16 Dicembre 2009

Porto Vecchio di Trieste: una zona franca da trasferire?

Pubblichiamo l’intervento di Aldo Flego del Comitato per l’Area Metropolitana della Venezia Giulia.

Negli ultimi tempi si è parlato del Magazzino 26 nel Punto Franco del Porto Vecchio. Domande e posizioni espresse sul quotidiano Il Piccolo denotano, per l’ennesima volta, l’incertezza e l’incapacità di prendere decisioni. Occorre fare chiarezza, e soprattutto essere unanimi, per non lasciar marcire una cattedrale nel deserto. Ma soprattutto bisogna essere trasparenti con i cittadini.
Si evidenzia giustamente, da parte dell’Autorità Portuale, l’impossibilità di installazione in spazi immensi di uffici, strutture, locali dentro il Punto Franco, nell’attesa che il Governo tolga il regime particolare, e si sottolinea anche la proposta della stessa Autorità di trasferimento di questa porzione di Punto Franco a Fernetti, mai realizzata per scarsa lungimiranza di altri.
E’ chiaro che dovremmo ragionare a Trieste, finalmente, con una testa sola, e non – come spesso è accaduto – essere divisi fra di noi e farci del male da soli. Non possiamo permetterci di perdere neanche un millimetro di una realtà storica e importante per Trieste: dobbiamo sviluppare, anche oltre i confini del vetusto Porto Vecchio recuperabile alla Città, aree franche innovative e funzionali alle attuali opportunità (…la piattaforma logistica?), dobbiamo batterci con forza e coesione per questo obiettivo.
Ricordiamo che il porto franco internazionale di Trieste, in base all’allegato VI del Trattato di pace di Parigi del 1947, prevede il libero transito delle merci, la totale esenzione doganale e la possibilità di eseguire fuori dalla linea doganale (e quindi “allo Stato estero”) tutte le operazioni di sbarco, imbarco, deposito, contrattazione, ma anche trasformazione industriale delle merci. Sì, anche attività industriale, ma i mille lacci della normativa italiana ne hanno da sempre compromesso lo sviluppo.
Italia Nostra pone l’interrogativo “se la questione del Punto franco sia stata risolta o debba essere ancora affrontata. Vorremmo anche sapere la relazione che potrebbe esserci tra il regime di Punto Franco del nostro porto e le recentissime proposte istituzionali sulle zone franche urbane. Sarebbe opportuno anche approfondire quali potrebbero essere i vantaggi, pur con l’esistenza del Punto franco, per intervenire immediatamente con i restauri dei magazzini».
A parte la considerazione che le previste zone franche urbane non toccano minimamente la nostra Regione, come se la pesante concorrenza fiscale di Austria e Slovenia non esistesse, per la Zona Franca portuale triestina merita riportare all’attenzione il chiaro parere espresso pubblicamente l’anno scorso dall’emerito Procuratore Generale Onorario di Cassazione Domenico Maltese: “….In particolare, per quanto riguarda la disponibilità delle aree in franchigia internazionale – le Free Zones del porto di Trieste – , lo Stato italiano può stabilirne con legge l’ampliamento, secondo le prescrizioni dell’allegato VIII del Trattato di Parigi del ’47. Non ha il potere, invece, di disporre la riduzione data la sua veste di soggetto passivo della servitù internazionale della franchigia”.
Continua il dott. Maltese: ”Può, tuttavia, provvedere con legge “ad hoc”, oppure, per evitarne le lungaggini, con legge delega al Ministro dei Trasporti (consentita dalla legge n. 400 del 1988 sul'”attività di Governo”) alla modifica del luogo d’esercizio della servitù (cosiddetto “trasferimento dei punti franchi”). Ma ciò richiede una preliminare denuncia, sul punto, del Trattato di Parigi del ’47 in base al principio della cosiddetta ”sopravvenienza”, riconosciuto da una vetusta consuetudine di diritto internazionale e sancito ormai in modo espresso dalla Convenzione di Vienna sui trattati del 1960. Secondo tale principio, al mutare dalle circostanze di fatto sulle quali era basato un accordo, corrisponde il mutare delle condizioni giuridiche vincolanti, in origine, i contraenti. Col duplice onere, per lo Stato italiano demandante, di fornire la prova dei presupposti di fatto giustificativi della sopravvenienza, e di provvedere alla contemporanea estensione di aree di utilità pari a quelle soggette, in origine, al vincolo internazionale. Tale preliminare denuncia è necessaria poiché, secondo l’articolo 117 novellato della Costituzione e la più recente giurisprudenza della Corte Costituzionale, il legislatore nazionale è tenuto al rispetto dei vincoli derivanti dagli obblighi internazionali”.
Questa è chiarezza e trasparenza: il futuro dell’area giuliana non può prescindere da una realtà portuale che mantenga e sviluppi ciò che già esiste, e che costituisce risorsa fondamentale. Se vogliamo recuperare alla Città il Porto Vecchio, e Barcellona insegna, dobbiamo nel contempo trasferire in altro sito l’eventuale area franca dismessa: su questo principio e obiettivo dobbiamo essere forti e uniti. E soprattutto dobbiamo conoscere a fondo i fondamenti giuridici che regolano una parte essenziale e vitale dell’area triestina, e che non vengono mai presentati con chiarezza: verità celate, che disturbano, e che molti fingono di ignorare.

Aldo Flego
Comitato per l’Area Metropolitana della Venezia Giulia

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188 commenti a Porto Vecchio di Trieste: una zona franca da trasferire?

  1. Oblivion ha detto:

    “Sì, anche attività industriale, ma i mille lacci della normativa italiana ne hanno da sempre compromesso lo sviluppo.”

    Mille lacci della normativa Italiana?
    In cosa e come la normativa italiana ha ostacolato la nascita della zona industrialoe transfrontaliera sul Carso prevista da Osimo?
    E’ stata la normativa italiana a far nascere il Melone?

    Da questo intervento leggo solo che l’area metropolitana è vista solo e soltanto come una riedizione della Zona Franca Integrale.
    Finalmente un po’ di chiarezza. Auguri.

  2. star ha detto:

    quanta confusione cosa centra la città metropolitana con la zona franca.

  3. matteo ha detto:

    che non interessava crearla

  4. Aldo Flego ha detto:

    Nessuna confusione, ma una precisa presa di posizione e un progetto ben chiaro: si rileva la necessità che un’istituzione nuova (che accorpi in sè anche le competenze portuali), prevista sia dalla Costituzione sia dalla legge regionale 1/2006 (cui dare effettiva applicazione – anche migliorandola – con una nuova legge regionale), decida finalmente con una voce unica, per il bene di Trieste e della Venezia Giulia. Il porto franco è asse portante dell’economia giuliana, lo buttiamo via?. Ripeto: va bene “restituire alla Citta” Porto Vecchio, ma l’area franca corrispondente dev’essere contestualmente recuperata in altro sito. Chi chiede anche per Trieste la Zona Franca Urbana si è forse dimenticato di una realtà unica e preziosa, che molti – è questo il problema – ci invidiano. E non siamo mai stati concordi e forti nel sostenerla e svilupparla.
    Sull’argomento si registrano molte reticenze, molti silenzi da parte delle istituzioni, e lascio a ciascuno intuire il perchè…
    Può essere utile una lettura dall’archivio de IL PICCOLO ai vari articoli correlati:

    http://ricerca.gelocal.it/ilpiccolo/archivio/ilpiccolo/2008/08/25/NZ_20_FERN.html

  5. matteo ha detto:

    @ Aldo

    è una vita che parlano del rilancio del porto

  6. Aldo Flego ha detto:

    Hai ragione “matteo”… Pensa se il porto franco lo avessero avuto gli sloveni… E noi qua a scornarci fra di noi… Forse è l’ora di dire basta alle divisioni, e di ragionare con una grinta maggiore, e con una prospettiva istituzionale nuova, e “unica”. Questa è la nostra proposta.

  7. Oblivion ha detto:

    Dunque, se capisco bene, area metropolitana perchè la Regione non fa niente per l’area franca del porto vecchio di Triete.

    Però, da quello che mi risulta, la polemica sull’area franca è tutta triestina. Chi si oppone in Regione allo spostamento ? Ha un nome e cognome? E’ Udine? E’ Gorizia, forse Pordenone.. oppure Duino.. Forse un po’ di chiarezza su questo aspetto aiuterebbe tutti a capire meglio…

  8. Aldo Flego ha detto:

    @ oblivion
    Il progetto di Area Metropolitana della Venezia Giulia, migliorativo della Città Metropolitana di Trieste (e ne parleremo prossimamente), non è collegato – ovviamente – solo e soltanto al problema portuale. Si avverte l’esigenza, e su questo potremmo essere tutti d’accordo, che su un territorio così limitato vi sia condivisione di interessi e capacità decisionale e amministrativa unificata.
    E’ naturale che i Municipi continuino a “governare”, in maniera più snella (sindaco e uffici tecnici, senza consigli, e quindi risparmiando “careghe”), il territorio di riferimento, ma sui grandi temi (e il Porto di Trieste è uno di questi) è necessaria una visione e un’ammininistrazione UNICA (con il consiglio e la giunta eletti su base matropolitana, inglobando nell'”Area” anche la competenza sull’attività portuale e l’EZIT).
    Che poi NOI triestini abbiamo il vezzo di essere disuniti fra di noi, e non sappiamo superare le logiche perverse della politica per raggiungere il bene comune, beh…è una verità triste. Vediamo di fare il possibile per superarla, e – se parliamo di porto franco – di capire a fondo e decidere (ad esempio liberando il Porto Vecchio e “traslocando” la zona in franchigia in altra area, ad esempio in piattaforma logistica. Facendo pressioni forti su Roma). Vorrei che i politici e gli amministratori si esprimessero subito: non possiamo perdere una realtà preziosa, per Trieste, la Venezia Giulia, e TUTTA la Regione.

    PS: Triste anche leggere che a livello di Unione Europea il porto di Trieste sparisce dalle carte, “fagocitato” da Koper Capodistria. Errore madornale? Mah, meditiamo e diamoci da fare…

    Grazie per gli stimoli al dibattito.

  9. Oblivion ha detto:

    @Aldo Flego

    Che ci sia differenza tra Città ed Area metropolitana mi è chiarissimo, e ne accenno già in un altro post..
    E pure il fatto che il problema del “porto franco” esista e sia concreto. Non mi sfuggono nemmeno le implicazioni relative al “trasferimento in altra area logistica”. E’ però pure evidente che dietro ad ogni “etichetta” ci sono interessi concreti diversi.
    Che sono poi direttamente riconducibili al fatto “che poi NOI triestini abbiamo il vezzo di essere disuniti fra di noi, e non sappiamo superare le logiche perverse della politica per raggiungere il bene comune..”. E chiedo scusa se in questo momento non sono ancor più chiaro…

    Il punto è che per “superare questa triste verità”, non credo bastino le ingegnerie istituzionali. Possono aiutare, ma da sole non cambiano i rapporti sottostanti. Perciò credo ci sia bisogno che gli argomenti a sostegno dell’ipotesi metropolitana vengano più chiaramente definiti e formulati. Perchè se si cambiano le forme amministrative, senza scalfire le odierne incrostazioni, si fa un favore proprio a chi non ha alcun interesse concreto che le cose cambino davvero. Il rischio concreto, reale, sta tutto qui. Ed è grande, perchè poi non torni più indietro. Trieste potrebbe passare da città “trattenuta” a città “ostaggio” di un perfetto continuum..
    Perciò continuo a chiedere “per fare cosa”, nel senso che mi piacerebbe capire su quali energie nuove e nuove prospettive davvero si punti.. non possono essere le vecchie logiche che risucchiano tutto nei soliti posti. E per raggiungere il bene comune, questo va detto prima. Sia a chi sarà chiamato ad esprimersi, sia a chi dovrà in qualche modo assegnare i quattrini. Perchè una cosa è indubbia. Se con l’Area Metropolitana un po’ si può risparmiare, è altrettanto vero che si immagina di ottenere anche più risorse. Bene, siccome le risorse non arrivano da pantalone, credo che anche qualunque contribuente di questo Paese abbia il diritto di sapere dove, come ed a chi andrebbero in tasca. E quì lo dico subito. Se i soggetti fossero sempre quelli e sempre per il solito scopo, io non darei un soldo in più. Fare “autonomia” con i soldi degli altri è uno sport che sanno fare tutti.

    Il porto di Trieste sparito dalle carte (Koper centra poco, è uno spunto giornalistico che “fa gioco” a chi lo ha scritto), è una sveglia a chi davvero pensa al porto di Trieste e lo propaganda nei termini dei porti del grande giro. Una “ridimensionata” salutare, per rimanere coi piedi per terra, secondo me.. Di cui prendere atto per capire di dove e di cosa si parla. Luci stroboscopice ed effetti speciali da dare al volgo ne abbiamo viste fin troppe.

  10. Marisa ha detto:

    @ Aldo Flego

    cosa significa “TUTTA la regione”?
    Date anche al Friuli la possibilità di auto-amministrarsi in maniera autonoma?

    Ricordo, senza spirito di polemica, come Trieste ha risposto alla domanda dei friulani di dare attuazione, con una legge regionale, alla legge statale 482/99 (legge che riconosce la comunità friulana come minoranza linguistica storica). E’ vero che non si può generalizzare e che non pochi triestini hanno appoggiato la piena tutela della lingua friulana in ogni istituzione pubblica (anche su questo Blog ci sono state voce a favore)….ma “SPAVENTOSA” è stata la campagna di stampa triestina, durata mesi, contro la tutela della lingua friulana. Incredibili le argomentazioni di bassissimo livello che si sono lette sulla stampa triestina anche a firma di intellettuali triestini molto noti. Ricordo che persino il Consiglio comunale di Trieste (tutti d’accordo salvo Rifondazione comunista) hanno deliberato contro….

    Permettetemi di aver più di qualche dubbio sul vantaggio che “TUTTA” la regione avrebbe dal riconoscimento dell’area metropolitana triestina. Certamente per Trieste, se questa carta sarà giocata bene, sarà un grande carta.
    Ma non vedo proprio come possa essere vantaggiosa per TUTTA la regione, se anche il Friuli non potrà godere di PARI autonomia.

    Forse sarebbe più corretto scriveste e parlaste di vantaggi per l’area triestina, lasciando perdere afferemazioni tipo ” a vantaggio di TUTTA la regione”. Non è vero e lo sapete benissimo….

  11. Oblivion ha detto:

    @Marisa

    Non far finta di niente Marisa 🙂
    Lo sai bene cosa il Friuli avrebbe da guadagnare..
    Lo ipotizzo qui:

    http://trieste.bora.la/2009/12/14/citta-metropolitana-fedriga-no-al-referendum-per-il-passaggi-di-duino-a-gorizia/

  12. Marisa ha detto:

    @ OBLIVON

    del link che hai inserito nel tuo precedente commento, quoto il tuo commento 22. Ottimo e lo condivido.

    E’ ovvio che il Friuli (che non è la sola provincia di Udine!) non resterà alla finestra e non si presterà a fare da “retroterra” alla provincia di Trieste/area metropolitana/chiamatela come vi pare. Come non è corretto che a Trieste già cominciate ad allargarvi a spesa della Provincia di Gorizia o della provincia di Udine….restate dentro i confini della provincia di Trieste, please!

    E’ ovvio che non ci sarà nessuna area metropolitana triestina senza una “pari” area autonoma friulana.

    Come è del tutto ovvio che Trieste non potrà sommare il suo ruolo di capoluogo regionale (imposto da Roma nel 1963!)con una autonomia pari a quella della provincia di Bolzano (o Trento!). Non ci possono essere in regione figli e figliastri!

    Certo che Trieste non si guadagnata molte simpatie friulane con la sua ostilità contro la tutela della lingua friulana…..e questo potrebbe ritorcevi contro!

  13. cagoai ha detto:

    ma xe la lege de tutela del furlan la ga fatta el triestin Illy e la xe stada ridimensionada dal furlan Tondo.
    Finissila de dir cagade.

  14. Marisa ha detto:

    @ GAGOIA

    Non è andato Tondo da Prodi a far “casino” perchè la legge 29/2007 venisse rinviata alla Corte Costituzionale. E il quotidiano il Piccolo, dove si stampa? In Carnia?

  15. matteo ha detto:

    riguardo al area metropolitana ho letto che il comune di repen si oppone e credo che la maggioranza dei carsolini si oppone a una centralità di trieste che amministri per intero la zona e decide cosa fare, in ultimo il nuovo piano regolatore ha portato molto malumore sul carso, non solo perche eliminava le zone edificabili per chi magari voleva costruirsi una casa in un futuro e ora vede sfumare tutto ma anche perche vogliono fare dei centri nuovi come banne e padriciano, si tutela tanto la natura ma poi è totalmente lasciata a se che fa veramente pieta guardarla, non esistono miglioramenti di tagli di piante e l’eliminazione sistematica delle piante di pino per favorire gl’alberi autoctoni, il costone con le coltivazioni a pastini è abbandonato, solo ora si cerca di riparare ma oramai molti sono crollati

  16. matteo ha detto:

    per il porto oramai è andato, al italia non interessa mantenere e al eu metterlo a posto costa troppo, il porto franco ha cessato di esistere

  17. Aldo Flego ha detto:

    1. Il porto franco non è …andato. Se pensiamo così, allora veramente…de profundis viva là e po’ bon. Ma abbiamo ancora un po’ di orgoglio?
    2. L’Area Metropolitana non fa…sparire i Comuni e i Sindaci (elimina consigli comunali e consiglio provinciale, risparmiando poltrone), quindi gli Amici di Duino, Sgonico, Monrupino, Dolina, Muggia, come quelli di Trieste, stiano tranquilli.I Municipi restano, resta il Sindaco e le strutture tecniche-amministrative. Trieste NON governerà l’Area, governeremo insieme. Difficile far capire questa parola “insieme”, e anche “skupaj”. Ma se ci pensate, forse i tempi sono maturi per costruire il nostro futuro prossimo. Prima che altri ce lo impongano.
    3. Il Friul: decida per sè, al meglio. Come decida al meglio Gorizia, che deve lavorare bene con il GECT assieme a Nova Gorica. La Regione rimane, ma il principio di Area Metropolitana della Venezia Giulia è “più autonomia, nell’autonomia regionale”. Il progetto (e non basta un’architettura istituzionale per mettere in moto ciò che dorme, son d’accordo con oblivion) sarà accompagnato da un piano strategico per attrarre e attivare risorse, e – spero – un po’ di entusiasmo, che dalle nostre parti manca da molto tempo.

  18. Marisa ha detto:

    @ Aldo Flego

    punto 3)Il Friuli decida per sè e al meglio.

    Il problema è legislativo/regionale. L’area metropolitana triestina (se si farà!) sarà inserita nella legge regionale delle autonomie locali. Che però, al momento, pare non VOLER prevedere nulla per il Friuli. Se ti ricordi, il Friuli aveva a suo tempo richiesto a Illy , che nel nuovo Statuto di autonomia speciale (ora per fortuna morto e sepolto) fosse inserita “l’assemblea delle provincie friulane”. Illy disse NO! Anzi, disse che questa Istituzione doveva nascere “dal basso” e non doveva essere prevista a livello legislativo. E’ nata nel 2006, dal basso, una sorte di “Aster provinciale” chiamata “Assemblea delle provincie friulane”. Invece, l’area metropolitana triestina….Illy l’ha prevista dall’ALTO, ossia la sua previsione è inserita in una legge regionale. In questo caso non ha preteso che nascesse dal basso…

    Come vedi….l’autonomia amministrativa del Friuli deve essere prevista per legge e al momento non lo è. Per cui…al momento il Friuli “non può decidere per sè e al meglio”.

  19. Aldo Flego ha detto:

    @ Marisa

    …Quando dico “decidere per sè e al meglio” mi riferisco alla possibilità che hanno i cittadini, giuliani o friulani, di imporre alla politica una determinata linea di azione e di sviluppo. Per l’Area Metropolitana della Venezia Giulia raccoglieremo almeno 15.000 firme per la proposta di legge regionale (quindi con un movimento dal basso verso l’alto, per dare contenuto a quanto legiferato …in alto nel 2006, e rimasto vuoto). Ribadisco, per tutti, l’Area NON è la Città Metropolitana della legge regionale 1/2006: è una realtà istituzionale ben più completa, che non è esclusivamente “triestina”, che mette “insieme” e non divide, che dà forza e più autonomia alla Venezia Giulia.
    Il Friul deve analogamente darsi da fare, e le due realtà dovranno muoversi in sinergia e cogliere un risultato che molti, da molto tempo, perseguono….
    Cordialmente…

  20. Marisa ha detto:

    @ Aldo Flego

    Nel 1983/1984, capofila Radio Onde Furlane, in Friuli furono raccolte quasi 100 mila firme che chiedevano di dividere la Regione: Friuli da una parte, Trieste dall’altra. Furono consegnate a Roma al Governo: non bastò. Poi altri Comitati friulani ci hanno riprovato più volte con altre proposte: nessuna è stata presa in considerazione dal potere politico di turno.

    Il libro “FRIULI – SOLUZIONE FINALE” di Raimondo Strassoldo, così si chiude:

    “O forse l’autonomia ci sarà regalata da Trieste, se là dovessero una buona volta affermarsi forze autonomiste, e Trieste si convincesse che le conviene andarsene per conto suo (…)”.

    Il Friuli è dal 1945 che si batte per l’autonomia amministrativa e il suo riconoscimento istituzionale…..

    A Trieste fin ad ora, al contrario, ha vinto il nazionalismo italiano e le forze autonomiste sono sempre state molto deboli…

    Almeno fino ad ora….

  21. abc ha detto:

    @Aldo Flego 20

    Sicché vorreste papparvi la provincia di Gorizia? avete cominciato con la sanità.
    Cosa sarebbe questa Area Metropolitana che non è Città metropolitana? una cosa non prevista da nessuna legge e fatta esclusivamente per voi?

