17 Marzo 2010

Riabilitati i “cancellati” sloveni, ma l’opposizione chiede un referendum per abrogare la legge

La Slovenia cancella i “cancellati”, ma l’opposizione chiede un referendum per abrogare la legge approvata pochi giorni fa dal Parlamento.
Non è concluso il caso degli “izbrisani”, i 13mila cittadini nati nelle altre repubbliche della ex Jugoslavia che al momento dell’indipendenza slovena erano stati cancellati dall’anagrafe. La legge approvata nei giorni scorsi dal Parlamento sloveno ha messo fine al loro lungo calvario iniziato nel 1992, quando – non avendo chiesto in tempo la nuova cittadinanza o regolato la loro situazione di stranieri residenti – erano stati privati di assistenza sanitaria, del diritto alla pensione, avevano perso il lavoro.

Sono stati 48 i voti a favore del provvedimento, ben 30 i contrari. Tant’è che l’opposizione – Partito democratico e Partito nazionale sloveno – ha già manifestato la volontà di indire un referendum abrogativo della nuova legge. Il timore principale è che gli ex cancellati possano chiedere indennizzi, oltre alla restituzione, ad esempio, delle pensioni. Inoltre, secondo i richiedenti, la reintegrazione degli “izbrisani” permetterebbe di riottenere la residenza anche a quanti «hanno operato contro l’indipendenza della Slovenia».

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17 commenti a Riabilitati i “cancellati” sloveni, ma l’opposizione chiede un referendum per abrogare la legge

  1. Srečko ha detto:

    Gli izbrisani furono circa 25.000 e non come inizialmente creduto 13.000.

    Questo degli izbrisani e’ un atto compiuto dal governo Peterle (colonne portanti ne erano anvhe Bavčar e Janša, che ora, anziche ammettere l’errore, cavalca l’arma del referendum). Con la scusa che tra gli izbrisani ci furono anche degli ufficiali dell’armata jugoslava, si fa ora di tutte le erbe un fascio. In realta’ la stragrande maggioranza furono persone, che volevano mantenere la residenza ma non prendere la cittadinanza (due cose ben diverse).

    La legge approvata ora non fa altro che prendere atto della sentenza della corte costituzionale e restituiche agli izbrisani il diritto di residenza (ancora una volta non di cittadinanza…).

  2. Redazione Gorizia ha detto:

    Srečko, con il numero di 13mila mi riferivo al numero (stimato) di persone che ancora risultavano cancellati, rispetto ai 25mila del 1992

  3. effebi ha detto:

    il problemuccio sono gli eventuali “indennizzi” …dove ne ho già sentito parlare 🙂

  4. effebi ha detto:

    Delitto senza castigo

    ”Posso promettere quello che voglio, sono un politico”. È la sardonica dichiarazione del leader del Partito nazionale sloveno, Zmago Jelinčič, all’indomani dell’avvio dell’inchiesta che lo vede coinvolto in un presunto caso di corruzione. Jelinčič è un po’ il giullare della politica slovena, un giullare che di anno in anno accumula sempre più voti e, come tutti i giullari, fra tutte le stranezze che dice, alle volte gli scappa anche qualche verità. Secondo l’accusa, Jelinčič avrebbe barattato il suo sostegno all’ormai ex ministro dell’Agricoltura in cambio della cessione di un terreno su cui costruire l’agognato museo aeronautico. Senza entrare nel merito delle indagini in corso, il problema della politica, non soltanto in Slovenia, è il linguaggio e il senso di onnipotenza che la pervade. L’hanno capito, per fortuna, anche gli elettori, che in un recente sondaggio hanno indicato proprio nella politica uno dei focolai della corruzione che affligge il Paese. Forse qualcosa sta cambiando, anche se ho più di qualche dubbio che le indagini riusciranno a mandare in galera qualcuno accusato di corruzione, soprattutto se fa parte della casta. Ormai ci siamo abituati alla sfilata delle colpe senza i castighi.
    Si possono castigare i delitti senza ricorrere al castigo? Come no! Basta accontentarsi di una semplice scusa e continuare a vivere convinti di vivere nel migliore dei mondi possibili. Succede da sempre, soprattutto quando vengono abusati i diritti dei più deboli, di minoranze indifese e indifendibili. È successo anche in Australia dove il governo ha chiesto pubblicamente scusa agli aborigeni per le persecuzioni e le ingiustizie che hanno subito dai colonizzatori. Nello stesso istante in cui pronunciava le scuse, il governo ha però escluso il pagamento dei risarcimenti. È un ritornello che si ripete, ovunque.

