23 Novembre 2009

Università in crisi, ricercatori che si vendono all’asta e Fini parla di “inevitabile” convivenza con gli stranieri

Trieste IMG_7626“Dichiaro solennemente aperto l’anno accademico 2009/2010”. Con questa formula rituale il rettore Francesco Peroni ha salutato l’86esimo anno di vita dell’Università di Trieste. Ritualità e solennità per una cerimonia laica, ma che della messa aveva anche il canto del coro universitario, rigorosamente in latino. La processione di autorità accademiche e politiche, con il seguito dei chierichetti della sicurezza e dei diaconi dell’informazione, è così lunga da ricordare un concilio vescovile.

A far gli onori di casa il vescovo profano, il Magnifico Francesco Peroni, che non dimentica, nel suo discorso iniziale, i risultati conseguiti dall’Ateneo. Altre 5000 matricole si sono aggiunte al popolo studentesco di Trieste, un dato in aumento rispetto all’anno scorso e in controtendenza alla media nazionale (- 3% di iscritti). E continua il confronto tra Trieste e le altre università italiane: “Siamo al 1° posto nella classifica stilata da Campus, al 3zo di quella del Sole 24 ore. Senza dimenticare il 1mo posto della Facoltà di Scienze Politiche e il 2ndo di Scienze Giuridiche”. Ma non si respira solo incenso in sala.IMG_7701
Non c’è una buona aria di questi tempi tra le aule di Piazzale Europa. Peroni rivendica l’autonomia dell’università, lo fa denunciando “il conservatorismo del popolo accademico” e “la latitanza delle politiche statali”. “Come si può essere virtuosi e non sfondare la soglia del 90% del fondo di finanziamento ordinario – il temuto FFO- non potendo controllare le variabili in gioco?” Il riferimento, per i nuovi adepti alla fede universitaria, è agli aumenti automatici di stipendio dei dipendenti, decisi da leggi e contratti nazionali senza che sia garantita la copertura finanziaria nella quota che ogni anno il Ministero assegna all’Università. “Trieste è virtuosa” tuona e lo dimostrano gli ultimi finanziamenti ricevuti per merito. Peroni difende l’istituzione IMG_7722e, come ci si aspetta, perora la causa della riforma sistemica. Cita Piero Calamandrei e la democrazia rappresentativa, elogia i prepensionamenti da lui attuati, rimanda al vangelo di Benedetto Croce: “in Scienza e Università, il filosofo – spiega il rettore- si evidenzia il problema della trasformazione dell’università in universatismo: una degenerazione lessicale pericolosa come quelle del parlamentarismo e del militarismo”. E conclude ancora con le parole di Croce: “Contro i mali della vita universitaria, dobbiamo far ricorso alla dignità, alla libertà interiore, allo scrupolo morale” dichiara in tono grave e fa appello agli uomini di (buona) volontà perché l’università trionfi sull’universatismo. Amen e applausi.
Seguono da cerimoniale gli interventi del rappresentante del personale tecnico amministrativo – che solleva alcuni dubbi sulla democraticità professata dal Rettore in seno agli organi di governo dell’ateneo – poi a ruota Maria Teresa Bassa Poropat, presidentessa della Provincia, Roberto Dipiazza e Renzo Tondo.

IMG_7793 Il sindaco Dipiazza rende onore al pragmatismo con cui è stata gestita l’università triestina negli ultimi anni e, da “friuliano cresciuto a Trieste”, guarda con buon auspicio al polo interateneo appena costituitosi con l’Università di Udine. Poi focalizza lo sguardo sul territorio amministrato, su Trieste “città universitaria”, e dichiara: “La presenza degli universitari e dei ricercatori non è estranea alla contesto cittadino”. Prende ad esempio, però, un evento estemporaneo: “La notte dei ricercatori si è rilevata un successo e l’amministrazione comunale sosterrà ancora di più la prossima edizione”. Prima di cedere il posto Dipiazza si perde nella girandola delle citazioni. Il popolare Robertin sceglie Don Abbondio: “La peste è come una scopa che fa pulizia” e identifica nella peste la crisi attuale e dell’università.

