26 Aprile 2010

La spesa di Bora.La: prodotto oltre mezzo kg di “scovaze”

Oltre mezzo chilo di rifiuti. Sono il risultato sperimentale ottenuto da Bora.La dopo una semplice visita al supermercato: abbiamo infatti voluto testare quanto pesano, sia sulla bilancia che in termini ambientali, gli imballaggi dei generi alimentari.

Abbiamo acquistato, in modo abbastanza casuale: un litro di latte, uno yogurt, dell’insalata fresca, due panini, mezzo kg di pasta, pelati, affettati, petto di pollo, una scatola di merendine, biscotti, tortellini, asparagi confezionati, dentifricio. Abbiamo cominciato a fare i conti con le “scovaze” già prima di cominciare a consumare alcuni alimenti. Un esempio? Per i pelati abbiamo scelto – in base alla marca – un formato che prevede l’acquisto di due lattine, ovviamente tenute assieme da del cartone. Anche per le merendine vale lo stesso discorso: troviamo il confezionamento esterno, ma anche un vassoio in cartone e del materiale pubblicitario. Ci si chiede dove sia finito il progetto che prevedeva l’installazione di contenitori per la raccolta differenziata nei supermercati, in modo da evitare di portarsi a casa gli imballaggi superflui.

Ma il peggio deve ancora arrivare. Ci prendiamo qualche giorno per consumare il tutto. E scopriamo di aver prodotto:
210 grammi tra carta e cartone
230 grammi di vetro
85 grammi di plastica
60 grammi di alluminio
Il tutto per un totale di 585 grammi e per un volume che occuperebbe, più o meno, tutta la borsa in plastica che ci avrebbero voluto rifilare alla cassa del supermercato, ma che noi abbiamo declinato per utilizzare la nostra, riutilizzabile, in tessuto. Va detto che sul risultato “pesa” molto il vaso in vetro, ma sull’altro fronte abbiamo evitato, ad esempio, un acquisto effettuato da molte famiglie, ovvero le bottiglie di acqua minerale in plastica o in vetro.

E via verso il cassonetto o l’isola ecologica per la differenziata.

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14 commenti a La spesa di Bora.La: prodotto oltre mezzo kg di “scovaze”

  1. Luciana ha detto:

    Dal mio punto di vista (austriaco) questi non sono rifiuti, è tutto riciclabile! Il mio comune qui dal vetro ci guadagna, idem dall’alluminio e dalla carta. La mia famiglia di 5 persone produce si e no un sacco di non riciclabile dal volume di 32 l al mese. Il fondamento del è la rivoluzione copernicana delle scovaze, ossia la raccolta domiciliare contro il cassonetto magico. Xe pol, xe pol…..

  2. annalisaturel ha detto:

    Effettivamente si tratta di rifiuti riciclabili e anche a Gorizia possono essere portati all’isola ecologica per usufruire di uno sconto, ma è anche vero che molti di questi imballaggi sono davvero inutili. Faccio un ulteriore esempio: se in un supermercato acquisto dei salumi al banco non mi vengono soltanto incartati nella classica carta oleata, ma anche chiusi in un sacchetto di carta con all’interno pellicola in alluminio.

  3. Lauro ha detto:

    Riciclabile? Vero, ma perchè non si prova a seguire la catena del riciclabile per vedere come funziona? Quanta parte della differenziata viene davvero riciclata e come?
    Forse è l’unico modo per capire il perchè le tariffe per la raccolta e lo smaltimento continuino ad aumentare nonostante le raccolte differenziate. Ci sentiamo ripetere che se non ci fosse la differenziata le tariffe aumenterebbero di più, oltre al maggior danno ecologico. Teoricamente non fa una grinza, ma praticamente è davvero così?
    Io qualche dubbio ce l’ho…

  4. arlon ha detto:

    Per la plastica riciclar no servi a sai, ma xe fondamental per carta vetro e alluminio; comunque, basta usar i vuoti come nei paesi civili, e via.

  5. alpino ha detto:

    tutto se pol basta pagar,
    l’isola ecologica c’è già altre se ne potrebbero costruire, abbiamo in CONAI il consorzio per il riciclaggio, si stabiliscono delle tariffe al kg per materiale riciclato: ferro, alluminio, carta ecc ecc ogni hanno si firma il contratto di raccolta (proprio come per l’uva e le olive) ogni volta che porti 1 kg di carta ti vengono accreditati che ne so 5 centesimi su una tessera a chip che poi puoi convertire in sconto TIA o contanti.
    Tu mi paghi io ti porto la carta..sembra un ragionamento egoistico ma si sa che toccare il taccuino sensibilizza l’italiano e poi una domanda banale: io compro una lattina di coca, la pago 48 centesimi, la bevo e la riciclo, ricompro un’altra lattina di coca 48 centesimi magari fatta con la lattina mia riciclata (ragionamento per assurdo) quante volte pago lo stesso alluminio?? ovvero perchè i vantaggi della differenziata vanno alle aziende solamente che comperano materia prima semilavorata a prezzo conveniente? ci sono cartiere che si occupando della stampa carta da giornale preferiscono acquistare dalle edicole i giornali invenduti perchè lavorare quella carta costa meno che produrne di nuova…
    Poi ti trov la tipa di striscia di “occhi allo spreco” che ti fa vedere come sono fiche le aziende che costrusicono dalle lattine le bici e le caffettiere, si ma la materia prima di quella bici i cittadini l’hanno pagata già una volta perchè quella stessa bici viene venduta a prezzo pieno?
    Sembra una provocazione ma..vuoi il mio alluminio? pagami