    Gli indennizzi costano; le scuse, no.

    Di fronte alla politica e a chi ci governa, siamo tutti un po’ aborigeni. Qualcuno più, qualcuno meno.
    In Slovenia, la politica cerca la forma più vantaggiosa per fare le scuse ai cosiddetti cancellati, a tutti coloro che nel 1992 furono radiati dal registro di residenza per non aver fatto in tempo a chiedere la cittadinanza. Da allora, per oltre venticinquemila persone, la vita è una Via crucis senza fine. Le scuse sono arrivate, più o meno, sotto forma di una legge, voluta dal centrosinistra al governo, che dovrebbe regolare retroattivamente lo status dei radiati. Con le scuse è arrivata però anche la precisazione che non verranno regalati né gli indennizzi, né la cittadinanza, né il diritto di voto. Comunque, è già un passo in avanti. Lo ammettono anche i diretti interessati, nonostante si aspettassero qualcosa di più.
    (di Aljoša Curavić – voce del popolo)

  5. augh ha detto:

    Effebi, perchè ce l’hai con la corruzione in Slovenia? Pensa a quella dell’Italia, che è il primo Paese “occidentale” nella classifica della corruzione.

    Per quanto riguarda i “cancellati” ed altre cosette che qui tralascio per non fare polemiche, questa è la prova che il nazionalismo è come peste bubbonica, indifferente dove esso si scateni.

    Ma anche in questo caso, credo che i nazionalisti italiani potrebbero avere ancora discreto lavoro per togliersi delle travi dai propri occhi, prima di segnalare le pagliuzze negli occhi della Repubblica Slovena.

  6. ufo ha detto:

    Invece ha ragione a prendersela con la corruzione in Slovenia: quel paese potrebbe benissimo farne a meno, visto che la busta sottobanco non è ancora diventata parte integrante ed indispensabile dell’apparato statale. Un optional di pura avidità, tutto sommato; non una cosa senza la quale crolla l’intero sistema-paese.
    Fa bene a prendersela perchè sarebbe un peccato che il fenomeno proseguisse indisturbato, visto che la Slovenia è ancora in tempo ad evitare di diventare come l’Italia – e che l’opinione pubblica ancora s’indigna.
    Sarebbe inutile, invece, indignarsi per la corruzione italiana: è troppo tardi. C’è gente che addirittura va in giro proponendo di intitolare vie pubbliche al Benedetto Craxi detto Bettino, e nessuno li caccia via a pedate… E se qualcuno, più pirla degli altri, si fa beccare si fa intervenire anche Ratzinger pur di santificarlo subito preventivamente.
    P.S.: la notizia non ha fatto grande scalpore in quanto contemporanea al affare Prijatelj/Jelinčič, ma la scorsa settimana l’authority slovena per la concorrenza si è detta molto soddisfatta dei documenti trovati durante la perquisizione di una delle maggiori imprese edili – il tutto nell’ambito di un indagine tesa a verificare se ci sia un accordo nello spartirsi i lavori pubblici.
    Prima di vedere qualcosa di simile in Italia (spartirsi le opere pubbliche? Ma quando mai?) sarema alla quarta repubblica.

  7. asem ha detto:

    I “cancellati” sono un invenzione della sinistra jugonostalgica slovena, questo lo sanno anche le pietre. Su questo tema esistono in Slovenia da anni polemiche a non finire (perchè se vista bene è un affare esclusivamente politico , oltre al fatto che 25.000 nuovi fedeli elettori non dispiacciono – circa il 2-3%)
    Quello che non sentirete e non leggerete da chi ha una posizione di sinistra è questa (su aljosa curavic eviterei ogni commento):
    1. fatto: nel 1990 dopo 45 anni di emigrazione (forzata e non) e di immigrazione (forzata e non – circa 500.000 persone su meno di 2 mil) – ebbene nel 1990 c’erano più di 250.000 persone che erano nate fuori dalla Slovenia ma residenti in Slovenia (molti di questi erano coloro che riempivano i vuoti lasciati dalla persecuzione politica vigente- che si chiaro, se uno conosce soltanto un pò di quello che è successo alla comunità italiana in Istria capirà).
    “.
    2. fatto: alle più di 250.000 persone venne data la possibilità di prendere la cittadinanza Slovena (la Jugoslavia era finita) – che sia chiaro- ribadisco venne data la possibilità, non si obbligò nessuno. Di questi più di 250.000 più del 90% lo fece fini quì. Meno del 10% (si parlava per anni del 5%- 11.000-13.000 persone, che ora sono ovvimante lievitati, ma di questo un altra volta) cioè ora circa 20.000 – 25.000 persone non accettò la caduta della jugoslavia e voleva che il regime di milosevic vincesse (e se avrebbe vinto milosevic loro sarebbero stati “rimborsati”)
    3. fatto: dato che c’erano molti generali jugoslavi, molti comunisti intransigenti, molti attivisti nazionalisti dei balcani (si dice che molti andarono dopo a combattere le varie guerre nei balcani per poi a guerra finita tornare in slovenia e , dato che il cavallo che avevano puntato era morto, pretendevano che tutto finisse qui) e ovvio che il problema è anche un problema di valori.
    4. fatto: fino ad ora tranne i gruppi più nostalgici e ideologicamente schierati, probabilmente il più conosciuto su la bora sarà Juri ovviamente, nessun governo ha mai riaperto il problema, ma dato che per la prima volta dal 1990 è al potere il partito erede del partito comunista soltano la tentazione di riavere 25.000 nuovi elettori, (anche se in realtà sono molti di meno – ribadisco il 2-3% dell’elettorato) e il fatto di poter ribadire nell’EU valori che si credevano superati senza avere nessun contradittorio , ha fatto si che si usasse tutti i modipossbili che ciò avenisse.
    5.fatto: è ovvio che l’opposizione tenterà un referendum, anche se – sono sicuro, data la posizione sempre meno democratica vigente in slovenia ultimamente- si farà di tutto che ciò non avvenga.
    6. fatto: la prossima volta,

  8. effebi ha detto:

    io me la prendo di volta in volta in riferimento all’oggetto del post.
    qui si parla di slovenia quindi di chi devo parlare ? dei mafiosi siciliani ?

    altri, di qualsiasi argomento si tratti, riescono a parlar male dell’italia….
    augh, forse che non te ne sei accorto 🙂

  9. effebi ha detto:

    interessante la lettura di asem, ma è una tua interpretazione o se ne trova traccia su qualche media ?

  10. augh ha detto:

    “augh, forse che non te ne sei accorto”

    de cossa? Xe tornai i ‘taliani in città?

    Scondemo i fiorini, el tallero de Maria Teresa, la cadenina de oro de nona…

  11. asem ha detto:

    effebi, certo ma dovresti sapere lo sloveno.

  12. effebi ha detto:

    metti i link, ho risorse impensabili…

  13. asem ha detto:

    te gli ho mandati, ma non vengono visualizzati.

  14. bato fresman ha detto:

    Odlicno!Augh,ora raccogliamo gli amici e facciamo come quella bella domenica a Marburg.Al Piccolo auguriamo stessa fortuna del “Marburger Zeitung,sento proprio che sbavi dalla voglia signor Polglasno

  15. augh ha detto:

    A proposito di Maribor come gentilmente suggerisce bato fresman, è interessante sapere che gli abitanti germanofoni furono pesantemente perseguitati, a partire dal 1920.

    Eppure, non ho mai sentito di rivendicazioni o di revanscismo da parte della Stiria.

    Facciamo un paragone?

    In Austria dovrebbero esistere delle associazioni di esuli molto agguerrite (per l’esodo degli abitanti di lingua tedesca, vedi i fatti di Koćevje che è dietro casa nostra, meno noti di quelli accaduti nella Štajerska).

    Quante furono le persone espulse? Quante furono ammazzate? Non molte meno degli italofoni dall’Istria, ma per averne un’idea bisogna scartabellare di qua e di là perchè nessuno si è preso la briga di contarle e/o di aggiungerci un centinaio di migliaia, tanto per arrotondare.

    Eppure, in Stiria non esiste un “KönigvonApulien” dove mandare le scolaresche per imparare il patriottismo, non c’è gente che scrive “Südsteirischen ist Österreicher” sui forum e sui muri.

    Ed in Carinzia non esiste l’odio anti sloveno, anche se si tratta di una zona “assimilata” e la presenza slovena è ancora forte e poco tutelata.