Profezie e programmi, come quello di costituire “un soggetto di coordinamento tra le Università regionali, comprendente la SISSA” sussurrato da Renzo Tondo. Un intervento, quello del presidente della IMG_7802Regione, risultato incomprensibile ai tanti presenti in sala a causa di un microfono mal funzionante o mal utilizzato. Applausi, comunque. “Sulla fiducia”, ha commentato il mio vicino.

IMG_7664E poi finalmente Fini. Il presidente della Camera sorprende tutti con un discorso intitolato “Costituzione, mutamenti sociali e processi di riforma”. Sempre il mio vicino è sarcastico: “Si vede che son tempi duri”.
La convivenza degli stranieri, dice il presidente della Fondazione Farefuturo, è “uno scenario” che dovrà essere “inevitabilmente” affrontato, nonostante “le rivendicazioni identitarie e particolariste” di taluni. In questa società multiculturale “la nostra Costituzione è chiamata ad evolversi”. E, rincara sugli stranieri: ”Si chiede loro di coltivare quegli obblighi di rispetto e di solidarietà cui essi stessi hanno pieno diritto in quanto persone, aldilà del fatto di essere più o meno vicini all’acquisizione della cittadinanza”.
Sarà per i 1500 stranieri iscritti all’università di Trieste, dato da record in Italia, ma Fini si ricorda di Fiuggi e svolta sull’università. Sempre in un’ottica internazionalista: elogia i programmi Erasmus e l’università come patrimonio di valori che“devono permettere ai giovani di trovarsi nella cultura e nella ragione per prendere coscienza di sé e vivere con gli altri nell’Europe raisonnable di Voltarie.
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Intanto nell’Europa, meno ragionata ma più reale, del piazzale antistante l’università, gli studenti del coordinamento 133 (battezzatisi tali dal nome del decreto legge che aveva dato vita alle proteste dell’onda, lo scorso anno accademico) si mobilitano. Indicono un’asta pubblica con lo scopo di trovare i fondi mancanti tramite offerte dei pubblici cittadini. Gli oggetti messi in vendita – tra cui alcuni ricercatori e interi corsi di laurea – rappresentano parti fondamentali dell’università pubblica, le quali, secondo il nuovo disegno di legge, non troveranno finanziamenti nel prossimo futuro.

“Vigilare tutti per il nostro futuro” dentro l’edificio Giovanni Barbacetti, presidente del Consiglio degli Studenti,IMG_7684 riecheggia il messaggio di un’università laica e pubblica, chiusa all’ipotesi delle fondazioni e aperta, per quanto riguarda la sua riforma, alla partecipazione studentesca. Applausi anche per lui. Peccato che gli studenti siano gli ultimi dei chierichetti.

(servizio fotografico a cura di Ivan Doglia)

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18 commenti a Università in crisi, ricercatori che si vendono all’asta e Fini parla di “inevitabile” convivenza con gli stranieri

  1. Simone Guaragnino ha detto:

    Giovanni Barbacetti semplicemente ridicolo. Questi giovani che vogliono fare i politici riescono a risultare peggiori dei politici veri, cosa quasi impossibile oggi per altro.
    Davvero il nulla più assoluto, pure mal detto, confuso e con la solita penosa retorica di dirsi di sinistra dicendo niente (in questo risultando davvero di sinistra a dire il vero…)

  2. Diego ha detto:

    I commenti li lascio ad altri

  3. Diego ha detto:

    Ma nella quarta foto… Di Piazza ha un preservativo in testa!!!!

  4. Richi ha detto:

    Ma parliamo dello stesso Peroni che intervistato in tempi recenti proprio qui ha risposto a domande su casi di triplice omonimia e simili all’universita’ con cose tipo: “Ehm, si’ tutto giusto, ma io non c’entro nulla, ho le mani legate. Ops, torno subito” (rumore di passi veloci, accensione e sgommata, stile lo sketch dei Simpson).

  5. Luca ha detto:

    @Simone Guaragnino
    > Giovanni Barbacetti semplicemente ridicolo

    A offendere sono buoni tutti. Io il discorso di Baracetti non l’ho trovato così scadente, specialmente quando ha sferzato il presidente della regione sul diritto allo studio.
    Poi, uno giovane può sempre migliorare, specialmente se è alle prime armi.

