16 Aprile 2010

Gabrovec “classe politica triestina unita per la prima volta per il riconoscimento della Doc Prosecco”

Il consigliere regionale del Pd-Slovenska skupnost Igor Gabrovec è intervenuto sulla questione del riconoscimento della Doc Prosecco sottolineando come, forse per la prima volta, la classe politica triestina si sia dimostrata assolutamente unanime nell’ appoggiare la rivendicazione dei produttori del Carso. A metà ottobre – prosegue Gabrovec – avevo promosso un incontro con i consorzi e le associazioni degli agricoltori che aveva visto la partecipazione dei consiglieri triestini di tutte le aree politiche rappresentate e la riunione si era conclusa con un fermo e unanime appoggio ai firmatari del ricorso>>. Gabrovec ha poi ricordato l’ appoggio fornito dalle Istituzioni e ha fatto appello a tutte le parti perché questa alleanza per il territorio non vada a incrinarsi per la ricerca di facili quanto sterili primati <<È importante lavorare insieme facendo sistema tra tutte le istituzioni pubbliche, associazioni di categoria e imprenditori perché lo sviluppo del Carso è intrinsecamente legato alla vita della città e viceversa, anche in considerazione di visione ben più ampie che considerano la nuova dimensione transfrontaliera>>.

Tag: , , .

23 commenti a Gabrovec “classe politica triestina unita per la prima volta per il riconoscimento della Doc Prosecco”

  1. massimiliano ha detto:

    certo. per le cazzate sono tutti d’accordo.

    e il Porto?

  2. marisa ha detto:

    La doc Prosecco è stata voluta dai produttori di vino del Veneto (regione dove si produce la quasi totalità di vino Prosecco). Onde evitare di fare la fine del vino Tocai friulano, hanno trovato una località con il nome Prosecco. Ma questo vino spumante è quasi esclusivamente veneto!

  3. ciccio beppe ha detto:

    Falsità. Il vitigno è la glera triestina che geneticamente è uguale ad Teran Bijeli croato.

  4. arlon ha detto:

    “certo. per le cazzate sono tutti d’accordo.”

    Stesa roba che go pensado mi 😀

  5. Richi ha detto:

    @ Massimiliano

    Xe brutto dir “quoto” e basta.
    Pero’ te quoto, senza riserve.

  6. jacum ha detto:

    stesa roba gavemo pensà noi del comitato per il Porto Libero di Trieste.

    ma no me vien de sorider purtropo.

    ma sarà la NONA zona D.O.C. del effvugì?

  7. Luigi (veneziano) ha detto:

    Solo per dire che ad oggi non esiste “prosecco” (intendendo quel vino bianco frizzante o fermo che tutti conosciamo) che non sia prodotto in Veneto.

    Non una singola bottiglia, per intenderci.

    L.

  8. marisa ha detto:

    E’ vero che nel Carso triestino proveranno a piantare, a titolo sperimentale, un vigneto di uva da cui ottenere poi il spumante Doc Prosecco? E’ una notizia che mi è stata riferita ma non so se è vera o falsa.

  9. matteo ha detto:

    non sembri che interessi se è frizzante o meno

    il teran frizzante per esempio lo fanno

  10. marisa ha detto:

    MATTEO, ogni DOC prevede un disciplinare di produzione (ossia, semplificando, una lista di caratteriste che deve avere il vino prodotto: gradazione, colore, profumo, sapore, ecc.). Se non lo rispetti il vino prodotto non può essere commercializzato come DOC XY. E anche il vino Doc Prosecco ha un suo disciplinare di produzione da rispettare. L’essere frizzante è solo una della caratteristiche da rispettare. Poi ce ne sono molte altre.

    Comunque è un bel regalo che è stato fatto ai viticoltori della nostra regione.

  11. bonalama ha detto:

    nissun regala gnente, se i lo ga fatto xe perkè se avvicina le elezioni, spetè a vedarè, xe assai più grave el spostamento dell’agenzia dele dogane!! prosit

  12. Luigi (veneziano) ha detto:

    Per quanto riguarda il Prosecco – quello che ad oggi si produce esclusivamente in Veneto – esso non è solo un vino frizzante: esiste anche il “Prosecco fermo”.

    Riguardo al Carso, già da subito i produttori di tutto il FVG, compresi ovviamente i produttori del Carso, possono produrre il Prosecco, creandosi – sempre se lo vogliono – una DOCG.