  6. milost ha detto:

    Alpino, scusa, se non vuoi riciclare il tuo alluminio fanne a meno: forse non hai colto che il problema non sta nelle modalità del riciclaggio, ma nel costo dello smaltimento ed in quello delle materie prime. Che l’alluminio sia nativo o riciclato, fa una bella differenza, non per te o per me, ma per tutti, per il fatto che abbiamo utilizzato una risorse prima ( destinata ad esaurirsi) oppure una risorsa seconda ( il materiale riciclato).Se vuoi la coca cola in barattolo, be’ continuerai a pagare l’alluminio con cui è fatta.
    Capisco perfettamente il tuo ragionamento: ma la questione va vista da un altro punto di vista. C’è un attimo in cui ciò che hai acquistato e pagato diventa un rifiuto: ed al costo che esso aveva prima di quell’attimo si aggiunge quello per lo smaltimento. Quindi il problema è del produttore del rifiuto, oserei direi di colui che fa diventare qualcosa un rifiuto e non cerca di evitare il più possibile questo processo ( pago e poi ripago) Non di quale percorso esso faccia una volta diventato tale. Se scegli la strada del recupero, scegli la strada che fa meno danni, quella che impoverisce di meno l’ambiente e che alla lunga ripagherà noi tutti ( ma che non risolve il problema delle quantità – e relativo costo – di rifiuti di prodotti).

  7. ciccio beppe ha detto:

    Il perchè dei cassonetti lucchettati mi sfugge ancora. Contengono preziosi?

  8. Nino ha detto:

    http://www.facebook.com/?ref=logo#!/group.php?gid=119166251427115

    e questo non è reciclaggio e prorpio non comprare la plastica ma da queste orecchie non ci sentono

  9. Lauro ha detto:

    @Milost

    Però se è come dici tu, almeno si faccia una normativa precisa sul packaging, perchè se io produco rifiuto è perchè non ne posso fare a meno perchè è il produttore della bibita che mi rilascia la lattina.

    Perciò la cosa più seria e funzionale sarebbe quella del vuoto a rendere, non solo per il vetro, anche per l’alluminio. Io ti compro il prodotto e non me ne frega nulla della confezione, perciò te la rendo.
    Questa roba non si fa perchè è meglio scaricare sul consumatore finale sia i costi che la rottura organizzativa. E poi lo si può colpevolizzare meglio. Beh.. Io non ci stò… il problema del futuro del mondo è “anche mio”, ma non solo mio..

  10. milost ha detto:

    Lauro, che io sappia l’unica normativa è la tassa che i produttori pagano al Conai per gli imballaggi prodotti. E quella tassa consente al Conai di pagare ai Comuni il materiale della differenziata. I Comuni la intascano e, spero, ci fanno la differenza con quello che poi noi dobbiamo pagare di Tarsu. Il vuoto a rendere – sono d’accordissimo con te – è una cosa molto intelligente: in particolare il vetro, le bottiglie tornano intere ai produttori e vengono riutilizzate, non vengono frantumate e fuse per rifare nuove bottiglie.

  11. abc ha detto:

    Io credo che il vuoto a rendere sia pericoloso per la salute: c’è sempre il rischio che esso contenga sostanze nocive aggiunte da qualche malintenzionato.

    Invece preferirei che ognuno porti i propri contenitori in cui mettere il prodotto sfuso. Chi compra con l’imballaggio dovrebbe pagare molto di più.

  12. arlon ha detto:

    @ abc 😀 ma dai!
    Se un vol metter sostanze nocive le pol metter in QUALSIASI packaging de QUALSIASI prodotto senza sforzo.
    E po’ i vuoti vien lavadi e sterilizadi a ogni uso.

    p.s: purtroppo no per tutti xe facile girar con TOT contenitori svodi. E un senza auto/in bici/ a pie, come fa?

  13. alpino ha detto:

    Milost il tuo ragionamento a livello teorico è corretto ma nella pratica come saprai meglio di me l’italiano medio lo “educhi” solo se lo tocchi nel portafoglio..quindi ecco il perchè la differenziata deve diventare venataggio economico anche per l’utente primario ovvero il cittadino e non solo per coloro che con il riciclato riproducono nuovi beni…
    Alla fie della fiera gli esempi sono sempre gli stessi, paesi austriaci teleriscaldati, energia condivisa vuoti a rendere cauzioni, tutti lodano germania e austria ma se analizziamo la le cose funzionano perchè la loro diffrenziata porta un tornaconto al cittadino mica perchè sono più amanti della natura di noi..solo i se stadi più sgai tutto qua..da noi questo accade solo nel TAA e pochi altri comuni tra i quali se non erro la capitale del riciclo, Salerno

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