6 Maggio 2010

Bassa Poropat: “Sigillo della Provincia a Boris Pahor per rappresentare l’identità, composita per cultura e lingua, di Trieste”

Maria Teresa Bassa Poropat ha conferito a Boris Pahor il Sigillo della Provincia di Trieste. Ecco il suo discorso in occasione della cerimonia di consegna del riconoscimento.

“Ho sempre pensato che tra i compiti di chi è chiamato a governare una comunità vi sia anche il dovere di ricordare la cultura, la storia, ma soprattutto i valori collettivi nei quali la società si riconosce e sui quali fonda la sua consapevolezza di civile aggregazione.

Con questa premessa oggi ringrazio Boris Pahor per aver accettato il riconoscimento della Provincia di Trieste. Egli ha dato voce alle oppressioni del XX secolo e alle vicende degli sloveni del Litorale, ricordando come il tradimento della originaria multiculturalità di questo territorio, mai ridotta all’omologazione, si sia consumato nell’italianizzazione forzata. E’ stato il dramma di una componente e la negazione di una storia collettiva che dovrebbe essere sempre consapevole, attenta e fiera della sua complessità.

Consegnare il sigillo a Pahor è omaggio alla sua attività di scrittore e al contempo alla sua testimonianza di vita, divenuta naturalmente materia letteraria ed esempio civile. I suoi romanzi, le sue interviste, i numerosi incontri, specie con i giovani, sono strumenti affidati alla nostra capacità di riflessione. Essi non consentono di dimenticare. Sono ricordi nitidi di ciò che sono state le dittature del Novecento, fermate dalla scrittura che trasforma la memoria in espressione etica facendone, come ogni classico exemplum, monito per il futuro, un futuro che, nonostante tutto, Pahor guarda sempre con speranza. Egli racconta ciò che ha visto e vissuto, apre squarci e non accetta di veder tradita la sofferenza direttamente esperita, rinunciando al compito dello storico per affermare invece il suo ruolo di testimone, divenendo voce anche di chi non ha potuto ricordare.

Un rapporto profondo lega, dunque, il percorso esistenziale di Pahor alla sua attività di scrittore: egli ci parla con la forza dell’eroe quotidiano, ovvero dell’uomo comune che vede, sente, soffre e denuncia. Lo fa con un rigore aspro, a volte sferzante, come la pietra e l’aria di questo territorio, sottolineando le ingiustizie del nostro tempo. Parla di sé con un coraggio che noi tutti avremmo dovuto avere e che oggi dobbiamo cercare di eguagliare, concedendo alla Trieste di Qui è proibito parlare, di ritrovare la capacità di accogliere, ascoltare e rispettare.

Proprio alle nostre spalle sorge un palazzo in stile secessionista. Eretto nel cuore commerciale della Trieste asburgica e cosmopolita, divenne segno tangibile della presenza e dell’ascesa economica e culturale degli sloveni: è il Narodni Dom che in un giorno di luglio del 1920 venne dato alle fiamme. Quel giorno Trieste non seppe valorizzare le sue componenti autoctone, presenze attorno alle quali altre comunità si erano nel tempo raccolte. L’incendio del Narodni Dom fu purtroppo solo il preludio di un lungo percorso finalizzato a cancellare la presenza storica degli sloveni a Trieste.

Boris Pahor, bambino, vide con i suoi occhi quel rogo, simbolo sordo e violento, di un governo che, fattosi dittatura fascista, rifiutò di riconoscere i più elementari diritti, a partire dalla lingua, a coloro che erano suoi cittadini.

Episodi che, assieme alla deportazione nei campi di concentramento in Francia e Germania, segnano la vita di Pahor e divengono materia della sua produzione letteraria che è racconto biografico e al contempo esempio di dramma universale.

Ricordo le parole di Claudio Magris che nella sua introduzione a Necropoli definisce il libro opera “eccezionale, che riesce a fondere l’assoluto dell’orrore con la complessità della storia, la relatività delle situazioni e i limiti dell’intelligenza e della comprensione umana”.

Proprio perché quanto aveva visto e conosciuto superava l’iniquità per farsi gelida brutalità, il percorso di Pahor non è stato né rapido né semplice.

Sopravvissuto a umiliazioni morali e privazioni fisiche, lenite le ferite e cambiati i tempi, trovò solo nel dopoguerra l’occasione per sublimare il suo vissuto nell’arte. Un itinerario faticoso e rimasto irrisolto sino a quando non raggiunse la pienezza di cui era stato privato: ricomporre la Sua storia, riappropriandosi della sua identità di sloveno e di triestino al contempo. Riprendere ad essere ciò che semplicemente era, tanto da poter guardare il mondo con la serena consapevolezza che la libertà sta prima di tutto nel rispetto di sé, nel coraggio della rettitudine, nell’onestà del pensiero.

Un rigore che non si mitiga a seconda delle ideologie, perché la sua posizione è sempre stata limpida, volta alla difesa della dignità umana e delle identità. Accanto alle brutalità del fascismo e del nazismo, egli ricorda dunque, senza esitazione alcuna, l’oppressione e i massacri del regime jugoslavo, toccando anche il tema delle foibe e dell’annientamento della milizia anticomunista slovena.

Così come non ha accettato nel passato l’immagine abusata dello sloveno contadino contrapposto all’italiano borghese, egli ha rifiutato anche quella che lo voleva per forza operaio e “popolare” per rispondere ad un egualitarismo solo materiale.

