30 Aprile 2010

Lipa, la strage del 30 aprile 1944

In occasione dell’anniversario della strage di Lipa (30 aprile 1944), l’assessore provinciale alla Pace, Marco Marinčič, con la collaborazione dell’associazione “Tenda per la pace e i diritti” di Staranzano, ha attivato un pullman per promuovere e agevolare la partecipazione alla commemorazione (partenza alle 11 dalla stazione ferroviaria di Gorizia).
Nel tragitto, oltre alla partecipazione alla cerimonia di commemorazione, è prevista anche la visita al museo di documentazione dell’eccidio.

Di seguito l’approfondimento storico del 30 aprile 1944.

Dopo il 18 settembre 1943, il territorio di Fiume (Rijeka), l’Istria e la Venezia Giulia sono annesse al Terzo Reich. Gli oppositori politici (già attivatisi durante l’occupazione italiana) e i perseguitati dal nazismo sono deportati da questi territori a Trieste, dove sarà attivata la tristemente famosa della Risiera di San Sabba. Da lì migliaia di persone saranno trasportate verso i campi di concentramento e di sterminio nell’Europa centro-settentrionale sotto il controllo nazista, ma molti vi verranno uccisi e cremati dopo atroci torture. Infatti, circa la metà delle vittime del forno crematorio di Trieste erano di origine slava, in particolare croata.

La strada che collega direttamente Fiume a Trieste è strategica per i collegamenti dell’esercito tedesco, che ha anche una caserma molto importante a Ilirska Bistrica (oggi in Slovenia, da dove la strada si biforcava in direzione Lubiana o Trieste) ed attraverso essa vengono deportati i civili imprigionati e si spostano i rifornimenti ed i mezzi militari nazisti. Accanto ai nazisti operano milizie fasciste e militari italiani fedeli al Duce.

Lungo questa strada, a Rupa, un piccolo paese dell’altipiano sovrastante Fiume, nella ex-scuola ha sede un drappello fascista, composto da circa venti uomini, che aveva proprio funzioni di controllo di questa importante arteria. Nonostante questo presidio i partigiani continuano da mesi a ostacolare ed attaccare i convogli tedeschi che passano; a questo punto i fascisti si mettono a controllare assiduamente la popolazione di Lipa, un villaggio a circa 2 km da Rupa e di un suo sobborgo, Novo Cracina. Gli abitanti del paese vengono avvertiti di prestare attenzione da una ragazza che è fidanzata con un carabiniere di stanza a Rupa, il quale l’ha informata che le cose potrebbero finire male, ma gli abitanti di questi villaggi sono anche familiari dei partigiani e anch’essi profondamente antinazifascisti, per cui non collaborano.

Il 30 aprile del 1944 i partigiani preparano un attacco contro il presidio di Rupa ed all’alba aprono il fuoco; qualcuno dal presidio riesce a raggiungere una colonna di soldati tedeschi che transita lungo l’arteria principale; mentre il comandante della colonna, composta da circa 30 soldati, decide che azioni prendere, una granata colpisce la colonna stessa uccidendo quattro soldati tedeschi.

I tedeschi chiamano subito rinforzi da Ilirska Bistrica e quando questi arrivano,sotto la guida del drappello fascista, si dirigono verso il villaggio di Lipa che viene circondato. Il terrore è immediato perché i primi abitanti che si fanno incontro vengono fucilati all’istante. Tra questi, Ivan Ivancich che, ferito, si finge morto e rimarrà uno dei pochi testimoni della strage.

Nelle case sono rimasti quasi solamente le donne i bambini e gli anziani. E contro di essi la violenza dei nazisti si sviluppa feroce. In poco meno di due ore. Le case vengono saccheggiate, molte persone sono uccise con violenza inaudita, alcune decine vengono radunate e stipate in un piccolo edificio all’entrata del paese e intanto le case vengono bruciate una per una. E l’atrocità estrema, dopo un pomeriggio di orrori, si compie con gli ostaggi rinchiusi in quella piccola casa: all’interno, su di essi viene gettata della benzina e vengono bruciati vivi! Chi cerca di scappare dall’edificio viene ucciso a colpi di mitra. Alcuni bambini riusciti a scappare vengono rigettati all’interno della casa in fiamme. Alla fine, i nazisti aiutati dai fascisti cercano di nascondere il massacro facendo saltare l’edificio con la dinamite; ma vengono visti da alcuni ragazzi di Lipa, che avevano portato il bestiame al pascolo, scampati alla strage perché nascosti nei boschi circostanti il villaggio. I morti furono 269, fra cui tre bambine che non avevano neanche un anno.

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