30 Marzo 2010

Acegas Trieste: ammissione di inferiorità, rischio depressione in un futuro senza sogni

Il rischio depressione nel tifoso di basket giuliano

Con una Omegna così, Forlì e Bologna devono cominciare a tremare..
Si evidenziava in sede di commento come la sconfitta dell’Acegas Aps contro la Paffoni Omegna sia una naturale conseguenza dei valori in campo, specificatamente per quello che concerne il lato tecnico-motivazionale. La Trieste sgombra da pensieri e pressioni particolari, dopo la sconfitta di Treviglio, ha sfruttato inizialmente l’effetto placebo di questo stato per giocare fluida in attacco, portandosi avanti nel punteggio e caricandosi di fronte ad una delle grandi del campionato. Ma di fronte c’era una compagine, quella allenata magistralmente da coach Zanchi, che aveva le idee ben chiare, che sprizzava convinzione da tutti i pori e in tutti gli effettivi, che sapeva esattamente cosa fare. Squadra quadrata quella scesa al Palatrieste, senza due o tre punti di riferimento come la categoria spesso impone, bensì con 7-8 terminali credibili, dai leader quali Carra a Picazio, ai mestieranti di categoria come Rossi e Scrocco, fino a giovanissimi di belle speranze come Anselmi e Ferraro. Sinceramente visto che la Fortitudo sta incontrando quello che si potrebbe definire “calo da stress”, vuoi per le vicende societarie che somigliano molto a scatole cinesi, vuoi per il roster ridotto con qualche infortunio pesante, e visto che Forlì ha nei play off la nemesi di queste ultime stagioni, Omegna potrebbe ritagliarsi il ruolo di mina vagante, pronta a sovvertire qualsiasi pronostico.

2010/11 nuovo anno di transizione? Si, ma si potrebbe tentare qualcosa di più…
Ultimamente stando nella città di Svevo si corre il rischio di intossicarsi non tanto dai fumi della Ferriera quanto da “tematiche cestistiche preconfezionate”, sigillate in cartoni di tetrapak e vendute come assiomi incontrovertibili. Questo soprattutto se rapportiamo l’aspetto economico-strutturale triestino rispetto a quello nel resto d’Italia in merito a costruzioni di squadre di A Dilettanti; Trieste rivendica un budget medio, una impossibilità a formare un gruppo di dieci giocatori che possono ambire al salto di categoria….
NON E’ COSI’, o per meglio dire è da spiegare meglio la questione: la Pallacanestro Trieste 2004 ha deciso, con il nuovo corso di Matteo Boniciolli, di stanziare una grossa parte del budget per le competenze professionali e per i settori giovanili, quindi con i restanti danari è GIUSTO parlare di utopia in proiezione Legadue. Diversa invece sarebbe l’analisi circoscrivendo e concentrando l’attenzione fra chi costruisce la prima squadra e il roster; in quel caso ci sarebbero eccome i margini per tentare qualcosa di grande, naturalmente prescindendo da una conoscenza approfondita della categoria e di quelli che possono esser uomini utili alla causa. E questo suffragato da situazioni alte e sonanti pubblicizzate sulla Gazzetta dello Sport come il miracolo messo in piedi di Montegranaro con un milione e mezzo di budget tecnico, o basterebbe ricalcare tutte le ultime annate di Cantù sotto l’illuminata (e oculata ndr.) gestione di Arrigoni.
Però, è anche vero che se uno investe nel futuro può sperare nel futuro, chi investe nel “oggi” non sarà certo del domani!

….parlando di motivazioni a 360 gradi, siamo con l’encefalogramma piatto!
Il quadro clinico del paziente “appassionato di basket” sotto il profilo morale è alquanto deprimente, poche scosse sul encefalogramma piatto, nulla che sposti l’apatia perdurante. Desolatamente solo in tribuna e unica presenza societaria domenica Massimo Paniccia ha guardato silenziosamente l’incontro, andandosene poco prima che finisse; Matteo Boniciolli, impegnato in quel di Cantù, impossibilitato a venire, il Presidente Roberto Dipiazza ormai se lo ricordano in molti nella lontana partita casalinga contro Trento e con “effetti speciali” indelebili all’indirizzo di coach Esposito. Tutto questo, unito alla mancanza di obiettivi concreti della squadra, alla triste prospettiva di sussistenza nel limbo (per una piazza storica come Trieste) della serie A Dilettanti, crea un serio rischio di desertificazione motivazionale per la prossima stagione; nello sport come nella vita, occorrono stimoli continui, gente che ama l’avventura e che voglia rischiare, coinvolgere diventa l’imperativo primo per non perdere l’unica risorsa da serie A che ha la Trieste cestistica, il pubblico!

Raffaele Baldini (www.cinquealto.blogspot.com)
Rafbaldo@libero.it

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2 commenti a Acegas Trieste: ammissione di inferiorità, rischio depressione in un futuro senza sogni

  1. apu ha detto:

    bell’articolo, concordo.
    la desolazione di vedere rullata trieste da un’ottima squadra per la categoria come omegna non solo conferma i limiti di quest’anno ma in base al budget che questa squadra ha avuto negli ultimi anni fa pensare con rabbia a chi riesce a fare molto di più senza troppi proclami.
    E ripeto quanto detto in altri commenti, il problema è anche della guida tecnica, perchè come detto nell’articolo, omegna aveva idee chiare, mentre l’acegas quest’anno ha dimostrato poche volte idee chiare.
    No comment sul silenzio della dirigenza e sull’assenza del presidente, un altro pubblico sarebbe già “insorto” (in senso sportivo ovviamente)

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