Pahor ha sofferto il coraggio di queste sue posizioni trovandosi nella paradossale situazione di vedersi due volte emarginato, dagli ambienti culturali della Trieste italiana e da quelli della Jugoslavia socialista, protagonista suo malgrado delle persecuzioni politiche del Novecento.

Questo per la sua capacità di denunciare, perché alla radice della sua opera c’è l’uomo con la sua fragilità, i suoi mondi interiori e la sua ricerca di senso, che travalica le frontiere. Da autentico uomo di cultura, egli non si è limitato a essere voce di una sola comunità, quella slovena, ma, come ha avuto occasione di dire più volte, di tutti “i piccoli oppressi”, che nelle sue vicende personali e politiche, oltre che nei suoi scritti, possono trovare frammenti di sé e delle proprie sofferenze, un riferimento e una speranza.

Quella speranza di cui, nonostante i drammi vissuti, egli parla sempre ai giovani.

Il sigillo della Provincia di Trieste va dunque a Boris Pahor

* per l’intensa rappresentazione dei drammi del ‘900 attraverso l’opera letteraria e la personale esperienza di vita, divenuta testimonianza delle tragedie del nazismo e del fascismo, memoria affidata alla collettività per ricordare e ammonire;
* per aver descritto, accanto alle atrocità umane, la capacità dell’individuo alla solidarietà, la sua volontà di rinascita e la tensione al futuro;
* per rappresentare l’identità, composita per cultura e lingua, di Trieste”.

Maria Teresa Bassa Poropat
Presidente della Provincia di Trieste

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67 commenti a Bassa Poropat: “Sigillo della Provincia a Boris Pahor per rappresentare l’identità, composita per cultura e lingua, di Trieste”

  1. Victor Bergman ha detto:

    Ecco, la Provincia di Trieste, nella persona del presidente, con un discorso che gli amministratori del Comune hanno dimostrato essere incapaci di fare, ha fatto un passo niente male verso una riconciliazione di cui abbiamo tanto bisogno a TS, ma era veramente così difficile?
    Comunque, ora basta con questi premi a Pahor, sta diventando noioso!

  2. ufo ha detto:

    Giusto! Basta con Boris – è ora di cambiare Pahor. Samo?

  3. piero vis'ciada ha detto:

    – menia batte pahor
    …cento a due (anzi tre con questa)

  4. Richi ha detto:

    El motivo xe intuibile:

    Per Pahor semo tutti contenti.
    De Menia no.

  5. effebi ha detto:

    vuoi vedere come si porta a 100 anche questo post ?
    🙂

  6. Srečko ha detto:

    Cita qualche numero e Luigi Venezian sparera’ quarantamila virgola 627 posts….

  7. effebi ha detto:

    ma no, no, basta scrivere qualcosa come “Tito”…

    chennesò, sulle sofferenze che anche Pahor e i suoi amici hanno patito a causa del regime jugoslavo, ma per le quali il buon Boris non sta a lamentarsene se non vengono citate nelle motivazioni dei suoi premi e, anzi a dire il vero sono difficli da trovare anche nei suoi stessi libri.
    ne dedicasse anche uno solo al suo (dimenticato ?)amico Edvard Kocbek… a cui non fu data la possibilità, scrivendo libri, di avere una vita agiata (anzi).

    (ecco, materiale credo che ce ne sia e siamo comunque già a sette…un buon inizio)

  8. Srečko ha detto:

    effebi

    Sai che seispiritoso e pieno di trovate?

  9. Antonio Lippolis ha detto:

    Qui il problema è un altro. Domanda. Ma la provincia rappresenta tutti i cittadini o solo quelli che hanno determinato la vittoria della signora Poropat? Come è possibile che se non hai dicharate simpatie a sinistra non ricevi un premio o riconoscimento nemmeno se sei stato il primo triestino ad aver messo piede su MARTE.

  10. Srečko ha detto:

    Antonio Li…..

    Ribalto la domanda: Al Comune di TS come fai a ricevere un riconoscimento se non hai il beneplacito di Menia?

  11. paolo ha detto:

    Con questo mio post probabilmente arriveremo a 300 risposte.
    Boris Pahor va sempre di più sventolando la questione del Narodni Dom di Trieste. Second le mie conoscenze di storia i fascisti avevano convocato un comizio per discutere in merito all’omicidio di Tommaso Gulli a Spalato. Durante questo comizio vi fu un’ulteriore omicidio. Quello di Giovanni Nini da parte di sloveni, se non sbaglio, reo di aver gridato a favore dell’italianità della Dalmazia. Caliamoci nel clima delirante dell’epoca. Inevitabilmente vi fu la vendetta contro il Narodni Dom, ma Pahor omette di essere obiettivo al 100%

  12. Liborio ha detto:

    Anzi,durante l’assedio centinaia di carabinieri cercarono di difenderlo,ma dall’interno furono lanciate delle bombe a mano che uccisero un ufficiale dei carabinieri medesimi. Carissimi la storia deve essere raccontata in modo sereno. Certo che non si possono giustificare le vendette, ma allora non vigeva certo un clima di amore soprattutto dopo anni di guerra e molti sloveni e triestini che avevano combattuto per l’austria ungheria

  13. paolo ha detto:

    paolo e liborio sono la stessa persona.

