8 Febbraio 2010

A 30 anni dalla morte di Basaglia, meeting mondiale a Trieste per la nascita di una rete di salute comunitaria

A trent’anni dalla morte di Franco Basaglia sono numerosi gli eventi che ricordano la sua figura e ne portano avanti il pensiero. In tv andrà in onda su RaiUno il 7 e 8 febbraio “C’ era una volta la città dei matti”, la fiction girata a Trieste e Gorizia,  diretta da Marco Turco e interpretata da Fabrizio Gifuni e Vittoria Puccini, che ricorda la straordinaria battaglia dello psichiatra che riuscì a far chiudere i manicomi.

Basaglia era stato direttore dell’ ospedale psichiatrico di Gorizia tra il 1961 e il 1969, anni in cui aveva cercato di introdurre assieme ad Antonio Slavich il modello di comunità terapeutica di Maxwell Jones, aprendo i cancelli dell’ istituto e rinunciando a tutte le terapie di contenimento fisico. Nel 1971 divenne direttore dell’ ospedale psichiatrico di Trieste, nel rione di San Giovanni. Qui operò una vera e propria rivoluzione che mirò soprattutto al reintegro del malato nel tessuto sociale, coinvolgendolo in numerose attività. Nel 1977  il manicomio di Trieste fu chiuso, mentre nell’ anno successivo  fu approvata in Parlamento la legge 180/78 che impose la chiusura dei manicomi e regolamentò il trattamento sanitario obbligatorio.

Sempre a Trieste, c’è un altro evento di rilevante importanza in questi giorni.  Il Dsm organizza  dal 9 al 13 febbraio nel Parco dell’ ex opp di San Giovanni il meeting mondiale “Trieste 2010: Cos’è salute mentale?”. L’ intento è quello di costituire un’ opportunità di incontro, scambio, e confronto per la nascita di una rete mondiale di salute comunitaria che abbia origine dall’ impegno per l’ innovazione e la trasformazione dei servizi e delle istituzioni , per l’eguaglianza e il riconoscimento dei diritti nei processi di salute.

Qui trovate il sito dell’ organizzazione

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12 commenti a A 30 anni dalla morte di Basaglia, meeting mondiale a Trieste per la nascita di una rete di salute comunitaria

  1. dieffe ha detto:

    semo sicuri che quel nela foto no sia giulio camber? 🙂

  2. massimiliano ha detto:

    grande fiction. intensa e veramente realistica, almeno per quello che a suo tempo mi veniva raccontato (ero bambino) da chi Basaglia lo conosceva e aveva avuto modo di visitare quella realtà.
    mi sono commosso.
    a distanza di anni, credo che un pensiero come il suo sia qualcosa di meraviglioso, senza tempo o luogo.

  3. Cinico ha detto:

    Un appunto alla redazione: la fiction è girata anche a Gorizia e non solo a Trieste. [In tv andrà in onda su RaiUno il 7 e 8 febbraio “C’ era una volta la città dei matti”, la fiction girata a Trieste…]

    Qualcuno dovrebbe spiegare alla RAI che in Friuli Venezia Giulia (ed in particolare a Gorizia) come abbiamo avuto modo di vedere nella prima parte della fiction, non si parla il dialetto veneto!

  4. Enrico ha detto:

    …vabbé dai alla fine s’è visto un bel film girato bene e il pubblico italiano l’ha premiato…(battuta la puntata di Amici del “marito” di Costanzo…) 🙂

  5. Richi ha detto:

    L’ho visto ed e’ piaciuto tantissimo a me e a tutti quelli con cui l’ho guardato. Ne sono orgoglioso sia da Triestino sia come amico di Andrea (il ragazzo che ha recitato una parte).
    Si trova poca roba di tale qualita’ al giorno d’oggi e credo che questa vicenda meriti di essere ricordata bene, com’e’ stato fatto appunto.

    Poi chissenefrega se i dialetti non erano perfettamente aderenti…..rispetto friulanissimo Primo Carnera che parlava in barese e i suoi parenti in casertano, direi che hanno fatto un lavoro sopraffino 😀

  6. Fabio Turco ha detto:

    Grazie Cinico, ho corretto 🙂

  7. cagoia ha detto:

    ma chi diseva “fora i mati dentro basaglia”?

  8. Ivan ha detto:

    Condivido l’apprezzamento per la fiction, anche se ho trovato la seconda puntata molto piu’ lenta della prima.

  9. pietro ancona ha detto:

    C’era una volta la città dei matti

    La scena finale del bel film televisivo su Basaglia si svolge davanti al mare di Trieste su un molo dove
    un uomo su una sedia a rotelle, con la schiena spezzatagli in un manicomio criminale, sta per suicidarsi ma viene salvato da un compagno frequentato nella sua lunghissima vita manicomiale che sopraggiunge su una motocicletta e lo invita a fare un giro. Il film si chiude appunto con i due amici
    sulla moto sullo sfondo di una bellissima Trieste dalle piazze disegnate da una mente razionale che evocano civiltà e libertà.
    Riflettevo sulla vicenda raccontata dal film ,la vicenda della liberazione di diecine di migliaia di persone dalla istituzione manicomiale
    che ancora, dopo trenta anni, esiste seppur soltanto nella versione di ospedale psichiatrico giudiziario. Ce ne sono sei in Italia con circa duemila detenuti.
    Penso che se Basaglia fosse nostro contemporaneo e volesse provare a mettere in movimento la sua riforma oggi fallirebbe immediatamente. L’Italia di oggi è enormemente meno disponibile a spendere i suoi sold, il suo tempo, le sue attenzioni, verso un problema che riguarda quasi esclusivamente persone degli strati più poveri e marginali della popolazione. In Parlamento non c’è la maggioranza che allora approvò, seppur tra mille contrasti, la legge 180 e c’è semmai una maggioranza opposta che approverebbe una legge per incrudelire la condizione dei matti e murarli per sempre fuori dalla vista del mondo. Magari qualcuno proporrebbe di affidare i manicomi alla gestione di privati e considerarli delle vere e proprie aziende. Forse non si è “aziendalizzato” il servizio sanitario nazionale?
    La cultura che portò il gruppo di medici ed infermieri diretto da Basaglia al successo, una punta avanzata della ricerca filosofica, psichiatrica e sociologica europea, non avrebbe alcuna possibilità di farsi largo nell’Italia securitaria che vara leggi razziste, distrugge i campi dei rom, introduce norme vessatorie e di stampo nazista sui permessi di residenza, punta verso l’apartheid dei diversi e dei
    poveri.
    Oggi nessuno presterebbe attenzione alle idee del Prof.Basaglia nella maggioranza parlamentare ma anche nell’opposizione. Il giovane Presidente della provincia di Trieste che, controcorrente rispetto la lobby psichiatrica, cattolica e ai tantissimi pregiudizi ingenerati da anni di criminalizzazione della figura del malato mentale, ad una domanda di Basaglia che gli chiedeva come mai essendo DC si esponesse al rischio di sperimentarlo nell’ospedale come direttore, rispondeva: Sa non c’è solo quella DC, ci sono tante DC. Per dire che una vera e civile dialettica politica presente nei partiti offriva la possibilità di introdurre novità, attenzione ed interesse per questioni essenziali come quelle della istituzionalizzazione dei malati psichiatrici. Oggi il problema che tutti si porrebbero è quello della “sicurezza” e cioè risolvere con la violenza della legge questioni che Basaglia affrontava con la Ragione ed il Cuore e la Cultura
    L’Italia che dava la possibilità a Basaglia di liberalizzare lo spazio manicomiale e poi di abolirlo non c’è più. E’ morta con l’assassinio di Aldo Moro, raccontato dal film, assassinio che chiude un periodo
    dominato da una tendenza verso il meglio per tutti, verso l’estensione di diritti anche agli ultimi e si apre la lunga fase di agonia della democrazia che dura tuttora. I soldi dello Stato non servono più per avere ospedali e scuole migliori in cui si dedica tanto tempo alla cura ed alla crescita di tutti ma ad una casta di oligarchi che ne divora in grande quantità. La tendenza non è più quella di migliorare tutti ma
    di aumentare le disparità sociali a cominciare dai redditi. Da anni si tagliano finanziamenti alla scuola, alla sanità, alle pensioni, ai servizi sociali. La cittadinanza tende a scomparire ed avanza una società di individui in lotta tra di loro per accaparrarsi il meglio.Una lotta che non si svolge a condizioni di parità ma di estrema diseguaglianza.
    Oggi la Legge Basaglia viene disattesa ed ignorata dai bilanci dello Stato. Non escludo manifestazioni a favore della riapertura dei manicomi cosi come esistono pressioni per ripristinare
    l’altra terribile istituzione cancellata dalla legge Merlin: i bordelli. Bordelli, manicomi,
    lagers per stranieri, prigioni ancora più dure di quelle che abbiamo dove è frequentissimo il suicidio,
    sono il portato logico della cultura liberista ed asociale che avvolge il Paese e ne fa la brutta, bruttissima copia di quello civilissimo in cui vissero Lina Merlin e Franco Basaglia che aveva dentro di sè la forza di produrre riforme che ci miglioravano tutti. . Una Italia dal volto umano che non esiste più!
    Pietro Ancona
    http://medioevosociale-pietro.blogspot.com/
    http://www.spazioamico.it

  10. brancovig ha detto:

    Personalmente la finction o meglio il film su Basaglia mi è piaciuto e credo che abbia avuto un azione positiva su molte persone per riflettere sui problemi legati alla salute mentale. Si possono notare delle sbavature ma d’impatto minimale sul valore del film.

    Condivido l’intervento di Pietro Ancona. Oggi quello che è successo solo 30 anni fa non sarebbe più proponibile. Su questa decadenza dei valori dovremmo tutti amaramente riflettere.
    C’è stata in quegli anni, come si dice un allineamento astrale come raramente accad. Una persona eccezionale (Basaglia) un vento nuovo che soffiava nella società (non dimentichiamo il 68) e l’idea che molto era possibile.

    A proposito mi piacerebbe sapere quali politici locali hanno proposto e sostenuto il trasferimento di Basaglia da Parma a Trieste

    Qualcuno potrebbe narrarmelo?

  11. ciccio beppe ha detto:

    Finalmente qualcosa di bello in tv!

    Memorabili le battute dell’attore che impersonava il matto della motocicletta.

    PS. Quello che faceva Boris mi pare di averlo già visto in ‘No man’s land’.

  12. dieffe ha detto:

    faccio presente che il ragionamento di pietro fa un pochino di acqua: se oggi i governi (senza distinzione di colore) sono costretti a tagliare, ciò è a causa dello sperpero di denaro determinato dalla politica della prima repubblica (deficit e dunque debito pubblico alle stelle) e di accordi in sede europea che ci impongono determinati parametri (maastricht 92, ovviamente, ma soprattutto del patto di stabilità e crescita). ricordiamoci inoltre che il finanziamento illecito ai partiti è stato coperto da amnistia fino al 1989, motivo per cui non è mai emersa l’implicazione di parte della classe politica allora alla guida del paese nelle malefatte di cui si sono poi macchiati i vari craxi e soci. sostenere dunque che quella leadership fosse illuminata mi sembra un azzardo in sede storica e politica.

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