18 Aprile 2010

Castelli aperti: alla scoperta della residenza di Spessa

C’è chi alza le tovaglie per sbirciare il tavolo intarsiato, chi tenta di scattare qualche foto senza essere visto, chi guarda attraverso le finestre negli spazi non aperti alle visite. Se Castelli aperti dev’essere, allora l’obiettivo è quello di carpire fino all’ultimo dettaglio di dimore normalmente chiuse al pubblico.

Bora.La ha visitato quest’anno il Castello di Spessa di Capriva. Splendida costruzione, circondata da campi da golf e vigneti, è allo stesso tempo azienda agricola, residenza (del proprietario Loretto Pali) e resort. Ad aprire al pubblico sono state le stanze al primo piano del castello nella cui proprietà si sono avvicendate, dal Cinquecento, diverse famiglie nobili: prima i Dorimbergo, poi i Rassauer, quindi i Della Torre Valsassina. Indicata oggi come “castello”, quella di Spessa era in realtà una villa utilizzata soltanto nel periodo della vendemmia, si è scoperto nel corso della visita.
A riscuotere il successo maggiore la cantina, la più antica del Collio, dove riposano i rossi invecchiati in barrique dei marchi Castello di Spessa e La Boatina.

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9 commenti a Castelli aperti: alla scoperta della residenza di Spessa

  1. AnnA ha detto:

    Allora Bora.La si sarà accorta che l’organizzazione a Spessa sia stata alquanto infelice (da nessun’altra parte erano mai capitati tanti inconvenienti).
    Speriamo che nelle prossime edizioni funzioni meglio.

  2. marisa ha detto:

    “Spessa di Capriva DEL FRIULI”

    http://www.icastelli.net/localita-126-castello_di_spessa_resorts.html

    Ma vi costa così tanto scrivere il nome COMPLETO aggiungendo DEL FRIULI?

  3. annalisaturel ha detto:

    La nostra visita è andata liscia, un po’ frettolosa ma senza inconvenienti (a parte forse la poca chiarezza sulla continuazione della visita nelle cantine).
    Cos’è successo AnnA?

  4. Bibliotopa ha detto:

    Esiste una Capriva non del Friuli? un tanto per saperlo ed è vero, come sentivo dire da parenti di Cormons che dire ad uno “sis tu de Capriva?” o come si scriva (riferisco una frase sentita tanti anni fa) voleva dire dargli del sempliciotto?

  5. dultan ha detto:

    mi iero a muja e iera tropa gente. la parona de casa gentilisima ma ierimo in troppi. magari organizar meio e far a numero chiuso e non far solo biglietti per incasar.

  6. AnnA ha detto:

    Appunto, mentre alcuni castelli si sono nel frattempo attrezzati per far fronte a orde di visitatori, Spessa aveva poca esperienza in merito. A parte il parcheggio selvaggio senza indicazioni, erano previste (per tutti i castelli, in mancanza di indicazioni contrarie) visite ogni ora e in caso di gran affluenza ogni mezz’ora. Alle 15 di domenica a Spessa erano già esauriti i biglietti anche per l’ultima visita (gli stessi tagliandini del consorzio si sono esauriti…), poi si è aggiunta tanta di quella gente che non ha accettato il rifiuto, per cui sono state fatte visite anche “selvagge”, non più secondo prenotazione (con relativa fregatura di alcuni di quelli che erano passati prima a prendere il biglietto ubbidendo ai dettami), inoltre queste si sono accorciate anche abbastanza (Annalisa qui riporta particolari del tutto saltati nelle visite successive, come i nomi delle famiglie proprietarie o date), proprio per poterne fare di più, presumo. Il tono poi era spesso “calato dall’alto”, tanti altri padroni di casa sono stati più signori (li ho fatti tutti tranne quelli di PN – prossimo autunno…).
    Non so se la prenotazione anticipata o il numero chiuso sono le soluzioni ottimali, capisco certo che una tale affluenza è un problema (tutto poi dipende dal tempo, se ieri pomeriggio ci fossero stati temporali, sarebbe stato ben diverso), ma era ipotizzabile del resto, comunque bisogna trovare soluzioni migliori.

    Ad ogni modo “castelli aperti” è una delle mie manifestazioni preferite, spero tanto che col tempo se ne aggiungano diversi altri.

  7. alpino ha detto:

    Capriva, Marian, San Florian, San Lorenzo, Gradisca, ognuno ha un suffisso che lo segue manon serve dirlo..sappiamo di che si parla

  8. ciccio beppe ha detto:

    I soliti puntini sulla F di Friuli, che sennò qualche permaloso si offende. Ocio eh!

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