  14. Paolo ha detto:

    L’incendio molto probabilmente si sviluppò per lo scoppio delle bombe che erano custodite all’interno del palazzo in seguito al fuoco dei carabinieri colpiti dalle granate. Poi sto riassumendo da wikipedia e non invento nulla.

  15. maja ha detto:

    bentornato italo. sentivamo la tua mancanza.

  16. sarmata ha detto:

    Il rogo del porto è un libro che dovremmo leggere tutti.
    Appena dopo si potrebbe discutere di certe cose.
    Altro libro che consiglio vivamente è “Italiani brava gente?” di Del Boca.
    Solo avendo il coraggio di guardare in faccia se stessi e la propria storia si diventa migliori….e ne avremmo bisogno.

  17. effebi ha detto:

    vale veramente per TUTTI el detto dei “nostri veci”: ……nosce te ipsum

    il nostro Boris se ne ri-conosce una parte mentre l’altra (almeno sui libri) se la dimentica

  18. Julius Franzot ha detto:

    Non discuto i meriti di Pahor ed i diritti della minoranza slovena a Trieste. Mi chiedo solo quando sarà posta la parola FINE all’ignorante politice regionale a proposito delle minoranze di lingua tedesca. Quando si capirà che ogni persona che si consideri di lingua madre e di tradizioni tedesche o austriache ha il diritto (nelle debite proporzioni numeriche) allo stesso sostegno pubblico della minoranza slovena, sarà stato fatto un passo in avanti.
    Solo l’ignoranza, sostenuta dal burocratismo borbonico, può riconoscere lo status di minoranze germanofone a zone come Zahre e Tischlbong, in cui il tedesco “normale” non è nè parlato, nè capito (personale esperienza), mentre si chiudono deliberatamente gli occhi sul fatto che a Trieste, Gorizia e Cormòns vivono dieci volte più germanofoni che nelle valli carniche.
    Si teme forse di dover sfatare il mito di chi si vanta di avere in famiglia, ed in quale famiglia potente (!!), due nonni volontari e medaglie d’oro??
    Purtroppo abbiamo il difetto, magari instillato a forza nel nostro DNA, di soffrire di freudiani complessi di inferiorità, dovuti all’ Olocausto, che ci fanno da freno ogni volta che vorremmo dire che ci siamo anche noi.
    Ma chi è libero da ogni colpa, magari in grazia alla “Gnade der späten Geburt” (grazia della nascita tardiva), si sente umiliato da questa politica fascistoide di rinnegamento e voterà (o non voterà) in conseguenza, se sente ancora la voce della giustizia e del primato della cultura sull’ignoranza della dittatura mediatica autoreferenziale.
    VERGOGNA!!!

  19. sarmata ha detto:

    La parola fine arriverà solo all’esaurimento della memoria storica.
    Per quanto mi riguarda cerco di comunicare ai giovani che conosco la storia della nostra Trieste e del nostro attuale paese.
    Non sono il solo, per fortuna.
    Non è così semplice cancellare la storia, nonostante i tentativi messi in atto dal 1918 in poi.

  20. marisa ha detto:

    @ JULIUS FRANZOT

    Non entro nel merito del quesito se a Trieste ci sia o meno una minoranza linguistica “storica” di lingua tedesca e perchè, se c’è, non è stata riconosciuta.

    Per quanto riguarda i paesi di Timau e Sauris, i loro abitanti sono, e giustamente, considerati “minoranza linguistica storica, ossia di antico insediamento, germafono”, poichè sono insediati da secoli a Sauris e Timau. E perchè le lingue che parlano sono dialetti tedeschi. Poco importa se il tedesco standart è da loro poco capito poichè quest’ultimo non è mai stato loro insegnato a scuola. Il tedesco standart è la “lingua comune” di tutti coloro che parlano un dialetto germanofono e come tutte le “lingue comuni standart” deve essere appresa a scuola. Insomma il problema della scarsa comprensione del tedesco standart è solo un problema di scolarizzazione.

  21. Julius Franzot ha detto:

    @ Marisa

    Non ho nulla in contrario al riconoscimento ANCHE di Sauris e Timau come comuni germanofoni. Come tu rlievi giustamente, c’è un problema di scolarizzazione che può essere facilmente risolto, se si vuole.
    Il mio argomento principale però è un altro: PERCHE’ SOLO LORO?

  22. marisa ha detto:

    @ JULIUS FRANZOT

    “PERCHE’ SOLO LORO”?

    Le due minoranze germanofone di Sauris e Timau sono numericamente una piccola cosa. In più sono trilingui: dialetto tedesco – lingua madre, friulano e italiano – lingue acquisite. E sono sicuramente di antico insediamento (epoca medioevale).

    I tedeschi di Trieste:
    sono di “antico insediamento”? Sono arrivati a Trieste all’inizio ottocento con la nascita del porto di Trieste? La chiave per rispondere alla domanda che tu poni è la presenza di questo elemento: ANTICO INSEDIAMENTO. Perchè, come ben sia, per essere riconosciuti “minoranza linguistica storica” ci deve essere anche questo elemento.

    Per i tedeschi di Trieste “c’è”? Personalmente non conosco la storia della comunità tedescofona di Trieste per poter dare una risposta.

    A questo c’è sicuramente da aggiungere una grave smemoratezza di Trieste nei confronti della sua storia prima del 1918. Trieste deve tutto agli Asburgo…..ma gli Asburgo hanno un difetto: non sono italiani!

