18 Maggio 2010

Via Rastello diventa set della fiction di Tv Slovenia “Crni bratje”

“Črni bratje – Fratelli neri”, questo il titolo della docu-fiction che ha trasformato, tra ieri e domenica, via Rastello in un set cinematografico.

Si tratta di una produzione della tv slovena, in collaborazione con il Kinoatelje, basata sull’omonima opera di France Bevk che narra la storia di un gruppo di studenti tra i 13 ai 17 anni che si sono opposti al regime fascita e in particolare quella del piccolo Mirko Brezavšček, torturato e giustiziato a soli 13 anni.

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115 commenti a Via Rastello diventa set della fiction di Tv Slovenia “Crni bratje”

  1. giovanni ha detto:

    A quando un film sugli infoibati girato in Slovenia?

  2. Gianluigi Rupel ha detto:

    a quando un film italiano sugli orrori degli italiani in Slovenia durante i tre anni di occupazione ??

  3. giovanni ha detto:

    Occupazione? E di cosa??? Sarebbe interessante vedere un bel film sulle eroiche azioni dei titini, peccato che sarebbe VM18…

  4. Gianluigi Rupel ha detto:

    di italiani brava gente

  5. effebi ha detto:

    mi sembra che anche gli jugoslavi non hanno voluto essere da meno se è vero quanto si racconta qui
    http://www.goriski-panterji.com/Crni_b.html

    i fratelli neri non hanno ricevuto molta considerazione alla fine della guerra dai fratelli slavi, anzi.
    ma qualcuno di questi -dopo la guerra, si è rifugiato in…italia, e ha ricevuto la pensione…in italia.

    interessante che questo film si giri in…italia.

    una cosa mi sfugge. i fratelli “neri” combattevano il fascismo italiano ma sono stati violentemente soppressi anche dal comunismo jugoslavo. a quale ideologia politica facevano dunque riferimento ? e rispetto ai fretelli domobrani sloveni, collaboratori dei fascisti e dei nazisti, come si poneveno ? sono stati anche da questi perseguitati ?

  6. effebi ha detto:

    nel link si narra che i fratelli neri che scappavano dal regime fascista italiano, cercando rifugio presso i fratelli slavi del regno di jugoslavia venivano dalla polizia di quest’ultimo presi e riconsegnati ai fascisti italiani.

    nel link si narra che i fratelli slavi del regime comunista di tito si comportarono allo stesso modo dei “cani fascisti italiani”.
    il tigr si mobilitò anche contro questa “occupazione” ?

    chissà se il film ce lo racconterà !?

  7. clax ha detto:

    3giovanni18 maggio 2010, 08:38

    Occupazione? E di cosa???
    ———————-

    complimenti.

  8. ciccio beppe ha detto:

    Una fiction a Gorizia su esuli cubani filo-palestinesi che combattono contro brigatisti-stalinisti alleati di monaci tibetani perchè in rotta con i compagni maoisti.
    Odio i copioni triti e ritriti.

  9. viceversa ha detto:

    forse qualcuno ha a cuore il rilancio della tanto polemizzata via Rastello… ah ah ah
    Circo zavata… ah ah

  10. effebi ha detto:

    http://www.goriski-panterji.com/GP_zakaj.html

    “….Spletno stran Goriški Panterji, ki je glasilo Goriških Panterjev, našega gibanja, smo odprli zato, ker v današnji Sloveniji, kljub oklicani svobodi izražanja, ni mogoče objaviti gradiva iz slovenske zgodovine, tako starejše kot tudi novejše, kot tudi gradiva o dogodkih, ki so, še zlasti od 19. stol. dalje, usodno zaznamovali življenjsko pot Slovencev, in jo še danes!….”

    mi auguro che, se ancora oggi in Slovenia non è possibile parlare della storia slovena, non sia colpa dei fascisti italiani e mi rallegro che della storia slovena se ne possa parlare in Italia, anche girando un film.

  11. ciccio beppe ha detto:

    effebi non ti si capisce. Presidierai via Rastello o no?

  12. effebi ha detto:

    per redazione gorizia:

    il povero “Mirko Brezavšček, torturato e giustiziato a soli 13 anni” non mi risulta sia stato giustiziato, mi risulta (ma posso sbagliare ovviamente) che furono tutti liberati “i carbonari” legati a quell’episodio su “ripensamento” dello steso Benito Mussolini.

    Il giovane Mirko rimase vittima della particolare ferocia delle torture subite durante gli interrogatori.

    “giustiziare” dovrebbe avere (credo) un altro significato.

  13. cristina ha detto:

    Ho letto i commenti solo perché ero curiosa di vedere come mai la notizia riguardante un set cinematografico in via Rastello potesse suscitare, appunto, tanti commenti.
    C’è poco da fare: Gorizia si riconferma Gorizia, quella che di guardare avanti non ne vuol proprio sapere.
    Peccato.

  14. Richi ha detto:

    Grandioso, semo rivadi al “Eeeeh si’ ma le foibe?”, anca in un contesto dove un muleto de tredici anni vien torturado.
    L’amica de infanzia de mia nonna xe stada copada a sette anni dai fassisti (un tanto per mandar a cagar chi disi “italiani brava gente”: el mondo xe pien de feccia e nessun paese se risparmia, signori mii) , ma l’ipocristia, el fastidio, l’intolleranza all’antifascismo che ga certi, supera la barriera del cattivo gusto oltre ogni limite.

    D’altronde in sta citta’ xe un dei modi piu’ sicuri per campar e far brillanti carriere, no xe un mistero.
    Vado a vomitar un poco, scuseme.

  15. effebi ha detto:

    @ ciccio… ?! no, anzi… ma vorrei che ci fosse anche la continuazione:

    “Črni bratje – Fratelli neri …DUE, la vendetta”

    quella che subirono per mano dei “fratelli rossi” (mano forse anche più pesante se è vero che ancora oggi, dopo 60 anni… in slovenia… si parla poco dei fratellineri… che alla fine della guerra di “liberazione” ripararono persino in …italia)

  16. effebi ha detto:

    Richi si, persino a me da fastidio che si parli di foibe in questo contesto. non ce ne sarebbe davvero bisogno.

  17. ciccio beppe ha detto:

    Mi metto avanti con il lavoro. Dato che tra 50 anni saremo qui a parlare dell’Afganistan,
    affermo che ero e sono contrario alla presenza di soldati italiani laggiù.
    Anche se quel “comunista” di Obama non la pensa come me.

  18. effebi ha detto:

    ciccio ciccio… su certe cose non ti va proprio di ragionare… preferisci persino mettere la testa sotto la sabbia di kabul….

  19. effebi ha detto:

    …e così di foibe posso pure non parlarne io questa volta, lo fanno gli stessi “fratelli neri”

    http://www.goriski-panterji.com/Primorsko_p2del.html

  20. marco ha detto:

    esistono diverse razze ma non distinte per colore, religione, ecc. ma distinte per i seguenti canoni: gli stupidi, gli assassini, i figli di p******, quelli che eseguivano solo ordini, ecc…
    non ho vissuto durante la guerra, grazie al cielo, ma non credo che ci fossero i buoni ed i cattivi… durante la guerra tutti son assassini…

  21. ciccio beppe ha detto:

    effebi è tempo perso ragionare qui ed ora. Ho letto 5000 commenti su bora.la su fatti di 60 e passa anni fa. Io i miei ragionamenti li ho fatti, tu ed altri avete fatto i vostri e cosa ne è venuto fuori? Una “storia condivisa”? Una ritrovata “unità nazionale”? Sono stati “abbattuti gli steccati” delle ideologie? Sono terminate le “rendite di posizione”? Si sono dissolti gli interessi politici dietro alle disgrazie? E’ stata fatta giustizia?

  22. effebi ha detto:

    sono domande che dovresti rivolgere al produttore del film

  23. alpino ha detto:

    bene si aprono le porte della collaborazione per girare una docufiction su Norma Cossetto in Istria..sarebbe ora, dite che si potrà fare?

  24. Richi ha detto:

    @ Effebi 16

    Leggiti quest’ultimo messaggio di Alpino e capirai la mia amarezza (e pure una buona dose di disgusto). Il confine tra bassissima speculazione politica delle tragedie e ricerca della verita’ storica, dalle nostre parti e’ troppo labile e cosi’ non dovrebbe essere.

  25. effebi ha detto:

    24 quoto con variante:

    “Il confine tra bassissima speculazione politica delle tragedie e ricerca delle VICENDE storiche, dalle nostre parti e’ troppo labile e cosi’ non dovrebbe essere.”

    la verità non è di questa terra….

  26. matteo ha detto:

    effebi non hai visto il film sloveno che denunciava le foibe di kocevje operate dai comunisti titini

  27. matteo ha detto:

    cmq parlare di cose recenti?

  28. effebi ha detto:

    26 si, ho visto diverse cose, quindi ? (tu hai letto i miei post ?)

    27 grazie a redazione ci sono in effetti molti altri post dove poterlo fare

  29. matteo ha detto:

    non ho capito se hai visto il film

    si va sempre su tito foibe ecc

  30. effebi ha detto:

    sai, a un certo punto su questa (parte di) terra non sono calati gli arcangeli, e anche i fratelli neri se ne sono accorti…
    rtv-slo ancora no

  31. matteo ha detto:

    hai visto il film di kocevje?

  32. ciccio beppe ha detto:

    La verità senza Brezavšček sarebbe una parola che non potresti neanche scrivere.

  33. alpino ha detto:

    non mi pare ci sia qualcosa di disgustoso nelle mie parole, a Norma si intitolano le vie è forse ora di realizzare un lavoro che porti a conoscere la sua storia anche chi non la conosce ancora, proprio come fanno i registi sloveni con questo loro film, tutto fila liscio se non fosse per persone come Richi che vedono ovunque ombre e fantasmi del passato, se il confine si è abbattuto allora ciò che io ho detto non dovrebbe creare alcuno scalpore invece in te suscita quasi ribbrezzo, guarda che il confine cade per tutti non solo per la slovenia, le pagine di storia sono ad appannaggio di tutti non solo di chi a te fa comodo…

  34. matteo ha detto:

    non si sa bene la sua storia

  35. dimaco ha detto:

    Scusate una sola domanda.
    Ma qualcuno di voi ha letto il libro -Crni bratje-? Avete idea di cosa parla?
    Vi appoggiate a una organizzazione a mio avviso piuttosto filoclericale.

  36. effebi ha detto:

    alpino, buttare i “propri” morti sulla bilancia della storia per vedere dove pende non aiuta a comprendere la storia nè a far valere le proprie ragioni.

  37. effebi ha detto:

    @dimaco

    di quale organizzazione parli ? sinceramente non ho letto il libro (è tradotto in italiano ?) ma solo le recensioni, anche quella di rtv-slo sulla presentazione del film

  38. alpino ha detto:

    @ effebi, anche i morti fanno parte della memoria storica collettiva, o continuiamo con il dare ai morti un colore definito il rosso ed il nero oppure la smettiamo una volta per tutte e li tingiamo tutti di bianco perchè i morti sono morti e vanno rispettati punto e basta. Non sono minimanete contro la fiction slovena anzi..è storia e sono curioso un domani di vederla, come sono curioso di vedere tutte le fiction o documentari che raccontano le efferatezze e non, che hanno colpito le nostre terre, avremmo concluso il nostro processo di maturazione solo quando un morto per mano fascista avrà la stessa disgnità di un morto per mano comunista e viceversa..non penso di chiedere la luna, anche io sinceramente mi sono rotto i cosiddetti di Tito, foibe, fascisti, partigiani ecc ecc oramai ognuno di noi ha le sue idee e le conosciamo penso che possa bastare così

  39. dimaco ha detto:

    Allora h visto solo ora che il mio commento è parziale. errore mio. Come organizzazione intendo i goriski panterji. Sto leggendo ora tutto quello che hanno pubblicato in rete. Molto nazionalisti(domobranci?) e sopratutto emerge un.oserei definirlo odio antiserbo.
    Il libro non è pubblicato in lingua italiana (come la maggior parte degli autori sloveni) da quello che so io. Oltretutto le trasposizioni in forma cinematografica dei libri sono molto approsimative quindi non ritengo affidabili le recensioni. Sono ormai mesi che sto traducendo per conto mio in italiano le opere minori di Ivan Cankar e più di una volta ho pensato anche a tradurre alcuni pezzi di Bevk tra cui anche il racconto -crni bratje-.

  40. ciccio beppe ha detto:

    Da morti sono tutti uguali e vanno rispettati.
    Da vivi è un altro paio di maniche.

  41. Richi ha detto:

    @ Alpino

    No, cocolo, no girar la fritaia.
    Io non vedo ombre e fantasmi del passato ovunque perche’ io non ci guadagno un centesimo a differenza dei tuoi idoli politici a cui la contrapposizione fa solo comodo e crea i loro personaggi, oggi come ieri.

    Un film su Norma Cossetto? Nulla in contrario.
    Ma il problema non e’ questo. Il problema e’ che se questo post fosse stato dedicato a Norma Cossetto, l’ultima cosa che mi sarei sognato di fare sarebbe stata intervenire qua a dire “Eh si’, ma Rab Arbe?” o a citare qualche carsolino ammazzato dai fasci, ad esempio.

    E’ una semplice questione di buongusto e rispetto, magari imparerai anche tu. Non e’ mai troppo tardi.

    (il fatto poi che entra di continuo in questo sito un Troll -e sappiamo tutti chi e’- a spargere zizzania volutamente in ogni post, non aiuta certo e lo potete leggere pure, ahime’, in questo post)

  42. francesca ha detto:

    Io non vedo l’ora di una fiction sull’incendio del Balkan che ricostruisca alla perfezione l’omicidio di Tommaso Gulli a Spalato e quello di Nini a Trieste e le bombe mortali sui Carabinieri tirate da dentro il Balkan per ridare alla storia la pura e semplice verità.

  43. francesca ha detto:

    …ma gli sloveni si guardano bene dal fare una tale fiction!

  44. francesca ha detto:

    Se una troupe italiana si fosse recata in slo per fare un set sulle foibe credo che in 5 minuti sarebbe stata aggredita da migliaia di esseri con le titovke e bandiere inneggianti alla defunta federativa invece a Trieste nessuno se li è cacati perchè questo è il trattamento che meritano. Non esistono e basta!

  45. effebi ha detto:

    francesca-o pure tu….!?

    ma quei film non li fa nemmeno l’italia dai… e po che palle con i flim… ci facciamo raccontare la storia dalle finction ?

    e comunque mi interessa molto di più la ricerca di dimaco, quindi se quel sito è troppo nazionalista e antiserbo che consigli ?

    e poi il tigr e i fratelli neri, la loro eredità oggi chi l’ha raccolta ?

  46. francesca ha detto:

    I TIGR erano e sono una organizzazione terroristica e chi prova a inneggiare a loro giuro che li porto in tribunale e li faccio condannare per terrorismo!!!!!

  47. ciccio beppe ha detto:

    Tre tigr contro tre tigr entrarono a Trst tutti e trentatre trotterellando…

  48. milost ha detto:

    Se sul set di via Rastello ci andavate e ci portavate i vostri figli, vedevano una ricostruzione ( vetrine, biciclette, moto,un vecchio camion, manifesti, avvisi, persone in costume, insegne etc.) che poteva dar loro idea di come fosse un ambiente urbano di decenni fa ( e vedevano anche il lavoro che c’è a preparare e a rendere cinematografico un luogo reale) Un plauso alla vetrina dell’oreficeria, persino i tendaggi erano coerenti con lo stile dell’epoca, ed a quella del cappellaio; e un ghigno per i globi di vetro che la produzione ha dovuto mettere sui supporti di ferro battuto, visto che ancora mancano. Se ce li lasciano in omaggio, ci fanno pure un favore.

  49. alpino ha detto:

    Eh caro richi ti piace vincere facile ponzi ponzi popopo, aspetta e spera che te vedi un post su Norma Cossetto da queste parti..volessi propio veder..
    E poi quali sarebbero i mioi idoli? quelli uccisi dai tuoi?

  50. tom sawyer ha detto:

    TROPPA TRAMA!!!

  51. Richi ha detto:

    @ Redazione

    Che non vogliate bannare il trans-irredentista si era capito, ma potete almeno spedirgli l’indirizzo del CIM piu’ vicino?

  52. arlon ha detto:

    I commenti a sta notizia ga del alucinante.
    Scuseme, volevo dirlo, desso torno per le mie.

  53. qwerty ha detto:

    Alpino maister…. If you were my dog, I’d shave your butt and teach you to walk backwards. sincerely!

  54. Richi ha detto:

    @ Arlon

    Te seguo e torno anca mi per le mie. Son disgustado anca mi e -almeno in sto post- me riprometto de no perder piu’ tempo. Preferisso lassarghe l’ultima parola a quei che tanto ghe tien e che i ga el stomigo de remenarla con Tito, foibe, Tigr e Norma Cossetto perche’ se gnanca una barbarie come questa che se racconta nel film ghe fa serar la fogna, no saro’ certo mi che rivero’ a farli ragionar.

    Ringrazio chi, a prescinder dalle idee e opinioni, ga savudo come persona dissociarse da ‘sta sagra del cattivo gusto.