  22. Gnurante ha detto:

    Ammetto la mia ignoranza sull’argomento Punto Franco.Sentendone parlare, ho percepito che un motivo di opposizione al suo trasferimento, sia il timore, quasi la certezza, di perderne lo status.Perché non si sfrutta il punto franco attuale attirando investimenti per attività di trasformazione ad alto valore aggiunto soprattutto per le nuove tecnolgie? Si opererebbe su semilavorati di basso impatto sia in termini di volume (non servirebero magazzini enormi) che di pericolosità. Ci potrebbe essere un notevole travaso di know-how da istituti come l’Area di Ricerca.Invece permane una visione industriale ottocentesca: gas, trasporti ed edilizia (in mano ai soliti noti)

  23. jacum ha detto:

    me par che qua se ga perso un atimin la realtà della legge e del fatto.

    il porto di trieste è porto libero internazionale, non è franco, è mOOOOOlto di più.

    andate a leggervi la legge vigente.

    il porto libero non sottostà a leggi italiane nè a leggi europee perchè è un porto di extraterritorialità, è quindi internazionale.

    è un protettorato dell’ONU ed è amministrato da parte italiana con l’autorità portuale indicata dai taliani. se el porto va na merda savè a chi rivolgerve.

    i privilegi del porto libero internazionale non possono essere trasferiti in nessun altra zona.

    l’italia può chiedere all’europa di adottarsi di punti franchi, ma questo xe un discorso totalmente LONTANO dal porto libero internazionale di extraterritorialità di trieste.

    il sindaco non ha giurisdizione nel porto libero. go sentì adirittura che el ga chiesto e ottenù il pagamento dell’ICI!!!! i triestini xe proprio fora de lori!!

    la legge italiana non ha alcun valore nel porto libero e la recente sentenza del tar del lazio del marzo 2009 è una farsa, è anticostituzionale ed è contro allo status di internazionalità del territorio del porto libero.

    il comune di trieste non può estendere il suo territorio entro quello del porto. se lo farà allora è da considerare come atto di guerra contro l’ONU, ossia contro tutte le nazioni unite, 191.

    PER FAR FUNZIONARE IL PORTO BASTA CAMBIARE AMMINISTRAZIONE, OSSIA BUTAR FORA STI TALANI CHE GA ROVINA’ EL CUOR DELL’ECONOMIA TRIESTINA e insturar come prevedi la legge una nuova autorità fatta di triestini autoctoni.

    se i triestini capiria cosa xe in realtà el porto inveze de leger el bugiardello e scoltar le continue monade che vien fora dei politici locai, alora saria totalmente diverso il volto de trieste.

    gorizia e friul a noi trestini no ne interessa, xe robe dade dai taliani con la creazion della regione FVG nel lontano 1960 e ciapilo…. xe solo un invenzion aministrativa!! no xe culture, lingue e quantaltro che ne rendi uniti, xe solo cazade imperialistiche talianeche no ga savù dar autonomia alle singole realtà popolari di questa zona.

    MARISA: che dio dassi che el friul fossi indipendente e slegà da trieste.

    se volè magiori informazioni mandeme una mail e vederò de informarve. giakon@libero.it

  24. jacum ha detto:

    aldo,

    te ga de sugerir qualche sito dove leger de più su sta area metropolitana?

    grazie

  25. Marisa ha detto:

    @ JACUM

    “che dio dassi che al friul fossi indipendente e slegà da Trieste”

    in Friuli ci abbiamo provato in ogni maniera….ma senza Trieste disponibile a sciogliere le catene che Roma ha imposto….è impossibile riuscire a spaccare questa artificiale regione inventata solo per legare Trieste all’Italia. Solo con un patto bilaterale (Trieste – Friuli) è possibile costruire una diversa architettura amministrativa. Ma per Trieste essere capoluogo di una regione “non sua”, significa tanti posti di lavoro pubblico ed essere sede di uffici statali.

    Come si può riuscire a convincere i triestini che “ben altro” potrebbe essere il futuro di Trieste, quando da decenni sono stati abituati a “fare gli statali” e per di più ricchi di tante, troppe, sovvenzioni pubbliche?

  26. lànfur ha detto:

    Due regioni distinte? D’accordo, ma con quali confini? Se neanche quelli di Turriaco vanno d’accordo con quelli di Pieris temo che sia quasi impossibile tracciare un confine. A meno che non torniamo al 23 maggio 1915…

  27. Marisa ha detto:

    @ LANFUR

    intanto Trieste eviti di andare a fare la spesa in provincia di Gorizia….tanto per ingrandirsi a spese di altri territori…se ne stia a casa sua nel vecchio TLT…

  28. lànfur ha detto:

    Quindi tu pensi che la bisiacaria sarebbe contenta di diventare un riserva indiana in una regione con capoluogo Udine?
    Spero che tu stia scherzando.

  29. Marisa ha detto:

    @ lanfur

    perchè “inventi” sempre cose non dette?
    Ho SOLO scritto che Trieste è invitata a starsene dentro i confini del vecchio TLT “zona A”….senza andare ad allargarsi a casa degli altri (provincia di Gorizia).
    Quello che farà il Monfalconese sono affari loro…

  30. matteo ha detto:

    @jacum

    e come te fa?

  31. lànfur ha detto:

    ” è impossibile riuscire a spaccare questa artificiale regione ”
    +
    per Trieste essere capoluogo di una regione “non sua”

    Come vorresti ‘spaccare’ questa ‘artificiale regione’? Se fai delle affermazioni del genere non lamentarti che qualcuno intenda quello che riesce a capire delle tue parole criptiche.
    Vuoi due regioni separate? Due province autonome? Quattro regioni, quattro province autonome? L’unione delle procince friulane + Gorizia ma senza Monfalcone, con Turriaco e senza Pieris che non vanno d’accordo? Sono in fremente attesa di una spiegazione, altrimenti non posso capire. Grazie.

  32. abc ha detto:

    Il confine logico sarebbe quello dal 1947 al 1954. Del resto nella vostra proposta fate riferimento al trattato di pace di Parigi (1947) che appunto istituiva il TLT (e che però comprendeva anche la zona B). Dopo ci sono stati il memorandum di Londra ed il trattato di Osimo, che volutamente ignorate.
    Ma leggo su questo sito che a Duino c’è chi preferirebbe ritornare alla provincia di Gorizia e a Monrupino chi è ostile, sicché, tolti per le stesse perplessità gli altri due comuni sloveni, vi rimarrebbe, oltre a Trieste, solo Muggia. Allora tanto vale fondere questi due comuni e avete risolto.
    Quel che mi preoccupa, da friulano della provincia di Gorizia, sinistra Isonzo (ripeto sinistra), è capire cosa intendete per Venezia Giulia. Non vorrei che la mia zona entrasse in un ente locale creato unicamente per risolvere i problemi della città di Trieste, che quel comune e quella provincia, già non sanno risolvere.

    Leggo al commento 20 di Aldo Flego:
    “l’Area NON è la Città Metropolitana della legge regionale 1/2006: è una realtà istituzionale ben più completa, che non è esclusivamente “triestina”, che mette “insieme” e non divide, che dà forza e più autonomia alla Venezia Giulia.”
    Non posso condividere. E credo di non essere l’unico nella mia provincia.

  33. lànfur ha detto:

    PS. Nell’attesa delle rivendicazioni territoriali di Marisa, come disse un personaggio di ‘Guerra e Pace’ in un Topolino di parecchi anni fa: “Giù le mani dalla Prussia e dalla Pomerania!”

  34. Luigi (veneziano) ha detto:

    Ogni tanto par di ripiombare nei vecchi commenti irredentistici o ipernazionalistici dei tempi che furono.

    “Danzica è nostra!”, “Giù le mani da Zara!”, “Il nostro non diamo, l’altrui non vogliamo”…

    Il modo classico in cui tutti i più scatenati nazionalisti hanno trovato seguito nei decenni scorsi, è stato proprio quello di scatenare i più bassi istinti del popolo.

    E così, mentre l’Europa cerca faticosamente di rendersi “una”, c’è chi pensa di trasformare queste terre in tante torri difensive, dove si parla solo la lingua del paesello e dove gli altri sono per definizione “imperialisti” e “cattivi”.

    Che tristezza…

    Luigi (veneziano)

  35. stefano ha detto:

    meno male che vi leggo solo ora! spero che riusciate un giorno a slegarvi dal vedere le cose col cannocchiale rovesciato.
    Rimane un fatto, ed è per questo che sto scrivendo, che Ts ha più di ogni altra grande città italiana (perchè di grande città si parla in quanto sfiorava i 300mila abitanti prima del declino) ha perso tutto il suo territorio. Questo dato di fatto, unito al clima da guerra fredda, è recente, perché 50 anni per la storia di una città sono niente! Di questa condizione bisogna sempre far tesoro, perché per Ts si è fatta una guerra, perché per Ts si sono rischiate le bombe nel 54, ecc. ora, relegare il problema di Ts a una semplice disputa fra chi si tiene gli uffici regionali e chi dei comuni carsolini si vuole separare è semplicemente una questione RIDICOLA. E siccome alcuni personaggi amano ripetere la solita solfa, ebbene, sappiate che non è riempiendo di astio i cittadini di una città spolpata e ridotta all’estrema periferia dell’occidente (e che nonostante tutto riesce ad essere una delle città più colte e vivibili d’Italia) che la si può aiutare a risorgere (e con lei tutto il resto della Regione)né tanto meno si può risultare simpatici!

  36. Marisa ha detto:

    QUOTO al 100% ABC.

    E il Friuli non rivendica nulla che sia di altri. Mi preoccupa invece il fatto che, utilizzando il nome Venezia Giulia (nome inventato per un territorio dai confini mai definiti), il Comitato pare voler allargarsi ad ovest a spese della Provincia di Gorizia!

    Comunque credo che questo progetto finirà in una bolla di sapone, perchè in realtà è il solo Comune di Trieste a volerlo…
    E non è molto carino progettare annessioni a destra e a manca….

  37. Marisa ha detto:

    @ Stefano

    scusa, ma non ti sembra che sia ora di finirla con la retorica di Trieste città martire? Non c’è stata alcuna guerra per Trieste e Trento; c’è invece stata una Prima guerra mondiale perchè l’Italia voleva allargare i suoi confini a Nord (Sud Tirolo) e a est (Istria, Dalmazia e Carniola, poi tutta la provincia di Lubiana). Ovvio che non poteva dichiararlo apertamente ed allora usava i nomi di Trento e Trieste…

    Tra le prima e la seconda guerra mondiale l’IRI ha investito molto a Trieste sul piano industriale, e successivamente è stato creato un Fondo per Trieste che se poco è servito allo sviluppo dell’economia triestina, la responsabilità è tutta dei triestini…

  38. Luigi (veneziano) ha detto:

    E io che pensavo che la guerra l’avesse iniziata l’Austria…

    Luigi (veneziano)

  39. abc ha detto:

    Per quanto mi riguarda non ho astio per nessun triestino, anzi mi sono pure simpatici per la loro allegria.
    Se la maggioranza dei residenti nella provincia di Trieste è d’accordo a costituire questa benedetta area urbana al posto della provincia, allora è giusto che si faccia. Se invece per creare l’area urbana di questa città, si vuole sopprimere la provincia di Gorizia, allora da Goriziano permettetemi di dissentire. O non si può?
    Mi pare logico che le altre 3 provincie, ognuna nella sua autonomia, dopo tale modifica, siano destinate a fare parte della regione Friuli.
    O lo chiamiamo Liguria o Basilicata perché Friuli non piace?

  40. jacum ha detto:

    a marisa (e a chi vuole):
    scrivimi in privato giakon@libero.it così ti direziono dove poter far qualcosa.

    ci sono molte idee irreali e poche verità confuse: se il problema è Trieste allora non è un problema perchè esiste de jure il TLT.

    ci sono un paio di politicanti taliani che saria de darghe una piada in tal daur e questo costa tempo.
    herr robert von platz xe furlan, e dato che xe un bravissimissimo sindaco alora no gaverà problemi a ndar in furlania tra la sua zente!

    trieste NO GA un CORDONE OMBELICALE ma la xe semplicemente ligada con le cadene e la vien alimentada con la forza a FLEBO de BORI!

    MA SOLO A POCHI GHE INTERESA STI BORI!! e savemo anca chi che xe…

    intanto el CUOR DELL’ECONOMIA TRIESTINA VA IN MERDA!!!

    EL PORTO!!!!!!!

    nissun sa decider!! nisun ga i cojoni per verzer BOCA!

    ma le robe sta sčiarendo…

  41. Aldo Flego ha detto:

    Bella e ampia discussione…ne stiamo ricavando spunti notevoli. Grazie per gli approfondimenti, anche perchè (bene jacum!)le robe sta sčiarendo…
    Nessuno vuole conquistare nulla (sorrido al pensiero che qualcuno pensi alla Grande Trieste, che mangia Gorizia…, ma per l’amor di Dio…) e il progetto viene dal basso, nel senso che saranno i cittadini a promuoverlo e sostenerlo. I sei comuni dell’attuale provincia di Trieste hanno una possibilità unica di riorganizzarsi per assumere più autonomia e più forza, insieme. Intendiamo questo per Venezia Giulia. Se poi oltre Lisert ci fosse interesse, bene, ma dev’essere sempre decisione non imposta, ma scelta liberamente dai cittadini. Intanto lavoriamo fra Muggia e Duino, e con la condivisione dei Sindaci: passo importante, da realizzare a breve.

  42. Marisa ha detto:

    @ Luigi

    1) Chi ha iniziato? L’Austria-Ungheria dopo l’assassinio dell’erede al trono. L’italia, ALLEATA dell’Austria-Ungheria con il trattato della Triplice Allenza, si dichiara NEUTRALE.

    2)E chi il 24.5.1915, dopo aver TRADITO il trattato della Triplice Alleanza, HA DICHIARATO guerra all’Austria-Ungheria? Dai Luigi….vediamo se lo sai?

  43. Luigi (veneziano) ha detto:

    Consiglieri regionali del FVG per luogo di residenza:

    Della provincia di Udine:
    1. Enio Agnola
    2. Roberto Asquini
    3. Giorgio Baiutti
    4. Franco Baritussio
    5. Massimo Blasoni
    6. Luigi Cacitti
    7. Paride Cargnelutti
    8. Paolo Ciani
    9. Alessandro Colautti
    10. Ugo De Mattia
    11. Sandro Della Mea
    12. Maurizio Franz
    13. Daniele Galasso
    14. Franco Iacop
    15. Enzo Marsilio
    16. Paolo Menis
    17. Annamaria Menosso
    18. Roberto Novelli
    19. Enore Picco
    20. Stefano Pustetto
    21. Alessandro Tesini
    22. Alessandro Tesolat
    23. Renzo Tondo
    24. Mauro Travanut
    25. Giorgio Venier Romano
    26. Claudio Violino

    Della provincia di Trieste:
    1. Stefano Alunni Barbarossa
    2. Maurizio Bucci
    3. Piero Camber
    4. Franco Codega
    5. Igor Gabrovec
    6. Igor Kocijancic
    7. Sergio Lupieri
    8. Roberto Marini
    9. Alessia Rosolen
    10. Edoardo Sasco
    11. Piero Tononi
    12. Bruno Zvech

    Della provincia di Gorizia:
    1. Roberto Antonaz
    2. Giorgio Brandolin
    3. Franco Brussa
    4. Luigi Ferone
    5. Roberto Marin
    6. Federico Razzini
    7. Gaetano Valenti

    Della provincia di Pordenone:
    1. Edouard Ballaman
    2. Luca Ciriani
    3. Pietro Colussi
    4. Alessandro Corazza
    5. Franco Dal Mas
    6. Elio De Anna
    7. Daniele Gerolin
    8. Gianfranco Moretton
    9. Danilo Narduzzi
    10. Antonio Pedicini
    11. Mara Piccin
    12. Paolo Pupulin
    13. Maurizio Salvador
    14. Paolo Santin

    Qualcuno dovrebbe spiegarmi in modo semplice com’è possibile che i dodici consiglieri regionali triestini riescano a dominare sui quaranta consiglieri regionali di Udine e di Pordenone. Sul campo com’è che i triestini e i goriziani (minoranza) riescono a convincere i furlani (maggioranza) a votare contro il Friuli?

    Luigi (veneziano)

  44. Luigi (veneziano) ha detto:

    @ Marisa
    Sulla guerra vedo che ti sei corretta: non è più l’Italia cornutissima e traditrice ad aver iniziato, ma l’Austria candida e purissima come un giglio di campo.

    Quindi è una balla che la prima guerra mondiale c’è stata “perchè l’Italia voleva allargare i suoi confini a Nord (Sud Tirolo) e a est (Istria, Dalmazia e Carniola, poi tutta la provincia di Lubiana)”.

    La Prima Guerra Mondiale c’è stata perché l’Austria voleva papparsi la Serbia e dominare nei Balcani, e visto che c’era l’occasione, la Germania allora ha preso la palla al balzo per cercare di risolvere altre cosucce tutte sue. In tutto ciò, ogni potenza s’è comportata esattamente come le altre: chi vinceva si prendeva territori, ricchezze, influenze: chi perdeva invece veniva depauperata di tutto ciò.

    La Prima Guerra Mondiale – forse ci arrivi anche tu, che pure sei di coccio – c’era già da un anno prima che l’Italia entrasse nel conflitto.

    Ma tu non eri nemmeno soddisfatta della balla: all’interno di questa balla hai pure cacciato un’extraballa, laddove ritieni che l’Italia nel 1915 pensasse di papparsi anche l’intera provincia di Lubiana. In pratica, hai mischiato il 1915 col 1941: puro delirio storiografico…

    Luigi (veneziano)

  45. Aldo Flego ha detto:

    Forse vale la pena tornare al mio intervento iniziale, perchè probabilmente “trope ciacole no fa fritole…”.
    Vale la pena di leggere questa proposta di legge (tra gli altri…Ballaman) risalente al 1996:
    http://fr.camera.it/_dati/leg13/lavori/stampati/sk3000/frontesp/2588.htm
    Evidenzio solo l’art.1.
    1. In attuazione dei princìpi informatori degli articoli da 1 a 20 dell’Allegato VIII del Trattato di pace fra l’Italia e le Potenze Alleate e Associate, firmato a Parigi il 10 febbraio 1947, e reso esecutivo con decreto legislativo del Capo provvisorio dello Stato 28 novembre 1947, n. 1430, è istituito, a modifica di quanto stabilito dall’articolo 6, commi 1 e 12, della legge 28 gennaio 1994, n. 84, il porto franco di Trieste nelle forme e con le attribuzioni e i poteri indicati nell’articolo 2 della presente legge, di seguito denominato “porto franco”.

    Ecco dimostrato, passano gli anni, e Trieste (o meglio la Venezia Giulia!, con pari dignità di tutti i Comuni che ne fanno parte) deve ancora trovare la soluzione per il suo porto franco. Grazie a tutti coloro che vogliono sostenere e promuovere questa nostra realtà.

  46. brancovig ha detto:

    L’elenco dei consiglieri regionali fatto da Luigi chiaramente evidenzia il vuluns della regione.

    La città più importante e il territorio più sacrificato a seguito dell’infausta guerra fascista (quello che ha giustificato lo statuto speciale) sono sotto il giogo di persone che non la sentono come loro riferimento (per storia culture e territorio).

    @Jacum
    se se dimentica che se trieste ga il sindaco furlan Udine ga el sindaco triestin solo che tra tutti i furlanisti scalmanai che xe in giro, non el pol dirlo … troppo forte

  47. bulow ha detto:

    scusate se mi intrometto. spesso, leggendo gli interventi dei vari commentatori su questo blog, si ha quasi la sensazione che la prima guerra mondiale non sia stata una guerra appunto mondiale, bensi’ una scaramuccia al confine tra regno d’ italia e impero austroungarico. per quel che ne so io (ma io non sono uno storico, sono un ricercatore di analisi matematica, quindi correggetemi se sbaglio), la reale posta in gioco nella prima guerra mondiale erano i territori del medio oriente, dell’ asia e dell’ africa. le conseguenze geopolitiche della guerra furono la definitiva affermazione degli stati uniti, la rivoluzione in russia, lo smembramento dell’ impero ottomano e di quello austroungarico. cosette da niente, insomma. ma nell’ immaginario collettivo degli italiani (e anche dei nostalgici della trieste asburgica, perche’ quel che xe de dir xe de dir) la prima guerra mondiale viene ancora vista come se fosse stata la quarta guerra d’ indipendenza.
    ma come si puo pensare di guardare finalmente con un minimo di spirito critico alle vicende del secondo dopoguerra, se ancora non ci siamo liberati dalla retorica sulla prima guerra mondiale?
    chiedo ancora scusa per l’ intromissione, e vi lascio al dibattito sul porto.

  48. Gnurante ha detto:

    Senza offese, ma credo che gli interventi odierni (21 dicembre) siano stati alquanto fuori tema rispetto all’oggetto di questo filone di discussione.

    Signor jacum
    che ne è stato del progetto di legge da lei citato? (http://fr.camera.it/_dati/leg13/lavori/stampati/sk3000/articola/2588.htm ?)

    Mi pare che i proponenti siano dello schieramento di centro destra qualcuno con trascorsi LpT.

    La redazione, che credo abbia inclinazioni maggiori verso lo schieramento opposto, potrebbe per cortesia fornire indicazioni/ riferimenti programmatici riguardo alla questione Porto Franco?

  49. abc ha detto:

    Ringrazio Flego per aver risposto alle mie perplessità.
    Ma se il problema è il porto franco di Trieste e la proposta di legge che alcuni deputati della Lega Nord presentarono nella XIII legislatura, non vedo come mai l’attuale deputato di quel gruppo parlamentare, il sig. Fedriga, non ripresenta la stessa proposta e la fa approvare? Fa non fa parte di un partito che vuole sfasciare l’unità dello Stato e che ha un enorme potere di condizionamento all’interno della maggioranza mai stata così ampia?
    Io vi aiuterei volentieri, se fossi sicuro che non si tocca la mia provincia, ma questi movimenti si sa da dove partono però non si sa dove arrivano.

    @brancovich 47
    in ognuna delle 5 circoscrizioni in cui è suddiviso il territorio della regione, i consiglieri vengono eletti in proporzione al rispettivo numero di abitanti, sarebbe antidemocratico se non fosse così. Se consideriamo ogni circoscrizione in base alla superficie, quella di Tolmezzo con tutti i problemi della montagna è la più penalizzata e quella di Trieste la più favorita. Ma ovviamente si fa riferimento alla popolazione.
    La nostra regione autonoma fu creata sulla carta prima che Trieste ne facesse parte e non quindi ad uso esclusivo della vostra provincia, ma se mai per la specificità del rimanente territorio.

