3 Maggio 2010

VeciATrieste #1: Primo maggio o venticinque aprile?

E’ un soleggiato primo maggio. Un alito di vento muove le bandiere del corteo mentre musica, cori e manifestanti riempiono piazza Oberdan. Toio e Ucio, seduti su una panchina, guardano attoniti il fiume di persone.

Ucio: ”Vara ti… tuti sti zovini che i fa casin per le strade! No so mi cossa che i ga de romper: ai mii tempi si che iera robe che no le ‘ndava!”
Toio: ”Vecia marantega che no te son altro… Te tazi solo perchè xe la festa dei lavoradori e no dei pensionai!”
Ucio: ”Ciò, cos’te parli? Sta qua xe la festa de la liberazion… Gavemo scazà i cruchi e quel’altro, me ricordo mi!”

Anziano sconosciuto: “La stia ‘tento lei a quel che la disi: co iera Lui, i treni i rivava in orario!”
Toio: “Vardè, no so se i treni i xe giusti, ma de sicuro voi sé indrio co’le carte: la liberazion iera el 25!”
Ucio: ”No credo che te gabi sai memoria più de mi… Ma bon, tuto pol eser: ‘ndemo a beverse un bicer!”

Pare proprio che la memoria di Ucio abbia preso una cantonata: è noto che, mentre il primo maggio si celebra la festa dei lavoratori, il 25 aprile ricorre l’Anniversario della liberazione dall’oppressione nazifascista. In questa data, nel 1945, il Comitato di Liberazione Nazionale dell’Alta Italia proclamò l’insurrezione generale; Milano, che costituiva la sede del comando partigiano, fu liberata il giorno stesso, mentre la resa incondizionata delle truppe tedesche in Italia si ebbe quattro giorni dopo.
Ben diversa fu però la storia di Trieste: all’epoca, infatti, non era nemmeno compresa nel territorio italiano. Con l’armistizio dell’8 settembre 1943 l’Italia si era arresa agli alleati, provocando l’occupazione tedesca di una vasta zona tra Udine e Lubiana. Il comando fu posto a Trieste, che per un anno e mezzo restò sotto il controllo germanico.
La fase della guerra che ci interessa è quella finale, ricordata come la “corsa per Trieste”: le truppe jugoslave e angloamericane cercarono di raggiungere per prime la nostra città e prenderne il controllo. Il 1° maggio 1945 furono i titini ad entrare in città, mentre il giorno successivo arrivarono le truppe neozelandesi: i tedeschi asseragliati nel castello di San Giusto si arresero ed ebbero così inizio i noti quaranta giorni di Tito.
E’ una storia ben complicata, quella di Trieste. Una cosa però l’abbiamo capita: la liberazione dai tedeschi è avvenuta il primo maggio, quasi una settimana dopo rispetto al resto del norditalia… E, guarda caso, Ucio lo sapeva!

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84 commenti a VeciATrieste #1: Primo maggio o venticinque aprile?

  1. maja ha detto:

    Ulalà! Vara che qua batemo tuti i record!
    Dove xe Italo?

  2. piero vis'ciada ha detto:

    – ah ben, metemose comodi che qua femmo el boto… rivemo ai mile post (mile e non più mile !?)
    ara ve lasso qua la marenda e rangeve !

    http://www.flickr.com/photos/pierovis-ciada/3377917271/

  3. Antonio ha detto:

    Dai dai, vardemo avanti, che fra un due mesi riva l’estate e andemo tuti al mar 🙂

  4. jacum ha detto:

    se il primo maggio xe el giorno dela liberazion allora i Jugoslavi ne gá liberá.

    ergo, no se pol dir che i Jughi ne gá occupá, ma anzi i ne gá salvá liberandone.

  5. rezbar ha detto:

    Dipendi sempre da che punto de vista te vardi la storia… Mi ghe credo a quel che diseva mia nona, che Tito ne gà liberà, perchè ela la gà vissudo el “ben” che fazeva i neri…

  6. ciccio beppe ha detto:

    Avete visto che su Rete4 hanno dato “Forza 10 da Navarone” con un giovanissimo Harrison Ford?

  7. ciccio beppe ha detto:

    Qualche settimana fa hanno dato anche “La battaglia della Neretva”

  8. rezbar ha detto:

    Sulle TV slovene ne hanno dati un paio di quelli degli anni ’50 tra il 25 ed il 27 aptile…

  9. effebi ha detto:

    5 maggio 1945:
    difficile confonderlo con altre date

    in via imbriani i liberatori di trieste lasciavarono a terra diversi morti e numerosi feriti (non erano nazifascisti e non erano manifestanti armati …fu solo l’antipasto…)

    Toio e Ucio se desiderano possono domani passare a rendere omaggio a quei caduti.

    Ah si… i liberatori dal grilletto facile non erano i neozelandesi (meglio precisare, magari qualcuno potrebbe confondersi)

    Libertà: Per libertà s’intende genericamente la condizione per cui un individuo può decidere di agire senza costrizioni, usando la volontà di accingersi all’azione, ricorrendo ad una libera scelta dei fini e degli strumenti che ritiene utili a metterla in atto.

    In Via Imbriani fu da subito chiaro (dopo solo pochi giorni) che a Trieste-Trst non era arrivata la Libertà…

    ma tantè, ognuno festeggia e celebra quello che gli pare …magari la liberazione dai liberatori(25 giugno ’91)…con quasi 50 anni di ritardo.

    a domani !

  10. alpino ha detto:

    al massimo la si può passare la festa del passaggio..da dominazione nazifascista a dominazione slavocomunista, al lettore decidere qual’è la padella è qual’è la brace

  11. alpino ha detto:

    al massimo la si può chiamare la festa del passaggio..da dominazione nazifascista a dominazione slavocomunista, al lettore decidere qual’è la padella è qual’è la brace

  12. Richi ha detto:

    Mi el primo maggio lo vedo come una data mondiale per le conquiste dei lavoratori, dato che el fenomeno xe nato per ricordar el massacro de Haymarket a Chicago, el primo maggio del 1886 ben prima de Tito e pupoli vari.