    Infatti la disciplinare approvata dall’allora ministro Zaia ha permesso a tutto il territorio del FVG di produrre questo tipo di vino.

    I produttori del Carso hanno fatto ricorso al TAR contro questa disciplinare, volendo anche una ventina di milioni di Euro e la sede del consorzio del Prosecco.

    E’ un argomento di cui abbiamo già parlato.

    Luigi (veneziano)

  13. matteo ha detto:

    embe marisa?
    il tocai non mi sembra sia stato da meno, la zona del nome tocai è ungheria, la zona del prosecco glera è il carso, per cui il nome prosecco deriva da qua e non da la, il tocai H con quello I non coincidono, non occore che sia solo la produzione, ma la vite ecc

    il prosecco deriva dal carso per cui non potevano non includere il carso, pena il prosecco veneto non avrebbe avuto piu quel nome

    non è stato dato nessun regalo, se non andavano al tar non avrebbero dato nulla, nisba, nic, nicht

  14. marisa ha detto:

    MATTEO, vero, i veneti non lo hanno fatto per generosità ma solo per LORO necessità. Comunque un tornaconto lo abbiamo avuto in regione…

  15. marisa ha detto:

    Il tornaconto consiste nel poter ora commercializzare un vino che è stato “lanciato” e fatto conoscere – sul piano del marketing – dai viticolturi veneti. Voglio dire che se questo vino Prosecco ora è di gran moda anche negli Stati Uniti d’America e perchè qualcuno (non certamente i viticoltori del FVG !) ha saputo farlo conoscere spendendo non poco per la sua pubblicità. Oggi in regione ci troviamo a poter entrare nel mercato di un vino che sta andando alla grande sul piano commerciale internazionale: questo il regalo che abbiamo avuto. Poi è ovvio che i viticoltori veneti non lo hanno fatto per generosità ma per loro convenienza!

    Per quanto riguarda poi la perdita del nome Tocai friulano, c’è chi racconta che il governo italiano non ha difeso questo nome ma lo ha barattato (in Europa) con la difesa di un altro prodotto agroalimentare DOP italiano…..evidentemente con più forza politica. Infatti, stranamente, la comunità europea ha concesso moltissime deroghe alla regola “nome geografico = nome del vino”, ma è stata intransigente con il nome tocai friulano. Come c’è chi racconta che i vigneti ungheresi di tokai siano in gran parte nelle mani di proprietà francesi…..

    Insomma, parebbe, che la storia della perdità del nome “tocai friulano” sia tutt’altro che limpida. Chissà se un giorno qualcuno scriverà un libro su come sono andate veramente le cose!

  16. Srečko ha detto:

    marisa & luigi

    Come gia’ sottolineato da quaklcuno il vitigno usato per il vino prosecco viene dalla zona di Prosecco, dove lo chiamano glera o gljera.

    Non e’ vero che questo spumantino viene prodotto solo nel Veneto: sul Carso ci sono ottimi produttori che lo commercializzano sotto il nome di glera.

  17. marisa ha detto:

    @ SRECKE

    Hai ragione, ma nel mercato “globale” del vino, mi risulta essere famoso il nome “PROSECCO”, non il “GLERA!

    Lo spumantino “Glera”, quanto è conosciuto fuori della Provincia di Trieste?

    Negli Stati Uniti d’America oggi fa molto tendenza bere Prosecco…..

    E sai meglio di me quanto conti il mercato per un viticoltore.

    Guarda che non sto disprezzando lo spumantino “Glera”. Il mio è solo un discorso di marketing vitivinicolo.

    Ci sono molti ottimi vini non conosciuti e poco reclamizzati anche in Friuli: soprattutto quelli autoctoni, che come probabilmente sai, in Friuli stanno cercando di salvare con l’aiuto dell’Università.

  18. Luigi (veneziano) ha detto:

    La questione – come ho già detto – è già stata analizzata a suo tempo qui dentro, ed in realtà è molto semplice.

    Il fatto è che il nome di un VITIGNO non è registrabile, di conseguenza chiunque in tutto il mondo può chiamare un vino col nome del vitigno che lo produce.

    E’ invece registrabile – e protetta dalla legge – una denominazione geografica, a patto che questa denominazione geografica sia vera e non inventata. Difatti esistono già da decine d’anni DOC e DOCG tipo “Prosecco di Valdobbiadene e Conegliano”.

