3 Giugno 2010

La sterilizzazione dell’acqua di mare da parte del rigassificatore di Zaule comporterebbe una perdita economica annua tra i 3 e i 5 milioni di euro

Pubblichiamo come ricevuto una sintesi delle osservazioni da parte di WWF-Area marina protetta “Miramare” al Rigassificatore di Zaule del progetto di Gas Natural

Perché il proponente persevera nel propagandare (cfr. inserto sul“Piccolo”del 25/05/2010) i risultati dello “Studio di diffusione dello scarico dell’acqua di mare dal terminale di rigassificazione di Zaule (febbraio 2008)”, allorché l’ISPRA (marzo 2009 *) ha sancito la “…sostanziale inadeguatezza dei modelli di calcolo della diffusione delle anomalie termiche e/o chimiche. Non si tratta certo di inadeguatezza matematica o algoritmica, quanto di tipo concettuale, relativamente alle condizioni imposte per l’ambiente recettore”? Ritiene, il proponente, che sia stato logico ottenere un parere di VIA favorevole a fronte di questa macroscopica carenza anche se emendata dall’obbligo di effettuare monitoraggi dei parametri chimico-fisici ed ambientali? Il proponente intende far validare i dati di monitoraggio da enti certificatori terzi, istituzionali e non? Quali azioni il gestore dell’impianto di rigassificazione potrebbe attuare nel caso in cui il monitoraggio evidenziasse un impatto negativo? Ritiene che il monitoraggio dei parametri ambientali ex-post –richiesto dalle prescrizioni ministeriali– sia una garanzia sufficiente per scongiurare ex-ante l’assenza di ripercussioni sull’habitat marino?
(*) ISPRA: CONTRODEDUZIONI AL RAPPORTO SULL’IMPATTO TRANSFRONTALIERO DEL TERMINALE GNL DI ZAULE DEL MINISTERO DELL’AMBIENTE E DEL TERRITORIO DELLA REPUBBLICA DI SLOVENIA

Perché il proponente insiste nell’utilizzare l’acqua di mare nel processo di rigassificazione, quando l’ISPRA (marzo 2009) ha stabilito che “…La sterilizzazione della massa d’acqua in ingresso determina l’eliminazione degli organismi costituenti lo zooplancton. Appare necessario, in uno studio di VIA, quantificare l’impatto di tale perdita degli organismi zooplanctonici in termini di effetti sulla produzione secondaria della Baia di Muggia e, in senso più ampio, dell’intero Golfo di Trieste”? Il proponente è a conoscenza degli studi che documentano le attuali condizioni di oligotrofia del sistema pelagico in golfo di Trieste? E’ a conoscenza del trend che si registra negli ultimi anni sulla quantità di pesce pescato in mare in Friuli Venezia Giulia ed in particolare della riduzione del pescato di pesce azzurro (gruppo di specie ittiche che, collocato ad un livello trofico intermedio, è più sensibile alle fluttuazioni del plancton disponibile quale alimento)? Ha considerato le ripercussioni dell’utilizzo dell’acqua di mare nei confronti della comunità ittica?

L’acqua di mare, nel trattamento con cloro attivo, viene in buona parte sterilizzata tranne che per quella parte della comunità batterica capace di sopportare un trattamento temporaneo con il biocida. Questa tecnica porta ad una forma di selezione della comunità batterica all’interno del bacino dove viene prelevata e poi restituita l’acqua di mare, selezione che porta a favorire i ceppi batterici resistenti a discapito di altri batteri e varie forme di vita veicolate dall’acqua. Il proponente è a conoscenza del fatto che i batteri marini hanno il ruolo di regolatori della biogeochimica degli ecosistemi acquatici, e che un’alterazione del ciclo biogeochimico del carbonio provoca il fenomeno delle “mucillagini”? Conosce gli studi che documentano il fatto che il fenomeno delle mucillagini in golfo di Trieste si è verificato in anni caratterizzati da una distribuzione dispersa del popolamento batterico eterotrofo (1997, 2000, 2002) ?