    El Primo Maggio (per chi vol xe la rete), ga una lunga storia de lotte, conquiste e traguardi conquistadi con sudor e sangue.

    Questo xe de festeggiar/celebrar, el resto (Tito e pupoli vari) lassa el tempo che trova.

    (Se rivo a disinnescar ‘sto post son un Eroe)

  13. ciccio beppe ha detto:

    La storia lo ha deciso. Nè tu nè io.

  14. ciccio beppe ha detto:

    12. Lo stupido parla del passato, il saggio del presente, il folle del futuro. (Napoleone Bonaparte)

    Contiamoci.

  15. Richi ha detto:

    Resto della mia idea.
    El primo maggio se dovessi festeggiar per la conquista ottenuda dai lavoratori, non per i titini de ieri o per el concertin finto-alternativo a Roma oggi.

  16. rezbar ha detto:

    Anche Napoleone qualchiduna la ga dita giusta.

  17. ciccio beppe ha detto:

    15: nel 13 mi riferivo all’11 😀

  18. ciccio beppe ha detto:

    E se nel 17 non avete capito a cosa mi riferivo sappiate che non parlavo del 45 😉

  19. Lupo ha detto:

    Stago al zogo….
    De istinto MISSIN ve diria che la liberazione de Trieste xè stada nel 54…
    Ma pò mio nonno, se podessi, me zigheria ancora (x tedesco, come ogni volta che lo fazevo rabiar, e no iera facile…) che Trieste xè stada libera dal 1392 al 1918, co xè rivada “quela maledetta barca”…
    E come la mettemo adesso?
    ..certo che.. più invecio e più guardo all’epoca imperiale come ad un mondo de giganti, ribaltai da nani, nanerottoli, veline e qualche bandito con le straze rosse!
    Nobis!
    Lupo

  20. alpino ha detto:

    bhè se ovvio che se parlemo de Trieste la Liberazione con la L maiuscola anche per me è il 1954 per quanto mi riguarda non c’è discussione..
    mamma mia redazione come siete messi con gli ADSENSE di Google..articoletti accalappia accessi e la lira si impenna 🙂

  21. chinaski ha detto:

    un altro tito e’ possibile

    http://www.youtube.com/watch?v=dIBEo-hUARQ

  22. ciccio beppe ha detto:

    21: più di uno, molti di più

    http://www.youtube.com/watch?v=-oMmw2N1VbM

  23. ciccio beppe ha detto:

    Neanche nel cyberspazio certi temi non toccano più nessuno.

    http://img406.imageshack.us/img406/3218/googletito.jpg

  24. chinaski ha detto:

    tito el bambino fa cagare, non vale un cazzo. non mi piace. preferisco tito&tarantula.

  25. ciccio beppe ha detto:

    tito puente ?

  26. Antonio ha detto:

    @ chinaski: grazie, i xe figoni, no li conossevo!

  27. jacum ha detto:

    nel 1954 Trieste è stata occupata dall’italia trovandosi negata la possibilità di attuare gli statuti del Territorio Libero di Trieste e del Porto Libero di Trieste.

    è stato uno scippo che paghiamo ancora oggi noi, figli e nipoti di quei Triestini che fidandosi sbagliarono.

  28. asem ha detto:

    I comunisti possono essere liberatori?
    Soprattutto i comunisti che ammazzavano tutti (dai neonati alle donne per essere precisi)anche coloro che combattevano contro i nazifascisti ma che volevano la libertà, la democrayia il pluralismo e non il comunismo possono essere chiamati liberatori?
    Il comunismo è sinomimo di libertà on no? Per me no.

  29. ariel ha detto:

    mia nona me diseva sempre quel che ga dito Jacum

  30. alpino ha detto:

    probabilmente si sbagliavano entrambi

  31. effebi ha detto:

    eh si ! …il 1954…che anno terribile !

    arrivarono gli occupatori italiani…

    ci furono manifestazioni di protesta per le vie di Trst…
    le truppe fasciste italiane spararono sulla folla: morti, feriti…
    nei giorni seguenti numerose persone furono prelevate dalle loro case, di molti non si seppe più nulla, probabilmete inghiottiti nelle voragini carsiche.
    molti di questi erano i fratelli italo-sloveni che nel ’45 avevano liberato la città donandole momenti di indimenticabile serenità, gioia, prosperità e fratellanza.
    40 giorni di… morbidezza.

  32. Antonio ha detto:

    Quanto me piasessi esser de Pordenon…senza sti problemi e col solo pensiero de viver la vita pensando al futuro, senza vardar indrio, ma purtroppo no xe cussì. Volenti o nolenti tocherà portarse drio sti traumi per generazioni e generazioni e Trieste no sarà mai una città come le altre…

  33. ciccio beppe ha detto:

    Torlano di Nimis sarebbe già più che sufficiente.

  34. Richi ha detto:

    Dal 1954 Trieste xe sprofondada in una disoccupazion senza precedenti, col Porto smantellado e le navi spedide in altri porti d’Italia. Oddio, non tutte le navi: quella che ga portado alcuni mii parenti in Australia assieme a decine de migliaia de Triestini dal ’54 fino ai primi anni sessanta, ad esempio iera bella attiva.

    Finalmente el TLT iera andado fora dale bale e i Triestini ritornava alla patria! Anzi, apesso piu’ de una e parecchio lontan dal luogo de nascita……ma vabbe’ dai.

  35. piero vis'ciada ha detto:

    – ma si dai ! che vita !

    Pola adesso -come Fiume- xe porto fiorente e la cantieristica (come l’economia istro-fiumana) vola a gonfie vele….

    a proposito: come e quando xe stade liberade Pola e Fiume !? forsi Ucio e Toio ne pol contar che fine che ga fato i indipendentisti de Fiume dopo la liberazion o i internazionalisti de Pola…

    cussì podessimo farse un idea de che fine che gaveria fato i indipendentisti triesini se qua restava i omini del beneamato maresial.

    @Antonio… trieste xe sempre stada diversa dale altre, no xe na novità.

