3 Marzo 2010

Rischio erosione per le sponde del Torre

Comunicato stampa del WWF-FVG:

Foto di dannys82

Le piogge che hanno colpito il Friuli negli ultimi giorni del 2009 hanno messo in evidenza il pericolo di erosione delle scarpate fluviali del Torre e molti inesperti hanno interpretato il fenomeno come conseguenza dell’eccesso di inerti in alveo, che costituirebbero motivo di deviazione delle correnti d’acqua.
Questa interpretazione risulta però contraria alla realtà: infatti i “cumuli” citati non sono depositi recenti, ma quanto resta di un piano preesistente, più elevato e ampio, continuo, che si raccordava con le restanti aree golenali. Nel tempo, il letto del fiume si è abbassato, l’alveo si è ristretto, l’acqua si è trovata confinata in fascia limitata: così la stessa portata comporta il doppio dello spessore d’acqua (profondità) e una maggior capacità di erosione laterale.
Come numerosi studi hanno dimostrato, l’abbassamento dell’alveo è conseguenza di escavazioni e della presenza di dighe sull’Isonzo, strutture che intrappolano le ghiaie. Quanto ai fenomeni di erosione laterale, si sono accentuati dopo il 2000, successivamente alle consistenti estrazioni di inerti di questi anni (per es. a Zompitta, ma non solo).
È quindi plausibile che sia successo questo: la depressione creata dal prelievo di inerti diventa sede di cattura dei sedimenti in transito durante le piene; l’acqua a valle dell’area oggetto di interventi risulta perciò più “pulita”; questo comporta una crescita della sua velocità di scorrimento e una sua maggiore energia; conseguentemente vengono accresciuti sia il rischio che alla prima curva, al primo pilone, alla prima opera longitudinale mal posizionata l’acqua produca effetti dirompenti, ad esempio scalzamento di arginatura o di ponti (come accadde a Chiopris Viscone e Povoletto), sia la capacità di erosione laterale.
Un intervento corretto sarà teso a favorire la controllata divagazione laterale della corrente per allungare il letto del fiume e ridurne la pendenza. Cioè l’esatto contrario di quando si opera con un intervento di asportazione dei “cumuli” (accusati di essere causa di deviazione della corrente verso le sponde) e di posa di pietrame di grosse dimensioni, che limita la possibilità di deviazione laterale. In tal caso, infatti, l’acqua viene costretta entro un ristretto ambito, come in uno scivolo, e guadagna ulteriori velocità ed energia.
Pertanto, studiate movimentazioni di inerti (certamente non asportazioni) sono utili, ma devono seguire ad una accurata valutazione a scala di bacino imbrifero; alla stessa scala vanno valutate opere di rinaturalizzazione delle sponde; ancora una volta l’esatto contrario di quanto vien fatto correntemente, con ricognizioni limitate a ristrette zone ove più comoda e redditizia è l’estrazione di inerti. L’incapacità di ragionare a livello di bacino è del resto evidente anche nel fenomeno dell’erosione costiera, determinata non solo dall’innalzamento progressivo del livello del mare, ma anche, appunto, dal mancato apporto di sedimenti fluviali.

Tag: , , .

Un commento a Rischio erosione per le sponde del Torre

  1. Stefano (l'altro). ha detto:

    ma dove hanno imparato a scrivere questi? Alle fine dicono che la ghiaia sta bene dov’è? Al massimo la spostiamo e riassettiamo un po’? Io continuo a non esserne convinto. Non conosco la situazione del Torre ma da quel che ho visto a Natale dai ponti sull’Isonzo mi sembrava che il fiume fosse largo abbastanza, semmai poco profondo.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *