2 Maggio 2010

Memorie di uno geisho/9: esterno notte, interno notte fonda

Lo so che non dovrei, ma ogni giorno che passo qui in Teatro mi stupisco sempre di più attorno alla varietà di casi umani che circolano qui dentro. Tralasciando tic, nevrosi, sguardi ossessivi e afrori inenarrabili, vorrei soffermarmi su due caratteristiche salienti dell’animale festivaliero: l’io esteriore e quello interiore.

L’Io interiore è quello più subdolo: dall’aspetto assolutamente informale, c’è da aver paura quando apre bocca. Ti fa sapere la sua opinione su tutto lo scibile cinematografico sparando citazioni a raffica, molto spesso completamente sbagliate.

Alla fin fine non è pericoloso, diventa solo un po’ soporifero dopo la terza ora di ininterrotto monologo.

Salvarsi è abbastanza semplice: basta fingersi sordomuti.

L’Io esteriore invece è il tratto che salta all’occhio per primo, anche se tutto sommato è il meno pericoloso. Capelli rossi, verdi, blu, pendenti come cristali di Murano, straccetti trasparenti buttati addosso con malcelata nonchalance, tacchi vertiginosi e pericolosissimi, magliette truci ed oversize. A parte il fatto che non è necessario scuoiare il divano per farsi una giacca da mostrare a Teatro, ci sarebbero alcune robette da definire.

1) La camicia alla coreana sta bene, per l’appunto, ai coreani. Che hanno il collo abbastanza stretto e lungo. Non a te, signora cinquantenne palesemente tinta che hai il triplo mento, anche se rifatto.

2) Accostamenti ardimentosi e/o spregiudicati andrebbero provati almeno un mese prima, a casa, per verificarne la validità e per farci l’occhio. Altrimenti si vede lontano un chilometro, caro il mio bimbominkia quasi ventenne, che te li sei messi addosso da neanche un’ora. E l’etichetta con il prezzo di norma andrebbe tolta.

3) Anche se ti ostini ad indossare jeans, sneakers e t-shirt pseudo-fighe, alternative o spiritose, ricordati che comunque sei un vecchio babbione quasi quarantenne e nemmeno tanto integro di salute.

E l’accenno di capelli grigi è sempre lì a ricordartelo.

Film in concorso:

Film “top” e potenziale vincitore del festival è Castaway On The Moon, commedia coreana fuori dai generi: bastano un’isola nel fiume Han, un aspirante suicida che non sa nuotare ed una sociofobica che non esce mai di casa mentre lo osserva da lontano considerandolo un alieno per rendersi conto di quanto, pur in una megalopoli come Seoul, si è soli, sperduti e molto spesso incompresi.

Siccome è l’ultimo giorno di festival, per oggi niente film “flop”.

La perla del giorno:

“Io mi sposerei anche un alieno. Solo se è sexy, però” (detta nel film The Fair Love).

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