  55. giovanni ha detto:

    @ 7 clax18 maggio 2010, 10:013giovanni18 maggio 2010, 08:38
    Occupazione? E di cosa???
    ———————-
    complimenti.

    L’Italia Redenta era questa:
    http://cronologia.leonardo.it/storia/a1918ze.htm

    @ 16effebi18 maggio 2010, 11:07Richi si, persino a me da fastidio che si parli di foibe in questo contesto. non ce ne sarebbe davvero bisogno.

    Ecco che salta fuori il colore dei morti…

    @ 27matteo18 maggio 2010, 13:18cmq parlare di cose recenti?

    Tipo la storia di un gruppo di studenti tra i 13 ai 17 anni che si sono opposti al regime fascita e in particolare quella del piccolo Mirko Brezavšček, torturato e giustiziato a soli 13 anni?

    PS: quando si è parlato di Norma Cossetto NON SI È PARLATO DI ALTRO??? Sicuri???

  56. Michele ha detto:

    I confini esistono solo nelle nostre teste.
    La vita ti da.
    Lo accetti.
    Continui oltre.

  57. effebi ha detto:

    ma, credo che qualcuno si diverta a far fumo apposta magari (anche)fingendosi “irredentista”.

    l’importante per “qualcuno” è che ci sia sempre un clima “confuso” e invito tutti ad immaginare che non siano “i soliti”.

    quindi alla faccia di “questi” continuo a dialogare con chi ne ha voglia su Tigr, fratelli neri etc. semplicemente per saperne di più.
    pregherei quindi dimaco di darmi le informazioni che gli avevo chiesto in particolare su quelle che sono le vicende anche del dopoguerra (fino ad oggi) di questi movimenti che mi sembrano ancora attivi.

  58. effebi ha detto:

    vorrei per esempio conferma ed eventale retifica del post di redazione sulla morte del piccolo Mirko Brezavšček. che a me non risulta esser stato giustiziato.
    dopo un periodo di detenzione tutti (i molto giovani) arrestati furono liberati per “ripensamento” proprio del duce. Questo almeno quello che trovo citato anche sui siti sloveni.
    purtoppo i metodi della polizia di allora (ma anche oggi abbiamo tristi esempi) non erano “leggeri” e il povero Mirko ne rimase vittima.

    tutti furono peraltro riconosciuti colpevoli di appartenere ad associazione terroristica impegnata ad organizzare azioni contro lo stato italiano che dopo la prima guerra mondiale era sovrano (riconosciuto) su quel territorio.

  59. clax ha detto:

    giovanni, sul serio, la testa vuota non e’ un’ attenuante e la storia non e’ il tuo forte. Datti alla maratona, magari scoprirai qualcosa sul filo spinato…

  60. dimaco ha detto:

    @effbi
    Scusa per il ritardo nella risposta ma sono rimasto molto perplesso da quello che leggo nel sito goriski-panterji. Basito sarebbe la parola più adattta. Si farnetica che gli sloveni discendano dai veneti che nel 1300 avanti cristo conquistarono pure la scandinavia. A loro suffragio presentano alcune prove come la misurazione del cranio(?), ovvero la forma del cranio, peraltro comune al 90% della popolazione europea, e alcune parole in comue, dimenticando che a parte alcune eccezzioni le lingue europee snno di ceppo indoeuropeo. Una cosa simile la lessi su un periodico apertamente filonazista sloveno,(beli orli), alcuni anni fa.
    Vorrei comumque porre il punto sul periodo in cui naquero queste formazioni anti-italiane nella nostra zona. La loro apparizione coincide con la stretta data dal potere fasciste nei nostri luoghi: il divieto di parlare sloveno, l’italianizzazione forzata dei nomi, gli espropri di terra e case a favore di coloni italiani, le squadracce fasciste che imperversavano a manganello e olio di ricino ecc. Oltretutto va da dire che queste organizzazioni non avevano un preciso ideale politico (inteso come appartenenza a un gruppo, a un organico) ma nascevano spontaneamente e non peroravano la causa comunista ma solo la possibilità di esprimersi nella lingua che consideravano propria.
    Credo che quelli che oggi perorano la causa della fratellanza nera( strana assonanza con l’organizzazione filoserba che organizzo l’assassinio di Sarajevo) si siano autoproclamati eredi di quel movimento, ma che con quel movimento non abbiano nulla a che spartire. Quei movimenti naquero in un periodo particolare della storia e oggi dovrebbero trattati come parte della storia stessa vista in maniera obbiettiva e distaccata.

  61. alpino ha detto:

    @qwerty detto la coverta, Bau Bau Bau..brava tastiera coverta ti sei fatto un giro su i net e hai trovato qualche frasetta ad effetto, bravo putel, 6 per l’impegno 5 per l’originalità

  62. matteo ha detto:

    dimaco

    sulla farneticazione sarei cauto, allinei (italiano) e la teoria della continuita a dire che i venedi sono gli sloveni

  63. matteo ha detto:

    cmq la teoria della continuita e allinei ho gia spiegato piu volte

  64. effebi ha detto:

    61
    il sito mi sembra “strutturato”, per niente improvvisato. purtoppo con lo sloveno ho qualche difficoltà ma mi sono resoconto pure io che i contenuti sono “tosti”

    e il primo che google propone sulla ricerca “Crni bratje”

    il secondo è questo e i due mi sembrano anche collegati visto che, tra varie cose, si condividono anche i link

    lihttp://www.tu-je.si/index.php?id=264

    ma non sono gli unici che si ispirano o traggono spunti dai “Crni bratje” che il film sloveno riproporrà nella finction.

    Mi son cercato qualche notizia sull’autore del libro, France Bevk, che mi risulta fosse un autore di libri per ragazzi. credo non esista una versione in italiano dei “fratelli neri”. non so se qualcuno (redazione ?), avendolo letto, può dare un giudizio o un opinione in particolare dal punto di vista della ricostruzione storica. è un romanzo che si basa su una vicenda reale o è una ricostruzione storica ?
    lo scrisse nel 1952, credo “all’ombra” del regime di Tito quindi lo immagino “patriottico e politico” allo stesso tempo, probabilmente indirizzato ai “giovani pionieri” (anche se in effetti i giovani fratelli neri erano molto -molto- lontani sia dal regime jugoslavo come, appunto, dalla collocazione politica dei pionieri).

    quale è invece lo scopo politico di riesumare oggi un libro del genere, su quell’episodio particolare per farne “oggi” una fincton ? mah… dovremo aspettare di vederlo (anche se non sono difficili da immaginare alcune motivazioni)

  65. matteo ha detto:

    http://docs.google.com/viewer?a=v&q=cache:1sJicjJ7KicJ:www.continuitas.org/texts/alinei_benozzo_alcuni-aspetti.pdf+teoria+della+continuita&hl=it&gl=it&pid=bl&srcid=ADGEESh-kFE8tAdBX_ym3YXk4q6hKKh0lkR_DYXZdUJsTrhwIuHAmgXge6G3TxdKeiFiZglfynS0mraeCXXu1O3pEJJam24_noj_WEEtlSkeG4Tw-xU552pxIe2dpPRjNV2-JUa5zj-8&sig=AHIEtbSD8CgnYuq5Tx8fQJf6bXp-uCxugA

    qui trovate la teoria della continuita di alinei in cui lui dice che i venedi sono gli sloveni

    effebi

    ma quale politico si tratta di film

    ma se non lo hai letto come fai a intuire cosa ha scritto e in che modo, il libro è tipico libro post guerra con gl’orrori che ne sono derivati, ne piu ne meno, non capisco cosa bisogna analizzare sino al punto per punto

  66. francesca ha detto:

    Adesso si vuole addirittura passare il concetto che gli sloveni sono veneti e quindi? Il veneto arriva fino a Marburg. Allora non aveva torto il Duce a considerare Lubiana una provincia italiana!

  67. dimaco ha detto:

    Il libro sicuramente trae spunto da quella vicenda. Ovviamente i dialovhi che intercorrono tra i principali protagonisti sono opera dell’autore, che ovviamnte non poteva saprre quello che si raccontavano.
    Bevk non srisse solo narrativa per ragazzi ma molti altri libri con tematiche diverse.
    Lubiano era citta romana, con il nome di Emona, ma partire da quest e dire che sia Italiana mi sa un’pò di pretenzioso. Su questa base si potrebbe dire che il suditalia dovrebbe appartenere al Libano (gli antichi fenici) , visto che erano li prima dei romani. Sta storia di come tutta l’europa discenda dai veneti mi puzza tanto di teoria sulla razza ariana.