  50. abc ha detto:

    Nella riga 5 intendevo scrivere “Fa o non fa parte…”. Peccato che non si possa correggere il testo o che non si possa vedere un’anteprima. Scusate

  51. stefano ha detto:

    Trieste non è una città martire ma è stata, e lo è ancora, una città in grosse difficoltà, principalmente per mancanza di territorio da cui attingere. Non ha mare nè montagne da cui trarre sviluppi turistici e nuove infrsatrutture, non ha una popolazione variegata ma compatta come il milione di friulani, è naturale che a confini rimossi cerchi di diventare quantomeno centro centripeto di realtà più piccole a ovest e a est. Difficoltà anche in questo aggravate dalla concorrenza del porto di Koper e dalla mancanza di un coordinamento fra queste due aree e una rete ferroviaria che ne connetta definitivamente lo sviluppo, anche urbanistico. Inoltre la mentalità imprenditoriale triestina fatta di grandi gruppi e di potenti famiglie, non riesce a conciliarsi e ad assimilarsi a una cultura della piccola-media imprenditoria veneta e friulana. Questa è la nota dolente a cui bisognerebbe ribellarsi, stimolando di più i giovani ad aprirsi verso nuove attività, ma ancora una volta la mancanza di un retroterra, di un papabile bacino d’utenza, non aiuta. Di anno in anno poi anche i collegamenti con il resto del Paese diventano complicati (si veda per tutti lo stato di Trenitalia). Non sono opinioni ma FATTI! Sia data sul serio l’opportunità di crescere mettendola in grado di dialogare col territorio alle sue spalle (fino Lubiana e Fiume, per intendersi) e con Udine e Venezia, senza permettere che gli interessi particolaristici della politica si intromettano per seminarie discordia. A volte l’insistenza del Friuli su alcune sue pecculiarità culturali (del tutto legittime) cavalcate da alcuni amministratori fa il gioco del “divide et impera” piuttosto che quello SERIO di una cooperazione. Ma di questo si sa che il solo accennarne scalda gli animi… Perché in fondo il rilancio di Trieste (che ripeto non ha bisogno di fondi da cassa del mezzogiorno ma di infrastrutture, di collegamenti) è il rilancio dell’intera Regione. Una Lignano, una Udine, una Villa Manin a metà strada fra Venezia, la città più bella del mondo e una capitale reale di una regione tranfrontaliera fra mondo latino, mondo slavo e mondo germanico non acquisterebbero anch’esse un maggior prestigio?
    Ultima nota: la prima guerra nessuno credo possa immaginare sia stata fatta per Trento e Trieste, però in Italia l’arruolamento avveniva proprio grazie a questo motto. si vada a rileggere le testimonianze di molti ex reduci del sud Italia. Essi non sapevano dove stavano le due città, molti le credevano sul serio legate da un ponte, eppure la propaganda era questo che ispirava come grido di battaglia e spirito patriottico. In breve: l’Italia se l’è voluta per ben due volte (anche nel 54 sotto tutela angloamericana) e una volta ottenuta l’ha posteggiata lì, riempiendola di caserme, una ferriera, qualche raffineria, un oleodotto, e domani magari un bel rigassificator! alla faccia di chi la pensava come una città “cara al cuore”… “vola colomba bianca vola diglielo tu che tornerò. dille che non sarà più sola e che mai più la lascerò”… ecco, appunto!

  52. bulow ha detto:

    stefano, appunto, non ti sembra pazzesco che nel 2009, a trieste, molte discussioni sembrino la fotocopia di quelle del 1915?

    altro che 1945, sarebbe gia’ tanto riuscire a schiodarsi dal 1915.

  53. Marisa ha detto:

    @ Stefano

    certamente tu conosci la storia di Trieste. E certamente sai che Trieste è diventata città solo a partire dalla metà del 1800 grazie allo sviluppo del porto. E il periodo d’oro del porto, e quindi di Trieste, va dal 1895 al 1915. Ventanni in cui il grande porto finalmente funziona e alla grande, con banchine sempre piene e navi attraccate a moli stracolmi. E accanto al porto un sistema industriale e una vita culturale ricca di teatri, concerti, gallerie, ecc. Ma tutto questo è durato solo 20 anni. Ma durante questi 20 stava anche germogliando il nazionalismo che alla fine vinse anche a Trieste e questo porto finì d’essere l’UNICO porto di un grande impero e diventò uno dei tanti porti italiani.

    Sono questi vent’anni – dal 1895 al 1915 – che Trieste amplifica a dismisura e rimpiange.

    Stefano, non c’entra proprio nulla l’assenza di retroterra. Un porto non ha bisogno di retroterra. Ha bisogno di fondali, capacità imprenditoriale, classe dirigente che sappia fare affari. I fondali ci sono, ma dov’è la capacità imprenditoriale della classe dirigente triestina?

    Copio da una bel documento dal titolo “Il primo problema di Trieste è il ponte”, autore Fabio Amodeo. Questo documento l’ho trovato in internet e mi è molto piaciuto. Di sei pagine vi ricopio solo alcune righe:

    “A Trieste nel 1914 c’erano trentamila austriaci. Pochi anni dopo, nessuno. (…).Possibile che di quei trentamila, tra i quali professionisti, dirigenti d’azienda, padroni, a nessuno sia venuto la voglia di fermarsi? Sui libri di storia su questa faccenda non c’è nulla. (…) Poi venne il fascismo, e decise che tutti dovevano essere italiani. Difficile, in una città il cui elenco del telefono somigliava già allora a un verbale dell’assemblea dell’Onu. Però per un ventennio l’italianizzazione andò avanti (…). Fatto sta che durante il ventennio quelli che erano sloveni, e un po’ vispi, e non avevano voglia di farsi assorbire, capirono presto che era meglio cambiar aria, e trasferirsi a Lubiana. Poi ci furono le leggi razziali, e l’occupazione tedesca, e una fetta importante della Trieste che pensava e lavorava, quasi l’intera comunità ebraica, scomparve nei campi di concentramento. Ora fate sparire da una città tre diverse classi dirigenti, e qualcosa di strano e sbagliato succederà a quella comunità. Anche se subito dopo la guerra ci fu un esodo dall’altra parte: tutti quelli che abitavano l’Istria e Fiume, ed erano italiani, o avevano motivi per non amare il paradiso socialista, pensarono bene di andarsene (…) e molti si fermarono proprio lì, per poter vedere la costa della loro istria almeno da lontano.(…) E’ difficile fare il conto di questo va e vieni, ma si capisce come mai in giro per il mondo, ovunque si vada, si trova un triestino, e quelli che oggi vivono a Trieste e sono figli di triestini e nipoti di triestini sono un club minuscolo. (…) E badate bene che (Trieste) ha un piccolo segreto, che non vi ho ancora raccontato: come ogni posto ha i suoi bei reazionari, e i suoi nazionalisti ancora in attività, malgrado i danni fatti dalla categoria per un intero secolo, (…)”.

    Non è un intervento contro Trieste, anzi, chi lo ha scritto, Fabio Amodeo, ama Trieste e questo amore traspare in tutte le sei pagine del suo intervento, ma ha l’onesta intellettuale, secondo me ovviamente, di non cercare alibi come l’assenza di retroterra o altro, a giustificazione dell’attuale situazione di Trieste.

    Il cui problema si chiama, secondo me ovviamente: CLASSE DIRIGENTE.

  54. stefano ha detto:

    Marisa, questo è un forum e non una mail privata x cui rispondo a te x dare informazioni a tutti, perché non hai fornito notizie corrette: intanto il porto franco viene nominato da carlo IV nel 1719 e da allora diventa primo porto dell’Austria. Come vedi non sono 20 anni ma 200… Inoltre senza il retroterra costituito proprio dall’Impero Austro-Ungarico il porto di Ts ben poco avrebbe potuto fare a smistare le merci per sé e per Istria e Friuli… nonostante i fondali! I grandi porti europei sono tali perché hanno una rete di smistamento che penetra per migliaia di km verso l’interno, è il caso dell’Austria che si serve parecchio dai porti di Amburgo e Rotterdam. Per cui non raccontiamo storie! Il periodo che Ts rimpiange sono quei 200 anni di grande espansione e ricostruzione della città teresiana e giuseppina, e anche alcuni secoli precedenti in cui, come libero comune, cercava di evitare la concorrenza marittima e commerciale di Venezia vivendo di pesca, di sale, di piccoli commerci con il proprio retroterra, quello che le guerre calde e fredde le hanno tolto!
    Poi ti do invece ragione riguardo la politica assolutamente miope e distruttiva della destra che ha imperato dal ritorno di Ts in Italia. Più o meno esplicitamente i vari movimenti postfascisti hanno fatto ostruzionismo verso la componente slovena e hanno allargato il baratro segnato dal confine. da una decina d’anni, grazie a dio, quegli stessi attivisti (poi diventati aministratori ecc.) hanno capito che la politica dello scontro non ha gioco, non da respiro alla città. Ci sono voluti 40 anni ma alla fine pare che, con ancora qualche fugace lampo di rivalsa, soprattutto la componente più nazionalista stia venendo a patti con quella minoranza da sempre pacifica che ha popolato il retroterra della città. E dico da sempre pacifica (nonostante qualcuno lo so avrà da ridire pure su questo) perché riconosco l’orrore delle foibe, ma non mi sogno di pensare che quel dramma non sia stato frutto di una guerra sanguinaria.

    In conclusione: Ts ha bisogno di tornare al centro del territorio che le compete come finestra sul mare e quindi porto commerciale, e per questo le necessitano reti di collegamento. E basta. Tutto qui, il resto, compresa una nuova classe imprenditoriale, sarà una conseguenza. Negare l’importanza del suo porto significa depredarla della sua ricchezza, tagliarle i collegamenti è come toglierle linfa vitale, restringerla a mera città d’arte non è una buona idea, per quanto sia oggettivamente una bella città. Il porto vecchio sarà un’ottima occasione di rilancio d’immagine, ma la piattaforma logistiche che il CIPE le nega è una forma di ulteriore accanimento, magari non voluto e pianificato, ma che la dice lunga sulle attenzioni che le vengono rivolte e sulla statura della sua classe dirigente.

  55. Luigi (veneziano) ha detto:

    Ho avuto già modo di discutere con Fabio Amodeo su questo aspetto, ed in primo luogo sui numeri.

    Egli afferma che a Trieste nel 1914 ce n’erano trentamila, di austriaci. Questo a me pare un dato completamente campato in aria, visto che al censimento del 1910 erano poco meno di 12.000 quelli che dichiaravano come lingua d’uso il tedesco.

    Perché se ne sono andati via?

    Perché in gran parte erano dipendenti pubblici e perché in gran parte erano di recente immigrazione. Basta confrontare i 12.000 del 1910 con i 5.141 tedescofoni del 1880. In trent’anni gli austrotedeschi erano più che raddoppiati.

    Essendo sparita l’Austria ed essendo stata messa in opera dall’Italia una politica antiaustriaca fin dai primi giorni dell’occupazione militare del 1918, gli austrotedeschi triestini si sono sentiti ancora più estranei ad una città che in fondo per molti non era la loro.

    Concordo con Marisa (oggi ci sarà un cataclisma cosmico) sul fatto che la Trieste-ombelico-del-mondo è in realtà durata pochi decenni, grazie ad un evento del tutto singolare ed irripetibile: la parte austriaca dell’impero bicefalo fece di questa città precedentemente insignificante l’unico emporio commerciale. Ventotto milioni di persone avevano quest’unico terminale di imbarco/sbarco delle loro merci.

    A ben pensarci, non fu altro che la riedizione dello stesso identico monopolio sui commerci (al netto delle debite differenze) che Venezia aveva imposto a tutto il suo variegato impero per qualche centinaio d’anni.

    Ebbene: questo non tornerà MAI PIU’, e quindi Trieste deve inventarsi un futuro che necessariamente sarà completamente diverso dal passato, ma comunque legato ad esso.

    Questo futuro – a mio parere – dev’essere sempre legato al commercio e quindi alla portualità, sapendo che ad ovest e ad est la città non ha più le lande desolate, ma altre località che si propongono lo stesso identico destino, soprattutto Capodistria e Fiume.

    Capodistria e Fiume non sono i “naturali alleati” di Trieste, ma sono i principali concorrenti del capoluogo del FVG. Infatti gli sloveni (e questo è un mero dato di fatto: non vuole essere una critica di stampo nazional-irredentistico) PRIMA di fare qualsiasi altro lavoro di connessione fra Trieste e l’est Europa o fra Fiume e il mercato retrostante hanno cercato e cercano tuttora di favorire il LORO porto: Capodistria. Del resto hanno un vantaggio in partenza: per andare da Trieste all’est, devi passare per il loro territorio. Gli sloveni si sono poi sempre messi di traverso contro la costruzione di un adeguato sistema di collegamento del porto di Fiume che passi per le loro terre, per lo stesso identico motivo per cui si metteranno sempre di traverso contro gli interessi di Trieste.

    Trieste – sempre a mio modo di vedere – ha assoluta necessità di far girare i soldi: non serve a nulla avere le banche stracolme di denaro come adesso. Le “famose” grandi famiglie triestine dove sono finite, nel gran gioco della borghesia italiana? Da nessuna parte: sono sedute sulle rendite di posizione (vere o presunte) e di fatto non incidono su nessuno dei puzzle del potere economico/industriale. I “buzzurri” friulani e veneti, che cinquant’anni fa andavano in giro con le pezze al sedere, oggi hanno creato un sistema, e i triestini li hanno semplicemente guardati fare.

    Trieste (e adesso mi scatenerò contro una bella fetta di utenti) ha bisogno (come Venezia, d’altro canto) di un’ondata di immigrazione, da qualsiasi parte essa provenga. Meglio ovviamente se si tratta di gente che ha testa e soldi, ma se 50.000 giovani di tutto il mondo arriveranno a svecchiare la città sarà solo un bene per tutti. Ma la triestinità dove va? Resterà uguale a com’era prima del 1920, e cioè in perenne movimento. O pensate che i triestini del 1850 fossero gli stessi del 1900?

    Mentre il Friuli ha un’anima “stanziale” e una forte identità etnica, Trieste deve avere un’identità completamente opposta: deve essere la capitale del cosmopolitismo, aprendosi completamente a tutti. Dovrebbe essere – e adesso mi spingo ancora più oltre – una città completamente multietnica, dove chi ci viene sa che dovrà diventare “triestino”, rimboccarsi le maniche, lavorare, commerciare, metter su famiglia e fare figli.

    Buon Natale a tutti.

    Luigi (veneziano)

  56. Marisa ha detto:

    @ Stefano

    Vedo che ai fatta tua la storia stereotipata di Trieste. Confondi la data di concessione del porto franco con il reale funzionamento del porto. Il porto non è stata costruito in una notte, ma ci sono voluti molti anni per renderlo attivo e i suoi anni d’oro sono quelli che ti ho indicato io: 1895-1915.

    Dimentichi che per la Repubblica di Venezia, Trieste, allora abitata da pescatori e contadini, non è mai stata un problema e i pescatori triestini di allora, si guardavano bene dall’allontanarsi dal golfo di Trieste e rientravano rapidamente non appena al largo vedevano spuntare una imbarcazione della Serenessima.

    Poi, liberissimo di romanzare la storia di Trieste. Così come sei liberissimo di sognare una Trieste capitale e faro di una vastissima regione che comprende Veneto, Austria, Slovenia, Ungheria, ecc. ecc.

    Perchè mai Veneto, Austria, Friuli, Slovenia, Ungheria, ecc. ecc., dovrebbero guardare a Trieste? L’Austria-Ungheria non esiste più dal 1918….e i sogni sono solo sogni.

  57. Marisa ha detto:

    Per una volta quoto Luigi (il veneziano).

  58. stefano ha detto:

    Caro Luigi, per quanto NON concordi sulla tua analisi del “ventennio d’oro” della città, che è risaputo sotto Maria Teresa era già in forte espansione (non certo al culmine, ma neppure un porticciolo di provincia, e poi in 20 anni non si costituiscono le più grandi compagnie di navigazione, le più grandi asssicurazioni, i cantieri navali che vi trovavano sede), sono invece COMPLETAMENTE d’accordo sulla sua futura-potenziale mulietnicità. Certo questo non si fa aprendo le frontiere e gridando venite, venite. Non si fa neppure sbarrando le strade e le ferrovie a Rabuiese, no? Koper sarà pure un porto strategico per la Slo ma è pur sempre una banchina di 7km e un binario unico che si arrampica sulle colline. Un sistema portuale SERIO dovrebbe guardare un po’ aldilà del proprio naso e collaborare per una strategia comune e alternativa a realtà già piuttosto agguerrite.
    Senza collegamenti appunto strategici, senza un patto commerciale con i paesi dell’ex area sovietica (parlo dall’Ungheria in su) come si fa ad essere attrattivi e sperare che nuove energie ridiano linfa all’economia di una città ridotta ai minimi sindacali? E nonostante tutto i triestini, ricordiamolo ancora una volta, tutelano l’immagine di una città colta e estremamente vivibile, il che da solo potrebbe essere un buon biglietto da visita.

  59. stefano ha detto:

    Beh Marisa, intanto per cominciare mi risulta che sia stato redatto un patto fra i consigli regionali di Veneto, Trentino, Friuli e Carinzia che si chiama Euroregione, e guarda un po’, la sede è proprio a TS… un sogno che diventa realtà? Non sono così ingenuo da pensarla come Cenerentola, però se questo patto esiste vuol dire che un pensiero comune c’è, e che molti media, anche internazionali, abbiano visto nella città un crocevia di civiltà della nuova europa, anche questo, permettimi è stato SCRITTO in diverse occasioni, su testate prestigiose, nn solo su forum di provincia, per intendersi. E’ un dato storico che la caduta dei confini abbia segnato un’epoca per l’Europa, sulla stessa lunghezza d’onda della caduta del muro di Berlino, qualche anno più tardi ma tant’è qua siamo in Italia e si arriva sempre vent’anni dopo!
    La Slo è una piccola nazione e le fa gioco utile allearsi con l’Italia e l’Austria, paesi che nonostante tutto sono fra i più ricchi d’Europa. E’ ovvio che Ts e Koper, separate in realtà solo da un trentennio (perché quando erano Zona A e Zona B avevano già più di qualcosa in comune) oggi cominciano forse a capire quanto il rapporto territoriale e l’espansione portuale siano un futuro ineluttabile (a meno che nel 2012 nn si crei una Gran Canyon fra Muggia e Ancarano).
    Se leggete bene il mio post lo ammetto che Ts era un porticciolo assolutamente imbelle nei confronti di Venezia, e lo dico che i suoi traffici commerciali riguardavano l’entroterra piuttosto che il mare, almeno fino a metà del 700.
    Non è questione romanzesca, ma dati di fatto e proiezioni a lungo termine. Sempre che si abbia l’attitudine a vedere il mondo come un’evoluzione in divenire e non in regredire…

  60. Oblivion ha detto:

    Ed infatti è da un pezzo che chiedo:
    Area metropolitana.. per fare cosa?
    La “piattaforma logistica che il CIPE le nega” sarà più a portata di mano?
    Il “trasferimento dell’area franca” sarà più facile ottenerlo?
    I “collegamenti e le infrastrutture” rinasceranno da soli?
    Il porto ritornerà al centro dei traffici marittimi perchè con l’area metropolitana diventerà più competitivo e potrà praticare costi minori?
    Il “bacino di riferimento” della città si allargherà allo storico retroterra, ridiventando lo sbocco al mediterraneo del centro europa?
    E perchè tutto ciò dovrebbe avvenire con l’area metropolitana, e negli anni trascorsi non è avvenuto?
    Tolta la ragione del confine, chi tiene ferma la storia.. La Regione? Le altre province?
    E stiamo parlando solo della Trieste-porto..

  61. boh ha detto:

    In tempi di crisi pensare a sviluppare qualcosa e’ sbagliato. Si potevano fare delle cose una decina di anni fa’, ma allora tutti erano troppo presi dalla borsa e da altre cose pare, per poter pensare a dei progetti a lungo… Nel prossimo decennio e’ molto probabile che avremo un desviluppo, che sia Trieste, Udine, Pordenone o Milano. Lasciamo stare Gorizia che non ha piu’ un anima sua e’ ha vissuto solo un temporaneo oblio di possibile sviluppo sociele ed economico, ma tristemente mal gestito e dissatteso. Poi se chiude l’universita’ a Gorizia si vedranno solo i reduci di Basaglia, quelli che vanno al psichiatrico la mattina per la loro pillolina e poi si fermano nei bar a consumare l’ex Tocai e spendere le loro pensioncine.. per il resto i trasporti non sono mai stati in crisi cosi’ da 60 anni, cosi come il manifatturiero ed i commerci. Non parliamo poi dei problemi delle citta’ “vecchie” dove il benessere e’ piu’ statistico che economico-sociale. Poi si sa’ la mentalita’ provinciale e’ principalmente quella degli invidiosi, che vendono la propria “etica” in favore di modelli di sviluppo copiati ma non pensati.

  62. arlon ha detto:

    “In tempi di crisi pensare a sviluppare qualcosa e’ sbagliato.”

    Frase da annali 😀
    El bel xe che in genere xe proprio vero el contrario. Me par a mi che le crisi e le “braghe de tela” spinzi ai cambiament più validi (o più nocivi, ogni tanto) nela storia del umanità..

  63. boh ha detto:

    Nota sulla prima guerra mondiale…(non testi scolastici ad uso popolare) inizia nel 1908 qunando gli Inglesi occupano Bassora per controlla la Persian Oil. A seguito delle complesse alleanze e del crollo della Legue of Nations (una specie di primo modello europeo) e con l’alleanza degli Ottomanni con Germania e Austria, l’Itali si allea con Inglesi e Americani…

    cosi’ naque la prima guerra mondiale… quella non scolastica ovviamente

  64. boh ha detto:

    ovviamente Bassora e la Persia al tempo era sotto il controllo degli Ottomanni.. odierna Turchia

  65. enrico maria milic ha detto:

    complimenti a Luigi, gran pezzo il tuo commento.
    Concordo in toto.
    Auguri di buon natale anche a te.

