5 Maggio 2010

Specchietti in cambio di oro, ovvero lo strapotere delle aziende

Ospitiamo l’opinione di Paola Rossi sul rapporto tra amministrazioni e aziende private: con le prime “di fronte alla sfida di amministrare bene un territorio, ma anche a quella di contrastare l’incredibile potenza di fuoco che hanno aziende private e multinazionali abituate a confrontarsi sul mercato, siano esse intenzionate a costruire centrale od ad accaparrarsi la gestione dell’acqua”.

“L’impressione che ho avuto, partecipando, seppur brevemente, tra il pubblico del consiglio comunale di venerdì a Staranzano, è stata di una pesante ed allarmante inadeguatezza.

Non è una critica, ma una constatazione. Credo che molti comuni ormai non si trovino di fronte solo la sfida di amministrare bene un territorio, ma anche quella di contrastare l’incredibile potenza di fuoco che hanno aziende private e multinazionali abituate a confrontarsi sul mercato, siano esse intenzionate a costruire centrale od ad accaparrarsi la gestione dell’acqua…

Per il momento la partita è simile a quella che sostennero gli “indiani” che svendevano l’oro in cambio di specchietti, dove chiaramente gli indiani siamo noi, ed i conquistatori le aziende.

Purtroppo la professionalità, le competenze e la preparazione necessaria ai nostri amministratori è ben maggiore di quella che potevano permettersi di avere anni fa quando i problemi da affrontare erano più di tipo “tradizionale” e la sfida non era quella di proteggere un territorio dal saccheggio e dalla speculazione.

A riassumere questa inadeguatezza ci ha pensato perfettamente Domenico Paduano dell’IDV, classe 1989 (le nuove generazioni sulle quali nutrire speranze), che con il suo intervento avrebbe potuto dialogare in qualche bar Sport assieme ad altri pensionati davanti ad un buon calice, e non certamente degno di un amministratore chiamato a valutare l’adeguatezza economica di un fideiussione da un milione di euro per un progetto che ne vale 60.
Secondo Paduano, il fatto di avere ottenuto una fideiussione di un milione di euro, che è indubbiamente un passo avanti rispetto a quello che è successo per la centrale in Puglia dove non è stata chiesta nessuna garanzia, giustifica il voto favorevole del consiglio comunale. Punto.

E’ stato Dean di Staranzano Partecipa, subito dopo a far emergere invece nel suo intervento delle considerazioni più consistenti. Prima fra tutte: chi ha fatto la valutazione del costo necessario al ripristino dell’area dopo la dismissione della centrale che avverrà probabilmente tra soli15 anni? (neanche il tempo di costruirla la centrale e sarà già insostenibile dal punto di vista economico!)

Chiunque potrebbe aspettarsi che la valutazione sia stata fatta da un ente terzo imparziale e competente e che in base a questa si sia poi stimata la fideiussione di un milione quale congrua garanzia.
Invece la valutazione è stata fatta dalla stessa azienda, la B.O. Power tenuta al pagamento ed al ripristino, ed il nostro consiglio comunale, dall’alto della sua “enorme” competenza in materia, senza neanche coinvolgere un ente tecnico del comune per una controprova, con questa delibera ha fatto proprie le valutazioni della B.O. Power.

E così avanti…

Su internet non sono riuscita a trovare nessuna notizia, nessun sito istituzionale di questa B.O. Power che anche nel nome gioca con l’assonanza tra “B.O.” e “BIO”….
Insomma, direi che ci sono tutti i presupposti per stare tranquilli: siamo in buone mani!

Ad osservare l’ingenua incompetenza dei nostri eletti mi viene in mente la classica vecchia zia che si abbindola facilmente con le telefonate fatte da venditori di pentole.
“Zia Iole, cossa te ga firmà? Ma te son matta? Te ghe ga dà 5000€ per due pignatte de latta? Te go sempre ditto che co i te telefona te ga de dirghe che prima te devi parlar co tuo nipote!”.
“Ma Gigi, i iera cussì simpatici! Ma comunque non so stada cussì mona come la Maria! Mi me son fatta anche dar un kilo de caffè, vizin!”

Una breve nota sulla partecipazione: in questa situazione la partecipazione non può essere intesa semplicemente come qualche riunione o referendum da fare qua e là, tanto per sentirsi partecipativi. Qui la partecipazione bisogna farla come Gigi con la zia Iole. Bisogna costringere chi ci amministra ad approfondire e sviscerare i problemi ed infine a prendere delle decisioni con un’adeguata preparazione ed assunzione di responsabilità.