  68. matteo ha detto:

    ma che teoria della razza ariana, la teoria si chiama teoria della continuita

    Teoria della continuità in ambito linguistico [modifica]

    La teoria elaborata da Mario Alinei è contenuta nell’opera Origine delle lingue d’Europa, in due volumi, pubblicati rispettivamente nel 1996 e nel 2000: il primo approfondisce gli aspetti paleontologici legati all’evoluzione della lingua umana nel Paleolitico, mentre il secondo approfondisce gli aspetti archeologici connessi all’evoluzione delle lingue nel Mesolitico e nelle successive età dei metalli.
    L’opera tratta delle origini linguistiche delle lingue scritte e dei dialetti viventi (entrambi denominati “linguemi”) del continente europeo; in particolare di quelli dell’area attualmente classificata come indoeuropea e della sottoarea romanza. L’opera traccia una sintetica storia delle varie teorie linguistiche che si sono succedute nel tempo e una panoramica di quelle oggi discusse nell’ambito della ricerca.
    Il lavoro si basa come presupposto fondamentale sul “principio di unità[7], che viene considerato alla base di tutte le religioni, della matematica e della stessa logica e, infine, di ogni disciplina scientifica e sapere umano.
    In base a questo principio sono analizzate le ipotesi linguistiche monogenetica e poligenetica sulle origini del linguaggio umano e di tutte le sue varietà linguistiche. L’ipotesi monogenetica presuppone una prima coppia di esseri umani parlanti, quella filogenetica più coppie, sparse per il mondo, che abbiano sviluppato autonomamente la facoltà della parola; questa seconda ipotesi presuppone in ogni caso, secondo Alinei, una fase precedente, con una coppia da cui le varie coppie parlanti sarebbero derivate, che sebbene non parlante avrebbe comunque sviluppato gli apparati fisiologici, anatomici e neurologici che sono il presupposto della facoltà di parola umana. In entrambi i casi dunque, secondo Alinei, vi è sempre un’origine comune, una fase precedente che riconduce all’unità e di conseguenza tutte le lingue umane sarebbero riconducibili ad un’origine filogenetica comune. Anche la scoperta della grammatica generativa trasformazionale sarebbe una conferma della imprescindibilità di una fase evolutiva unitaria della specie umana, antecedente allo sviluppo della parola.
    Compito della linguistica sarebbe di conseguenza quello di scoprire come dalla lingua umana in generale, da questo stato unitario indefinito e indeterminato, si sarebbero sviluppate le varietà linguistiche particolari o viceversa ricostruire da queste ultime l’unità che vi soggiace. In tale ottica, nessuna lingua umana particolare potrebbe essere posta come lingua madre o protolingua di altre lingue particolari; soltanto l’originaria unità universale anteriore e sempre presente, indefinita e indeterminata, costituirebbe il momento o la fase originaria, ovvero la “protolingua universale”. Sarebbe invece possibile mettere il luce le fasi storiche in cui lingue umane, tra loro più vicine geograficamente e socialmente, avrebbero assunto caratteri tra loro più omogenei, tali da distinguerle da altre lingue umane più lontane, ossia individuare storicamente, geograficamente e socialmente gruppi di lingue che presentassero affinità e diversità speficiche.
    Alinei considera inoltre tutte le culture litiche, evidenziate dai ritrovamenti archeologici e studiate dagli antropologi e le associa alla evoluzione preistorica delle lingue umane (in particolare per l’Eurasia, trovandovi corrispondenze tipologiche.
    Origini del linguaggio umano [modifica]
    In merito alle possibili “origini prime” del linguaggio umano, la teoria della continuità linguistica non prende posizione rispetto all’ipotesi monogenetica[8] o a quella poligenetica: secondo Alinei l’ipotesi su cui lavorare sarebbe: «poligenesi dell’invenzione, della formazione e dello sviluppo linguistico o monogenesi dell’invenzione con poligenesi della formazione e dello sviluppo linguistico»[9].
    La teoria della continuità prende in considerazione in due ipotesi cronologiche sull’origine del linguaggio umano e per la formazione delle lingue e dialetti d’Europa: un’ipotesi “breve”, nella quale l’origine del linguaggio viene fatta risalire alla comparsa dell’Homo sapiens sapiens (200.000 anni fa), e un’ipotesi lunga, secondo la quale questa origine viene fatta risalire alla comparsa dell’Homo habilis o dell’Homo erectus (2.000.000 di anni fa), specie che avevano già sviluppato le basi fisio-neurologiche per il linguaggio e forme di cultura materiale che ne presuppongono l’utilizzo almeno in forme rudimentali[10].

    Teoria della continuità e indoeuropeo

    La teoria della continuità si oppone alla teoria tradizionale secondo la quale i “linguemi” che si erano sviluppati nell’età della pietra sarebbero stati cancellati, insieme alle popolazioni che li parlavano, da invasori portatori di un differente linguaggio[11]. Secondo Alinei le popolazioni definite “indoeuropee” sarebbero proprio i diretti discendenti di coloro che avevano popolato il continente europeo fin dal Paleolitico, con le prime migrazioni dell’Homo sapiens sapiens provenienti dall’Africa, mentre gli invasori indoeuropei, popolazioni di pastori e guerrieri a cavallo, secondo la teoria tradizionale recentemente aggiornata da Marija Gimbutas, sarebbero prevalentemente non indoeuropei[12].
    Secondo Alinei sarebbero innegabili le affinità linguistiche fra le lingue indoeuropee e quelle semitiche e cartveliche (lingue marcatamente flessive e da connettere alle industrie litiche bifacciali, che caratterizzano l’Asia sud-occidentale) e le affinità lessicali (indipendentemente se genetiche o acquistite) ancora fra le lingue indoeuropee e lingue come il semitico, il sumero, il cartvelico e l’elamita[13].
    Evoluzione linguistica [modifica]
    Per la teoria della continuità, la lingua umana è piuttosto un “continuum preistorico e storico”, con variazioni geografiche, etniche e sociali.
    Le rappresentazioni tradizionali dello sviluppo o evoluzione in epoca preistorica e storica della lingua umana, quali i modelli “dell’albero” e “dell’onda” sarebbero secondo Alinei soltanto metaforiche e non renderebbero con precisione l’evoluzione e le reali relazioni delle lingue umane: Alinei propone di sostituirli con il modello linguistico della “sequenza stadiale socio-geografica”.
    Nessuno dei “linguemi” della sequenza dovrebbe essere considerato come lingua madre o matrice, perché tutti sono solo “varianti geo-storiche” di una stessa lingua unitaria[14].
    I dialetti tuttora parlati sono considerati da Alinei “fossili” delle lingue parlate nella preistoria[15] e il lessico è ritenuto essere la parte più antica del linguaggio, mentre gli aspetti tipologici, grammaticli e sintattici sarebbero il risultato di processi di differenziazione più tardi rispetto a quelli di formazione lessicale[16]. I linguemi tenderebbero a conservarsi più che a mutare[17] e i cambiamenti interverrebbero solamente per intervento di forze esterne (emigrazione del parlante, immigrazioni consistenti che mutino la composizione etnica della comunità e si riflettano pertanto sulla sua lingua): Alinei ritiene che perché una lingua cambi debba cambiare il parlante e la sua comunità etnico-sociale e che non ci sia alcuna naturale spinta al cambiamento per moto interno.
    Secondo Alinei esisterebbe infine una correlazione tra le varie culture preistoriche, caratterizzate da diverse industrie litiche, e lo sviluppo delle diverse varietà linguistiche nei continenti europeo, africano e asiatico[18].