    Per quanto riguarda il discorso di Peroni, l’ho trovato in molti punti condivisibile, anche se molto tecnico-istituzionale e con sfumature di difficile comprensione per i non addetti ai lavori. Propone obiettivi alti, che però dovranno fare i conti con una realtà non sempre così alta.

    Appunto, la stessa realtà con cui deve fare i conti il discorso di Fini. Per esempio quella dei politici leghisti in sala, che non lo hanno nemmeno applaudito.

  6. arlon ha detto:

    Più-Soldi-a-Università-e-Ricerca.

    Credo che senza capir questo no se possi discuter de riforme e co, ma andar avanti a vivacchiar alegramente.

  7. Marisa ha detto:

    ….neanche un parola sul sovraffinanziamento dell’ateneo triestino (gratificato dal 1994 dal criterio del costo storico al 1993)…

  8. Marisa ha detto:

    Il sole 24 Ore di ieri 23 novembre dedica un articolo alle uiversità. Merita leggerlo.
    Soprattutto dove indica i nove (9) criteri in base ai quali si è distribuito il 7% del FFO in base al merito (il resto – 93% – è saldamento distribuito in base al costo storico….)nel 2009….
    Scrive i lgiornalista del Sole 24: “i criteri privilegiano le università più grandi….”

  9. Marisa ha detto:

    – dati della “ricerca” in base ai quali si è distribuito parte del 7%( merito): “dati che però risalgono al 2001/2003”

    – dati della “didattica” in base ai quali si è distribuito parte del 7% (merito); ” i dati sono invece tutti aggiornati al 2008″

    Servono commenti?

  10. Marco Barelli ha detto:

    Riguardo quanto sopra, in primis c’è un errore nel testo: BARACETTI e non BARBACETTI.
    Correggere, per favore.

    Faccio presente che la vituperante nenia sulla “quota basata sullo storico” è una mezza bufala.

    Da anni c’è una quota basata assegnata in base a valutazioni di merito.
    La quota era nel Fondo di Finanziamento Straordinario, fissato per il triennio 2008-2010 dalla finanziaria 2008 (art. 2, comma 428, L 244/07) che andava a integrarsi nel FFO.

    Lo FFS in realtà non era per nulla “straordinario”, ma un espediente di Padoa Schioppa.
    Aveva diminuito lo FFO accostandovi a un FFS di durata triennale e di entità leggermente superiore alla riduzione del fondo.
    L’assegnazione complessiva pareva crescere, ma era destinata a crollare allo scadere dell’una tantum triennale.

    La novità della Gelmini è che ha alzato al 7% la quota in base al “merito” didattico e di ricerca.

    La percentuale FFO 2008 legata ai meriti didattica e ricerca per il 2008 era del 2,2% circa.
    Tuttavia le percentuale FFO 2008 legata complessivamente a meriti di bilancio, di didattica e di ricerca era sopra il 7% .

    Questo significa che la percentuale FFO 2009 legata ai merito di bilancio, di didattica e di ricerca sarà ben superiore 7%.

    E’ infine vero che lo FFO era assegnato in base a un percentuale dello storico.
    Però la percentuale storica era da anni attorno al 95-96% rispetto all’anno antecedente.
    Il resto conteneva una quota di riequilibrio che rabboccava il bicchiere alle università sovrafinanziate e riduceva alle altre.

    Non serve John Nash per capire che il 95% del 95% del 95%… col tempo è servito a limare (in parte) le sperequazioni.

  11. Marco Barelli ha detto:

    “Il resto conteneva una quota di riequilibrio che rabboccava il bicchiere alle università SOTTOfinanziate e riduceva alle altre.”

  12. Marisa ha detto:

    @ Marco Barelli

    Ma il 95-96% dell’anno precedente, dell’anno precedente….dell’anno 1993, crea sovraffinanziamento a favore di tutte quelle università che nel 1993 avevano un bilancio con molti costi. O no? E se per caso, come è successo all’ateneo triestino, il numero degli iscritti è rimasto più o meno invariato se non diminuito…..questo non produce sperequazione nei confronti di tutti quegli atenei che sono cresciuti come numero di studenti e facoltà?
    ——————-

    IL PICCOLO – Gorizia – 25 nov 2009 – pag.13:

    FONTE: Elaborazioni ufficio di statistica MIUR . Rilevazioni iscritti a.s. 2007/2008

    ISCRIZIONI UNIVERSITA’ UDINE
    2005/2006: 16.636;
    2006/2007: 16.407;
    2007/2008: 16.238

    ISCRIZIONI UNIVERSITA’ TRIESTE 2005/2006: 20.004
    2006/2007: 19.134
    2007/2008: 18.641
    ——
    I dati sono stati pubblicati sul quotidiano Il Piccolo che ha usato come fonte i dati MIUR.

