“La lotta per la riapertura di uno spazio autogestito a Udine continua”. Annunciano i rappresentanti del Centro sociale autogestito di Udine.
“Il Comune di Udine, così come ha deciso il Comitato provinciale per la sicurezza, si sta occupando di trovare una soluzione per il Centro Sociale Autogestito, tant’è che non si sono mai interrotti i contatti con i rappresentanti del centro e ci sono già stati incontri con i responsabili locali della Rfi”, replica l’assessore comunale alle Politiche giovanili, Kristian Franzil.
La querelle sul Csa di Udine risale al 10 dicembre, quando i Carabinieri hanno apposto i sigilli alla struttura di via Scalo Nuovo, di proprietà delle Ferrovie: un “sequestro preventivo”.
“È fin troppo chiara – sottolineano i portavoce del Csa – la volontà politica di chiudere la bocca ad uno spazio che da 22 anni lotta per una nuova cultura autogestita ed è sempre stato inprima fila nella difesa dei diritti delle donne, dei migranti, del territorio e dell’ambiente (non ultima la battaglia NO TAV), che si è
sempre battuto contro il militarismo ed ogni forma di oppressione. E’ necessario mobilitarsi più che mai in difesa della libertà di espressione e di organizzazione”.
Controbatte Franzil: “Come tutti possono ben immaginare è alquanto difficile risolvere in appena pochi giorni, per giunta tra Natale e l’Epifania, una questione che affonda le sue origini a 20 anni fa. Il Comune, comunque, dal 16 dicembre, data in cui si è svolto l’incontro con alcuni rappresentanti del Csa, non ha mai smesso di interessarsi alla faccenda e ha inviato una lettera ai vertici di Rete ferroviaria italiana per trovare un accordo. Ora stiamo attendendo delle risposte. Fino ad ora – conclude Franzil – ci siamo sempre relazionati con altre persone del centro sociale, tant’è che ho dato loro anche il mio numero di telefono privato, oltre a quello di servizio, nel caso in cui ci fossero stati problemi. L’ultimo contatto telefonico proprio, oggi, 7 gennaio”.
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