  36. Antonio ha detto:

    @ Piero Vis’ciada
    Sì xe vero, la xe sempre stada diversa, purtoppo e per fortuna 🙂

  37. ciccio beppe ha detto:

    Cacchio non ci avevo pensato. Perchè non hanno chiesto ai tedeschi da chi volevano farsi liberare per primi? Si fermavano a Sesana alzare un cartello gigante: “De chi volè farve copàr? De noi o dei neozelandesi?”

  38. Richi ha detto:

    Trieste iera sotto la zona A e cioe’ sotto i Alleati. L’idea saria stada far un bel TLT che gavessi fato la nostra fortuna, salvando perlomeno anca la zona B (anche questa da dar in man angloamericane, a mio avviso e non solo).

    Preciso inoltre per chi ama parlar de Tito a destra e a manca che in famiglia mia nel dopoguerra gavevo partigiani operai comunisti duri e puri, ma NISSUN iera pro-Tito.
    Semplicemente perche’ la linea Stalinista (e qua da noi, Vidaliana) no gaveva affatto simpatie per el maresciallo, tutt’altro.

    Tempo fa el stesso effebi ga pubblicado una dichiarazion esplicita de Vidali molto illuminante a tal proposito.

    Riassumendo: generalizzar in nome dell’anticomunismo oppressore e bubbole varie xe roba che fa za’ i nostri politicanti da sessanta anni a ‘sta parte con i stessi argomenti, noi che no ne guadagnemo niente, zerchemo almeno de esser obiettivi.

  39. piero vis'ciada ha detto:

    -me par cicio che no te ga capido che quei che rivava da sesana in qua no ghe podeva ciavar se sula strada i trovava tedeschi, taliani, sloveni, antifascisti o fascisti, come no ghe podeva interessar de “liberar” un figo seco…

    al isonzo i doveva rivar, stop, …eseguire ordini, compagno tito….
    e “fora dele bale chi che se meti in mezo…” me par che anche qualche aleato xe sparido col mucio in quei 40…

  40. piero vis'ciada ha detto:

    – richi, solo una curiosità:
    ma quei che co le bianche pierete carsiche va ancora scrivendo TITO par tuto… xe fasisti ? monarchici ? liberali ?
    mi go capido che anche desso in italia ghe xe mile formazioni “comuniste” una diversa dal altra… ma Tito.. cossa iera ? fasista ? monarchico ? liberale ?
    iera più o meno comunista de vidali ?
    no perchè se el iera de meno…alora cossa saria sta vidali ? o…stalin co le sue purghete ?

  41. Bibliotopa ha detto:

    @Richi
    el 45 iera el 45, Tito e Stalin ancora c. e camisa ( e ancora quasi c . e camisa anche coi Aleati, per poco..). El 48 iera el 48, rottura Tito-Cominform, e Vidali preferiva Stalin. Inveze i Aleati preferiva Tito, cussì se Stalin tentava de avanzar a ovest, per cominciar el doveva invader la Jugo..

  42. Richi ha detto:

    @ Bibliotopa

    Precisazion a parte, te sta alludendo al fatto che partigian=titin? Ma quando finira’ ‘sta voia de revisionismo?

  43. piero vis'ciada ha detto:

    – sicuramente ghe iera partigiani de varie fazioni politiche. de quai parlemo ? de qui in italia ? de quei in istria ? in slovenia ? in serbia ?
    credo, senza ciapar l’acusa de revisionismo (!?) che i partigiani che ga combatudo in istria e qua nei dintorni pol esser nella maggiornanza configuradi in:

    -italiani comunisti internazionalisti
    -sloveni comunisti internazionalisti
    -croati comunisti internazionalisti

    ma anche
    -italiani non comunisti
    -sloveni non comunisti
    -croati non comunisti

    le prime tre categorie ga ciapado el sopravento inquadrandose più o meno volentieri o convintamente nel movimento de liberazion jugoslavo

    …per i altri xe sta dura (vedi osovani)

    credo che tutto ciò gabi funzionado ben, per el primo terzetto finchè tito (da comunista internazionalista pentido) no ga pensà de molar stalin e finchè no se parlava de annession de territori alla jugoslavia.

    semo dacordo almeno fin qua ?

    femo un per de esempi:

    el croato Gortan iera comunista ? no me risulta ma cussì xe sta fato passar fina inTITOlarghe un bataglion e i partigiani croati istriani o se meteva con el movimento de liberazion “jugoslavo” o nisba.

    l’italian Pino Budicin iera comunista ? certo che si, ma internazionalista e contrario all’annession alla jugo. che fine el ga fato ?
    i ghe ga intitolado un bataglion… e i partigiani italiani istriani o se meteva con el movimento de liberazion “jugoslavo” o nisba

    ….questa iera la politica de quei che nel ’45 ga “liberado” trieste e ga spazolado la cità de tuto quel che no iera suficentemente alineado col movimento de liberazion jugoslavo.

    xe chi lo ga capido subito, chi dopo el 48 chi dopo 50 anni e chi no ghe xe ancora mai rivado… e se fa contar de ucio e toio le fiabette…

    poi se podemo domandar eventualmente…
    el movimento de liberazion jugoslavo iera de ispirazion comunista ? quanto comunista ? realmente comunista ?

  44. ciccio beppe ha detto:

    Io pensavo che trucidare, sterminare, gasare, infoibare fossero colpe. Non essere comunisti o osovani.

  45. Bibliotopa ha detto:

    No, Richi, mi go solo osservado che fra el 1945 e el 1948 xe cambiado qualcossa internazionalmente. Gnente altro, perchè se no se la fa assai longa, vedi el post de sora..