    Vogliamo ora verificare l’entità del FFO ricevuto da queste due università nell’anno 2007?

    Fonte settimanale l’Espresso – 20.11.2008 pag. 64

    anno 2007 FFO TS 104.355.903
    anno 2007 FFO UD 72.386.908

    Alla faccia che la storia del sovraffinanziamento in base al costo storico è una “bufala”!

  13. Marco Barelli ha detto:

    Non capisco bene di cosa si stia parlando.

    Ho scritto: “mezza bufala della quota basata sullo storico“, non dei sovrafinanziamenti.

    La frase ibrida “sovrafinanziamento in base allo storico” non so da dove esca.

    E’ una frottola che il Miur abbia scoperto quest’anno la questione.
    A sentire le grida ministeriali parrebbe che l’on. Gelmini e il dipartimento università del Miur abbiano d’un tratto escogitato l’innovativa soluzione dell’assegnazione secondo valutazione.

    Non è vero.
    Già dai tempi dell’on. Moratti si era introdotto il criterio valutativo, avendo in animo di aumentare il suo peso.

    Comunque, la soluzione presuppone il problema, no?
    Nessuno ha mai negato le sperequazioni nel FFO.

    Esiste da anni, ho detto, una quota di riequilibrio basata sulla valutazione.

    I modelli di riequilibrio sono cambiati nel tempo.
    Numero di studenti. Numero di studenti pesati sui corsi. Numero di cfu sostenuti. Numero laureati. Spese di personale. …

    Tuttavia il sistema di assegnazione su valutazione di didattica e ricerca è stato elaborato nel 2004 dal CNVSU.
    Il modello è stato applicato dal 2005 su percentuali piccole e crescenti. Il suo corso ha arrancato tra mille difficoltà tecniche, come le sorti effimere del CIVR e la mancata nascita dell’ANVUR.

    E’ tuttavia mia modesta opinione che il 2005 non reatroagisca sulle assegnazioni di FFO fino agli anni ’90.

    Inoltre è errato pensare che le esigenze di una università si calcolino solo su numero di facoltà (casomai, corsi di studio) e di iscritti.
    Un grosso peso hanno gli stipendi e gli scatti stipendiali.
    Un università con crescenti iscrizioni non per questo vede esplodere la ricerca.
    L’aumento di iscritti, fonti di entrate, non è proporzionale al numero di docenti di ruolo, ragioni di spese.

    E’ quindi tutto da dimostrare che chi ha preso meno pur con un buon carniere di studenti sia sottofinanziato.

    Ciononostante, tra udine e trieste il divario si è accorciato.

    Nel 2005 udine prendeva circa 70.318.500 € e trieste riceveva circa 102.974.09 €.
    Nel 2008 udine prendeva 76.808.140 € e trieste riceveva 107.108.807 €.

    Fonte: http://www.miur.it/0002Univer/0051Finanz/0052Finanz.htm

    Lo FFO 2005 si deduce dalla formula di assegnazione del FFO 2006.

  14. Marco Barelli ha detto:

    Non comprendo, ad ogni modo, perché comparare proprio trieste e udine.
    Non sono mica atene e sparta.

    MB

    Ps: Togliere i “circa” accanto alle cifre di FFO.

  15. Marco Barelli ha detto:

    Eppoi, scusate…

    Ma come viene fuori che il 93% dello FFO 2009 per Trieste è in base allo storico?
    Se intendo giusto il retropensiero, si è fatto 100% meno 7%… ma perché?

    Il 7% riservato a meriti didattici e di ricerca indica la fetta nel FFO totale e nazionale.
    La distribuzione ai singoli atenei varia ovviamente secondo i meriti delle università.
    Trieste avrà 9397149 € secondo la valutazione e dunque – salvo errori di calcolo – un 8,78%.