Perché non sono menzionati gli effetti dell’utilizzo di ipoclorito per sterilizzare l’acqua di mare sui c.d. “sali nutrienti”, ed in particolare sull’azoto ammoniacale (specie chimica di cui è stato documentato, per il golfo di Trieste, il ruolo biologico preponderante rispetto alle forme ossidate dell’azoto, in particolare azoto nitrico e nitroso)? Perché non sono menzionati gli effetti ambientali dei circa 5 quintali/giorno di solfati, derivanti dall’impiego di metabisolfito di sodio utile a neutralizzare il cloro attivo in eccesso prima di riversare l’acqua in mare? Perché non si considera la formazione di composti alogenoderivati quali cloramine e trialometani – conseguenza della reazione del cloro attivo (~ 150 kg/giorno) con la sostanza organica – ed il loro accumulo nel tempo nell’habitat e nel pesce ? Il proponente è a conoscenza di quanto riportato nella relazione di OGS-BIO (2007) per l’impianto off-shore ? Questa che indica che:
• “gli alogenoderivati, sottoprodotti della clorazione, tossici, mutageni, poco biodegradabili, accumulandosi nell’ecosistema marino possono interferire in molti processi metabolici e fisiologici;
mancano studi esaurienti sugli effetti della clorazione a livello di ecosistema, quali l’alterazione del numero di specie presenti o le modificazioni della produttività primaria e la respirazione;
mancano informazioni sugli effetti della clorazione nei confronti dei batteri marini, sulla modificazione della biodiversità e sulla diminuzione di biomassa”.

Il proponente intende presentare una richiesta di VIA per le opere di bonifica ambientale che asserisce verranno realizzate sul sedime dell’impianto ? Il proponente ha valutato gli effetti cumulativi derivanti dalla risospensione di sedimento contaminato per via della realizzazione contemporanea di più opere a mare (metanodotto, molo d’attracco delle metaniere, scavi per la posa delle barriera di contenimento per la bonifica ambientale, rimodellamento del fondale in corrispondenza del punto d’ormeggio) ? E quelli continuativi dovuti al traffico di metaniere e rimorchiatori ? Il proponente è a conoscenza che lo studio d’impatto ambientale per il metanodotto ha messo in evidenza i segni della risospensione di sedimento ad opera delle eliche dei rimorchiatori ? Non intende affrontare lo studio della risospensione di contaminanti (varie sostanze organiche ed inorganiche) presenti nei sedimenti del Sito Contaminato al di sopra dei quali circolerebbero metaniere e rimorchiatori, contaminanti che andrebbero ad aggiungersi a quelli rimessi in sospensione dalle petroliere?

Il proponente è a conoscenza del fatto che una sospensione temporanea delle attività di maricoltura (sicuramente la mitilicoltura, ma forse anche l’allevamento di pesce in gabbia), evento che potrebbe verificarsi al momento della realizzazione delle opere a mare per l’impianto di rigassificazione e che deve tenere debitamente conto dei tempi burocratici per la riapertura degli impianti a seguito dei controlli igienico-sanitari, rischia di compromettere definitivamente questo settore produttivo ? La maricoltura dà lavoro, in provincia di Trieste, direttamente ad una settantina di persone e contribuisce al mantenimento dell’indotto nel settore nautico-professionale (meccanica, rimessaggi, frigoriferi, trasporti, mercato ittico).

Il proponente sicuramente conosce il testo della prescrizione A10 contenuta del decreto di VIA, riguardante il possibile accumulo di mercurio nei pesci del golfo di Trieste. Questa prescrizione indica che “…Sulla base dei risultati degli studi di approfondimento dovranno essere verificate azioni di mitigazione.”E’ in grado di anticipare quali potrebbero essere le azioni di mitigazione utili a ricondurre il contaminante al di sotto della soglia prefissata ?
(OSSERVAZIONE GIÀ RIPORTATA SUL SITO WEB DELLA PROVINCIA)

