14 Dicembre 2009

Riunito il primo Consiglio delle Donne di Trieste

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Sabato 12 dicembre si è riunito il primo Consiglio delle Donne di Trieste, presentando importanti contributi di Poropat, Blazina, Serracchiani, Pedicchio, Richter, Carignani e molte altre donne che ricoprono posizioni di rilievo sul territorio. Erano attese anche l’assessore Rosolen e Margherita Hack. Quest’ultima ha inviato un saluto, essendo all’estero per un’iniziativa scientifica inderogabile.
Il convegno è stato organizzato dal Forum delle Donne di Trieste, nato nel 2006, durante le campagne elettorali comunali e provinciali. Costituendosi come organizzazione trasversale di donne provenienti da tutti i partiti, ha promosso numerose iniziative, tra cui l’adesione alla campagna “50 e 50” lanciata dall’UDI (Unione Donne Italiane) per un’equa rappresentanza delle donne in Parlamento; l’istituzione di incontri con forze politiche, e la presentazione delle candidate di tutte le liste.

Sabato mattina dunque, nella sala conferenze del Grand’Hotel Duchi d’Aosta, i lavori sono stati aperti da Ester Pacor, presidente del Forum, affiancata da Luisa Fazzini e Ilde Poggi. Scopo della tavola rotonda era l’individuazione delle linee guida principali da seguire nel corso dell’anno successivo da parte del Consiglio delle Donne di Trieste, interessate a promuovere i temi del femminile sul territorio.
Dagli oltre quindici interventi, sono emerse distintamente le problematiche dell’integrazione e del lavoro, oltre a quelle della conciliazione e dei servizi, dell’urbanistica (sottolineata dalla consigliera comunale Bruna Tam), dell’ambiente, e della cultura sulle questioni di genere.

Vediamo dunque alcuni dei contributi proposti.
Cristina Pedicchio, presidente del centro di Biomedicina Molecolare, ha animato la discussione ricordando come, a seguito di un questionario presso i dipendenti di Area Science Park, era emersa netta la richiesta dell’asilo nido aziendale, servizio oggi reclamato anche dai nonni e dalle nonne, ancora presenti ed attive nel mondo del lavoro. Ripercorrendo l’iter di realizzazione della struttura nido, ha citato le numerose volte (ben cinque) in cui il progetto era stato presentato prima del suo accoglimento, e la resistenza incontrata per il suo finanziamento.
Maria Stella Malafronte, vicepresidente dell’Ordine dei giornalisti FVG, ha raccontato appassionatamente quante giovani donne escano con voti brillanti dalle scuole di giornalismo in Italia, incontrando però poi grosse difficoltà ad accedere ad incarichi di responsabilità nel settore (tra i quotidiani nazionali troviamo una sola donna che ricopre il ruolo di direttrice).
Carla Mocavero, scrittrice, ha menzionato gli illustri nomi della scrittura a Trieste: Svevo, Saba, Joyce, che possono essere affiancati da molti altri nomi portatori di diversità culturale. “L’identità di Trieste come città della scrittura ha già basi evidenti; e queste basi, ora, le dobbiamo arricchire”.
Debora Serracchiani, arrivata verso la fine, ha partecipato portando ad esempio gli strumenti incontrati presso il Parlamento Europeo. Ha segnalato una iniziativa adatta ad essere ripetuta a Trieste, e che finora ha avuto attuazionea Milano. Una tavola rotonda sul tema delle migranti, per lo studio del fenomeno e per proposte concrete. Ha osservato come l’immigrazione femminile avvenga per diverse motivazioni: donne al seguito del marito per ricongiungimento famigliare, migranti autonome alla ricerca del lavoro, e molte altre tipologie. Di quali strumenti di supporto si possono avvalere queste figure femminili? Non ce ne sono di diversi a seconda del tipo di migrazione, è presente un unico “calderone” in cui vengono catalogati anche gli uomini, senza che sia reso possibilile distinguere tra le necessità espresse da ciascun gruppo.
In chiusura, la presidente della Provincia Maria Teresa Bassa Poropat ha espresso con forza il valore della competenza. “Prima di poter scegliere candidature al femminile per la politica”, ha dichiarato, “si devono dare alle donne degli strumenti di formazione adeguati. La politica è un settore che richiede delle competenze specifiche, per cui le candidature devono essere scelte a seguito di un solido iter formativo”.
Chiude il convegno Ester Pacor con un augurio, ovvero quello di poter passare il testimone dell’impegno per i diritti delle donne alle giovani generazioni.

Personalmente ho trovato l’iniziativa molto interessante. Innanzitutto mi ha dato l’opportunità di parlare allo stesso tavolo di illustri rappresentanti del mondo femminile cittadino. Presentandomi come “probabilmente la più giovane”, pur se con un’esperienza professionale di dieci anni, da ingegnere e poi manager, ho potuto dare un esempio della mia generazione. Ho confermato come ancora oggi la segregazione professionale femminile nasca già al momento delle scelte formative, per motivi culturali. Le statistiche Almalaurea mostrano chiaramente quanto le ragazze scelgano di costruire il proprio futuro ispirandosi ancora ad identità stereotipate.
Inoltre già l’evento in sè ha potuto offrire delle risposte alla problematica culturale del dibattito sulle questioni di genere. Quante delle donne presenti in sala avrebbero potuto costutire degno modello di riferimento per le nuove generazioni? Molte, se non tutte.
Ad esempio, ho apprezzato molto l’intervento di Etta Carignani, già presidente nazionale Associazione Donne Imprenditrici e Direttrici d’Azienza. La Carignani è intervenuta con un commento, con cui ha voluto condividere la propria esperienza di impegno per la promozione dell’impresa al femminile. Il suo attuale incarico di segretario generale FCEM (donne direttrici d’impresa nel mondo) l’ha portata a conoscere in prima persona le capacità delle donne sullo scenario internazionale. Ha sperimentato gli effetti del “digital divide” presente nei paesi in via di sviluppo, i problemi di conoscenza della lingua in nazioni pur tecnologicamente avanzate come la Corea, e le difficoltà incontrate sui diversi processi produttivi (come la realizzazione del sapone nei villaggi africani, che per motivi di temperature non potevano adottare il processo standard). Nelle sue parole (come in quelle di molte delle altre oratrici) era ben visibile il tipico esempio di modello professionale positivo: “Grazie alla mia attività”, affermava Etta, “ho avuto l’opportunità di rileggere il libro della storia attraverso le vicende delle donne dei vari paesi”.

Ilde Poggi, vicepresidente del Forum, dopo la chiusura, mi ha confermato il suo apprezzamento per questo evento. “Lo considero un punto di riferimento per idee ed opinioni. Spero che sia l’inizio di una serie di incontri futuri, che fino ad oggi si sono svolti su base annua, ma che meritano di essere trasformati in un appuntamento mensile, per passare al programmare ed al fare”.

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