    La porzina con capuzi, ovvero la coppa di maiale lessata e accompagnata da crauti, senape e rafano
    Il sanguinaccio alla boema, di origine, per l’appunto, boema, insaccati di sangue di maiale con pane grattato, aglio e maggiorana
    L’ agnello al kren, agnello al rafano
    Formaggi [modifica]
    A Trieste sono ampiamente commercializzati, come nel resto d’Italia, formaggi di varia provenienza, sia nazionale che estera. Di produzione locale è invece una crema al formaggio che, spalmata sul pane, può essere consumata in qualsiasi momento della giornata, anche a merenda. Si tratta del liptauer, conosciuto anche come spuma di formaggio d’Ungheria e che, nonostante il nome, sembra avere un’origine slovacca, non magiara. Dalla Slovacchia (appartenente all’epoca al Regno d’Ungheria) proveniva anche la materia base con cui nella seconda metà dell’Ottocento si elaborava, costituita dal formaggio bryndza.
    Nel corso del Novecento il liptauer si è andato progressivamente italianizzando a Trieste e il bryndza è stato gradualmente sostituito dalla ricotta, o più raramente, da altro formaggio morbido. Questa viene mescolata con burro, capperi, senape, cipolline, un pizzico di paprika ed erbe aromatiche (fra cui il cumino). C’è anche chi, infrangendo la tradizione, aggiunge un po’ di rhum o altro distillato, con risultati, secondo i buongustai, molto discutibili.
    Contorni e accompagnamenti [modifica]
    Svariati e gustosi i contorni. Fra i più tipici possiamo segnalare:
    Le granzevole alla triestina, a base di granzevole (squisiti crostacei pescati nell’Adriatico) scottate per qualche minuto e successivamente condite con succo di limone, pepe e prezzemolo. Sono servite anche come stuzzichino
    Le patate in tecia, e cioè patate tagliate a fette e immerse in un soffritto di cipolle con aggiunta di brodo. Dopo la cottura vengono adeguatamente salate e pepate prima di essere schiacciate con un mestolo fino ad amalgamarsi completamente con gli altri componenti. Sono generalmente servite con gulash o altre carni
    Dolci [modifica]
    Varia e di alta qualità l’offerta di dolci. Fra questi si segnalano:
    Il coch, specie di budino dolce
    Il cuguluf, lontano parente del panettone, ma di forma quasi conica. Di origine austriaca, è preparato con cacao amaro, uva passa e scorza di limone
    Le fave di Trieste, tipici dolci alle mandorle con uova e maraschino
    La pinza, dolce di pasta lievitata consumato generalmente nelle feste di Pasqua e preparato con farina, uova, burro e zucchero in abbondanza, l’aggiunta di rhum, bucce grattugiate di arancia e limone, vaniglia. Dal momento che viene elaborato anche a Gorizia, entrambe le città ne rivendicano la paternità (ma forse le vere origini sono da ricercare in Europa centrale)
    Il presnitz, di probabile origine ungherese, composto da pasta sfoglia, zucchero, noci, pinoli e mandorle
    La putizza, dolce carsolino di pasta lievitata simile alla gubana ma dal ripieno molto più elaborato. Fra gli ingredienti vi sono infatti rhum, cannella, chiodi di garofano e noce moscata
    Lo strucolo, versione triestina dello strudel di origine austriaca, preparato con il tradizionale ripieno di mele ma anche con le ciliegie o con altra frutta di stagione
    http://it.wikipedia.org/wiki/Cucina_triestina

  10. Walter Sobchak ha detto:

    E io che mi aspettavo il Carneplastico o il Bombardamento di Adrianopoli.

    http://www.youtube.com/watch?v=VCiyG7GMs_g

  11. Andrea Rodriguez ha detto:

    Vorrei vedere a chi non piacciono i civa!!!
    O il kebab!
    I civa sono trasversali e uniscono… un po’ come le sagre poi…

    Ma pensate veramente che qualcuno vada dietro a queste cose? 🙂
    Non c’era nache Casarini che beveva CocaCola.

    “I vol far tanto i no global e dopo i ga le naik”
    “I fa tanti i alternativi e dopo ga el yoht!”

    Tra l’altro ieri ho bevuto un italicissimo e NERO Chinotto e sono rimasto sorpreso nel leggere che tra gli ingredienti non c’era traccia alcuna di chinotto :(( solo non ben specificati “aromi”…
    Non era Chinò!
    Era un Chinotto dall’accativante bottiglia in vetro molto retro con una pin-up moracciona!

    http://www.beviben.it/foto/articoli_foto_580.png

    PS: era buono assai!

  12. francesca ha detto:

    Il chinotto è solo San pellegrino. Lasciatelo dire da chi negli anni 70 lo beveva ed era la risposta italiana alla coca cola. Adesso è andato fuori moda chissà perchè.

  13. alpino ha detto:

    chinotto e spuma che meraviglie

  14. Barbara Belluzzo ha detto:

    scusa EMM, adesso però vogliamo un poca de pubblicità anca alla ns sagra!!!! 😉

    che xe pure lo stesso giorno….

    http://www.meetup.com/beppegrillotrieste/calendar/13734733/

  15. Antonio Lippolis ha detto:

    Grigliata di autofinanziamento? GRILLO non passa qualche EURINO? Sente la crisi anche lui?

  16. giorgio ha detto:

    il capogruppo Lippolis ci può spiegare questa battuta?

  17. Andrea Rodriguez ha detto:

    Francesca: scherzi??? è intramontabile. mi hanno riferito di un Chinò (che è poi il San Pellegrino) nuovo senza zucchero…

  18. piero vis'ciada ha detto:

    – cevapcici… alimento del fiero alleato e amico popolo serbo 🙂

  19. chinaski ha detto:

    ma a la festa de forza nova se bevi union o lasko?

  20. aldič ha detto:

    caro china! i bevera’ karlovačko pivo!!!

  21. dimaco ha detto:

    Sarà che li vogliono adottare come simbolo dell’ italica virilità.

  22. JACK ha detto:

    C’è un chinotto SUPER all’IKEA!!

  23. Eros ha detto:

    Il Chinotto ORIGINALE non è quello San Pellegrino, ma quello NERI di Capranica in prov. di Viterbo

  24. guidolino ha detto:

    .. che fame
    Milic: no te ga un poche de patate de quel orto?

  25. viceversa ha detto:

    ma il toco meio in fato de bira per mi xè la osjusko: chiara, legera, con un retrogusto solo un pel frutado… e sai cosa bevi!!

  26. Eros ha detto:

    Ma qualcuno di voi ha mai assaggiato la Sarajevsko?

  27. Diego Manna ha detto:

    Mi la go bevuda! a Mostar, bonissima!!!

  28. Eros ha detto:

    Per me è la migliore in assoluto dopo la Pilsner Urquell e l’ormai introvabile Pedavena

  29. roberto lisjak ha detto:

    ma la finì de straparlar de chinotti? francesca te son un esperta de chinotti? 😉

    come opportunamente osserva eros il chinotto per antonomasia è il neri, se non lo avete assaggiato non potete capire. seguono, per tradizione, il lurisia di savona che è anche dop e lo spumador di lomazzo di rho (se ciama spuma nera ma xè la stessa roba). ho testato sul campo il chinò con edulcoranti e ha passato l’esame, quasi indistinguibile dal quello standard.

    …e comunque i civa più boni xè quei dela slavonia

  30. Eros ha detto:

    I civa con carne di maiale sì, i migliori si trovano nella zona di Vinkovci, mentre i civa migliori misti ovino-manzo li ho provati da “Mujo” a Banja Luka, una locanda storica della città, gestita da un musulmano (alla faccia di chi dice che in Bosnia non è tornata la convivenza).

  31. John Remada ha detto:

    Giornate giuste per magnar e bever, e far gli auguri a Mr.Tuiach! Nessuno dei nuovi partigiani l’avrebbe mai ,neanche pensato! FN in consiglio comunale! Del resto ragazzi perduti tra la bora e le nebbie carsiche, il detto “Chi le cerca le trova” è quanto mai reale! Peccato che la truppa sinistra sia nascosta chissà dove con grande mal di testa, immagino…..

  32. Fiora ha detto:

    @31
    “Peccato che la truppa sinistra sia nascosta chissà dove….”
    ah rieccolo il Rol-fatto-in-casa!
    tentativo infruttuoso di riesumazione mediante materiale scaduto dal 2010

  33. John Remada ha detto:

    @Se è infruttuoso tanto meglio. Materiale scaduto lei afferma , Fiorenza? A dire il vero nella metà del 1945 doveva scadere del tutto, ma il tutto sta risorgendo, e non per merito mio.

  34. Fiora ha detto:

    @33
    scaduto come anzianità di post. Scadute le reminiscenze strumentali di richiami al ’45 .
    Suvvia , Forza Nuova dia vigore ai tuoi interventi, Johnny.
    E se proprio non ce la fate, anticaglia per anticaglia, d’ora in poi datemi del voi risparmiando dalle vs. provocazioni sciocchine la gentile concittadina che ha la ventura di chiamarsi come me.
    Firmato:
    Fiora Giacomelli Degrassi

  35. Fiora ha detto:

    aggiungo che con questi qui pro quo il fastidio lo dai non solo a me ma ad una persona che non è mai intervenuta su Bora.La nella stessa misura in cui io non sono iscritta a F.B. e che con te e neppure con me ha nulla da spartire.
    La Redazione ne è perfettamente a conoscenza e se non la pianti con queste infantili quanto errate illazioni sulla mia identità pregherò che ti facciano il secondo richiamo.
    Possibile che tu non abbia MAI NIENTE di più interessante o ameno da scrivere?!

  36. John Remada ha detto:

    Deve essere giù di nervi Sig.ra Degrassi…..preghi quanto vuole , difficile che i santi intervengano, hanno troppe pratiche da sbrogliare. Per il resto, non sono sulla Sua lista dei desideri, quindi scrivo le cose che interessano me , può fare a meno di leggere e intervenire, nessuno l’ha menzionata nel n.31.

  37. Fiora ha detto:

    Chi scrive pubblicamente si aspetti commenti . Anzi ! li auspichi altrimenti scriva un diario segreto.
    Alla Redazione chiedo cortesemente d’ intervenire. Le sciocche provocazioni con incursioni nel privato altrui dell’utente Johnn Remada stanno a mio avviso tracimando.
    Grazie

  38. John Remada ha detto:

    Sono una via di mezzo i miei scritti ,più o meno si possono sintetizzare in una situazione descritta dal valido F.Battiato del II° hit, ovvero “Il silenzio del rumore delle valvole a pressione”. Detto questo, Sig.ra del 37, non capisco il Suo nervosismo, le da fastidio la continuazione di vecchie discussioni, mi accusa con una certa acredine, di non essere ai suoi desideri sul discorrere e altro che non comprendo. Ritengo di respingere il Suo reclamo, anche la cavalleria ha un limite.

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