4 Dicembre 2009

L’assessore Morsolin: “Monfalcone è una città aperta, non c’è conflitto con gli immigrati”

Il tema dell’immigrazione è sempre molto sentito a Monfalcone: dalle polemiche sulla presunta moschea, ai gruppi che su Facebook esprimono idee contrapposte riguardo all’integrazione. Abbiamo rivolto qualche domanda in proposito all’assessore alle Politiche sociali Cristiana Morsolin

Qualche giorno fa si è riunito “in carne ed ossa” il gruppo facebook “Monfalcone pulita…nei cervelli”, nato in risposta al gruppo “Monfalcone pulita, piazza vecchia e senza bangla”; qual’è la sua opinione riguardo a questo scontro via web?

Io credo che i monfalconesi siano una cittadinanza molto aperta, la città ha sempre accolto persone di varie origini territoriali. E’ anche difficile dire quale sia il monfalconese “tipo”, perchè ci sono state varie migrazioni interne ed esterne, è già di per sé una città composita. Con l’ultima migrazione dei bengalesi o bangladeshi, Monfalcone si è solo colorata positivamente. Ritengo che i monfalconesi nella loro gran parte vivano serenamente questo discorso. C’è un malessere, che però è legato alla crisi lavorativa: in alcuni momenti questo tipo di espressione verso chi è diverso ha altre motivazioni, non assimilabili ad un discorso razzista. In realtà, vivendo Monfalcone come cittadina, vedo che c’è uno scambio. Io starei attenta ad interpretare i messaggi che ci sono su Facebook, per capire bene se corrispondono ad una reale intolleranza o meno. Sicuramente c’è qualcuno che vuole strumentalizzare un sentimento di difficoltà che c’è nella popolazione, che però ritengo sia legato ad una crisi economica forte.

Vivendo Monfalcone però, si vede anche che, più che un conflitto aperto tra residenti di lunga data e immigrati, c’è una separazione, c’è poco contatto.

Questo è un altro discorso: siamo partiti da un concetto di contrapposizione, mentre questo è un discorso più complesso che è quello dell’integrazione, sul quale dobbiamo fare ancora della strada. Abbiamo avuto una migrazione importante in poco tempo, e sicuramente ci sono ancora dei momenti di separazione tra i vari gruppi, per risolverla ci vorrà un percorso un po’ più lungo. Due anni fa abbiamo organizzato la Settimana dell’Interculturalità, dove abbiamo raggruppato una serie di iniziative che già esistevano sul territorio. La cosa che è emersa è quanto la scuola fa sul versante integrazione: un aneddoto simpatico era vedere alcuni ragazzi bengalesi parlare con accento bisiaco. I bengalesi sono quelli che, come impatto visivo, si notano di più, mentre qui abbiamo una nutrita comunità di persone dei paesi dell’Est europeo. Parlare solo dei bengalesi, come fossero gli unici immigrati della città, significa fermarsi solo all’apparenza.

Cristiana Morsolin, assessore alle Politiche sociali del Comune di Monfalcone

Cristiana Morsolin, assessore alle Politiche sociali del Comune di Monfalcone.

La sede di via Duca d’Aosta, indicata da alcuni come moschea: a cosa serve e quanto costa all’amministrazione comunale?

Quasi 5 anni fa, l’amministrazione ha cercato un primo dialogo con gli immigrati, e si era arrivati alla costituzione del Coordinamento Immigrati, organo non elettivo ma che riuniva i rappresentanti delle varie etnie presenti, e che si è poi costituito in associazione. Il comune ha preso in affitto degli spazi per quest’associazione, e li ha usati per svolgere i corsi d’italiano. Dunque l’amministrazione, dato che erogava dei servizi in questi spazi, ha scelto di prendersi carico dell’affitto dell’immobile, mentre l’associazione ne paga le utenze. L’anno scorso i corsi di lingua sono stati spostati, perchè il numero di iscritti è aumentato moltissimo, si arriva a 150 partecipanti. Sono stati spesi 54.000 euro in 5 anni. In questo immobile, c’è uno spazio in cui il coordinamento poteva scegliere di svolgere le attività che desidera, come riunioni, feste tradizionali e momenti di preghiera. Ora che andiamo verso la consulta, sposteremo tutta l’attività in via Vecellio. Il contratto per la sede di via Duca d’Aosta scade nel 2011, e ovviamente non verrà rinnovato.

Iniziative concrete che metterete in atto in questo ultimo anno di mandato?

Continueremo con i corsi di italiano, in particolare sull’aspetto pratico: le persone vengono accompagnate a vedere come funzionano i servizi, come il consultorio, l’iscrizione dei figli alla mensa scolastica, la biblioteca. Tutti i corsi si tengono in via Vecellio. Poi siamo partiti con il servizio di mediazione linguistico, iniziato in biblioteca con una ragazza bangladesha; ora amplieremo il servizio, inserendo un mediatore di lingua macedone, e lo utilizzeremo per tutti i servizi comunali, come quelli sociali e educativi. Attualmente stiamo discutendo la bozza della Consulta degli Immigrati, per avere una rappresentanza elettiva di tutti i residenti extracomunitari, con cui confrontarci rispetto alle tematiche dell’immigrazione. La Consulta sarà operativa probabilmente da gennaio-febbraio.
Poi c’è il progetto del mediatore linguistico: noi abbiamo già da anni il mediatore sociale, che non è strettamente legato all’integrazione. Questa figura, che è l’unica in regione, è legata piuttosto alla risoluzione di conflitti pratici: riunisce le due parti, e cerca, attraverso la conoscenza dei due soggetti, di mediare una soluzione condivisa. L’obiettivo è andare a costruire rapporti sociali.

Come si contatta questo mediatore?

Il servizio è attivo presso la sede municipale di Via Duca d’Aosta 34, ed è contattabile al numero 0481-494578. Il mediatore non è un’alternativa alla giustizia, ma cerca di mettere in comunicazione le parti di diversa età o cultura, per arrivare ad un accordo.

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