    Teoria della continuità e origine dei dialetti romanzi [modifica]
    Secondo Alinei i dialetti comunemente definiti “romanzi” non avrebbero avuto origine nel Medioevo, ma le loro radici affonderebbero piuttosto neil primo lessico umano universale e nelle sue varie differenziazioni e sviluppi databili e localizzabili attraverso la ricerca. Tali dialetti si sarebbero mantenuti parallelamente alla diffusione del latino[19]: solo le lingue scritte ad essi corrispondenti (lingue neolatine) sarebbero state codificate in epoca medioevale, ma neppure esse deriverebbero dal latino, costituendo piuttosto la continuazione anche per iscritto di una variazione dialettale orale, parallela e per alcuni aspetti più arcaica del latino stesso[20]. Le lingue scritte conosciute dalle attestazione archeologiche sono testimonianza solo di se stesse e dei gruppi dominanti di cui sono diretta espressione, ma sono da considerarsi solo una delle diverse varianti linguistiche geografiche e sociali e dei dialetti o linguemi ad esse contigui e paralleli.
    In questo contesto Alinei considera la lingua latina una variazione di un continuum linguistico stabilitosi sin dal periodo epigravettiano (24.000-10.000 a.C. circa) nella penisola italica, la costa balcanica dell’Adriatico, la costa meridionale francese e la costa orientale iberica, dove si era diffusa la cultura della ceramica cardiale. Le profonde affinità linguistiche di quest’area sarebbero dunque dovute non tanto alla successiva romanizzazione, che pure comportò una notevole influenza della variante latina con ampi scambi lessicali nei due sensi, bensì all’originario assetto linguistico preistorico[21].
    Per Alinei, nell’ipotesi cronologica lunga, i gruppi linguistici e i dialetti (linguemi) oggi viventi erano nettamente separati e formati già alla fine del Paleolitico superiore e insediati nello loro sedi storiche e già internamente frammentati nel Mesolitico e Neolitico (pagina 731 del I volume) e nell’ipotesi della continuità breve, già esistenti fin dal II millennio a.C.[22].
    Sulla base della teoria della continuità Alinei auspica dunque una modifica del lessico della linguistica tradizionale: il termine “latino” dovrebbe essere utilizzato esclusivamente per indicare la lingua parlata e scritta a Roma dalle élites cittadine, poi diffusasi in buona parte dell’impero romano con la romanizzazione, come lingua scritta e parlata dalle élites romanizzate, affiancata ai loro “linguemi” storici locali. Termini come “neolatino”, “latino volgare”, “lingue e dialetti romanzi”, dovrebbero essere sostituiti con altri, in quanto essi non costituirebbero secondo Alinei né una derivazione né una continuazione del latino di Roma, né “linguemi” orali come nel concetto di latino volgare, ma piuttosto lingue e linguemi ben distinti, paralleli e autonomi nella loro essenza (struttura grammaticale e corpo lessicale) e storia (origine e formazione)[23].
    Secondo i presupposti della teoria della continuità, Alinei ritiene che la storia delle variazioni e mutazioni fonetiche e fonologiche elaborate dalla linguistica tradizionale dovrebbe essere rivista: lingue e i linguemi, non dovrebbero infatti essere classificati “ad albero” secondo famiglie linguistiche, ma collocati nella “‘sequenza stadiale socio geografica” elaborata dalla nuova teoria
    http://it.wikipedia.org/wiki/Teoria_della_continuit%C3%A0

    non centra la razza elite o altro, se si cerca meglio si trovano testi di mario alinei su internet

  69. JACK ha detto:

    Io credo sia bello avere un’apertura mentale larga sull’ argomento.
    I nostri territori non sono solamente ciò che è accaduto negli ultimi 150 anni, ma le radici vanno ben oltre.
    Questa “via naturale”, che è la valle del Vipacco, è stata sempre incrocio e passaggio di molte genti, religioni, lingue, tradizioni…
    Noi portiamo dentro tutto ciò!!
    Abbiamo visto “recentemente” cosa vuol dire non accettare questo fatto e cercare di fare nazionalismo.

    Quindi io invito tutti a guardare da più lontano, dall’alto.
    Valorizzare tutto ciò!
    Così sarebbe meglio per tutti!!!!!!!
    Si vivrebbe meglio.

  70. effebi ha detto:

    70 – cos’è !? il sunto della trama del film ?

    ma guarda un pò cosa ci può star dietro a un film (solo un film vero matteo 66…!?) su una banda di ragazzetti che anelavano di spirito patrio.

    vabbe, non si finisce mai di imparare

    quindi i tanti siti che si possono trovare ispirati ai “fratelli neri” (a questo punto non vedo l’ora di vedermelo) sono la punta avanzata della moderna slovenità assoluta e delle teorie sulle origini e la purezza della razza sloveneta ?

  71. stewe ha detto:

    58
    effebi
    si sa che i metodi della poliyia di allora erano quelli normarmente usati nei totalitarismi…non penso che si possa definire lo stato it. di quell’epoca”riconosciuto”…altrettanto è inammissibile definire una persona che si ribella al regime”terrorista”..

  72. abc ha detto:

    @ matteo 65

    A quale pagina dice che i venedi sono sloveni?
    Grazie

  73. lox ha detto:

    trovo divertenti questi nomi come Gorizia, Trieste, Padova (dal nome sloveno Pad/fiume Po)… 😀

    *come risposta al #67

  74. dimaco ha detto:

    Io ho capito una sola cosa: che ai goriziani non va mai bene nulla. Che si tratti di un film o che si tratti di altro. Sempre contro a qualsiasi cosa salvo poi incolpare altri della decadenza della città.
    Tutta sta bagarre per un film(oltretutto perche girato dalla tv slovena) tratto da un libro. Invece di incentivare cose simili(i film intendo e di qulsiasi tipo) si comincia a disquisire sulla genetica delle popolazioni.
    Ai goriziani non vanno bene i locali aperti la sera , salvo poi lamentarsi che i giovani vanno in slovenia per divertirsi e portano i soldi “de là”. Negozi che chiudono, una città diventata un pallido riflesso di ciò che era, nemmeno i cinesi aprono i negozi a gorizia e questa al dice lunga. Sarebbe ora di svegliarsi un’attimino e vedere di fare qualcosa invece di vivere nel ricordo del bel tempo che fù.

  75. dimaco ha detto:

    effebi
    i ragazzini non misero bombe o fecero attentati ma si limitavano a affiggere dei fogli sui muri. Non si può definire questo terrorismo.

  76. matteo ha detto:

    ah, non ma quale purezza della slovenita e altro

    basta dar contro in ogni caso, ho capito

  77. JACK ha detto:

    Sulle origini del nome GORIZIA non ci sono dubbi!!

  78. effebi ha detto:

    73

    dimmi un governo di allora che non avessa la polizia che non usava quei metodi

    gli inglesi ? americani ? russi ? jugoslavi ? francesi ?

    dimmi di uno stato che all’apoca non si potesse definire “occupatore” di qualcos’altro…

    dimmi che all’epoca c’erano solo gli sloveni che si sentivano oppressi da uno stato occupatore

    dimmi come venivano definiti chi organizzavano azioni contro lo stato occupatore

    oberdan molto prima fu definito terrorista, uccise qualcuno ? non mi risulta, fu impiccato.

    quindi smettiamola di giocare a piacimento con gli aggettivi.

  79. effebi ha detto:

    77

    forse furono fermati…prima ?!

  80. effebi ha detto:

    per chi sostiene che bisogna guardare avanti:

    quel film guarda avanti ?
    questi, eredi di quelli del film, guardano avanti ?
    http://www.tigr-drustvo.si/index.php?option=com_rsgallery2&page=inline&id=34&Itemid=40

  81. matteo ha detto:

    bah, polemiche inutili

  82. maja ha detto:

    effebi 81
    e te pareva che te trovavi el modo de tirar fora boris pahor.
    certo che te ne ga de fissazioni, omo mio.
    dopo i disi de marisa…

  83. effebi ha detto:

    84 – non è colpa mia se dove clikko lui salta fuori… è di nuovo anche qui su bora.la (appuntamento a ronchi) 🙂 mi piacerebbe che ci fosse anche qualche nome nuovo tra la minoranza slovena, ma c’è sempre e solo lui su giornali, tv, radio, conferenze, premiazioni… son mi fissado ?

  84. stewe ha detto:

    79
    …lo stato italiano di quell’epoca non era solo”occupatore” come glia ltri ma aveva come primo obbiettivo annintare cioè italianizzare il popolo non-italiano…mi sembra ci sia una piccola differenza..poi la politica di quello stato era orientata principalmente contro il popolo sloveno

  85. JACK ha detto:

    effebi

    Gli altri hanno ammesso tutto.
    L’Italia ha dimenticato tutto.

  86. effebi ha detto:

    86 chi “dopo” …liberò queste terre dall’occupatore italiano non immaginò nemmeno quello (slavizzare gli italiani) ma pensò bene o di eliminarli o di buttarli fuori

    87 orpo ! (rimango basito… togliatti, pertini, saragat… fascistazzi insabbiatori)

  87. effebi ha detto:

    Ma si stava parlanndo degli eredi di quei “fratelli neri” che allora avevano una missione da compiere e il cui testimone sembra sia stato oggi raccolto da nuove formazioni (stesse sigle di allora, vedi TIGR).

    nel 2010 quale è l’occupatore da “scalzare” per gli amici dei siti che ho linkato ?

    parliamo dell’ oggi (2010) o continuiamo a parlare di 60 anni fa… ditemi !?

    che significato ha oggi una sigla come TIGR ? sigla ancora operativa ? questi amici sloveni trovano ancora interessante il progetto della “grande slovenia” con Trieste, Gorizia, Istria, Fiume ? e come pensano di raggiungere questo obiettivo (2010) ?

    L’Italia è l’occupante (2010) di Trieste e Gorizia ? La Croazia (2010) dell’ Istria e di Fiume ?

    Si addestrano da qualche parte i nuovi piccoli, giovani Mirko ? e chi sono i grandi vecchi ispiratori di oggi ? quelli che trovo sugli stessi medesimi siti ?