  46. piero vis'ciada ha detto:

    – ben te pensavi ben ciccio, ma el brevetto xe sta usado in vario modo e a vario scopo anche da altri, altri che diseva de esser “liberatori”

    per dir (che forsi te sfuggi el particolare) tuta l’europa xe stada liberada nel ’45 dal nazifascismo ma mentre a ovest tuti xe sta bastanza contenti de questo a est qualchidun no se ga nianche acorto de esser stado liberado “in senso ampio”

    forsi te son giovane, forsi i te ga contado che i sovietici (che no xe una colpa) iera “liberatori”. eco, anche lori ga spiegado, dopo anni che no iera cussì…
    te ga conossudo Gorby !?

    credo che anderia quindi introdotto un novo agettivo per molti de quei che ga combattudo el nazifascismo, no da “liberatori” ma da semplici “avversari”
    …saria assai più corretto per rispetto a quei che da questi xe stati calpestadi piutosto che liberadi (e no parlo solo de trieste)

    ma me piaseria sentir piutosto qualchidun che sa storie sul movimento de liberazion sloven, che ne conti se iera tuti comunisti e che fine che ga fato quei che NO iera comunisti o che no iera alineadi col fronte de liberazion filojugoslavo, se senti parlar poco.

  47. ciccio beppe ha detto:

    Bon adesso che sappiamo che in Jugo c’era un regime non proprio democratico cosa facciamo? Togliamo il 25 aprile come festa della liberazione perchè in un angolo d’Italia il 25 aprile 45 non si è festeggiato come si doveva?
    Guarda, a me potrebbe anche non interessare festeggiare il 25 aprile perchè da quello che capisco non lo festeggia più nessuno se non gli ultimi sopravissuti.
    Allora non festeggiamo per favore nemmeno il 150-esimo anniversario dell’unità d’Italia perchè 150 anni fa da queste parti l’Italia era una ‘semplice espressione geografica’. Aspettiamo il 4 novembre 2018 per quelli che ancora ci crederanno nell’unità d’Italia.

  48. Bibliotopa ha detto:

    beh, sarebbe nell’ottica della regionalizzazione, dapprima ogni regione si sceglie la data della festa nazionale che preferisce, poi scoprono che nemmeno sono tutti d’accordo in regione e lo stabiliscono per provincia, poi forse per comune.. poi scoprono che va distinto per quartiere, ( diamine, a Trieste al 1 maggio 45 sulle Rive, a san Giusto, al Tribunale, a san Giacomo e a Coloncovez penso la situazione fosse leggermente diversa, anche poi distinguendo fra mattina e pomeriggio..)e alla fine possiamo scegliere:
    1 ognuno festeggia quando c*** gli pare
    2 si sceglie una data simbolica sapendo benissimo che sta a rappresentare altre date
    3 non si festeggia più ( perchè non si trova nulla da festeggiare oppure perchè c’è una tale recessione che occorre ridurre i gironi di festa: tutti al lavoro!)

  49. piero vis'ciada ha detto:

    -ciccio no far cussì…
    che no go dito questo. go messo in dubbio el 25 aprile ? (vedi ’47)

    digo che quando xe festeggia un compleanno xe per festegiar i anni e no el santo del propio nome…

    liberazion se festegai se e dove xe sta liberazion.
    qua a trieste ghe vol spetar almeno el 12 giugno.

    se te vol quel giorno andemo a bever un bicer insieme.

    dopo quel 12 giungno (co i fanatici xe andadi via) tante robe podeva suceder…
    un ghe gaveria piasso in un modo e un in un altro , ma mi spereria che fin quel giorno no ghe sia dubi per nisun che no ghe xe sta liberazion… alternanza forsi…

    me piaseria che Redazione prponessi un post
    “12.06 – liberazione di trieste, osvoboditev Trsta”

    credo che anche tanti sloveni ga tirà un sospiro de solievo quel giorno e saria una bela data de ricordar tuti insieme.

    se pensemo ben, qualche giorno dopo la slovenia festegia l’indipendenza da quela “armata” –la stessa che el 12.06.45 ga per fortuna lassà trieste.

  50. alpino ha detto:

    a casa mia se festeggia solo quando sul castel de Gorizia ga inizià a sventolar la bandiera italiana fine punto e stop, altre bandiere non erano cosa nostra eccezion fatta per la precedente battente stemma savoia!
    Nessuna liberazione fu apportata da Tito (boia) e dall’OF

  51. Richi ha detto:

    Tra i partigiani ghe iera comunisti, socialisti, liberali e cattolici, tra cui si’, anca gente feroce (cussi’ femo contenti Pansa, La Russa, le Associazioni Nazionalistriane eccetera).
    Dall’altra parte ghe iera solamente chi combatteva a favor del nazifascismo.

    Voi se per i uni, per i altri o per la parificazion con un colpo al cercio e un alla botte? Questo xe el punto, dichiareve e po’ bon che de ciacole ghe ne xe stade fatte fin troppe.

  52. Richi ha detto:

    @ Alpino

    Anca i Savoia? Ossignor…..

  53. chinaski ha detto:

    qualche anno fa giorgio bocca scriveva cosi’:

    “La prima falce e martello che vidi fu nel gennaio del ´43 su un marciapiedi di corso Dante a Cuneo, appena imbiancato dalla neve. Una piccola falce e martello nera nel candore della neve fatta da un comunista, come dire una specie allora rarissima, che ne aveva lo stampo in una scarpa; tante falce e martello nere come piccoli scorpioni pungenti, per una ventina di metri. Da lasciarti senza fiato all´idea che anche in una provincia dell´Italia fascista c´era uno con quello stampo in una scarpa, forse un compagno di Germanetto, il comunista di Cuneo fuggito in Russia. E lo stupore, lo scompiglio fra i fascisti delle Federazioni nel palazzo Littorio, la corsa a cancellarle e il pensiero, chi sarà, dove sarà l´uomo con il marchio, come se le distanze e i silenzi del regime si fossero squarciati e fosse apparsa l´immensa, misteriosa, minacciosa Russia di Stalin. Poi nella guerra partigiana le falci e martello sulle bandiere dei garibaldini, sulla carta intestata delle loro brigate e poi nella Torino della liberazione e della ricostruzione le falci e martello della Camera del Lavoro, delle sedi comuniste, dei cortei comunisti che ci erano diventati familiari, che facevano parte definitiva, si pensava, del paesaggio politico italiano. Quel simbolo per noi italiani non era e non è evocativo del terrore staliniano, come è nei Paesi che furono schiacciati dal tallone sovietico, era il simbolo di una lotta di classe che il fascismo aveva nascosta ma non cancellata, di lotte che avevano segnato le nostre campagne e le nostre città. Faceva parte della faticosa costruzione di un Paese unito. Un simbolo graficamente bellissimo, il simbolo delle fabbriche e delle mietiture proletarie, un simbolo tragicamente ambiguo, per gli uni promessa di rivincita, per gli altri, nella Russia della dittatura, di dolore e di pena.”