    Ed in genere non esiste gente alla quale si rizzano i capelli ogni volta che sentono la parola “slavo”. A molti sloveni viene il mal di stomaco se sentono la parola “nazista”, ma non la associano a tutti coloro che parlano tedesco.

    E nemmeno il vituperato Georg Heider, usò più che tanto il revanscismo per prendere voti in Carinzia.

    Paesi che vai, usanze che trovi.

  16. asem ha detto:

    15
    augh, ma dove vivi? che problemi hai?

  17. effebi ha detto:

    «Cancellati», una vittoria morale
    Ieri in conferenza stampa molti
    hanno ricordato la loro vita spezzata

    CAPODISTRIA – L’odissea dei radiati dall’anagrafe slovena nel 1992, balza nuovamente in primo piano anche in regione. In una conferenza stampa, svoltasi ieri a Capodistria, è stato esposto il contenuto della sentenza emessa il 14 luglio scorso dal Tribunale europeo per i diritti dell’uomo in merito alle migliaia di cittadini ex jugoslavi, che oltre 18 anni fa furono privati dei documenti personali, della tutela sanitaria e sociale, degli alloggi che occupavano e, in molti casi, furono deportati nelle repubbliche d’origine. La Corte europea, rispondendo ad un esposto che ha come primo firmatario il capodistriano Mustafa Kurić, stabilisce la violazione dei diritti dell’uomo ed in particolare la mancata tutela della vita privata e familiare. Ai radiati non è stata consentita un’adeguata difesa legale dei loro diritti. Come rilevato dallo stesso Kurić, dal presidente dell’Associazione regionale dei radiati, Irfan Bešvirević e dagli attivisti che li hanno sostenuti nelle loro battaglie, si tratta di una vittoria morale e politica molto importante contro i nazionalismi e la linea dura che ha impedito la soluzione del grave problema. Per portare la vertenza di fronte alle autorità europee è stato necessario creare un gruppo di lavoro internazionale, che ha trovato soltanto in Italia avvocati disposti a rappresentare i radiati a Bruxelles, poiché in Slovenia nessuno della categoria ha voluto esporsi. Le attività, come spiegato da Roberto Pignoni, uno dei promotori, sono partite nel 2004. Si sono sviluppate in una cerchia di persone sensibili alla tutela dei diritti dell’uomo e della dignità umana. Tra questi anche il deputato Franco Juri, che ieri in conferenza stampa ha ricordato le difficoltà incontrate al Parlamento sloveno per attuare le sentenze della Corte costituzionale slovena. Queste impongono il reintegro dei cancellati all’anagrafe. Una “via crucis” segnata da un referendum popolare e continui ostacoli alla legge che ripristini la legalità. La sentenza europea giunge a confermare che la strada scelta dall’attuale governo sloveno per risolvere il caso dei radiati è valida. La legge che ha fatto approvare ed entrerà in vigore tra pochi giorni, porrà rimedio ai torti causati. La loro entità è nota soltanto ai diretti interessati. Mustafa Kurić, apprezzato calzolaio, a Capodistria dal 1965, ha ripercorso il travaglio subito dal 1992, che gli ha lasciato gravi problemi di salute. “Sono finito in un ghetto, senza casa, lavoro ed alcuna forma di sostegno da parte dello Stato sloveno. Per lunghi anni non ho potuto avere contatti con i miei familiari. Non pretendo indennizzi dal contribuente sloveno, ma soltanto dai responsabili della mia tragedia personale”, ha rilevato ancora Kurić. Le denunce per danni saranno un atto individuale, mentre l’Associazione dei radiati chiede anche gesti simbolici. »Esigiamo le scuse dei Presidenti della Repubblica e del Governo, Danilo Türk e Borut Pahor. Diffidiamo l’attuale opposizione a Lubiana dal continuare con la campagna di offese nei nostri confronti. Non esiteremo più a presentare denunce per diffamazione«, ha assicurato il presidente Bešvirević. Altri radiati presenti hanno raccontato i disagi subiti personalmente e dai loro cari, ottenendo l’immediato interessamento del deputato Juri per risolvere le questioni correnti. Al termine con l’intervento di uno dei “cancellati”, i toni si sono fatti piuttosto accesi e sono volate parole pesanti nei confronti dello Stato sloveno e dei suoi dirigenti, dalle quali gli altri presenti si sono immediatamente distanziati.
    (gk su voce del popolo 21 luglio 2010)

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