31 Maggio 2010

Rigassificatore: la documentazione ambientale “al limite della truffa intellettuale”

Il Tavolo Tecnico Rigassificatori Trieste ha reso nota l’analisi della documentazione ambientale presentata da Gas Natural per l’impianto di Zaule.
A detta del Tavolo– composto da numerosi esperti e docenti universitari – negli studi presentati dall’azienda catalana e dalla società spagnola DHI, è possibile riscontrare una serie ragguardevole di “improprietà, errori e falsificazioni”.

In alcuni circostanze, denuncia il TTRT, le conclusioni di Gas Natural e DHI sono “completamente inattendibili e al limite della truffa intellettuale”. E’ questo il caso, per esempio, degli artifici di calcolo cui DHI ha fatto ricorso per stimare il raffreddamento delle acque della Baia di Zaule, che a detta del Tavolo viene largamente sottostimato.
Senza considerare, poi, che i valori della temperatura del mare presenti nello studio non sarebbero stati calcolati nella stessa Baia, ma a centinaia di chilometri di distanza, addirittura nei pressi di Ancona.

Un’altra questione di cruciale importanza riguarda le conseguenze del ricorso al cloro per il funzionamento dell’impianto. In più occasioni, Gas Natural ha ribadito come la quantità di sostanza rilasciata nella Baia sarebbe ben al di sotto dei limiti previsti dalla legge.
Tuttavia, ribadisce il TTRT, “il problema più rilevante non è tanto quello della concentrazione di cloro residua presente allo scarico – seppur importante – quanto quello dell’enorme volume d’acqua che l’impianto sterilizzerebbe”.

La sterilizzazione dell’acqua causerebbe la morte di quasi tutte le forme di vita presenti nella Baia. Se consideriamo che l’impianto dovrebbe trattare fra i 650.000 e gli 800.000 litri cubi al giorno, conclude il Tavolo, l’intera baia passerebbe nelle tubazioni di Gas Natural fra le due e le tre volte all’anno. “La selezione artificiale ad esclusivo vantaggio delle poche forme di vita in grado di preservarsi dal cloro […] avrebbe dunque conseguenze certe e non positive sull’equilibrio dell’ecosistema”.
Lo stesso ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), del resto, aveva già raccomandato studi approfonditi sulle conseguenze del ricorso al cloro per lo zooplancton della Baia di Muggia e, conseguentemente, dell’intero Golfo di Trieste.

Nell’inserto sul rigassificatore pubblicato dal Piccolo, Gas Natural si era impegnata a sostenere i costi della bonifica dell’area in cui dovrebbe sorgere l’impianto. Tuttavia, uno studio curato dal prof. Bruno Della Vedova e dal dott. Livio Sirovich- entrambi membri del TTRT- mette in forte dubbio la bontà delle intenzioni dell’azienda catalana. A detta dei due esperti, lo studio di Gas Natural “prefigura un intervento ridotto al minimo, solo all’interno del perimetro dell’impianto, basato su una vecchia documentazione incompleta, con trincee e diaframmi impermeabili troppo superficiali, soluzioni progettuali inefficaci”.

Nel complesso, dai nuovi studi del TTRT emerge una bocciatura complessiva non meno pesante di quella già emessa a fine 2009, quando gli esperti del Tavolo si erano concentrati sui rischi per la sicurezza della popolazione triestina. L’atteggiamento finora tenuto da Gas Natural, conclude il TTRT, rende leciti molti dubbi sulla strategia comunicativa adottata dai fautori del progetto, che sembrano voler evitare l’instaurazione di un dialogo aperto e trasparente.

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