  54. chinaski ha detto:

    per il resto:

    savoia figli di troia

  55. chinaski ha detto:

    e adesso godetevi tito come non l’ avete mai visto:

    http://www.youtube.com/watch?v=-SPXY0tqWq4

  56. chinaski ha detto:

    se invece volete sapere come fu che cary grant e tito cenarono insieme una sera del ’54, vi tocca leggervi “54” di wu ming. cosi’ verrete anche a sapere che fine ha fatto il cazzo di rasputin, e molte altre cose interessanti.

  57. Lupo ha detto:

    Richi domanda de dichiararse… bon..
    Mi, che son del 69 quindi della guerra go solo sentido i racconti del nonno materno, nostalgico Imperiale, me saria schierado nella 24a Waffen-Gebirgs-Division der SS “Karstjäger” costituida già dal 10 luglio 1942 formada da Giuliani e Sloveni (carsolini). Division Waffen de lingua tedesca con compiti antipartigiani.
    ..no stemose dimenticar che fino a 22 anni prima noi ierimo el Adriatiches Littoral dell’Impero, quindi volendo una bona data x qualcosa indicado con el nome de “Liberazion” poderia esser el 01.10.1943 quando Trieste xè rientrada nell’Adriatische Kustenland, ricongiungendose dopo 22 anni de occupazion italiana alla madrepatria de lingua tedesca!
    😉
    Nobis!

  58. ciccio beppe ha detto:

    Mi sarìa scappà come un codardo. Me fa impressiòn il sangue.

  59. alpino ha detto:

    Servi dichiararse? me par lampante oramai le idee di ognuno de noi anche de ciccio beppe el sanguinario

  60. asem ha detto:

    Ieri sulla TV slovena mi è venuto il brivido (era l’anniversario del giorno della morte del maresciallo) tra i vari commenti (molti intellettuali, storici, politici ovviamente beatificavano tito comunista) si è pure sentito anche alcune testimonianze dirette degli eccidi (dovere si pluralismo, che disturba non poco sembra)……insomma tra tutti questo parlare c’era un breve intervista ad una anziana (che allora aveva 8 anni ) e che ha per caso visto (era curiosa, non era sulla lista, neanche i suoi genitori) come i liberatori/comunisti saltavano con i cavalli sulle teste di uomini e donne inermi legati per terra , mentre i neonati venivano lasciati bruciare sul sole……….
    tutti vorebbero essere liberati da persone così per bene…..

  61. alpino ha detto:

    ma mi i sloveni no li capisso da una parte i pianzi Tito (boia) e dall’altra no i te da più cevapcici

  62. Lupo ha detto:

    Sarà xkè i ciba xè de origine balcanica?
    ..se in Cro te vol una Lubianska, ormai te toca ordinar una Zagabrecka…
    😉 amenità de un confine mobile e de stati inventai doman mattina…

  63. Mauro Franza ha detto:

    Alpino, forsi per el stesso motivo che tanti taliani pianzi Mussolini (boia, come e più de Tito).

  64. effebi ha detto:

    su il piccolo di oggi

    “Anche in Slovenia, l’unica della repubbliche ex jugoslave che oggi fanno parte dell’Unione europea, l’anniversario della morte di Tito fa discutere.

    E i toni sono sempre accesi. E’ di poche settimane fa la notizia che il Consiglio comunale della capitale Lubiana ha intitolato una via al defunto maresciallo. Hanno reagito i giovani di un partito extraparlamentare, Nova Slovenija, che si sono rivolti alla Corte costituzionale. Tito, sostengono, è sinonimo della violazione delle libertà e dei diritti umani, e non si merita una via nella capitale slovena. Se la Corte dovesse dargli ragione, chiedono che il nome di Tito venga rimosso da tutte le città della Slovenia.

    I capodistriani seguono con curiosità l’iniziativa: anche nella loro città c’è una piazza Tito. Finora, però, non l’ha toccata nessuno. Liberatore e giustiziere, statista di levatura internazionale ma anche feroce repressore delle tendenze libertarie, uomo dal carisma indiscutibile…”

  65. alpino ha detto:

    @ Mauro
    si pianzeremo Mussolini ma le tagliatelle e l’alfa (cibo ed auto preferiti dal duce) di trovano ancora 🙂 mentre i ciba con la zevola xe rari, va ben dai no podemo gaver tuto alla fine no gaveremo ciba e rasnici me ne resta le scritte de piera bianca NAS TITO..che xe bele de veder come el cul de na vecia

  66. Mauro Franza ha detto:

    @alpino, forsi te sbagli botega. Prova a cambiar. A Sesana te trovi tuto in quantità industriale.

  67. effebi ha detto:

    08 mag – Tito: perché una terra dimentica il suo padre-padrone
    sabato 08 maggio 2010
    di Paolo Rumiz su La Repubblica del 7 maggio 2010

    Un puttaniere, un brigante, un impostore. Il diavolo in persona. Trent´anni dopo la sua morte – 4 maggio 1980 – Tito e ciò che resta della sua leggenda sono fatti a pezzi. Quello che fu il suo Paese, ora diviso in nazioni sommerse di debiti, lo rinnega. Accade persino in Bosnia, sulle montagne dove nacque il mito partigiano. Accade anche in Serbia, pur macerata da una strisciante Jugonostalgija. E succede soprattutto a Belgrado, l´ex capitale, epicentro della dissoluzione esplosa dieci anni dopo la morte del padre padrone. I pellegrinaggi di massa alla tomba marmorea nella «casa dei fiori» nel quartiere di Dedinje sono finiti, in Serbia alcune statue cominciano essere tolte dalle piazze, le vie a lui intitolate cambiano nome e la vedova ottantacinquenne Jovanka langue dimenticata in un condominio. Josip Broz, chi era costui? Ma ora il potere non si limita più a ignorarlo, ne incoraggia la denigrazione.