L’acqua di mare impiegata nel processo di rigassificazione verrebbe ad essere praticamente sterilizzata, quindi inutilizzabile per i servizi ecosistemici che la stessa rende all’ambiente: habitat per le comunità planctoniche e pelagiche, processi di autodepurazione, ecc. Il rigassificatore utilizza 636.000 metri cubi al giorno di acqua di mare, pari a 232.140.000 metri cubi/anno. Essendo che il golfo di Trieste ha una profondità media di 16 metri, verrebbero sottratti (annualmente) 1.450,9 ettari di habitat marino. I servizi ecosistemici resi dall’ambiente marino sono stati quantificati. I parametri di riferimento potrebbero essere, in questo caso:
• valore per anno, per 1 ettaro di mare sovrastante la piattaforma continentale (Costanza R, 1997: The value of the world’s ecosystem services and natural capital): € 2.254
valore per anno, per 1 ettaro di mare incluso nell’area marina protetta di Miramare (Marangon F., 2004): € 3.633.
La perdita economica annua sarebbe quindi quantificabile in un range compreso tra € 3.270.329 e € 5.271.120. Tali stime non sono menzionate negli studi di impatto ambientale per il rigassificatore di Zaule, quindi non compaiono nelle “passività” del conto economico legato a questo progetto. Perché ?
(OSSERVAZIONE GIÀ RIPORTATA SUL SITO WEB DELLA PROVINCIA)

Il rigassificatore necessita di un carico termico massimo disponibile di 127,75 MM kcal/h. Questo si ottiene con una portata di 32.000 m³/h di acqua di mare, prelevandola a temperatura ambiente e riversandola a temperatura più bassa di 4ºC. La disponibilità dei cascami termici nella zona industriale di Trieste risulterebbe più che sufficiente – sia allo stato attuale, ma anche in previsione della chiusura di stabilimenti “problematici” quali la Ferriera – a soddisfare questo fabbisogno, evitando quindi le ricadute negative legate all’utilizzo di acqua di mare. Il proponente esclude che altri impianti di rigassificazione impiegano – in toto o in parte – i cascami termici disponibili in loco collegando quindi in maniera più o meno rigida il proprio ciclo produttivo a quello di altre aziende? E’ possibile ottenere uno studio di dettaglio (più approfondito di quanto citato nella dichiarazione di disponibilità tra il proponente e l’Acegas-Aps riportata nei documenti di VIA) sul possibile utilizzo di queste fonti di calore? E’ forse stata valutata, come fonte alternativa di calore, l’aria atmosferica, magari ricorrendo in parte alla tecnica c.d. “a fiamma sommersa” nei momenti più critici?

MISCELLANEA

Il proponente sa che la “Depositi Costieri Trieste s.p.a.”, avendo modificato tra il 2000 ed il 2007 il proprio documento sul “Controllo di pericolo di incidenti rilevanti” emesso ai sensi della normativa “Seveso”, può agevolare di fatto l’insediamento del rigassificatore?

Perché nelle presentazioni semi-pubbliche, quali quella tenutasi in CCIAA lo scorso 17 maggio, il proponente – nell’illustrare l’assenza di “effetto domino” – omette di inserire tra gli impianti a rischio collocati in prossimità del sito prescelto anche la progettata centrale da 400 MW di Lucchini Energia? Ritiene forse che – così come nell’esempio che fu illustrato ai convenuti – non ci sia rischio di propagazione di incidente dalla ditta ALDER verso il rigassificatore in presenza di detta centrale energetica ? Ritiene che non sia il caso di menzionare la presenza di detta centrale nei documenti sulla sicurezza (c.d studi sull’effetto domino) presentati per la procedura di VIA, anche al fine di evitare uno “spezzatino” della valutazione dei rischi così come si dovrebbe evitare lo spezzatino degli studi di impatto ambientale ? Il proponente è a conoscenza del fatto che la realizzazione di detta centrale è data per acquisita dal ministro S.ra Prestigiacomo (cfr. dichiarazione riportata dalla stampa il 25 maggio u.s. *) ?
(*) Il Piccolo: “Ebbene, ha annunciato ieri la Prestigiacomo, accanto al rigassificatore sorgerà una centrale elettrica da 400 megawatt che utilizzerà proprio le ”frigorie” (ossia i derivati freddi della rigassificazione che così non saranno scaricati in mare) per produrre elettricità.”

Il proponente è a conoscenza del fatto che l’insieme degli impianti energetici in progettazione nell’area di interesse (rigassificatore + gasdotto + nuova centrale elettrica + 2a cokeria a servizio della centrale “Elettra” + 4a linea per il termovalorizzatore) andrebbe assoggettato a VAS, anche se proposti singolarmente da ditte tra loro non collegate?