  88. JACK ha detto:

    88 ????????

  89. effebi ha detto:

    90: …89 !!!

    (l’88 te lo spiego un altra volta)

  90. stewe ha detto:

    90…effebi
    secondo me confondi un po’ le cose…non so se sai leggere lo sloveno, mi sembra di no, leggendo l’ultimo post che hai scritto. Perche se leggessi bene – nella sezione O nas – chi sono gli ideatori della pagina ti renderesti conto che “le pantere goriziane sono e siamo tutti quelli che contribuiamo a diffondere la giusta e veritiera visione sulla storia slovena, cultura, tradizione, esistenza e futuro della slovenia.” Non so dove hai letto che sono interessati alla formazione della grande slovenia” con go, ts, istria ecc..questa è tua pura invenzione..Poi si soffermano di più sul difficile rapporto dei “tigrovci”con lo stato jugoslavo e i suoi oragani repressivi nel dopoguerra, ma a mio avviso alcune cose sono discutibili anche riguardo il kos che secondo loro ha un’influenza anche oggi..ma questa è un’altra storia…veramente stavamo parlando degli anni bui del regime fascista (che poi non riesco a toglirmi questa impressione che tu proprio di quelli anni non ne vuoi sentire) nei quali i nosti piccoli crni bratje, pericolosissimi terroristi stavano incollando i manifestini fatti a mano..

  91. abc ha detto:

    A me sembra irreale che ci siano affinità fra gli sloveni e i veneti antichi.

    Sono molto pochi coloro che sostengono quest’ipotesi e moltissimi invece coloro che sostengono che gli sloveni siano arrivati dove si trovano adesso appena al tempo dei longobardi.

    Il link di cui al post 65 parla della Galizia spagnola, che mi pare non riguardi il probelma di cui si tratta.

  92. effebi ha detto:

    92 – che significa TIGR ?

  93. matteo ha detto:

    i partigiani italiani erano terroristi?

  94. matteo ha detto:

    la teoria non è riconosciuta, è ovvio che non è aprezzata da tutti senno sarebbe riconosciuta

    se scrivi mario alinei venedi trovi forum che trattano

    quello era un esempio

    e non è che le teorie acetatte da tutti siano quelle vere, vedi darwin

  95. ciccio beppe ha detto:

    Ci sono moltissime affinità tra i veneti antichi e gli sloveni. Avevano tutti due occhi, un naso, una bocca, due braccia, due gambe, 23 coppie di cromosomi, amavano e odiavano alla stessa maniera. E chissà quante altre cose.

  96. matteo ha detto:

    dopo le prime immagini si puo legger il libro di allinei in forma digitale

    esempio

    Il nome Veneti

    In realtà, nel quadro della TC la forte presenza (oltre che l’immediata prossimità) degli Slavi in Italia nord-orientale fin dalla remota antichità potrebbe anche spiegare in maniera più, semplice di quanto non si possa fare in ambito tradizionale [e.g, Prosdocimi 1979] – il nome stesso dei Veneti, che sarebbero stati chiamati così dai loro vicini germanici, nella cui lingua Wenden significa appunto «Slavi» ( anche cap. XX): antico islandese Vindr, (pl. Vindr, Vinðr) (> finlandese Venääj, Venät = «Russia» estone vene-mees = «Russo», vepso vená «lingua russa»), da *weniðiz o *weneðiz (forma che spiega il nome tedesco di Venezia:Venedig), anglosassone, Vinedas, Veonedas, antico alto tedesco Vinidā, latino Venedi, Veneade (Plinio), Venethi (Tacito), Ouenédai (Tolomeo ), Vinethi, Vinidae (Giordane) [v. ANEW s.v.].

    Il Veneto della pianura, sarebbe stato slavizzato diversamente rispetto alla regione alpina orientale e centro-orientale, così come era stato diversamente celtizzato rispetto alle regioni alto-italiane centrali e occidentali, e sarebbe a questo minor gradi di slavizzazione e di celtizzazione, oltre che ai suoi più stretti contatti preistorici e protostorici con l’Italia mediana, che esso dovrebbe i suoi diversi tratti linguistici.

    Sull’elemento slavo del Friulano ci sarebbe moltissimo da dire, Qui mi limito ad aggiungere, ai tratti ladini già menzionati, il suffisso *-utto.
    Di origine incerta, è attestato anche nei Grigioni, ma è tipico soprattutto del Friulano [GSDI § 1144a], soprattutto come diminutivo (agnelút, porcelút, ciavalút ecc.), oltre che nei cognomi (Antonutti, Lorenzutti , Biasutti ecc.) e per designare l’origine da un paese (Venchiarutti «di Venchieredo», Toffolutti «di Tóffol», nimisút «abitante di Nimis» ecc.).
    L’origine è probabilmente slava, dato che il suffisso -ut- in Slavo ha svariate funzioni, fra cui anche quelle attestate in Friulano: serbocroato kolút «disco», da kolo «cerchio»; ipocoristica in nomi di persona, come polacco Blizuta, Wojuta, Boguta ecc.; e sloveno Neminškúta «i Tedeschi», da némski «tedesco» [GCLS § 1179].

    http://www.centrostudilaruna.it/forum/viewtopic.php?t=666

  97. matteo ha detto:

    5.6. La differenziazione del Ladino del Friuli

    Posso solo accennare qui agli sviluppi particolari che hanno interessato il Friuli nelle età dei Metalli, e che a mio avviso spiegano, nell’ambito della TC, la differenziazione di questa regione dalle altre due ladine.
    Anzitutto, non vi è dubbio che il Friuli sia l’area italiana più esposta agli infussi slavi, che nella TC si lasciano individuare fino dal Neolitico, con la cultura dei VBQ.
    Nell’età del Rame (3000-2300 ci.), poi, «Nell’estremità nord-orientale della penisola compaiono aspetti culturali caratterizzati dalla presenza di ceramica […] riconducibile a coeve facies culturali slovene» [Cardarelli 1992, 367 con bibliografia].
    Frequenti sono poi le testimonianze della cultura eneolitica croata di Vučedol [Grotta delle Gallerie, Grotta del Pettirosso, Grotta Teresiana presso Duino) [ Buti Devoto 1974, 53].
    Nel Bronzo antico, la partecipazione del Friuli alla cultura di Polada è messa in dubbio da Peroni, sulla base dell’evidenza delle connessioni della ceramica friulana con quella della Bassa Austria e dell’ Ungheria [Peroni 1996, 58-60].
    Queste influenze rappresentano un’altro possibile elemento di differenziazione rispetto ai resto dell’area ladina.
    Peroni afferma poi che l’unico caso che potrebbe prestarsi a congetture circa movimenti migratori di vasta portata concerne il passaggio tra Bronzo Antico e Medio nell’Italia nord-orientale [ibidem 220].
    A partire dal Bronzo Medio, infatti, «nel Carso ed in Istria, ed in una certa qual misura anche in Friuli, si diffonde […] la facies culturale dei Castellieri, che trova stringenti affinità. anche nel litorale adriatico orientale». [Cardarelli 1992, 369].
    Questi gruppi popolano il nord-est della penisola italica, dalle Alpi Giulie al Carnaro, più precisamente un’area delimitata dall’Isonzo, dal passo Predil (in posizione di controllo verso l’ Europa centrale), e da quello di Postojna (verso l’area slava).
    Mentre nella storia appaiono in parte come Histri o Istri, e in parte sono interpretati come Veneti o Illiri, per la TC sono i diretti antenati dei Friulani, cioè un gruppo etnico di fondo italide (dalmatico), già fortemente influenzato da Celti, ma anche da Centro-Europei e soprattutto da Slavi (v oltre).
    Nel Bronzo recente, lo sviluppo della loro cultura, pastorale ed estremamente conservatrice [Barfield 1971, 1271], «nel Friuli e nel Carso […] appare sostanzialmente autonomo, pur se caratterizzato da una certa affinità con l’ area veneta» [Cardarelli 1992, 370].

    Peroni sottolinea «l’intreccio di molteplici influenze e rapporti» che nel Ferro copre il territorio comprerndente il Friuli e la Venezia Giulia, parti della Slovenia e della Croazia» [Peroni 1996, 544].
    In quest’area, procedendo verso est, sfuma la facies di Este (che ormai corrisponde al venetico), mentre si. affermano quelle della zona a sud-est delle Alpi, cioè dei tardi Campi di Urne, dei Tumuli di Dolenjska e del gruppo di Križna Gora, che per la TC sono “slavi”.
    Procedendo da nord a sud, aumentano le affinità italiane e dalmatiche [ibidem, 544].
    Anche le successive facies friulane di S. Lucia e di S. Canziano, «sorprendono [per] le connessioni a larghissimo raggio sia con l’Italia centrale e adriatica, sia con l’ambiente balcanico occidentale interno, in particolare con il territorio dell’attuale Bosnia» [ibidem, 546].