    Comunque capisco il tuo rammarico per questa smemoratezza triestina non giustificabile.

  23. AnnA ha detto:

    Trovo simpatico l’uso del termine (errato) STANDART al posto di standard a proposito delle minoranze di Sauris e Timau: effettivamente è un errore classico da parte dei tedescofoni (inusuale invece per gli italofoni).

    Plaudo peraltro a questo meritato premio a Pahor.

  24. Richi ha detto:

    @ Effebi commento 7:

    “Nel 1975 Pahor pubblica, assieme all’amico triestino Alojz Rebula, il libro “Edvard Kocbek: testimone della nostra epoca” (Edvard Kocbek: pričevalec našega časa). Nel libro-intervista, pubblicato a Trieste, il poeta sloveno denuncia il massacro di 12.000 prigionieri di guerra, appartenenti alla milizia anti-comunista slovena (domobranci), e i crimini delle foibe perpetrato dal regime comunista jugoslavo nel maggio del 1945. Il libro provoca durissime reazioni da parte del governo jugoslavo. Le opere di Pahor vengono proibite nella Repubblica Socialista di Slovenia e a Pahor viene vietato l’ingresso in Jugoslavia”

    Tratto da wikipedia

  25. marisa ha detto:

    Grazie Anna per aver fatto la “maestrina” dalla penna rossa….
    Volevo proprio verificare se ti accorgevi dell’errore….

  26. AnnA ha detto:

    Non ti avevo neppure citato, Marisa, e il tono non era quello, l’errore l’ho fatto notare proprio per il motivo citato (si volesse correggerti ogni volta si sprecherebbero i fogli e non mi sogno proprio di farlo, non sto a perdere tempo, tanto meno con chi sa già tutto).

  27. asem ha detto:

    qualcuno a citato bocca…non scherziamo, pahor punta sempre il dito solo contro i fascisti ma non riesce a dire una sola parola verso i comunisti jugoslavi (nonostante il fatto che abbia subito molti torti, prevaricazioni, gli fu vietato entrare in jugosalvia ecc.ecc.), in slovenia non esistono intelettuali come il Bocca che abbiano il coraggio di denunciare il proprio totalitarismo anzi non perdono occasione per abbellirlo.

    voi pensate che la slovenia darebbe un premio ad un autore italiano che scrive dei crimini di tito? secondo voi come lo presenterebbero? …………

  28. Richi ha detto:

    @ Asem

    Pahor non ha detto una sola parola contro i comunisti? Leggi il mio commento 24 per cortesia, se non vuoi pigliarti la medaglia d’argento della castronata.

    Pahor ha parlato e scritto -come se fosse obbligato a farlo, aggiungo- contro il comunismo in tempi non sospetti, con Tito al potere e da Sloveno. Ergo, aveva solo da rimetterci e non guadagnarci, a differenza di chi ancor oggi a Trieste sbandiera certe cazzate per tornaconto puro, vuoi per nascondere un po’ la camicia nera, vuoi per far piovere qualche soldino sulle solite associazioni, vuoi per fare successo elettorale.

    Direi che questa arrampicata sugli specchi in nome di un’antipatia (perche’ poi? Che vi ha fatto?) verso Pahor puo’ finire, dato che e’ immotivata.

  29. effebi ha detto:

    24 -richi

    che fai mi citi !? pensi che non so quello che scrivo ? E’ proprio da quel libro, che non è un “libro di pahor” ma una sua intervista al povero E.Kobcek che lo stesso E.K. passerà il resto della sua vita oppresso del regime jugoslavo.
    mentre di là E.K. se la vedeva con la polizia di tito di qua il nostro b.pahor ha preferito concentrarsi sui crimini del fascismo, dimenticado il suo “amico”… per cui non mi risulta abbia più scritto nulla e per cui non ha mai ricevuto alcun riconoscimento.

    richi, credi di aver capito il “quadretto” di chi andava scrivendo “qui è proibito parlare” mentre si “proibiva” da solo di parlare di “alcune” vicende sue e di suoi “amici” ?

    bel personaggio veramente !

  30. effebi ha detto:

    …e il “bel personaggio” premiato dalla provincia di trieste per la “sua consapevolezza di civile aggregazione” che “guarda il mondo con la serena consapevolezza che la libertà sta prima di tutto nel rispetto di sé, nel coraggio della rettitudine, nell’onestà del pensiero”…
    ..il “bel presonaggio” sembra -nel contezioso sloveno-croato- sia uno degli schierati con il centro destra sloveno che:
    “…che ha subito toccato le corde del patriottismo e degli interessi nazionali. A supportare queste tesi, oramai da tempo, ci sono un composito gruppo di organizzazioni patriottiche e nazionaliste a cui si va aggiungendo una multiforme schiera di esperti e grandi vecchi della politica e della nazione slovena. Tra di essi spicca la figura del novantasettenne scrittore triestino Boris Pahor, che senza mezzi termini ha dichiarato che gli sloveni dovrebbero votare contro l’arbitrato.”

    articolo completo:

    http://www.balcanicaucaso.org/ita/aree/Slovenia/Scaricabarile

  31. abc ha detto:

    @ paolo e Liborio commenti 11 e 12.

    Nel libro “Trieste 1941-1954” di Novak i fatti sono raccontati in modo diverso:

    12 luglio 1920 a Spalato in uno scontro fra nazionalisti croati e marinai italiani furono uccisi un marinaio ed un ufficiale italiani.