    Quando nel XVIII secolo venne trapiantato nella zona delle colline trevigiane un vitigno che proveniva dal Carso, questo vitigno è stato chiamato dai veneti col nome di “Prosecco”, probabilmente – ma non si è sicuri di questo fatto – dal nome dell’omonimo paese dal quale è stato portato.

    A partire da questo periodo, in Veneto s’è prodotto il “Prosecco”, che è diventato quello che è diventato.

    Il nome “Prosecco”, risultando quindi quello del VITIGNO e non di una zona, è attualmente utilizzato anche da produttori sudamericani e pure in Croazia (Prošek). Faccio notare che oggi non esiste uno spumantino prodotto in Carso col nome di “Prosecco”, ma nemmeno un vino fermo con quel nome. Il nome “Prosecco” invece è stato utilizzato fino alla fine del XIX secolo per indicare uno spumante prodotto in Carso, ma poi il nome è andato in disuso.

    Per evitare la cannibalizzazione internazionale del prodotto, l’allora ministro Zaia ha quindi fatto quanto segue:

    1. Identificato il nome del vitigno come “Glera”. Ricordo che c’è stata pure una cerimonia di plantumazione di tale vitigno nel Carso, visto che la “Glera” è praticamente divenuto un vitigno che non produce più vini commercializzati con questo nome, salvo che da un produttore: Sancin (TS), che vende un “Gljera” fermo e un “Gljera” spumante da un paio d’anni abbondanti (se non sbaglio, la prima annata commercializzata è stata quella del 2007). Il fatto è che questo vino NON E’ IL PROSECCO, nel senso che il gusto è completamente diverso dal “Prosecco” così com’è noto nel mondo.

    3. Una volta identificato il nome del vitigno, Zaia ha identificato un aerale di produzione del “Prosecco”: le province di TV-BL-VE in Veneto e poi tutto il FVG. Quindi adesso ogni produttore del FVG potrà produrre e commercializzare un vino dal nome di “Prosecco”, registrando una nuova DOC o DOCG (“Prosecco del Collio”?) e vendendolo in esclusiva in giro per il mondo. In pratica, i produttori del Veneto hanno il nome tutelato e i produttori del FVG possono utilizzare tutto il lavoro di “marketing” di due secoli fatto dai veneti.

    A questo punto, sembrava che le cose fossero a posto così, ma una volta che il decreto è stato pubblicato i produttori del Carso (non quelli del Friuli) hanno detto: allora vogliamo dallo stato una ventina di milioni di Euro per i lavori di ripristino delle nostre coltivazioni, la sede dell’intero consorzio del Prosecco (in pratica i produttori veneti dovrebbero fare riferimento a questa sede in provincia di TS, per esempio per la verifica del corretto rispetto dei disciplinari), e in più vogliamo che sia tolta tutta una serie di vincoli paesaggistici sul Carso triestino.

    Siccome Zaia ha risposto che non voleva cedere al ricatto, allora i produttori carsolini hanno fatto ricorso al TAR per bloccare tutto quanto.

    Sulla storia del prosecco e della glera, è apparso un bellissimo articolo sul numero di dicembre di “Tiere furlane”, dal titolo “chel Prossec cu plâs a Tite e a Cec…”.

    L.

  19. marisa ha detto:

    Luigi, il tuo commento è perfetto!

    Esagerate sono invece state le pretese dei viticoltori del Carso triestino.

  20. ufo ha detto:

    Hanno fatto invece benissimo, viste le precedenti esperienze nel concludere accordi solenni con la repubblica italiana. E per illustrare meglio il concetto sintetizzo il commento della stampa slovena alla notizia del successo del ricorso: “Ora che hanno accettato di mettere per iscritto quanto avevano promesso a voce dovremo sudare sette camice per fargli mantenere almeno una parte.”

    Presumo che a chi si ritiene informato perchè legge il Piccolo suonerà nuovo, ma la settimana scorsa in Carso si è tenuto un convegno per fare il punto sullo stato di attuazione dell’accordo di vent’anni fa tra le borgate carsiche da una parte e Regione, Provincia e Comune di Trieste dall’altra sui risarcimenti per gli espropri di terreni destinati al sincrotrone. Morale della favola: in venti anni la popolazione carsica è riuscita ad ottenere quasi il sessanta per cento di quanto solennemente messo a verbale e controfirmato dalle istituzioni. Un risultato storico, visto che analoghe faccende precedenti sono andate a finire altrettanto solennemente in vacca. Le speranze di ottenere il restante quaranta per cento dei risarcimenti dovuti sono state ovviamente valutate a zero.