    Infine, la cosiddetta «arte delle situle», che nel Ferro si sviluppa in un’area che si estende da Bologna, attraverso il Veneto, a tutta la Slovenia – con Este come centro principale – e che accomuna la presenza di una classe aristocratica [Cardarelli 1992, 408], forma un altro importante legame fra Nord-Est italiano e area slava, che fra l’altro ha lasciato tracce linguistiche che illustrerò più oltre.

    Questi sviluppi autonomi del Friuli, sullo sfondo comune della Koiné metallurgica centroalpina, mostrano insomma una maggiore e diversa slavizzazione del Friuli rispetto alle altre due regioni ladine.
    È probabilmente, questa differenza che spiega anche l’estensione del Ladino friulano alle pianure.

    Per cui, quando Buti – Devoto scrivono che «Il nome locale che più significativamente rappresenta questo strato [venetico], è quello stesso di Trieste, in latino, Tergeste» [Buti- Devoto 1974, 56], che riappare anche in (Oderzo, latino Opitergium [ibidem], è facile obiettare che in venetico questo nome può rappresentare a sua volta un prestito dallo Slavo, dato che la radice terg- «mercato» è tipica delle lingue slave, come mostrano sloveno trg, serbocroato trg, ceco trh, polacco targ, russo torg, tutti «mercato», oltre che dell’ Illirico – albanese tregë « Mercato».
    Non solo: ma in antico Slavo esiste un suffisso iste, con valore locativo, che unito proprio a trg dà luogo a formazioni identiche a quella di Tergeste, come antico slavo, trǔžište «luogo del mercato», ecc. tržište «idem» serbocroato trgovište «idem», sloveno trgovišče ecc. [GCLS §§ 950- 954]. Che sono formazioni molto più concrete di qualunque ipotetico etimo venetico o illirico.

    Infine, sono gli Slavi che hanno introdotto la parola anche in area germanica (antico islandese e svedese torg, danese torv) e uralica (finnico Turku) [Vasmer s.v.].
    http://www.centrostudilaruna.it/forum/viewtopic.php?t=666

  98. tom sawyer ha detto:

    centro studi “la runa”. suona male. sono andato a visitare il sito ed e’ anche peggio. questi sono paranazisti.

    se una “teoria” non e’ accettata dalla comunita’ scientifica, e rimbalza solo sui siti legati all’ estrema destra russa, slovena, veneta, e poi di nuovo russa, e italiana, e cosi’ via, qualche dubbio su questa “teoria” e’ piu’ che legittimo.

  99. effebi ha detto:

    chissà, forse alla fine scopriremo che i “Fratelli neri” sloveni complottavano contro i “Fratelli neri” (anche) veneti…
    senza apere che erano alla fine tutti fratelli…
    figli di adamo ed eva.

  100. ciccio beppe ha detto:

    Di sicuro in quegli anni qualcuno si riteneva razzialmente superiore a qualcun’altro.

  101. effebi ha detto:

    si confermo, ma non solo “i soliti noti”

  102. matteo ha detto:

    ma che centra l’estrema destra con quello che ha scritto allinei?

    basta comprarvi il libro

    che poi la si trova su internet su quei siti non vuol dire assoluttamente nulla

  103. matteo ha detto:

    solo i soliti noti

  104. tom sawyer ha detto:

    matteo, in teoria non c’entra niente. il problema pero’ e’ che questa teoria non e’ accettata dalla comunita’ scientifica, mentre viene esaltata (per motivi politici) in ambienti che non hanno niente a che fare con la scienza. puo’ darsi che alinei sia un genio incompreso, e puo’ darsi che no. qui nessuno e’ un esperto di linguistica comparata, di glottologia, di archeologia ecc., e quindi la questione resta in sospeso. quel che NON resta in sospeso e’ che l’ estrema destra russa utilizza questa teoria per motivi, diciamo cosi’, poco nobili. idem per l’ estrema destra slovena. idem per l’ estrema destra veneta. il motivo e’ chiaro: tutti questi gruppi vedono in questa teoria un buon argomento per opporsi all’ immigrazione, oppure per avanzare rivendicazioni territoriali. io non ho niente contro alinei. ma se questa teoria (che e’ ancora ampiamente da dimostrare, per quel che ho capito) viene utilizzata in questo modo dai gruppi di cui sopra, allora siamo di fronte ad un uso strumentale della scienza, che andrebbe condannato senza riserve. da alinei per primo.

  105. matteo ha detto:

    la teoria di darwin non era accettata dalla scienza e in un certo senso nemmeno ora è accettata pienamente, ci sono divisioni

    la politica poi si aggrappa a qualunque cosa che puo poi sfruttare o demonizzare a suo piacimento

  106. effebi ha detto:

    95 – devi chiederlo per esempio a quelli filotitini che spesso li hanno “liquidati”

  107. Alessio ha detto:

    Halo ?

  108. Tatjana ha detto:

    Ivan Gašperčič (Salcano, 1913),

    appartenente ad una famiglia di commercianti, aderì, da liceale, all’organizzazione clandestina »Črni bratje« (»I Fratelli neri«, NdT), subì perciò, nel 1930, carcerazione e sevizie, nel 1940 evitò un nuovo arresto, riparando a Maribor, ma fu, al ritorno, immediatamente arrestato ed associato, dapprima, alle carceri goriziane, quindi, a quelle di Capodistria. Da lì fu assegnato ad un battaglione speciale, dove a seguito dell’armistizio fu fatto prigioniero dai tedeschi e deportato a Dachau. Sua figlia, Tatjana Malec, ha così ricostruito e pubblicato la vicenda paterna, sulla scorta dei racconti del padre nonché di fonti d’archivio ed orali.

    » /…/ Nel corso di alcuni mesi di detenzione mio padre aveva limato le barre dell’inferriata, deciso ad evadere dal carcere (di Gorizia, NdR), ma fu scoperto dal sorvegliante nel corso di un controllo con la barra di ferro e mio padre fu punito, dopo trenta giorni di cella d’isolamento a pane ed acqua, con il trasferimento alle carceri di Capodistria, dove vigeva un regime carcerario ancor più severo, aggravato da condizioni ambientali peggiori di quelle nel carcere goriziano. Mio padre s’era sentito tremendamente mortificato nel carcere Goriziano, quasi fosse stato murato per l’eternità dietro ad un’enorme porta di ferro che non lasciava trapelare il minimo raggio di speranza. Assolveva come fosse un automa, le incombenze quotidiane di ogni carcerato, quella cioè di deporre sul corridoio il bugliolo in presenza del secondino e di spazzare la cella condivisa assieme agli altri detenuti. In carcere avrebbe fatto conoscenza anche con lo scrittore France Bevk, cui confidò le imprese della confraternita clandestina dei ‘Fratelli neri’, che più tardi il Bevk intrecciò in un racconto per ragazzi. A causa di quei precedenti, mio padre si sentiva ancor più bollato a fuoco, persuaso che i fascisti non gliela avrebbero fatta passar liscia. Era conscio di dover pagare anche per tutto quanto la questura aveva registrato sul suo conto, quando, non ancora maggiorenne, aveva agito da ‘fratello nero’. /…/
    In carcere cercarono di estorcere a mio padre l’ammissione di aver collaborato all’imbrattamento di una targa fascista e fu pertanto sottoposto a torture a causa dei suoi precedenti da ‘fratello nero’. Nonostante professasse la propria innocenza e si dicesse del tutto ignaro del fatto addebitatogli, fu trattenuto in carcere per un tempo irragionevolmente lungo, senza che venisse condannato in base delle prove. /…/ Mio padre fu tradotto dalle carceri goriziane a quelle di Capodistria. Fu condotto al Belvedere, al luogo in cui sorgeva, al posto dell’odierna scuola elementare e degli uffici postali, un enorme penitenziario. Fu scortato attraverso un cortile, oltre una soglia sbarrata da un grande portone di ferro. All’ingresso del carcere scorse sulla parete il Crocefisso e fu d’un tratto assalito dal pensiero che dio lo avesse abbandonato. Entrò quindi nel penitenziario, attraversato da un lungo corridoio che costeggiava celle prive di finestre. Aria e luce penetravano in cella dal corridoio oscuro, attraverso le feritoie delle porte. Al primo piano si trovavano le celle d’isolamento. Poiché mio padre era stato trasferito al carcere di Capodistria con l’imputazione di tentata evasione, vi fu sistemato in una buia cella d’isolamento, nella quale rimase per trenta giorni a pane ed acqua. Fu sistemato in una cella d’isolamento al pianterreno, un vano di piccole dimensioni, più sorvegliata ancora di quelle al primo piano. La cella era protetta da una fitta inferriata. Dal lato esterno aveva uno spioncino sbarrato da un battente. Dalla cella s’udivano in lontananza, di tanto in tanto, i versi degli asinelli istriani che la mattina tiravano i carri con i quali le contadine del circondario giungevano in città. Mio padre giaceva in cella su una branda di ferro, su di un tavolaccio. Essa era fissata alla parete mediante una catena e fermata da un lucchetto. I detenuti politici erano sottoposti in carcere anche a sevizie. Più di qualcuno non le resse e preferì togliersi la vita. Le condizioni carcerarie di quel penitenziario erano insopportabili. Ai piedi della branda vi era, murata nella parete, una mensola, per deporvi la ciotola ed il recipiente dell’acqua, simili in ciò al carcere di Gorizia. Nell’angolo sotto la finestra, il detenuto disponeva, per i bisogni corporali, del bugliolo e di una ramazza. Sul lato destro, quello in cui fu rinchiuso mio padre, c’erano sei celle. Sul lato sinistro vi era invece l’obitorio con una finestrella protetta da una grata. I cadaveri di quanti soccombevano alle torture o al suicidio, erano deposti in quest’obitorio. Il decesso clinico non era certificato da un medico, bensì, per grossolana esclusione, mediante un campanello appeso ad una cordicella tesa dagli arti inferiori del cadavere attraverso la finestra. Se il corpo, muovendosi, dava segni di vita, il campanello segnalava che il detenuto, giacente ormai in obitorio, era in realtà ancora in vita. Un metodo di cui può recar vivida testimonianza chiunque sia passato attraverso le carceri fasciste di Capodistria, poiché tutti temevano di dover subire, a seguito delle sevizie, quella sorte. Se il detenuto martoriato riprendeva i sensi, veniva riportato dall’obitorio, affranto da uno spavento mortale, alla cella d’origine. In conseguenza delle sevizie subite alcuni persero il senno, al punto che, ritornati in cella, ruggivano ed urlavano facendosi sentire in un vasto raggio. Mio padre non riusciva a prender sonno. Vagava su e giù per la cella. Per impedirgli di limare le barre e preparare un’evasione, come già aveva fatto nelle carceri di Capodistria, egli era sottoposto ad una sorveglianza rafforzata. Il personale di vigilanza provvedeva, per così dire, a ‘svagare’ i detenuti, facendo rintronare le barre delle inferriate, incastonate negli stipiti in pietra. Mio padre chiese al secondino, se poteva procurargli qualche libro. Un secondino gentile gli portò un dizionario italiano-inglese, e fu così che mio padre imparò in carcere l’inglese piuttosto bene. Sempre in carcere usava modellare dei manichini con la mollica del pane. Ciò però era vietato ed un secondino lo ammonì. Mio padre però se ne fece un’abitudine, al punto che anche in seguito continuò a strofinare fra i polpastrelli delle dita dei fusi o delle pallottole di mollica per trarne dei manichini. Dopo diversi mesi, a mio padre fu concessa l’aria. I suoi passi in cortile furono malfermi anche per le vertigini di cui soffriva, essendo in carcere notevolmente dimagrito a causa della pessima alimentazione. Mi raccontò che il peggio avveniva la notte, quando il tempo non voleva saperne di trascorrere per lasciare il passo al mattino. Aveva con sé la mia immagine in fotografia, quella di una bimba di quattro anni, che ricopriva di baci. Conservo ancora quella fotografia a ricordo di quella vicenda, nonostante sia ormai davvero logora. Me la consegnò nel 1960, quando lo rividi a Roma per la prima volta dalla sua partenza da casa, e mi confidò che essa lo aveva confortato nei frangenti più difficili della vita, infondendogli la speranza di ritornare alla famiglia.
    Mio padre riceveva lettere da casa, ogni lettera però, che inviava a casa, veniva censurata e quindi non era in grado di comunicare a casa come si sentisse davvero. Il cibo era misero, l’acqua tiepida, stantia e disgustosa; specie durante i mesi estivi era impossibile dissetarsi con quel liquame. /…/
    Alcuni detenuti politici furono trasferiti da Capodistria ad altre carceri italiane, i carcerati politici di una certa levatura direttamente alle carceri romane di Regina Coeli, per scontarvi condanne a lunghi anni di carcere.
    A seguito della capitolazione dell’Italia mio padre fu deportato al campo di concentramento di Dachau, dove fece da cavia umana per esperimenti medici. Rientrato a casa, subì vessazioni da parte dei servizi di sicurezza partigiani; riparò in Italia, dove fu sottoposto a sei anni e mezzo di terapia presso l’ospedale militare di Roma. Morì nel 1969 a Roma all’età di 56 anni ed è lì che è sepolto. «

  109. effebi ha detto:

    “…Rientrato a casa, subì vessazioni da parte dei servizi di sicurezza partigiani; riparò in Italia, dove fu sottoposto a sei anni e mezzo di terapia presso l’ospedale militare di Roma”

    esiste anche di questo secondo periodo una memoria altrettanto dettagliata come del primo ?

  110. effebi ha detto:

    forse Tatjana ci potrebbe aiutare traducendoci questo che le dovrebbe poi forse essere famigliare:

    “…Po očetovi vrnitvi v domovino iz koncentracijskih nemščih taborišč Allach, Bleichach in Dachau je KNOI po nalogu iz Sovjetske zveze in kominterne razširil tezo, da kdor je preživel Dachau, da je izdajalec in kolaborant z Nacisti. Starši mojega očeta so bili dobro stoječi trgovci in posestniki, kar ni bilo zaželeno tedanji revolucionarni oblasti. Mojega očeta je po nalogu KONOJ-a iz Žabjega kraja v Solkanu v rojstni hiši napadla sabotažna skupina, ki ji je poveljeval znani likvidator Edvard Mielniczek, z namenom, da očeta usmrtijo. Očetu je uspelo zbežati in se je zatekel na zavezniško angloameriško policijo, ki je nekatere iz omenjene skupine
    aretirala in so bili nato zaprti v zaporu Coroneo v Trstu do leta 1950. Edvard je ob napadu pri begu utrpel zlom noge, zato so ga uspeli ujeti. Govorili so, da je naredil samomor z motorjem, ker so ga preveč težile naročene likvidacije prebivalstva; drugi iz te skupine pa je umrl bolan za TBC, za ostale pa ni znana usoda. Oče je emigriral v Italijo. Tam je bolezen napredovala in zato se ga kot TBC bolnika premestili v vojaško bolnišnico Ospedale militare S.O.U.O. no 5, Via Breveta 75 v Rimu, kjer je ostal na zdravljanju 6 let in 4 mesece . Mojemu očetu je nudila materialno in duhovno pomoč humanitarna organizacija Malteškega viteškega reda, Republika Italija pa mu je odobrila pravico do uživanja vojaške vojne invalidnine, I. priviligirane. Umrl je za posledicami nacističnega mučenja dne 06.09.1969, v starosti 57 let. Pokopan je v Rimu. V Zadnjih dneh življenja je odklonil pokop z vojaškimi častmi. Pokopan je v svetlomodri pidžami. Na njegovo željo je bil na nagrobnem spomeniku napis: »Tu počiva sin svete reke Soče«. Republika Italija, ki je bila tudi po mednarodnih konvencijah dolžna oskrbovati grob svojega veterana je brez moje vednosti grob prekopala. V mestni stolnici v Riminiju (verjetno zato ker so se tam vodili boji, v katerih je bil oče udeležen)je njegovo poitalijančeno ime vklesano v spominsko ploščo, na kateri piše »Umrl je za svobodo in neodvisnost Italije«. Taka je bila usoda mojega očeta »črnega brata«, ki je bil žrtev fašizma, nacizma in komunistične revolucije. Umrl je pregnan v tujini. V svojo domovino se ni nikoli več vrnil.”

  111. maja ha detto:

    Forse invece potrebbe tradurlo Boris Pahor e magari anche scriverci un libro.

  112. ufo ha detto:

    “Črni bratje” va in onda mercoledì 15 dicembre alle 20.10 sul primo canale.

    Buona visione.

  113. Antares666 ha detto:

    La teoria di Alinei è pseudoscienza fatta e finita, proprio come la teoria della Terra piatta e come i perniciosi deliri dei no-vax. E’ un gran mucchio di aberrazioni e di inconsistenze che contrastano coi dati di fatto. Non è linguistica: è mera fantapolitica. Trovo preoccupante il fatto che il Web pulluli di alineisti che girano da una pagina all’altra a propagandare simili colossali stronzate con un’insistenza tale da far scomparire i metodi dei Testimoni di Geova!

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