    13 luglio 1920 alle 18 in piazza Unità di Trieste fu oganizzata una riunione da Francesco Giunta, per evidenziare il pericolo slavo. I fascisti ferirono a morte un giovane chiamato Nino.

    Giunta incolpò dell’assassinio di Nino i nazionalisti slavi e si diresse con un gruppo di altri fascisti verso l’Hotel Balkan che fu incendiato. Le truppe di occupazione italiane, di stanza in caserme vicine, si unirono ai fascisti nell’assalto all’edificio degli sloveni.

    Il trattato di Rapallo fu firmato nel novembre successivo.

  32. Richi ha detto:

    @ Effebi

    Fammi capire.
    Pahor parla esplicitamente di Kobcek in un libro che gli costera’ l’emarginazione da parte del regime Titino. Lo fa in tempi non sospetti (ergo, con Tito ancora in pista).
    Denuncia i massacri subiti dagli anticomunisti. Che altro vuoi io non lo so. Pahor ha cercato di rendere pubbliche alcune ingiustizie, sia da un lato sia dall’altro del confine.
    Questi sono fatti che puoi riscontrare, in qualsiasi libreria al giorno d’oggi (al giorno d’oggi appunto, dato che Pahor, famoso e pluripremiato in tutta Europa, e’ stato tradotto decenni dopo dalle nostre parti, guardacaso).

    A te semplicemente da’ un senso di fastidio Pahor perche’ ha denunciato una situazione storica che nonostante il pesante revisionismo fatto dai tuoi idoli politici, e’ ancora provabile ed e’ un fatto.
    Cosi’ come e’ un fatto che ti dia fastidio chiunque parli di popoli e minoranze oppresse che non siano gli esuli istriani e chiunque parli di partigiani e liberazione dal nazifascismo (scatti sempre sulla sedia col tuo tipico stile: “Si’ ma Tito? Si’ ma gli Esuli?”).

    La cosa buffa e’ che quelli come te parlano pure di democrazia e di liberta’ e a volte riescono persino a non scoppiare a ridere…..

  33. effebi ha detto:

    Zaliv non è un libro pubblicato da pahor bensì una rivista che pubblicò l’intervista che costò cara a Kocbek e in parte anche a pahor che mi sembra non potè fino al’81 rientrare in jugoslavia.

    pahor da qull’episodio smise di occuparsi delle “problematiche” jugoslave e si dedicò molto più volentieri a quelle italiche scrivendo tutti i suoi libri su questa tematica, raccogliendo premi e soddifazioni…

    gli esuli che centrano ? dove ne ho parlato in questi post su pahor ?
    (vedi miei 7-17-29-30-32)

    “Pahor ha cercato di rendere pubbliche alcune ingiustizie, sia da un lato sia dall’altro del confine” ….da un lato sicuramente, dall’altro è da tempo che si è impigrito.

    voui una comoda controprova ? digita nome cognome sui motori di ricerca e trovami un occasione in cui pahor sia citato per un premio, un riconoscimento, una parola (dal 1975) sul regime di tito e sul triste destino del suo amico kocbek

    (ho parlato di esuli ?)

  34. sarmata ha detto:

    Simpatica ed inesauribile abitudine locale quella di parlare sempre dei crimini degli jugoslavi, di Tito, del comunismo.
    Come se la storia iniziasse da una data e da un argomento a piacere.

  35. effebi ha detto:

    un’ abitudine che un tempo ebbe anche il nostro Boris Pahor… poi l’ha smarrita come se la storia finisse a una data e a un argomento a piacere

  36. alpino ha detto:

    no savevo che a Gorizia gavevimo una minoranza tedesca..a si il LIDL e il BILLA

  37. ciccio beppe ha detto:

    effebi dovresti deliziarci con pensieri meno contorti sulla difesa della razza. Pare che tu abbia delle idee in proposito ma non riesca (per paura o ignavia) ad esprimere con la dovuta schiettezza.

  38. effebi ha detto:

    38 ciccio: parliamo di me o di boris ?

    “difesa della razza” ne ho parlato da qualche parte ?

    capisco che per te, come per altri, quello che vado linkando su Pahor è imbarazzante e che preferiresti addirittura che “VI” deliziassi piuttosto con i miei pensieri su cose che nemmeno mi frullano per la testa ma fattene una ragione, non sono lo stereotipo che vai sperando.

    colgo l’occasione per ringraziare b.pahor, senza di lui non avrei mai scoperto e.kocbek, uno sloveno in parte sconosciuto anche agli sloveni. sto cercando il suo libro “Strah in pogum ” ma in italiano mi è difficile trovarlo… non tratta di antifascismo…quindi non è un best seller

    Orazione

    Sono
    perché ero
    e chiunque
    potrà
    dimenticarmi.

    Eppure
    posso dire:
    sono
    ed ero
    e sarò,
    perciò sono più
    dell’oblio,
    immensamente più
    della negazione,
    infinitamente più
    del nulla.

    Tutto il creato
    è eterno,
    la nascita è più forte
    della morte,
    più tenace
    della disperazione e della solitudine,
    più vigorosa
    del tumulto e del peccato,
    più solenne
    del rigetto.
    Non cesserò
    mai di esistere.
    Mai.
    Amen.
    (E.K.)