    Però anche togliendo questa percentuale fondata sulla valutazione di didattica e ricerca non si arriva all’osso nudo e sanguinante dello “storico”.

    Ci sono ancora la quota aumento costi personale e altre voci.

    La parte di storico, denominata “quota base”, è per Trieste di ca. 92 ML su una assegnazione di ca. 107 ML.
    Quindi, un 86% di storico sul FFO triestino, contro il 87% di quota storica previsto nel FFO nazionale totale.

  16. Marisa ha detto:

    @ Marco Barelli

    Allora due domande. L’ateneo triestino è SI o NO, una delle università più sovraffinanziate d’Italia? E questo sovraffinanziamento dell’ateneo triestino è legato, SI o NO, al criterio del costo storico per cui la gran parte del FFO è una percentuale di quanto ricevuto l’anno precedente?

    Che l’ateneo triestino cerchi di negare o di ridimensionare questa realtà (sovraffinanziamento), è comprensibile. Ma l’esistenza di atenei sovraffinanziati (solo Genova e Trieste nel Nord Italia) e altri sottofinanzianti, è stato denunciato anche in Parlamento…..

  17. Marco Barelli ha detto:

    Non ho la minima idea se Trieste sia sovraffinanziata.
    Forse sì. Forse no.

    Lei lo sa?

    L’interrogazione parlamentare – se di questo parliamo – non la conosco.
    Vorrei sapere, però, che dati conteneva questa denuncia parlamentare.

    Le potrei tranquillamente credere sul “sovrafinanziamento” triestino, ma ho due remore.

    Non so da cosa risulti il “sovraffinanziamento” e non capisco perché lei abbia a cuore quest’unico concetto.

    E’ l’uso dei fondi il regolo principe per le valutazioni.

    Gli indicatori fissi, come n° docenti, n° corsi di studio e n° studenti, dicono molto ma non dicono le cose più importanti.

    Lei sostiene che Trieste piglia tanto.
    Occhei.

    -A Trieste non ci stiamo dentro al tetto massimo del 90% di stipendi sul FFO. In gran parte per una insipiente e sciagurata politica sul personale, ma non solo.
    Cosa dovremmo mai fare, licenziare metà dei TA già miseramente retribuiti? Professori e ricercatori sono in contratto di diritto pubblico, quindi figuriamoci.
    -La quota di FFO che si riesce a destinare alla ricerca nei dipartimenti l’avevo calcolata inferiore al 1% del bilancio totale di previsione, anche se ci sono altre entrate per la ricerca.
    -Le biblioteche d’ateneo hanno dovuto stringere ferocemente gli orari d’apertura.
    -I centri servizi di facoltà in diverse aree sono al collasso.
    -Il sistema di tassazione s’è dovuto modificarlo, istituendo un penalizzazione per chi non presenta il modulo ISEE/ISEU (il 40% degli iscritti 2009-2010). Insomma, fare cassa per galleggiare.

    Siamo sovraffinanziati a Trieste?

    Certamente ci sono grossi problemi di gestione.
    Troppi professori ordinari. Difficoltà nell’organizzazione didattica. Forti spese nella gestione degli edifici. Il maledetto e costoso catorcio ESSE3. Superfetazione di amministrativi qui e carenza lì.

    Si alzano le spese, anche se non sono quel flusso alluvionale che lei paventa, e si abbassa la qualità.
    Se però tagliassero i fondi pensa che trieste risolverebbe tutto questo?

    Non tutto si spiega nella dicotomia sovraffinanziato-sottofinanziato.

    MB

    Ps: FFO 2009 UDINE 77.159.298 €
    FFO 2009 TRIESTE 106.956.284 €

  18. Marco Barelli ha detto:

    “Che l’ateneo triestino cerchi di negare o di ridimensionare questa realtà (sovraffinanziamento), è comprensibile.”

    Io non sono l’ateneo triestino, ma un rappresentante degli studenti.
    Non ridimensiono alcunché: la gestione d’ateneo è e più ancora: è stata discutibile, per non dire altro.

    Però, non si possono muovere accuse su cifre incomplete e articoli di stampa.

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