    «La lezione della guerra non è servita», sorride Milutin Jovanovic, serbo che studia Scienze politiche in Italia ed è nato a Nis durante il conflitto balcanico. «Trionfa tutto ciò che lui aveva bandito: vessilli, identità regressive, fascismi». Ora i giornali dedicano paginate a Draza Mihajlovic (acerrimo nemico di Tito e capo dei nazionalisti serbi nella Seconda guerra mondiale, ndr) e i pellegrinaggi si fanno semmai sulla tomba di Slobodan Milosevic, l´ex leader morto in prigione all´Aja. La gente va lì, con candele accese, nella casa di Pozarevac sul Danubio a rendere omaggio a colui che ha trascinato la Serbia nel disastro. Ancora Milutin: «Pare quello che accade in Italia con Garibaldi. Anche il nostro mito unitario è denigrato con argomenti clericali e separatisti… Lo accusano di avere odiato i serbi e di aver voluto unire ciò che era impossibile tenere assieme». Sei nazionalità, quattro religioni, tre alfabeti e una decina di lingue diverse. Tra il popolo è facile che torni il rimpianto per i tempi «in cui Dio camminava sulla terra», quelli in cui la Jugoslavia era l´unico Paese comunista sinonimo di pacchia. «La classe media è sparita, e i vecchi si sono visti portar via tutto dai tempi nuovi, dunque vivono Tito con rimpianto», spiega lo scrittore Dragan Velikic, i cui libri (prossimamente La finestra russa) sono entrati da un anno nel mercato italiano. «Ma per i teenager quello è solo un nome da parole crociate».

    «Frammenti da un passato migliore», così il settimanale liberale Vreme titola un reportage sulla memoria dei vecchi tempi. Ma la denigrazione del padre fondatore della Slavia del Sud parte dalla nuova nomenklatura e non dal popolo. «Era un croato», dicono, e non importa se era vissuto tanto a Belgrado. Il resto discende da questo peccato etnico: era un «satrapo pieno di ville», un adoratore dei «sigari costosi». Un amante delle «massaggiatrici», che allora non si chiamavano ancora escort. C´è chi ne mette in discussione persino l´anagrafe, gli imputa di essere un falsario, un mentitore. Tito non era il figlio di un contadino croato e di una slovena, ma – dicono – un polacco immigrato che aveva cambiato identità. A suffragio di questa ipotesi si cita la sua perfetta conoscenza della lingua polacca, e il certificato di morte di un altro Josip Broz (quello vero) morto impallinato nei Carpazi con la divisa austro-ungarica nella Grande Guerra. Certificato sospetto, che pare sia stato rinvenuto nella casa di Tito solo dopo la sua morte. Nemmeno Jovanka, la moglie, va più sulla tomba di lui, e non per questioni anagrafiche. Ha dichiarato al giornale Politika: «Ho paura di incontrare qualche funzionario statale che mi imponga di firmare una carta con la quale lasciare i miei ultimi averi allo Stato». Dopo queste parole, apriti cielo: si è ricominciato a fantasticare su un tesoro di due miliardi di dollari lasciato da Tito in una banca svizzera, e sul fatto che a Jovanka sarebbe tuttora negato il passaporto proprio per impedirle di metterci le mani.

    Delle contestazioni serie alla figura dello statista non parla più nessuno. Della burocrazia pletorica messa sotto accusa dal suo delfino ribelle Milovan Djilas. Del fatto che egli accrebbe le divisioni interne della Jugoslavia per rafforzare il potere personale, oppure dell´aberrante sistema di voto nel gioco delle sei repubbliche federate, che sembrava costruito apposta – osserva lo storico Predrag Markovic – per paralizzare il Paese. E nemmeno delle vendette postbelliche compiute in suo nome gettandone le vittime nelle foibe, dalla frontiera italiana a quella greca.

    Tito. La cricca che tiene la Serbia in ostaggio ha paura del suo nome e persino della sua ombra; e da qualche tempo l´ombra si è rifatta viva proprio a Belgrado, attraverso il nipote omonimo Josip, 63 anni, figlio di Zarko, il primogenito del maresciallo-presidente. Da quando il nuovo Broz, chiamato Joska, ha deciso di entrare in politica e raccogliere le diecimila firme necessarie a presentarsi alle prossime elezioni, è scattato l´ostruzionismo.
    Quello che Tito junior rappresenta e dice dà fastidio, in un Paese col quindici per cento di disoccupati. La Serbia, ripete Joska, ha triplicato il debito proprio da quando sono partite le privatizzazioni e le cosiddette riforme democratiche. «Ogni giorno ricevo incoraggiamenti da mezza Jugoslavia – ha detto Broz a Radio Serbia – e i giovani stanno avvicinandosi al mio partito». Nel programma, un secco «niet» sia all´Europa sia alla Nato.
    Negli spazi di Facebook Tito sopravvive, ma nei dibattiti dei giovani, divisi tra odio e amore; uno dei siti denuncia 30mila iscritti. Negli indirizzi internet la «yu» è scomparsa solo pochi mesi fa e in Serbia ci sono ancora aziende di nome Jugoservis, Jugostroj o Jugostil. E parecchi alberghi Jugoslavija.

    A Sarajevo esiste un caffè Tito, con elmetti che fanno da portalampade, appesi al soffitto. L´orologio è fermo sull´ora e il giorno della morte di Lui, 03.05 del 04.05.80, ma per i ragazzi attaccati al bancone quel numero è solo una cabala del tempo che fu. «Mismo Walter», noi siamo tutti Walter, inneggiavano solo 18 anni fa altri giovani sarajevesi per fermare la guerra etnica in arrivo, ripetendo uno dei nomi clandestini di Tito partigiano. Erano oltre centomila, e avevano invaso la città con le bandiere della pace. Oggi è tutto cambiato. L´antifascismo si è ridotto a rituale ripetitivo e il bunker di Tito a sud di Sarajevo sarà aperto ai turisti per necessità di cassa. Anche qui, celebrazioni in tono minore per l´uomo che elesse la Bosnia a roccaforte della Resistenza.