  66. massimiliano ha detto:

    bravo Luigi, parole sagge e analisi profonde.
    le “grandi” famiglie triestine? diciamo chiaramente che sono rimasti “indrio co’ le carte” in fatto di economia e di capacità imprenditoriale.
    a questo aggiungici l’atavico terrore del nuovo, del rischio, dell’inconsueto, dello straniero, e il quadro è perfetto.
    dei parassiti pavidi.
    ma le rendite improduttive – si sa – hanno vita limitata.
    ecco cos’è Trieste.

    Buon Natale

  67. boh ha detto:

    Paragonare le statistiche di oggi con quelle di solo 50 anni fa’ e stupido. Oggi siamo quasi 7 mld di persone in una economia globale. 50 anni fa al mondo stavano cca 2mld di persone in una economica di Stati Nazione. 100 e passa anni fa al mondo c’erano meno di 1 mld di persone in delle monarchie che collassavano gia’ da tempo con fomente popolari ovunque e dovunque. I moti fascisti prima dell Ungheria che gestiva Trieste e il sud dell’impero erano odiosi. Per la parte nord si dovevno avere altri visti e passaporti, quindi non era l’Austria Felix dei tempi del 700..come non lo era la ormai anche’ella decadente Venezia. Interessante ad ogni modo il romanzo di Verne ambientato a Trieste oltre un secolo fa’, i problemi sembrano rimasti gli stessi e la gente relativemente povera, poi con alcuni ricchi che alzano la media cosi’ ieri come oggi.

    ad ogni modo stavo leggendo un ineressante libro che delinea i problemi dei crolli delle monarchie e delle guerrre e conlitti che seguirono, nonche’ dei provvedimenti severi rispetto alla popolazione http://books.google.com/books?id=nJkOAAAAQAAJ&pg=PA406&lpg=PA406&dq=austro+hungary+fascist+governor&source=bl&ots=SQ5k7Vf1U5&sig=QTP5m33WBOXM9zpOYkctga1wuTo&hl=en&ei=ya0wS5HLEJm4sgbrjISyBw&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=1&ved=0CAgQ6AEwAA#v=onepage&q=&f=false

  68. Marisa ha detto:

    @ Stefano

    vedi, una cosa è un tabella magari su un palazzo di Piazza Unità d’Italia, a Trieste, altro….quello che c’è dietro. Sto parlando dell’accordo tra Veneto, Carinzia e la nostra regione per far nascere l’Euroregione.

    Intanto non mi risulta che in questo accordo ci siano il Trentino e la provincia di Bolzano. Manca, fatto fondamentale, la Slovenia, che oltretutto pare aver già detto che entrerà solo se la sede sarà a Lubiana.

    Insomma al momento abbiamo solo una targa e nulla di più. Che la regione Veneto, o meglio gli industriali veneti, vedano nell’euroregione l’occasione per spostare i confini del Veneto….fino al confine con la Slovenia e l’Austria, è un dato oggettivo. Basta leggere i quotidiani del Veneto per averne la riprova. Non credo che a Venezia e al Veneto importi alcun che di Trieste, e ancor meno del Friuli. Il Friuli per loro è solo una piattaforma per le infrastrutture (strade e elettrodotti) di cui LORO hanno bisogno. Il loro slogan è “paroni a casa nostra e paroni a casa dei altri”. Trieste è solo un “momentaneo” alleato a cui regalano volentieri una targa con sopra scritto “Euroregione”. Poi c’è la Carinzia, che non è l’Austria.

    Che euroregione è senza la Slovenia, la Croazia, ecc.? Non è una euroregione ma solo “uno strumento” che serve agli industriali del Veneto per arrivare a Lubiana e Belgrado.

    Quello a cui tu pensi credo sia invece ben altro. Ed è questo “ben altro”, secondo me, ad essere un sogno che difficilmente si realizzerà e ciò perchè non ci sono più le condizioni.

  69. Oblivion ha detto:

    @Luigi (Veneziano)

    “Le “famose” grandi famiglie triestine dove sono finite, nel gran gioco della borghesia italiana? Da nessuna parte: sono sedute sulle rendite di posizione (vere o presunte) e di fatto non incidono su nessuno dei puzzle del potere economico/industriale. I “buzzurri” friulani e veneti, che cinquant’anni fa andavano in giro con le pezze al sedere, oggi hanno creato un sistema, e i triestini li hanno semplicemente guardati fare.”

    Attenzione però.. almeno per Trieste, quando si accenna al “ruolo della borghesia italiana” come comunemente inteso, qualche differenza c’è..
    Perchè il problema non deriva solo dalle “famose” grandi famiglie triestine. Quelle, come altre “famose” famiglie italiane stanno sulla competizione globale da decenni, e dunque da decenni hanno nei loro interessi tutt’altro che Trieste. Insomma è da moltissimo tempo che se ne sono andate pur continuando (forse..) a risiedere qui.
    No, il problema sta in quei “giri” che hanno messo le mani sulla torta negli ultimi decenni, intendendo come “torta” proprio quello che le grandi famiglie stavano manmano abbandonando. Quelli che lo hanno fatto – anche ed in qualche caso solo – attraverso la politica. Casomai, alcune delle “famose” famiglie hanno in qualche caso aiutato, o comunque non si son messe per traverso.
    Ma è l’ultima generazione, quella dei “botegheri” che ha il problema che “tutto cambi per far rimanere le cose come stanno”. E’ quest’ultima – quella del “no se pol” – che ha guardato Veneti e Friulani creare un sistema, ma non perchè stava con le mani in mano, tutt’altro. Era fortemente impegnata ad accaparrarsi e a consolidare la propria fetta. Era anche quella che non ha mai visto Trieste poi così multietnica, se non sotto la veste di clienti, ed è la stessa che non vede di buon occhio nemmeno oggi l’arrivo di iniziative “foreste”. Così finché è durata.. Poi ha cominciato a scontrarsi internamente, perchè se qualcosa deve proprio cambiare, allora deve cambiare ciò che riguarda te, non certo ciò che riguarda me.. e siamo all’oggi. Ed è quì che si è andata perdendo in parte anche la “triestinità”.

  70. lànfur ha detto:

    Ieri sera Ilvo Diamanti da Lerner ha detto una cosa interessante: il Veneto è la zona d’Italia che si è più globalizzata degli ultimi venti anni. Inutile girarci attorno, nel nostro piccolo il FVG non è riuscito a farlo. Friulani e triestini. A Trieste questo si fa più sentire perchè da città globalizzata della fine ottocento è ritornata (caso strano: a partire dalla prima annessione all’Italia) ad essere un capoluogo di provincia italiana come tanti altri.
    Forse è l’unico caso di ‘de-globalizzazione’ che mi venga in mente.
    Un fatto è sicuro: se Trieste piange, Udine non ride.

  71. massimiliano ha detto:

    quoto oblivion sul discorso dei “boteghèri” (in senso politico soprattutto)

  72. nick ha detto:

    gigi, hai ragione sulla necessita di “ringiovanimento”, ma non e un discoros applicabile a livello nazionale…?
    per la regione, non so se capodistria e fiume siano dirette concorrenti. capodistria difficilment epuo prendere parti del porto e fiume e collegata malissimo. e poi credo che sia dalle vostre parti che dalel nostre il fatto di creare un cluster (scuse ma in italian no me vien – e son uno che odia “location” e paorle simili) portuario sia fantascienza, mentre io credo sia una delle possibilita da percorrere.

  73. Aldo Flego ha detto:

    L’argomento dell’area metropolitana – anche oltre il porto, per me fondamentale – evidentemente stimola il dialogo, e ciò è un bene. Da sempre se n’è parlato, ma forse il tema è rimasto confinato in ambienti ristretti, nell’ambito di studi accademici o nell’attività politica. Ora vogliamo promuoverlo con forza, e dal basso, con grande coinvolgimento di tutti. Condivisione è difficile, ma è bene confrontarsi e – per noi del Comitato – tutto ciò è utile per raffinare la proposta che verrà presentata uffcialmente nel corso del primo semestre 2010.
    Il tema di fondo è un modello istituzionale e amministrativo per la Venezia Giulia, termine con il quale – a livello di prima applicazione – identifichiamo l’attuale provincia di Trieste. Sono d’accordo con “oblivion”, cogliendo sia la sua apertura sia la sua perplessità, perchè non basta una nuova Istituzione per creare condizioni di sviluppo. Ci vuole il consenso della gente, e soprattutto una classe dirigente (il termine non è splendido, ma qualcuno deve pur dirigere) che voglia costruire con entusiasmo e innovazione il futuro di Trieste e della sua Area, cogliendo tutte le opportunità nazionali e internazionali. Sottolineo con entusiasmo, la parola scetticismo – che spesso traspare – la lasciamo al passato.
    Certamente tra vent’anni Trieste sarà diversa, e potremmo anche discutere di come la vorremmo. Già undici anni fa (e vi sono studi anche molto più recenti)il prof. Gasparini dell’ISIG di Gorizia scriveva:
    http://www.isigmagazine.isig.it/lib/files/isig_mag_bollettino_it_1983_pdf_.pdf
    Vale la pena di leggere, pensando che nel frattempo la Slovenia è entrata a pieno titolo nella UE, la Croazia vi entrerà presto, Schengen modificherà non solo confini ma la testa della gente, e Trieste sarà capitale dell’Euroregione.
    Diceva all’epoca Gasparini: “…in questa funzione di costruzione di una tensione culturale comune è rilevante la capacità dell’élite. Infatti tale generazione del consenso è fondamentale, anzitutto per credere che la traduzione in realtà del modello sia possibile, e, se vi sono delle difficoltà, è principalmente questione del tempo. Élite e consenso, e quindi sua onestà e saggezza per rendere congruente il futuro della città al modello di sviluppo, rappresentano una questione di ricerca nella simulazione del futuro di Trieste, e probabilmente dalla variabilità di tale capacità dipende il grado di realizzabilità del progetto.” Parole importanti su cui riflettere, appunto con entusiasmo e senza scetticismo.
    Sarebbe bello ritrovarci su bora.la fra altri dieci, venti anni, e dirci com’è andata…
    DIPENDE DA NOI. Grazie per il dialogo che s’è sviluppato.

  74. matteo ha detto:

    se è un porto franco come mai vogliono far pagare l’ici?

  75. matteo ha detto:

    cmq marisa e luigi l’imepero austriaco punto tutto su trieste dal 1719 facendolo diventare porto franco, trieste era un centro marittimo da quei anni

  76. chinaski ha detto:

    matteo, e’ tutto un equivoco: bici, non ici. vogliono far pagare la bici al porto. ogni portuale avra’ diritto a una bici pagata dal porto, cosi’ potra’ muoversi piu’ velocemente tra le varie banchine.

  77. Marisa ha detto:

    TRIESTE E LA SUA AREA

    Dal commento nr. 74 di ALDO FLEGO:
    “Il tema di fondo è un modello istituzionale e amministrativo per la Venezia Giulia, termine con il quale – A LIVELLO DI PRIMA APPLICAZIONE- identifichiamo l’attuale provincia di Trieste”

    Credo sia questo il passaggio chiave di tutto il commnento e il sunto del nuovo progetto istituzionale portato avanti dal Comitato di cui Aldo Flego fa parte.

    Quindi, utilizzando il nome Venezia Giulia, questo Comitato vuole INVENTARE una “regione Venezia Giulia” con confini, immagino, i più ampi possibile. Ossia si vuole “una Regione per Trieste” a cui si darà il nome Venezia Giulia. Che Trieste non abbia mai avuto in tutta la sua storia una sua regione, evidentemente poco importa, si può sempre inventarne una, magari utilizzando un nome recentissimo come il nome “Venezia Giulia”.

    In altri tempi questa “operazione” sarebbe
    stata bollata come operazione “imperialista”.

    Ho letto anche il link pubblicato nel commento 74. E’ un documento del 1998.
    Trieste al centro del mondo, faro dell’umanità, con il Friuli, la Slovenia e l’intera Croazia destinati a diventare l’hinterland IMMEDIATO di Trieste.
    Beh….non si può dire che non sognate in grande!

    Buon Natale!

  78. potemkin ha detto:

    “In altri tempi questa “operazione” sarebbe
    stata bollata come operazione “imperialista”.”

    “l’ imperialismo fase suprema del capitalismo” (v.i. lenin)

    marisa, sei diventata comunista?

  79. lanfur ha detto:

    Marisa: ateniesi e spartani alle Termopili sconfissero un impero nonostante non fossero città amiche. Solo i miopi della tua levatura non riescono a riportare gli esempi della storia ai giorni nostri. Ma di ciò non mi stupisco data la situazione in cui versa l’intero paese Italia in questi ultimi anni.

  80. lanfur ha detto:

    In realtà mi sono sbagliato, le battaglie che i greci vinsero furono Salamina e Platea (spero di non sbagliarmi di nuovo).

  81. cagoia ha detto:

    @Marisa
    “Beh….non si può dire che non sognate in grande!”

    Anche voi gavè el mito del grande Friuli … praticamente dall’Atlantico agli Urali.

  82. boh ha detto:

    Sior Flego…questa xe pura fantasia…i veci xe furbi e rompiballe e nostalgici e anche non de meno SENILI..quindi non i se modifica per niente….tranne contar balle…

    “Schengen modificherà non solo confini ma la testa della gente, “

  83. massimiliano ha detto:

    @marisa

    Gasparini dice:
    “nell’hinterland immediato Trieste si inquadra dunque in un network relazionale i cui nodi sono rappresentati da Gorizia, Udine, Lubiana, Maribor, Klagenfurt, Zagabria, Fiume, Pola, Capodistria, Zara;”

    io commento: si parla di “network relazionale”, di cui Trieste è parte, esattamente come le altre città nominate, quindi, non vedo supremazie dichiarate.
    una rete di città interconnesse (nodi), non un polo unico e tanti satelliti.

    Gasparini dice:
    “un sistema di città capoluogo a cavallo dei confini come Udine, Gorizia, Capodistria, Pola, Fiume, Zagabria, Lubiana, Maribor”

    io commento: sistema di città capoluogo, ossia unità funzionale, costituita da più parti (le città capoluogo) interagenti (od in relazione funzionale) tra loro (e con altri sistemi), formando un tutt’uno in cui, ogni parte, dà un contributo per una finalità comune.
    non vedo supremazie dichiarate, anzi, direi che si tratta di sinergie.

  84. Aldo Flego ha detto:

    @boh
    …no so se te ieri a Berlino nel 1970, de qua e de là del muro: mi si. E credime, pensar quel che saria successo 19 anni dopo, iera pura fantasia. Anzi, forsi una grande balla…
    E inveze…
    Semo za nel 2010, e te vederà coss’ che nassi nei prossimi anni, anche a Trieste e nell’Area Metropolitana della Venezia Giulia (parte della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, ok Marisa?). Podè star sicuri che sarà un mondo assai diferente de ogi. Bisogna costruirlo ben.

  85. Marisa ha detto:

    ..mai venuto in mente che il Friuli voglia restare Friuli, la Slovenia voglia restare Slovenia, la Croazia voglia restare Croazia?

    E Gasparini scrive testualmente: “nell’HINTERLAND IMMEDIATO TRIESTE”. Mi date la definizione di “hinterland”?

    E perchè è stato sostituito il nome “Trieste” con il nome “Venezia Giulia”?

    Se veramente volete un progetto cosmopolita per Trieste, la prima cosa che dovete fare è cancellare il nome “Venezia Giulia”…

  86. massimiliano ha detto:

    Con la parola tedesca hinterland, in italiano retroterra, si intende comunemente la cintura urbana di una città, un complesso di centri abitati che costituiscono i comuni che fanno parte delle aree metropolitane delle grandi città.
    Nelle scienze sociali, per hinterland si considera la zona che circonda un importante centro urbano e che di questo è subalterna dal punto di vista economico e sociale.
    Ma, attenzione, nel diritto internazionale, per hinterland si intende la striscia di terreno contigua.
    Basta scegliere accezione e contesto di riferimento.

  87. Marisa ha detto:

    Appunto MASSIMILIANO…
    “Retroterra” di Trieste e non certo “striscia di terreno contigua”. Perchè questo concetto di Hinterland, è chiarissimo sia nel documento allegato che nel progetto di questo Comitato.

    Come già scritto da ABC in altro commento, se quello che volete è semplicemente eliminare la Provincia per semplificare la burocrazia. O.K. Nessun problema.

    Se invece, come sono convinta, quello che volete è invece attuare un VECCHIO progetto TRIESTINO, che vede la cancellazione di tutta o parte della Provincia di Gorizia ( a cui pare abbiate già deciso di regalare il Comune di Cervignano, così a titolo di compensazione !), e la creazione di una “regione Venezia Giulia” nuova di zecca nei confini e ottenuta sommando l’attuale provincia di Trieste con territori da annettere….allora è chiaro che la risposta sarà un chiaro e forte NO! Anzi, un forte e chiaro ” andate a …..!”

    Ancora, Buon Natale!

  88. Oblivion ha detto:

    Ragazzi, non scherziamo..
    Il disegno di Gasparini dell’ISIG prevede effettivamente una “centralità” di Trieste. Non intesa però come centralità amministrativa.
    Non si deve commettere il madornale errore di estrapolare singoli concetti da quel documento. Quello va preso per intero o niente.
    Lui parla di “funzione” di Trieste a parite dalle “tecnologie” già esistenti, e di come potrebbero diventare, assieme ad altre variabili, motore dello sviluppo e generare per diverse aree concentriche, diverse influenze sui diversi hinterland. Quando accenna alla funzione metopolitana, lo fa in relazione ai servizi concreti (trasporti, sanità ed altro) per il territorio o meglio, l’area territoriale circostante, come qualunque altro “centro” (simbolicamente inteso) erogatore di quei servizi. Tra l’altro, da questo concetto prese forma quasi in contemporanea il ragionamento della piattaforma logistica intermodale regionale di cui si trova ancora traccia sul sito della Regione.

    E’ fuori da ogni dubbio che le tecnologie di cui si parla nel documento esistano realmente a Trieste e, per l’area vasta interessata, solamente a Trieste. E, purtroppo per qualcuno, queste non siano “copiabili”.. 🙂
    Esse svolgono già ora, ognuna a se stante, il ruolo che Gasparini rileva. Giustamente, egli ragiona sulla potenziale ricaduta sul territorio e rileva il fatto che ora, non essendo in sinergia tra loro e mancando di “un sistema collettore”, alcune siano vissute quasi come estranee al tessuto socioeconomico locale. Si sofferma perciò sulla necessità di costruire relazioni ed interazioni tra la città – le sue politiche – e queste “tecnologie”.

    Il passaggio in cui sottolinea che è necessario un profondo cambio culturale locale, è contemporaneamente quello in cui individua la “debolezza” dell’impianto. Infatti dice: “È quindi evidente che il cosmo non sarà espresso dalle comunità e dai loro valori che hanno rifondato Trieste nel settecento, ma al contrario sarà quello delle tecnologie scientifiche e formative e trasportiste attuali; così come il luogo non sarà più quello dei valori residuali della nobiltà della città-stato, ma al contrario quello di essere luogo di cerniera tra Europa occidentale-centrale-balcanico/danubiana”. Il che, tradotto, vuol dire: o Trieste comprende che il mondo è cambiato e che essa stessa sta già inevitabilmente cambiando, oppure non riuscirà nell’intento. E sottolinea che: ” le due variabili (neo localismo – cosmopolitismo), se abbandonate a se stesse, producono solo piagnisteo o solo disintegrazione del sistema urbano Trieste”. Mi pare non sia andato troppo lontano…

    Un forte ruolo “guida” perciò è, come sempre, ricondotto alle élite – come nota @Flego – ma Gasparini avvisa: attenzione, le élite in questo caso “vengono da ogni parte del mondo e sono ad altissima specializzazione” e, mentre la categoria permane, i “soggetti hanno alta mobilità”… E probabilmente, aggiungo io, anche altri interessi propri rispetto al tema del “ruolo” di Trieste. Non sono loro perciò che si occuperanno della creazione del consenso su un disegno socioeconomico locale. Deve muoversi qualcosa o qualcun’altro. E chi, se non la società civile, la politica e le istituzioni locali?

    Dunque per la costruzione del consenso, per la costruzione e soprattutto la guida di una nuova idea condivisa di Trieste, lo strumento dell’Area Metropolitana sembrerebbe essere individuato come quello più adatto. Posso condividere, anche se non sta nello studio ISIG. Ma attenzione.. lo stesso Gasparini sottolinea con forza come la “tempistica” e la stessa “sequenza” con cui vengono introdotte le variabili, possa generare sviluppi diversi. Infatti, se l’idea condivisa del nuovo ruolo di Trieste non fosse quella prospettata o non fosse così ben delineata, la variabile Area Metropolitana introdotta per uno scopo, potrebbe anche generare effetti diversi ed opposti a quelli voluti. Per questo motivo continuo a chiedere chiarezza sul perché della scelta. Sul cosa si vuol fare. E’ su questo che va creato il consenso, non sullo strumento.

  89. effebi ha detto:

    @ come sempre marisa si rivolge a un “voi” indefinito e non si capisce se lo fa a titolo personale o se dietro a se ha stuoli di fans.

    vabbè, a me comunque la venezia giulia considerata come hinterland di trieste non dispiace. poi possiamo gicare sui nomi, sulle definizioni, sul km più o meno, su questo dentro o quello fuori.

    si prenda un compasso e si tracci una circonferenza, trieste al centro (un pò di ego…centrismo non guasta mai), quello che ci sta dentro come lo vogliamo chiamare ?

    friulistriagiuliasvlovenezia ? credo si debba tirar su un 3-4-cinque milioni di persone…

    marisa te se metti in nota ?

    bon nadal !

  90. cagoia ha detto:

    Se veramente volete un progetto cosmopolita per Trieste, la prima cosa che dovete fare è cancellare il nome “Venezia Giulia”

    OK. Lo podemo ciamar Küstenland
    http://www.zum.de/whkmla/histatlas/germany/kustenland.gif

  91. Marisa ha detto:

    OBLIVON…

    mi spieghi perchè Friuli, Slovenia o Croazia dovrebbero accettare la “centralità” di Trieste sia pure nell’ambito della ricerca scientifica o culturale? Perchè Stati come la Slovenia o la Croazia non possono sviluppare una loro forte ricerca scientifica o attivare un loro forte sviluppo culturale?

