25 Novembre 2009

Click della crisi triestina: le foto dei negozi con le serrande giù

IMG_2377 radrizzata per homeTrieste A sentir il ministro Tremonti ci sarebbe da star tranquilli: “E’ possibile che il PIL del 2010 segnali un aumento del 1%”. Certo che quel “possibile” lascia spazio a qualche dubbio. Il dubbio diventa pessimismo quando ci si chiede a cosa rapportare questa stima. Il +1% è confrontato al dato 2009. Della serie: quando si tocca il fondo è “possibile” e statisticamente più facile risalire. Semplice, no?
Anche se, spiega Tremonti, “la crisi è complessa”. Non volendo entrare nella complessità di mutui derivati sub-prime e via dicendo che già affannano la mente del Tremonti nazionale, lui che per nome, secondo alcuni, prosciuga la penisola bagnata da Tremari, ci siamo limitati a porci qualche domanda.

E a Trieste? C’è o c’è mai stata crisi? Si sente, si vede, si tocca? Trieste, la pensionata assicurata, città di servizi, statali e banchieri, come vive questo periodo di grama? Come si ripercuote la crisi in quella che ormai tutti – anche mia nonna 80enne, pensionata ma non triestina – chiamano “economia reale”? Ecco la ragione di questo mini-tour fotografico cittadino cha va ad ampliare l’album who’s next? (chi è il prossimo? per gli italianissimi) già cominciato dall’occhio attento di Marchetto.campus
Un tour senza metodo – giusto per prevenire le critiche – in cui il sottoscritto e il redattore sportivo, Fabio Turco, si sono cimentati la scorsa settimana.

Da Roiano a San Giovanni poche bandierine di crisi da segnalare. “Ci sono tante saracinesche abbassate e diversi cartelli ‘affitasi’ – mi ha raccontato Fabio, cercando di capacitarsene – credo che in queste zone della città, più periferiche, la crisi si sia sentita tempo addietro, già 10 -20 anni fa, perché la geografia degli esercizi commerciali si è spostata verso il centro e nessuno ha interesse ad aprire attività lì. Però, i negozi sopravissuti hanno mantenuto un certo giro di clientela e gli affitti, che immagino siano più bassi, gli permettono di tenere l’ onda d’urto anche adesso”. Il paradosso ha voluto che il nostro temerario abbia segnato il primo punto a due passi da casa. Ecco, un negozio d’abbigliamento, in piazza Dalmazia.chiusura negozi La tesi Turca per cui “i negozi del centro, dovendo fronteggiare sia un calo della clientela che affitti molto alti, sono i più interessati dalla crisi” sembra confermata. Girando tra le vie parallele e perpendicolari di corso Italia, il sottoscritto ha segnato ben 4 punti. E in pochi minuti.

Ecco, qui in parte, la triste vetrina con serranda abbassata – chissà quando? – di una boutique, nel corso italico.IMG_2388

A cui fa seguito un negozio di via Imbriani, che saluta con un “ciao, ciao” molto Glamour, i suoi clienti: glamour ciao ciao
Il negozio vicino, sempre di abbigliamento, pubblicizza sconti del 70%. Delle due l’una: o non vuol essere da meno – ormai low cost è trendy – o siamo al preludio di una prossima chiusura. Vedremo.

Poi proseguendo verso Piazza Goldoni, pressappoco all’angolo di via Carducci, dove il sig. Harry (Potter) ha svenduto tutto prima di tornarsene ad Hogwarts con i suoi figli (& sons), preferendo la fantasia alla camiceria.

IMG_2378 radrizzata

E, infine, il colpo d’autore in via Dante Alighieri. Firmato da Mec & Greogory’s. IMG_2381Non si era mai visto, almeno il sottoscritto no, un rivenditore di pellicce che, con tanto di comunicato stampa alla vetrine, svendesse i suoi prodotti in inverno. IMG_2380Un preludio di regalo estivo? Ah no, più in basso si chiarisce “per cessione”.

Al di là della soddisfazione personale per questo 4-1 (giocavo in casa), le ragioni per essere preoccupati non mancano. Stando ai dati dell’Ufficio studi di Confcommercio, il panorama è tutt’altro che roseo. Si contano ben 705 chiusure nei servizi, a fronte delle 480 iscrizioni (saldo negativo di 255). E’ proprio il commercio a risentirne di più con un saldo di – 156. E quello al dettaglio ne esce martoriato: 88 le serrande abbassate soltanto nel periodo che va da gennaio a settembre 2009. “Le previsioni per l’ultimo semestre sono poco confortanti – ha spiegato il presidente di Confocommercio, Antonio Paoletti, aggiungendo – la sofferenza si tradurrà inevitabilmente in molte chiusure tra la fine del 2009 e l’inizio del 2010”. Insomma, il futuro del Pil della provincia di Trieste, generato per circa l’85% dai servizi, non è tanto roseo, checché ne dica Tremonti.