Come questo si possa fare sembra anche a me una cosa difficile, ma d’altra parte l’alternativa è lasciare la Zia Iole libera di sperperare tutta l’eredità?”

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3 commenti a Specchietti in cambio di oro, ovvero lo strapotere delle aziende

  1. ciccio beppe ha detto:

    Siccome chiedere la consulenza ad un esperto di pignatte costa, la zia Iole poteva dire agli scocciatori telefonici: “Spetè che scolto qualche consiglio dai parenti, dai vicini e poi se convien ve ciamo mì.”

  2. Mauro Franza ha detto:

    Il fatto è, che gli amministratori locali se ne fregano di cosa succederà tra 15 anni, tanto la torta loro l’hanno già mangiata.

  3. brio zona (blog) ha detto:

    Pubblico la risposta che mi ha inviato Domenico Paduano.
    Nonostante tutte le motivazioni, resto dell’idea che non si sia seguito un approccio professionale nella valutazione. Comunque va riconosciuto l’impegno e sicuramente la passione di Paduano che ha anche aggiunto: “prendo questa attività politica veramente con passione, lo dimostra il fatto, ad es., che la svolgo a titolo assolutamente gratuito, avendo rinunciato al gettone di presenza sia del consiglio comunale (50 euro a colpo) sia delle 3 commissioni a cui faccio parti (altrettanti 25 euro), proprio perché non voglio che si pensi che faccio politica per un tornaconto personale ma perché ci credo veramente. Ora le chiedo quindi di riflettere se il Suo gesto di banalizzare il mio intervento e apostrofarmi come un inetto al ruolo di amministratore…”
    Si ho riflettuto. Infatti ho scelto il paragone con gli indiani e con la zia Iole.
    Anche gli indiani (di cui nel mio primo intervento) non erano inetti o in mala fede.
    Anche zia Iole pensa di fare “il meglio”, ma cade comunque nella truffa.

    “Sono fortemente infastidito del fatto che lei abbia riportato in modo assai inadeguato ed impreciso il mio intervento, e a prova di questo può consultare il verbale (o le registrazioni audio) del consiglio comunale, e così potrà verificare che:
    – Sebbene io faccia parte della coalizione che sostiene il sindaco, ho aperto il mio discorso con una forte critica alla scelta di Presot di costruire una centrale senza consultare i cittadini, ho precisato che ci sono delle questioni morali in gioco (e ho fatto esplicito riferimento al volantino dei Verdi) e che a fronte dei vantaggi economici (220.000 euro annui) vi è anche un problema di impatto ambientale e di inquinamento. Tanto è vero che un esponente di Rifondazione comunista, di cui ora mi sfugge il nome, il giorno dopo ha detto che ha condiviso questa mia prima parte del discorso.
    – In seguito ho fatto diverse considerazioni sulla fideiussione e sul progetto di dismissione, e ho fatto un elenco di motivi che mi portano ad esprimere parere favorevole. Solo UNO di questi motivi era il paragone con la regione Puglia. Al riguardo ho notato che lei è scarsamente informata, sul blog ha scritto che non è richiesta alcuna garanzia… non è vero! Una legge regionale ha disciplinato gli importi di fideiussione necessari, che ammontano a 5 euro per kw/h, di conseguenza la nostra centrale necessiterebbe, se fossimo in Puglia, di una fideiussione di 250.000 euro, 1/4 di quello che noi richiediamo. Come può capire, il avevo preso questo esempio come semplice termine di paragone, come mero indizio della congruità dell’importo di 1 milione
    – Dopo di che mi sono dilungato su altre questioni che, sinceramente, vanno al di sopra delle conoscenze medie del bar sport, come il fatto che è fatta salva la responsabiltà contrattuale dell’impresa nel caso di inadempimento, che il Comune può sempre agire in esecuzione forzata sul patrimonio di quest’ultima ecc.
    – Ho elencato altre motivazioni che mi hanno fatto propendere per il voto favorevole, tra le quali: l’adeguamento all’indice ISTAT maggiorato di mezzo punto percentuale ogni anno, il fatto che comunque dalla vendita sul mercato dell’accaio che compone i motori e le cisterne dell’olio si possono ottenere dei discreti ricavi, che dalla relazione sono stimati intorno ai 3,4 milioni di euro ecc.”

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