    Solo in Croazia, dove Josip Broz è nato, tira un´aria diversa. La Tv gli ha dedicato dodici puntate con la sua storia, dalla nascita nel villaggio di Kumrovac fino alla morte a Lubiana; poi c´è una grande rassegna retrospettiva di film jugoslavi, inclusi quelli banditi dal regime di Tito, che ha visto un successone di pubblico e la partecipazione di tutte le ex repubbliche federate. «Tito, wanted», stava scritto ironicamente sullo Jutarnji List: ricercate «colui che ha dato lavoro agli operai e cultura alla gente». Le isole Brioni, davanti a Pola, dove il Capo passava le vacanze in compagnia dei grandi della Terra o famosi attori come Richard Burton e Liz Taylor, sono in vendita, ma il museo e la villa di Tito rimangono monumento nazionale. A Kumrovac la casa natale del presidente resta un´attrazione all´interno di un villaggio restaurato che Zagabria ha trasformato in museo all´aperto. In paese le sirene sono suonate anche stavolta, alle 3.05, come trent´anni fa, a ricordare il momento in cui la Jugoslavia rimase vedova del padre fondatore.

  68. effebi ha detto:

    due cose mi risultano strane:

    Tito che scrive di Tito (me non si doveva “guardare avanti…? basta con tito… !” pensavo di essere solo io il “retrogrado”)

    Tito nelle ex repubbliche di oggi (ma la Slovenia ? Rumiz se la scorda del tutto, molto strano per una penna attenta come la sua)

  69. effebi ha detto:

    Ovviamente (69) Rumiz…che scrive di Tito 🙂

  70. Bibliotopa ha detto:

    ma almeno abbiamo avuto qualche notizia della signora Jovanka!
    io preferisco ricordare trent’anni fa, Carpinteri e Faraguna : ” il gran morto di lor gente”

  71. effebi ha detto:

    08 mag – Rinasce la nostalgia di Tito, anche a Trieste
    sabato 08 maggio 2010
    di Fausto Biloslavo su Il Giornale dell’8 maggio 2010

    «Con Tito si stava meglio», afferma convinto Igor Pacpalj, uno studente di 17 anni, bustina partigiana in testa e stella rossa d’ordinanza. Il 4 maggio 1980, quando il maresciallo Josip Broz Tito lasciò questo mondo, non era ancora nato. A trent’anni dalla scomparsa del padre-padrone della Jugoslavia la Tito-nostalgia torna alla ribalta. Il giovane studente, come tanti nell’ex Jugoslavia, ha voluto commemorare, martedì scorso, la scomparsa del dittatore socialista. Trasmissioni televisive, convegni e tavole rotonde si sono svolti in tutte le sei ex Repubbliche jugoslave oggi indipendenti.

    L’aspetto più incredibile è stato il pellegrinaggio a Kumrovec, il paese croato dove c’è la sua casa natia, e a Belgrado dove Tito è sepolto. I nostalgici si sono riuniti prima al museo della storia jugoslava per poi recarsi alla Casa dei fiori, un piccolo mausoleo bianco dove le spoglie del maresciallo riposano. Il sepolcro di Tito è stato visitato fino a oggi da 20 milioni di persone. Ben 73mila gli hanno portato omaggio solo nel 2009.

    Per non parlare della mitica staffetta per fargli gli auguri, organizzata dai giovani pionieri del socialismo, che faceva il giro del Paese il 25 maggio, compleanno del dittatore. La tradizione della staffetta viene tenuta in vita ancora oggi, da gruppi di nostalgici bikers.

    Tito si è macchiato di crimini come le foibe, dove furono trucidati migliaia di italiani. E costrinse all’esodo oltre 200mila nostri connazionali. Secondo alcuni storici ha massacrato 150mila persone del suo stesso popolo. Non solo chi aveva combattuto contro i partigiani, ma pure le loro famiglie e i monarchici anticomunisti. Fino al 1980 ha governato con il partito unico e quando scoppiavano proteste a Zagabria o in Kosovo, spediva subito i carri armati. Non a caso dieci anni dopo la morte il suo «regno» si è frantumato in una serie di guerre sanguinose.

    A Belgrado sono andati a ruba i ricordini di Tito, dalle sue foto famose in divisa bianca smagliante, alla bustina con la stella rossa dei partigiani. Vanno forte anche le magliette con il faccione di Tito e le immagini del maresciallo al fianco di Winston Churchill o del presidente americano Gerald Ford.

    Con l’obiettivo di cavalcare l’onda il nipote di Tito, che si chiama Josip Broz, sta raccogliendo le diecimila firme necessarie per ricostituire il Partito comunista. «La nostalgia per Tito è in continua crescita – spiega il parente del defunto leader – a causa delle difficili condizioni di vita non solo in Serbia ma anche nel resto dell’ex Federativa».

    Il fondatore del movimento partigiano è stato ricordato ufficialmente da Lubiana a Skopje, da Zagabria a Sarajevo, da Belgrado a Podgorica. Non tutti, però, amano chi si è sporcato le mani con il sangue dei suoi compatrioti. I giovani del partito extraparlamentare Nova Slovenija si sono rivolti alla Corte costituzionale per cancellare il nome di Tito da vie e piazze in tutto il Paese.

    Sembra assurdo, ma i nostalgici titini si annidano anche a Trieste. Nonostante l’occupazione dei partigiani del IX Corpus nel maggio 1945. Per 40 giorni sono andati a caccia di italiani da prelevare facendoli sparire per sempre. «Chiedo al Consiglio comunale di commemorare il maresciallo Tito a trent’anni dalla morte» ha scritto Iztok Furlanic, segretario provinciale di Rifondazione comunista. La proposta è stata cassata in maniera bipartisan. Categorico il no del centro destra, che ha parlato di «vergognosa e inquietante nostalgia».