    E comunque per sviluppare questo tipo di “centralità” di Trieste, non è necessaria alcuna “area metropolitana”, perchè la ricerca scientifica ha bisogno solo di finanziamenti ben utilizzati…

    Quindi, ben “altri” sono gli scopi che questo Comitato si prefigge. E non è affatto casuale che abbiano sostituito il nome “Trieste” (area metropolitana di Trieste) con il nome (così amato e utilizzato dal fascismo!) “Venezia Giulia” (area metropolitana della Venezia Giulia).

    Ma credete veramente che chi non è triestino, sia così imbecille da non averlo capito?

  92. lanfur ha detto:

    Marisa nelle sue farneticazioni campanilistiche da osteria denota ignoranza storica. Il mandamento di Cervignano, da sempre inglobato nella Contea di Gorizia e Gradisca fu nella provincia di Udine nel 1923 dal governo fascista.

    Nelle elezioni politiche del 15 maggio 1921 la maggioranza slovena degli elettori della provincia (di Gorizia ndr) riuscì a far eleggere i candidati della propria etnia. Furono eletti 4 deputati della Concentrazione Slovena ed uno, Giuseppe Tuntar, del Partito Comunista d’Italia [2]. Nel cercare una soluzione, che limitasse il potere degli Sloveni, nel 1923 (in epoca fascista, quindi ndr) si decise di diluire la concentrazione slovena della popolazione (e anche quella dei voti antifascisti dell’agro aquileiese, aggiungo io ndr), ricorrendo alla provincia di Udine che allora comprendeva pure quella odierna di Pordenone, perciò si soppresse la provincia di Gorizia e Gradisca, suddividendola in 3 parti:

    1 – la parte nord con i mandamenti di Tarvisio, Plezzo, Caporetto, Tolmino, Circhina, Idria, Aidussina, Vipacco, Canale, Gorizia, Cormons, Gradisca, Cervignano (esclusi il comune di Grado e la località di Isola Morosini) e Comeno (esclusa Aurisina e località vicine) fu staccata dalla Venezia Giulia ed inserita nella provincia del Friuli.

    Non aggiungo altro ma prima di sputare proclami che sanno del campanilismo più becero e ignorante sarebbe meglio documentarsi.

  93. Marisa ha detto:

    Lanfur…..”Cervignano del FRIULI”!
    Se poi il Friuli austriaco è stato separato, sul piano amministrativo, dal resto del Friuli….non fa venir meno il fatto che è comunque Friuli!

  94. lanfur ha detto:

    Certo, come no. Anche Cortina è ‘d’Ampezzo’ vorrai reclamare alla madre Carnia anche quella un giorno?

  95. lanfur ha detto:

    Abitanti di Mariano del FRIULI (GO) e Capriva del FRIULI preparatevi ad accogliere le truppe cammellate furlanesche guidate dalla Marisa!
    PS Guardati bene da quelli di Fiume Veneto (PN) e Villa Vicentina (UD)

  96. massimiliano ha detto:

    @marisa
    mi spiace che tu abbia questi timori. ma il futuro è cooperazione transfrontaliera e non chiusura nelle piccole patrie. multiculturalismo e plurilinguismo.

  97. chinaski ha detto:

    mi e’ venuta un’ idea. per risolvere l’ annosa questione si faccia una bella guerra. le guerre sono sempre un buon affare.

  98. lanfur ha detto:

    chinaski il modo migliore per qualcuno/a sarebbe scrivere su ogni muro ‘MURO’, su ogni cartello ‘CARTELLO’, su ogni persona ‘PERSONA’.

  99. chinaski ha detto:

    resta solo da vedere chi, tra friulani e triestini, riuscira’ ad ottenere l’ appoggio degli stati uniti. bisogna che qualcuno vada da obama a spiegargli bene la situazione.

  100. Aldo Flego ha detto:

    Grazie @oblivion (e a tutti gli altri, perchè discussione significa confronto, e anche costruzione).
    Tieni presente che le tesi di Gasparini ISIG – comunque a mio avviso sempre interessanti – sono incluse in uno studio di una decina di anni fa. Vi sono studi ben più recenti che trattano l’argomento, e che noi consideriamo fondamentali per la proposta dell’Area Metropolitana della Venezia Giulia. Il dibattito preparatorio, anche su bora.la, è molto utile per affinare al meglio la proposta di legge regionale, che presenteremo a primavera per avviare la raccolta di firme: daremo “chiarezza sul perché della scelta” e “sul cosa si vuol fare”.
    Bon Nadal e bon ano novo – Bon Nadâl e bon an gnûf – Vesel Božič in srečno novo leto

  101. chinaski ha detto:

    lanfur

    e su ogni merda di cane MERDA DI CANE

  102. Oblivion ha detto:

    @Marisa

    Nel campo della ricerca scientifica l’area non è Friuli, Slovenia, Croazia.. L’ambito è globale. E non c’è centralità, ci sono luoghi. Che interagiscono. Trieste è uno di questi come NON lo sono altri. Strutture, relazioni, conoscenze, cervelli. Non si inventano di punto in bianco e non si comprano al mercato. E’ merce rara..
    Invece si può cominciare a parlare di una centralità riferendosi a ricerca applicata e a formazione. Il bacino Slovenia, Croazia ed anche oltre in quasto caso esiste. Dipende dall’offerta che gli rivolgi. Il Friuli può guardare dove crede, a Trieste come in Lombardia, ma è indubbio che se possiedi conoscenza che deriva dalla ricerca, puoi pensare di applicarla per chi ne ha bisogno, o trasmetterla a chi vuol imparare. Certo che ognuno potrebbe pensare di sviluppare in casa. Ma per farlo devi conoscere, e dunque a qualcuno devi rivolgerti. Se pensi di partire da zero, quando tu avrai scoperto il fuoco, gli altri avranno già l’accendino piezoelettrico… Per fare ricerca non bastano i soldi, anzi.. La nostra ricerca è la meno finanziata eppure è al top in molti campi. E’ una cosa diversa dal preparare un terreno per seminare.

    Cosa sia ciò che il comitato si prefigge lo vedremo.. Personalmente non mi preoccupa affatto la suddivisione del territorio in un modo o nell’altro. Trovo ingenua ed anche un po’ stupida la contemporaneità di “sentirsi” milanese, lombardo, italiano, europeo, occidentale, a seconda del livello di confronto e dell’interlocutore. Quello che sono e le mie credenze o tradizioni non cambiano di certo perchè mi hanno cambiato la sigla della traga dell’automobile. E pensare che le risorse su di un territorio possano variare a seconda del fatto che si stia con uno o con l’altro è una sciocchezza. Sono i territori del Nord che reclamano con maggior forza il federalismo fiscale, eppure sono gli stessi territori che più contano, in tutto, a livello nazionale ed abbiano oggi servizi che al Sud nemmeno si sognano. Ed ho visto paesotti in Lombardia che davano seriamente la colpa a Roma Ladrona perfino sul come i vari piani regolatori comunali avevano ridotto quel loro territorio. Andare a vedere per credere..

    Inoltre, se proprio vogliamo dirla tutta, il Friuli ha tutto da guadagnare dall’istituzione dell’Area Metropolitana triestina, almeno in termini di quell’agognata “autonomia” che in molti da sempre perseguono. Ed anche li, vedremo poi, nel caso, per farne cosa.. forse che la Carnia dopo comincerà a fare la voce più grossa con Udine. Perchè anche Ampezzo, una volta, fù capitale.

  103. massimiliano ha detto:

    bravo oblivion.

  104. Marisa ha detto:

    OBLIVON, i centri di ricerca triestini (come anche il collegio del Mondo unito e molto altro) sono stati previsti nella legge statale sulla ricostruzione del Friuli terremotato. Ossia sono stati istituiti con i finanziamenti destinati al Friuli terremotato. Era una sorta di lascia passare triestino all’istituzione dell’università friulana. Questa è storia recente, non campanilismo. Poi grazie a finanziamenti statali, dire notevoli, questi centri di ricerca si sono sviluppati. Se invece che a Trieste questi centri di ricerca fossero stati dati allora al Friuli terremotato, ora saremmo noi all’avanguardia in questo campo. O no? Oltre al piccolo particolare che il centro di ricerca Danieli, legato all’università friulana, quest’anno non ha ricevuto un centesimo dalla regione.

    Voglio solo dire che le eccellenze ci sono perchè ci sono i finanziamenti. O no?

    Ma il discorso centrale è un altro.

    Questo Comitato ha come scopo “andare a fare la spesa” a casa d’altri.
    E per giustificare “la Spesa” usa il nome “Venezia Giulia”.

  105. massimiliano ha detto:

    comunque vorrei sottolineare pure io che Gasparini ha scritto certe cose diversi anni orsono.
    data la natura dell’argomento, la mutevolezza delle situazioni esogene ed endogene attinenti ogni realtà statuale interessata, non possiamo che prendere una parte dei ragionamenti esposti e trasporli/adattarli ai tempi nostri.
    in campo geopolitico e sociologico, i fenomeni mutano incessantemente e le variabili crescono – di conseguenza – in modo esponenziale.

  106. Oblivion ha detto:

    @Marisa

    L’osservatorio astronomico è del 1898
    Il Centro di Fisica Teorica è del 1964.
    La SISSA di Miramare è del 1978
    L’Area di Ricerca è del 1981
    La TWAS del 1983
    ICGEB nasce nel 1987
    ICS nel 1988
    Elettra è inaugurato nel 1993
    Poi ne seguono altri.

    Il terremoto in Friuli è del 1976.
    Che cosa nell’elenco è stato istituito con i soldi della ricostruzione?

    Il Friuli non “sarebbe all’avanguardia” in questo campo. Perchè in Friuli non c’erano le condizioni per stabilire dei centri di ricerca (essendone poi già in attività a Trieste) e dunque non sarebbe passato per la testa a nessuno, com’è stato, di buttare lì quei finanziamenti a quello scopo. E’ indiscutibile che la storia del Friuli e quella di Trieste siano diverse, suvvia.
    Come diverso è il senso di Friuli Innovazione. Lavora in campi che nulla hanno a che fare con ciò che si fa a Trieste. L’ambito e l’area di interesse è più dedicato alla produzione. Sono due cose estrememente diverse.

    @Massimiliano

    Il documento dell’ISIG non è una fotografia dell’epoca. Il documento non è il prodotto di una simulazione. Cambiano i fattori, questo è vero, ma i criteri ed i metodi di indagine sono grossomodo gli stessi oggi.

  107. massimiliano ha detto:

    @oblivion
    si. lo conosco il documento.
    non intendevo dire che ciò che contiene è storia passata.
    diciamo però che anche le idee di chi realizza un documento progettuale possono mutare in base agli eventi contingenti che si susseguono negli anni.
    i metodi di indagine e le tecniche progettuali sono più o meno gli stessi, ma è chiaro che il numero e la qualità delle variabili sono diversi.

  108. Marisa ha detto:

    @ OBLIVON

    http://www.italgiure.giustizia.it/nir/lexs/1977/lexs_257105.html

    art. 26 ultimo comma

    Spero di basti…

  109. Marisa ha detto:

    @ OBLIVON

    E questa la specifica dei centri scientifici triestini (+ altro) istituiti con la legge statale peer la ricostruzione del Friuli terremotato. Tanto…per rinfrescare la memoria!

    http://www.miur.it/UserFiles/1263.pdf

    CAPO II
    Area di ricerca scientifica e tecnologia in Trieste

    CAPO III
    Scuola internazionale superiore di studi avanzati in Trieste (SISSA).

    CAPO IV
    Scuola superiore di lingue moderne per interpreti e traduttori e scuola di specializzazioni in tecnologie biomediche

    CAPO V
    Collegio del Mondo Unito di Duino-Auresina

    ————–

    Ora hai la risposta che mi avevi chiesto.

  110. Bruno ha detto:

    Fa piacere scoprire che l’argomento Free Port of Triest riesca sempre ad accendere l’interesse di tanti.
    Quello che mi lascia basito in Voi Triestini è l’ autolesionismo , voglio spiegarmi :
    nelle Vs. mani avete uno strumento che il mondo Vi invidia il diritto all’indipendenza e Voi Vi prostrate ad elemosinare ora a Udine ora a Roma qualche nichelino.
    Se fossi triestino mi troverei seriamente imbarazzato se venissi avvicinato da un basco o da un corso o da un irlandese o da uno scozzese o da un fiammingo o da un vallone. Popoli che come ben sapete si battono anche cruentemente per ottenere l’indipendenza.
    Io credo comunque alla buona fede e penso che il Vs. sia solo un problema di disinformazione, credo quindi di farvi cosa gradita, se lo desiderate; di spedirvi via e-mail il Trattato di Pace con l’Italia – una mappa del Territorio Libero di Trieste – e un interessante documento protocollato dell’ONU indirizzato ad un Vs. concittadino.

    Grazie B.Farina da Ferrara

  111. jacum ha detto:

    dopo 110 post le robe xe sempre più confuxe e dixordinade!

    TRIESTE NO GA BIXOGNO NE’ DEL FRIUL NE’ TANTOMENO DE GORIZIA. e no parlemo poi dela slovenia o croazia o austria.

    IL FRIULI-VENEZIA GIULIA DEVI ESSER ELIMINATO!! SUBITO!!!

    IL F-VG DEVI DIVENTAR FRIULI E GORIZIA. due bele regioni.

    pordenone al veneto e al friuli e TRIESTE INDIPENDENTE!

    IL PROBLEMA DI TRIESTE E’ L’ITALIA.

    detto questo tornemo al porto. riprendo mi el discorso butà zò dal flego:

    le zone franche, erroneamente ciamade cusì, NON LE POL ESSER TRASFERIDE PER LEGGE INTERNAZIONALE, quelle CHE RIGUARDA IL PORTO LIBERO INTERNAZIONALE DI TRIESTE e che le xe in vigore a tuttoggi.

    koper no xe lontanamente paragonabile a trieste.

    fiume no xe lontanamente paragonabile a trieste, che par po che deso gli ungherexi riprendi a finanziar el porto.

    el porto vecio NON XE una naturale estensione della città!!

    il porto vecio NON XE IN REGALO AI TALIANI, se accedi passsando un confin, vedi guardia de finanza.

    Il porto libero internazionale di trieste è un prottettorato delle nazioni unite.

    non ci sono finanziamenti per il porto perchè l’autorità portuale, di amministrazione taliana, non dà una situazione GIURIDICA stabile.

    i collegamenti col porto vanno rinforzati.

    la ferriera va abbatuta.

    el rigasifigador no se pol costruir a cause della violazione de una serie de leggi INTERNAZIONALI, oltre che dal buonsenso!

    XE INUTILE NDAR VANTI IN STO MODO, XE DE ZIRAR PAGINA.

    una delle monade che go sentì de rezente xe quela che herr robet von platz el se ga za prenotà el molo in porto vecio!! hahahahahahaha

    si, si, quando quei politicanti taliani i se gaverà spartì el porto vecio fazendo una mera speculazion edilizia, e i farà villette e apartamenti de luso, el nostro von platz pescerà guati dala finestra dela sua nova depandance!!

    zerchè de informarve prima che sia tropo tardi… e no legè el bugiardello!!!

    l’euroregione, l’area metropolitana della venezia giulia….. tute cazade per dir qualche acordo economico.

    lubiana ga razon a rifiutarse a una trieste come zentro o nuova capitale della venezia giulia!!! ma semo impazidi??!??

    TRIESTE NO GA BIXOGNO DEL HINTERLAND fin a lubliana ma neanche de sezana!!

    trieste va ben cusì come che la jera nel ’39.

  112. brancovig ha detto:

    @Marisa

    Basta basta basta con le balle. In modo falso e tendenzioso confondi l’istituzione con i finanziamenti.

    I finanziamenti per il terremoto servirono a far nascere l’università di Udine e credo che sia stata una scelta positiva

    La nascita dell’università di Udine servì ad istituire l’Area, la SISSA ed il collegio del mondo Unito. Tutte scelte stra positive per la regione e dieri in alcuni casi per il modo. Alla loro istituzione contribuì anche la considerazione dell’ottimo lavoro svolto a Trieste dal centro di fisica teorica FONDATO DA SALAM (Nobel prize nel 1964) . Ripeto Tutte scelte positive per la nostra regione (tanto che l’ex sindaco di Udine è un professore della SISSA). Ma i soldi non centrano CAPITO!! I soldi del terremoto sono serviti a far partire l’UNIVERSITA’ DI UDINE

    Anzi ringraziamo la classe politica delle scelte illuminate fatte a suo tempo.
    MARISA Vedi adesso cos’è l’AREA, IL COLLEGIO DEL MONDO UNITO, LA SISSA SENZA I FINANZIAMENTI DEL FRIULI

    BASTA! BASTA! BASTA!

  113. abc ha detto:

    @ brancovig
    Se leggi bene il link di cui al commento 110, ti accorgi che i finanziamenti per il terremoto del Friuli sono serviti anche a far partire nella provincia di Trieste le 4 strutture ivi elencate. Se dopo si vuole smentire quanto sta scritto a chiarissime lettere nel D.P.R. 6 marzo 1978, n.102, non è la prima volta che si nega di proposito la realtà. Io francamente trovo vergognoso che i soldi della ricostruzione delle aree terremotate siano finiti a Trieste e Duino.

  114. lanfur ha detto:

    Da quello che ne so le istituzioni scientifiche a Trieste sono state uno dei pochi esempi in cui friulani e triestini hanno fatto qualcosa di buono assieme. Magari si potessero ripetere ogni santo giorno quelle cooperazini.
    Fosse per le Marise di questo mondo saremmo ancora vestiti di pelli a tirarci le frecce emettendo grugniti sulla sponda dell’Isonzo o del Timavo.
    Saluti e auguri trans-regionali a tutti.

  115. Oblivion ha detto:

    @Marisa

    Ma davvero tu pensi che ciò che sta scritto nei testi che hai postato significhi che quella roba è stata itituita “con i soldi della ricostruzione del Friuli terremotato”?
    Significando tra l’altro che se non ci fosse stato il terremoto allora a Trieste quelle cose non si sarebbero fatte?
    E di conseguenza siccome il terremoto era in Friuli, in Friuli avrebbero dovuto istituirle?
    E’ questo che vai sostenendo?

    Marisa.. non so se ci arrivi.. ma è come dire che siccome il terremoto ha colpito L’Aquila allora il ponte di Messina bisogna farlo a L’Aquila! E’ la stessa identica cosa.

  116. Marisa ha detto:

    Quoto ABC, commento 114, al 1000%.

    Bravi i politici triestini dell’epoca a portare a casa moltissimo per Trieste (che non ha avuto neppure un lampario rotto nel 1976!) con la legge sulla ricostruzione del Friuli terremotato. Loro si che sanno fare gli interessi di Trieste!

    Bravi (in senso ironico!) i politici friulani dell’epoca che, salvo alcuni parlamentari a cui il Friuli deve molto, hanno ceduto all’arroganza triestina e accettato che l’università friulana fosse istituita con facoltà del “tubo” e, UNICO CASO IN ITALIA, con il vincolo (IMPOSTO DA TRIESTE) della non concorrenzialità con l’ateneo triestino, che aveva quasi tutte le facoltà esistenti all’ora. Bravi (sempre in senso ironico!), i politici friulani (sempre con le dovute eccezioni!)per aver ceduto all’arroganza triestina che ha preteso e ottenuto che l’università friulana si chiamasse “Università di Udine” e non, come richiesto dalla proposta di legge popolare sottoscritta da 125.000 firme (molte raccolte sotto le tende del Friuli terremotato) “Università del Friuli”.

    Ringrazio LANFUR per i complimenti rivoltimi nel suo commento 115. Sempre un gran Signore!

    E teneteveli stretti a Trieste i vostri politici. Sempre pronti a correre a Roma a tendere la mano, sempre pronti a difendere i privilegi di cui ancora gode questa città. Bravissimi a tenere nell’angolo i politici eletti in Friuli…

    Buon Natale!

  117. brancovig ha detto:

    @ per ABC
    Dal vostro link

    15. Le entrate del consorzio sono costituite da:
    1) contributi dello Stato nell’ambito dei finanziamenti previsti dalle leggi vigenti per il potenziamento della ricerca
    scientifica;
    2) contributi della regione, dell’amministrazione provinciale e del comune di Trieste, nonché contributi degli enti e privati
    di cui al precedente art. 13, secondo comma. La misura dei contributi dell’amministrazione provinciale e del comune sarà
    fissata dai rispettivi consigli anche in deroga alle norme del testo unico di cui al regio decreto 3 marzo 1934, n. 383, e
    successive modificazioni;
    3) contributi del Consiglio nazionale delle ricerche;
    4) eventuali contributi volontari;
    5) proventi dell’uso dei beni pertinenti al comprensorio;
    6) proventi delle gestioni dei servizi.
    Il patrimonio del consorzio è costituito dai beni mobili ed immobili comunque acquisiti a titolo oneroso o gratuito.

    30. Per il funzionamento della Scuola internazionale superiore di studi avanzati in Trieste si provvederà
    nell’ambito delle dotazioni degli appositi capitoli dello stato di previsione della spesa del Ministero della
    pubblica istruzione.

    44. La determinazione della misura del contributo annuo dello Stato per il funzionamento
    dell’Università degli studi di Trieste, tenuto anche conto del particolare impegno derivante alla stessa
    Università dall’applicazione del presente decreto, viene effettuata prescindendo dai criteri di cui all’art.
    1 della legge 18 dicembre 1951, n 1551, e successive modificazioni ed integrazioni.
    Per il funzionamento della scuola superiore di lingue moderne per interpreti e traduttori si provvede
    nell’ambito delle dotazioni degli appositi capitoli dello stato di previsione della spesa del Ministero della
    pubblica istruzione.

    SPIEGAMI DOVE C’E’ SCRITTO CHE SI USANO I SOLDI DEL TERREMOTO MI SEMBRA UNA NEGAZIONE DELLA REALTA’

    ALLORA RIPETO BASTA CON QUESTO SQUALLORE E INVECE GIOITE DI COSE PUBBLICHE FATTE BENE E CHE FUNZIONANO ED IN ALCUNI CASI RICONOSCIUTE PER QUALITA’ DA TUTTO IL MONDO

    INFINE QUOTO LANFUR E OBLIVION

  118. Marisa ha detto:

    @ BRANCOVIC

    dal D.P.R. 6 marzo 1978 n. 102, hai dimenticato di citare il “secondo comma, Puno due , Capo II”. I finanziamenti (un sacco di miliardi!) per l’ISTITUZIONE del Consorzio sono fissati sul D.P.R. stesso. Poi, ovviamente, per il suo funzionamento, il centro di ricerca ha attinto finanziamenti da altre fonti….

