25 Novembre 2009

A Teatro l’appuntamento annuale di Carico Sospeso. Una serata per riflettere sul dramma delle morti sul lavoro.

L’associazione Carico Sospeso promuove questo sabato dalle 20.30 lo spettacolo “3,06” al Teatro Comunale di Monfalcone.

L’associazione “Carico Sospeso: coordinamento Franco Cicciarella per i diritti ad un lavoro sicuro” nasce da un gruppo di persone che hanno condiviso parte della loro vita con Franco, che tentano con grande impegno di dare un senso a quella morte, e a tutte le altre tragiche morti sul lavoro.

Franco Cicciarella era un’operaio monfalconese di 39 anni, uno di quei tre virgola zero sei operai che ogni giorno trovano la propria fine sul posto di lavoro. Una morte bianca, una morte senza colpa. Come le morti dei neonati, le morti in culla, apparentemente inspiegabili, senza responsabili. Peccato che nella realtà le responsabilità esistano sempre, persino per le morti in culla.

Le responsabilità esistono anche e soprattutto nel mondo delle morti sul lavoro, Franco lo testimonia. Il giorno in cui perse la vita lavorava in condizioni metereologiche ritenute proibitive dall’autorità portuale di Trieste, che decise di tenere chiuso il porto, ma non da quella monfalconese. L’11 aprile del 2005 la banchina n 8 di Portorosega era battuta dalla bora scura, con raffiche fino a 170 kilometri orari e da pioggia battente. Nelle orecchie il rumore rabbioso del vento, che ti urla contro, negli occhi la pioggia fredda e pungente.

Fu proprio il vento a giocare un terribile scherzo del destino a Franco, fu per il vento che Franco non sentì la sirena che l’avvertiva del pericolo. Ma furono degli uomini a decidere se quel giorno si poteva lavorare. La vita di Franco finì sotto le ruote di un carrello elevatore in manovra non a causa di una pura e semplice fatalità, ma a causa di una deliberata scelta. Le responsabilità esistono, smettere di cercarle ci fa dimenticare i nomi, i volti, le storie di chi trova la propria fine sul posto di lavoro.

Nel processo in corso al Tribunale di Gorizia verrà fatta luce sulle responsabilità in merito del rappresentante legale, del responsabile del servizio protezione e prevenzione, del responsabile operativo della Compagnia Portuale e del legale della Compagnia portuale sopraccarichi. In ordine: Franco Romano, Sergio Rondi, Fabio Salvini e Guido Misseroni. Tutti e quattro sono chiamati a rispondere di omicidio colposo.

Il manifesto della serata.

Il manifesto della serata.

L’associazione nasce per ricordare ma anche per essere un punto di riferimento, “un organo fisso per tutti coloro che vogliono lottare per il rispetto della salute e della vita sul luogo di lavoro, un gruppo di lavoro che vuole essere coscienza critica e voce non riconducibile al silenzio nel denunciare anomalie e prevaricazioni di un diritto inalienabile e non negoziabile, per impedire che la logica del profitto prevarichi sulla dignità della vita”.

Come ad ogni spettacolo organizzato da Carico Sospeso l’ingresso sarà gratuito, a testimoniare l’importanza per chi vive l’associazione di portare avanti una battaglia, profondamente sentita al di là delle possibili difficoltà, “porteremo avanti il nostro progetto -mi spiega Gianluca- anche se come tutti dobbiamo occuparci del nostro lavoro e delle nostre famiglie”. Il vero problema sono però i fondi: “I contributi più importanti ci arrivano dalla regione, ma ora ci vediamo tagliati i fondi del 63 per cento tra questo e il prossimo anno, stiamo andando avanti grazie agli aiuti che ci sono arrivati dal Centro giovani di Monfalcone”. Il centro di aggregazione è riuscito a raccogliere 400 euro dalla distribuzione del calendario delle sue attività.

Ma la collaborazione non si ferma a questo punto, infatti a provare insieme a tutti gli altri artisti ci sono anche i ragazzi del gruppo di danza contemporanea e break dance del laboratorio del centro, ci sono gli attori del laboratorio teatrale di Luisa Vermiglio, che è anche la regista dello spettacolo, e per finire ci sarà il contributo dei ragazzi del laboratorio di fotografia. La collaborazione non nasce da un giorno all’altro, e non nasce neanche per caso, “i giovani a differenza di molti adulti sono più ricettivi, più disposti ad ascoltare, anche se hanno idee di partenza diverse, mentre gli adulti sorpassati i quaranta incominciano sempre più spesso a chiedersi se ne vale veramente la pena”.

Anche per la regista, Luisa Vermiglio, la scelta di far partecipare i ragazzi più giovani del centro è stata azzeccata: “La cultura della sicurezza può essere diffusa soprattutto per mezzo della sensibilizzazione dei più giovani”. Cosa sarà poi la serata di sabato me lo spiega molto chiaramente: “E’ un evento, uno spettacolo fatto e vissuto da cittadini che partecipano”.

Forte la scelta del titolo, 3,06, come il numero dei lavoratori “caduti per ogni giorno del 2008”. E’ la regista a suggerirmi l’immagine dei caduti, per richiamare alla mente l’idea di una guerra, d’una lotta, di un’ingiustizia che permane nonostante i progressi.

Incontro uno degli attori, Donato, una presenza storica nelle file del laboratorio Fare Teatro di Luisa, alle prove dello spettacolo.  Con lui parlo di dati, di sicurezza, della situazione attuale nel mondo del cantiere. Commentiamo le statistiche dell’Istat. L’anno passato secondo i dati ufficiali si è registrata una flessione di 7,2 punti percentuali nel numero delle morti avvenute sul posto di lavoro, sono 1120 lavoratori ad aver perso la vita, 26 nella nostra regione. I tre virgola zero sei del titolo. Per la prima volta il numero delle vittime è sceso al di sotto della soglia dei 1200 decessi annuali. Per la prima volta a partire dal secondo dopoguerra. E’ lo stesso Istat a sottolineare l’importanza del traguardo raggiunto. Donato mi invita a prestare attenzione ai dati: “C’è stato un calo importante, questo è vero, tuttavia nel corso del 2008 c’è stata la crisi, e i lavoratori in cassa integrazione sono aumentati del 500 per cento circa”.                        I dati dell’Istat devono essere bilanciati con quella che è una semplice considerazione, se si lavora di meno, è chiaro che gli infortuni diminuiscono. La nostra attenzione non si deve concentrare solo sulle morti per altro, ma anche sugli infortuni e sugli incidenti che non hanno conseguenze nefaste. Nel 2008 gli incidenti sul lavoro sono stati 874.940 , di cui circa 25mila hanno causato invalidità permanenti. I dati diventano ancora più preoccupanti se consideriamo l’esercito di invisibili che ogni hanno subisce infortuni lavorando in nero. Sono per lo più immigrati, clandestini costretti a lavorare al di là di qualsiasi forma di tutela. L’Istat stima che ogni anno si verifichino circa 200mila infortuni che non vengono regolarmente denunciati.

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