“Il paese va a rotoli. Ci governano ladri e banditi. Bisogna nascondere i propri principi morali, altrimenti ti ridono in faccia. Il sapere, la cultura e la scienza sono considerate attività criminali, il furto legalizzato invece un valore. Perché studiare allora? Per andare dove con il nostro sapere, visto che intorno a noi regnano l’ignoranza e il cinismo?”
Siamo a Trieste nella seconda metà degli anni settanta, nel periodo post sessantottino. I giovani crescono in un periodo di transito tra il vecchio e il nuovo, alla ricerca di un senso e di una solida identità. Tra questi c’è anche Sandro, uno studente universitario di lettere, che ha appena preso un’importante decisione: andarsene di casa, lasciandosi alle spalle una famiglia opprimente e trasferirsi in una soffitta che è per lui simbolo della libertà tanto bramata. Sogna un mondo migliore in una società rinnovata, dove non ci sia più spazio per la “filosofia borghese”. Come molti studenti di allora Sandro si interessa di politica e partecipa alle riunioni del gruppo extra-parlamentare, guidate dal carismatico studente-leader Alfredo. Ma, a differenza di tanti altri, Sandro guarda al mondo con gli occhi di un intellettuale: conosce “molto bene” Marx, Sartre e Marcuse e allo stesso tempo li mette in discussione.
E poi, naturalmente, c’è l’amore, o meglio i suoi due volti. L’amore puro ha il volto di Sara, eterea e sfuggente una donna che attraverso l’istruzione e l’emancipazione vuole uscire dai tradizionali canoni femminili. L’altro volto dell’amore è Barbara, ragazza sensuale, carnale e accessibile.
Nei bar e nelle bettole, tra un sorso di birra e una rissa, si incontrano studenti, operai, “veci” e anche chi come Socrate, può lasciarsi andare a sfoghi come: “ Adesso giocate a fare la rivoluzione, oggi è di moda. Dieci anni fa erano di moda i twist e il rock and roll, i cappelloni e le Cinquecento, tra dieci anni forse lo saranno gli omosessuali, le vacanze nello spazio e ammazzare i genitori. Tra dieci o venti anni voi sarete alla guida di questa società che sarà marcia e colpevole come quella di oggi. E voi non sarete certo migliori dei vostri padri, anzi, forse anche peggiori.”
Mentre Sandro e i suoi amici si battono per una società migliore, scoprono le gioie e i dolori della vita di tutti i giorni. A un certo punto si trovano laddove non avrebbero mai immaginato di trovarsi. Il loro percorso già prestabilito cambia anche se rimane la speranza del fatto che “deve pur esserci qualcosa laggiù, forse solo il primo passo verso la conoscenza… e la conoscenza è la cosa più importante per crescere…”
“ L’amore ai tempi della solitudine” (Ljubezen v času samote) di Dušan Jelinčič ( la traduzione in italiano è edita da Edizioni Antony) è stato presentato nella sua tradizione in italiano giovedì 13 maggio, presso la Libreria Minerva dall’autore stesso, dalla sua traduttrice Patrizia Vascotto e da Paolo Barbieri.
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