29 Gennaio 2010

L’Area marina di Miramare presenta il parere sul rigassificatore: “Possibile evitare l’uso dell’acqua di mare”

Il 29 gennaio l’Area Marina Protetta di Miramare è stata invitata dalla I e IV Commissione Consigliare della Provincia a presentare il proprio parere circa il progetto gasNatural per l’impianto di un rigassificatore nel Golfo di Trieste.
Di seguito alcune importanti considerazioni esposte dall’AMP:

L’impianto, nell’ipotesi progettuale presentata, utilizza 636.000 metri cubi di acqua di mare al giorno, ”come dire il volume di un edificio di 20 piani con la base grande come Piazza Unità”, che deve essere preventivamente trattata con cloro per impedire l’intasamento delle tubazioni da parte di organismi marini, di fatto determinando la sterilizzazione e la denaturazione di tutto quanto in essa contenuto (batteri marini, plancton, uova, larve, avannotti, …). Inoltre, i sali minerali “nutrienti” (l’azoto ammoniacale, in particolare), verrebbero restituiti al mare ossidati, mentre il degrado della materia organica “sterilizzata” darebbe origine a sostanze chimiche tossiche (alogenoderivati: cloramine e trialometani) che verrebbero disperse nell’ambiente marino.

I modelli prodotti per gasNatural presentano diverse inesattezze o superficialità, come nel modello di dispersione delle acque fredde che ipotizza nella Baia di Muggia una condizione di acqua ferma, mentre la Baia di Muggia presenta normalmente una situazione di circolazione di acqua anche in assenza di vento dovuta a diversi fattori naturali ma anche antropici.
Il modello che analizza la temperatura dell’acqua della Baia è inoltre riferito alla media alto-adriatica e non specifico della Baia di Muggia, riportando variabili (profondità dei fondali in primis) diverse rispetto al sito considerato.
Il modello utilizzato per simulare l’azione del vento sulle masse d’acque e sul loro spostamento si limita a considerare durate molto limitate dei fenomeni ventosi (18 ore continuative di vento costante, quindi senza raffiche); caratteristiche decisamente differenti dal vento di bora, che con azioni brevi e molto intense (raffiche) può cedere alle masse d’acqua una grande energia di trascinamento.
Gli effetti dell’immissione di acque fredde nella Baia sono stati valutati in cinque siti scelti arbitrariamente entro una distanza di 1.000 metri dallo scarico, tutti però a profondità intermedie senza tener conto delle masse d’acqua di fondo che maggiormente possono essere interessate dalla immissione di acqua fredda e clorata, più pesante e densa.

Il traffico marittimo derivante dalle metaniere può inoltre comportare la risospensione del mercurio, ora presente nei sedimenti, derivante dal trasporto del Fiume Isonzo e proveniente dall’ex miniera di mercurio di Idria (Slovenia), attiva fino a dieci anni fa, e da quella piombo-zincifera di Predil (Tarvisio). Le conseguenze potrebbero essere peggiori per gli organismi “filtratori”, come i mitili e con pesanti, immaginabili conseguenze sulla salute umana qualora gli stessi fossero consumati. La sospensione di sedimento contaminato per via della posa del gasdotto porterebbe presumibilmente a superare il limite di legge di 0,5 mg/kg di mercurio nel pesce commercializzato. In questo modo, oltre che l’ambiente marino e la salute umana, si comprometterebbero anche il pescato del Golfo di Trieste e le attività economiche legate alla mitilicoltura/ molluschicoltura.

L’AMP Miramare ritiene che la documentazione prodotta finora per le valutazioni sia in più punti lacunosa e priva dei necessari approfondimenti, quando non addiritttura mutuata da altri contesti e adattata in modo superficiale alla complessa e delicata realtà del Golfo di Trieste.
Un correttivo applicabile al progetto da adottare è quello di eliminare l’uso dell’acqua di mare, utilizzando le acque industriali esauste: scarichi caldi industriali, depuratore di Servola; sarebbe quell’acqua ad essere utilizzata (già sterilizzata, sfruttata) e non nuova acqua di mare ancora “vitale”. In questo modo si limiterebbe il volume totale di immissioni in mare alle acque già sfruttate, non aggravando il già precario equilibrio del Golfo, e si conserverebbe la componente biologica presente in mare preservandone l’equilibrio chimico fisico attuale.

Leggi l’informativa completa dell’AMP Miramare

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