  39. sarmata ha detto:

    Altra originale abitudine locale è quella di cercare sempre le pulci in casa d’altri…per non vedere le “pantigane” in casa propria…

  40. sarmata ha detto:

    Bella la poesia di Kobcek, niente niente megalomane.
    Ad ogni modo credo che la statua bronzea sita nel parco di Lubiana sia proprio la sua. Quindi non è sconosciuto agli sloveni.

  41. effebi ha detto:

    40 quoto (vedi bordello)
    41 ho detto “in parte sconosciuto”

    non so se la poesia è espressione di megalomania, immagino che nella jugoslavia in cui fu costretto a vivere (o sopravvivere) il povero edvard cercava di essere almeno “un qualcosa” nelle sue poesie. penso ci sia riuscito, se qui ne parliamo noi
    (avesse dovuto aspettarselo da qualche suo amico…)

  42. sarmata ha detto:

    La poesia qui proposta non mi piace, ma è questione di gusti.
    Che Kobcek sia in parte sconosciuto è normale. Credo che in qualunque paese, oggigiorno, la gente conosce molto poco della storia e della letteratura. Quindi quasi tutto è sconosciuto “in parte”. Purtroppo l’ignoranza dovuta a mancanza di cultura è il segno distintivo di questi tempi.
    Ad ogni modo per me Pahor è un grande. Chiaramente non l’unico, ci mancherebbe.

  43. matteo ha detto:

    edvard kocbek sconosciuto?

    kocbek probabilmente era sconosciuto nei tempi in jugo ma nella slovenia odierna che è alla pari del italia non è sconosciuto

  44. sarmata ha detto:

    Propongo dei versi del poeta sloveno Kosovel:

    Là, sotto quel muro oscuro/mi sono congedato da te/e t’ho baciata con angoscia/sugli occhi malinconici e devoti/e sui tuoi capelli scuri/e ho sottaciuto le parole tenere,/per somigliare al Carso

    Tratto dal libro “In ricordo del poeta” di Sergio Pipan

  45. matteo ha detto:

    a si kocbek nel 1964 ha vinto la presernova nagrada che è la piu alta onoreficenza nella republica slovena nel campo del arte

    Edvard Kocbek za pesniško zbirko Groza
    http://sl.wikipedia.org/wiki/Seznam_prejemnikov_Pre%C5%A1ernove_nagrade#1964

  46. effebi ha detto:

    matteo, sarmata…ok per me va bene…

    facciamo un giochino:
    http://sl.wikipedia.org/wiki/Edvard_Kocbek
    http://it.wikipedia.org/wiki/Edvard_Kocbek

    scoprite le differenze 🙂

  47. effebi ha detto:

    matteo, il 64 viene prima del 75

  48. Julius Franzot ha detto:

    @ Marisa

    Per rispondere alla tua domanda:
    Famiglie di origine austriaca, a volte di religione ebraica, possono documentare la loro presenza a TS a cominciare dagli inizi del ‘700. Quelle di origine tedesca (Germania) sono più recenti e risalgono alla seconda metà dell’ 800.
    Comunque, almeno ai lumi della mia logica, io non farei questa distinzione per non assomigliare troppo ai capponi di Renzo.

  49. Richi ha detto:

    @ Effebi

    Pahor e’ uno scrittore e credo abbia il diritto di scrivere l’assoluto cacchio che gli pare. Nessuno lo puo’ obbligare ad affrontare o non affrontare una tematica, quindi non vedo il problema. Ha denunciato o no i crimini anche dall’altra parte del confine pagando un -sia pur non enorme- prezzo? Si’. Questo basta.

    Doveva necessariamente finire a Goli Otok per starti simpatico? Dato che direi ne ha passate di brutte in vita sua, risparmiamogli pure quelle, no?

    Pahor parla principalmente (dote rara) di quel che conosce, anche perche’ lo ha visto e vissuto in prima persona.
    Qual’e’ il problema, ripeto? Forse che non cita Tito ogni venti parole?

  50. maja ha detto:

    Il problema di effebi è che ha questa odiosa abitudine di gettare discredito su chiunque non sia di suo gradimento.

    Prima se l’è presa con Pirjevec, reo di avere pubblicato un libro sulle foibe, facendo insinuazioni sulla sua famiglia. Ora è il turno di Pahor che scopriamo essere all’origine di tutte le disgrazie di Kocbek, avendolo istigato a riliasciare dichiarazioni pericolose per poi abbandonarlo a sè stesso.

    Ma, dico, chi sei tu per permetterti di dare giudizi morali su Pahor e sul rapporto che lo legava a Kocbek? Sei forse uno studioso che conosce vita, morte, miracoli di entrambi e quindi parla con cognizione di causa?

    No, non lo sei. Sei solo uno a cui Pahor sta sulle balle. Il che va benissimo. Dillo chiaramente però, invece di cercare delle motivazioni pseudo oggettive per cui dovrebbe stare sul cazzo anche a tutti gli altri. Così non è. Rassegnati.

  51. matteo ha detto:

    si, ma dopo il 51 con strah e pogum, aspramente criticato

  52. alpino ha detto:

    per mi Pahor è e resta uno dei migliori panifici in zona

  53. piero vis'ciada ha detto:

    50- “Ora è il turno di Pahor che scopriamo essere all’origine di tutte le disgrazie di Kocbek, avendolo istigato a riliasciare dichiarazioni pericolose per poi abbandonarlo a sè stesso”

    maja, diabolica ! 🙂

    nemmeno io ero riuscito a pensare (e a scrivere) tanto malignamente… dici che l’abbiano incastrato apposta al povero kocbek ? con quell’intervista ?

    Un altro amico di Kocbek, il premio nobel Heinrich Böll, si prodigò personalmente per tirarlo fuori dai guai e le fonti lo citano, non citano Pahor che invece alcune fonti citano viceversa come colui che “scrisse quel libro” (il che non corrisponde).

    sono io che getto discredito ? cito delle fonti, sia per pahor come per altri, e se le mie fonti non sono corrette basta dirlo. quali non lo sono ?

    ho verificato dalle biografie-bibliografie che, dopo quell’intervista, Pahor non ha MAI pubblicato nè dedicato un libro o un qualcosa a kocbek.
    sbaglio ? bene… mi si dia una indicazione diversa.

    ho dato giudizi morali ? credo di aver tratto delle conclusioni sulla base di riscontri.
    sono sbagliati i riscontri ? quali ?

    non posso forse storcere il naso difronte ad un premio dato ad una persona che nella motivazione si legge “tutta protesa alla tolleranza e all’amicizia tra le popolazioni di quest’area” mentre contemporaneamente -schierato con la destra- “suggerisce” al popolo sloveno di votare contro nel referendum per l’arbitrato con la croazia !?

    … ma robe de mati !

  54. marisa ha detto:

    @ JULIUS FRANZOT

    non è possibile ignorare il criterio dell’antico insediamento, per cui gli extra-comunitari di oggi, anche per norma europea, ad esempio, non possono essere considerati “minoranza linguistica”.

    Rimane però il fatto incontestabile che Trieste ha nascosto sotto il tappeto gli Asburgo: a cui Trieste deve per altro tutto.

    E poi, quanti triestini hanno combattuto, volontariamente, nella prima guerra mondiale con la divisa asburgica? Anche loro nascosti sotto il tappeto…

    Julius, non pensi che come prima cosa a Trieste sia da recuperare – a livello ufficiale – la memoria storica degli Asburgo? Non che non lo si sappia (l’importanza degli Asburgo) e non lo si sfrutti sul piano turistico (vedi Miramare…), ma a livello ufficiale continuano a considerarli gli “invasori” che furono scacciati nel 1918 dai liberatori italiani….

    Se tutti gli “invasori” sono così….sono i benvenuti!

  55. matteo ha detto:

    ma per extracomunitari chi si intende?

  56. marisa ha detto:

    MATTEO…ho scritto impropriamente “extra-comunitari”. Esatta è invece la dizione: “nuova migrazione”.

    Più esattamente la “Carta europea delle lingue regionali o minoritarie” approvata dal Consiglio d’Europa ed entrata in vigore il 1 marzo 1998 , nella “Parte Prima” – Disposizioni Generali – art. 1 , lettera ii) usa l’espressione “LINGUE DEI MIGRANTI” e le esclude dalla tutela.

    Quindi la “nuova immigrazione” non è minoranza linguistica.

  57. Richi ha detto:

    @ Marisa 55

    Condivido al 100%.

  58. maja ha detto:

    @piero aka effebi

    Le tue fonti non possono che essere parziali e mediate per il semplice motivo che gran parte delle fonti sull’argomento sono necessariamente accessibili solo a chi conosce lo sloveno (pubblicazioni, interviste, archivi ecc).

    Se poi la questione ti interessa proprio così tanto come sembra (ma non credo), ti potrei consigliare di leggerti questa intervista, sempre che tu riesca a trovare qualcuno disposto a tradurtela gratis:
    http://cm.dnevnik.si/tiskane_izdaje/objektiv/1042344491

    Comunque non è questo il punto. Il punto è che a te Pahor sta sul gozzo per ben altri motivi che tutti conosciamo, ma di cui tu non vuoi discutere apertamente e allora vai alla ricerca di appigli che ti permettano di screditarlo in qualche altra maniera. Lo fai spesso e volentieri e non solo con Pahor. Battutine, allusioni, insinuazioni varie sono all’ordine del giorno con te. Fa’ un po’ come credi. Vsak kmet ima svoje veselje pač.

    Per quanto mi riguarda, credo che Pahor sia in pace con la propria coscienza e penso che a 96 anni suonati possa permettersi il lusso di dire quel che gli pare e piace senza dover rendere conto a nessuno. A qualcuno potrà non piacere ciò che ha da dire, ma tant’è, un premio in più o un premio in meno non gli cambierà la vita.

  59. effebi ha detto:

    Cara Maja le mie “fonti non possono che essere parziali e mediate per il semplice motivo che gran parte delle fonti sull’argomento sono necessariamente accessibili solo a chi conosce lo sloveno (pubblicazioni, interviste, archivi ecc)”…

    bene allora..
    grazie per questo link che immagino hai pensato fosse fondamentale per riempire le mie gravi lacune. Sai, se devo cercare qualcosa o qualcuno in internet è davvero molto facile reperire informazioni.
    il fatto che, invece, se devo cercare qualcosa che riguardi il rapporto pahor-kocbek sia così complesso come tu dici è cosa davvero particolare.

    buono dunque il lavoro di Igor Omerzel che va nella direzione di riempire le lacune …non solo mie.

