27 Marzo 2010

Che fine fanno le navi costruite a Monfalcone? Smantellate in Pakistan

Costruite, vendute, utilizzate per alcuni decenni e poi smantellate. Dall’altra parte del pianeta, dove i diritti fondamentali non esistono. E’ il destino delle grandi navi, che, una volta dismesse, finiscono in India o Pakistan dove vengono smontate pezzo per pezzo. Solo nel porto di Alang (India), il più grande bacino del mondo per lo smantellamento, ogni giorno 80mila lavoratori scarnificano le caracasse metalliche di immensi natanti. Lo fanno in condizioni drammatiche, a mani nude o con strumenti rudimentali, senza l’ausilio di nessun presidio sanitario. Gli incidenti sono all’ordine del giorno; spesso arrivano, nonostante i divieti, imbarcazioni che contengono sostanze tossiche o radiattive. Avere a che fare con amianto, diossine, olii esausti è quotidianità.

La denuncia si leva a gran voce nel documentario Workers del regista Tommaso D’Elia e che la Cisl sta veicolando. A Monfalcone sarà proiettato lunedì 29 nel corso di una iniziativa – in programma dalle 14 alle 18.30 presso l’Europalace Hotel di via Cosulich 20 – promossa dai Dipartimenti internazionali di Cisl, Fim e Fit.
Cuore del pomeriggio, accanto al documentario, il dibattito che ne seguirà e al quale prenderanno parte Renzo Bellini, presidente Iscos, Cecilia Brighi del dipartimento internazionale della Cisl, un rappresentante di Confitarma, Remo Di Fiore, coordinatore nazionale Fit Cisl, Rob Johnson, direttore Fism, Paolo Maschio, direttore centrale Fincantieri, Gianfranco Pizzolitto, sindaco di Monfalcone, Paolo Salsa per la Rina Marine Division e un rappresentante della Regione. Coordinerà i lavori Gianni Alioti dell’ufficio internazionale della Fim Cisl.

Lo scopo dell’iniziativa è quello di avviare una riflessione su quanto avviene ormai da anni dal’altra parte del mondo e costruire un ponte di solidarietà tra i lavoratoti della navalmeccanica e del settore marittimo italiano e coloro che, senza diritti e tutele, lavorano nei cantieri di demolizione di India e Pakistan. L’idea è anche quella di avviare un progetto di cooperazione e solidarietà con i sindacati indiani sulla promozione del lavoro dignitoso e sulla salute e sicurezza dei lavoratori di Alang.

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