    Leggere bene tutto, please, e non solo quello che fa comodo!

  119. lanfur ha detto:

    Sarò poco signore ma per quanto mi riguarda tu rappresenti quella fetta (per fortuna molto minoritaria) di friulani con i quali non andrò mai d’accordo: chiusi ad ogni collaborazione con coloro che la storia ha voluto come nostri vicini. Non riesci a guardare al di là del tuo naso perchè vi piace ritenervi una minoranza perseguitata dal perfido vicino di casa in una regione dove i friulani sono maggioranza (per lo più ampiamente rappresentata in consiglio regionale) e non smettete di farlo presente con quel vittimismo da ‘chiagne e fotte’ alle vere minoranze che compongono la regione (triestini e bisiachi in primis). Un atteggiamento che non rende giustizia ai friulani che guardano avanti e di queste scaramucce se ne strabattono.
    Io, da friulano, non mi sento rappresentato da te e dai tuoi discorsi che tirano in ballo la pretesa di essere voce di tutti quelli a ovest dell’Isonzo e continuerò a ripertelo finchè posso.
    Per quanto riguarda l’Università di Udine (della quale ho frequentato le facoltà del “tubo”) meglio se ti lavi le mani prima di scrivere stupidaggini sulla tastiera.

  120. Luca ha detto:

    Presidenti della regione Friuli Venezia Giulia.

    1964 – 1973 Alfredo Berzanti – DC
    1973 – 1984 Antonio Comelli – DC
    1984 – 1991 Adriano Biasutti – DC
    1992 – 1993 Vinicio Turello – DC
    1993 – 1994 Pietro Fontanini – LN
    1994 – 1994 Renzo Travanut – PDS
    1994 – 1995 Alessandra Guerra – LN
    1995 – 1996 Sergio Cecotti – LN
    1996 – 1998 Giancarlo Cruder – UDC
    1998 – 2001 Roberto Antonione – FI
    2001 – 2003 Renzo Tondo – FI
    2003 – 2008 Riccardo Illy – ID
    2008 – Renzo Tondo Il – PdL

    Chi vuole completare il quadro con la provenienza territoriale?

  121. Marisa ha detto:

    Il Friuli non è affatto chiuso ad ogni collaborazione con i vicini. Anzi. E lo dimostra la storia millenaria del Friuli, Regione multietnica e plurilingue da almeno 15 secoli. E lo dimostrano i tanti friulani che girano da sempre il mondo per affari e altro. E lo dimostrano i secolari rapporti che da sempre il Friuli ha con il mondo sloveno e quello tedesco.

    L’accusa di chiusura è semplicemente assurda e senza senso, e si basa sulla non conoscenza della storia del Friuli e della sua realtà culturale e linguistica.

    Uscite dalla mentalità triestinocentrica e sarà un piacere collaborare anche con voi. Non prima.

    E ora vi lascio, visto che è la vigilia di Natale.

    Bon Nadâl a ducj i triestins.

  122. brancovig ha detto:

    Meno mal che xe Marisa che sa tutto e che non la ga la mentalità Udine centrica.

    Purtroppo è impossibile ragionare con chi contesta la verità dei fatti

    buona NATALE A TUTTI e siate più sereni solo con la contaminazione e con l’apertura ci sarà una crescita di tutta la regione

  123. matteo ha detto:

    piu che altro il problema del porto è che al italia non interessa svilupparlo, data la sua naturale ubicazione verso est non porta guadagni economici, ovviamente bisognerebbe andare a parlare con l’est, qualche politico nostrano che vuole andare si faccia avanti

  124. Cristiano ha detto:

    Discussione interessante (lunga e ripetitiva pero’),

    vedo che qualche punto Marisa lo ha finalmente quando comincia a parlare di presente o di storia recente (i finanziamenti per il terremoto ecc…).
    Xe’ suficiente smeter de strasinar il cadavere dei patriarchi per Corso Verdi cercando invano di risvegliare le “coscienze sopite”,

    poi anche la “chiusa” (chisa’ perche’?!? forse che semo circondadi dei lupi?!) Gorizia xe’ pronta ad ascoltar.

    Gorizia che secondo me non deve ridursi a dover scegliere se farsi mutilare e svuotare tra ‘ste Provincie Friulane e ‘sta altra Area Metropolitana che le me fa tute e due solo rider, la devi rivendicar il ruolo e l’identita’ che ghe xe’ proprie.

    Sicome no go’ coioni de scriver in 8 lingue diverse, un neutro Merry Christmas a tutti, cosi’ no se turba nesun.

    W!

  125. Marisa ha detto:

    Mio commento nr. 119 e link del mio commento 110.

    D.P.R. 6 marzo 1978 – CAPO II – PUNTO 12 – secondo comma

    “(…) Per il perseguimento degli scopi ISTITUZIONALI è attribuito al consorzio un fondo di dotazioni …”

    Per errore avevo scritto punto due anzichè punto 12.

    Buona lettura!

  126. Luca ha detto:

    “E lo dimostrano i tanti friulani che girano da sempre il mondo per affari e altro.”

    Questo “altro” si riferisce alla presenza dei tanti “fogolars” in giro per il mondo. Si, perchè nella visione di Marisa anche quelli che sono emigrati dal Friuli perchè non avevano più neanche la pellagra andavano in giro per affari. La colpa dell’emigrazione è ovviamente di Trieste che già quella volta si accaparrava tutto. In tutto quello che ha messo in link non ho visto una riga che dica che i soldi del terremoto del Friuli siano venuti a Trieste. Il Presidente Comelli avrebbe fatto questo? E’ incredibile come pur di sostenere una tesi assurda Marisa passi come un rullo anche su una delle figure più serie e rappresentative del Friuli.

  127. abc ha detto:

    Buon Natale a tutti quanti.
    Replicherò al commento 118 non prima di Santo Stefano.

  128. Marisa ha detto:

    Luca…..leggiti anche tu il DPR 6 marzo 1978 n. 102 – CAPO II, Punto 12 – e fai la somma dei miliardi di vecchie lire stanziati “con questo DPR” per l’ISTITUZIONE del centro di ricerca triestino…..

    Altrochè tesi assurde….

  129. Luca ha detto:

    D.P.R. 6 marzo 1978, n. 102
    pubblicato nel Suppl. Ord. alla Gazz. Uff. 13 aprile 1978, n. 102.
    Norme sulla Università statale di Udine e sulla istituzione ed il potenziamento di strutture per la ricerca scientifica e
    tecnologica, di alta cultura ed universitarie in Trieste

    Il titolo NON dice norme sulla ricostruzione del Friuli terremotatato!

    CAPO I – Università di Udine

    Art.10. – Agli oneri derivanti dal presente capo, ivi compreso un contributo di lire 100 milioni per il funzionamento del comitato
    tecnico amministrativo di cui al precedente art. 3, per una spesa complessiva per il biennio finanziario 1977-78 di lire
    11.500 milioni, si provvede in conformità a quanto previsto dall’art. 26, commi terzo e quarto della legge 8 agosto 1977, n.
    546.

    > E QUESTA E’ LA LEGGE SUL TERREMOTO, la 546 !!

    CAPO II – Area di ricerca scientifica e tecnologica in Trieste

    ART. 12. – È costituito un consorzio obbligatorio, avente personalità giuridica di diritto pubblico, per l’impianto, la gestione e lo
    sviluppo dell’area per la ricerca scientifica e tecnologica nella provincia di Trieste.
    La scelta del sito, la delimitazione dell’insediamento nonché le norme per eventuali ampliamenti verranno precisati nello
    statuto del consorzio.
    Il consorzio è sottoposto alla vigilanza del Ministro incaricato per il coordinamento della ricerca scientifica e tecnologica.
    Per il perseguimento degli scopi istituzionali è attribuito al consorzio un fondo di dotazione di cinque miliardi per l’anno
    1985, incrementato di lire dieci miliardi per l’anno 1986, di lire ventinove miliardi per l’anno 1987, di lire ventisei miliardi
    per l’anno 1988 e di lire 15 miliardi per l’anno 1989. A valere sul predetto fondo un importo complessivamente non
    superiore a lire dieci miliardi può essere destinato alle spese di gestione del consorzio stesso .

    Art.15. – Le entrate del consorzio sono costituite da:
    1) contributi dello Stato nell’ambito dei finanziamenti previsti dalle leggi vigenti per il potenziamento della ricerca
    scientifica;
    2) contributi della regione, dell’amministrazione provinciale e del comune di Trieste, nonché contributi degli enti e privati
    di cui al precedente art. 13, secondo comma. La misura dei contributi dell’amministrazione provinciale e del comune sarà
    fissata dai rispettivi consigli anche in deroga alle norme del testo unico di cui al regio decreto 3 marzo 1934, n. 383, e
    successive modificazioni;
    3) contributi del Consiglio nazionale delle ricerche;
    4) eventuali contributi volontari;
    5) proventi dell’uso dei beni pertinenti al comprensorio;
    6) proventi delle gestioni dei servizi.
    Il patrimonio del consorzio è costituito dai beni mobili ed immobili comunque acquisiti a titolo oneroso o gratuito.

    > E QUESTI NON SONO FONDI DALLA LEGGE SUL TERREMOTO!
    Da nessuna parte si dice che i fondi vengono attinti dalla Legge 546.

    CAPO III – Scuola internazionale superiore di studi avanzati in Trieste

    Art.30. – Per il funzionamento della Scuola internazionale superiore di studi avanzati in Trieste si provvederà
    nell’ambito delle dotazioni degli appositi capitoli dello stato di previsione della spesa del Ministero della
    pubblica istruzione.

    > E QUESTI NON SONO FONDI DALLA LEGGE SUL TERREMOTO !!! Bensì dalla Pubblica Istruzione.

    CAPO IV – Scuola superiore di lingue moderne per interpreti e traduttori e scuola di specializzazioni in tecnologie
    biomediche

    Art.44. – La determinazione della misura del contributo annuo dello Stato per il funzionamento
    dell’Università degli studi di Trieste, tenuto anche conto del particolare impegno derivante alla stessa
    Università dall’applicazione del presente decreto, viene effettuata prescindendo dai criteri di cui all’art.
    1 della legge 18 dicembre 1951, n 1551, e successive modificazioni ed integrazioni.
    Per il funzionamento della scuola superiore di lingue moderne per interpreti e traduttori si provvede
    nell’ambito delle dotazioni degli appositi capitoli dello stato di previsione della spesa del Ministero della
    pubblica istruzione.

    > E QUESTI NON SONO FONDI DALLA LEGGE SUL TERREMOTO !!! Anche qui dalla Pubblica Istruzione e non dal terremoto.

    CAPO V – Collegio del Mondo Unito di Duino-Aurisina

    Art. 46. – Per la realizzazione in Duino-Aurisina del collegio di cui al precedente comma la regione Friuli-
    Venezia Giulia, anche mediante utilizzo di contributi a tal fine concessi sul fondo di cui all’art. 70 dello
    statuto d’autonomia o, comunque, da altri soggetti pubblici e privati, italiani o stranieri, potrà procedere
    all’acquisto di beni mobili ed immobili, al restauro ed all’adattamento di edifici, alla costruzione di nuovi
    edifici, alla sistemazione di aree ed, in genere, all’apprestamento di tutte le occorrenti strutture mobili
    ed immobili, direttamente o mediante concessione a soggetti pubblici o privati.
    I beni e le strutture, di cui al precedente comma, saranno messe dalla regione gratuitamente a disposizione dal collegio, mediante convenzione con l’ente gestore.

    > E QUESTI NON SONO FONDI DALLA LEGGE SUL TERREMOTO !!! Bensì dai fondi art. 70 Regionali

    E adesso smettila di insistere colle stupidaggini. Ci fai pessima figura.

  130. Buno ha detto:

    Constato con dispiacere che il mio intervento N° 111 forse non gradito,
    ha prodotto l’effetto silenzio, quel silenzio che si riscontra in alta montagna o nelle Vs. cavità carsiche.
    Noto inoltre, che partendo dall’articolo introduttivo della redazione,i commenti dei partecipanti devino man mano, fino a perdersi in vane elucubrazioni campanilistiche di contrapposizione fra il Friuli e Trieste
    per toccare poi la vetusta superiorità culturale romana e l’irrefrenabile minaccia barbarica delle orde d’oriente.
    Io credo invece che la storia attuale per misteriose cause geomagnetiche non lambisca il
    Vs. territorio.
    La posizione decentrata delle Vs. terre non Vi permette di gioire nè delle orge romane nè del vento innovativo della vera Europa.

    Triestini, rirovate quell’orgoglio che Vi distinse all’epoca dei liberi comuni,
    quando il ” famelico leone ” volle ripetutamente privarvi della LIBERTA fate valere i Vs. diritti e invocate l’INDIPENDENZA

    Non sarete per questo meno italiani di uno svizzero del canton Ticino o di un sanmarinese.

    Farina da Ferrara

  131. Marisa ha detto:

    Allora mettiamola così:
    —————
    LEGGE 8 AGOSTO 1977, n. 546 (GU n. 227 del 22/08/1977) – RICOSTRUZIONE DELLE ZONE DELLA REGIONE FRIULI-VENEZIA GIULIA E DELLA REGIONE VENETO COLPITE DAL TERREMOTO NEL 1976.

    Preambolo
    LA CAMERA DEI DEPUTATI ED IL SENATO DELLA REPUBBLICA HANNO APPROVATO;

    IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
    PROMULGA
    LA SEGUENTE LEGGE:
    ART.1.
    PER LA RINASCITA DEI COMUNI COLPITI DAGLI EVENTI SISMICI DEI MESI DI MAGGIO E SETTEMBRE 1976 INDICATI AI SENSI DEGLI ARTICOLI 1 E 20 DEL (…)
    …..
    ART. 26
    (…)IL GOVERNO DELLA REPUBBLICA È ALTRESÌ DELEGATO AD EMANARE,ENTRO SEI MESI DALLA DATA DI ENTRATA IN VIGORE DELLA PRESENTE LEGGE E SENTITO IL PARERE DELLA COMMISSIONE PARLAMENTARE DI CUI AL SUCCESSIVO ARTICOLO 34,NORME AVENTI VALORE DI LEGGE ORDINARIA PER LA ISTITUZIONE E IL POTENZIAMENTO DI ISTITUZIONI E STRUTTURE PER LA RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA, ALTA CULTURA ED UNIVERSITARIE A TRIESTE, NEL RISPETTO DEL PRINCIPIO DELL’ARMONICO SVILUPPO DELL’UNIVERSITÀ E DELLA RICERCA SCIENTIFICA NELLA REGIONE.
    ———–
    Successivamente con il DPR 6 marzo 1978 n. 102, si è dato ATTUAZIONE all’art.26 della legge 8 agosto 1977, n. 546, che infatti ha come preambolo:

    IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
    (…)
    Visto la legge 8 agosto 1977, n.546, concernete ricostruzione delle zone delle regione Friuli-Venezia Giulia e della regione Veneto colpite dal terremoto del 1976;
    Udito il parere della Commissione parlamentare prevista dall’art. 34 della legge 8 agosto 1977. 546
    (…)
    Decreta:
    ———–

    E qui mi fermo. Evidenzio solo che l’art. 1 della L. 8 agosto 1977, n.546 precisa che scopo della legge è la “rinascita dei comuni colpiti dagli eventi sismici”. Difficile da comprendere come l’istituzione del Collegio del Mondo Unito potesse servire alla “rinasciata dei comuni colpiti dagli eventi sismici”.

    Ma finiamola qui. Passo la mano a ABC.

  132. Luca ha detto:

    Non voltare frittate. Tu hai detto che i soldi del terremoto sono andati a Trieste.
    Il fatto che nella legge si dica che verranno istituiti etc.. non vuol dire affatto che verranno istituiti con i soldi del terremoto.
    Le norme che tu stessa hai citato, quando parlano dei finanziamenti, sono chiarissime. Gli articoli che parlano dei finanziamenti dicono da dove son presi i soldi e dove ed a cosa sono destinati. Ed i fondi sono diversi.
    Punto.

  133. abc ha detto:

    Premessa: non insulto nessuno e non gradisco essere insultato.

    @brancovich 118.
    Mi scuso per le scritture in maiuscolo tutte tratte da copia-incolla, quindi non dovute a mia colpa.
    Mi chiedi: “SPIEGAMI DOVE C’E’ SCRITTO CHE SI USANO I SOLDI DEL TERREMOTO MI SEMBRA UNA NEGAZIONE DELLA REALTA’”.
    Ti rispondo che sta scritto qui: “LEGGE 8 AGOSTO 1977, n. 546 (GU n. 227 del 22/08/1977)
    RICOSTRUZIONE DELLE ZONE DELLA REGIONE FRIULI-VENEZIA GIULIA E DELLA REGIONE VENETO COLPITE DAL TERREMOTO NEL 1976.” Come vedi il titolo di questa legge è molto chiaro dopo “1976” c’è un punto (e basta), il che vuol dire che per tutto quanto ivi contemplato, si trae i finanziamenti dall’emergenza del terremoto del Friuli.

    Ma ti smentisci da solo nel tuo commento 113 laddove scrivi: “I finanziamenti per il terremoto servirono a far nascere l’università di Udine”. Nell’art. 26 della legge stessa infatti si parla sia di tale università che delle altre strutture della provincia di Trieste e si specifica che queste ultime sono create “NEL RISPETTO DEL PRINCIPIO DELL’ARMONICO SVILUPPO DELL’UNIVERSITÀ E DELLA RICERCA SCIENTIFICA NELLA REGIONE.” Ti faccio notare che questa specificazione non sarebbe stata necessaria se non si fosse attinto a soldi del terremoto. Né puoi sostenere che quelli sono stati usati per la sola università di Udine.

    Confondi le spese di gestione e mantenimento con quelle sostenute per l’istituzione o creazione. Se guardi bene lo stesso ragionamento lo puoi estendere all’Università di Udine. Vale o per tutti o per nessuno. Una volta istituite tutte queste strutture è lapalissiano che poi saranno gli organi competenti a interessarsi finanziariamente del loro funzionamento. Questo vale per Udine, per Trieste e per Duino.

    Poi scrivi:”ALLORA RIPETO BASTA CON QUESTO SQUALLORE E INVECE GIOITE DI COSE PUBBLICHE FATTE BENE E CHE FUNZIONANO ED IN ALCUNI CASI RICONOSCIUTE PER QUALITA’ DA TUTTO IL MONDO”. Lo squallore lo provoca chi non vuole vedere. Tu pensi che se create più vicino alle zone terremotate quelle strutture pubbliche non sarebbero state “fatte bene”?

    Infine quoti Lanfur e Oblivion. esprimerò un mio parere in merito su altro commento.

    Ti faccio notare un particolare da non trascurare e ti dò un link: http://www.listapertrieste.it/pagine/la_nostra_storia.htm. Il trattato di Osimo è del 1975, nel periodo in cui si sono emanate le disposizioni per il terremoto, bisognava fare contenta Trieste, per contenere il malcontento provocato dalla Lista per Trieste. Ecco spiegato il tutto.

  134. Marisa ha detto:

    @ Luca
    Ovviamente la risposta di ABC (commento 134) vale anche per te.

    Completo il ragionamento di ABC sul perchè nell’art. 26 della legge 8 agosto 1977 n. 546 (legge che HA COME UNICO SCOPO “la rinascita del comuni colpiti dal sisma nel 1976”) oltre all’Istituzione dell’Università di Udine sono previsti benefici anche per Trieste. Questa città aveva osteggiato in maniera “pesantissima” l’istituzione dell’Università friulana, mettendo in campo, contro questa legittima richiesta del popolo friulano, tutto il suo potere politico. Ostilità pesantissima mai sopita neppure oggi nel dicembre 2009….figurarsi allora! Ricordo, a solo titolo di esempio, che in prossimità dell’emanazione della legge 546/77 (che preveda l’Istituzione dell’Università di Udine, all’art. 26!), le forze politiche triestine tentarono in Parlamento la carta della proposta di legge dell’Istituzione dell’UNIVERSITA’ UNICA REGIONALE (e siamo nel 1977 !). La proposta di legge non fu presa in considerazione dal Parlamento italiano che inserì nella legge per la ricostruzione del Friuli terremotato (art. 26 della L. 546/77) l’istituzione dell’Università di Udine…..ma nel medesimo art. 26 inserì anche NOTEVOLI benefici per Trieste. Benefici che nulla avevano a che vedere con lo scopo della legge stessa (la rinascita dei comuni colpiti dal sisma) ma erano solo il risultato della FORZA del potere politico triestino a Roma, e della RESA del potere politico friulano. Della serie “Se al Friuli date l’Università a noi TRIESTINI dovete dare a, b, c, d”. Con i politici friulani che ancora una volta “CEDONO”. E questo inserito in una legge, come ben spiegato da ABC nel commento 134, in cui “ovviamente” TUTTI i finanziamenti (anche se non viene citata espressamente la legge 546/77) DEVONO servire “alla rinascita dei Comuni colpiti dal’evento sismico”, ossia FONDI PER LA RICOSTRUZIONE DEL FRIULI (e parte del Veneto) TERREMOTATO. Il DPR 6 MARZO 1978, N.102., non è altro che l’attuazione dell’art. 26 della L. 546/77 e di conseguenza i finanziamenti previsti per l’ISTITUZIONE di quanto PRETESO dal potere politico triestino a titolo di COMPENSAZIONE dell’Istituzione dell’Università friulana, rientrano TUTTI tra i finanziamenti per la ricostruzione del Friuli (e parte del Veneto) terremotato, ai sensi della legge “madre” 546/77.

    E a questo punto non risponderò più a nessun altro tentativo di stravolgere la realtà giuridica….sicuramente scomoda per Trieste……come scomodissima per il Friuli è stata la guerra spaventosa che il potere politico triestino fece, E CONTINUA a FARE, all’università friulana.

  135. Marisa ha detto:

    Scusate, nel precedente commento ho usato un termine sbagliato. Non si trattò di COMPENSAZIONE, ma di PIZZO pagato dal Friuli a Trieste. Friuli che nel 1977, in Italia, era il fanalino di coda come numero di laureati, mentre Trieste allora aveva una media di laureati superiore e di molto alla media italiana. Friuli che voleva un’università per formare una sua classe dirigente e “uscire con la testa” dal disastroso terremoto del 1976.