    Però il primo maggio, festa dei lavoratori, in piazza Unità d’Italia al centro di Trieste, si sono raccolti gli jugonostalgici con le bandiere italiane e la stella rossa in mezzo. Alcuni portavano la bustina dei partigiani titini. Francesco Clun e Andrea Sinico hanno fondato su Facebook un gruppo contro le bandiere rosse sul Carso. «Ogni anno – accusano -, con la scusa del Primo maggio, in realtà si ricorda l’occupazione di Trieste da parte dei partigiani di Tito».

  72. effebi ha detto:

    Qui c’è qualcosa anche sulla slovenia e persino su Trieste (molto strane le amnesie di Rumiz)

  73. Lupo ha detto:

    @ Biliotalpa: Me manca!!!!!!

    @ Effebi:
    Per mi el resta solo un bandito scampà al 500° SS – Fallschirmjäger con un treno privato e grazie ad un cacciatorpediniere Albionese, el HMS Blackmore.
    Se i rivava ad impicarlo se risparmiavimo una marea de lutti e de odio che no se pol studar…

    Nobis!

  74. effebi ha detto:

    curioso il confronto tra le due aperture d’articolo:

    Rumiz…”Un puttaniere, un brigante, un impostore. Il diavolo in persona”

    Biloslavo… “Con Tito si stava meglio”

    🙂

    “…ciò che aveva trovato il suo supremo compimento nella folgorazione iniziale…, aveva già cominciato da tempo la sua corsa retrograda, il suo conto alla rovescia, o, se vogliamo usare un termine musicale: il suo canone inverso.” (Paolo Maurensig)

    ed in effeti poi basta continare a leggere entrambi gli articoli

    Rumiz, Biloslavo, Maurensig… figli dela stessa terra “inversa” (qualcuno magari con più amnesie degli altri)

  75. Lupo ha detto:

    ………..tanto x restar in discorso dei banditi dell’ AVNOJ e del loro capo..
    ..e no stago guardando siti con le rune!!!
    Nobis!

    http://wapedia.mobi/it/Josip_Broz

    3. 1. Conseguenze della guerra
    A fine 1944, l’Accordo di Lissa (Viški sporazum), conosciuto anche come Accordo Tito-Šubašić, rappresentò un tentativo di fondere il governo comunista di Tito con il governo in esilio di re Pietro II.

    Il 7 marzo 1945, il governo provvisorio della Democrazia Federale di Jugoslavia (Demokratska federativna Jugoslavija, DFJ) si riunì a Belgrado. Il governo provvisorio era capeggiato da Tito e non aveva relazioni con il governo jugoslavo in esilio e re Pietro II. Dopo le elezioni dell’11 novembre 1945 (secondo molti di fatto controllate e massicciamente inquinate dai titoisti), il fronte nazionale capeggiato da Tito ottenne la maggioranza assoluta. Tito venne nominato Primo Ministro e ministro degli Esteri della DFRJ.

    È durante questo periodo che le forze jugoslave e l’Armata Rossa vennero coinvolte nella deportazione delle popolazioni etnicamente tedesche (Volksdeutsche) dalla Jugoslavia, considerate oggettivamente collaborazioniste. Tedeschi etnici, cetnici, ustascia e altre formazioni militari croate e slovene vennero catturati durante gli spostamenti tra le masse di rifugiati, e nonostante le promesse di Tito ai collaborazionisti di una resa sicura, un gran numero di collaborazionisti e supposti tali finirono uccisi (Massacro di Bleiburg).

    Altre uccisioni di massa, ad opera dei partigiani jugoslavi, coinvolsero italiani, ungheresi e croati. La popolazione italiana dell’Istria, giudicata sommariamente come fascista, subì i Massacri delle foibe mentre l’etnia italiana presente nella Dalmazia, parte della Iugoslavia, fu considerata collaborazionista con gli invasori italiani e perseguitata.

    I supposti “fascisti ungheresi” subirono il massacro di Bačka tra 1944 e 1945, mentre con l’Operazione Keelhaul venne ucciso un gran numero di ustascia croati, consegnati dai britannici, presso cui avevano chiesto asilo, agli jugoslavi.

    Critici di Tito hanno sostenuto che Tito avesse dato via libera, o comunque non avesse ignorato e vietato i numerosi massacri, che durarono per molte settimane anche dopo la fine della guerra. Altri sostengono che tali eccidi sarebbero da mettere in relazione, almeno in parte, con il nazionalismo delle popolazioni locali e con capi partigiani in cerca di giustizia sommaria contro collaborazionisti veri o presunti e contro popolazioni considerate per etnia o per convenienza collegate alle forze occupanti.

  76. Bibliotopa ha detto:

    Su Bleiburg, etc trovate notizie in un libro decisamente insospettabile di fascismo o nazionalismo italiano quale Serbi, Croati, Slovene di Joze Pirjevec, ed Il Mulino.

  77. Lupo ha detto:

    Scusime, Bibliotopa, te me mandi el titolo esatto che lo ordino?
    Stago studiando e raccogliendo dai sui volontari Giuliani, Carsolini, Istriani e Dalmati nelle Waffen-SS.. forse ghe xè material anche x mi là dentro.
    Grasssssie!
    Lupo

  78. piero vis'ciada ha detto:

    – chi ? Tito ? ah si, lo go visto sule bancherele a Isola
    http://www.flickr.com/photos/pierovis-ciada/2973157946/

  79. Bibliotopa ha detto:

    @Lupo
    Serbi, croati, sloveni
    Storia di tre nazioni ISBN 9788815088246 ed 2002
    o stesso titolo ma ISBN 9788815048523 ed 1995
    In questo momento non ce l’ho a casa, perchè l’ho prestato ad un’amica che non me l’ha ancora restituito.

  80. Lupo ha detto:

    Grassie BiblioTopa!
    Stago fazendo impazzir la mula della libreria qua a Chioggia!! 😉

  81. tom sawyer ha detto:

    leggendo i post di lupo mi e’ tornato in mente questo:

    http://www.youtube.com/watch?v=98NRO1qmKLY

  82. Lupo ha detto:

    …qua no se usa.. ma me par OT..
    (ammetto.. me son stufà prima della fine…)
    Nobis!

  83. ciccio beppe ha detto:

    A me leggendo i post di lupo sono tornati in mente i video sull’esperimento Milgram.

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