La Capitaneria di Porto, a parte un proprio parere favorevole del 2006, non ha ancora fatto conoscere quali potrebbero essere i divieti e le limitazioni imposti al traffico navale in concomitanza con la presenza delle navi metaniere. Nel frattempo, il proponente è forse in grado di presentarci esempi di restrizioni/limitazioni in vigore in altri porti industriali interessati dalla presenza di un rigassificatore, similmente a quanto potrebbe prospettarsi per Trieste?

Il proponente può presentare alcuni esempi di applicazioni industriali del “freddo” in aree prossime ai siti dove opera un rigassificatore? Ha ricevuto qualche “manifestazione d’interesse” in tal senso, da parte di imprenditori interessati ad operare nella zona industriale di Trieste o nelle sue vicinanze?

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8 commenti a La sterilizzazione dell’acqua di mare da parte del rigassificatore di Zaule comporterebbe una perdita economica annua tra i 3 e i 5 milioni di euro

  1. Lupo ha detto:

    Non son un tecnico del mondo della pesca, quindi ammetto a priori l’ignoranza.
    però… sul rigassificator de Rovigo i pedoci se sta attaccando.. e non i me par patir troppo.
    Sotto de quel, tra i scoi messi a basi delle ali laterali, i sub me parla de astisi in buone quantità…
    Anche mi quando go incomincià a lavorarghe sotto credevo che el cloro radessi al suolo tutto!
    Ma me tocca ammetter che cusì no xè..

    Nobis!

  2. Diego Manna ha detto:

    in questo caso el problema del blocco dei pedoci saria causà dal fato che i lavori provoca la risospension dei sedimenti, e nei sedimenti semo pieni de mercurio (e no solo), i pedoci xe filtratori per cui i andassi a acumularlo e entrassi nela catena alimentare, quindi no ‘ssai ben.

  3. Lupo ha detto:

    Daccordissimo, Diego.
    Mi vedo la situazion qua dove el rigassificator lavora da settembre scorso.

    http://www.facebook.com/album.php?aid=171188&id=641987682&ref=pb

    Qua xè un poche de foto.
    Nobis!

  4. Carlo ha detto:

    @ Lupo
    I pedoci non sono tra i migliori indicatori ambientali, così come non lo sono i cocài nelle discariche. Negli anni ’70 furono i pedoci a veicolare il colera in Puglia e Campania. Sono “accumulatori”, questo si, ma non specie-sentinella (sulla cui assenza/presenza si possono tarrre indicazioni sulla qualità dell’ambiente).
    Il problema, per l’impianto di Rovigo, è invece che a tutt’oggi non dispongono ancora degli strumenti per misurare il cloro rilasciato in acqua ! L’obbligo di misurare i parametri ambientali, nel frattempo, passa quindi “in cavalleria”….

  5. effebi ha detto:

    “Il rigassificatore utilizza 636.000 metri cubi al giorno di acqua di mare, pari a 232.140.000 metri cubi/anno. Essendo che il golfo di Trieste ha una profondità media di 16 metri, verrebbero sottratti (annualmente) 1.450,9 ettari di habitat marino.”

    sarebbe poi ancora più interessante come volume fare riferimento allo “stagno di zaule” quello chiuso dalle dighe e dal molo VII dove il fondale è ancora più basso

  6. Lupo ha detto:

    ok. Iera solo x dir che, contrariamente alle mie aspettative, sotto el rigassificator se pesca.
    e che xè sicuramente meno sporco che in canal navigabile.
    Certo che i dati ed i controlli latita.. e la schiuma de glicole fa schifo..
    Ma sto diavolo xè meno brutto de come i ne lo vol far creder.
    Me resta solo l’idea che a ts ne servi posti de lavor, che sicuramente no ghe xè un turismo a crearli… se finalmente i dismetti la ferriera, resterà un cugno de ruggine, e chi lo smaltissi e dove i piazzerà i lavoratori (lucchini e ditte esterne)??
    Tutto qua.
    Nobis!

  7. matteo ha detto:

    e el rigasificador no porta lavoro per i ts

    sta 70 persone

  8. piero vis'ciada ha detto:

    – la feriera i la dismetera quando, come e perchè sarà putin a volerlo, ormai xe suolo russo 🙂

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