  136. Luigi (veneziano) ha detto:

    Riassumendo: di circa 5.000 miliardi delle vecchie lire stanziati dalla fascio-nazionalista Italia odiatrice dei friulani e andati al Friuli, circa 150 sono andati a Trieste.

    Qualcuno mi spiega dove sta lo scandalo?

    Luigi (veneziano)

  137. Marisa ha detto:

    …..che Trieste non aveva avuto neppure un lampadario rotto!

  138. chinaski ha detto:

    e bòn ah, tocchera’ mettersi a rompere lampadari. comincio io, ho giusto un lampadario di merda in soggiorno, lo rompo volentieri.

  139. Luca ha detto:

    Affermare che l’istituzione dell’Università di Udine fu un’idea certamente osteggiata da alcuni ambienti triestini e non solo, che la consideravano un doppione, e che perciò in occasione del dibattito sulle norme che istituirono questa università ci fù chi propose fino all’ultimo la tesi dell’università unica regionale facente capo a Trieste, è certamente vero.

    Trovare rimandi a questo dibattito nelle norme che si riferiscono all’istituzione dell’Università di Udine è perciò tutt’altro che strano.
    Il riferimento “allo sviluppo armonico di Università e Ricerca” è sicuramente legato a questo dibattito, anche perchè le richieste ed i progetti di sviluppo della ricerca nell’area triestina erano già in corso da tempo, indipendentemente dal terremoto, ma di certo furono argomenti usati anche a sostegno dell’idea dell’università unica regionale.

    Cosa estremamente diversa è invece sostenere che i finanziamenti per i laboratori e gli istituti di ricerca che sono nati a Trieste siano stati direttamente “prelevati” dai finanziamenti per la ricostruzione post-terremoto, sostenendo perciò che siano stati dirottati su Trieste fondi inizialmente previsti per Udine. Questo è un falso.

    Non è affatto vero che per tutto quanto contemplato nella legge sulla ricostruzione si traggono i finanziamenti dalla “Legge 8 Agosto 1977, n. 546 – Ricostruzione delle zone ella Regione Fiuli-Venezia Giulia e della Regione Veneto colpite dal terremoto nel 1976.” Perchè il D.P.R. del 6 marzo 1978, n. 102 – che stabilisce nel dettaglio cosa si farà per università e ricerca, dice espressamente dove vanno reperite le risorse negli Articoli 10 – 12 – 15 – 30 – 44 – 46, e solo un cieco od un prevenuto può non vederlo. Dettaglio nel post n.130.

    La realtà dei fatti è che se non ci fosse stato il terremoto, a Trieste i laboratori di ricerca si sarebbero fatti comunque e senza fondi eccezionali così come è stato, mentre a Udine l’università sarebbe di certo nata, ma probabilmente con difficoltà maggiori (anche certamente per l’opposizione di ambienti triestini) e tempi più lunghi. Vale ricordare che per la sua nascita, vista l’eccezionalità del terremoto, furono poste in atto “deroghe” alle norme nazionali (non triestine) allora in vigore.

    Sempre nell’ Art. 26 si dice:
    “..In DEROGA alle vigenti norme che vietano l’istituzione di corsi universitari in sedi diverse da quelle dell’Ateneo ed in DEROGA alla norma che subordina lo sdoppiamento di corsi universitari alle esigenze didattiche o al numero degli studenti e per il resto conformemente alle norme vigenti, si AUTORIZZA, limitatamente all’anno accademico 1977-78, l’istituzione di corsi sdoppiati da tenersi a Udine, del biennio propedeutico alla Facoltà di Ingegneria dell’Università di Trieste..”

    Perciò andrebbe forse bene dire che Trieste ha tentato di opporsi (anche se la generalizzazione “Trieste” è sempre sbagliata), ma ciò che non va bene è sostenere che i fondi per la ricostruzione siano stati in qualche modo dirottati. Questa è una bufala ad uso e consumo privato.

  140. Luigi (veneziano) ha detto:

    @ Marisa
    Quindi in questo quadro il Friuli aveva diritto a tutti i soldi e Trieste a nulla.

    Allora facciamo così: siccome la regione Friuli-Venezia Giulia nasce come autonoma nella Costituzione in modo assolutamente prevalente non per il Friuli, ma per le considerazioni relative ai territori della Venezia Giulia (si leggano le pp. 365 ss. de V.Falzone, F.Palermo, F.Cosentino, “La Costituzione della Repubblica Italiana, illustrata con i lavori preparatori e corredata da note e riferimenti”, Mondadori, 1976), Trieste ridà indietro 150 miliardi e si tiene l’autonomia regionale, mentre il Friuli si riprende quei soldi e diviene regione ordinaria.

    Pari e patta.

    Luigi (veneziano)

  141. Luca ha detto:

    @Luigi

    E’ il quadro che viene rappresentato che è sbagliato. Sia l’università di Udine che i centri di ricerca sono istituiti con legge ordinaria.
    E in questa legge ordinaria si specifica che per l’università si attinge alla legge straordinaria per la ricostruzione, mentre per i laboratori e consorzi di ricerca si attinge sui fondi ordinari della Pubblica Istruzione e sui fondi per la Ricerca Scientifica.

  142. Luigi (veneziano) ha detto:

    @ Luca

    Io l’avevo capito già da quel dì, ma secondo te Marisa ci arriva?

    L.

  143. Luca ha detto:

    Con la lettura che propone @Marisa perfino il protosincrotrone sarebbe stato costruito con i soldi del terremoto..

  144. lanfur ha detto:

    Con la lettura che propone Marisa bianco e nero, cani e gatti, friulani e triestini non possono esistere se non l’uno contro l’altro.
    Nel caso in cui nel passato questo sia stato smentito l’unica cosa da fare è negare, fortissimamente negare scartabellando tra leggi e leggine perchè in qualche capoverso sta scritta la vera e unica verità: il grigio non esiste, il cane morde sempre il gatto, i friulani sono vittime dei capricci della classe politica triestina. Nonostante tutto.

  145. Marisa ha detto:

    Scusate… ma forse vi state dimenticando di ABC. Commenti 114 – 128 – 134.
    Commossa di essere sempre nei vostri pensieri! Perchè con commentate anche quanto scrive ABC?

  146. abc ha detto:

    Ok ho preso un abbaglio. Leggendo con più calma, ho constatato che le cose stanno come scritto da Luca nel suo post 130, nel senso che per la sola università di Udine si sono attinti fondi dalla legge sulla ricostruzione, come espressamente indicato al DPR 102/78 art 10.
    Tuttavia è grazie alla legge sulla ricostruzione che si è provveduto per l’istituzione e l’ampliamento delle istituzioni e strutture della provincia di Trieste di cui al presente dibattito.

  147. jacum ha detto:

    vedo che qua i triestini i dormi!!

    stemo parlando del porto e voi continuè insensibili a ciacolar del teremoto del 76 e se i bori ga servì o no ga servì per quel o per quel altro…..!!!!?!!

    intanto che voi DORMI’ e lottè ogni zorno per gaver uno stipendio o zerchè de viver in qualche modo, se ga formà un comitato per Il Porto Libero di Trieste.

    comitatoplt@gmail.com

    sta roba ve dovessi interessar dato che el PORTO XE EL CUOR ECONOICO DELLA NOSTRA TRIESTE e che qualche fenomeno vol svender e trasformar el porto vecio in villette e appartamenti e el porto novo lasarlo MORENTE CUSSI’ come che lo vedè OGGI e come che lo vedè de mezo secolo oramai!!!!

    svejeve e zerchè de informarve!

    ve esorto a scriver un comento a comitatoplt@gmail.com

    te riceverà risposta e informazioni genuine e no monade confuxe e de parte ma la realtà dei fatti!!!

  148. Marisa ha detto:

    E’ vero quanto scrive ABC, nel Post 148, se ci si limita all’analisi del solo DPR.

    Secondo me, se però facciamo riferimento, sul piano giuridico e a mio giudizio più correttamente, all’INTERO progetto “ricostruzione dei comuni colpiti dal sisma”, ci troviamo di fronte alla fattispecie dei “finanziamenti di scopo” e la finalità di “tutti” i finanziamenti messi in atto per il perseguimento del progetto “ricostruzione”, indipendentemente dalla fonte da cui sono attinti i finanziamenti, è quanto indicato espressamente all’art. 1 della Legge 546/77, ossia “per la rinascita dei comuni colpiti dal sisma”.

    Essendo sul piano giuridico, secondo me, in presenza della fattispecie dei “finanziamenti di scopo”, il Collegio del Mondo Unito, diventa così solo uno “strumento” per il raggiungimento dello scopo: art. 1 della legge 546/77. E i finanziamenti previsti per la sua istituzione rientrano tra finanziamenti che devono rispondere alla scopo previsto all’art.1 della legge 546/77.

    In conclusione, il mio ragionamento giuridico è su un piano diverso di quello di Luca che si limita all’analisi legislativa del solo DPR.

    Corretto il ragionamento di Luca se ci si limita all’analisi del DPR, ma il ragionamento giuridico, a mio giudizio, non può limitarsi all’analisi di questo DPR ma va ampliato tenendo conto che siamo in presenza di “finanziamenti di scopo” e lo scopo è l’art. 1 della L. 546/77.

    Spero di essere riuscita a spiegarmi anche perchè il discorso è complesso e non certamente affrontabile su un Blog.

  149. bulow ha detto:

    scusa marisa, ma non ho capito un cazzo.

    p.s. in questo momento sto scrivendo delle lettere di presentazione per i miei studenti dell’ ictp che stanno applicando per fare il phd in usa. immagino che a chicago stiano seguendo questo dibattito con grande interesse.

  150. Marisa ha detto:

    @ Bulow

    forse per un giurista può essere di qualche interesse….

  151. Luca ha detto:

    @Marisa

    @ABC, era partito commentando il post 110, evidentemente non leggendo attentamente la norma che citava.

    In linea teorica è corretto distinguere tra fondi per l’istituzione e quelli per il funzionamento. Solo che in questo caso quella distinzione non c’è da nessuna parte. E non ci può essere. Perchè la legge per la ricostruzione ha carattere straordinario. Sono fondi vincolati sul nascere. Finalizzati.

    Infatti è vero che “ci troviamo di fronte alla fattispecie dei “finanziamenti di scopo” e la finalità di “tutti” i finanziamenti messi in atto per il perseguimento del progetto “ricostruzione”…” ma NON “indipendentemente dalla fonte da cui sono attinti i finanziamenti..”. Non si può confondere. Il terremoro è certo una emergenza e la ricostruzione è necessaria e prioritaria, ma è pur vero che il resto della vita continua…

    Le norme sull’istituzione dei centri di ricerca sono appunto norme ordinarie che attingono ai capitoli ORDINARI dei ministeri e che nulla hanno a che fare col terremoto e la ricostruzione.

    E’ l’università di Udine, semmai, che viene istituita con norme straordinarie ed in deroga. Siccome non si tratta di ricostruzione, ma di nuova istituzione perchè prima del terremoto non c’era, la si mette chiara e tonda nella legge della ricostruzione proprio per dare il senso dell’intervento straordinario e potere attingere perciò a quei specifici fondi.

    Il passo della legge sulla “armonizzazione” regionale che è stato citato, sta li proprio perchè intende chiarire che mentre per l’istituzione dell’università si procede con la straordinarietà di quella legge – che infatti la contempla – per ciò che riguarda tutto il resto, che era già in ballo ma che col terremoto non centra, ed infatti NON si cita nel dettaglio, si procederà con strumenti ordinari. Non solo..

    Viene perfino prevista una commissione con 15 senatori e 15 deputati che devono esaminare ed esprimere un “parere sui progetti di istituzione e potenziamento (si potenzia qualcosa che già c’è) di strutture per la ricerca scientifica e tecnologica, alta cultura ed universitarie a Trieste, nel rispetto dell’armonico sviluppo dell’università e della ricerca scientifica nella regione”. Cioè a dire che la nascita straordinaria dell’Università di Udine (perchè di quell’evento si parla nella legge straordinaria) deve andare inserita in un contesto che già esiste.

    Che cosa deve verificare questa commissione bicamerale prevista solo per questo articolo della legge?
    Deve stendere il DPR sucessivo che dice in modo chiaro da dove si devono prendere i soldi per fare le cose previste, e come farle, distinguendo per ogni capitolo cosa va col terremoto, e che cosa no.
    Mica se le sono inventate lì su due piedi l’Area, la Sissa, Il Mondo Unito, la specializzazione biomedica. E nemmeno il sincrotrone. Erano tutte già in ballo. Chiaro che difronte ad una emergenza di quella portata ed alle sue conseguenze, l’impegno deve essere armonizzato anche in questo campo, ci mancherebbe.

    Ultima cosa.. Osimo centra, certo. Ma nel senso che avendo definito una volta per tutte cosa resta all’Italia e cosa alla Yugoslavia, ha permesso di poter mettere in un territorio finalmente stabilizzato un sacco di soldi ed energie nella ricerca, che prima del trattato sarebbe stato impossibile. E non sarebbero andate comunque a Udine dove l’università stava appena partendo. Quelle son cose che vai a farle dove le caratteristiche necessarie le hai già..

  152. Marisa ha detto:

    @ Luca

    diamo due interpretazioni giuridiche diverse e i nostri commenti forse stanno facendo venire il mal di testa a @Bulow, che, se non ricordo male, e molto più abituato ai numeri che alle dispute giuridiche.

    Restiamo ognuno di noi con le nostre idee e

    BUON ANNO e BUON 2010!

  153. bulow ha detto:

    marisa

    stranamente quel che ha scritto luca mi sembra chiarissimo. il tuo post delle 11:10 invece mi ricorda la supercazzola:

    http://www.youtube.com/watch?v=89-p_JaWTWU

    hasta la vista

  154. Marisa ha detto:

    …..forse perchè ti va bene la sua interpretazione…

  155. bulow ha detto:

    mah, a dire il vero nessuna delle due interpretazioni mi cambia la vita.

    viva!

  156. Luca ha detto:

    @Marisa

    “Corretto il ragionamento di Luca se ci si limita all’analisi del DPR, ma il ragionamento giuridico, a mio giudizio, non può limitarsi all’analisi di questo DPR ma va ampliato tenendo conto che siamo in presenza di “finanziamenti di scopo” e lo scopo è l’art. 1 della L. 546/77.”

    Giustappunto.
    E nella L. 546, per ciò che concerne gli srumenti e le strutture per la ricerca scientifica e tecnologica, alta cultura ed universitarie, non si cita nient’altro che l’istituzione dell’università di Udine.

    Del Collegio del Mondo Unito poi, non c’è proprio traccia.

  157. Marisa ha detto:

    @ Luca

    mi spiace tornare sull’argomento che desidero chiudere, ma il DPR (che è un “Decreto Presidenziale” e non una legge ordinaria!) è un DECRETO con cui si da attuazione all’art. 26 della L. 546/77. In questo art. 26 si prevedono anche benefici a favore di Trieste. Benefici che verranno “poi scelti” da una Commissione nominata ai sensi dell’art. 34 della L. 546/77. E’ normale che una legge ordinaria poi rimandi ad un Decreto la sua parziale o totale attuazione! E infatti anche la Legge 546/77, come tante altre leggi italiane, semplicemente “rimanda” ad un successivo “Decreto presidenziale” l’elenco delle Istituzioni da istituire a favore di Trieste ai sensi della L. 546/77. Tutto qua!

    E la legge 546/77 non è una “legge straordinaria” ma una legge ordinaria approvata dal Parlamento italiano. Di straordinario c’è solo stato un distruttivo sisma con più di 1.000 morti !

    Capisco i tuoi sforzi di dimostrare che Trieste non ha goduto di finanziamenti spettanti al Friuli, ma sul piano giuridico non puoi dimenticare che tutti i benifici previsti per Trieste ai sensi dell’art. 26 – legge 546/77 (poi INDIVIDUATI con il decreto presidenziale di attuazione – DPR 6 marzo 1972, n.102) sono stati concessi “per la rinascita dei communi colpiti dagli eventi sismici…” – art. 1 della L. 546/77.

    Credo sarai d’accordo con me che forse….”per la rinascita dei comuni colpiti dagli eventi sismici”, non servivano granchè nè il Collegio del Mondo Unito, nè il Sissa…

    O meglio sarebbero serviti, se localizzati in un comune terremotato….

    E ora per favore chiudiamola qua!

  158. Luigi (veneziano) ha detto:

    Concordo: chiudiamola qui, anche perché questo ipernazionalismo friulano sinceramente mi dà la nausea (come tutti i nazionalismi).

    I tuoi conterranei per fortuna non sono così.

    L.

  159. Luca ha detto:

    Chiudaimola pure, ma la forzatura che operi a sostegno di una tesi camapata in aria è frutto di pura fantasia.

  160. abc ha detto:

    Mi dipiace che spesso Marisa sia insultata da alcuni qui e quindi capisco il suo desiderio di chiudere. Tuttavia già 2 persone hanno continuato oltre con il dibattito, ragion per cui mi ci metto pure io.

    @Luca 158

    scrivi:”E nella L. 546, per ciò che concerne gli srumenti e le strutture per la ricerca scientifica e tecnologica, alta cultura ed universitarie non si cita nient’altro che l’istituzione dell’università di Udine.
    Del Collegio del Mondo Unito poi, non c’è proprio traccia.”

    Non è proprio così: nella legge sulla ricostruzione, ultimo comma art 26 si cita “…LA ISTITUZIONE E IL POTENZIAMENTO DI ISTITUZIONI E STRUTTURE PER LA RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA, ALTA CULTURA ED UNIVERSITARIE A TRIESTE…”
    Con circa le stesse parole di questo comma si intitola il DPR 102/78 e, sotto tale titolo, si dispone la realizzazione del collegio del mondo unito(che evidentemente è considerato istituzione e struttura di alta cultura).

    @ luca 161
    Non trovo forzature nel ragionamento di Marisa. La tesi non è né campata in aria, né frutto di pura fantasia. Anzi condivido il contenuto del commento 159.
    Infatti la Legge 546/77 prevede la ricostruzione e lo sviluppo delle zone terremotate del Friuli-Venezia Giulia e il successivo DPR dispone come adempiere a quanto previsto in tale legge (solo a quanto ivi previsto, non ad altro).

    @ luca 153
    Scrivi: “Mica se le sono inventate lì su due piedi l’Area, la Sissa, Il Mondo Unito, la specializzazione biomedica. E nemmeno il sincrotrone. Erano tutte già in ballo.”

    Non è così, infatti:

    Per quanto riguarda l’Area leggo al punto 12 del DPR d’attuazione della Legge sulla ricostruzione che è costituito con quel (ripeto quel) DPR un consorzio per l’impianto (ripeto impianto), la gestione e lo sviluppo dell’Area. Per il perseguimento degli scopi istituzionali è attribuito un fondo di dotazione fra il 1985 e il 1989 di parecchie decine di miliardi, che non è specificato (sempre nel punto 12 del DPR) da dove provengano.

    Per quanto riguarda la SISSA, leggo al punto 19 del DPR che “con effetto dalla data di entrata in vigore del presente decreto è istituita (ripeto istituita)…”

    Per quanto riguarda il Collegio del Mondo Unito, il punto 46 del DPR recita “…si consente la realizzazione in Duino-Aurisina di un collegio…”

    Per quanto riguarda la scuola superiore di lingue moderne per interpreti e traduttori e scuola di specializzazioni in tecnologie biomediche, nel DPR di cui si tratta, al punto 32 è specificato “con effetto dall’entrata in vigore del presente decreto e (sic) istituita…”

    Riepilogando tutte queste strutture per quanto, come dici tu, fossero in ballo da tempo, sono state istituite proprio con questo DPR e solo perchè erano previste nella legge sulla ricostruzione.

    Il sincrotrone non c’entra con la legge sulla ricostruzione, Nessuno ha mai detto il contrario. Non vedo perché lo hai citato.

    Osimo c’entra nel senso che tutti quei Triestini che fino a quel momento avevano sperato e sognato che la Jugo ci restituisse la zona B, hanno contribuito non poco a fomentare in città una grande ed improvvisa ondata di malcontento, incanalata poi ad ottenere per Trieste i vantaggi a seguito del terremoto di cui si discute.

    @Luca 121
    Quanti presidenti di regione ha espresso la provincia di Pordenone che è più grande e più popolata di quella di Trieste? Questa domanda senza voler polemizzare con il capoluogo regionale.

  161. Luigi (veneziano) ha detto:

    Ragazzi, io ho capito tutto il piacere della disquisizione in punta di fioretto, ma posso anche dire che tutta questa discussione sull’utilizzo dei fondi del terremoto è sinceramente ridicola?

    E’ ridicola nelle sue premesse, giacché se c’è stata una volta in cui lo Stato e gli enti locali hanno lavorato bene è stata proprio quella lì. E se anche ammettiamo che la regione (dominata, come sempre, dai rappresentanti friulani, che sono la maggioranza assoluta) ha fatto in modo da far arrivare il 3% dei contributi alla provincia di Trieste, che caspita di problema c’è?

    Sono soldi rubati ai friulani? Strappati dalla loro bocca?

    E che diamine: questa è la premessa del cavolo di Marisa!

    Quelli sono soldi che giustamente tutti gli italiani (che Marisa insulta qui dentro un giorno sì e l’altro pure), per il tramite della Repubblica (che Marisa insulta qui dentro un giorno sì e l’altro pure), hanno fatto avere ad una regione che in quel momento era a terra.

    Una volta tanto, vogliamo pensare che i friulani hanno fatto squadra con i triestini (che Marisa qui dentro insulta un giorno sì e l’altro pure) ed hanno pensato “visto che è il momento, perché non cerchiamo di risolvere anche qualche problema vostro”?

    E vogliamo anche pensare al tema di inizio discussione, e cioè alla zona franca? Perché una zona franca che funzioni a Trieste potrebbe avere un riflesso positivo per tutta la regione, checché ne pensi Marisa che ritiene che tutto ciò che è a Trieste o in Veneto o a Vattellapesca sia pane strappato dalla bocca dei friulani.

    E io invece – che lavoro anche molto in Friuli – continuo a dirvi che non ho mai trovato un friulano così becero come Marisa.

    Se fossimo nella Jugoslavia dopo Tito e lei fosse serba, sarebbe a Kosovo Polje a sbavare per Milosevic; se fosse croata sarebbe in prima linea a Knin; se fosse musulmana sarebbe fra i pasdaran di Mostar; se fosse kosovara sarebbe nell’Uçk.