    Piaccia o meno ai soliti patrioti di questo forum, ma questa è la reputazione che ha l’Italia – e non è immeritata.

  21. Luigi (veneziano) ha detto:

    @ ufo

    Il fatto è che questo accordo – nella sua versione “ufficiale” – non prevedeva per nulla di indennizzare gli agricoltori del Carso.

    Anche perché di fatto che cosa hanno perso? Dove sono stati toccati i loro interessi da questo decreto di Zaia? Dov’è il danno ricevuto?

    Non facciamo la parte dei “cornuti e mazziati dalla cattiva Italia” anche in questo caso, che non c’entra nulla di nulla e serve solo per alimentare un vittimismo che sa mi ricorda Alberto Sordi (“A me m’ha rovinato la guera…”).

    La realtà è che i veneti hanno cercato una soluzione al problema delle contraffazioni del Prosecco, i friulani hanno dato tranqullamente l’ok perché tanto loro sono lanciatissimi nella produzione del loro vino e quindi avere la possibilità di fare pure il Prosecco gli va benissimo, mentre i Carsolini – che di fatto non sono mai stati capaci in cent’anni di fare un vino riconosciuto nel mondo, e mentre nel Collio fiorisce il turismo enologico, nel Carso triestino c’è il deserto dei Tartari – si sono messi di traverso per portare a casa dalla Repubblica Italiana una ventina di milioni di Euro da loro stessi quantificati (e perché non cento o mille?). Oltre a ciò, non so se è chiaro anche ai politici “verdi” triestini, ma i carsolini vogliono una riduzione dei vincoli ambientali e non (buona parte comunitari) riguardanti il Carso triestino, e quindi sotto la bandiera del nonsoche in realtà fanno passare una bella speculazione! Bene, bravi, bis!

    Infatti i carsolini contro chi hanno fatto ricorso? Non solo contro il Minestero delle Politiche Agricole, ma anche contro la Regione Veneto e – udite udite – la Regione Friuli – Venezia Giulia! Questi vogliono i soldi da chiunque voglia darglieli, e dalla Regione FVG vogliono una legge per permettergli di fare praticamente ciò che vogliono sul ciglione carsico, oltre al finanziamento regionale di tutti i terrazzamenti che nelle altre regioni – sui terreni privati – sono a carico dei proprietari!

    E allora i friulani potevano fare ricorso per chiedere di rifare tutte le carrarecce di montagna! E chi sono loro: gli stupidi della regione?

    In due parole: questo dei carsolini è un ricatto bello e buono, condito di un “piagnonismo” che meritava ben altra occasione per scatenarsi.

    E come ho già scritto, piuttosto che dare venti milioni di Euro ai ricattatori, io se fossi il neoministro dell’agricoltura non accetteri nemmeno di parlare con loro al telefono.

    Ad ogni modo: la causa è iscritta a ruolo presso il TAR del Lazio il 26 aprile, per cui ci sono ancora sei giorni di discussioni.

    Se i ricorrenti carsolini sono tanto sicuri di averla vinta, che vadano avanti a tutta forza.

    Luigi (veneziano)

  22. ciccio beppe ha detto:

    Magari perchè in cent’anni si sono ritrovati teatro di un macello umano, una suddivisione territoriale fatta col righello dei trattati di pace e poi servitù militare dove non si poteva coltivare vigna per permettere le cariche di cavalleria. Tutte cose che il Veneto conosce bene (ironic mode off) tanto da essere riuscito a vendere per primizia una bevanda buona solo a fare gara di rutti nei cenoni di capodanno.
    Ma la storia conterà qualcosa?

  23. Lauro ha detto:

    Solo per dire che non è poi così vero che gli interessi della comunità di Prosecco non sono stati toccati.. In fondo, solo per l’utilizzo del nome come “marchio” devi in qualunque caso delle royalies. In qualunque settore. E risottolineo qualunque.. Non si capisce allora perchè in questo caso non dovrebbe valere la stessa logica. Il business stà nel nome? E del nome discutiamo, intanto..

    Può bastare il fatto di comprendere il territorio nell’area di produzione? Si e no.. perchè se poi non ho spazi e modi per poterlo fare davvero, è solo una presa in giro. Gratis..
    Ed allora, intanto paghi le royalties (e per conto mio dovrebbero pagarle i produttori e non lo Stato), e poi vediamo il resto. Per me non fa una grinza.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *