1 Maggio 2010

Memorie di uno geisho/8: cielo, il mio fidanzato

Da diversi anni a questa parte le poltrone del Fidanzato sono main sponsor nonchè poggiaculi festivalieri ufficiali.

Le caratteristiche di tali sedute sono universalmente riconosciute: stravaganti, fuori dagli schemi, ultrakitsch, quasi camp, pop, croc, frac, yep, e altri suoni gutturali a caso (che non voglio dire assolutamente nulla, ma fanno tanto figo).

Elementi d’arredo dalle fattezze quantomeno bizzarre: cani di plastica da cavalcare, pouff a forma di tumore, sedie a guisa di ragnatela o di farfalla, troni a mo’ di risciò, chaise longue a forma di stuoia da spiaggia. Oggetti dai colori iperviolenti e sparatissimi che sotto il sole creano un riverbero pazzesco, facendo perdere 3 diottrie ogni ora a chi staziona entro il raggio di 300 metri dalle stesse.

Oggetti accomunati da un’unica ripugnante caratteristica – oltre che dall’estetica quantomeno discutibile: queste sedute sono tanto pop quanto scomode. E quelle di quest’anno sono ultra-pop. Il “pop plus ultra”.

Ma perché farsi male in questo modo, allora? La risposta è presto detta: il Fidanzato è di Udine. Cavalicco, per la precisione. E siccome moglie e buoi dei paesi tuoi, lo spirito campanilistico trionfa pure in queste minchiate.

Il fidanzato potrà pure essere brutto, stronzo o delinquente, ma è pur sempre uno del paese. Quindi ben venga.

Le poltrone potranno essere pure comode solo per chi possiede le anche in titanio o essere talmente brutte da far vomitare anche i cani, ma le fanno ad un tiro di schioppo dal Teatro. Quindi ben vengano.

Ottimo. Così il prossimo anno mi organizzo per tempo.

Mi porto via la sedia direttamente da casa.

Da Ceresetto.

Oltretutto è una Thonet originale.

Film in concorso:

L’ambitissima palma di “flop” di giornata la vince a mani basse l’indonesiano Identity: il necroforo Adam incontra una ragazza nell’ ospedale-lebbrosario dove lui lavora e per hobby colleziona le targhette col nome dei defunti. La aiuterà a prendersi cura del padre di lei malato che non riesce a ricevere le cure necessarie perché scomparso dai registri anagrafici. Nonostante il precario stato economico in cui versa, Adam farà tutto il possibile fino al giorno in cui la ragazza viene ritrovata morta. Film spiazzante, onirico, grotteso e cinico. Forse troppo. Probabilmente il taglio volutamente schizofrenico voleva essere un atto d’accusa contro la società indonesiana che non ha rispetto per nessuno: peccato però che la resa finale sullo schermo sia abbastanza lontana dai propositi di partenza.

Il film “top” invece a sorpresa non va a nessuno dei tre film che sono riuscito a vedere. In un modo o nell’altro né il tanto strombazzato Bodyguards & Assassins da Hong Kong, né il grottesco giapponese Boys On The Run mi hanno fatto grossa impressione. Probabilmente tra i due che mi son perso c’era qualcosa di buono. Pazienza.

La perla del giorno:

“Si avvisa che i pazienti della camera 2200 sono appena deceduti a causa di un’intossicazione alimentare. Hanno tutti della schiuma che esce loro dalla bocca. E’una cosa orribile” (detta dall’altoparlante di servizio dell’ospedale nel film Identity).

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