    E invece è friulana, ed è qui in Bora.la a fare la pasionaria di una causa che nei termini nazional-friulani da lei proposti è completamente i-ne-si-sten-te.

    E che cavoli, qui dalle mie parti c’è da integrare un 10% di immigrati, che diventerà il 20% in trent’anni, e io devo invece stare pensare a metter i paletti confinari del “mi so veneto e ti ti xe furlan”?

    Ma in che secolo pensiamo di vivere?

    Luigi (veneziano)

  162. Marisa ha detto:

    Grazie LUIGI di pensarmi sempre! Grazie degli insulti che mi riservi.

    Se ti rivedi i commenti…..forse siamo in due a pensarla allo stessa maniera. Ma gli insulti sono solo per me.

    Ma fa niente. Ho le spalle larghe. Neppure prendo in considerazione i tuoi gratuiti insulti, che ritengo determinati solo dalla tua incapacità a dialogare con chi non condivide le tue opinioni. Quando non si ha più argomenti…..rimangono solo gli insulti!

  163. Luca ha detto:

    @ABC

    Dici:
    “Infatti la Legge 546/77 prevede la ricostruzione e lo sviluppo delle zone terremotate del Friuli-Venezia Giulia e il successivo DPR dispone come adempiere a quanto previsto in tale legge (solo a quanto ivi previsto, non ad altro).”

    No! Il successivo DPR non dispone come adempiere a quanto previsto in tale legge. E’ questo che è sbagliato!

    Il sucessivo DPR prevede come adempiere ad una sacco di cose che col terremoto non centrano un tubo, tra le quali l’UNICA cosa riferente alla legge sulla ricostruzione è la NUOVA ISTITUZIONE, tra l’altro con DEROGHE alle norme vigenti, dell’università di Udine. Infatti il DPR specifica che le risorse necessarie per QUESTA, e solo questa, nuova istituzione (che non è ricostruzione..) vengono prese dalla legge sul terremoto. E’ esattamente il contrario!

    La legge sulla ricostruzione ha 35 atricoli di cui solo UNO cita l’istituzione dell’università e le deroghe.
    Il DPR sucessivo ha 48 atricoli e 6 allegati, di cui solo UNO cita chiaramente fondi del terremoto, ed è quello che specifica l’istituzione dell’università. Tutto il resto parla d’altro. Dire perciò che il DPR disponga a come adempiere alla legge sul terremoto mi pare francamente fuori luogo.

    Da questo errore di lettura, ne discende tutto il resto..

  164. Luca ha detto:

    @ABC

    Il fatto invece di sottolineare che le strutture vengano “istituite” a Trieste con quel DPR, ovviamente è corretto.
    Quando dicevo che erano “in ballo” da tempo e che non si sono “sognate” in quel momento, intendevo dire che da tempo prima del terremoto Trieste chiedeva sviluppo per la ricerca, a partire dalla nascita del Centro di Fisica Teorica.
    Solo che, come sempre in Italia, decidere come e dove istituire centri di ricerca di livello elevato è una discissione dilaniante.

    Dire perciò che su questo piano il terremoto è stata un’occasione anche per Trieste (e per tutta la regione), una sorta di elemento in più rispetto alle aree concorrenti (che non era ovviamente il Friuli), è sicuramente vero.

    Ciò che non è vero, è che per istituirle si siano utilizzati i fondi del terremoto, “rubandoli” alla ricostruzione.

    Se invece che a Trieste, si fossero fatte a casa dei concorrenti, sarebbero stati usati gli stessi fondi, che ripeto non centrano niente col terremoto. Trieste era in lizza perchè appoggiata da almeno un paio di premi Nobel (uno dei quali era Salam). Di certo il terremoto ha dato una mano, mentre il clima che si era venuto a creare con l’opposizione ad Osimo non aiutava. Perchè l’opposizione alla zona industriale mista sul Carso rendeva l’area non proprio così attraente per questo tipo di istituzioni con respiro internazionale.
    Il protosincrotrone l’ho citato per significare che quegli investimenti li fai dove hai già un contorno, e che è sbagliato pensare di poter istituire centri elevati di ricerca o di “alta cultura” come detto nella norma, in aree che non hanno già un background. Se non andavano a Trieste, son sarebbero mai potuti andare in Friuli.

  165. lanfur ha detto:

    Io la penso come Luigi che non mi pare insulti nessuno.

    Il porto di Trieste serve a tutti: da Pordenone a Lubiana a Vienna
    Quindi se il porto di Trieste verrà rilanciato, ricostruito, insomma tornerà a vivere come ormai non fa più da decenni ci sarebbe un guadagno per tutti. Anche per gli ipercritici.

  166. bulow ha detto:

    non c’entra ne’ col porto, ne’ con gli istituti di ricerca, ne’ con marisa e abc.

    pero’ vorrei segnalare che sul sito del fronte friulano, nella sezione “coordinate anticonformiste” (http://www.frontefriulano.org/coordinate.asp?ID_COORDINATE=12), viene consigliata la lettura del volume “Filosofia, Dottrina e Mistica dell’Etnonazionalismo Völkisch” di silvano lorenzoni. il libro viene cosi’ presentato:

    “E’ indispensabile e doveroso, in un’epoca come l’attuale che disprezza profondamente ogni distinzione qualitativa, fornire i fondamenti filosofici e dottrinari per capire e comprendere appieno l’azione metapolitica intrapresa dall’Etnonazionalismo Völkisch. E’, infatti, profondo convincimento degli autori che, qualsiasi azione politico-culturale che abbia come meta finale la piena salvaguardia d’una ben determinata e specifica Blutsgemeinschaft, non possa assolutamente prescindere dalla necessità di ri-destare nei Popoli Europei l’ancestrale Volksgesit indogermanico, al fine di conferire nuovamente ad essi quell’essenza smarrita e così importante che è la facoltà e la volontà d’essere se stessi.”

    silvano lorenzoni e’ stato speaker nel congresso “the white world future”, organizzato a mosca da david toulaev. al congresso ha partecipato anche david duke, presidente del kkk.

    penso che l’ autonomismo friulano dovrebbe prendere le distanze da certe correnti di pensiero, altrimenti qualcuno potrebbe pensar male.

  167. Luigi (veneziano) ha detto:

    @ bulow

    Anni fa per purissima curiosità sono andato a vedere la prima grande manifestazione della Lega Nord a Venezia. Quella, per intenderci, dove Bossi getta in laguna l’acqua del Po.

    Non avrei mai creduto che tutte queste carabattole “Völkisch”, le teste vichinghe, i celti, il dio Lario, le balle cosmiche sulla storia dell’umanità (avete mai sentito Bossi che racconta la rivoluzione francese? Meglio dell’imitazione di Corrado Guzzanti) e la più clamorosa delle balle – la Padania – avrebbero in qualche modo fatto breccia.

    Eppure adesso per le solite pastette fra partiti la Lega andrà a prendersi il posto di governatore della mia regione.

    Regione nella quale sono sorti come funghi decine e decine di gruppi e gruppuscoli Ur-veneti, che vanno dai nostalgici della Serenissima ai reenactors dei vari reparti militari veneziani, con leghe e leghette che propongono l’indipendenza del “popolo veneto”.

    Le cose pessime di tutto ciò sono:

    1. Le radici ideologiche, che spessissimo sono prese paro paro dai più beceri e volgari pamphlet razzisti del XIX secolo.

    2. Il rapporto con gli altri “popoli” (soprattutto con gli “Italiani”) che sono visti come un inguardabile e posticcio miscuglio. Il binomio che ne deriva (purezza etnica “nostra” vs. miscuglio “altrui”) è uno dei pilastri del razzismo classico.

    Io ritengo tutto ciò di una disarmante pochezza intellettuale, ma allo stesso tempo un potente segno dei nostri tempi: il movimento vorticoso di popoli, idee e lingue crea ansia, e la tipica risposta – ce lo insegna la sociologia – è il ritorno alle radici, vere o presunte, al “mito”. Questo si accompagna a potentissime spinte alla chiusura: conoscendo il proprio orticello si ritiene che solo in esso vi sia salvezza.

    La mia idea invece è proprio opposta: senza per nulla rinnegare le proprie radici, dobbiamo attrezzarci ad essere plurilingue, aperti alle esperienze le più varie, a considerare l’altro come un’opportunità di crescita.

    Alle scuole elementari mio figlio ha trovato figli di marocchini, tedeschi, austriaci, francesi, spagnoli, ungheresi, finlandesi.

    L’altro giorno sono andato a parlare con i suoi professori al liceo e mentre aspettavo nel salone d’ingresso ho sentito ragazzi che parlavano veneziano, italiano, cinese ed inglese: la scuola ha organizzato un sistema di scambi culturali con altre scuole in giro per il mondo, per cui continuamente aliquote di studenti del liceo passano due/tre mesi in altri paesi, mentre in questa scuola arrivano studenti stranieri.

    Ve lo vedete un professore di storia protoleghista che racconta ad una classe di veneziani, italiani di altre regioni, cinesi, marocchini ed australiani (la composizione attuale della classe di mio figlio) che la nostra civiltà deriva dal dio Po?

    Luigi (veneziano)

  168. Luca ha detto:

    @Luca

    Lo sapete su cosa si infrangono desolatamente ed irrimediabilmente tutte queste teorie “Völkisch” e le “piccole patrie”?
    Sull’impossibilità autarchica e sulla bomba atomica. E non è uno scherzo..

    Una “piccola patria” DEVE essere autarchica.
    “Il termine autarchia definisce, oltre al concetto di autosufficienza giuridica, ossia di autogoverno, quello di autosufficienza economica, chiamato anche economia chiusa, in cui non sono presenti relazioni commerciali con l’estero e l’ecosistema economico nazionale non è influenzato dalle tendenze internazionali.”

    Sappiamo che l’autarchia è impossibile. Non solo perchè lo dice la storia, ma semplicemente perchè nessuno ha, da solo, tutto ciò che gli serve o che vorrebbe avere. Perciò “commercia”. Ed il commercio, a partire dallo scambio, è la negazione della “piccola patria”.

    Non tutto però viene scambiato o commerciato, men che meno ciò che potrebbe rivelarsi utile all’ “altro” per maggior potere.

    Ed ecco la bomba atomica… Chi ce l’ha governa lo scambio ed impedisce al solito “altro” di diventare più potente.
    Perciò non la commercierà mai.

    La bomba atomica (intesa sia come ricerca e tecnologia in generale, ma anche come elemento totalizzante per i suoi effetti) fa la differenza.

    Perciò per essere e poter rimanere una “piccola patria” devi avere almeno tre condizioni:
    a. decidere di vivere colle tue patate e non voler della farina di grano;
    b. evitare qualunque contatto con l’esterno perchè un qualunque nuovo tipo di virus potrebbe sterminarti;
    c. sperare di non avere nel tuo territorio una qualunque cosa che interessi all’ “altro”.

    Consiglio, tra i tanti, un bel testo facile ed interessante.
    J.K. Galbraith, L’età dell’incertezza, Mondadori, Milano 1977.
    Equilibrio di povertà, meccanismo di dipendenza.

  169. abc ha detto:

    @ luca 165

    Scrivi:”Il sucessivo DPR prevede come adempiere ad una sacco di cose che col terremoto non centrano un tubo.” concordo.

    Ma scrivi anche: “No! Il successivo DPR non dispone come adempiere a quanto previsto in tale legge. E’ questo che è sbagliato!”
    A mio avviso non è come sostieni. Infatti il DPR tratta dell’Università di Udine, nonché delle strutture in provincia di Trieste previste dall’art. 26 ultimo comma della “LEGGE 8 AGOSTO 1977, n. 546 (GU n. 227 del 22/08/1977)
    RICOSTRUZIONE DELLE ZONE DELLA REGIONE FRIULI-VENEZIA GIULIA E DELLA REGIONE VENETO COLPITE DAL TERREMOTO NEL 1976.” che concordo, non c’entrano con il terremoto, ma tuttavia ripeto sono inserite nella legge il cui titolo ho riportato con copia-incolla.

    Per il resto già nel mio post 148 concordo con quanto da te scritto nel tuo commento 130.

    Diciamo che l’occasione del terremoto è stata utile per istituire quelle strutture della provincia di Trieste, che erano in ballo, ma che il parlamento prima di allora non aveva preso in considerazione. In questa occasione i parlamentari delle altre regioni hanno dato una mano alla nostra nel suo insieme, in considerazione degli eventi tragici che avevano colpito il Friuli centrale. Ma su questo pure tu concordi, infatti hai scritto: “Dire perciò che su questo piano il terremoto è stata un’occasione anche per Trieste (e per tutta la regione), una sorta di elemento in più rispetto alle aree concorrenti (che non era ovviamente il Friuli), è sicuramente vero.”

  170. stefano ha detto:

    Non ho risposto a Marisa e a chi ha letto superficialmente i miei post non perché reputi che abbiano ragione loro, ma perché mi stanco di ribattere contro chi si chiude al dialogo.
    – Come continua a succedere anche nei post più recenti!-
    E’ vero che contro il pregiudizio c’è poco a che fare e che molte persone credono di avere la verità in tasca. Io per esempio so di non averla, però cerco di ragionare su alcuni fatti.

    Primo: non credo (né l’ho mai detto) che Ts aspiri né abbia le possibilità di tornare quella che era in qualità di porto dell’Impero AU. E che lo sia stato solo per 20 anni, scusate, ma non è vero. Può essere che quello sia stato il suo massimo fulgore, ok, ma che per 200 anni abbia vivacchiato, questo non potete affermarlo con così determinata sicumera!
    x es: “Il Teatro Verdi, nato con il nome di Teatro Nuovo, è uno tra i più antichi teatri lirici in attività. Fu costruito tra il 1798 e il 1801…”

    Secondo: preso per dato di fatto (e i miei ragionamenti partivano da questo) che Ts abbia vissuto gli ultimi decenni isolata e privata di un’area d’influenza, nella visione europea di apertura a Est il suo ruolo non deve e NON PUO’ più essere marginale! E’ in quest’ottica che l’euroregione ha un senso strategico, un “inizio” che tra l’altro parte non solo in ritardo ma con molte riserve (vedi la mancata approvazione dello statuto proprio dalla nostra regione, mentre il Veneto si dice lo abbia già fatto… e questo la dice lunga sui pretesi favoritosmi che la Giunta FVG farebbe nei confronti del capoluogo).

    Terzo: Ts ha bisogno come l’acqua di connessioni veloci con il retroterra italiano, sloveno, croato e austriaco, non perché debba diventare la capitale di un nuovo regno (insomma dai, no stemo a esser ridicoli!) ma perché è il naturale affaccio sul mare (non solo portuale, ma anche strategico per il turismo). Controprova di quanto dico è il servizio treno con trasporto auto che ha avuto un buon successo quest’estate per i turisti provenienti dalla germania e diretti in Hr.
    Per questo dico: potenziamo i trasporti aerei e ferroviari, solo così possiamo pensare di attirare nuovi affari.
    L’imprenditoria del “botegher” per questioni logistiche sembrava l’unica alternativa possibile in città.

    Quarto: le pretese mire espansionistiche di Ts al di là dei suoi confini provinciali con la famigerata area metropolitana sono anch’esse motivo di polemica, dove in realtà non esistono che condizioni legittimate da abitudini demografiche ed economiche redicate proprio in quei decenni di crisi. Monfalcone e Ronchi, volendo o no (e io ne sono testimone in prima persona) hanno fatto da cuscinetto per chi cercava abitazioni più economiche o lavori nell’industria e nella portualità pur tenendo le radici ben salde a Ts. Questo ha fatto in modo (non meno di come succeda a Manzano o a Tricesimo nei confronti di Ud) che parte del goriziano sia fortemente connesso a Ts. Negarlo significa non conoscere la realtà. Costringere quel mandamento a far parte dell’area triestina non sarebbe giusto, però forse si potrebbe dar loro la scelta, in maniera molto democratica.
    Rimane poi il problema del sistema portuale dall’alto adriatico, tanto strombazzato e poco attuato. Il corso storico – a meno che non vi sia una grave regressione – dovrebbe vedere in prospettiva una connessione molto forte degli scali che vanno da Porto Nogaro a Koper. Questa è una prospettiva realistica e come prospettiva può anche essere disattesa, ma la logica credo che imponga alla politica una serie di misure volte proprio a questo fine, senza rimanere in attesa alla finestra, per il bene non solo di Ts, sia chiaro, ma di tutta l’area!

  171. Marisa ha detto:

    @ Stefano

    Solo una nota relativa al tuo commento 172.

    Scrivi che Trieste ha bisogno di connessioni veloci con L’Austria. Allora ti ricordo che la ferrovia pontebbana ad alta velocità (nel suo attuale percorso) fu costruita nell’ambito della ricostruzione del Friuli terremotato e soprattutto in funzione del porto di Trieste. Quandi verso Nord, le connessione ferroviarie ci sono…..ma utilizzate pochissimo dal Porto di Trieste.

    Infatti da almeno 20 anni la ferrovia pontebbana ad alta velocità è pesantemente sotto-utilizzata sia per il trasporto merci che per il trasporto passeggeri. Quindi, almeno rispetto alle connessioni veloci (ferroviarie e autostradali) tra il Porto di Trieste e l’Austria….il tuo discorso non regge!

    Sei certo che la supposta assenza di connessioni veloci, non sia solo un alibi per coprire la mancanza di capacità imprenditoriale di chi fino ad ora ha gestito il porto di Trieste?

  172. lanfur ha detto:

    La ferrovia Pontebbana bisogna prima raggiungerla da Trieste.

  173. stefano ha detto:

    Quoto lanfur. In effetti la Pontebbana parte dallo scalo di Cervignano (fuori area metropolitana, dont’worry) costruito proprio per fare da terminale ai porti regionali.
    Il GRAVE problema che gran parte del traffico merci giri ancora su gomma è dovuto in parte alla miope politica di incentivare le autostrade a scapito delle ferrovie, in parte alla mancata infrastrutturalizzazione portuale che permetta l’imbarco diretto sulle banchine. Visti i binari che a Ts già esistono ma sono sottoutilizzati, è un vero peccato che non ci sia la volontà politica (soprtauttto, perché da quella dipende anche la volontà imprenditoriale) di implementare quel genere di trasporti.

  174. Marisa ha detto:

    @ Lanfur

    Ma i Tir della navi turche che ormeggiavano a Trieste, non utilizzavano poi la ferrovia pontebbana per arrivare in Austria/Germania? E mi risulta che a ciò sia stata data ampia pubblicità sulla stampa triestina. Se lo facevano le navi turche, perchè non anche altri?

    Personalmente rimango dell’idea che il problema principale del porto di Trieste, sia la scarsa capacità imprenditoriale di chi ha fino ad ora gestito il porto di Trieste.

  175. Marisa ha detto:

    Ossia:

    oshttp://www.quotidianodelnord.it/index.ihtml?step=2&rifcat=196&Rid=23446

  176. lanfur ha detto:

    Non so a cosa ti riferisci con la storia delle navi turche. Io vedo camion turchi sulla A4 e sulla A23 che non sono ferrovie.
    E restano sempre i fatti che a Cervignano c’è una scalo ferroviario verso il nulla (linea per Udine a un binario) e la Redipuglia – Cormons che poteva servire all’uopo non è mai stata messa in funzione.
    Ma di chi è stata la colpa?

  177. matteo ha detto:

    @marisa

    che io sappia nessun treno porta i camion turchi da cervignano o da trieste, problemi logistici e problemi di infrastrutture, manca un collegamento con l’autostrada di palmanova e i lavori sono partiti quest’anno, c’è un collegamento di treni da gorizia ma non so come funziona, è appena iniziato

  178. matteo ha detto:

    @lanfur

    come ho detto prima manca un collegamento dal autostrada di palmanova a cervignano, lo costruiscono ora

  179. lanfur ha detto:

    matteo Trieste-Cervignano mi è chiaro. Non mi è chiaro Cervignano-Udine-Austria. Il raccordo Palmanova Cervignano è inutile se poi a Cervignano per andare in Austria c’è UN SOLO binario fino a Udine.

  180. matteo ha detto:

    @lanfur

    politica

  181. stefano ha detto:

    Scusate, ma non è la TAV la soluzione, quindi tantomeno il corridoio AV-AC sotto il Carso per 51 km con curve da ottovolante sotto la ValRosandra.

    Se ne sono accorti un po’ tutti, tranne (pare) quelli delle ferrovie e il governo…

    e qui innestiamo un altro discorso a questa discussione infinita…

    La TAV ha come minimo una ventina d’anni di lavori e miliardi a km che nessun altro paese europeo ha mai speso, un impatto catastrofico sul territorio (sono previsti dieci cantieri di scavo sulla Ronchi-Ts) e soprattutto un tratto morto (manca ancora un progetto per la connessione Mestre-Ronchi e manca il tratto da Divaccia in Slo), per contro c’è un sistema di binari dismessi che con una ristrutturazione, un raddoppio e qualche scambio potrebbe già fare molto (è il caso del già citato terminal di Cervignano, ma solo per dirne uno…).

    Investimenti meno ingenti e meno condivisi. Opinione espressa anche dal giornalista-viaggiatore Paolo Rumiz che su questo scrisse un interessante articolo.

  182. stefano ha detto:

    OGGI LEGGO QUESTA BUONA NOTIZIA, CHE FA IL PAIO CON QUELLA DI MARISA:

    http://www.regione.fvg.it/rafvg/giunta/dettaglio.act?dir=/rafvg/cms/RAFVG/Giunta/riccardi/comunicati/&id=33980&ass=B06&WT.ti=Ricerca%C2%A0comunicati%C2%A0stampa

    E’ quanto vado predicando da anni. Questo vuol dire che i collegamenti in parte ci sono e vanno sfruttati! Purtroppo, a quanto mi risulta, quest’ottima soluzione di trasporto merci su rotaia dalla Turchia non potrà essere imitata da molti altri vettori proprio per gli imbuti infrastrutturali di cui abbiamo già parlato. che qualcosa si possa muovere con le strutture attuali è però già un segnale di cambiamento… speriamo!

  183. supergian77 ha detto:

    PS il caso Bertolaso la dice lunga sul perchè molti in Regione si ostinano a volere la TAV.. magna tu che magno io…

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