    in ogni caso da quanto son riuscito a capire anche Omerzel conferma quanto sostengo. Nel link che mi proponi lui stesso non cita nessun dovumento fondamentale (o secondario) vergato da Pahor per chiarire la vicenda del suo amico kocbek. molto strano visto il coinvolgimento che lo stesso pahor ebbe nella vicenda. In tanti anni nemmeno una riga.
    Eppure anche rentemente gli argomenti che al tempo furono sollevati da kocbek sono diventati d’attualità… ma anche ai nostri giorni nulla… il pahor ha preferito continuare a suonare la campana monotematica dei problemi causati agli sloveni dalla dittatura italiana. nulla di quelli causati al popolo sloveno (al suo amico kocbek e pure a lui stesso) da quella jugoslava.

    certo ognuno scrive quello che gli pare e alla sua età può permettersi di scrivere e dire di tutto e di …nulla.

    l’importante è che la gente, anche un disinformato come me , lo sappia come è giusto -credo- che si conoscano le sue posizioni sul referendum relativo all’arbitrato sloveno-croato.

    sono cose però che non vengono molto “strombazzate” nonostante il boris abbia spesso dei bei paginoni sui giornali nazionali e spazio sui forum, come questo.

    spero non dispiaccia a qualcuno se quindi anch’io pubblico dei link. ne sapremo tutti di più sul suo conto.

    poi ognuno ne darà un suo giudizio, i personaggi famosi e pubblici come lui ne vanno soggetti.

    grazie

  60. effebi ha detto:

    ben lieto se hai altro da consigliarmi
    se non ne parla lui, ne parleremo noi.

  61. matteo ha detto:

    nuova immigrazione non puo essere in un contesto comunitario, la immigrazione avviene tra stati non membri della comunita europea. gl’extracomunitari sono quelli fuori dalla comunita e quelli dalla comunita non possono essere definiti immigranti perche si muovono in un contesto libero senza frontiere con agevolazioni e doveri, i doveri poi sono ben definiti, casa e lavoro o sostentamento

  62. effebi ha detto:

    http://www.siol.net/kultura/novice/2010/03/edvard_kocbek_knjiga.aspx

    un altro link interessante sul lavoro di Omerzel relativo alle sofferenze di kocbek e numerosi altri sloveni
    anche in questa occasione sembra che il pahor, pur coivolto all’epoca, non sia stato presente.
    Un personaggio vivente così importante, un testimone così determinante, un uomo di cultura che ha ricevuto anche il premio Preceren non figura mai a questi appuntamenti nella vicina repubblica.

    interessante poi sottolineare le argomentazioni del link, le avessi scritte io qui mi sarei preso carriole di m…

  63. Julius Franzot ha detto:

    @ Marisa (55)

    Recuperare la memoria storica degli Asburgo è un’arma a doppio taglio. A parte il fatto che siano già stati compiuti passi in questo senso, non credo sia il caso di confinare il desiderio di ampliare le vedute ai “nostalgici”. Oltre alle ovvie considerazioni sull’età media di tali persone, bisogna anche vedere chiaramente che oggi l’ Austria è repubblicana, ha una sua cultura molto differente da quella corrente sotto la Monarchia e segue una politica (in fase di orientamento) pure diversa. Ha poco senso, almeno a mio parere, proiettare tutto sul passato. Io sono tanto favorevole all’ Euroregione appunto perchè rappresenta una presa di coscienza dei nuovi valori europei, del superamento degli Stati nazionali, della necessità di sottoporre i governi nazionali anche al giudizio di persone estranee (se in Grecia lo avessero fatto a tempo, non staremmo qui oggi a leccarci le ferite).
    Il mondo spinge verso la globalizzazione? Piaccia o no, da questo nostro angolo, non la possiamo combattere. Quindi dovremmo usarla per cominciare a globalizzarci intanto con i nostri vicini.

  64. effebi ha detto:

    quoto JF – “Il mondo spinge verso la globalizzazione? Piaccia o no, da questo nostro angolo, non la possiamo combattere. Quindi dovremmo usarla per cominciare a globalizzarci intanto con i nostri vicini”

    ma visto che siamo su un post “dedicato” a Pahor sottolieneo che le sue posizioni in relazione all’arbitrato slo-cro non sono in questa sintonia.

  65. effebi ha detto:

    11 febbraio 2009

    “Lo scrittore triestino Boris Pahor – che sarebbe candidato al Nobel per la letteratura – ha precisato che per ragioni storiche “tutto il comune di Pirano, con parte di Salvore”, dovrebbe “appartenere alla Slovenia”. Pahor ha anche espresso il timore che Lubiana non terrà sufficientemente in considerazione il parere degli storici e della società civile. Poi ha concluso dicendo che “se la gente del Litorale non saprà difendere la propria sovranità questa non le verrà regalata da nessuno, nemmeno dall’arbitrato”….

    …che deve fare quindi la “gente del Litorale” ?

  66. marisa ha detto:

    @ Matteo – commento 62

    Il riferimento è “giuridico” e relativo ai “parametri” individuati dalla normativa europea ed italiana, per stabilire “quali” sono le minoranze linguistiche da tutelare. Quindi non c’entra nulla con il tuo ragionamento.

    Non c’entra nulla con la libera circolazione delle persone cittadine degli stati membri della UE. Un cittadino italiano di lingua slovena che risiede nel Carso triestino è minoranza linguistica. Un cittadino sloveno ( o anche naturalizzato italiano) che risiede a Roma non è minoranza linguistica…..

    Insomma…io sto parlando di mele e tu di patate.

    mandi

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