Mala tempora currunt
direbbe qualcuno e un tale Peter Finch replicherebbe:

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14 commenti a Click della crisi triestina: le foto dei negozi con le serrande giù

  1. Enrico Marchetto ha detto:

    bravi muli, bellissimo reportage

  2. francesco ha detto:

    bravi,fate vedere anche le immagini di Gorizia sono intere vie di negozi chiusi da diverso tempo anche qualche anno e altri che hanno annunciato la chiusura a fine anno.francesco

  3. DaVeTheWaVe ha detto:

    però ho notato un’apertura in sordina: in corso saba, al posto di euronics, ha aperto Cisalfa outlet. non ha ancora l’insegna! ieri sono entrato per curiosità. c’è ancora molta confusione, i commessi non sanno dove sta la roba. ci sono diversi espositori con vestiti appesi e la scritta “non in vendita” perchè forse non hanno ancora marcato con i prezzi tutto.
    credo che abbiano aperto lunedì.
    ciao
    DG

  4. arlon ha detto:

    Oh, un negozio de sport completo e decente a Trieste servissi come el pan.
    No xe che Cisalfa sia proprio el top del raporto prezzo/qualità, però xe za qualcossa..

  5. enrico maria milic ha detto:

    dai miei ‘informatori’ pare che gli unici che tengano la crisi siano le catene, almeno nell’abbigliamento: pare che oviesse e coin, per esempio, vadano alla grande…

  6. arlon ha detto:

    Perchè i pici tendi a vender le stese robe dele catene, spesso no ofrindo nisun valor agiunto, dela serie “le solite straze”.
    In realtà i gavessi un quintal de nicchie e de posibili vantaggi rispeto a una catena, ma tanti no i riva/vol cambiar modo de far comercio rispetto al 1987, e el risultato xe che prima o dopo i sera.

  7. massimiliano ha detto:

    facciamo un’analisi della tipologia degli esercizi commerciali presenti nel centro città.
    a parte le grandi catene ed i franchising più noti, a parte qualche negozio storico di nicchia, il resto xe “strazze” o scarpe cartonate.
    il business degli ultimi tre anni sembra il baretto o l’osteria o el buso qualsiasi (purchè in zona de passaggio) riconvertito in spritz-bar, con musica assordante, camerieri improvvisati, bevande orribili a 5 euro (purchè s’ciochi, vadi in testa e rincojonisi presto). ma quanto durerà?

  8. Bagarino ha detto:

    Milic scrisse: “pare che oviesse e coin, per esempio, vadano alla grande…”

    Non so x oviesse ma conosco di persona un ‘matador’, x coin libero prof. che ha girato la penisola per lungo e largo a chiudere negozi e svendere le scorte, risistemare altrove i lavoratori a tempo determinato ove possibile ecc. ecc.

  9. DaVeTheWaVe ha detto:

    ah, per la cronaca, ga serado anche quel negozio grande (ma de roba scarsa) che iera in piazza goldoni all’angolo la via che va in galleria…

  10. massimiliano ha detto:

    dove che iera galtrucco… uno dei misteri del comercio triestin x almeno 30 ani…

  11. Bibliotopa ha detto:

    el negozio del canton de Piaza Goldoni ga serado, ma ze scritto grande come una casa che el riaverzi fra qualche giorno e xe anche un cartel “Cercasi commessa”.

  12. val ha detto:

    come dice Grillo,
    già si sente in lontananza il rumore degli zoccoli …

  13. DaVeTheWaVe ha detto:

    @Bibliotopa: no go visto nissun cartel l’altra settimana.
    se riverzi, meio.
    ciao

  14. corso ital(ic)o ha detto:

    @ Bibliotopa: è vero il negozio di piazza goldoni ha riaperto. red’s mi sembra si chiami. nel frattempo però un altro negozio di corso italia – circa alla fine, verso la stessa piazza golfoni- ha queste scritte alle vetrine: “Tante promozioni, tanti auguri, tanti saluti…”. Avanti il prossimo.

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