14 Aprile 2010

Ha senso il ritorno dei pinguini nell’Acquario di Trieste?

Qualche giorno fa è stato pubblicato sul Piccolo un articolo dal titolo “Missione pinguini in Sudafrica per l’assessore De Anna e Paoletti”, nel quale veniva data la notizia che l’assessore e il presidente camerale si stavano impegnando per riportare una coppia di pinguini nell’Acquario di Trieste. Va detto che, a leggere con attenzione l’articolo, non è chiaro se si riferissero proprio ai pinguini allo stato libero di False Bay.
Mi sento molto legato alla storia del pinguino Marco, storia ad ogni modo irripetibile, per cui da un certo punto di vista l’idea di avere ancora i pinguini africani a Trieste mi piacerebbe.
Tuttavia è innegabile che quello non sarebbe il miglior mondo possibile per loro nè lo sarà mai. Andare a prendere degli animali allo stato libero e portarli in cattività è una crudeltà e una tortura che ormai negli zoo europei non viene più praticata da tempo. Gli animali degli zoo sono tutti “frutto” di scambi tra zoo, per cui gli animali presenti mai hanno visto la libertà. Figuriamoci poi cosa può voler dire prelevare in natura individui di una specie protetta.
Inoltre gli zoo moderni sono ben consci che gli zoo “tradizionali” sono visti essenzialmente come delle gabbie per animali, e si stanno adoperando per diventare dei centri di conservazione e di educazione ambientale, ricostruendo gli habitat in modo curato, cercando di ottimizzare il “soggiorno” degli animali, partecipando ai programmi di riproduzione mirata a mantenere la variabilità genetica in ottica di un possibile futuro ripopolamento, aiutando la ricerca etologica sulle specie ma soprattutto partecipando a campagne a sostegno della sensibilizzazione e della conservazione delle specie ospitate nel loro ambiente naturale. Un buon esempio di zoo moderno ce l’abbiamo proprio nella nostra regione, il Parco Zoo Punta Verde a Lignano.
Per poter ospitare nuovamente i pinguini a Trieste, per me sono necessarie le seguenti condizioni:
-Gli animali non devono essere assolutamente presi dal loro ambiente naturale, ma devono far parte di un programma europeo di captive breeding, che per la specie in questione esiste. Come detto prima, gli animali di questi programmi sono funzionali al mantenimento della diversità genetica in prospettiva di un possibile ripopolamento futuro (come dire: se il loro ambiente naturale al momento è a rischio, cerchiamo di mantenerli in cattività e nel frattempo miglioriamo le condizioni dell’ambiente originario).
-Allargamento dello spazio e ricostruzione dell’habitat nel modo più fedele possibile.
-Avvio di attività di educazione e sensibilizzazione nei visitatori. Informarli sulle condizioni dei pinguini in natura e sui rischi che la loro popolazione sta correndo.
-Partecipazione ai progetti di ricerca e a quelli di conservazione in situ, in modo da fornire un sostegno alla popolazione di pinguini in natura. Una volta sensibilizzati sulla situazione a rischio della specie, è probabile che molti visitatori parteciperanno volentieri a campagne di raccolta fondi a favore di questi progetti.
In questo senso i due pinguini dell’acquario di Trieste in qualche modo potrebbero diventare utili per i loro cugini liberi in Sudafrica, e la loro reclusione avrebbe un senso.
Prendere due pinguini in natura, lasciarli nella vasca e mettere giusto il cartello “pinguino” non avrebbe alcun senso. Il messaggio che arriverebbe al visitatore sarebbe: “Che figo, i ga i pinguini. Anche mi voio una bestia cussì in casa.”

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9 commenti a Ha senso il ritorno dei pinguini nell’Acquario di Trieste?

  1. bonalama ha detto:

    e’ perfetto, solo a queste condizioni la presenza di queste meravigliose creature avrebbe senso. Per inciso quanto ci costano i due trasfertisti forse con portaborse (bella rima)? anche se sono andati con i loro soldi, avrebbero potuto impiegarli meglio

  2. Diego Manna ha detto:

    La “missione pinguini” era una cosa secondaria, in realtà erano lì (cito l’articolo) “impegnati a preparare il terreno alla trasferta in Sudafrica di un gruppo di aziende del Friuli Venezia Giulia”

  3. enrico maria milic ha detto:

    diego,
    grande editoriale.
    grazie

  4. bonalama ha detto:

    quindi portaborse a iosa e soldi nostri, comunque l’editoriale di diego manna deve diventare una bandiera. grazie

  5. Lupo ha detto:

    Grande Diego!
    lasciano perdere che Marco a suo tempo è arrivato a Ts su una nave dove mio padre era imbarcato, e che x anni da puffo son andato a dargli da mangiare e giocar con lui fuori dalla pescheria la domenica mattina (ve le ricordate le mattine di libertà di Marco?)..
    comunque son bestie che hanno bisogno di spazio. e la loro vasca è sempre troppo piccola..
    vederli in sud africa, cape town, è uno spettacolo.. vederli in vasca a S.Maria del Guato… una tristezza.
    Nobis!

  6. susta ha detto:

    Ottimo articolo. Chiaro, interessante e direi necessario, almeno per chi come me conosce solo in modo piuttosto grossolano la problematica pinguini -e animali in genere- in cattività.
    Quanto alla “missione di De Anna e Paoletti in Sudafrica” suppongo sia legata ai mondiali di calcio, una di quelle occasioni che guai lasciarsela sfuggire: correre correre ad accapparrarsi una fetta, fettina o briciola della torta prossima ventura, giusto? Probabilmente sì, bo’…
    Ma tornando ai pinguini in Santa Maria del Guato, e in particolare al Marco degli anni -credo- ’50, ho un ricordo che mi piacerebbe verificare se condiviso da altri, e quindi rispondente al vero: qualcuno teneva un bastone, orizzontale, all’altezza del collo di Marco, e lui con un salto lo superava. Può essere, o me lo sono sognato?
    Chiudo comunque con il fortissimo auspicio che gli orientamenti espressi qui dal dott. Manna verranno messi in pratica. Per il bene di tutti i Marco, e anche per il nostro.

  7. AnnA ha detto:

    Sottoscrivo pienamente (e questo non perché a suo tempo sia stata beccata dal pinguino Marco 😉 ).

  8. fashion victim ha detto:

    Quell’acquario è una vergogna!!! bisognerebbe usar i soldi per RISTRUTTURARLO e non per incattivire un altro povero pinguino!!!
    Ci siete stati ultimamente? Io si…e son tornata a casa con la tristezza nel cuore! Ci sono più alghe che pesci in quell’acquario!!!! tutto rotto e ruggine, è una vergogna per la città di Trieste!! Bisognerebbe solo che CHIUDERLO e dar una vita più DIGNITOSA e quei poveri pesci in un acquario a misura loro!!!!!!!!

  9. isabella ha detto:

    lasciamoli dove sono!

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